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Autore: Unless_    30/07/2014    0 recensioni
Sono Shamana ho 17 anni. La mia vita è totalmente cambiata dopo aver incontrato lui.
Lui che mi ha capovolto il mondo per farmelo guardare come l'ho sempre voluto,lui che mi ha riempito il cuore di sentimenti rosei mai visti prima. Lui, così bello da far male,con un segreto nero come la pece...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 7. Scacciai via i pensieri e tornai sopra per prepararmi. Iniziai a sentire un trambusto nello stomaco al solo pensiero di quello che era successo con Natan la sera prima,e più queste farfalle si muovevano dentro di me più mi accorgevo che non ero più capace di gestire i miei sentimenti. Più ci provavo più faceva male,non capivo se era cosa giusta,non capivo Natan. Non aveva senso il suo comportamento, cosa voleva? Un'amicizia? Gli amici davvero si comportavano così? Beh come potevo saperlo,in fondo non avevo mai avuto amici maschi. Ad ogni modo pur essendo ignara di ciò sentisse lui, quello che c'era dentro di me ogni volta che mi guardava lo sentivo eccome. Era come un fulmine che squarcia il cielo, ci mette un attimo, sembra sparire in fretta senza danno, ma è solo l'avviso di una tempesta. Si era così, i suoi occhi erano lo specchio di tutti i miei sentimenti, di tutti i sentimenti che avrei voluto avesse anche lui. Mi arrivò un messaggio che mi fece ritornare al mondo reale, lasciando i miei pensieri soffocati nel cervello, era Natan e diceva che era già sotto casa mia. MERDA! Possibile che avessi pensato così a lungo? Mi guardai attorno cercando di trovare alla svelta qualcosa di decente per andare a scuola. Per fortuna i miei fedelissimi jeans a vita alta erano sempre pronti all'uso. Stessa cosa non si poteva dire delle magliette! Non ne trovavo nemmeno una...Mentre cercavo di infilarmi i mocassini e di legarmi i capelli nello stesso momento vidi sporgere dal cassetto una maglia bianca. Bene pensai, va benissimo per oggi. La infilai in fretta, presi la borsa e feci per uscire ma ad un certo punto vidi fuori dalla finestra un cielo che non prometteva bene. Il grigio violaceo delle nuvole si spargeva per tutta l'immensità della distesa celeste che una volta era azzurra. Già, una volta. Doveva anche tirare un gran vento, le chiome dei pioppi sembravano scosse da forzuti giganti alla ricerca di chissà quali frutti e questo mi fece automaticamente ricercare con lo sguardo qualcosa da mettermi sopra le maniche corte a sbuffo della mia maglia candida. Alla fine posai lo sguardo sulla felpa verde di Natan,ci pensai un po' ma la presi , arrancando la scusa del poco tempo e non riuscendo invece a essere sincera nemmeno con me stessa pensando che invece volevo solo sentire il suo profumo addosso. Cosa che sarebbe arrivata comunque. Infatti dopo essere uscita e aver infilato il cappuccio, il bel moro si avvicinò e mi cinse con le braccia stringendomi a se come a voler pararmi dalle raffiche che Zeus mandava dall'olimpo. Il suo profumo così maschile e muschiato si aggrappò alle mie narici e colò giù fino a riempirmi lo stomaco che brontolò dalla fame. Due occhi turchini si posarono su di me divertiti :'Fame nana?' Lo squadrai a lungo maledicendo il suo sorriso sempre pronto su quelle labbra seducenti. Veniva da prenderlo a sberle per poi rimediare con un bacio sfuggente e dolce. -No ok, Sham smettila.