Nessuna
risposta
Stephen si affacciò alla porta del
dormitorio: «Kaito! Sei ancora lì a rimirarti allo specchio?»
Il prestigiatore rispose con un mugugno,
mentre cercava disperatamente di lisciarsi la divisa: «Promemoria, Kaito: mai
dormire con i vestiti! E qua non c’è nemmeno un ferro da stiro…
me lo insegneranno un incantesimo per stirare? Perché non c’è un corso di
economia domestica magica?»
Dopo aver litigato ancora un po’ con la
divisa, il ragazzo si decise a scendere per la colazione, dove ritrovò tutti i
suoi compagni di classe, a cui la sera prima aveva prestato davvero poca
attenzione.
Erano cambiati più di quanto Kaito si
aspettasse, ma in fondo era normale, erano in piena fase di crescita: tutti
erano più alti e con i capelli più lunghi, ad esclusione di Stephen, che aveva
optato per un taglio quasi a zero che a Kaito non piaceva per niente. Persino
Sheridan aveva iniziato a farsi crescere i capelli in un taglio più normale. La
cosa che però lo rese più felice fu scoprire che Colin era ancora con loro:
dato che si era perso metà anno causa pietrificazione, aveva temuto l’avessero
bocciato.
«Mi è toccato studiare tutta l’estate, ma
ora sono di nuovo in pari con voi!»
Nicole gli sorrise: «Ne siamo felici,
credimi! Giusto, ragazzi?»
Thomas sospirò: «Almeno finalmente possiamo
smettere di andare in giro con la macchina fotografica...»
Di tutta risposta Colin gli scattò una foto
col flash, accecandolo. Mentre il gruppo del secondo anno rideva, il ragazzo si
sfilò gli occhiali e sfregandosi gli occhi commentò: «Ma dovrò riabituarmi al
più presto alla tua tendenza da paparazzo incallito…»
Kaito rise e Sheridan lo guardò più
sollevata.
Stephen prese l’orario: «Allora, che ci
tocca stamattina? Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Pozioni…»
Kaito drizzò le orecchie: «Trasfigurazione,
hai detto?»
Il biondino lo guardò sorpreso: «Sì…»
Il prestigiatore mise la mano sulla tasca e
ne strinse forte il contenuto: «Finalmente.»
Thomas si rimise gli occhiali: «Non credevo
ti piacesse così tanto…»
«Vestes Ironing.»
Sotto lo sguardo stupito di Kaito, i suoi
abiti tornarono a posto ed Hermione sorrise: «Scusa, ma sembravi finito sotto
un camion…»
Il prestigiatore la ringraziò: «Me lo
potresti insegnare?»
«Certo.»
Fred e George, dall’altra parte del tavolo,
intercettarono Harry, decisamente di cattivo umore.
George gli passò dei fogli: «I nuovi orari
del terzo anno. Che cosa ti succede, Harry?»
Ron si limitò a sedersi dall'altro lato di
George e a lanciare un'occhiata al tavolo dei Serpeverde: «Malfoy.»
George alzò gli occhi giusto in tempo per
vedere Malfoy che fingeva un'altra volta di svenire.
«Quel piccolo idiota! Non era così tronfio
ieri sera quando i Dissennatori sono saliti sul treno. È entrato di corsa nel
nostro scompartimento, vero, Fred?»
Fred annuì, scoccando a Malfoy uno sguardo
sprezzante: «Quasi se la faceva addosso.»
George disse: «Non ero tanto contento
nemmeno io. Sono tremendi, questi Dissennatori...»
I tre Malandrini si lanciarono uno sguardo
preoccupato da un parte all’altra del tavolo, per poi osservare Kaito
parlottare con Hermione. Non avrebbero dimenticato tanto facilmente quel
viaggio in treno e c’era solo da ringraziare che Malfoy non avesse capito cosa
stava accadendo nello scompartimento quando ci era entrato per errore.
Preso dalla discussione con Hermione sugli
incantesimi utili, Kaito non sentì quasi nulla della discussione. L’unica cosa
di cui si era preoccupato era che i suoi compagni non capissero perché era così interessato alla lezione
di Trasfigurazione.
Dopotutto, di quello, non poteva proprio parlare con loro.
I ragazzi di Grifondoro e Corvonero entrarono in aula molto eccitati, curiosi di
conoscere il nuovo insegnante.
