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Autore: SilviaDG    19/07/2014    5 recensioni
SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, ECCO A VOI GLI HUNGER GAMES FRA SHADOWHUNTERS E NASCOSTI!
[...]Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena. [...]
[...] Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.[...]
~ Dal testo~
[AU-Shadowhunters/ Hunger Games]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Siamo rimasti alla Cornucopia.
Secondo Jonathan è un luogo abbastanza sicuro e appartato, lontano dagli altri tributi, o almeno questa è la falsa verità che ha cercato di rifilarci.
La verità, quella che cerca di nascondere senza ottenere risultati, è che la Cornucopia è il posto strategico per eccellenza dei favoriti e Jonathan non vuole abbandonarlo, vuole vantarsi, far sapere a tutti quanto vale, sottolineare che è un favorito.
La sua strategia, quindi, è più morale, un gesto per dimostrare di essere superiore alla massa di tributi capitati qui dentro per caso, di voler essere qui, di meritare la Cornucopia, di essere il re indiscusso di questo posto.
Se ogni pensiero fosse moralmente giusto, si intreccerebbe alla perfezione con l'altro, così da formare un ragionamento logico, invece ogni ideale è contorto, malato, e il risultato è un aggrovigliarsi di idee che formano una psicologia malata, assetata di potere.
Ogni piccolo gesto, ogni minima azione, ha un significato preciso, è scelto con minuzia, ogni dettaglio è indispensabile perché i suoi piani si realizzino.
E anche il rimanere alla Cornucopia fa parte del suo schema mentale che lo porterà ad essere guardato dagli altri con ammirazione. 
La verità è ineluttabile: mio fratello vuole solo avere nelle mani lo scettro del potere, vuole arrivare in alto e sono sicura che, se vincesse questa "gara", non si fermerebbe.
-E adesso?- chiede Jace, tenendomi stretta fra le sua braccia.
-Il ragazzo ci è sfuggito- Jonathan mi rivolge un'occhiata furiosa- ma non è un problema- ringhia- anche perchè,sorellina, non so se tu abbia sentito i colpi, ma durante il tragitto abbiamo incontrato le due amanti- sorride- abbiamo preso due piccioni con una fava.
Helen e Aline.
Una coppia, come me e Jace, come Maia e Jordan, due giovani donne innamorate che avevano sfidato la lontananza dei distretti amandosi ugualmente e utilizzato la vicinanza dell'Arena per gridare il loro amore a tutta Capitol City.
Sono morte insieme, almeno, forse rimarranno unite per sempre.
-E poi qualcuno ucciderà il "Signorino occhi azzurri 
" e sicuramente non ci darà fastidio. Stiamo diminuendo a vista d'occhio- Jonathan sorride.
È vero, sono pochi giorni che siamo qui e già l'Arena si sta per concludere, sta per terminare.
- Il luogo è grande, ma ognuno, come abbiamo fatto noi, ha puntato il proprio obiettivo e qualcuno è riuscito a ucciderlo e qualcun altro è morto nell'intento- continua mio fratello- Eravamo quasi tutti esperti, tutti strateghi, e siamo diminuti più in fretta per questo. Mi capite?
Jace abbassa leggermente il capo e io copio la sua mossa.
-Ora possiamo riposarci, direi- propone quindi mio fratello, stiracchiandosi.
Riposarsi.
No, non possiamo.
-Non credo che sia- inizio a parlare, senza pensare che pochi minuti fa era stravolta, e la mia voce appare rotta, affatto sicura- una mossa ingegnosa riposarci- azzardo- Non possiamo stare qui a girarci i pollici- abbasso lo sguardo.
-E perché no, sorellina?- il tono di Jonathan è scherzoso, sarcastico, non mi crede.
Per lui ho detto una stupidaggine.
Solo i suoi piani sono perfetti, solo i suoi ragionamenti sono logici, solo lui può creare schemi, gli altri devono guardare e sottostare e, soprattutto, non contraddirlo.
-Perché- mi schiarisco la voce, cercando di essere forte- qui è pericoloso, qualcuno dovrebbe dare un'occhiata al posto- suggerisco- potrebbe esserci qualche tributo qui intorno...
La verità è un'altra.
Mio fratello ha ragione: siamo pochi, davvero un numero ridotto.
E quando il cerchio si restringe, non si possono mantenere le alleanze, non possiamo continuare a rimanere insieme a Jonathan.
Lui non ci deve essere, dobbiamo rimanere solo io e Jace.
La nostra non è un'alleanza, non è un patto, è una sfida contro il tempo, un modo per amarci di più, e rimarremo insieme fino alla fine.
Ma lui no, Jonathan no, non ci serve più.
Voglio rimanere sola con Jace, voglio parlargli, voglio pianificare, ragionare, trovare un modo per farla finita.
- Hai ragione- sbarro gli occhi appena odo la risposta di mio fratello- Io rimango qui, tu e Jace setacciate la zona qui intorno, ma non vi allontanate troppo.
Detto questo ci alziamo e cominciamo la nostra ronda.
 