- :' Emm... Non ho fatto colazione..' La mia frase acida palesemente mattutina non riuscii a farsi spazio tra denti,palato,lingua e bocca morendo inspiegabilmente. Lui mi disarmava, non riuscivo a essere quella che fingevo di essere da tutta la mia vita con lui e questo mi imbestialiva. :'Beh, se saltassimo la prima ora? Potremmo fare colazione insieme,nemmeno io ho mangiato...' Mi tese la mano come se già sapesse la mia risposta. E infatti la sapeva, e ovviamente era positiva. *** Saltare la prima ora per gustarmi un caldo cornetto alla nutella e cappuccino bello cremoso era stata la scelta più giusta della giornata. Natan mi aveva guardata per tutto il tempo mentre io cercavo di vincere la battaglia della cioccolata che filava e che voleva appiccicarsi sul mio mento. Alla mia domanda 'che c'è?' la risposta divertita fu 'sembri un gatto'. Risi perché non capii il senso di quell'affermazione. Poco dopo ci alzammo e andai per pagare la mia colazione ma Natan aveva già saldato il conto e alla mia insistenza nel voler dargli la mia parte rispose che andava bene così, perché lui era un gentiluomo. Mancava ancora tanto all'inizio delle lezioni e mentre armeggiavo con la borsa Natan propose di fare una passeggiata. I miei occhi scrutavano le case e il paesino cambiare insieme al tempo. Le nuvole grigie davano delle ombreggiature brune ai tetti facendoli sembrare parte di una fotografia in bianco e nero e non potei fare a meno di notare il temporale avvicinarsi.. I capelli neri di Natan si spettinavano con il vento e questo lo rendeva dannatamente attraente,notai anche un velo di barba che non avevo notato la sera precedente e dovevo ammettere, gli stava d'incanto. Rinchiuso nella sua felpa nera sembrava più giovane di almeno tre anni e quegli occhi. Ah, quegli occhi così espressivi fissavano la strada davanti a loro con un velo di malinconia che ad un tratto si posò anche su di me. Da quanto non mi sentivo così in pace? Gli occhi di Natan si posarono su di me che sorpresa lo guardai imbarazzata. :' Spero tu abbia un ombrello nella tua magica borsa,tra non molto pioverà' Quello sguardo sbarazzino mi faceva sorridere ma dovetti concentrarmi su altro perché la pioggia si avvicinava. Frugai in borsa sperando vivamente di avere un ombrello, ma OVVIAMENTE non c'era. :' Emm.. Dobbiamo cercare un riparo. Non ho l'ombrello' Dissi posando il mio sguardo sui suoi capelli che si spostavano con il suo respiro. Avevo una voglia matta di toccarli, di prenderlo e attirarlo a me e posare le mie labbra sulle sue ma ovviamente mi trattenni. :' Te l'ho detto che sei carina quando mi fissi?' Mi chiese con un sorriso a trentadue denti che mi tolse il fiato. Lo guardai negli occhi per pochi istanti poi mi ripresi :' Ma piantala, io non ti fisso.' Mi girai dall'altra parte facendo finta di aver notato non so cosa.. :'Ok beh, diciamo che mi guardi attentamente.' Lo sentii ridere in mezzo ad un finto colpo di tosse. Gli diedi una gomitata. Mi tirai su il cappuccio, visibilmente troppo grande per la mia testa,proprio per questo mi ricadde davanti agli occhi. Natan fu subito pronto a sistemarmelo per bene con la sua mano decisa. :' Vieni,piccolo elfo. Andiamo all'asciutto.' Mi prese la mano e andammo verso un viale alberato vicino alla chiesa. *** Camminare in mezzo agli alberi,alla natura mi aveva donato sempre grande serenità ma quel giorno era diverso, era inspiegabilmete e dannatamente tutto perfetto. La sua mano decisa stringeva la mia come se lo facesse da sempre,come se si fossero unite per non staccarsi mai più, e nonostante i dubbi sui miei sentimenti e sul rapporto che volesse Natan io non lasciavo la presa. Gli alberi venivano scossi forte dal vento che feroce voleva passare a tutti i costi nel nostro stesso tragitto. Una forte raffica mi fece rabbrividire e il cappuccio si levò dalla mia testa facendo svolazzare ovunque la mia chioma rossa. Piccole gocce iniziarono a cadere e in lontananza si poteva vedere qualche lampo. Non mi era mia piaciuto il temporale anche se la pioggia in se non mi dispiaceva,lasciava quella freschezza nell'aria che mi ricordava favole raccontate da una voce roca e decisa , che parlava di fate ed elfi nascosti nel sottosuolo. Erano le favole che nonno Dominic amava di più raccontarmi quando fuori pioveva e dalla finestra qualche fiore di gelsomino si faceva strada fino a posarsi sul tappeto scarlatto. :' Credo sia meglio muoversi, qui inizierà presto a diluviare.' Natan scrutava il cielo come per capire da che direzione arrivasse l'amico