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Autore: biancoceano    18/07/2014    1 recensioni
Il ragazzo sì voltò.
"Duemiladieci, hai detto?" Urlò il Dottore.
Kurt annuì. "Precisamente."
"Oh, allora scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te. Buonanotte!" Aggiunse, e lo salutò con la mano.
"Lo spero. Grazie." Disse, con una faccia interrogativa.
Per tutto il tragitto, Kurt continuò a domandarsi l'identità di quello strano ragazzo. Diceva di essere un dottore, ma era fin troppo giovane; parlava di "Terra" come se lui fosse un alieno.
Forse aveva la febbre e forse aveva davvero le allucinazioni.
Giunse finalmente alla porta di casa sua. Prima di infilare la chiave nella toppa, si girò verso la direzione dove doveva esserci la cabina. Non c'era più. Vuoto.
"Non sono pazzo, non immaginato tutto, andiamo!" Disse, alzando gli occhi al cielo.
Ritornò a volgere lo sguardo verso quell'angolo. "Il prossimo anno sarà un anno fantastico, eh?" Rise, e infilò finalmente la chiave nella toppa. "Nah, non ci credo."
Genere: Angst, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Will you ever come back?
-Winter Serendipity.



Era quasi mezzanotte quando Kurt decise di allontanarsi dalla festa e uscire sul terrazzo. Era la notte del trentuno dicembre, l'ultima notte dell'anno, la notte più lunga. Non amava quella festa a causa dei fuochi d'artificio che continuavano fino a tarda notte, creando una nebbia fittissima che gli impediva di vedere il cielo. Adorava osservare le stelle, soprattutto d'inverno; per qualche assurda ragione, gli sembravano più brillanti. Fortunatamente, la mezzanotte non era ancora arrivata e lui poteva starsene lì tranquillo per altri dieci minuti. Si sedette su una sedia e lasciò vagare la sua mente, come se i suoi pensieri potessero liberarsi nel blu infinito sopra di lui. Stranamente, la sua mente andò ai giorni prima di Natale dell'anno precedente, quando uno strano individuo di cui non ricordava più il volto proprietario di una cabina gli aveva fatto una specie di profezia. "Scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te!" A pensarci su, nulla di favoloso era accaduto. Era rimasto il solito Kurt; nulla di più, nulla di meno. 

"Kurt?" Disse una voce, squotendolo. "Ehi. Ehi, Kurt! Mi senti?" 

Il ragazzo sussultò, costringendo i suoi pensieri a ritornare nello spazio circoscritto della sua mente. 

"'Cedes, sì, scusami. Cosa c'è?" Rispose lui, voltandosi verso l'amica. 

Si conoscevano sin da bambini, lui e Mercedes. Non ricordava un singolo momento in cui Mercedes non fosse stata al suo fianco, e lui le voleva davvero bene. Era grazie a lei se si era fatto degli amici e se ogni tanto usciva con qualcuno. Non amava tanto la compagnia; preferiva restarsene a casa in compagnia di se stesso. La ragazza aveva combattuto molto per fargli avere una vita da persona normale, in passato. E ci era riuscita; magari non completamente, ma ce l'aveva fatta. 

"C'è che mancano pochi minuti alla mezzanotte e tu sei qui fuori come un eremita a pensare a chissà cosa." Disse lei, mettendosi le mani sui fianchi. "Cosa vuoi fare? Restare a contare le punte di ogni stella per tutta la nottata?" 

Sbuffando, Kurt rispose. "No, torno dentro fra un secondo. Devo finire una cosa." 

Mercedes si avvicinò con una faccia un po' dispiaciuta. Si inginocchiò vicino alla sua sedia e disse: "Tesoro, ma dove ho sbagliato con te?" E si rialzò. "Dentro, fra due minuti." Continuò, e chiuse la porta del terrazzo dietro di sé.

Kurt riordinò i suoi pensieri e si alzò di malavoglia. Prima di rientrare, però, gettò uno sguardo al cielo ancora limpido. Così limpido che al ragazzo sembrò di aver visto una stella cadente. 

"Non può essere. Mi sarò sbagliato." Pensò. Ma il dubbio lo tormentava, e quindi espresse comunque un desiderio. 

Tornò dentro e si chiuse la porta alle spalle.


"Tre, Due, Uno. Buon Anno!"

Urla, schiocchi di baci, spumante, bicchieri e risate riempirono il salone, tramutatosi all'improvviso in una festa di paese. 

"Tesoro, auguri!" Mercedes gli arrivò da dietro e lo abbracciò. "Allora, nuovo anno, nuova vita. Sai come si dice, no?" Sorrise. Il suo alito apeva di alcol. 

