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Autore: Shine_    01/08/2014    9 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Secondo capitolo:

 

Quella notte aveva dormito relativamente meglio, rispetto alla sera precedente - perché aveva avuto nottate decisamente migliori-, e la mattina si era svegliato all’improvviso, Aileen che teneva le dita strette sulla sua maglia e cercava di scuoterlo mentre ripeteva il suo nome.

Mugugnò qualcosa molto simile ad un: - Due minuti, piccola.- e si rigirò nel letto, sprofondando il viso tra i cuscini; si rannicchiò ancora di più su un lato, sentendo il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno e sbuffò al: - Sveglia, Lì!- che gli trapanò un orecchio.

Non era una bellissima sensazione svegliarsi accanto ad un Harry così allegro, sempre così allegro e vivace, che gli ricordava di essere in ritardo per lavoro. Senza contare che odiava quando le persone superavano certi limiti o spazi, nonostante fossero tanto amici.

Strizzò gli occhi, cercando di addormentarsi e poter recuperare qualche minuto di riposo, ma ringhiò tra i denti al suo canticchiare: - Sei in ritaaaardo, Liii.-

Cercò di scacciare la mano del sedicenne, che sembrava divertirsi nell’istigarlo già di prima mattina, e sbuffò al suo insistere con il fatto che di sabato avrebbe avuto molte cose a cui star dietro.

Quando non riuscì più a trattenersi, grugnì un: - Vaffanculo.- che gli costò un pugno contro la spalla e il rimprovero del fatto che poteva esserci una bambina a sentirlo.

- Aileen è di là a fare colazione.- borbottò, continuando a dargli le spalle e sentendolo muoversi e sistemarsi dietro di lui. - Altrimenti sarebbe già qui a difendermi.- ridacchiò, annuendo tutto soddisfatto quando l’altro non rispose più.

Teneva gli occhi chiusi, una mano sotto il cuscino, ed era in quella fase del sonno in cui tutti i pensieri vengono annullati in un piacevole tepore; non durò molto però, soprattutto quando Harry si avvicinò ulteriormente e restò con il petto contro la propria schiena. Aggrottò la fronte, cercando di capire le intenzioni del ragazzino, nel momento in cui una sua mano s’infilò sotto la propria maglia, percorrendogli tutto il petto.

Non erano completamente nuove quelle attenzioni tra loro, nonostante cercasse di mantenere una certa distanza e tenerlo con i piedi per terra - perché non aveva alcuna intenzione di complicarsi ulteriormente la vita-, ma sbarrò gli occhi al sentirlo dire: - Posso esserti utile con questo.- e strinse le dita attorno al suo polso, bloccandolo appena in tempo e cambiando posizione per non essere quello più esposto.

- Harry.- lo richiamò, tenendogli il polso per qualche minuto in più e strofinando il pollice contro la sua pelle. - C’è Aileen di là, non credo sia il caso.- aggiunse subito dopo, puntando i gomiti sul materasso e riuscendo a sollevarsi con il busto.

Si sistemò meglio, appoggiandosi con la schiena contro la testata del letto, ed osservò in silenzio il ragazzino che puntava un ginocchio contro il materasso e l’altro tra le proprie gambe, sussurrando: - Come se ti fosse mai importato.-

Chiuse gli occhi, appoggiando la nuca contro il legno della spalliera, e cercò di non dar troppo peso a quello che aveva iniziato a strofinarsi contro la propria gamba, le dita che lasciava scorrere sotto la maglia per seguire gli addominali definiti.

- Har.- mugugnò, prendendogli i polsi e bloccandoglieli contro il petto. - È stata solo una volta e sai benissimo che..-

- Cinque.- si sentì interrompere, puntando gli occhi nei suoi e vedendoli scintillanti per la risatina che cercava di trattenere.

- .. che questa non sarà una sesta.- continuò, tenendogli i polsi stretti quando lo percepì opporre resistenza e cercare di liberarsi. - Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che ti fosse passata.- aggiunse subito dopo, socchiudendo gli occhi al suo sbuffare e comportarsi come ogni tipico adolescente che non riesce ad ottenere quel che vuole.

