Anime & Manga > Death Note
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Autore: Swish_    23/07/2014    3 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Sarah! -
Puntai gli occhi di nuovo su Mello, che nel frattempo ricambiava con freddezza.
- Stai bene? Sei viva? Chi era quello che mi ha risposto prima di te? Sta con te? -
Restai qualche secondo imbambolata, prima di risponderla, stando molto attenta ad evitare l'argomento “Mello”:
- Viva? Beh... tecnicamente sì, altrimenti non starei qui a parlarti. Anche se “viva” forse è una parola grossa... -
Sarah mi interruppe bruscamente, come se non mi avesse davvero ascoltata.
- Ma stai bene? -
“Sì, a parte che rischio la vita, sono scappata dall'unico posto sicuro dell'intero continente in cui mi trovo, e alla ricerca di non so ancora cosa... ma...”
- ...Sto bene! -
- Okay, dimmi dove sei. Ti vengo a prendere immediatamente, torniamo a casa... -
Quelle parole mi fecero inumidire gli occhi. “Casa” ormai era anche più lontana di quanto lei potesse immaginare, ma nonostante ancora non lo sapesse, sentirle dire “torniamo a casa” mi smosse qualcosa all'altezza del cuore. Malinconia, forse. O stanchezza, di una vita completamente diversa da quella che mi sarei sempre aspettata. Forse entrambe le cose o ancora di più.
- Oh, Sarah... - sentii una lacrima scorrermi lenta lungo uno zigomo.
Senza che me ne accorgessi Mello alzò una mano e me l'asciugò con le dita, con fare preoccupato e sguardo interrogativo.
Scossi la testa e accennai un sorriso:
- Niente Mello, davvero... -
- Con chi stai parlando!? - esclamò ancora Sarah, dall'altro capo del telefono.
Sembrava alquanto esagitata. Certo, non che la circostanza non lo richiedesse... ma lei forse lo sembrava un po' troppo. Al suo solito, mai una volta che si contenesse, quella pazza coinquilina.
- ...Ti sta dando fastidio! Chi è? Eh!? - continuò.
Alzai istintivamente gli occhi al cielo:
- Sarah, sta' calma per favore! E' una lunga storia adesso da spiegare. Noi siamo... - effettivamente non lo sapevo nemmeno io. Mi voltai di nuovo verso Mello:
- … Dove siamo? -
Lo vidi fulminarmi con lo sguardo, scuotendo il capo con fare non molto contento.
Con un gesto alla velocità della luce mi strappò il telefono dall'orecchio:
- Tu dove sei? - chiese poi con tono teso a telefono.
Nello stesso momento mi afferrò una mano e cominciò di nuovo a camminare velocemente verso l'uscita del vicolo, trascinandomi dietro.
Non volendo fare di nuovo la stessa fine di poco tempo prima, accelerai il passo e gli stetti quasi affianco, tenendo il suo ritmo ancora umano.
Lo vidi alzare nervosamente gli occhi al cielo, prima di parlare di nuovo:
- No, forse non ci siamo capiti. - sibilò a denti stretti.
- ...O mi dici subito dove ti trovi, senza fare domande perditempo, oppure sta' pur certa che non risentirai mai più la tua compagna. -
Quelle parole furono taglienti come lame sottili. Non sentivo quel tipo di tono così ostile e tipico di un investigatore da... dal nostro primo incontro. Giorni prima.
Mi sembrava fosse passato un secolo.
Conoscendo Sarah sapevo bene che minacce del genere non l'avrebbero intimorita, infatti dopo appena qualche secondo lo vidi espirare dal naso in segno di esasperazione.
- Bene, allora a mai più... - fece per staccare la chiamata, ma si bloccò. Dopo qualche istante sorrise in silenzio.
- Perfetto. - gli sentii dire infine, con tono compiaciuto.
Senza aggiungere altro staccò per davvero la chiamata, proprio mentre imboccavamo l'enorme movimento della strada che si apriva all'uscita di quel fetido vicoletto.

