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Autore: Brida    26/07/2014    1 recensioni
Questa è la storia dell'infanzia e della tormentata adolescenza di Brida Cousland destinata a salvare il Ferelden dall'invasione della Prole Oscura.
Dal 5° capitolo:
"Mi fai una promessa piccola lady?"
"Una promessa?" chiesi stupita guardando il suo volto.
Quasi automaticamente fissai una delle sue tante, piccole cicatrici. Era un guerriero esperto e quelle cicatrici lo testimoniavano.
"Farai sempre ciò che ritieni più giusto, a dispetto di quello che ti diranno gli altri, me lo prometti?"
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode e i suoi compagni'
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“Per la barba di Andraste, ma che freddo fa in questi monti gelati??” la voce di Oghren ci scosse tutti mentre percorsi da tremiti continuavamo a salire, sempre più in alto, verso Haven.

Mi sentivo una stupida a credere che proprio laggiù, nel mezzo del nulla, si potesse trovare la più celebre delle reliquie, eppure continuavo a camminare.
‘Andraste… davvero sei esista?’ mi chiedevo mentre avvertivo il freddo penetrarmi nelle ossa e farmi quasi male.

“Che il Creatore ci protegga e vegli su di noi mentre cerchiamo di raggiungere la sua Sacerdotessa. Andraste sorridici e non nasconderti a noi  che ti veneriamo…”
riprese a pregare Leliana che, forse, sopraffatta dalla stanchezza si era fermata giusto un attimo.

“Santarellina risparmiaci per favore, non riuscirò a sopportarti un altro attimo se continui a farneticare ad alta voce” protestò la Strega. Leliana non cedette alle sue provocazioni.

“Stiamo cercando le Sacre Ceneri di Andraste, dunque siamo in pellegrinaggio verso una santa reliquia, per questo mi sento più che giustificata nel continuare con le mie preghiere” affermò sicura di sé guardando Morrigan con i suoi occhi limpidi, resi quasi bianchi dalla neve che scendeva  dal cielo.

“Ah sì? E’ buffo come tu sappia fingere così bene… Eppure fino a poco tempo fa eri così diversa. Pensi di riuscire ad ingannare proprio me? Davvero lo credi, Bardo d’Orlais?” l’espressione di Leliana si fece di ghiaccio. Rimase come impietrita e io guardavo le due donne preoccupata.

“Tu… come osi…” le puntò contro un dito la rossa.

Leliana divenne colma di rabbia “Non osare parlarmi così Morrigan. Io… è vero. Sono stata un Bardo e ho imparato così a combattere e a difendermi. Ma ho lasciato perdere quella vita molto tempo fa. Andraste mi ha chiamata a sé, mi ha detto di seguirvi e ora questo è il mio unico interesse” .

“Non mi sembra il momento giusto per litigare, che ne dite di continuare a camminare?” cercai di chiudere la discussione. Sapevo del passato di Leliana, lei stessa me ne aveva parlato in una notte piena di stelle. Ma era cambiata e solo questo era importante.

“Solo se l’Orlesiana chiude il becco ed evita di assillarci con le sue false preghiere” di nuovo provocò Morrigan.

“Io la smetterò quando tu  rinuncerai a spargere odio e discordia. Il percorso che stiamo seguendo è uno di pace e di amore. Tu non sai nemmeno cosa siano queste cose, Morrigan” parole dure uscirono dalle labbra delicate di Leliana.

Pace e amore…
Guardai il cielo, bianco e candido come la neve che mi circondava.
‘Come sono giunta fino a qui? Com’è potuto accadere?’. Mi chiesi in un attimo di sconforto.

Eppure ero stata così vicina, Denerim, la città dove si trovavano Loghain e l’Arle Howe.
La città dove avevo rischiato di perdere tutto, ogni cosa…
 
 
 
“Sten? Sten stai bene??” sporca di sangue e polvere mi avvicinavo al Qunari, sdraiato per terra, inerme. 

“Wynne, ti prego…” richiamai la maga che mi si affiancò velocemente.

“Ha delle ferite gravi…” commentò lei avvicinandosi al gigante. Le ginocchia mi cedettero, e sentii la testa girarmi “E anche tu…” aggiunse lei.