rumoroso,ma il cielo era tutto grigio ormai e non si poteva far altro che correre per cercare riparo. :'Nana, è ora di fare una corsetta. Vediamo chi arriva prima?' Quel sorriso beffardo scacciava dalla mia testa l'opzione di rifiutare quella proposta. Quasi lo faceva apposta,come se pensasse di avere già la vittoria in pugno. Che fastidioso. :'Ah si? E dove pensi di andare a ripararti? Se non te ne fossi accorto siamo in mezzo alla boscaglia,ci sono solo tronchi e foglie qui.' Lo sfidai con lo sguardo ma dentro di me sparavo davvero che sapesse dove andare,il temporale mi spaventava a morte e quello che stava per arrivare non prometteva nulla di buono. :'Fidati di me! Allora corriamo o hai paura di perdere miseramente?' Si sistemò i lacci delle scarpe e si tirò su di fretta per stirarsi i muscoli delle braccia. :'D'accordo. Ma per tua informazione lo faccio solo perché a momenti diluvierà. E comunque non ho paura,so già che perderò miseramente. Non sono brava nella corsa,dopo due passi ho già il fiatone...' Il temporale stava arrivando e io la feci corta perché avevo veramente troppa paura e volevo ripararmi il prima possibile. :'Beh se la metti così..' Natan si avvicinò pericolosamente a me con fare deciso e mi prese di peso mettendomi in spalla. Non sapevo cosa fare, il mio cuore era impazzito, le mie orecchie erano piene di quel TUM TUM continuo, sentii le guance in fuoco e formicolio ovunque quando Natan mi prese le gambe e le cinse intorno al suo petto. Le sue mani si posarono sotto le mie cosce per sorreggermi meglio e comincio a camminare. :'Nana, tieniti forte ora devo correre altrimenti ci bagneremo. E non poco' :'Che cosa? Peso cinquantatrè chili! Come fai a correre con me in spalla sei matto?' :'Tu non ti preoccupare,mettiti il cappuccio e stringiti forte.' Fui costretta ad ascoltarlo e dopo essermi riparata per bene, appoggiai il mio viso alla sua schiena così ampia e calda... E mi strinsi a lui il più possibile. Combattere con me stessa in quel momento non mi interessava, perché era ora di essere sincera. Avevo una gran voglia di stringermi a lui, di sentire il suo calore, di sentire i nostri corpi stretti. Di sentire il ritmo del suo respiro. Natan correva come se fosse da solo,non sentivo il suo respiro affannato come doveva essere...Com'era possibile? La sua corsa era regolare,persino io ero immobile nonostante mi stesse trasportando in quel modo. Spostai il viso per guardare dove fossimo quando sentii Natan rallentare piano piano. Eravamo vicini ad un lago,si estendeva per chilometri. La sua forma ricordava un grande fagiolo rovesciato, la pioggia cadeva nell'acqua regalando uno spettacolo stupendo. La luce che filtrava faceva sembrare il lago quasi violaceo colore che si sposava alla perfezione con tutta la vegetazione che incorniciava quell'immensa distesa d'acqua. Nonostante Natan avesse fatto presto ad arrivare la pioggia cadeva troppo forte per poter arrivare asciutti. Era un vero e proprio diluvio. Quando un tuono squarciò il silenzio mi spaventai e d'istinto strinsi forte il petto di Natan con le mani, e le mie gambe si aggrapparono ancora più forte a lui. Lui non disse nulla ma ci avrei scommesso i piedi che stava sorridendo. Strinse le mie cosce per farmi capire che ero al sicuro e fu li che mi resi conto che le sue mani erano salite e stavano per toccare il mio sedere. Avvampai al solo pensiero del suo tocco su di me che era durato fin'ora. Sorrisi perché non sarei mai scesa da quella schiena accogliente, non mi sarei mai staccata dalle sue mani forti e decise. Era inutile in quel momento ignorare tutti i pensieri poco casti che iniziavano a girarmi per la testa,avrei voluto che le sue mani salissero e che mi toccasse, li, dove invece non andava per non violare i miei spazi. Sorrisi ancora perché nessun ragazzo avrebbe esitato invece lui si. Ormai non mi importava più del diluvio, dei tuoni, dei lampi. Volevo solo stare li con Natan. Mi fece sobbalzare tirandomi un