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Autore: padme83    22/07/2014    9 recensioni
Raccolta di storie dedicate esclusivamente a Rumplestiltskin e Belle.
{21 capitoli autoconclusivi + una mini-long di 4 = 22 storie in 25 capitoli: una stagione di OUAT completamente dedicata ai Rumbelle}
Cap. 25: "E' un attimo. Un'impercettibile distrazione – una risata che affiora appena sulle labbra – un piede in fallo, e l'urto con il pavimento che però non avviene.
Apri gli occhi, e sei fra le sue braccia.
Ti stringe con la delicatezza di una piuma e la forza dell'acciaio.
E ti guarda come se volesse rubarti l'anima."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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#17 – Light (Luce)
{AU!RumBelle; OOC; mini cross-over con “Le Nebbie di Avalon” di M.Z.Bradley}



 


 

"A brief flicker of light admist an ocean of darkness"



 


 

A clouded dream on an earthly night,
hangs upon the crescent moon.

A voiceless song in an ageless light,
sings at the coming dawn.
Birds in flight are calling there,
where the heart moves the stones.
It's there that my heart is longing for,
all for the love of you.
(Loreena McKennitt – The Mystic's Dream)

 

 

 



Sulle rive azzurrine del Mare dell'Estate, un uomo siede immobile sotto alle ampie fronde di una venerabile quercia.
Solchi di acqua salata ne rigano il volto, e le mani con le quali stringe a sé un logoro scampolo di stoffa stinta tremano in modo così incontrollato, che il suo stesso corpo appare alla stregua di un sottile ramo di biancospino sferzato dalla furia violenta del vento.
Il suo nome è Rumplestiltskin, e le sue sventure sono cominciate ieri sera, quando – di ritorno dal mercato di Londinium, dove si è recato per vendere qualche coperta di lana grezza creata dalle sue mani di abile filatore – la vecchia Grianne gli è corsa incontro urlando, in preda ad una agitazione spasmodica, che Baelfire, il suo figliolo adorato, stava male ormai da parecchie ore.
Trascinatosi a forza all'interno della sua umile capanna, gli è bastata una lieve carezza sulla fronte bollente del fanciullo per capire che la situazione era assai peggiore di quanto avrebbe mai potuto immaginare. La febbre era molto alta, e la temperatura corporea non accennava, neppure per il tempo di un sospiro, a diminuire, nonostante i decotti preparati dalla sua anziana vicina, esperta conoscitrice delle erbe medicinali che crescono intorno al villaggio di Storybrooke. Dopo una notte trascorsa invano a bagnare il visetto cereo del figlio con una pezzuola intrisa d'acqua tiepida e aromatizzata con foglie di timo – mentre il terrore gli stringeva il petto nella morsa spietata dei suoi gelidi artigli –, il filatore si è alla fine deciso a compiere un ultimo, disperato tentativo per strappare la vita del suo amatissimo bambino dalla presa ferrea di una sorte ingiusta che non aveva – non doveva avere – alcun diritto da rivendicare su di lui.
Appoggiato al fedele bastone dal quale non si separa mai, poiché, in gioventù, durante una delle tante campagne contro i sassoni, un colpo d'ascia gli ha compromesso irrimediabilmente l'uso del ginocchio sinistro, ha a fatica raggiunto il sottile lembo di terra che si affaccia sul Mare dell'Estate – un lago che si stende a perdita d'occhio per miglia e miglia, e al centro del quale si erge in tutta la sua magnificenza l'antica Isola di Glastonbury. Tuttavia, sebbene proprio in quel momento le campane dell'imponente convento che essa ospita avessero cominciato ad annunciare ai villaggi circostanti il sorgere del nuovo giorno, non era per implorare l'aiuto dei monaci e delle suore che Rumplestiltskin ha rivolto al cielo la sua ardente preghiera. Dentro di lui, ignorando la paura che gli attanagliava le viscere, ha supplicato tutte le divinità di cui è a conoscenza affinché le nebbie calassero sulla sponda sabbiosa e la barca della Signora di Avalon gli apparisse dinnanzi, emergendo all'improvviso dai flutti.
Perché questo è il grande segreto che quel luogo tranquillo custodisce gelosamente fra le sue acque cristalline e i suoi canneti verdi: nonostante i malcelati propositi dei sacerdoti di Glastonbury di negarne – e di conseguenza cancellarne – l'esistenza, l'Isola Sacra di Avalon prospera ancora al di là dei confini che dividono il mondo degli uomini da quello del Popolo Fatato, e le porte magiche che fluttuano fra le nebbie si aprono al volere di qualunque viaggiatore che si dimostri degno di raggiungere la patria di coloro che adorano la Dea.
Quando ha visto la barca comparire come per incanto sulle acque grigie, il filatore non è riuscito a trattenere per sé un'esclamazione di meraviglia e sincero stupore. Era parata di nero e argento e avanzava silenziosa, quasi sfiorando la superficie; non si sentiva il minimo suono ma, quando si è fatta più vicina, Rumplestiltskin si è accorto dei vogatori che remavano senza far rumore. Con la voce rotta dai singhiozzi e resa quasi isterica dall'impazienza, ha spiegato la sua terribile situazione a quegli uomini piccoli e dalla pelle tatuata d'azzurro – gente appartenente alla tribù dei Pitti, i più fidati servitori della Signora dell'Isola Sacra – i quali gli hanno assicurato che la sua richiesta sarebbe stata immediatamente sottoposta all'attenzione della Dama del Lago, e che lui non doveva far altro che attendere la risposta esattamente lì dove si trovava, mentre loro avrebbero cercato di fare ritorno il più in fretta possibile.
Ed ora l'umile filatore aspetta con l'animo colmo di straziante angoscia che la barca d'argento si riveli nuovamente ai suoi occhi, accompagnata dal suo prezioso carico di fragile speranza.

