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Autore: marauder11    20/07/2014    3 recensioni
E se qualcuno fosse arrivato in tempo la notte del 31 Ottobre? Se qualcuno, avesse precedentemente intuito i piani del signore oscuro?
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Ordine della Fenice, Regulus Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Capitolo dieci - Attacco e difesa

 

Mi alzai di scatto, così ebbi un capogiro appena mi svegliai. Chiusi un attimo gli occhi per riprendermi e quasi immediatamente li riaprì. Mi alzai, diretto alla stanza di Sirius. Dovevo assolutamente parlargli, avevo pensato a lungo a quello che avremmo dovuto fare, e subito.

 

Bussai alla porta, ma Sirius non rispondeva. Tipico, erano le nove del mattino e sicuramente dormiva ancora. Spalancai la porta, intenzionato a svegliarlo magari con un Aguamenti come ai tempi di Hogwarts, giusto per divertirmi un po’.

La mia espressione si gelò, il mio sorriso scomparve non appena varcai la soglia della stanza del mio migliore amico. Il letto era disfatto e non c’era nessuna traccia di Felpato, in quella stanza. Iniziai a girare per il corridoio del primo piano ma niente. Mary dormiva ancora beata nel suo letto, e in bagno non c’era nessuno.

Scesi in fretta in cucina con un nodo alla gola.

Se quel cagnaccio ha deciso di andarsene senza avvertire nessuno, lo troverò e strozzerò con le mie mani...

In cucina, come temevo, nessuna traccia. Raggiungo in poco il salottino, non c’è nemmeno lì. Mi metto le mani ai capelli e mi tuffo disperato sulla poltrona, imprecando sonoramente e lanciando un cuscino lontano. Abbasso la testa, stringo i miei occhi con le mani. Tolgo le mani quasi subito, e apro gli occhi.

«Maledizione Sirius, allora non te ne sei andato!»

Sirius Black stava appoggiato allo stipite della porta che portava in giardino, con una tazza contenente qualcosa di fumante e un sorriso malandrino.

«Oh ma non mi dire che stavi proprio cercando me!»

«Si da il caso che si, maledetto idiota, cercavo te! Credevo te ne fossi andato quando ho visto il tuo letto vuoto… Sono solo le nove del mattino, quando mai tu ti sei alzato di tua spontanea volontà alle nove del mattino?»

Sirius rise, e la sua risata risuonò in quel salottino come un latrato. Fu subito seguita a ruota da quella di Remus, seppure si mostrasse riluttante.

Poco dopo smisero di ridere. Sirius si fece serio e si sedette sul divano che stava di fronte alla poltrona su cui stava seduto Remus. Lo fissò per un momento, sospirò e distolse il suo sguardo preoccupato, che contagiò quasi subito e ancora una volta l’amico.

«Beh, avevo bisogno di pensare e…Ma perché mi cercavi, Rem?»

Remus fece una smorfia simile ad un sorriso. Sirius poteva anche sembrare superficiale a volte, poteva anche essere un combinaguai ma non perdeva mai la sua perspicacia.

Era un tipo piuttosto sveglio, si.

«Beh, ho pensato tanto e… Ho capito»

Sirius alzò un sopracciglio, con un’espressione interrogativa. Accennò il capo, come per incitare l’amico a continuare.

«Dobbiamo trovarlo e costringerlo a parlare…»

La risata di Sirius uscì, stavolta amara e aspra, molto diversa da quella di pochi minuti prima.

«Senti, non ho idea di dove sia finito Regulus e…»

«Parlavo di Peter. Dobbiamo trovarlo, credo che sia lui la spia, sai? E lo credi anche tu, non mentirmi. E’ inutile che continuiamo a sentirci in colpa! Insomma, da quanto tempo non viene a trovarci? E’ lui la spia, ne sono certo…»

Sirius lo fissò interdetto per parecchi minuti, come per sminuire ciò che aveva detto Remus ma quest’ultimo continuava a sostenere lo sguardo dell’amico, sicuro di ciò che aveva appena detto.

Sirius si alzò, si diresse in cucina lasciando Remus imbambolato e tornò con un’altra tazza fumante di Thé, che porse all’amico. Si sedette e, con un’espressione seria, disse

«Lunastorta… quando partiamo?»

Un luccichio illuminò gli occhi di Remus.

 

Era da un po’ di tempo che si faceva delle domande.

Su cosa stesse facendo, se le sue scelte erano giuste e se lo avrebbero portato ad una soluzione concreta, se lo avrebbero messo al sicuro…

Ma più di tutti, ultimamente, continuava a chiedersi se quello, quello che stava tradendo i suoi amici, era davvero lui.

Eppure, quando li aveva traditi, si era sentito felice.

Si era sentito per la prima volta considerato da qualcuno che finalmente, l’aveva preso sul serio. Si era sentito utile. I suoi amici lo avevano accolto nella loro cerchia vincente, ma lui era solo l’anello debole.

E questo lo sapeva lui come tutti. Tutti gli puntavano il dito quando era con i malandrini e lo deridevano, mentre volgevano degli sguardi di ammirazione agli altri tre. Era troppo poco. Mediocre. Insignificante.

E quell’azione, quella terribile azione, l’aveva fatto sentire finalmente forte. Ma allora perché, perché sentiva dentro di sé un peso?

Quando li aveva traditi, un’incredibile energia sembrava essersi impossessata di lui. Si sentiva per la prima volta invincibile.

 

Stava seduto su una panchina, a Hide Park, quel pomeriggio.

Nonostante fosse già autunno, era una bella giornata di sole, quella. Teneva gli occhi chiusi, cercando di infondersi quella tranquillità che, infondo, non aveva.

Spesso, ultimamente, si rintanava in luoghi babbani. In quel momento, non aveva molti amici nel mondo magico, e aveva paura dei nemici.

Il rimpianto lo assaliva, il rimorso di non aver fatto ciò che è giusto a dispetto di ciò che è facile lo tormentavano, giorno e notte.

Aveva pensato per sé, ma non era più nemmeno sicuro che ciò che aveva fatto, fosse giusto nemmeno per sé stesso. Aveva tradito gli unici che lo avevano sempre accolto tra loro, le uniche persone al mondo che sembravano averlo accettato, senza pensarci su.

Era un vile, un codardo.

Improvvisamente, sentì un crack.

Quel classico rumore da materializzazione. Improvvisamente si tirò su dalla panchina, si alzò e iniziò ad osservare furtivamente intorno a sé. Mise inconsciamente una mano dentro la tasca del suo mantello, pronto a sfilare la bacchetta.

Senza rendersene conto, fu trascinato da un braccio violento dietro un albero. Alzò la testa, cercando di guardare in faccia l’aggressore ma non ci riuscì. Qualcuno mormorò un incantesimo che sfuggì alle sue orecchie. Cercò di dimenarsi ancora, ma non riuscì a vedere il volto del suo aggressore. Il panico lo stava assalendo, ma si sentiva stranamente più leggero. Qualcuno gli stava facendo del male, e sapeva che infondo quello si meritava, dopo le sue meschine azioni. Una lacrima solcò la sua guancia, mentre l’angoscia lo avvolgeva tra le sue braccia.

Si addormentò pian piano, poi tutto si fece buio.

 

Scusate per l'immenso ritardo, sono imperdonabile, lo so! Questo è un capitolo di transizione, un po' introspettivo. Tornerà l'azione, quella vera!

Grazie a Ele12 e Fremiona_Tirivispi per aver recensito! Alla prossima, molto presto!

Vostra, Marauder11

 

  
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