po' su e continuando a camminare intravidi in mezzo alla boscaglia delle assi di legno verniciate. C'era un grande platano proprio li dove le assi sporgevano. Ed è li che Natan mi fece scendere. Mi sfuggì un piccolo lamento, non volevo lasciarlo. Speravo vivamente che lui non l'avesse sentito e invece... :'Mi dispiace ma il cavallo è stanco..' Fece un gesto con la mano come a volersi asciugare dal sudore, anche se ne avesse avuto zuppo com'era non l'avrei notato. Quello che notai invece fu una meraviglia per gli occhi. Sopra al platano era stata costruita una casa di legno,non una casetta come tante, quella avrebbe potuto ospitare otto persone. Era grandissima e davvero per fatta, anche se non era ancora finita. Mancavano i vetri delle finestre e la porta era solamente un buco rettangolare. Dentro era vuota c'era solo una panchina. Ma per il resto era incantevole. Mi avvicinai per entrare e ripararmi da quel diluvio che non voleva saperne di darci tregua ma quando fui davanti alla casa vidi che era troppo alta per me da raggiungere arrampicandomi e non c'era nessuna scaletta. :'Scusa,devo finire la scaletta di corda, ma aspetta ti aiuto io.' Natan senza esitare mi prese in braccio,piccole scosse percorsero il mio corpo quando le sue mani presero i miei fianchi per tirarmi su. Il suo viso anche ,se per poco, era davvero troppo vicino al mio e le mie guance avvamparono. Almeno però ero riparata dalla pioggia ora. :'Hai costruito tu questa casetta?' Ero davvero meravigliata da tanta bravura e attenzione nel dettaglio. La struttura non aveva nessun difetto. Accarezzavo le assi una a una sentendo con piacere la vernice liscia strisciare sulle mani,nemmeno un'imperfezione. :'Già,quando avevo tempo libero venivo qui da bambino. Mi piaceva giocare al lago,poi mi venne questa idea di costruire un piccolo rifugio solo per me, da usare per i miei giochi.' :'Alla faccia del piccolo! Qui si potrebbe fare un party di quindici persone!' Mi girai per guardarlo in viso. I suoi capelli erano zuppi e gocciolavano sul suo viso, i suoi occhi si erano scuriti forse per il cambio repentino del tempo. Ora erano di un blu scuro, quasi intenso. Dalla lampo semi aperta intravedevo la sua T-shirt fradicia quindi trasparente che mostrava i frutti di due anni intensi passati a giocare a rugby. Non so come descriverlo a parole. Era solamente la perfezione. Lui mi guardò e mi sorrise dolcemente. Oh no, non doveva farlo. Era dannatamente bello quando lo faceva. Si passò la mano nei capelli bagnandosela tutta, e scoprì così il suo viso maledettamente sensuale. Non potevo resistere più. :' Beh sai, a sette anni non hai senso della misura!' Rise e io mi sciolsi ancora. :'La costruii insieme a mio padre,poi se ne andò e continuai da solo. Pensavo che così avrei mantenuto vivo il suo ricordo. Ma ancora non è finita. Vedi lui era molto pignolo invece io non lo sono affatto. Ma questa casa l'ha progettata lui e voglio che sia perfetta, identica a come l'aveva disegnata. Per questo ci sto mettendo così tanto,le cose che lui faceva in un giorno a me ne riempiono tre per farle bene come venivano a lui. Ma tutto sommato, sono soddisfatto e poi ormai mi manca poco' Si era alzato, ora era appoggiato alla porta con fare annoiato e fissava la pioggia cadere fitta e decisa. :'Questo temporale durerà per molto a quanto vedo...Meglio che avverta mamma.' Fu l'unica cosa che mi venne da dire. Le parole di Natan erano uscite così spontaneamente che mi stupirono. Si era fidato a tal punto da raccontarmi una parte della sua vita, pur quanto piccola. Questo mi lusingava, ma allo stesso tempo mi faceva diventare impacciata e non sapevo cosa dire. Una cosa però dovevo dirla per forza. :'E' bellissima. Anche se ci hai messo un po' di più sei stato molto bravo. Tuo padre sarebbe orgoglioso di te.' Si girò e mi sorrise :'Non l'ho mai mostrato a nessuno questo posto,pochi sanno che esista un lago quaggiù. Vengo qui quando voglio stare solo, è il mio