 


 


Nel momento in cui la prua della barca sacra tocca di nuovo terra, un sottile raggio di sole si fa strada attraverso la nebbia, e illumina la sagoma ammantata di colei che è giunta in soccorso di Rumplestiltskin.
Ed è proprio in questo preciso istante, quando la luce del mattino le sfiora il viso ancora coperto in parte dall'ampio cappuccio, che egli la vede per la prima volta.
La giovane Sacerdotessa scende con passo svelto e sicuro dall'imbarcazione, e senza alcun indugio chiede al filatore di accompagnarla dal bambino malato, poiché si è perso già troppo tempo, ed ogni minuto è d'importanza fondamentale quando in gioco c'è la sopravvivenza di una creatura tanto piccola. La voce con la quale si rivolge ai presenti è vibrante e decisa, ma dietro al tono autoritario del comando lascia intuire la dolcezza di un animo avvezzo soprattutto a parole gentili, e alle orecchie di Rumplestiltskin il suono che proviene dalle sue labbra – rosse come bacche di agrifoglio – sembra simile al trillo gioioso di mille campanellini d'oro – un inno alla vita che gli riempie il cuore di rinnovato coraggio.
– La Signora mi ha mandato da voi per guarire vostro figlio, se mi sarà possibile. Fatemi dunque strada, buon uomo. –
Forte dell'aura di potere e deferenza che avvolge ognuna delle Adepte dell'Antico Culto, la fanciulla non teme di guardarlo direttamente negli occhi, come invero imporrebbero il pudore e le buone maniere, ma di questo il filatore le è immensamente grato, poiché altrimenti non potrebbe contemplare i frammenti di pietra di luna che ella porta incastonati nel volto. E' sicuro che, per quanto di inestimabile valore, neppure le gemme che adornano il capo della Regina Igraine o arricchiscono il fodero della spada del Re possano competere con la purezza e la profondità del blu che irraggia di grazia quella pelle di latte e petali di rosa.
– Da questa parte, Signora, seguitemi. –
L'uomo si incammina verso il villaggio con la ragazza accanto, cercando di accelerare il passo quel tanto che gli è consentito dall'impaccio della gamba offesa. Lei rimane al suo fianco, anche se Rumplestiltskin capisce che vorrebbe aiutarlo in qualche modo per poter raggiungere la loro meta al più presto, ma, forse intuendo l'orgoglio che si cela dietro al suo apparente aspetto dimesso e alla sua timidezza, si limita a tenere sotto controllo il sentiero per evitargli spiacevoli cadute che non farebbero altro che interrompere la marcia, costringendoli così a sprecare inutilmente del tempo che si fa ad ogni respiro sempre più prezioso.
Una volta giunti alla capanna, la fanciulla si precipita al capezzale del bambino, il cui pallore spettrale provoca un brivido di freddo lungo la schiena del padre, che lo guarda cercando con tutto se stesso di trattenere le urla disperate che gli comprimono la gola. Vorrebbe poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma uno sguardo imperioso della Sacerdotessa lo costringe a mettersi seduto in un angolo e ad attendere in silenzio, mentre lei si affanna attorno al contenuto di una sacca della cui presenza il filatore non si è nemmeno accorto, fino a che lei non l'ha tirata fuori da una tasca nascosta del suo pesante mantello.
