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Autore: irispaper29    26/07/2014    8 recensioni
Un anno è passato dalla sconfitta di Gea. Hazel sta cercando di accettare la morte di Frank, e Leo cerca di esserle vicino come meglio può. Jason e Piper stanno bene insieme, sono felici, ma comunque distrutti per la guerra. Annabeth e Percy stanno cercando di dimenticare il Tartaro e di ricostruire le loro vite. Ma Nico è quello che sta peggio, sarà messo a dura prova. Cerca di isolarsi, non vuole tornare al Campo, perché deve assolutamente dimenticare quell'amore impossibile.
"Forse era iniziato tutto per questo. La solitudine e la mancanza della sorella l’aveva spinto ad odiare e poi ad attaccarsi alla prima persona disponibile, quella che gli ispirava più protezione. Era forse quello il motivo per cui soffriva tanto. Una punizione per aver causato la morte di Bianca? Era per questo, che sentiva un forte dolore al petto ogni volta che vedeva quei due insieme?
Perché ormai non poteva più negare a se stesso che lui si fosse innamorato perdutamente di Percy Jackson".
Reperibile anche in inglese su fanfiction. net
Attenzione: possibili spoiler di "la casa di ade".
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Nico borbottò qualcosa. Lui non voleva sembrare un eroe. Non lo era di certo. Eppure Jason lo aveva guardato come se lo fosse. Ne aveva parlato come se lo fosse. Ma lui non era un eroe. Lui era quello che si nascondeva da tutto e da tutti. Come poteva essere un eroe? Era solo un ragazzino innamorato che scappava da un adolescente stupido, prestante e abbronzato.

:-Smettila-borbottò di nuovo. –Io non sono altruista, ne generoso. Sono qui solo perché così potrei far stancare Afrodite.

:-Come vuoi, Nico-disse Jason con voce ironica, e lo guardò come a dire “E ti aspetti che io ci creda?”.

:-Dei, Jason, quanto ti odio-disse Nico, sbuffando. In realtà, Nico non lo odiava. Jason era, in un certo senso, il suo diario. Qualcuno con cui sapeva di potersi confidare, perché nonostante tutto sarebbe sempre rimasto al suo fianco e non lo avrebbe giudicato. Nonostante questo, però, non riusciva a confidarsi con lui. Eppure, Jason ormai sapeva della sua cotta, avrebbe potuto dirgli qualunque cosa. Ma non lo faceva, non sarebbe stato da lui, non sarebbe stato un suo comportamento abituale. Però non poteva negare che Jason era uno dei migliori amici che avesse mai avuto, se non forse l’unico.

:-Si, anche io ti voglio bene-disse Jason, dandogli una poderosa pacca sulle spalle. –Senti, mancano ancora un paio d’ore al pranzo, ti va se ci alleniamo insieme? A scherma, magari.

Nico sbuffò di nuovo, ma Jason lo tirò su per la manica. Nico destava la forza dell’amico. E detestava essere così maledettamente magro e leggero.

:-Su, andiamo!-lo incitò l’amico, e tornarono all’Arena. Beh, più che altro, Jason correva e Nico veniva trascinato. “Maledetti muscoli!”pensò Nico, furioso.

Una volta arrivati, Jason lo lasciò andare, e Nico gli scoccò un’occhiataccia:-Avrei potuto camminare anche da solo.

Jason alzò le spalle:-Scusa, amico. È che tu sei più leggero di una foglia.

:-Non è vero-disse lui. –Altrimenti non potrei sollevare una spada.

:-Si, si-disse Jason con un gesto sbrigativo della mano. –Facciamo una sfida. Siamo tutti e due delle frane a tiro con l’arco, giusto?
:-E allora, Superman?-gli chiese Nico, cercando di avere un tono indifferente.

:-Beh, facciamo che chi centra il bersaglio per primo senza uccidere nessuno potrà costringere l’altro a fare qualcosa.

:-No-rifiutò il figlio di Ade. –So già dove vuoi andare a parare.

:-Per favore!!-disse Jason, cercando di fare una faccia da cucciolo. –Sarà divertente.

Nico sbuffò:-Solo se non riguarda il mio segreto. E non provare a chiedermi di fare cose imbarazzanti che mi portino a dire a Percy che…

:-A dirmi cosa?-chiese una voce dietro di lui. Nico impallidì visibilmente nonostante la sua carnagione chiara. Guardò Jason, confuso, e quando vide il suo sorriso soddisfatto, capì che dopo avrebbe dovuto strangolarlo.