posto segreto' Mi sentii un po' fuori posto li dopo quelle sue parole,non centravo nulla. Mi aveva portata li solo perché era l'unico posto vicino per ripararsi dalla pioggia,forse non voleva mostrarlo nemmeno a me questo luogo. Senza sapere se dire o no questi miei pensieri decisi di sorridergli e di concentrarmi sulla chiamata che volevo fare a mia madre per avvisarla che sarei rimasta fuori da scuola. Ma Natan si avvicinò e mi costrinse a guardarlo negli occhi. :'Tranquilla,volevo portarti qui in ogni caso. Volevo mostrarti questo posto,sai a volte non mi va di stare solo. Nemmeno qua. E poi di te posso fidarmi,so che non lo dirai a nessuno.' Mi guardò come se volesse una mia conferma. Decisi di fare ciò che sentivo, con lui era sempre tutto più facile. Gli presi la mano e la posai sul mio cuore che automaticamente cominciò a battere all'impazzata ma non mi importava. La tenni stretta e sorridendogli gli diedi la conferma che cercava :' E' una promessa.' Chiamai mamma le dissi che andando a scuola aveva iniziato a diluviare e non avevo l'ombrello. Lei sapeva che ero insieme a Natan così le dissi che eravamo stati fortunati a trovare il bar aperto e che eravamo li ad aspettare che finisse. Mi rispose che per oggi potevo starmene fuori da scuola e stare tranquilla ad aspettare che finisse di piovere. Misi il telefono in borsa e mi diressi verso la finestra per guardare fuori. Pioveva a dirotto ogni due secondi un tuono mi faceva sobbalzare. Il vento entrava dalla finestra e mi faceva rabbrividire, dopo tutto ero bagnata fradicia. :'Sarebbe meglio se ti togliessi la felpa, o ti prenderai un raffreddore!' Natan mi fissava dalla porta, lui la sua felpa l'aveva già tolta.. E per mia fortuna anche la maglietta. Non riuscivo a concentrarmi con lui in quello stato così mi girai e guardai fuori. Non poteva andare avanti così, non avrei più risposto delle mie azioni. Natan rise poi si avvicinò alla panchina dove ero seduta io, ma si sedette per terra. Iniziavo ad aver veramente tanto freddo, così mi tolsi la felpa. Poi mi ricordai di aver messo la maglia bianca la mattina! D'istinto vedendo che Natan mi fissava con uno sguardo malizioso, mi schiacciai addosso la felpa con fare protettivo. :'Hey tranquilla. Mica ti violento!E poi al mare eri più o meno messa così...' Mi fece l'occhiolino. Sentivo le guance avvampare sempre di più e il cuore non la smetteva più di battere,c'era una parte di me che voleva approfittare della situazione e cedere a tutte le voglie che si erano presentate durante la giornata e l'altra parte di me invece si vergognava di ciò che stavo contemporaneamente pensando con l'altra parte del cervello. Aaah insomma non ci capivo più niente. Volevo comunque coprirmi perché stavo crepando dal freddo. :'Io non posso togliermi la maglia come hai fatto tu però... Ma è zuppa.' Guardavo in basso per non incontrare il suo sguardo, mi vergognavo troppo. :'E perché no? Non mi da alcun fastidio. E in ogni caso non mi farebbe alcun effetto.' Quelle parole mi punsero. Dovrebbero essere state a mio favore invece no. Mi diedero fastidio. Mi ha tenuta per mano, in spalla. Mi è stato vicinissimo su un divano, mi ha dato la sua felpa, mi ha portata qui. Come poteva dire che vedendomi in reggiseno non gli avrebbe fatto alcun effetto?! Non ha senso. Allora forse non dovevo avere dubbi, forse mi voleva davvero solo come amica, e io avrei dovuto soffocare i miei sentimenti per lui. Si , perché ora lo ammettevo a me stessa, io non volevo solo amicizia. Non più. :'Aspetta, su quella panchina ci sono dei vestiti. Alzati un minuto, ti cerco qualcosa.' Mi alzai di scatto, vidi che mi guardò sorpreso ma non mi importava, ero arrabbiata. Non con lui ma con me. Mi ero illusa ancora, illusa che qualcuno davvero mi volesse al suo fianco. Anzi no. Ero delusa perché lui non provava lo stesso sentimento che invece bruciava dentro al mio petto. Aveva parlato chiaro tutto il giorno, voleva uscire, voleva passare per