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Autore: Mave    22/07/2014    3 recensioni
Sono personaggi "secondari" ma senza di loro non avremmo avuto i grandi talenti del Giappone d'oro. Una raccolta di one-shot incentrata sul rapporto tra i nostri campioni e i loro genitori.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Distruzione.

È rimasta l'unica parola nel vocabolario e nell'animo di Stephen.

Il nulla.

Senza Karin, senza i suoi occhi caldi e il suo sorriso gentile, il mondo, il suo mondo, non ha più motivo di esistere.

Si siede sulla panchina del porto, che affaccia sul mar Baltico, nel fresco pomeriggio della primavera scandinava e lascia che il Baltico si porti via i suoi progetti, i ricordi, i dolori e qualsiasi altra emozione.

Il matrimonio, il trasferimento insieme in Germania, la Bundesliga...niente lo interessa più. Senza Karin non ha più nemmeno la forza di inseguire i suoi sogni nel mondo del calcio: in fondo è stata colpa sua, per una sua maledetta partita se lei non c'è più.

Volge i suoi occhi color cobalto, occhi glaciali, verso uno spazio vuoto della piazza di Stoccolma: fino a poco tempo fa lì sorgeva una statua.

La statua in bronzo di una ragazza con un'anfora in mano e lo sguardo volto verso il mare. Sembrava una ninfa e tutti, svedesi e non solo, sostavano innanzi a quel simbolo di prosperità e di fortuna per chiedergli favori.

Anche Karin quel maledetto pomeriggio si era fermata a pregare quella malefica sirena. . A pregare per lui, per i suoi sogni.

Se solo non avessero collocato quella statua in una strada così trafficata...

Se solo lui non avesse giocato quel giorno...

Se solo avesse chiesto a Karin di non andare allo stadio...

Stephen serra forte i pugni, vinto dalla rabbia. È stato lui a distruggere la statua portatrice di sventure e fautrice della sua infelicità.

Ha distrutto quell'ammasso di bronzo, ha quasi spezzato le braccia del portiere tedesco Muller...Ormai sembra essersi trasformato in una forza demolitrice senza più altri sentimenti se non la vendetta.

Cyborg. Lo chiamano.

Giocherà il Worth Youth e poi lascerà anche il mondo del calcio. I sensi di colpa sono troppi perché possa essere ancora felice anche solo con un pallone tra i piedi.

Si accorge quasi all'ultimo che qualcuno ha occupato il posto accanto al suo sulla panchina: troppo tardi per cercare di scacciare l'intruso.

La donna dai morbidi capelli biondi raccolti in uno chignon, ha i suoi identici occhi color del mare. Son però occhi lieti, ridenti e comprensivi, così diversi da quelli tristi, inquieti e tormentati di Stephen.

"Per quanto vuoi continuare a punirti? A farti del male?"

La domanda di sua madre lo irrita. Vuole solo che lo lascino in pace, libero di espiare tutta la sua pena.

"Per tutto il tempo che sarà necessario! Forse anche per sempre!"

Replica acido.

Ingrid è una psicologa: l'ha sentita più volte parlare delle cinque fasi del lutto e lui crede di essere rimasto fossilizzato alla seconda fase.

Rabbia. Una rabbia che lo tormenterà per sempre.

"Credi che lei ne sarebbe felice?"

Una domanda a tradimento. Un accenno che fa provare una fitta dolorosa al cuore di Stephen.

Fissa l'orizzonte davanti a loro.

"Ormai non ha più importanza quello che lei pensava!"

Evidenzia in tono accusatorio. Ingrid sospira e poi tende una mano a cercare quella del figlio: fino ad oggi Stephen ha rifiutato ogni forma di consolazione, ogni tentativo di farsi avvicinare.

Stranamente non oppone resistenza e si lascia tenere per mano dalla mamma come quando era bambino.

"Ti darei anche la luna in questo momento pur di vederti sorridere di nuovo. Ma non posso!"

Ammette la donna sommessamente. Qualcosa nel cuore di Stephen muta, la barriera dietro la quale ha censurato tutte le sue emozioni si sfalda e un misto di sensazioni contrastanti straripa.

"Ridammi Karin! Ridammi la mia amata Karin!"

Non lo dice in tono di disapprovazione ma con il tono di disfatta di chi sa di star chiedendo qualcosa di irrealizzabile.

I singhiozzi iniziano a scuoterne il corpo e le lacrime scendono copiose. Non ha mai pianto per Karin, nemmeno il giorno del funerale.

"Oh bambino mio! La tua Karin è qui: è qui e non ti lascerà mai! Portala sempre con te!"

Gli mette una mano sul cuore e Stephen sente, all'improvviso, quel vuoto meno insopportabile.

Forse c'è ancora tempo per cambiare. Per provare ad essere felice di nuovo.

Il cyborg ha ritrovato le sue emozioni.

   
 
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