“Ci penso io” la voce di Leliana, mentre intorno si faceva tutto sempre più scuro, sempre più lontano.

La mia mano, la osservai: era sporca di sangue.
“Che cosa è successo? Che cosa è successo?” un’altra voce conosciuta.. ma  non riuscivo bene a distinguere chi fosse.
“Una trappola” mugugnai solo.

“Dov’è? Dov’è?” sollevai lo sguardo e cercai una persona. Lui.
“Chi? Chi cerchi?” occhi felini, Morrigan.. Le sue mani, la sua magia su di me.
“Z…” provai a dire.

“Brida resta con me!” un’altra voce, ma chi?
“Ze…” crollai a terra.
“Zevran!” dissi e tutto improvvisamente svanì davanti al mio sguardo.
Soprattutto lui.
 
Urla, intorno a me… che stava succedendo?

“No, non possono restare, non potete restare! Io non vi conosco…”.

Avvertii ancora un forte mal di testa, mentre cercavo di mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo.
“Non ti conosco!”.

“Ti prego, Goldanna, non sappiamo dove andare, sono feriti!”.
“Quello specie di mostro io non lo tengo in casa, con i miei bambini!”.
“E’ ferito molto gravemente… ti prego, siamo fratelli”.

“Non provare nemmeno a nominare questa parola in fronte a me, andatevene tutti o chiamo le guardie, ora!”.
Cercai di alzarmi in piedi “Alistair” riconobbi l’uomo di fronte a me.
“Ecco, lei si è alzata, ora potete pure…”.

“Ma stai zitta” le mani di Morrigan si illuminarono per un secondo, di un azzurro che si diffuse in tutta la stanza e in quel mentre la donna dai capelli rossicci che stava parlando con Alistair crollò a terra.
“Mamma!!” un miliardo di bambini mi sfrecciò accanto mentre Alistair fulminava con lo sguardo la Strega.
“Sta solo dormendo, non sopportavo più la sua voce petulante”.

“Bambini aiutatemi a portarla a letto, mamma è solo molto stanca” vidi Leliana che si dava da fare per sollevare la donna lanciandomi un debole sorriso.
Mentre lei scomparve dalla mia vista mi accorsi di avere una benda sul fianco destro e di essere in una casa di legno mai vista prima.
“Brida stai bene? Wynne è andata a comprare delle erbe che potranno servire a te e a Sten” si avvicinò Alistair.

“E Oghren è con il tuo Mabari alla ricerca di quel traditore” aggiunse Morrigan con evidente disprezzo.
“Traditore? Che è successo?”.
“Come non ricordi?” mi domandò Alistair.
Scossi la testa confusa.

“Tu e Sten eravate con Lucky quando sono spuntati i Corvi, gli assassini di Antiva, volevano Zevran… ricordi?”.

Alle porte di Denerim certo, eravamo avanzati noi per primi e di nuovo ero cascata in una trappola di quei delinquenti Antiviani.
Ma stavolta non avevo guadagnato un alleato, ma l’avevo perduto.
“Zevran… mi ricordo ora. Lui non si trova?” chiesi ai miei due amici.

“No, è scomparso”.

I Corvi erano venuti per lui, per riprenderselo, per ributtarlo in quella vita di massacri gratuiti per sopravvivere. E lui non aveva mosso un dito per fermarli, anzi.
Era stato lui a farli venire lì.

“Sorpresa” ricordavo ancora il suo sorriso, la sua evidente sensazione di vittoria, mentre mi voltava le spalle.

Mi tradiva.

Di nuovo mi ero fatta ingannare, così facilmente…
“E noi siamo ricercati” Alistair mi mostrò un foglio dove erano disegnati i nostri due volti.
“Siete dei fuorilegge” commentò Morrigan “ e a quanto pare Loghain paga bene per avervi, vivi o morti”.
“Non ci avrà” affermò deciso il Custode.

“Ma noi non possiamo rimanere qui” non avevo bisogno di parole per capire che anche lui, in qualche modo, era stato tradito. Tradito da ciò che si ha più caro: il proprio sangue, la propria famiglia.