la lingua e tramutarsi in parole, voleva essere urlato a squarcia gola tutto d'un fiato. Invece rimaneva li, io lo facevo rimanere nascosto. Un segreto. Ecco cos'era, e tale doveva rimanere. :' Tieni, questa forse ti è grande ma di sicuro ti starà bene.' Era una maglia verde. E mi fece ricordare la felpa appena tolta, la felpa che aveva il suo profumo, quella che la mattina volevo mettere a tutti i costi per sentirlo vicino. E ora parlava così. Lui. Era bello ma faceva male. Già. Era bello da far male. Presi la maglia e vidi che lui si sedette dove prima stavo io. Presi una decisione. Era ora di fare la prova del nove. All'inizio esitai ma alla fine decisa iniziai a sfilarmi la maglietta sotto il suo sguardo fisso. La sfilai del tutto e la lasciai cadere a terra. Natan mi guardò stupito poi abbassò di scatto la testa fissando il vuoto, fece questo movimento un sacco di volte. Ma non era imbarazzo, lui semplicemente non se lo aspettava. :' Che cazzo fai?' Mi chiese. Con un sorriso che di dolce non aveva nulla.. :'Beh hai detto che non ti avrebbe fatto nessun effetto perciò non aveva senso farti girare.' Lo guardai fisso negli occhi. Non era ora di mostrarsi deboli, per una volta avrei tenuto testa al toro anche io. :'Mettiti la maglietta. Subito.' Mi guardava serio, ma si stava torturando le dita della mano destra con quelle della mano sinistra. :'Perchè scusa? Sei stato tu a dirmi poco fa che..' Mi interruppe. Si fece schioccare le dita serrandole a pugno, io indietreggiai perché non capivo questo cambio improvviso di carattere. :'Sham...Ti prego. Non potrei rispondere delle mie azioni se non ti metti quella maglia' Il mio cuore perse un battito, lo guardai stupita. Ma che voleva dire? Allora aveva mentito prima. Lo aveva fatto apposta. Pensava o meglio sperava che io non gli tenessi testa. Non volevo mollare ora, dovevo andare avanti ancora un po', volevo vedere quelle che sarebbe successo, anche se un po' ne avevo il timore. Avanzai, con la maglia ancora in mano. I miei capelli ricadevano sopra il mio seno ancora coperto solamente da un grosso strato di pizzo nero. Natan mi fissava negli occhi, gli sfuggì un sorrisetto ma si alzò e mi superò andando verso la porta :' Siamo amici Sham...' Oh basta ora ne avevo abbastanza. Mi infilai di fretta la maglia e andai verso di lui quando ancora avevo l'ombelico scoperto. :'Amici un corno!' Urlai, ero stufa. Quel sentimento doveva uscire non potevo più reprimerlo, ora basta era ora di farla finita. Si girò confuso e mi guardò severo negli occhi, vedevo che non era tranquillo quando era con me. Si torturava le mani di continuo, e aveva sempre voglia di toccarmi anche solo per un attimo, anche solo un dito ma voleva il contatto. A chi voleva darla a bere! Io non ero stupida non lo sono mai stata. :' Gli amici non si tengono per mano, non si abbracciano come se non ci fosse un domani! Gli amici non si mandano messaggi come i nostri e non si prestano felpe. E sopratutto gli amici non toccano il culo dell'altro e non si comportano come fai tu. Smettila di far finta di non aver capito! Smettila di far finta che per me vada tutto bene! Per me non va affatto bene così ok? Tu riesci a startene tranquillo beh io....' Natan si avvicinò tutto d'un tratto mi prese il polso destro e mi spinse contro la parete. Il suo corpo spingeva contro il mio, lo bloccava al muro. Mi guardò negli occhi e io mi sciolsi, in quel momento mi sarei fatta fare qualunque cosa da lui. Natan mi prese anche l'altro polso e mi bloccò le braccia in alto. Ora le redini le aveva lui, io ero bloccata. E mi andava bene così. Sentivo le voglie uscire da ogni poro della mia pelle, doveva baciarmi subito o lo avrei fatto io. :'Che ne sai tu...Io non sono tranquillo quando sono con te. Non hai idea di quello che penso quando ti sto accanto. Quando ti abbraccio...DIO!!' Il suo naso era incollato al mio, sentivo il suo respiro fondersi con il mio, la sua bocca era ad un millimetro dalla mia, era