«Le lezioni saranno più interessanti che
non con Allock?»
Kaito commentò: «Ah, quello poco ma sicuro!
Non ci vuole niente ad essere più interessanti di Allock.»
Ginny sospirò: «Chissà che fine ha fatto?»
Non si ebbe il tempo di fare ipotesi,
perché in quel momento Lupin entrò in aula. Era trasandato come sempre, ma
aveva l'aria più sana che non sul treno, l'aria di uno che ha consumato qualche
pasto come si deve.
L’insegnante li accolse con un sorriso:
«Buongiorno, ragazzi! Sono felice di cominciare la mia carriera qui ad Hogwarts
con voi. Scusatemi se oggi sarò magari più insistente su qualche dettaglio, ma
è il primo giorno per me come per voi e vorrei cercare di capire bene cosa avete
fatto e cosa no per poter partire con il piede giusto.»
Kaito sorrise: questo sì che aveva l’aria
di essere un insegnante come si deve!
Lupin fece l’appello, poi si sedette e con
aria curiosa chiese: «Allora, ditemi… cosa avete
fatto l’anno scorso? Ditemi tutto quello vi ricordate: come facevate lezione,
di cosa avete parlato… parlate pure!»
Un silenzio imbarazzato calò sulla classe.
Kaito venne fulminato da tutti i compagni Grifondoro, con l’implicito messaggio
di stare buono e non farsi notare subito. Dopo un po’, un ragazzo di Corvonero si decise a prendere la parola: «Leggevamo i
libri. E qualche volta li interpretavamo.»
Lupin fece una piccola smorfia: «Ok… la teoria è importante e una simulazione può aiutare in
caso di vera emergenza… e di cosa avete parlato?»
Il silenzio si fece più imbarazzato. Tutti
avevano approfittato delle vacanze per dimenticare le orribili lezioni di
Allock.
Luna sorridendo disse: «Non abbiamo mai
parlato dei Gorgosprizzi.»
Qualcuno ridacchiò, ma Lupin non si
scompose: «Ne terrò conto. Altro?»
Dopo altri due minuti d’imbarazzo Kaito
scoppiò: «L’anno scorso era un disastro. L’unica cosa utile che abbiamo
imparato è stato l’incantesimo Expelliarmus, e solo perché il prof ha fatto da cavia!»
Risatine, cenni di assenso e mani sugli
occhi seguirono la confessione del ragazzo. Sheridan alzò gli occhi al cielo e
Ginny gli fece segno che lo avrebbe strozzato appena possibile.
Lupin cercò di riottenere il silenzio: «Va
bene, va bene. Ti ringrazio, Kaito, per la sincerità e la spontaneità, anche se
ti pregherei di non parlare più male del mio predecessore.»
Kaito fece spallucce: «Male? È solo perché
non mi ha sentito l’anno scorso…»
«… e farai bene a non farti sentire neanche
quest’anno, o mi costringerai a toglierti dei punti. La sincerità è un grande
dono, Kaito, e gradirei continuassi a usarla anche con me. Se nella mia lezione
ci fosse qualcosa che non va, dimmelo con questa stessa sincerità, va bene?»
Sheridan sorrise: «Non si preoccupi, qui
non abbiamo problemi di peli sulla lingua, come ha potuto notare.»
Lupin annuì: «Bene. Mi sono fatto un’idea
su come regolare le prossime lezioni. Inizio ad anticiparvi che con me non ci saranno… interpretazioni
letterarie, chiamiamole così. Questo non significa che non faremo teoria,
ma direi di alternarle anche con qualcosa di pratico.»
Un applauso sancì la proposta.
«Purtroppo, questi momenti di riflessione
silenziosa non ci hanno lasciato il tempo di iniziare subito, ma dalla prossima
lezione cominceremo sul serio. Grazie per la vostra collaborazione, potete
andare.»
I ragazzi si alzarono, ma Lupin parlò
ancora una volta: «Kaito, potresti fermarti un momento?»
Il prestigiatore tornò sui suoi passi: «Purché
non ci metta troppo, altrimenti la McGranitt mi toglie punti e vorrei evitare
di ripetere la performance del primo giorno dell’anno scorso…»
Il professore sorrise: «Di quanti punti
parliamo?»
«Ventuno.»
«Però! Mi ricordi tanto un mio vecchio
amico di quando frequentavo io Hogwarts… penso che
sareste andati d’accordo.»