Fissai per un lungo istante i suoi occhi color nocciola, quasi scordandomi che nella stessa stanza c’era anche la Strega.

“Siamo noi la tua famiglia Alistair, troveremo un altro posto, troveremo una soluzione… Dobbiamo solo scoprire dove abita Fratello Genitivi e poi faremo finta non sia successo nulla di tutto questo” gli dissi cercando di rincuorarlo.

“Grazie” rispose lui sorridendomi, mentre i suoi occhi mandavano un dolce bagliore.

“Siete davvero patetici, ve lo trovo io quest’uomo di Chiesa fanatico e credulone. Non ringraziatemi” sia io che Alistair scoppiammo a ridere mentre Morrigan si trasformava in un Corvo e usciva dalla finestra ancora gracchiando.

Mi sedetti un attimo sul letto in cui ero stesa precedentemente, guardando l’enorme gigante sdraiato su una branda di fronte a me. Pareva così calmo e rilassato, lui che era sempre così duro, lui che sembrava sempre pronto a combattere e a non arrendersi alle emozioni.
Ora pareva così fragile e debole.

‘Quante cose si possono capire in una notte, quante…’
Alistair si sedette di fianco a me mentre la voce melodiosa di Leliana risuonava dalla stanza accanto. Stava raccontando una storia ai figli di Goldanna, i nipoti di Alistair.
Una famiglia che non avrebbe, molto probabilmente, mai più rivisto.
Lui mi prese per mano e me la strinse, sorridendo appena.

“Resisti Sten, resisti” sussurrai, aspettando che Wynne tornasse per curarlo.

Ma non pensavo davvero a lui, non pensavo nemmeno a Morrigan che volava nel cielo, in una notte buia come non mai.
Non prestavo attenzione all’affetto che mi dimostrava Alistair, o alla storia che raccontava Leliana.
Vedevo il mio cane e Oghren vagare per le vie, e l’elfo. Quell’elfo a cui mi ero, dopotutto, affezionata e che mi aveva abbandonata.

Volevo solo avergli potuto chiedere una cosa, un’ultima cosa. Prima che scomparisse, prima che la polverosa Denerim l’avesse inghiottito e gettato lontano da me.
 
 
 
“Avete un Padre? Credevo esistessero solo Madri nella Chiesa” la voce di Alistair risuonò dietro alle mie spalle.

I bambini a cui avevamo chiesto fecero spallucce e subito dopo svanirono dalla nostra vista.

“Qualcosa non quadra” commentò Leliana “Sono sicura che non esistano Padri in seno alla nostra Santa Chiesa”.

“Beh almeno sono originali qui sulle montagne” la Strega cercò di nuovo di mettersi in urto con l’Asserente.

“Ho bisogno di birra, caldo.. fuoco e tanta birra!”.

“Dobbiamo trovare questo… Padre Eirik e chiedergli se ha visto Fratello Genitivi. E magari anche un poco di ospitalità”.
Il freddo mi era ormai entrato nelle ossa.

“Questo luogo… è protetto da un qualche incantesimo, lo avverto. Stai attenta Brida, non fidarti di questo uomo, di quest’uomo, Eirik…”.

“Io non mi fido di nessuno” risposi all’anziana donna.

‘Come può non congelarsi, lei che è già morta?’ mi chiesi un attimo guardando la chioma canuta della maga e il suo aspetto debole.

“Andiamo” avevo un brutto presentimento.

La testa sembrava faticare a mantenere la sua concentrazione, la tormenta di neve pareva sempre più violenta.
‘Non posso fermarmi, non posso arrendermi’ mi dicevo nella mente come se quei pochi passi che mi separavano dalla Chiesa locale fossero pesanti e difficili da portare a termine.

“So chi sei. E non ti permetterò di fermarmi” una voce mi penetrò nella testa mentre varcavamo la soglia. Improvvisamente vidi uno ad uno i miei amici cadere a terra, svenuti, anche il mio cane.

Solo io e Sten rimanemmo in piedi.

Lui impugnò l’arma spaventato, mentre un anziano uomo di fronte a noi brandiva un bastone magico, minaccioso.