Nella fitta penombra della stanza, la veste azzurra della giovane sembra fremere di luce viva, e la sua presenza calma e confortante ha l'effetto lenitivo di un balsamo sull'animo sconvolto di Rumplestiltskin. La chiara luce del giorno penetra all'interno della casupola attraverso lo spiraglio di una finestra lasciata aperta per favorire il ricambio dell'aria, e si posa sul capo della Sacerdotessa avvolgendo in lingue di fuoco la sua magnifica chioma di oro rosso e bronzo, tanto che il filatore ha come l'impressione che sul fragile corpicino del figlio sia venuta a posarsi non già una comune creatura umana, bensì la Dea in persona.
Ceridwen, la Grande Madre dell'Amore e della Nascita.
E mentre la guarda rapito, Rumplestiltskin ha l'insensata, nitida, meravigliosa certezza di conoscere quella fanciulla di cristallo e seta da molto prima che la Ruota del Tempo cominciasse la sua corsa.
Anche la vecchia Grianne osserva con rispetto e ammirazione i gesti precisi della fanciulla, e in lei riconosce una sapienza ed una dimestichezza nell'arte della guarigione che va ben oltre la sua semplice, e per lo più intuitiva, conoscenza erboristica; la densa lozione che ora sta spalmando sul torace del bambino deve avere in sé un alto contenuto di menta e lavanda, data l'essenza fresca e penetrante che diffonde per tutto l'ambiente.
– Per aiutare la respirazione – afferma la Guaritrice, accorgendosi dello sguardo interessato dell'anziana donna. Non aspetta comunque alcun cenno d'assenso per continuare nel suo lavoro e, anzi, con un tono che non ammette repliche, chiede dell'acqua bollente in cui immergere le erbe essiccate che ha portato con sé. Pure in questo caso, è Grianne ad eseguire svelta l'ordine.
Rumplestiltskin ancora non ha mosso un muscolo, incapace com'è di levare gli occhi dal giaciglio di Baelfire e dalle mani nivee dell'Accolita, che sollevano delicate il capo ricciuto del piccolo per permettergli di bere facilmente la pozione appena preparata.
Terminata, non senza fatica, quest'ultima operazione, la giovane prende il fanciullo tra le braccia, e lo stringe dolcemente a sé, mentre Grianne, attenendosi alle sue indicazioni, leva dal pagliericcio le coperte zuppe di sudore e le sostituisce con altre appena pulite. Una volta sistemato il bambino sul letto rifatto, la Sacerdotessa si volta verso il padre, guardandolo di nuovo fisso negli occhi, tanto intensamente che sembra quasi volerlo trapassare da parte a parte.
Ma lui non abbassa lo sguardo. Non può. Non vuole.
– Io ho fatto tutto il possibile, ma le sue condizioni restano gravi. Tuttavia c'è ancora speranza. Se supera questa giornata, possiamo ritenerlo fuori pericolo. Starò con voi fino a quando non sarò sicura che si riprenderà completamente. –
Dopo queste caute rassicurazioni, un singhiozzo strozzato prorompe dalle labbra di Rumplestiltskin; attraverso il velo opaco delle lacrime, la fanciulla gli sorride con una tenerezza che, ne è convinto, non può appartenere a questo mondo.

