Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: skippingstone    18/07/2014    1 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
22. Prometti di non dimenticarti mai di me
 
«Lumaca.»
«Ti prendo!»
«Come sei lento!»
«Lento, io? Aspetta.»
«Sei troppo lento, lumaca!»
«Io sono una lumaca ma tu?»
«Io sono velocissimo, non mi prendi!»
Io e mio fratello stiamo correndo tra i prati del distretto 2. Sto cercando di prenderlo ma non ci riesco, è davvero più veloce di me. Non m’importa vincere, però. M’importa semplicemente passare del tempo con lui perché è sempre bello stare con il mio fratellone.
«Ehi, Snow!»
Mi giro, ma non sono io lo Snow che stanno chiamando. È da quando siamo venuti nel distretto 2 che non veniamo più chiamati con i nostri nomi perché ritenuti troppo “pesanti”, troppo diversi. Qui, nei distretti, non amano molto le particolarità che Capitol City, invece, ama.
«Ehi!»
«Che cosa stai facendo con il bamboccio, qua?»
«Lui è mio fratello.»
«Appunto. Cosa ci fai con il bamboccio, qua? Dai, vieni con noi.»
«Ma io…»
«Snow, preferisci stare con il moccioso invece che venire a stare con noi?»
Mio fratello li guarda e non risponde. Allora il ragazzo più grande (deve essere il capo del gruppo) sorride: «Ragazzi, andiamo, la mammina ha da fare.»
Tutti scoppiano a ridere.
«Aspettate!»
Mio fratello mi guarda e, senza dirmi niente, va via con loro.
 
«E voi? Perché non mi uccidete? Avreste dei vantaggi!»
Søren mi guarda e mi fa capire che è la domanda più stupida che io le abbia mai fatto.
«Snow, la verità è che, per ora, stiamo meglio insieme. Poi si vedrà.» – Falloppio è sincero. Io temo, inoltre, che egli è qui per un’altra ragione di nome Søren.
«Io…» – Chimio parla a bassa voce, quasi impaurito di parlare - «…non ce la farei da solo, qua dentro. Ed Ermen… e…»
Capisco di aver esagerato. Dovrei mostrare gratitudine verso questi ragazzi e, invece, non faccio altro che attaccarli perché non sono abituato ad avere difese a cui aggrapparmi, di cui fidarmi. L’unica persona di cui mi sono fidato ciecamente è stato Livius.
«Scusate, ma… questi Giochi mi… io, scusate.»
Loro sorridono e Søren mi dice che non fa niente, è normale avere delle preoccupazioni, farsi delle domande.
Torniamo, quindi, a camminare. Io ho dei continui flash di cui il protagonista è Morse. Vedo, come se fossero video, i suoi discorsi, i suoi modi, i suoi sorrisi, i suoi occhi, il suo gatto.
«Voi avete capito cos’è l’Arena?» – Chimio distrugge la visione dei miei flash riportandomi alla realtà. - «È il secondo giorno che stiamo in quest’Arena e non sappiamo ancora dove ci troviamo.»
Io, ovviamente, sono quello che ha visto di meno. Loro sono stati più svegli di me, nel vero senso della parola. Io sono svenuto almeno due volte in un giorno, ho dovuto anche far finta di esserlo e sono stato molto tempo nella casa rossa.
«L’anno scorso qual era l’Arena?» – chiede Falloppio.
«Mi sembra fosse un’isola vulcanica. L’ultimo giorno il vulcano ha eruttato.» – risponde, subito, Søren.
«Qua c’è un fiume, qualche stagno ma niente mare e niente vulcano.» – Chimio si lecca il dito e lo alza in aria. Io lo ammiro. Non posso che rimanere affascinato da questo nuovo personaggio entrato a far parte del gruppo. Sa così tante cose: il mio cervello, molto probabilmente, vale un quarto del suo. Forse, però, dovrei smetterla di avere una particolare simpatia per i tributi perché questi o muoiono o sono strani o mi rendono geloso. No, geloso no. Non sono un tipo geloso. Di cosa dovrei essere geloso? Di Søren e Falloppio che continuano a fare gruppetto? No, non ho motivo di essere geloso.
«Il vento proviene da quella parte.» – indica la destra - «Credo che là ci sia qualcosa che lo crei questo vento.»
Guardo Chimio e resto sconvolto: ma da dov’è uscito questo ragazzo? Io non avrei mai potuto pensare a questa cosa. Poi c’è qualcosa nei suoi occhi, nel suo essere che mi spingono a volerlo conoscere a fondo.
«Cosa suggerisci?» – chiedo a Chimio.
«Lo stai chiedendo a me?» – il ragazzo sembra sorpreso.
«Si.»