‘Magia del sangue’ compresi guardando come fluiva dalle sue braccia un liquido rosso, il suo sangue, da cui traeva potere.

“Custode, le tue recenti ferite hanno protetto tu e il tuo amico, ma non potranno proteggerti di nuovo. Brida Cousland, so cosa vuoi e non permetterò a nessuno di disturbare la Sacra Andraste” rimasi a bocca aperta mentre lui pronunciava queste parole.

Guardai il gigante per un attimo e poi entrambi caricammo il mago di fronte a noi.
“Tu non mi puoi fermare!” tuonò la sua voce nella mia testa.

‘Ti sbagli’ pensai.

Quello stesso gesto, quella carica piena di rabbia era avvenuto non molto tempo prima, in tutt’altro luogo.
Ero sola allora, spaventata e ancora dolorante, ma il mio cuore pulsava di risentimento.
 
 
 
“Non ti lascerò scappare!” urlai al mio avversario.

“Credo tu non abbia molta scelta. Un combattimento attirerebbe troppe guardie, e questo lo vogliamo evitare entrambi, quindi la soluzione migliore è che io me ne vada e che tu smetta di cercarmi” mi rispose l’elfo. Io di nuovo tentai di colpirlo con un fendente laterale, ma Fiocco lo mancò di un soffio.

Era quasi l’alba e avevo passato la notte intera a cercare una risposta, vagando per Denerim. Non pensavo davvero che l’avrei trovato ancora lì, mi sembrava sciocco e scontato, dopo tre giorni …

E invece mi era comparso davanti, improvvisamente, quasi mi avesse cercato.
“Riponi la tua arma e lasciami andare” di nuovo mi suggerì.
“Ne vale la pena uccidere un elfo divertente come me?” ironizzò.

“Se non vuoi che ti uccida fermati e dammi delle risposte” lo sfidai.

I primi raggi illuminavano il suo volto che in quel momento si piegò in un misterioso sorriso.
“Per quale motivo credi che io sia ancora qui, a Denerim”.

“Ti stavo cercando” mi disse. Quindi non voleva davvero scappare.

“Vuoi finire il tuo lavoro?” gli domandai con gli occhi iniettati di risentimento.

“No e sapevo Taliesen avrebbe fallito. Non ce l’ho fatta io, come poteva lui? Ma dovevo liberarmi”.

“Se volevi andartene potevi chiedere” gli risposi.

“Davvero? Eppure pensavo di essere tuo prigioniero Brida, cosa ti ha fatto cambiare idea su di me?” mi provocò, pur sapendo che ormai avevo imparato a fidarmi di lui. A torto.

Mi avvicinai a lui pericolosamente “Sono quasi morta. Zevran, il tuo amico stava per uccidere Sten e me. Perché? Perché ci hai traditi? Volevi soldi? Volevi davvero tornare indietro?”.

“Certo che no, non voglio tornare ad essere un Corvo e anche se Taliesen ti avesse uccisa io me ne sarei andato lo stesso, sparito nel nulla”.
“ E allora cosa ci fai ancora qui?” non capivo.

“Potevo andarmene senza salutarti?”  mi fece un occhiolino.

“Non voglio scherzare Zevran, non voglio che tu mi tratti così… Qual è la verità?”.

“Davvero non capisci? Più andiamo avanti peggio è, come puoi non vederlo?”.

“Di cosa stai parlando?”.

“La missione, distruggere l’Arcidemone, salvare il mondo. Io non sono fatto per questo genere di cose, io non sono un eroe. E nemmeno tu lo sei… Hai mai pensato a cosa farai dopo? A cosa accadrà se davvero riuscissi nell’impresa?” le sue parole mi lasciavano basita.

Dopo qualche secondo di silenzio riprese “Tenevi me tuo prigioniero, meditavi vendetta contro il nemico della tua famiglia e non ti sei nemmeno accorta di star costruendo la tua prigione dorata. Chiusa dietro quattro mura dovrai ricostruire l’Ordine, dovrai impegnarti a ricoprire il tuo ruolo di Eroina. E io so che non è questo che vuoi”.
“Che cosa vuoi dire?”.