 

 


Dentro alla capanna del filatore, le ore si trascinano lente.
La Guaritrice non lascia per un solo attimo il capezzale di Baelfire, e Rumplestiltskin, consapevole di quanto dannoso sia per i suoi nervi rimanere a tormentarsi in un angolo senza fare niente, ha portato il suo filatoio accanto al letto in cui giace il figlio, e il cigolio ipnotico della ruota dell'arcolaio è l'unico rumore che per molto tempo si ode nella stanza.
Ad un certo punto, la vecchia Grianne si alza dalla sedia sulla quale è rimasta immobile a vegliare in silenzio, ed esce dalla casa, lasciandoli soli. Torna però poco dopo, con una ciotola di zuppa fumante per entrambi, e davanti al robusto appetito della giovane, che divora la sua porzione nel giro di pochi istanti, Rumplestiltskin non riesce a trattenere una risatina sommessa, di cui però si pente immediatamente, temendo di aver offeso con una grande mancanza di rispetto un'ospite di siffatta importanza. Ma la ragazza non sembra dare peso a questo genere di cose, anzi, fa i suoi più sinceri complimenti alla vicina per l'ottima pietanza da lei cucinata. Considerando che dentro al piatto non c'è più di qualche radice stantia unita a del brodo di pollo che sicuramente deve essere morto di stenti, tanto è privo di consistenza e sapore, il filatore non può fare a meno di ridere ancora, trascinando con sé questa volta anche Grianne e la stessa Sacerdotessa. La risata che sgorga dalle labbra scarlatte della fanciulla ricorda all'uomo lo zampillo cristallino di una sorgente d'acqua pura e, dentro di sé, percepisce chiaramente che potrebbe non averne mai abbastanza di quel canto angelico, che pizzica le corde del suo cuore come nient'altro nella sua vita è mai riuscito a fare.
Un lieve mugolio proveniente dal malato riporta tutti quanti bruscamente alla realtà, e Rumplestiltskin si sente invadere da un senso di colpa bruciante per essersi lasciato andare al riso proprio nel momento in cui suo figlio lotta fra la vita e la morte. La Guaritrice sembra intuire ciò che aleggia nel suo animo divorato dalla preoccupazione, e, con voce bassa e vellutata, cerca di tranquillizzarlo.
– Non sentirti in colpa per aver riso, è normale in questi casi che la tensione scelga altre vie oltre al pianto per trovare uno sfogo. –
– Lo so, e mi dispiace – le risponde Rumplestiltskin. – Ma non posso essere sollevato fino a che il mio bambino è in queste condizioni, non ho altri che lui al mondo, e se dovessi perderlo, io... io... –
Non finisce la frase – la gola stretta in una morsa che semplici parole non possono essere in grado di sciogliere.
E' un attimo. Mentre combatte per ricacciare indietro le lacrime, avverte dieci piccole, morbide dita intrecciarsi teneramente alle sue. Il viso perfetto della ragazza è ora vicinissimo al suo, e la luce che intravede nei fondali turchini che ella porta dipinti negli occhi gli inonda l'anima di una dolcezza tanto struggente e infinita, che ben presto avverte un senso di pace e serenità pervadergli gli arti irrigidi e le membra ormai stremate.
– Non disperare, non lo perderai. Non senti come il suo respiro sia molto più regolare adesso, e il suo volto non più tanto pallido? Sta reagendo bene alle cure, e, se continua così, tra un paio di giorni tornerà a correre felice e spensierato per i campi. –
– Lo credi davvero?
– Ma certo! Sono una Guaritrice, non potrei mai darti delle false speranze, se così non fosse. –
Il sorriso che rivolge a Rumplestiltskin profuma di luce e colore tutto ciò che li circonda.
– Grazie, grazie di cuore mia Signora. –
– Ysobelle. –
– Come? –
– Il mio nome è Ysobelle. Non chiamarmi “Signora”, mi fai sentire tremendamente vecchia. Chiamami Belle, è più che sufficiente. –
– D'accordo Sig... volevo dire, Belle. –