Dopo qualche passo poi, si fermò giusto un attimo lasciandomi la mano, nel bel mezzo della brulicante folla tipica di New York di prima mattina che non guardava in faccia nessuno, e con pochi gesti smontò l'intero telefono. Afferrò il primo pezzo e lo scaraventò a terra con una forza così potente da addirittura ridurlo in un sol colpo in milioni di piccoli frammenti.
Restai a guardarlo scioccata, mentre disintegrava il secondo pezzo tra le mani come fosse plastilina.
- Ma... ma... siamo per strada! -
- Guardati intorno, non ci bada nessuno. E quei pochi che lo fanno al massimo penseranno che sono solo il tuo ragazzo in preda ad un attacco di gelosia, che rompe il cellulare della sua amata per qualche prova di tradimento. -
- Ah. Beh... E invece perché lo fai? - gli chiesi scettica.
Lo vidi bloccarsi per poi alzare di nuovo quegli enormi occhi color indaco su di me, appena un po' ricoperti dalla frangetta che, ci badavo solo adesso, sembrava più lunga. Quasi avrebbe potuto sistemarla di lato come un ciuffo qualunque...
Ma perché mi perdevo in stronzate del genere?
Strabuzzai gli occhi come un stralunata, per poi guardare cos'altro gli rimaneva tra le mani: la batteria.
- Pensaci, secondo te perché perderei tempo per fare una cosa del genere? -
La risposta mi colpì come un fulmine. Spalancai occhi e bocca per la sorpresa:
- ...Non dirmi che ci hanno intercettato! -
Lo vidi abbozzare un sorriso:
- Brava, sapevo che ci saresti arrivata con un po' di sforzo. -
Alzai un sopracciglio con fare offeso:
- Con un po' di sforzo? - ripetei in tono grave, incrociando le braccia in petto.
Mello scossa la testa, liquidando il discorso, e si avvicinò per porgermi la batteria.
- A questa dovresti pensarci tu, ingegna il tuo nuovo potere. - mi sussurrò con fare enigmatico.
Di mia risposta lo guardai per qualche istante immobile, confusa.
- Me... -
- Non chiamarmi in pubblico. - mi interruppe bruscamente.
- ...Io... Non posso. Non riesco ancora a controllarlo... -
- Provaci. Ma fa' presto. - disse lui, ponendomi la batteria con decisione fra le mani.
Annuii malvolentieri, e cercai di fare come mi aveva proposto. Dovevo sciogliere la batteria con il calore dell'elettricità.
Restai a fissarla per ore, mi sembrava, senza riuscirci. Cercavo in tutti i modi di ricordare come avevo potuto riuscirci poco prima, ma non mi veniva in mente niente. Mi sforzai a tal punto da strizzare gli occhi fissi su di essa, pur di concentrarmi e dimenticare le persone che avevo attorno, i problemi che col tempo crescevano, il pensiero di L alle nostre calcagna... avrebbero potuto raggiungerci da un momento all'altro.
Sì, eravamo in piena New York brulicante di gente, ma sarebbe bastato a fermarli pur di mantenersi in segreto?
Dopo un lasso di tempo che a me parve un'eternità, Mello mi strappò di nuovo tra le mani la batteria, e con fare sempre più impaziente la spezzò in due e scaraventò anche quella sul cemento duro del marciapiede. Dopodiché mi guardò di nuovo, anche se giusto per qualche istante, e abbozzò un sorriso:
- Fa niente, imparerai. Adesso non abbiamo più tempo, dobbiamo andare. -
L'ultima frase la pronunciò di nuovo con tono serio e teso.
Io non gli risposi. Davvero non sapevo cosa dire, ero solo terribilmente arrabbiata con me stessa. Perché diavolo non avevo ancora il pieno controllo del mio corpo? Per qualche momento mi era sembrato di esserci riuscita, dopo tanti sforzi... e invece mi ritrovavo di nuovo punto e d'accapo. Ero furibonda.
Mello dal canto suo sembrò aver capito da solo, così senza aggiungere altro mi afferrò ancora la mano e cominciammo di nuovo a correre tra la folla.



Arrivammo di fronte ad un palazzo dall'aria molto vecchia e dai mattoni sottili e spogli. Anche la strada era meno popolata e l'aria sapeva più di putrido.