“Non c’è felicità per te tra i Custodi, non ce ne sarà mai. Il mondo andrà avanti, Alistair lo può salvare, e oltre a lui scommetto che ci sarà qualche altro eroe disposto a sacrificare tutto per la causa, ma quella non sei tu. Vieni con me, abbandona tutto, e tutti e lascia da parte questo fardello. Fingerò di averti ucciso e di essermi sbarazzato del corpo, sarà facile...” non riuscivo a credere alle sue parole.

“Uccideremo l’Arle Howe e ce ne andremo da qui… Lontano dalla Prole Oscura, lontano dalla tua vecchia vita nobile che non hai mai amato, vicino a quello che hai sempre desiderato: la libertà” mi aveva letto, in tutto quel tempo, in quelle poche parole che mi ero lasciata sfuggire. Mi aveva conosciuto meglio di chiunque altro.
E sapeva che più di ogni cosa desideravo davvero andarmene e abbandonare tutto e tutti.

“Io… non posso Zevran” balbettai confusa.

“Certo che puoi. Io e te siamo uguali” i suoi occhi foglia e sempre svegli e attenti si posarono sul mio volto.

“Abbiamo vissuto costretti in un rigido sistema a cui non siamo mai appartenuti veramente. E adesso ci troviamo qui, catapultati in un’assurda avventura che non c’entra nulla con noi. Non so cosa ci accadrà, non posso assicurare che viaggiando con me vivrai una vita lunga e morirai in un letto caldo, ma posso dirti per certo che non ti annoierai e che finalmente potrai vivere fino alla fine senza obblighi o doveri di sorta”.

“Perché mi offri questo?” gli chiesi dopo qualche secondo di silenzio.

“Per ripagare la tua fiducia. Mi hai risparmiato la vita e ora anch’io voglio offrirtene una nuova e migliore. Allora? Vuoi continuare a fingerti l’eroina che non sei? O vuoi finalmente abbracciare la vera Brida che sai di essere?”.

La ragazzina selvaggia, quella che Madre Mallol aveva tanto criticato e che aveva provocato così tanti dispiaceri ai suoi genitori. Quella che amava correre nei prati, buttarsi nel fango, cantare e bere birra in compagnia. Ero io quella? Era quella la vita che mi sarebbe aspettata insieme a Zevran?
Guardai la mia armatura, la ferita profonda che ancora mi segnava e avvertii come la mia esistenza stava mirando nella direzione opposta rispetto ai miei desideri più nascosti.

Aveva ragione l’elfo: non ero più prigioniera del mondo dei nobili, ma essere Custode mi poneva all’interno di una gabbia ancora più stretta. Avevo un dovere, pressante, dovevo salvare il mondo. E anche una volta compiuto questo nulla mi avrebbe mai più potuto separare dal destino dei Custodi. Ero di nuovo intrappolata nella mia stessa esistenza.
Ma non ero sola.

Ripensai al sogno di Alistair, al suo desiderio nascosto di vivere semplicemente accanto a sua sorella. Sogno che non si sarebbe mai realizzato.
E ripensai a tutti i miei compagni di viaggio, e anche alle persone che avevo incontrato durante il mio percorso: il Primo Incantatore Irving,  Bann Teagan, Lanaya, Lord Harrowmont, Flemeth, Duncan… Tutte persone che avevano riposto in me la loro fiducia.
Non potevo abbandonarle, non potevo tradire il loro sostegno. Forse Alistair li avrebbe salvati, forse il mio aiuto sarebbe stato superfluo ma io non ero come Zevran o l’Arle Howe, io non sceglievo il tradimento e la fuga.

In questo l’elfo si sbagliava terribilmente.

“Noi non siamo uguali Zevran. Simili in alcune cose, ma non identici. Ho promesso a molte persone che farò di tutto per fermare questo Flagello e sebbene questa non sia la vita che ho sempre desiderato comunque devo combattere. Lo devo fare, capisci? Per chi ha creduto in me, per chi mi ha dato fiducia”.