«Io…» - sembra che lo abbia preso un po’ alla sprovvista, non si aspettava una domanda del genere.
«Andiamo verso il vento?» – propone Falloppio.
Chimio fa cenno di no: «No, meglio proseguire dritto. Abbiamo bisogno di una difesa.»
«La casa rossa!» – esclamo.
«La casa rossa?» – Chimio è un po’ scettico. – «Non credo che una casa sia un’ottima difesa. Le case, d’altronde, le hanno messe gli Strateghi. Potrebbero esserci mille trappole.»
«Io, quando sono uscito dalla Cornucopia, sono entrato in quella casa, ho trovato del cibo che ho mangiato e non mi è successo niente.»
«Allora andiamo nella casa rossa.» – Søren si anima di forza e coraggio, sorride e s’incammina verso la strada opposta a quella che stavamo facendo finora.
«E se andassimo in un’altra casa?» – chiedo – «Così cerchiamo del cibo.»
«Cavolo, ho davvero fame!» – esclama Falloppio.
«Allora andiamo alla ricerca di un’altra casa.» – Søren sembra acconsentire a qualsiasi idea.
«Non mi fido di queste case.» – Chimio continua ad essere scettico.
«Allora proponici tu un luogo in cui nasconderci e trovare del cibo.» – Falloppio cerca di strappargli qualcosa e fa anche bene.
«Nascondiamoci nella foresta!» – Chimio, girandosi, la indica col dito.
 
Continuiamo a camminare. È ormai vicino l’imbrunire, e anche la foresta.
Io mi guardo attorno: ci sono case disabitate, porte che sbattono a causa del vento, finestre con vetri rotti, strade distrutte, ma anche altre mantenute bene. Da lontano posso ancora vedere la punta di proiettile della Cornucopia. Alcune strutture dovevano essere negozi e ci sono molti laboratori di alcuni dottori. Non so a cosa possono essere stati utili questi dottori, soprattutto in un paese deserto. L’Arena può davvero essere una cosa così insulsa? Insomma, la cosa più pericolosa era la Cornucopia. Può davvero essere tutto così semplice da affrontare?
«Ehi, distretto 2.» – Søren ha deciso, stranamente, di abbandonare Falloppio e inizia ad avere una conversazione con me.
«Non avevamo smesso di chiamarci così già da tanto tempo?» – ricordo, con molto piacere, quella sera passata con lei.
«Però è sempre bello tornare alle vecchie abitudini.» – sorride ed io, istintivamente, la imito. È una cosa che va da sé.
«Beh, dipende…»
«Certo, se devo tornare a parlare con il ragazzo che aveva perennemente il ciclo, allora no. Lasciamo che le vecchie abitudini restino vecchie.»
Ridiamo, mi fa bene ridere in questo clima distopico.
«Come stai?» – le chiedo seriamente.
«Bene.» – mi risponde mentendo.
«Ok, riformulo la domanda: come stai?»
«Male.»
Questa scena mi ricorda una conversazione avuta tra me e Livius. Lui mi chiedeva di renderlo partecipe dei miei pensieri e mi rimproverava, in modo sempre affettuoso, di essere assurdo perché facevo sempre finta di niente. Ricordo ancora lui mangiare quella barretta di cereali.
«E tu come stai?»
«Male.» – non provo nemmeno a fingere, non ho proprio voglia.
«Beh, potremmo farci compagnia stando male, insieme.»
La guardo. Se solo questa ragazza l’avessi incontrata prima… Avremmo potuto fare un bel trio: io, lei e Livius. Se ci fosse stata anche Cosima, sarebbe stato perfetto. E Victor, e Caesar, e Loto, e Falloppio, e Chimio. Cazzo, perché devo incontrare persone fantastiche quando, ormai, non posso godermele a fondo?
«Sarebbe una cosa bella, avere qualcuno.»
«Snow, hai me!»
A quest’esclamazione resto di stucco. Mi blocco, divento quasi come pietra perché questa è, inevitabilmente, una di quelle cose a cui ti aggrappi con tutto te stesso. Dire una cosa del genere è come promettere di restare per sempre. Io sento di aver bisogno proprio di questo.
«E… Søren, promettimi che, se resterò indietro, tu non mi insulterai, non mi lascerai dietro. Promettimi che non mi lascerai solo perché io non sono chi dovrei essere. Promettimi che tu mi resterai accanto, non mi abbandonerai per stare con qualcun altro. Prometti di non dimenticarti mai di me?»
«A pensare che tu eri quello che non voleva allearsi con me…» – Søren prende un gran sospiro, le trema il labbro inferiore e sta guardando il cielo. - «…e, ora, mi affidi la tua vita.» – ride. – «Anzi, lo ricordi? Mi avevi detto esplicitamente che non volevi allearti con me perché, così, ti stavo affidando la mia vita. Non è passata una vita da quel momento, ma solo qualche giorno. Ci cambiano davvero questi Giochi, eh?»