Con passo svelto scivolammo oltre il cancello d'entrata di ferro vecchio e scrostato, già aperto, e raggiungemmo il quinto piano nel giro di pochi secondi.
Ci ritrovammo davanti ad una porta alta e larga, rossa, con in alto un piccolo spioncino e poco sotto un numero inciso: 237.
Mello ignorò il campanello e batté con forza il braccio contro il metallo invecchiato della porta. Lo fece tre volte, senza scomporsi, prima di fermarsi. Si girò poi verso di me, ci guardammo per degli istanti, e dopo di questi abbassò lo sguardo sulle nostre mani ancora intrecciate.
Fece per lasciarla ma d'istinto la strinsi forte, in modo che non potesse farlo.
Mello reagì increspando le sopracciglia.
- Mi dispiace. - sussurrai in un soffio.
Prima che Mello potesse rispondermi la porta si spalancò, e in un attimo Sarah balzò fuori come una bomba in piena esplosione.
Ignorò completamente Mello e mi strinse forte, sprofondando il viso nei miei capelli lunghi e ricci.
- Oh diamine, Sofia! - disse poi con un sospiro di sollievo.
Sentire di nuovo il suo profumo, e tenerla di nuovo così vicina, stretta a me, mi fece di nuovo sentire a casa. Mi si aprì come una voragine nel cuore, di quelle che lasciano via libera alla luce, illuminando il buco buio che avevo sempre sentito e nascosto in silenzio dentro di me da quando mi ero risvegliata dopo l'incidente.
Dopo qualche momento lasciammo entrambe la presa, e solo allora Sarah notò anche Mello.
- Oh! - esclamò, restando a fissarlo e squadrarlo dalla testa ai piedi, mentre che l'altro ricambiava lo sguardo con occhi ora taglienti e gelidi.
- ...Tu invece devi essere Mister Simpatia! - esclamò ancora, acidamente.
Il suo sguardo poi si posò sulle nostre mani ancora intrecciate, e a quella vista spalancò la bocca, tornando a guardare me. Fissandomi dritto negli occhi, cominciò anche a notare i miei nuovi aspetti da Spector. In primis...
- ...Gli occhi! Cosa ti è successo agli occhi? Non sono lentine, vero!? -
Con aria spiacente, scossi lentamente la testa, mentre che gli occhi di Sarah continuavano a scorrermi lungo tutto il corpo.
- E sei... Alta! Quando mai sei stata così alta!? Oh Cristo! - continuò, a voce sempre più alta, agitando le braccia in preda allo stupore.
- Beh, ecco... Ci sono molte cose di cui ti dovrei parlare... Per darti delle spiegazioni a quello che vedi... -
- ...Ma non abbiamo molto tempo. - m'interruppe Mello bruscamente, restando gelido e serio.
- Hai un computer? - chiese poi a Sarah, inarcando un sopracciglio.
Lei lo fulminò con lo sguardo, senza farsi intimorire.
Sapevo ancora prima di farli incontrare, che con Sarah Mello avrebbe avuto anche più filo da torcere di quanto ne avesse potuto avere con me... e la cosa era ormai ovvia anche a lui.
Non sembrò però infastidirlo, anzi, per qualche secondo vidi le sue labbra incurvarsi appena. Ad una persona meno attenta non sarebbe parso, ma io lo notai bene, e capii allora che a Mello le persone di carattere come me e Sarah a lui piacevano, anche se ci metteva un po' a dimostrarlo.
Vidi Sarah poi incrociare le braccia in petto, con fare altezzoso:
- Ti importa? -
Mello alzò gli occhi al cielo:
- Altrimenti non l'avrei chiesto, no? Ci serve. Devo fare un'operazione importante. -
Sarah stava per aprire di nuovo bocca, sicuramente per dire con parole molto poco eleganti che non gliel'avrebbe prestato, ma prevedendo le sue intenzioni la bloccai subito.
- Sarah! - esclamai con tono esausto.