Belle. Rumplestiltskin ripeterebbe queste poche sillabe all'infinito, perché di certo non può esserci nome più appropriato per una fanciulla così bella, così gentile, così brillante.
Così straordinaria.
C'é qualcosa, in lei, capace di scuotermi senza alcuna ragione apparente. E' come quel misterioso incontro di luci che in un istante preciso, al tramonto, riporta a galla ricordi particolari conservati in fondo al cuore.*
– E tu ti chiami Rumplestiltskin, giusto? –
– Co... come scusa? –
– Il tuo nome è Rumplestiltskin, ho sentito la tua vicina chiamarti così. E tuo figlio si chiama Baelfire, vero? E' un nome molto bello. –
– Davvero? L'ho scelto io in realtà. Mi sembrava avesse un suono forte, incisivo, che sarebbe stato utile a mio figlio per togliersi di dosso la nomea di codardo che si porta dietro a causa mia. –
– Scusa, ma non credo di seguirti. –
– Hai ragione, perdonami, tu non puoi sapere. Mio padre se n'è andato quando io ero molto piccolo, lasciandomi alle cure delle mie zie, perché aveva paura che assumendosi la responsabilità di un figlio, avrebbe perso quella libertà che bramava da sempre. La fama di codardo del villaggio gli è rimasta appiccicata da allora, ed ha inevitabilmente investito anche me, e, ad essere sincero, non credo di aver mai fatto qualcosa di coraggioso in tutta la mia vita neppure io. Non sono altro che un povero filatore che a stento ha di che vivere. Persino mio moglie, la madre di Baelfire, se n'è andata tempo fa perché anche un'esistenza da vagabonda era meglio che rimanere al fianco dello zimbello del paese. –
Ecco, questo veramente non avrebbe voluto dirlo. E' la prima volta dopo anni che si apre in modo tanto sincero con qualcuno, e d'un tratto è colto dall'improvvisa paura che anche Belle, ora che conosce la verità sul suo conto, cominci a guardarlo con alterigia e disprezzo, come finiscono prima o poi col fare tutti coloro che incontra sul suo cammino.
Anche se, in realtà, non c'è la minima traccia di disprezzo, né men che meno di pena sul volto della giovane, che anzi lo guarda con un calore ancora più intenso che le infiamma le iridi azzurre.
– Io non credo proprio che tu sia un codardo. Tutto quello che ho visto finora mi dimostra anzi il contrario. Il modo in cui ti prendi cura di tuo figlio fa di te un uomo completamente diverso da tuo padre, e di questo devi essere consapevole. Inoltre, non fuggi dalle tue responsabilità, né dal dolore, e lo affronti a testa alta, passandoci attraverso, come stai facendo in questo momento. Puoi uscirne ammaccato, ma non distrutto, e questa, credimi, è una virtù che ben pochi uomini su questa terra possono vantare. –
Lo stupore di Rumplestiltskin è troppo grande perché possa trovare il modo adeguato di rispondere ad un tale complimento, della cui sincerità peraltro non riesce nell'intimo a dubitare. Rimane quindi in silenzio, lasciando che sia Belle a continuare il discorso. Adesso che ha cominciato a parlare, sembra che non ci sia nulla in grado di arginare le sue chiacchiere – chiacchiere che, comunque, il filatore non si stancherebbe mai di ascoltare, cullato dal suono leggiadro della sua voce.
Belle gli racconta della sua infanzia trascorsa in Britannia Minore, alla corte di Re Mauritius, suo padre, e della decisione di quest'ultimo, sovrano fedele agli Antichi Misteri, di inviarla ad Avalon per completare la sua educazione. Qui ha dimostrato una spiccata abilità per l'arte della guarigione, che ha spinto la Dama del Lago ad infonderle tutta la sua conoscenza in fatto di medicamenti per gli ammalati e gli infermi. Ciò nonostante, non crede che la Dea abbia intenzione di chiamarla a sé per sempre, è dunque convinta che prima o poi sarà costretta a tornare in patria, e ad obbedire alla volontà del padre, che la vorrebbe al più presto sposata con il rampollo di una delle famiglie più importanti e ricche del Regno.