 
 
 
 
-Ho un piano- bisbiglio tutto ad un tratto quando la distanza fra noi e Jonathan è segnata e lui non può sentirci.
- Siamo pochi- spiego- E lui è astuto e potente e...- sospiro- dobbiamo liberarcene.
Lui abbassa appena percettibilmente il capo, la pensa come me, e credo che anche lui stesse pensando di dirmi al più presto ciò che ho appena rivelato io.
-Ci ho appena pensato... dopo Izzy ho- deglutisco- pensato molto, anche se ho avuto poco tempo.
-Parla- dice lui, mentre si guarda intorno, rimanendo davvero di guardia e non dimenticando che qualcuno potrebbe assalirci improvvisamente. 
-Quante armi ha?- chiedo. 
-Più di quanto credi- ci stiamo muovendo nella parte esterna della cornucopia, vicino alla foresta- Escludendo le mie e le tue, ha due pugnali e una spada- scuote il capo- non so proprio dove le abbia prese...
Ci addentriamo leggermente nella foresta, cercando di vedere nel buio che si cela dentro questa.
Ricordo la prima volta che vidi l'oscurità del posto, il modo in cui mi stupii delle ombre oscure che lo abitavano, il viaggio con Jonathan, l'incontro con Isabelle e Alec, la fuga.
-Il piano?- chiede, muovendosi furtivamente dentro la foresta, stando attento a non calpestare ramoscelli o qualunque altra fonte di eventuale rumore presente.
Avanziamo per pochi metri, guardandoci attorno, aguzzando la vista in cerca di ombre sospette, poi ci avviciniamo ad un punto, ad una parete rocciosa.
Nei pressi della parete è buio, anche perché è notte, ma il buio non è oscuro perché il luogo è vicino alla Cornucopia e non nel pieno della foresta.
Per precauzione cominciamo a esplorare la parete e dopo parecchi minuti riusciamo a trovare un passaggio, quasi invisibile, che porta ad una grotta.
Dimentico il piano e la domanda di Jace ed entriamo furtivamente, pronti ad attaccare eventuali nemici.
Dentro, però, non c'è nessuno. 
La grotta è una cavità scavata nella roccia, uno spazio circolare abbastanza largo per far entrare quattro persone e alto almeno dieci braccia.
Stalattiti e stalagmiti sono gli abitanti della grotta e creano un'atmosfera lugubre e misteriosa.
-Non c'è nessuno- sussurra Jace al mio orecchio- è vuota. Parla adesso.
-Durante le sessioni private- mi decido a rispondere visto che capisco che il posto è disabitato, che siamo al sicuro e che, sicuramente, da qui le nostre voci non potrebbero mai raggiungere le orecchie di Jonathan.
- Ho scoperto che ho una specie di "potere speciale"...-comincio, cercando un modo per dirlo rapidamente, ma senza sembrare una pazza che blatera- so inserire gli oggetti dentro la carta- scuoto il capo- è strano.
-Vuoi mettere Jonathan dentro un pezzo di carta?- un sorriso sarcastico compare sul volto di Jace.
-Qualcosa del genere- sorrido.
So che dietro la domanda scherzosa di Jace si cela curiosità, capisco che mi crede perché si fida e questo mi fa sentire meglio, più sicura.
-Avrò bisogno del tuo aiuto-sentenzio.
 
 
 
 
-Abbiamo trovato una grotta- rivela Jace appena torniamo da mio fratello- è un posto appartato, potremmo stanziarci lì per qualche tempo- suggerisce.
-Ed è nei pressi della Cornucopia- aggiungo, vedendo che il volto di mio fratello stava assumendo una strana espressione di disappunto.
-Dopo che abbiamo spostato tutto qui?- chiede, scuotendo il capo, ancora non convinto.
Eppure DEVE convincersi.
-Non c'è molto- rivelo, facendomi cadere accanto a lui, seduto fra i fiori- l'acqua, il cibo e poi?- chiedo con un'aria innocente da agnellino.
-Non è tanto, ma ci sono pure le armi, anche se non sono questo assai pesante fardello- Jonathan sospira.
-Le potremmo portare io e Jace- suggerisco- come "punizione"- sorrido debolmente. 
-Va bene- Jonathan non è convinto, ma alla fine la sua risposta è positiva.
Qui, in effetti, non siamo al sicuro come sostiene lui, e lo sa.
- Di certo la grotta non è un fortino inespugnabile- dico mentre mi alzo- ma prima di trovarla ci vuole del tempo e rimanendo lì potremmo anche sentire i passi di eventuali nemici che si avvicinano.
Jonathan abbassa il capo con più sicurezza.
Non c'è voluto molto tempo per convincerlo.
Il primo minuscolo passo è compiuto e il nostro piano è all'inizio della sua realizzazione.
 