«No, ci cambia il mondo, ci cambiano le persone. Non diamo tanto potere a questi Giochi!»
«Giusto, il potere lo abbiamo noi!»
«Già, noi non siamo sporchi.»
«Eccoci!» – Chimio urla verso di noi.
Søren si avvia verso i due ragazzi ma si ferma e si volta verso di me: «Lo sai che è ovvio, vero?»
«Cosa?» – le chiedo.
«Non ti ho risposto prima ma è ovvio che non ti abbandono, che non mi dimentico di te. Tu, con una sola parola, sei riuscito a far scappare i demoni miei. Vorrei fare lo stesso io con te, ma non ne sono in grado. L’unica cosa che so far…»
«Fidati,» - la interrompo - «riesci a fare lo stesso anche tu, riesci a farmi sentire vivo seppure siamo in una gabbia di morte.»
Sorridiamo, ci scambiamo uno sguardo d’intesa che dice tanto, forse tutto, e ci avviciniamo al gruppo. La foresta e quest’altra parte dell’Arena sono divise da un’alta serie di fili spinati. Cerco di oltrepassarli ma qualcosa mi punge e ricevo una scossa elettrica. Istintivamente indietreggio e metto l’indice in bocca per calmare il dolore.
«Ho preso una scossa.»
«Cosa?» – Søren mi guarda.
«Ho preso una scossa, come se ci fosse della corrente.»
«Corrente elettrica, come nei distretti.» – Chimio si avvicina a un filo e lo analizza.
«Anche nel distretto 3 abbiamo i confini delimitati da fili elettrici.» – Falloppio controlla l’ambiente circostante.
«Se stessero ricostruendo i distretti, qua dentro?» – Søren suggerisce una probabile Arena.
«Ma questa è l’Arena. Che senso avrebbe creare un’Arena uguale ai distretti?» – Falloppio si gratta il capo.
«Si, ok… bravi tutti, ma comunque c’è la corrente elettrica.» – rispondo in modo quasi infastidito perché ora non importa dove siamo. Il problema attuale è che non possiamo andare avanti.
«Però, se…» - ritorno davanti alla “barriera” e tento di oltrepassarla non toccando i fili. Di fatti vi trovo alcuni spazi, tra i fili, molto larghi. Questi spazi mi danno l’impressione che qualcuno abbia forzato i fili per poterci passare attraverso e scappare.
Faccio attenzione a non farmi colpire da niente, a non toccare il ferro, a non ricevere nessuna scossa e ci riesco.
Sorrido soddisfatto del mio lavoro: «Ce l’ho fatta!»
«Snow…» - Chimio mi chiama a bassa voce e, con le mani, m’indica di star calmo. - «Stai fermo.»
«Che c’è?» – mi giro e, davanti a me, c’è una barriera umana di Pacificatori.
«Cosa non capisci di “stai fermo”? Parliamo due lingue diverse?» – mi chiede Chimio.
«Oh, ca…!»
Non faccio neanche in tempo di dire quella parola che i Pacificatori puntano i fucili verso di me e iniziano a sparare contro i miei piedi.
 
È la prima volta che dormo lontano di casa. È così strano non dormire nel proprio letto, non sentire i rumori che, ormai, sei abituato ad ascoltare e sentirne di nuovi. Dovrei sentirmi, forse, terrorizzato dall’essere, nel cuore della notte, in una casa che non è mia? Ma non è così che mi sento, niente affatto. Mi sento sereno, tranquillo e felice di essere qui.
Guardo fuori la finestra e contemplo la luna. La sua luce illumina il distretto 2 rendendolo un ambiente simile a quello che si vede nei quadri. Mi piace questa sensazione, questa calma, questa casa.
«Sei in grado di mantenere una promessa, non tradirla?» – credevo dormisse e, invece, è ancora sveglio.
«Non sono mai stato bravo con le promesse.» – è la pura verità: io e le promesse non siamo mai stati ottimi compagni.
«Ma, per me, lo diventeresti? Tenteresti di essere bravo con le promesse?»
«Ho paura che, se ti dicessi sì e mandassi, poi, tutto a quel paese, ti deluda.»
«Beh, tu prova a non mandare tutto a quel paese.»
«Ci proverò…» – sorrido e faccio cenno di sì. - «…e la promessa qual è?»
«Prometti di non dimenticarti mai di me.»
«E come potrei, Livius? Anche se provassi a farlo di proposito, rimarresti un ricordo vivo. Sei il mio migliore amico.»
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: skippingstone