:-Niente-disse Nico con una voce pericolosamente acuta, così si schiarì la gola. –Niente. Solo che…che se…che se perdo devo dirti che mi piacciono molto le ciambelle e che me ne ingozzerei fino a scoppiare.

:-Ah, ok-disse Percy, senza perdere il suo sorriso. Nico sospirò, Percy aveva davvero abboccato. Non poteva crederci, quel ragazzo era più stupido di quanto sembrasse. Eppure persino i sassi sapevano che lui odiava le ciambelle.

Jason alzò gli occhi al cielo, e disse:- Stavamo per fare una sfida a tiro con l’arco. Ti va di fare l’arbitro?

Percy sorrise:-Ma certo, finché nessuno dei due mi uccide.

Jason ricambiò il sorriso, e, preso un arco, scoccò una freccia che si conficcò in un albero. Il biondo fece una smorfia infastidita, e gli passò l’arco. Nico prese una freccia e prese accuratamente la mira, ma quella rimbalzò stranamente contro il bersaglio e, non si sa come, finì da tutta altra parte: i jeans di Percy. La freccia l’aveva colpito proprio sul sedere. Jason scoppiò a ridere. Il figlio di Poseidone se la tolse con una smorfia, Nico non sapeva dire se di dolore o divertimento. Probabilmente entrambi.

Arrossì come un peperone, e mormorò:-Scusami, Percy, io…

:-Figurati, succede a tutti-disse il ragazzo, senza perdere il sorriso. –Siamo i figli dei tre dei più potenti, non possiamo pretendere di essere bravi in tutto. Io alla mia prima lezione ho colpito Chirone con una freccia su una chiappa, e i centauri non indossano pantaloni.

Jason continuò a ridere mentre incoccava una seconda freccia e mancava il bersaglio una seconda volta.

Nico, intanto, sebbene Percy gli avesse appena detto che stava bene, non potè non arrossire di nuovo:-Scusami. Miglioreremo mai?

:-No-disse Percy, sincero, porgendogli l’arco. –Però conosco un trucchetto per evitare di infilzare chiunque sia nei paraggi. Me lo ha insegnato Will.

:-E quale sarebbe?-chiese Nico, curioso, senza alzare lo sguardo per la timidezza e l’imbarazzo.

:-Dipende-disse Percy sorridendogli in modo gentile, che, stranamente, non lo rassicurava per niente. –Devi sfruttare le tue debolezze. Quando hai mirato, la freccia è andata a destra, giusto?

Nico annuì, così Percy continuò:-Mira più a sinistra.

Il figlio di Ade annuì nuovamente ed incoccò la freccia, mirando a sinistra rispetto al centro. Nonostante fosse certo di mancare il bersaglio, la scoccò e quella, sibilando, si conficcò nel legno dipinto dell’obiettivo.

:-Sei stato bravissimo, Nico-si congratulò il più grande, facendolo arrossire di nuovo come un peperone.

:-Che tu sia maledetto, Jackson-disse Jason, imbronciato. –Avrei potuto vincere!

:-Zitto e accetta la sconfitta, Grace-sbottò lui, ridendo, e mettendo il braccio intorno alle spalle del più piccolo. –Nico, cos’hai vinto?

:-Ora Jason dovrà fare qualcosa per me-disse Nico a denti stretti, cercando di non pensare al braccio del figlio di Poseidone, ma aveva paura. Stava impazzendo.

:-Oh, lo so io-disse Jason, con un tono da vittima. –Ora mi farà correre nudo per tutto il Campo, lo so!

:-Cosa?-chiese Nico, strabuzzando gli occhi.

:-Sarebbe una bella idea-disse invece Percy con un tono scherzoso. –Jason Grace nudo per il Campo. Piper ti darà una mazzata in testa.

:-Cosa?-ripeté Nico, scandalizzato. –No, non se ne parla!
:-Grazie agli dei-disse Jason, sollevato. –Quindi che devo fare?

:-Niente-disse Nico. –Non voglio niente. Diciamo solo che mi devi un favore.

:-Oh, grazie, mio signore misericordioso!-esclamò il biondo, facendo un inchino teatrale.

:-Ecco, se non la smetti ti do fuoco-disse Nico, serio, cominciando a frugare nelle tasche del giubbotto d’aviatore. –Dovrei avere dei cerini da qualche parte…

Jason immediatamente tornò in piedi. Sapeva che quando Nico parlava con un tono simile non scherzava, ed era abbastanza sicuro che avrebbe potuto ucciderlo senza problemi, con o senza cerini.