- Ti prego... -
La vidi esitare, scrutandomi in volto con aria preoccupata:
- Davvero ti fidi di lui? - mi chiese poi in un sussurro, coprendosi la faccia con una mano.
Credeva forse di non farsi sentire? Peccato che stesse avendo a che fare con due Spector...
In silenzio, mi limitai ad annuire, cercando di farle capire quanto fosse importante col potere dello sguardo tra vecchie amiche.
- E va bene... - sospirò infine in tono di resa.
...Aveva funzionato.

Dopo qualche minuto ci ritrovammo nel loft glamour di Clara, sorella di Sarah, che emanava aura femminile da ogni angolo.
Mello si accomodò su un sofà rosso sangue col pc poggiato sulle ginocchia; da quando Sarah gliel'aveva consegnato si era cimentato così tanto nel lavoro misterioso che aveva detto di dover fare che ora ci ignorava completamente. Le sue dita picchiettavano freneticamente sulla tastiera scura, e i suoi occhi balenavano da una parte all'altra dello schermo in modo anche più veloce.
Gli avevo chiesto se potevo essergli utile in qualcosa, ma aveva rifiutato categoricamente.
E così io e Sarah ci ritrovammo poggiate sul letto, separate dal salotto dove c'era Mello da una semplice serranda.

Appena Sarah la chiuse, si girò a fissarmi.
I suoi capelli scuri e arruffati erano cresciuti ancora di qualche centimetro dall'ultima volta che l'avevo vista; e anche i lineamenti si erano arrotondati. Aveva preso qualche chiletto!
Indossava la sua solita tenuta da leggins e maglia lunga: New York non l'aveva cambiata.
La vidi incrociare le braccia in petto e picchiettare il piede sul pavimento, guardandomi con aria curiosa.
Aggrottai le sopracciglia, con fare interrogativo.
- E' inutile che cerchi di far finta di niente! - esplose poi lei, raggiungendomi sulle coperte chiare del letto matrimoniale sul quale ero poggiata anch'io.
- Ci sono taaaante cose che mi devi spiegare! Prima fra tutte quel bono della madonna che ti teneva per mano! State insieme? Come l'hai conosciuto? Ma soprattutto... come cazzo ti sei ritrovata a New York!? -
Scossi freneticamente la testa. Dovevo sapere che Sarah mi avrebbe bombardato di domande appena mi avrebbe rivista, così come stava facendo, eppure cercai di non pensarci fino a quando non accadde.
- Sarah per favore, è complicato... -
Come potevo raccontarle tutto? Da dove cominciare? E immischiarla in queste cose non sarebbe stato rischioso?
Ma in fondo già lo era, ed io non potevo farci niente...
Dovevo accettarlo. Accettare che tutta quella dannata faccenda era come un tornado, immenso e onnipotente, capace di coinvolgere chiunque si ritrovasse davanti. Compresa una come Sarah... ed io davvero non potevo farci niente.
Sprofondai il viso tra le mani, sospirando con esasperazione.
- Ehi, Sofia... - sentii la mano di Sarah poggiarsi delicatamente sulla mia spalla.
Sentii di nuovo anche il suo tipico odore, ed anche quello non era cambiato. Sapeva ancora di sigaretta e caffè, con una certa sfumatura alla vaniglia appena percettibile. Quella ad esempio non l'avevo mai sentita prima... merito dei miei nuovi super-sensi probabilmente.
- Ti ascolto, okay? Tanto l'angelo dai capelli rossi che ti ha accompagnata ha detto che ci sarebbe voluto un po' di tempo, quindi... parla pure con calma. -
- Non so da dove poter cominciare... Sono successe così tante cose... - dissi in tono esausto, scuotendo il viso sotto i palmi delle mie mani.
- Beh... - ora il tono di Sarah sembrava davvero cambiato. Sembrava improvvisamente divenuto serio e comprensivo.
- … Parti da dove vuoi. Sarà pur sempre un inizio. - disse poi, carezzandomi la schiena in segno di conforto.
Sospirai profondamente e abbassai le mani, liberando il mio viso, e la guardai dritta negli occhi.