 
 
 
Mi alzo, prendo il mio zaino, ormai segnato dai vari viaggi nell'Arena e non più arancione come un tempo, e lo metto sulle spalle.
Acchiappo anche tutte le armi di Jonathan e cerco di trovare un equilibrio stabile per riuscire a tenerle senza ferirmi, assicurando poi che ce la farò a portare il peso, assolutamente non oppressivo e esagerato, dei due pugnali e della spada corta. 
Mi dirigo per prima verso la grotta, inizialmente camminando con un'andatura nella norma per non destare sospetti e poi, appena esco dal loro campo visivo, inizio a correre con foga verso la mia destinazione.
Jace, secondo il piano, sta trattenendo Jonathan e arriverà con lui fra poco, ma il tempo dovrebbe essere sufficiente per riuscire nel mio intento. 
Appena arrivo entro rapidamente nella grotta e non perdo tempo.
È scura, anche perché l'entrata e coperta da piante rampicanti che la mimetizzano fra la roccia, ma riesco ugualmente a orientarmi, dato che sono già stata dentro qualche minuto fa.
Poso tutte le armi al centro del luogo e apro frettolosamente la cerniera del mio zaino.
Estraggo il blocco da disegno e lo poggio a terra. 
"Funzionerà, funzionerà, stai tranquilla" continuo a ripetermi "andrà tutto bene, fra pochi minuti finirà tutto. Adesso devi agire. In fretta."
Afferro un pugnale e lo muovo verso la carta.
Potrebbe non succedere nulla, l'arma potrebbe semplicemente rimanere appoggiata sul blocco, magari nella sessione privata ho avuto solamente fortuna.
Cerco di concentrarmi, di focalizzare nella mente il mio obiettivo, di essere più sicura e di contare sulle mie capacità. 
Muovo lentamente la mano tremante verso il blocco e il pugnale inizia a scendere verso il foglio bianco. 
La punta sfiora la carta, lasciando un puntino paragonabile una piccola ferita superficiale nel corpo di un umano.
Mi fermo.
"Ce la posso fare, ce la posso fare".
Con più determinazione avvicino nuovamente l'arma e, questa volta, la lama non ferisce il mio amico.
Lascio andare completamente il pugnale, ma non cade con un tintinnio sulla pietra, bensì la sua proiezione di una sua vista dall'alto rimane disegnata dentro il foglio.
"Ce l'ho fatta. Devo solo farlo di nuovo. Altre due volte."
Giro il foglio del blocco e mi ritrovo davanti un altro pezzo di carta completamente candido.
La prima volta un barattolo e solo un barattolo è rimasto disegnato dentro il foglio e non voglio perdere tempo per sperimentare se in un foglio entrino o no più oggetti, quindi vado sul sicuro e uso un foglio per ogni arma.
Prendo l'altro pugnale e ripeto l'operazine. 
Questa volta la mia mano si muove con sicurezza e l'arma entra subito dentro il pezzo di carta.
Giro il foglio, ritrovandomi davanti una nuova piccola distesa bianca.
Prendo la spada corta, ma prima che riesca a inserirla dentro il foglio sento delle voci, ma non rinuncio.
Continuo, cercando di dimenticare i brusii che si avvicinano sempre di più, sfidando il tempo.
E ci riesco.
Poso il blocco dentro lo zaino e mi appoggio al muro della grotta, cercando di recitare la parte di chi ha un'aria afflitta.
Proprio nel momento in cui cominicio a recitare scorgo la figura dei ragazzi che entrano nella grotta.
Spero solo che funzioni.
 