"Già, 'Ced. Come no." Sorrise, scettico. "Ma comunque, auguri anche a te, tesoro." E le schioccò un bacio sulla guancia.

"Non vieni a vedere i fuochi d'artificio in terrazza? Dai, mi fai compagnia." Esordì sorridendo, mantenendo il bicchiere in una mano e il braccio di Kurt nell'altra.

"Ci vengo solo per poco. Mi annoio a mantenere la candela, dato che sono tutte coppiette e che tu hai Sam." Rispose il ragazzo, con aria stanca.

Kurt si fece trascinare fuori e l'amica andò da Sam, lasciando solo ad ammirare quello spettacolo che, per la prima volta in vita sua, stava apprezzando per davvero. I colori erano bellissimi, come i giochi che quelle mille scintille stavano facendo nel cielo. Coprivano le stelle, è vero, ma erano meravigliosi. Mentre il ragazzo era assuefatto da quella magia, una cosa nel cielo catturò la sua attenzione. Non era un altro fuoco d'artificio, non aveva l'aspetto di una stella e sicuramente non era un aereo. 

Cosa diavolo era? 

Decise di non badarci molto, e ritornò a fissare i colori che si fissavano nel cielo per pochi secondi, fino a sparire completamente nell'aria.


Kurt era tornato tardi a casa. Si era dato una rinfrescata e poi messo subito a letto. Avrebbe passato il primo giorno dell'anno a casa sua, in pace. Aveva già organizzato un mezzo programma:

ore 11:00 - Sveglia
ore 11:20 - Doccia
ore 11:40 - Colazione
ore 12:00 - Maratona di Friends 
ore 14:00 - Cibo cinese
ore 15:00 - Riposino
ore 17:00 - Mercedes arriverà per portare donuts
ore 17:30 - Maratona di Friends con Mercedes
ore 19:30 - Pizza
ore 20:00 - Maratona di Friends con la pizza e Mercedes
ore 23:00 - Mercedes, devi andartene perchè ho sonno

Sarebbe stata una bella giornata alla fine. Si stava per alzare, quando un boato proveniente dal bagno lo fece risedere. 

"Ma cosa sta succedendo?" Si alzò in fretta e furia, prese la mazza da baseball vicino al letto ed entrò nel bagno. 

"Chiunque tu sia, sono arma-" Fece per dire, quando gli comparve davanti la stessa cabina dell'anno precedente.  Credeva di essere in preda ad un deja-vù. La cabina blu che era apparsa in un vicolo vicino casa sua più di un anno fa, era lì, nel suo bagno. Come diavolo era finita nel suo bagno? Chi l'aveva trasportata là? Ieri sera era tutto okay, ed ora c'era una cabina della polizia degli anni sessanta nel suo bagno. 

"Mi hanno drogato." Si disse, chiudendosi la porta alle spalle. "Non sono pazzo. Conto fino a tre, ritorno dentro e tutto sarà come prima." 

"Uno." Chiuse gli occhi.
"Due." Fece un respiro lungo.
"Tre." Rientrò dentro e riaprì gli occhi.

Ciò che vide non era esattamente "come prima". Seduto sul water, c'era un uomo. Era di spalle, quindi il ragazzo riuscì a vedere solo la folta chioma riccia e scura e un arnese che aveva in mano. Quando Kurt entrò, lo stava puntando per la stanza e quel coso faceva un rumore strano.

"Mi scusi, lei chi è? E cosa diamine ci fa nel mio bagno?" Urlò il ragazzo, con un tono di finta cortesia. 

Il tipo strano sembrò non sentirlo. Aveva ancora quell'aggeggio dalla punta illuminata in mano.

"Bobina di trasferimento temporale, qui. Ma perchè qui? Cosa c'è di speciale qui?"

"Le ho fatto una domanda, è pregato di rispondermi. Altrimenti chiamerò la polizia." Disse ancora Kurt, sperando di catturare l'attenzione del tipo sul water. A pensarci bene, quella voce gli ricordava qualcuno, però. L'aveva già sentita, non si stava sbagliando.

"Ma non può essere qui. Qui fa schifo." Per tutta risposta, il tipo continuò il suo monologo.

"Senta," e si avvicinò "lei piomba qui in casa mia, in che modo non si sa, e si permette di dire che qui fa schifo! Ma insomma!" 

L'altro, pur non degnandolo di uno sguardo, parlò. "E strano. Hai una bobina di trasferimento temporale nel bagno di casa tua. E' strano e non riesco a spiegarmelo." 