“Immaginavo avresti risposto così, ma dovevo provare…” di nuovo un sorrisetto accattivante si dipinse sul suo volto spigoloso.

“Questo è un addio, dunque? Non vuoi provare davvero a rimanere?”.

“No, io non sono così Brida e forse un giorno rimpiangerai questa tua scelta, rimpiangerai di non aver lasciato ogni cosa. Mi verrai a cercare e chiederai il mio aiuto, perché avrai bisogno di un modo per sentirti viva, di un modo per evadere dalla gabbia dorata che ti stai costruendo. Addio Cousland e Custode. Non ci rivedremo più fino ad allora, ma io sentirò parlare di te, ne sono certo. Così tanto che non mi sembrerà di averti mai abbandonato”.

“Addio Zevran Arainai…” sussurrai appena mentre l’ombra dalla bionda capigliatura scivolava per le vie.

Tremai ascoltando la sua profezia e sospirai sommessamente.
Avevo ormai deciso. Ero un Custode e avrei combattuto per l’Ordine, per il Thedas, fino alla fine.
 
 
“Fratello Genitivi, Fratello!” diedi delle scosse all’uomo che si trovava sdraiato di fronte a me.

“Che succede? Padre Eirik.. dov’è?” ero sporca di sangue e con me Sten.

“E’ morto” risposi semplicemente.

“Avete delle ferite gravi Fratello, permettetevi di curar…” Wynne si era risvegliata e con lei gli altri miei compagni.

“Non abbiamo tempo. Il tempio, sulla vetta, dobbiamo andare laggiù. Lì si nascondono le Sacre Ceneri, ne sono certo!” la interruppe lo studioso.

Un terribile ruggito risuonò in quel momento. Proveniva dal cielo, sopra di noi.
Il sangue mi si gelò all’istante.
Niente riposo, niente caldo, niente ospitalità, niente birra.

Ci aspettava un terribile drago e un intricato labirinto tra i ghiacci.
Ma quella strada avevo scelto, quella via. Salvare il mondo, quello era il mio dovere.

Quella la mia strada.




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Ebbene sì, dopo moooooooolto tempo torno a modificare e riscrivere un capitolo che, essenzialmente, avevo pubblicato di tutta fretta e non ero riuscita a costruirlo come volevo. Purtroppo quando si inizia l'università il tempo scappa e bisogna cercare di concentrarsi su una cosa alla volta. Questo mi ha aiutato, infatti adesso ho finito gli esami e fino ad inizio Ottobre sarò libera di dedicarmi a quello che voglio, compreso leggere e scrivere su EFP, e sono davvero soddisfatta dei miei risultati anche se hanno implicato l'abbandono momentaneo del sito (purtroppo non sono brava ad usare le cose con parsimonia, sono più da 'o tutto o niente'. 

Parlando del capitolo :) L'abbandono di Zevran, che in media lo si vive solo se non si riesce a legare col pg, e i ghiacci di Haven. Ho unito i due momenti perché Brida, dopo l'addio del compagno, avverte dentro sé un freddo sferzante che, tuttavia, può combattere, può allontanare, come fa con Eirik.  
La domanda vera può essere... perché ho voluto che Zev se ne andasse? Perché non gli ho permesso di diventare il miglior amico di Brida e di godersi onore e gloria? Perché per me Zevran non è quel tipo di personaggio, non lo vedo come un eroe. Lui è un animo libero, un fuggitivo, e questo è il suo lato bello e anche il suo lato triste. 
Non riuscirà mai davvero a fermarsi, a legarsi e ad essere pienamente felice. Questo è il suo fascino. 

Ora per me inizia un momento di viaggi che durerà fino a Settembre quindi, purtroppo, sia nella lettura che nella scrittura dovrò, nuovamente, fermarmi. Ma mi piace aver ripreso questo racconto e sentire che, nonostante il tempo passato, ancora ho voglia di continuarlo, ancora ho voglia di concludere le vicende di Brida, giovane e fragile, forte e speranzosa. Pronta ad affrontare ancora molte sfide e a combattere per quello in cui crede. 

Un saluto a chiunque mi sta ancora leggendo o mi leggerà :) Buona estate!
  
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