- Promettimi che... non delirerai! E aspettati notizie davvero... fuori dal normale. Perché toccheremo il sovrannaturale. Okay? -
La vidi inarcare le sopracciglia come mai prima di allora, e i suoi grandi occhi castani si spalancarono ancora di più, ma non disse nulla. Si limitò ad annuire in silenzio.
- Bene... -
Così, cominciai proprio dall'incidente. Mi sembrava il punto di partenza più logico, e raccontai da lì tutto il resto... del mio risveglio a New York, con Ryuzaki... e poi ancora... tutto, in ogni dettaglio. E lei ascoltava in silenzio. A volte la vedevo esibire espressioni assurde, come quando le dissi di quando avevo baciato Ryuzaki la prima volta... o di quando Mello mi aveva detto “Ti amo” in quel modo così inaspettato e ruvido. Ecco, in quei momenti lei oltre che esibire smorfie da teatro si faceva scappare anche qualche verso di sorpresa, ma si sforzò di non interrompermi.
Lo fece solo una volta in verità, quando arrivai alla storia degli Spector.
- No, no no no no.... - disse, scuotendo la testa ad occhi chiusi.
- Mi rifiuto di crederci. - continuò in tono risoluto.
- Sarah... -
- No, Sofia! Se davvero ci ritroviamo nel mondo di Spider Man dove davvero un ragno radioattivo potrebbe creare poteri così come delle sostante miscelate, ti renderai conto che la faccenda non è uno scherzo! Allora preferisco non crederci. No, non ci credo. -
- Sarah, io sono uno Spector. -
A quelle parole la vidi raggelare; dopo qualche minuto di completo congelamento poi, scosse di nuovo la testa nervosamente e si rialzò in piedi:
- Basta... Adesso basta. -
Mi rialzai anch'io, capendo bene che per farla ragionare bisognava sbatterle in faccia la realtà per quella che era.
Afferrai la parte inferiore del letto e senza il minimo sforzo lo rialzai a mezz'aria, con una mano sola.
Sarah restò a guardare la scena scioccata, coprendosi la bocca spalancata con entrambe le mani per la sorpresa.
- Forza. - dissi a voce alta, senza guardarla direttamente negli occhi.
Riabbassai il letto senza troppa delicatezza, provocando un leggero tonfo. Poi riaprii la serranda, proprio mentre Mello si stava rialzando. Ci guardammo per qualche secondo, prima di parlare:
- Non è successo niente, sto facendo vedere a Sarah i nostri poteri... -
- Vostri!? - esclamò Sarah.
- Oh, va bene. Comunque ho quasi finito. - rispose Mello, rimettendosi comodo nella stessa e identica posizione con cui l'avevamo lasciato tempo prima.
Decisi così di continuare, e feci l'intero giro del loft alla massima velocità, ritrovandomi di fronte a Sarah nel giro di pochi secondi.
La vidi arretrare appena di un passo, ancora con entrambe le mani sopra la bocca.
- ...Velocità. -
Mi diressi di nuovo dalla parte opposta dell'appartamento, vicino la porta dalla quale poco tempo prima eravamo entrati, e le dissi:
- Copriti la bocca e sussurra qualcosa. La sentirò. -
Le mani le caddero a peso morto, esibendo per qualche tempo la bocca ancora spalancata.
- Dai, fallo... - la esortai, cominciando quasi a divertirmi.
Dopo qualche minuto di esitazione, finalmente ridiede un contegno alla sua espressione e fece come le avevo chiesto. Si coprì la bocca con una mano e sussurrò.
Dopo averla ascoltata mi scappò un sorriso:
- Sarah, no. Non esistono i ragni radioattivi. Non che io sappia almeno! - conclusi, con un'altra risata.
- Oh mio Dio! Allora... tu... -
Sospirai ancora, abbassando lo sguardo per qualche momento sul parquet consumato:
- … Udito. Sì. Questi sono alcuni dei “poteri” degli Spector. Ma non tutti. Riesco a vedere anche la polvere che si è posata sulla tua maglia da qui... -
- In effetti ho notato anch'io che avesse un'aria molto vecchia quella maglia. - mi interruppe Mello, senza alzare gli occhi dallo schermo del pc.