«Se era ai miei livelli, probabilmente
avremmo demolito il castello!»
Lupin rise: «Oh, vi ci vedo benissimo, tu e
James, a far impazzire Gazza! Senti, a parte gli scherzi…
stai bene?»
Kaito annuì, ma Lupin insistette: «Non hai
più avuto problemi con i Dissennatori?»
«Se loro stanno ben lontani da me, io non
mi avvicino, poco ma sicuro.»
«Va bene, Kaito. Se avessi qualunque tipo
di problema, però, vieni a parlarmene, ok?»
Il ragazzo iniziò ad avviarsi verso la
porta: «Intesi, professore. Ora mi scusi, ma se non vado la McGranitt mi lincia
davvero!»
«Va bene. Buona giornata, allora!»
«Anche a lei!»
Kaito chiuse la porta e Lupin rimase per un
po’ ad osservarla, sovrappensiero. Dopo un minuto scosse la testa. Non poteva
lasciarsi prendere dai pensieri e dai ricordi, aveva un’altra classe che
sarebbe entrata a momenti e lui avrebbe dovuto essere pronto.
«Siete tutti pregati di studiare le pagine
undici, dodici, tredici e quattordici e di preparare la relazione. È tutto.»
Non appena la McGranitt finì di parlare,
tutti gli studenti del secondo anno raccolsero le loro cose e si prepararono
per avviarsi alla lezione successiva. Tutti tranne uno.
Sheridan, non vedendolo muoversi, si fermò:
«Kaito?»
Il ragazzo le sorrise: «Devo solo dire una
cosa alla McGranitt, tu inizia pure ad andare.»
«Sicuro? Va tutto bene?»
«Tutto benissimo, tranquilla! Ti raggiungo
subito!»
Poco convinta dallo strano comportamento
del ragazzo, Sheridan uscì dalla classe. Kaito, con una mano in tasca, si
avvicinò all’insegnante sfoggiando la sua faccia da poker per nascondere il
nervosismo. Aveva aspettato quel momento tutta l’estate.
«Professoressa? Ha un minuto? Dovrei
parlarle.»
«Dimmi, Kuroba. Qualche problema con i
compiti?»
Il ragazzo le restituì uno sguardo molto
serio: «Avrei bisogno di lei in quanto vicepreside.»
La McGranitt cambiò atteggiamento: «Cosa
succede? Riguarda forse ciò che è accaduto ieri?»
«No. Volevo chiederle come ottenere un
colloquio col preside.»
La McGranitt lo fissò dritto negli occhi,
come se volesse leggergli il pensiero: «Non è il caso di disturbare il preside
per cose di poco conto, Kuroba. Sei davvero sicuro che non possa aiutarti io?»
Il ragazzo sospirò: «Professoressa, io in
lei ho la massima fiducia e la massima stima. Se avessi problemi con i miei
compagni o di qualunque altra ragione, mi rivolgerei a lei senza esitazione,
come responsabile della mia Casa e come vicepreside. Ma, la prego di credermi,
è una questione personale riguardo alla quale, purtroppo, lei non è in grado di
rispondermi.»
La professoressa lo guardò sempre con i
suoi occhi taglienti: «Va bene, Kuroba. Non ti assicuro niente, ma proverò a
farti ottenere un colloquio. Avrai al più presto notizie.»
Kaito piegò il capo: «La ringrazio.»
Il prestigiatore uscì dall’aula tirando un
grosso sospiro di sollievo. Mise ancora una volta la mano in tasca.
Ne
valeva la pena?
Strinse forte la fodera della divisa,
facendo attenzione a non rovinare ciò che nella tasca era contenuto.
Sì,
ne valeva pena.
Per un paio di giorni, la vita trascorse
come la normale routine di Hogwarts imponeva.
Poi, una mattina, un barbagianni marrone
recapitò a Kaito una lettera.
La
McGranitt mi ha comunicato la tua richiesta d’incontrarmi.
Ti
aspetto questa sera nella Sala Professori alle 21.30. Porta con te questa
lettera, nel caso il signor Gazza ti fermi, così non ci saranno problemi.
A
questa sera.
Albus
Silente
Kaito sorrise e infilò la lettera in tasca.
Finalmente era giunto il momento della verità.