Rumplestiltskin non sa perché, ma nell'udire questo racconto il suo stomaco si chiude all'improvviso, e un velo di tristezza gli ghiaccia il cuore. Scoprire che la fanciulla che sta parlando insieme a lui con tanta semplicità e simpatia è in realtà una principessa, figlia di un Re stimato e potente, lo costringe ad abbassare repentinamente lo sguardo, perché, pensa con una fitta di impotenza, da quando ad un umile villano come lui è permesso posare gli occhi su di una persona di rango tanto superiore al suo? La consapevolezza poi di saperla praticamente fidanzata con un nobile cavaliere, piuttosto che spingerlo a congratularsi con lei per la felicità alla quale andrà incontro con la celebrazione di queste nozze, gli apre invece nel petto una voragine nera che gli incrina le costole e gli asciuga i polmoni.
Non hai diritto di pensare a lei in questo modo, stupido vecchio, è qui per aiutarti con Baelfire e sta eseguendo il suo compito in maniera egregia, ma dopo giustamente se ne andrà, tornerà alla sua vita, e tu non la rivedrai mai più. E poi, non la conosci nemmeno, l'hai vista per la prima volta solo stamattina, ti sei lasciato incantare dalla sua bellezza, ma in realtà di lei non sai proprio niente.
Eppure... eppure, Rumplestiltskin non riesce a scacciare dalla mente la sensazione di conoscere Belle da ben prima che le stelle incendiassero il firmamento, come se le loro anime fossero unite da qualcosa che trascende la mortalità della carne e che le spinge a perdersi e a ritrovarsi in eterno, di vita in vita, di era in era, attraverso il vorticare infinito del tempo.
Ed anche lei lo sa.
Rumplestiltskin lo capisce dalla bramosia con la quale si tende di continuo verso di lui, dal modo in cui incatena il suo sguardo a sé, come se cercasse in lui la conferma dell'esistenza di un mistero del quale ancora non conosce entità e forma, ma che è comunque certa prima o poi di riuscire a svelare.
E' il gemito sommesso di Baelfire a distogliere il filatore dal turbinio incessante dei suoi pensieri. Il bambino si è appena svegliato e chiama a gran voce il padre, che si precipita a stringerlo con forza tra le braccia.
- Papà, papà! Sei tornato! Ma perché stai piangendo? –
- Niente, niente piccolo mio, adesso è tutto finito, tutto passato. –
- Ma cosa è passato? Cosa è successo papà? –
- Sei stato molto male Bae, hai avuto la febbre molto alta. Ma questa gentile fanciulla è venuta apposta da Avalon per curarti, e ora stai finalmente meglio. –
Alla vista di Belle, il piccolo Baelfire si nasconde fra le pieghe dell'abito di Rumplestiltskin, improvvisamente timido alla presenza di una sconosciuta.
- E' proprio così Bae, tuo padre ha ragione. Te la sei vista brutta, ma ora il peggio è passato. Devi solo promettermi che rimarrai tranquillo ancora per qualche giorno, poi potrai tornare a giocare con i tuoi amici. –
Il sorriso dolce di Belle conquista presto anche Baelfire, che si stacca dal fianco del padre e cerca di prendere tra le piccole dita le mani bianche e affusolate della sua salvatrice.
- Allora non ho sognato, c'era veramente una ragazza bellissima vicino a me. Io... io pensavo che fossi la mia mamma. –
A queste parole, Rumplestiltskin giura di vedere l'immagine del suo stesso dolore perfettamente riflessa negli occhi di Belle.
- Mi dispiace che non sia così Bae, davvero. –
Perle di sale su guance d'avorio.
- Adesso devo andare, devo tornare ad Avalon. –
No. No! Oh Dea, concedimi ancora un attimo!
- Lascia che ti accompagni alla barca; Bae può rimanere qui con Grianne, vero tesoro? –
- Sì papà, vai pure. Ti prometto che farò il bravo. –
- Davvero, non ce n'è bisogno, posso andare da sola... –
- Insisto. –
Ti prego, Belle!
- Va bene, sbrighiamoci allora, il sole sta per tramontare. –