Kurt gli si avvicinò e vide che stava fissando lo strano arnese. L'aveva già visto l'anno scorso.
Cacciavite, l'aveva chiamato il. Ma non aveva nulla dei tipici cacciaviti, pensò.  
"Il tipo dell'anno scorso." Si disse tra sé. E, come per magia, gli si accese una lampadina.

"Io non la capisco e non ho nemmeno intenzione di farlo. Se ne vada." Disse. "Subito."

"Kurt, non capisci. Non posso andarmene. C'è qualcosa di sbagliato qui e devo capire perchè."  Alzò la testa e fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo.

Kurt non poteva crederci. Il tipo strano di circa un anno fa con il feticcio per gli abiti strani era nel suo bagno e, cosa ancora più strana, si ricordava il suo nome. 

"Dottore?" Disse il ragazzo, a metà tra lo stupito e il timido. 

"Ovvio, che domande. Chi altro?" Si alzò e sfoggiò un grande sorriso. "Oh, ehm, mi dispiace per il tuo bagno. Sai, il mio TARDIS ha subito qualche incidente recentemente, quindi, ehm, scusa."

TARDIS. Adesso ricominciava con i suoi termini strani. 

"Okay, adesso che hai ricominciato a parlare in modo strano, puoi dirmi come diamine sei atterrato nel mio bagno?!" Era rosso di rabbia, non riusciva a capire come avesse fatto a piombargli in casa. E soprattutto, era la seconda volta che vedeva quell'uomo. Cosa voleva da lui? 

"Se te lo dicessi non capiresti. Piuttosto, dammi una banana." Disse il Dottore.

Aveva sentito bene, voleva davvero una banana? Gli sembrava di vivere un incubo.

"Una banana? Ma per- Oh, va bene, non capirei." Fece Kurt, perchè il Dottore aveva aperto la bocca per dire ciò che lui aveva anticipato.

Uscì da quello che una volta era stato il suo bagno e si era diretto verso la cucina per prendere la banana. Si girò per portargliela e se lo ritrovò esattamente dietro di lui, a due centimetri dalla sua faccia.

"Ma che diavolo ti prende? Spostati." Lo stava infastidendo. Adesso era troppo; doveva andarsene, o avrebbe chiamato la polizia. 

"Hai qualcosa di strano. I tuoi occhi, hanno qualcosa di strano." Rispose il Dottore, che se stesse seguendo una sorta di filo logico esistente solo nella sua mente. "Sono troppo azzurri."

"I miei occhi sono sempre stati normali. Non ho mai visto serpi uscire dalle mie pupille né piangere sangue durante la luna piena." 

"No, certo." Fece per prendere il cacciavite, ma Kurt lo bloccò.

"Non osare scannerizzarmi gli occhi con quel coso, okay? Tienilo lontano da me. E spostati." Continuò con il suo tono brusco. Anche se, quasi quasi quel complimento, se così poteva essere chiamato, sui suoi occhi gli aveva fatto piacere. 

Il Dottore sembrava un po' offeso. "Come vuoi. Hai preso la ban-" 

Le parole furono stroncate da un rumore metallico proveniente dal'ex bagno. Un rumore metallico accompagnato da una voce altrettanto metallica che, sfortunatamente, il Dottore conosceva fin troppo bene.

Si diede una manata sulla testa e disse: "Stupido, stupido me. Novecentosettantaquattro anni e ancora non capisci nulla. Stupido." 

Con un movimento agile sfilò il cacciavite dal taschino della sua giacca strana e si avvicinò alla porta del bagno. 

Kurt non sapeva se seguirlo o no. Indeciso, restò in cucina ad osservare la scena da lontano.

Il Dottore aprì leggermente la porta e sbirciò all'interno. "No. Non di nuovo." Sussurò tra sé. Poi tornò in cucina e si rivolse al ragazzo. 

"Kurt." Fece una pausa. "Scappa."


Angolo autrice: Vi chiedo scusa per non aver aggiornato in tempo. Il problema è che più la rileggevo più avevo qualcosa da cambiare. Sarò più precisa, promesso. 
Questo capitolo serviva soprattutto a presentare Kurt, che avevo già presentato nel Prologo, ma non ampiamente come volevo. Ovviamente, più avanti presenterò anche il mio Dottore (o mio Blaine.) che ha sicuramente una storia molto più complessa. Parlerò anche della fantomatica Rachel. 
Ci vediamo fra 8 giorni (precisi, stavolta.).
(Per il banner, crediti ad Ivola.<3)
  
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