Il rumore dei cardini che cigolavano fece
sfuggire a Kaito un’imprecazione nella sua lingua natale. Si era presentato
puntuale all’appuntamento con il preside, dopo aver cercato inutilmente di
schivare il custode, che puntualmente l’aveva intercettato. Solo la firma di Silente
l’aveva salvato da una punizione certa.
Il prestigiatore si guardò intorno. Era
entrato là dentro qualche mese prima, ma ricordava ogni centimetro di quella
stanza: mentre aspettavano la McGranitt lui, Harry e Ron l’avevano percorsa in
lungo e in largo in preda all’ansia. Ricordava piuttosto bene anche l’armadio
in cui si erano nascosti. Però sotto la luce tenue della luna piena tutto aveva
un’aria decisamente più spettrale. Sembrava quasi di sentire dei colpi
provenire dall’armadio…
«Buonasera, Kaito.»
Il prestigiatore sussultò: «B-buonasera professore!»
La barba del preside sembrava quasi
risplendere al buio: «Tutto bene?»
«Sì, mi ha solo spaventato!»
L’anziano ridacchiò: «Ho sorpreso Kaito
Kid, non male per un vecchietto come me!»
«La presenterò a Nakamori,
allora.»
Silente tornò serio: «Allora, cosa può fare
il preside di questa scuola per te che la McGranitt non può fare?»
Kaito tirò fuori dalla tasca quello che
aveva custodito gelosamente per mesi: «Guardare con molta attenzione questa
fotografia.»
L’uomo si sistemò meglio gli occhiali e,
facendo luce con la bacchetta, prese la foto che il ragazzo gli porgeva con
cipiglio quasi da detective.
«Quella foto ritrae gli spettatori di uno
degli ultimi spettacoli di mio padre. In prima fila ci siamo io e una mia cara
amica. Ora, mi spiega cosa ci faceva uno dei più grandi maghi del mondo a uno
spettacolo di prestidigitazione? Per di più seduto proprio dietro di me? E non
lo neghi, quella barba è piuttosto inconfondibile…»
Silente sospirò: «Non ho intenzione di
negare l’ovvio. Sì, Kaito, quello seduto dietro il tuo posto ero proprio io.»
Kaito sputò fuori il dubbio che aveva da
tempo: «Mi stava forse sorvegliando già da allora? C’entra qualcosa il fatto
che sia arrivato qui con cinque anni di ritardo? Perché, sinceramente, la
storia del gufo in ritardo fa acqua da tutte le parti…»
«Hai l’atteggiamento del detective, sai?»
Kaito sorrise: «Ne ho frequentati fin troppi…»
Il preside gli restituì la foto: «Mi
dispiace, ma non posso dirti di più.»
«E perché?»
Il preside lo fissò dritto negli occhi,
come se volesse leggergli l’anima: «Sai cos’è un Voto Infrangibile?»
Kaito sostenne a fatica quell’azzurro
sguardo indagatore: «Una… scheda elettorale che non
si può strappare?»
«No. È una promessa fra maghi. Un tipo di
patto siglato con la magia, impossibile da infrangere, pena la morte. Io ne ho
siglato uno che m’impedisce di spiegarti perché sia presente in quella foto e
perché ti abbia convocato ad Hogwarts così tardi fino a quando tu non abbia
raggiunto la maggiore età…»
Kaito esultò: «A posto, allora! Ho
diciassette anni!»
Silente sorrise divertito: «… nel mondo babbano.»
Il ragazzo rimase con la bocca spalancata
per un paio di secondi, preso in contropiede: «… ehi, ma così non vale! Non si
possono cambiare i termini del contratto? Non mi va di aspettare fino ai
vent’anni!»
«Mi dispiace, Kaito, non è una condizione
che ho posto io… scusa, perché vent’anni?»
«L’età in cui si diventa maggiorenni… in Giappone è così.»
«In Inghilterra sono solo diciotto.»
Kaito lo guardò sollevato: «Oh, allora va
già meglio!»
«Dipendesse da me ti direi tutto ora, ma
purtroppo non posso. Potrei anche cominciare a rivelarti qualcosa, ma morirei
prima di concludere e tu perderesti la tua unica fonte d’informazioni. Ti
chiedo solo un anno di pazienza. Un anno ancora e ti prometto che risponderò ad
ogni tua domanda. Sono disposto a siglare con te un altro Voto Infrangibile.»
Il ragazzo sospirò, un po’ deluso: «No,
lasci stare, mi pare che lei ne abbia stretta fin troppa di quella roba e non
voglio averla sulla coscienza. Mi fido della sua parola e le concedo un anno.