 

 

 

Il disco purpureo del sole sta ormai per tuffarsi in un mare di acqua infuocata, quando raggiungono la riva sabbiosa dove la barca ha ormeggiato quella stessa mattina.
L'aria è satura di un silenzio perfetto e quasi irreale, tanto che, per un orecchio attento, sarebbe facile udire il battito del cuore di Belle martellare all'unisono con il battito del cuore di Rumplestiltskin.
O forse è un unico cuore che si dibatte frenetico in due corpi diversi.
La barca argentea compare senza che alcun suono ne preannunci l'arrivo, e Belle non può fare altro che salire mestamente sulla prua, mentre il paesaggio circostante si paralizza nell'attesa della grande magia che provocherà la discesa delle nebbie e il dischiudersi delle porte tra i mondi.
E' meglio così, si dice Rumplestiltskin. Le nostre vite non hanno nulla in comune, è meglio soffocare questi sentimenti sul nascere, prima che si incidano dentro di noi tanto a fondo da non poter più essere cancellati – sempre che invece non sia tutto nient'altro che un'illusione, il frutto di un sogno effimero e ingannevole. Ma il fatto è che io non posso, io non voglio cancellarla, non voglio dimenticarla, maledizione!
Si volta a guardarla, un'ultima volta. Desidera che la sua mente si imprima a fuoco la figura superba e regale della fata che, nella sua ora più buia, l'ha strappato dal nero impenetrabile di una notte infinita, salvando la vita a suo figlio, e restituendo la speranza al suo orizzonte.
E' stata un flebile sprazzo di luce in un oceano di oscurità.
– Rumplestiltskin! –
Lo splendore dei suoi occhi è così immenso che nemmeno il cielo può essere in grado di contenerlo.
– Non temere Rumplestiltskin. Noi ci rivedremo, un giorno. –
La voce di Belle assume il tono grave e solenne che ad Avalon è riservato ai giuramenti.
– Ricorda queste mie parole, Rumplestiltskin. Io ti rivedrò ancora. –

 

 

 

* Murakami Haruki, 1Q84

 

 

 [One-Shot]

 



Nota:

Buonasera a tutt* ^_^
Se siete arrivati fin qui, presumo anche che siate stremat*, vi porgo quindi tanti virtuali bicchieri di thé ghiacciato alla pesca. A parte questo, cosa ne pensate di questo mio ulteriore delirio di onnipotenza? M.Z.Bradley è fra le mie autrici preferite, e il pensiero di essere arrivata a contaminarla con le mie sciocchezze mi fa dubitare seriamente della mia sanità mentale. Ma tant'è. Voi comunque cosa ne dite? Fatemi sapere se devo chiedere un TSO.
Ma adesso, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, seasonsoflove, S05lj, Gahri12, nagrafantasy, e Chrystal_93 per aver recensito il capitolo precedente, e a BelleFrench per aver recensito i primi tre. Grazie come sempre anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, Ariki1, Robin7, BelleFrench, Gahri12,LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Dark_Sorrow, BloodyMary3, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, se mi vorrete lasciare un pensiero, mi farete felice ;-)
Al prossimo aggiornamento!
Baci :*

padme

 

P.S: il 4° capitolo di "Tale" vedrà la luce durante le ferie di agosto, se i miei neuroni non collasseranno definitivamente prima. Kiss <3

 

   
 
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