- Ehi! - ribatté appena Sarah, non sapendo cos'altro dire.
Si sistemò la maglietta e la colpì più volte, nel tentativo di scrollarsi la polvere di dosso.
Ritornai così da lei e richiusi la serranda. La invitai a sedersi di nuovo di fianco a me, e una volta che mi accertai che si stesse davvero riprendendo dallo shock iniziale, ricominciai il racconto... arrivando così a quel momento esatto.
- ...E' tutto, adesso. - conclusi con un sospiro di sollievo.
Trascorsero diversi secondi di silenzio, prima che Sarah potesse esplodere di nuovo:
- Che cazzo di macello! - esclamò, ora semplicemente sorpresa.
- Ma quindi... Adesso cosa hai intenzione di fare? -
Scossi nuovamente la testa, stringendo le labbra in una linea sottile.
- Non ne ho ancora idea. Per adesso sto lasciando fare a Mello, visto che ormai me lo ritrovo con me. In fondo mi fido di lui, e poi resta sempre uno dei detective più bravi al mondo, quindi... -
- A me questo Ryuzaki invece non convince... - la vidi borbottare, aggrottando le sopracciglia con fare pensieroso.
- Ha detto chiaramente che Ryuzaki non è il suo vero nome. E capisco che all'inizio possa essere una buona mossa, ma dopo tutto quello che è successo tra voi, perché non dirvi la verità? Capisco che lui molto probabilmente non si sia mai ritrovato una ragazza davanti gli occhi, soprattutto così bella, ma... resta comunque strano. E questo L poi? Se davvero c'è lui al di sopra di tutto... perché non si fa mai vedere nemmeno dai suoi? E perché se Ryuzaki resta bloccato, anche per L è lo stesso? Tipo quando ti sei risvegliata dopo l'incendio... Ha fatto precisamente il nome di Near quando ha detto che era stato obbligato ad abbandonare la gestione della missione? Non ha citato anche L? -
Tutto quel discorso mi stava intontendo... Scossi confusamente la testa, aggrottando a mia volta le sopracciglia.
- Mah, davvero... A questo punto direi quasi con certezza che L non esiste. E' solo un sotterfugio per depistare le ricerche. -
- Che? Dici sul serio!? -
- Beh, sì. O questo, oppure... L in realtà è uno dei due: o Near, o Ryuzaki. -
Stavolta fu lei a sconvolgermi, facendomi spalancare la bocca per la sorpresa.
Com'era che io non ci ero mai arrivata nemmeno lontanamente ad una soluzione del genere?
- Questo... - sussurrai con sguardo perso.
- ...sarebbe un altro bel problema, sì. Però almeno, se metti caso Ryuzaki si rivelasse davvero L... si mostrerebbe anche più comprensibile il suo comportamento. Le responsabilità che avrebbe sulle sue spalle sarebbero molto più pesanti. -
- Forse... - mi limitai a rispondere, prima che la nostra conversazione non venisse interrotta dal rumore della serranda che si riapriva.
Mello comparve di nuovo in tutto il suo splendore, con un nuovo sorriso sulle labbra. Sembrava fiero di sé.
- Bene! - esordì, sorridendoci in modo spavaldo.
- Se il comizio è finito, io direi che è ora di andare... -
- Va bene... - sospirai io, rialzandomi per raggiungerlo.
- Ma quando ci rivedremo? - sentii chiedere Sarah, dalle mie spalle.
- Praticamente non vi rivedrete. - mi anticipò Mello con tono tagliente.
- Cosa!? - esclamammo entrambe, allarmate.
Lo vidi ripiegare un angolo della bocca, alzando entrambe le mani in segno di difesa:
- Signorine, state calme! Non vi rivedrete perché tecnicamente... non vi separerete. -
- Eh? - esclamò ancora Sarah in tono confuso.