Poi, se non risponderà, potrebbe ricevere una visita dal ladro gentiluomo…»
«Non ce ne sarà bisogno. Preferisco avere a
che fare con Kaito Kuroba.»
Kaito si avvicinò all’armadio dove
custodivano i mantelli dei professori: «Con lei devo sempre aspettare un anno
per sapere qualcosa… poco più di un anno fa lei aveva
trasfigurato l’armadio della mia cam…»
Non ebbe il tempo di finire la frase. Di
colpo l’armadio si spalancò e uscirono dalle sue ante un centinaio di pesci di
tutte le specie, che circondarono Kaito e iniziarono a girargli intorno, in un’ombra
scura tanto simile a un mantello di un Dissennatore. Il ragazzo non urlò, non
disse nulla, si limitò a irrigidirsi e a trattenere il respiro.
Silente tirò subito fuori la bacchetta:
«Indietro, Kaito!»
Il ragazzo riuscì a malapena a tirare fuori
un filo di voce: «E come? Sono circondato…»
Il preside ruggì: «Riddiculus!»
I pesci arretrarono e sembrarono rivolgere
a lui la sua attenzione. In pochi secondi si riunirono a formare una figura
umana. Sì, era una bambina, magra e dall’aspetto etereo, ma con il volto molto
serio. Puntava un dito verso Silente in modo accusatorio.
L’uomo sorrise tristemente: «Avresti tutte
le ragioni del mondo, Ariana… se solo fossi tu.»
Un altro colpo di bacchetta e Ariana, o
qualunque cosa fosse, si ritirò nuovamente nell’armadio, che iniziò a tremare,
come se qualcuno all’interno stesse cercando di liberarsi. Con un leggero movimento
del polso Silente fece comparire un solido lucchetto.
Il preside sospirò, per poi voltarsi verso
Kaito, ancora paralizzato dal terrore: «Tutto bene?»
Il ragazzo era bagnato fradicio di sudore:
«Che…»
«Un Molliccio. Sono creature che si
nascondono nei luoghi bui e che allontanano gli aggressori mostrando loro le
peggiori paure.»
«Ah, per un attimo ho pensato si volesse
vendicare per averla fatta venire qui stasera…»
Silente scosse la testa: «Al contrario,
Kaito. Sono felice di aver parlato con te, ma penso che per stasera abbiamo
avuto entrambi un po’ troppe emozioni. Torna nel dormitorio, domani mattina
avvertirò il professor Lupin di questo piccolo ospite indesiderato, così potrà sbarazzarsene… o costruirci sopra una lezione.»
«Spero sinceramente non con noi, una volta
mi è bastato e avanzato. Buonanotte, professore, e non dimentichi la sua
promessa.»
«Non lo farò.»
Il ragazzo uscì dalla stanza e risalì le
scale sovrappensiero. Perché la più grande paura di Silente risultava essere
una ragazzina? Se aveva paura degli adolescenti, mettersi a capo di un istituto
scolastico non gli sembrava una gran pensata. Ma soprattutto, chi poteva aver
mai fatto un simile patto con Silente, al punto da costringerlo a mettere in
gioco la sua vita? Cosa c’entrava lui in tutto questo?
Silente rimase nella sala insegnanti ancora
a lungo, con l’unica compagnia del Molliccio che si agitava nell’armadio.
Si
strinse ancora una volta il polso: «Ho mantenuto la mia parola, vecchio mio, e
non parlerò per un anno ancora… però nulla del nostro
patto mi vieta di controllare se la nostra supposizione era corretta, vero? Non
voglio credere che tu sia morto invano…»
Buongiorno a tutti! Ecco qua il nuovo capitolo, che dice tutto e
dice niente, lo so, ma vi dà una meta... fra un anno (spero non in tempo reale)
saprete anche voi la verità!
Intanto, come al solito, ne approfitto per ringraziare Lunaby, Cicci 12, darkroxas92 e Tsuki no Sasuke per le loro
entusiastiche recensioni.
Prossimo capitolo? Faremo un piccolo salto temporale e passeremo
direttamente ad Halloween. La prima parte dell’anno scorrerà più veloce
rispetto all’anno precedente, ma vedrete che la seconda vi ricompenserà... o
almeno spero!
Al prossimo capitolo!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92