:-Bene-disse Percy. –Ora che avete finito…io ero qui per allenarmi. Chi ha il coraggio di sfidarmi? Tu, Jason?

Il figlio di Giove alzò le mani in segno di negazione:-No, no, io no. Devo ancora riprendermi da una sconfitta straziante.

:-Certo, straziante-ribatté Percy ironicamente. –Nico?

:-No, Percy, io…-disse Nico, balbettando, incerto. –Non credo sia il caso. Non potrei.

:-Certo che puoi-lo incoraggiò Jason.

:-Io non…io non posso… e non voglio!-esclamò Nico, cercando di sembrare sicuro e determinato.

:-Per favore!-lo pregò Percy. –Sono venuto qui ad allenarmi, avrò pur bisogno di un avversario, no?

Nico stava per negare, quando incontrò i suoi occhi verde mare. Erano bellissimi, due pozze di acqua salata. E lo stavano implorando.

:-E va bene-sbottò il figlio di Ade, seccato, a braccia conserte. –Ma solo una volta.

Percy sorrise come un bambino a cui erano stati dati dei dolcetti e tolse il tappo a Vortice, che subito si allungò in una spada. Nico invece estrasse la sua dal fodero. Non aveva armi magiche, e odiava i colpi di scena teatrali.

Subito cominciarono a lottare. Fu Percy ad attaccare per primo. Nonostante avesse perso la Maledizione di Achille quando aveva attraversato il piccolo Tevere, era ancora dotato di una forza strabiliante. Se Nico non avesse avuto la prontezza necessaria, i suoi riflessi e la sua forza semidivina, l’impatto di Anaklusmos lo avrebbe scaraventato dalla parte opposta. Ed era anche molto veloce. Nico riusciva a parare i suoi colpi solo per chissà quale miracolo divino.

:-Sei…sei migliorato-ansimò per la fatica Nico, mentre parava un altro affondo del figlio di Poseidone con il piatto della spada.

:-Mi sono allenato-ammise Percy, asciugandosi un rivolo di sudore dalla fronte.

Nico digrignò i denti. Percy era molto più forte di quanto ricordasse, anche senza la Maledizione. Ringraziò gli dei per non essere vicino ad una fonte d’acqua. Non voleva sapere cos’era in grado di fare in acqua. Capì subito che non aveva molte speranze. Non poteva parare i suoi colpi all’infinito, prima o poi si sarebbe stancato. Non aveva scelta, doveva passare all’attacco.

E così fece. Dopo aver schivato un colpo di Percy, azzardò un affondo, stupendo non poco il figlio di Poseidone, che ricominciò ad attaccare con più foga.

Mentre scansava un attacco, sentì dei nuovi passi avvicinarsi.

:-Ehi, ragazzi!-esclamò Piper. –Che combinate di bello?

:-Nulla-disse Jason, baciandole una tempia, mentre Nico tentava una finta a destra. –Questi due bambocci dei pezzi grossi si stanno sfidando. Opinioni?

:-Io punto una dracma su Percy!-dichiarò un’altra voce, quella di Leo. 

:-Pure io-si aggiunse una voce, quella di Travis.

:-Io mi astengo-dichiarò Hazel, mentre Nico schivava un affondo dell’avversario.

:-Io su Percy-dichiarò Piper. –Scusa, Nico, ma lui…lui è Percy.

Nico fece una smorfia per lo sforzo e per la rabbia. Tutti lo credevano solo un mucchietto di ossa debole e vulnerabile. Beh, gli avrebbe provato che si sbagliavano tutti.

Cominciò a tentare affondi con più foga. Cercò di assorbire l’energia della terra, come Percy era solito fare con l’acqua. Non erano in profondità, ma poteva percepirla sotto terra, e di sicuro lo aiutava almeno un po’. Sentì l’erba intorno ai suoi piedi afflosciarsi e ingrigirsi.

:-E tu, Annabeth?-chiese Jason.

:-Non lo so, devo prima vedere-borbottò lei, mentre Nico si lanciava in un altro attacco. –Serve una strategia…

Nico continuò a colpire Percy, che parava tutti i suoi colpi. Sembrava sorpreso dalla veemenza con cui il figlio di Ade lo affrontava. Si sentì un rumore secco come quello di un uovo che rovina a terra e si rompe. Nico guardò un attimo per terra e vide una crepa piuttosto lunga che si cominciava a formare nel terreno, e sorrise.

:-Ora si gioca pesante-disse, tentando un altro affondo che Percy schivò prontamente.