li. Doveva essere mia ORA. Non resistevo più. Natan si appiccicò ancora di più a me ma non faceva altro e io ero stufa che si trattenesse, ormai sapevamo entrambi quello che c'era fra noi. La tensione si tagliava con il coltello. :'Lasciami andare.' Se non voleva altro che stare così allora tanto valeva che mi lasciasse. La sua bocca si storse e fece un sorrisetto beffardo. Mi strinse ancora di più ma mi liberò un polso per far scivolare la sua mano dietro la mia schiena. Mi vennero i brividi al suo tocco, la mano calda sulla mia schiena era qualcosa di indescrivibile. :'Sembri tutt'altro che dolce in questo momento.' Ed era così, le sue mani erano decise a star li, ad esplorare il mio corpo ma nonostante tutto se ne stava fermo e mi guardava. :'Lasciati andare Natan, ormai lo vogliamo entrambi. Io lo voglio.' Non resistevo più. Come faceva a non capirlo? Doveva muoversi ORA. :' Ne sei sicura? Te l'ho detto, non risponderò più alle mie azioni.' :'Non voglio che tu risponda.' E fu li che si lasciò andare. Spinse il mio corpo sul suo, sentivo ogni parte di lui su di me e mi scappò un gemito. Volevo questo si, non resistevo più. Volevo lui. La sua mano armeggiava sulla mia schiena. Spingeva e mi accarezzava. E la sua bocca FINALMENTE si fuse con la mia, avida, così morbida. Non volevo che si staccasse più. Lo baciavo con una tale voglia, con un tale sentimento che neppure il temporale si fece sentire più. C'eravamo solo io e lui. Li, su quella casa. Le sue mani ormai erano decise su di me, il bacio durava ancora e non aveva proprio nulla di fanciullesco. Era passionale, le lingue si incontrarono e danzarono insieme per minuti e minuti. Volevo che si fermasse il tempo. Lo aspettavamo da tanto, tutti e due. Avevamo fame di noi. Volevamo rimanere così per sempre, almeno io lo volevo. Natan mi prese in braccio, le mie gambe lo circondavano, le sue mani finalmente li, sul mio sedere. Lo stringevano, non le avrebbe staccate più nessuno. Mi staccò dal muro e mi appoggiò sulla panchina, continuava a baciarmi e io non capivo più nulla. Lo baciavo anche io, perché non esisteva più niente se non lui. Lo volevo su di me. Le mie mani si infilarono nei suoi capelli, li strinsero forte. Lui rise :'Hey leone, calmo.' Mi sussurrò all'orecchio. Ma così fece peggio, lo strinsi ancora di più, lo baciai con ancora più foga. Le mie mani si fecero strada sul suo petto, i suoi muscoli. Così definiti e scolpiti, lo graffiai, gli toccai l'ombelico e rimasi con le mani li per un po. Mentre lui mi baciava il collo e andava sempre più giù , infilò pure lui le sue mani nella mia maglia facendomi rabbrividire di piacere e inarcai la schiena sentendolo ancora di più sopra di me. Mi sentivo così viva. Non mi sarei mai pentita di tutto ciò MAI. Il sentimento per lui era troppo grande per farmene pentire, finalmente avevo ciò che volevo e non volevo che finisse. Natan esitò un po' ma vedendo che non mi opponevo mi tolse la maglietta. Restammo così entrambi senza. Mi presi una piccola soddisfazione e gli mordicchiai il labbro, sentivo dalla vibrazione del suo petto che rideva e quando spostai il mio sguardo sui suoi occhi vidi che erano carichi di desiderio e passione, mi eccitai ancora di più. Le sue mani si posarono sul mio ombelico, e con piccoli movimenti rotatori iniziò ad accarezzarmi, ed era così piacevole. E così accoccolata a lui mi addormentai anche se erano appena le due del pomeriggio. Ma nonostante l'ora non ebbi riposo migliore di quello. Tra le sue braccia, a casa. *** Angolo autrice: Salve ragazzi! Questa storia mi da un sacco di problemi,leggete il capitolo e sappiatemi dire che ne pensate. A me non fa impazzire ma come avete visto finalmente Natan e Sham si sono presi il loro tempo per essere sinceri con loro stessi. I dubbi ora saranno veramente svaniti? Beh lo saprete appena mi tornerà l'ispirazione per scrivere l'ottavo capitolo. Spero a presto, Unless.
  
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