- Mello, spiegati meglio. Che intenzioni hai? -
- Non possiamo lasciarla qui, Sofia. Dobbiamo portarla con noi. -
Si voltò verso la mia compagna:
- Per cui, Sarah, prendi le tue cose nel minor tempo possibile e andiamocene. L verrà a cercare anche te, finché saprà che non te ne sei andata. -

Due ore dopo così, ci ritrovammo in una villetta di lusso nell' Upper East Side. Ci arrivammo in...
- Limousine!? - esclamammo io e Sarah, appena uscite dal palazzo del suo appartamento, mentre che vedevamo Mello aprire la portiera di una lunga limousine nera.
Sentendo la nostra reazione Mello si voltò a guardarci con fare sorpreso:
- E allora? -
- ...E allora!? - gli feci eco, scioccata.
- Come hai fatto a trovarti una limousine? E con quali soldi? -
- Ho anch'io i miei contatti, Sofia... Ora, prima che ti faccia notare ancora dai passanti e barboni tipici di Brooklyn, vorremmo entrare? -

E così, nel tragitto in limousine fino alla villetta Mello ci spiegò tutto, a cosa gli era servito il pc, e come aveva agito...
- Ho fatto un'operazione bancaria via internet. Ho spostato parte dei miei conti secondari su una carta a nome falso che avevo da sempre lì pronta in caso di queste evenienze, proprio per non avere problemi di soldi... - ci disse con aria annoiata, mentre che scartava una tavoletta di cioccolato bianco trovata lì di fianco champagne e bicchieri.
- In quanto alla limousine... ho fatto più o meno lo stesso, via computer. -
E così, proprio in quel momento, capii di aver fatto la cosa giusta a lasciarlo fare, e in fondo, anche se era difficile da ammettere in quel momento, capii anche di essere stata fortunata ad essere scappata con lui senza scelta.
Quando Mello ebbe finito di spiegare i suoi piani, mi rilassai per qualche momento sulla pelle chiara del sediolino su cui ero seduta, e passai il tempo scrutando oltre i vetri scuri che coprivano i nostri volti ai passanti. New York era la città più luminosa e affascinante che avessi mai visto. Certo, non avevo mai affrontato viaggi importanti, ma ciò che vedevo in quel momento sembrò superare qualsiasi altra aspettativa nel mondo intero. Il melting pot di cui avevo sempre sentito parlare, letto sui libri, immaginato con tanto fervore, era davvero lì, ma in una maniera completamente diversa da come me l'aspettavo. Lì c'erano tutti e nessuno, ognuna di quelle persone che vedevo camminare sui larghi marciapiedi non aveva paura di mostrarsi per quello che era; c'era l'uomo d'affari, camicia e cravatta, la ragazza snob degli alti ranghi, cappottino rosso e scarpe col tacco... ma anche ragazzi di strada, jeans larghi e maglie scure... e ancora, e ancora, e ancora.
Osservare quel mondo non mi avrebbe mai stancata.
- Sofia? -
La voce di Mello mi destò bruscamente:
- Sì? -
- Ci stiamo fermando. Siamo arrivati. - mi disse poi, cambiando tono di voce.
Mi posò una mano sulla gamba ed io la strinsi forte, stentando un sorriso.

La villetta che ci aspettava ostentava lusso a prima vista. Il quartiere in sé già emanava soldi e benessere, ma quella villetta si distingueva comunque.
La facciata esterna era caratterizzata da un largo muro di mattoni rossi che si apriva in un arco, entro il quale una piccola e sinuosa scala di marmo chiaro,dello stesso colore delle pareti dalla tonalità panna, saliva dal lato sinistro fino alla porta d'ingresso alla sua destra, delimitata da una ringhiera sottile in ferro scuro, che richiamava quello del basso cancelletto che a sua volta delimitava l'entrata dalla strada.
Appena entrati poi, il gusto del lusso si manifestò in tutto il suo splendore: un parquet chiaro rifletteva la luce del sole di mattinata inoltrata, un alto dipinto a muro sormontava alla nostra sinistra, esibendo lo scenario fiabesco di una cascata in un bosco come in un cartone animato. Alla destra dominava una scala simile a quella dell'esterno, che si rampicava fin oltre le mie spalle sulla mia testa al piano di sopra. Avanzai qualche passo, osservando ogni piccolo dettaglio, mentre che Sarah già saliva i gradini per sistemare le valige in camera sua al piano di sopra, dove Mello le aveva indicato. Sotto quelle stesse scale c'era un pezzo d'antiquariato, sicuramente di fine ottocento: una piccola sedia di legno con schienale intagliato con motivi floreali e un cuscinetto rosa scuro.