 
Comincio a tremare come una foglia e mi mordo le labbra, facendo finta che la paura mi stia assalendo.
-Pensavo...credevo...- sussurro, ma so che mi stanno sentendo- è tutto okay- cerco di sorridere.
Jace e Jonathan si avvicinano a me, preoccupati
-Cos'hai?- chiede mio fratello, prendendomi una mano.
-È che...- lo guardo- nel tragitto ho sentito come delle voci e ho pensato che fossero dei tributi e per la paura le tue armi mi sono cadute a terra- il suo viso si irrigidisce per un istante- avevo il terrore che arrivasse qualcuno e che non facessi in tempo a prenderle- comincio a smettere di tremare e cerco di dimostrarmi leggermente più calma- così le ho lasciate lì e sono corsa velocemente verso questo posto...- chiudo gli occhi- scusami, Jonathan, sono un disastro, non avrei dovuto...
-Shhh- apro gli occhi e vedo che mi sta guardando- stai tranquilla, Clary- mi consola- Jace, vai fuori e stai di guardia- ordina, e lui esce senza ribattere. 
Rimanere sola con Jonathan non mi fa stare affatto bene, ma devo resistere.
Mi accarezza il viso e cerco di trattenermi dall'allontanarlo.
Poi mi stringe ancora di più e finisco fra le su braccia. 
"Calma, Clary, stai calma."
Invece di scostarmi mi accoccolo ancora di più e poggio il capo contro il suo petto, ma con riluttanza, anche se cerco di dimostrare il contrario. 
-Abbiamo l'arco di Jace e tu hai un pugnale, no?- mi rassicura.
Abbasso leggermente il capo e mi impegno per far sgorgare una lacrima dai miei occhi.
-Ei- mi allontana da lui quanto basta per guardarlo negli occhi- è tutto okay.
-È che...- faccio una pausa teatrale- sei mio fratello e siamo in questo posto e- lo guardo- ti voglio bene, Jonathan- azzardo.
Lui sorride, ma il suo sorriso ha sempre un che di maligno, malvagio, calcolatore.
Non parla, mi avvicina solo di più a lui, e mi ritrovo in qualche modo sdraiata accanto al suo corpo, stretta a lui.
Poi muove la mano e prende il mio viso, avvicinandolo al suo.
"Cosa fa?"
Mi costringo a piegarmi al suo volere.
Lentamente i nostri visi si avvicinano e poi, in un istante, le sue labbra toccano con foga e passione le mie.
Vorrei allontanarmi, vorrei urlare, ma non posso, non posso.
La sua lingua comincia ad esplorare violentemente la mia bocca, mentre le mani di Jonathan scendono lungo il mio corpo e cominciano a palparlo.
Sento la sua mano sinistra, quella che per raggiungermi passa sotto di me, avvolgere il mio corpo sino ad arrivare al mio piccolo seno e palparlo.
La destra, invece, massaggia le mie cosce, costringendomi ad alzare la mia gamba sinistra su di lui, portandola sul suo arto inferiore destro.
Nel frattempo la sua lingua continua ad esplorare con foga, poi comincia a mordermi le labbra con rabbia, come se mi stesse attaccando, uccidendo.
Cerco di staccarmi, ma è più forte, e lui vede nel mio muovermi un invito a continuare.
Poi lui, di sua iniziativa, si stacca dalla mia bocca e comincia a baciarmi il collo, smettendo di palpeggiarmi e di toccarmi, ma rimane ugualmente nella stessa posizione.
Poi mi guarda.
Cerco di non assumere un'aria schifata, di non pensare che quello davanti a me è mio fratello, di non dimostrarmi scandalizzata.
Avvicina la sua bocca al mio orecchio destro.
-Sapevo che mi amavi- sussurra- tu sei mia, mia, Clary.
Una lacrima scende lungo la mia guancia, ma questa volta non è affatto teatrale.
È di rabbia, di disperazione, di odio.
Perché sono qui dentro a morire, perché mio fratello è un maniaco e, se potesse, sono sicura che mi violenterebbe, perché non riesco a difendermi e sono una nullità. 
-È tutto okay?- asciuga quella goccia salata, in un gesto che, se compiuto da qualcun altro, si sarebbe potuto dire dolce.
-Sì- sussurro- ma vorrei riposarmi un pò...- cerco di sorridere-Voglio stare con te- dico poi frettolosamente- se potessi, farei anche di più- dico, mentre un'altra lacrima scende lungo il mio viso- sono solo stanca- spiego con voce rotta.
-Come desideri- dice lui, mollando la sua stretta su di me e alzandosi.
Io rimango lì e chiudo gli occhi, facendo finta di dormire e cerco di scacciare i pensieri.
Quando poi, qualche ora dopo, sento che Jace e Jonathan si danno il cambio, non smetto di fingere per la paura che aprendo gli occhi Jace capisca tutto. 
Rimango qui, ferma, ad aspettare che il sole sorga.
 
  
 
 
 
 Angolo rotondo:
Ormai la fine è vicina e, per prepararvi, vi "spoileriamo" un piccolo particolare: i capitoli rimanenti ormai diventano sempre di meno e il loro numero di aggiornamenti mancanti dovrebbe essere 4, secondo i nostri schemi.
Comunque grazie mille a chi ha recenisto donandoci un sorriso, alle 37 persone che ci preferiscono, alle 63 che ci seguono e alle 13 che ci ricordano e a tutti i lettori silenziosi che rimangono in disparte.
Recensite e fate sentire che ci siete ancora♡
Alla prossima♡
~S&K~
  
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