:-Io punto su Nico-disse la voce di Annabeth con un tono sicuro.

:-Cavolo, lei punta su Nico-disse Jason. –Si può cambiare, Travis?

:-No, mi dispiace bello-rispose il figlio di Ermes.

Nico sentì la rabbia invaderlo. Stavano anche scommettendo su di loro? Non ci poteva credere. Però, in un certo senso, era contento. Se Annabeth aveva puntato si di lui, significava che era convinta che avesse una qualche possibilità di vittoria.

:-Per le brache di Nettuno!-esclamò Jason a voce molto alta, con un sorriso furbetto che somigliava troppo a quello di Connor quando sgraffignava qualcosa in un negozio di dolci. –Cavolo, la sfida comincia a riscaldarsi!

Nico non capì subito cosa intendeva dire, capì solo dopo. Percy sbuffò, asciugandosi di nuovo la fronte per il caldo e il sudore.

:-Per Apollo, non ce la faccio più-disse Percy, allontanandosi il più possibile da Nico senza però dargli mai le spalle, ne abbassare la guardia, e fece una delle cose che Nico temeva di più: si tolse la maglietta.

“Per tutti gli dei, che cosa cavolo faccio adesso?”pensò il re degli spettri, quando il suo sguardo cadde sul petto muscoloso e abbronzato del figlio di Poseidone, deglutendo visibilmente e assai rumorosamente.

Poi capì il piano di Jason, che sfoggiava un sorrisetto compiaciuto. Aveva scommesso contro di lui, non gli andava di perdere. Aveva ricordato a Percy che faceva caldo, senza dirglielo esplicitamente. Da una parte, era contento che non glielo avesse chiesto in modo esplicito, perché altrimenti si sarebbe capito quanto voleva vincere e che evidentemente i pettorali di Percy costituivano una vera distrazione per il figlio di Ade, e sarebbe stato sospetto. Si sarebbero chiesti perché per Nico era un problema che Percy girasse senza maglietta. Dall’altra, era furioso. Si sentiva tradito. Si sentiva sfruttato. Lo odiava, li odiava entrambi. Perché ora che Percy era seminudo il suo cuore aveva cominciato a battere più forte, come quello di un uccellino in gabbia. Sarebbe impazzito, ormai era troppo tardi per lui.

Cercò di riprendersi di quella vista spettacolare, ma Percy aveva già ricominciato ad attaccare, e a malapena riusciva a parare i suoi colpi. Cercò di pensare a qualunque altra cosa, e riuscì a riprendere dopo poco la concentrazione solo pensando a cose meno piacevoli, come gli unicorni, o gli arcobaleni. Fu allora che intervenne l’eccitazione da battaglia, quella che sentiva ogni tanto quando combatteva. Non gli succedeva spesso, ma alcune volte gli capitava. Tutto sembrava andare a rallentatore. Schivò un colpo di Percy, e capì che era il momento adatto per provare a disarmarlo. Stava per usare il piatto della spada per portare Anaklusmos verso il basso e costringere il polso di Percy a piegarsi per seguirla. È un po’ come con il mignolo, se non lo segui con tutta la mano, si spezza.

Nico stava per disarmarlo, quando capì che se lo avesse fatto, soprattutto con la forza datagli dall’eccitazione da battaglia, avrebbe fatto del male a Percy. Il polso avrebbe seguito la spada, il dolore l’avrebbe costretto a lasciarla cadere sul terreno, certo. Ma cerano ottime possibilità che Percy si spezzasse il polso. Succedeva la maggior parte delle volte, era una mossa  a doppio vantaggio per chi la usava.

No, non avrebbe mai potuto fargli del male. Non poteva. Così tentò una finta a destra, perdendo l’occasione di vincere.

E fu allora che Percy colpì la sua spada di ferro dello Stige con una forza tale che il contraccolpo gli fece perdere presa sull’elsa.

 Nota dell'autore: Ecco qua, un nuovo capitolo, fresco di tastiera! Siete contenti?
Anyway, per chi non lo sapesse, prima Percy si riferiva a Will Solace, figlio di Apollo.
Comunque, vorrei ringraziare Valeria_Jackson00Ainsel, Pussi_cat  e The_shipper_number1 per le loro fantastiche recensioni! Un abbraccio grande.
Purtroppo, ho una brutta notizia. Il richiamo di Poseidone è troppo forte, quindi la settimana prossima vado al mare, ma non c'è molta recezione, quindi non so se potrò postare entro agosto. Ora vado. Godetevi il capitolo. :)

   
 
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