Avanzando oltre le scale e il dipinto, si apriva un salone con tappeti, lampadari, divani, sofà, finestre alte ad arco e persino un camino... il tutto nelle tonalità oro e gialle, con qualche parvenza di nero o bianco qua e là in contrasto.
Era uno spettacolo.
- Ti piace? - la voce di Mello mi sorprese ancora, come in limousine, ridestandomi.
Mi voltai verso di lui al mio fianco, con un sussulto.
- Ti ho spaventata? - mi chiese con un sorriso stranamente dolce.
- No! - risposi subito, senza pensarci sù due volte.
Mi fissò più intensamente, inarcando un sopracciglio.
Alzai gli occhi al cielo e sospirai:
- Okay, forse un po'... - ammisi, malvolentieri.
- ...Comunque sì, è bellissima questa casa. -
Lo vidi annuire con un sorriso dall'aria superba.
- Sì, lo so... -
- Scommetto che l'hai comprata già così arredata. - borbottai scetticamente, trattenendo un sorriso.
- Già, a Matthew Jeevas non piace applicare le proprie energie per arredare una casa. Qualche migliaio in più e il gioco è già fatto! -
- Matthew Jeevas? Adesso è così che ti chiami? - gli chiesi, non preoccupandomi più di esibire un sorriso.
- Già... Matt. -
- Matt? -
- No, nulla. Lascia perdere. -
E detto ciò si allontanò, dirigendosi oltre le finestre ad arco senza aggiungere altro.




ANGOLO AUTRICE
Già, è passato del tempo. Rinnovo le mie ormai quotidiane scuse di routine, ma imprevisti su imprevisti mi hanno dannato fino ad oggi, mi dispiace. xD
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, seppure, come dire... "di passaggio". Ma non preoccupatevi, fra un po' saremo alla fine, e lì si che ci saranno colpi di scena!
Grazie ancora per la vostra attenzione, è merito vostro se nonostante tante avversità, ho insistito nel continuare la storia. Grazie. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, questo capitolo in verità non mi convince... :S
Aspetto vostri giudizi! A presto! <3
P.S.
Vi "linko" le immagini dalle quali mi sono ispirata per la struttura della villetta!


https://www.google.it/search?q=upper+east+side&espv=2&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=Rr_PU4orye85muSAeA&ved=0CAYQ_AUoAQ&biw=1280&bih=613#facrc=_&imgdii=_&imgrc=wpB-hLX-_tn2MM%253A%3BejuARu62SYVcTM%3Bhttp%253A%252F%252Fcdn.cstatic.net%252Fimages%252Fgridfs%252F50f705a0f92ea110d700a743%252F4122587512221123.jpeg%3Bhttp%253A%252F%252Fny.curbed.com%252Farchives%252F2013%252F01%252F16%252Fupper_east_side_mansion_back_on_the_market_for_245_million.php%3B1000%3B703


https://www.google.it/search?q=upper+east+side&espv=2&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=Rr_PU4orye85muSAeA&ved=0CAYQ_AUoAQ&biw=1280&bih=613#facrc=_&imgdii=wpB-hLX-_tn2MM%3A%3B4cvgVcTTcQm1RM%3BwpB-hLX-_tn2MM%3A&imgrc=wpB-hLX-_tn2MM%253A%3BejuARu62SYVcTM%3Bhttp%253A%252F%252Fcdn.cstatic.net%252Fimages%252Fgridfs%252F50f705a0f92ea110d700a743%252F4122587512221123.jpeg%3Bhttp%253A%252F%252Fny.curbed.com%252Farchives%252F2013%252F01%252F16%252Fupper_east_side_mansion_back_on_the_market_for_245_million.php%3B1000%3B703

 

   
 
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