- Lo so, lo so.- mormorò quello, massaggiandosi i polsi quando glieli lasciò liberi e sfiorandogli il braccio con le punta delle dita. - Ma mi sto frequentando con un ragazzo..-

- A maggior ragione non dovresti essere qui.- lo interruppe Liam, inarcando un sopracciglio e concludendo con: - O almeno, non dovresti fare così.- e muovendo la testa in un cenno per indicare i suoi movimenti contro la propria gamba.

- Il discorso è più.. complicato.-

- Complicato?- chiese con un ghigno divertito, appoggiando le mani sui suoi fianchi e stringendoli per bloccarlo. - Sai cosa c’è di complicato? Che per colpa dei tuoi ormoni da adolescente rischio di far tardi a lavoro.- concluse, riuscendo a farlo sollevare e sedersi sul bordo del letto.

Era pronto ad alzarsi in piedi, iniziare la giornata con una doccia rilassante e una buona colazione, quando sentì il suo: - Si tratta della mia verginità.- che lo costrinse a voltarsi completamente verso di lui, vedendolo al centro del letto con le gambe incrociate e la testa bassa.

- Abbiamo già discusso di questa cosa.- bisbigliò, cercando di non alzare troppo la voce per paura di richiamare l’attenzione della bambina. - Tra me e te..-

- Non fino a quando non sarò maggiorenne, lo so.- sentì ripetere dal ricciolino, che annuiva con una smorfia scocciata sulle labbra.

- Har.- sussurrò, avvicinandosi a lui e tenendo i polpastrelli contro la sua nuca. - Non sei il mio giocattolino e nemmeno la mia puttana.- continuò, spingendo la fronte contro la sua e puntando gli occhi nei suoi.

Sentì il viso del minore muoversi in un cenno e replicare: - Non mi hai mai trattato come loro.-, a cui rispose con un sorriso esitante e un bacio all’angolo della bocca.

Restarono in silenzio per qualche minuto, creando la solita atmosfera con le dita di Liam impegnate tra i suoi ricci e la pelle d’oca sulle braccia per le mani del ragazzino che glielo sfioravano solamente.

- Ora posso andare a lavarmi? Rischio di arrivare seriamente in ritardo.- ricominciò a parlare il castano, spezzando quella loro piccola bolla, e mosse le dita fino alla sua guancia, strofinando le dita ruvide contro la sua pelle.

Quando Harry mosse la testa in un cenno affermativo, strinse le dita sul suo mento e gli sollevò appena il viso, premendo subito dopo le labbra contro la sua guancia; si alzò dal letto e portò le braccia verso l’alto, stiracchiandosi e sospirando, già distrutto da quella giornata appena iniziata.

 

 

Aveva lasciato Aileen e Harry in cucina, a finire la loro colazione abbondante, ed aveva fissato il più piccolo con un’espressione confusa quando l’aveva fermato sulla soglia, ricordandogli che qualsiasi donna fosse riuscita a conquistarlo sarebbe stata fortunata. Lo lasciò ancora più sorpreso quando, nel ricordargli di Aileen, gli aveva confessato di vederlo come un ottimo padre; e a quel punto non era più riuscito a trattenere la risata, a scompigliargli i capelli e dargli una spinta solo per il gusto di vederlo oscillare per tenere l’equilibrio.

Durante tutto quel tempo si era dimenticato della giornata precedente ma, non appena intravide la solita giacca di pelle e gli occhiali da sole, le sue orecchie iniziarono a fumare dalla rabbia; ne conseguì il suo aumentare velocemente il passo, stringere una mano contro la spalla dell’infortunato e spingerlo contro il muro, senza alcuna gentilezza.

- La vuoi smettere?- ringhiò tra i denti, tenendolo contro il muro e rafforzando la presa nel sentirlo dare degli strattoni per liberarsi. - Ti ho detto che io qui non voglio vederti.-

Al sentirlo rispondere: - La strada non è tua, dottor Payne.- si scaldò ulteriormente, stringendo le dita contro il colletto della giacca e lo sollevò appena da terra per portare i loro visi allo stesso livello.

- Devi sparire dalla mia vista, ragazzino.- sibilò con un filo di voce, tenendo gli occhi scuri nei suoi ed innervosendosi sempre di più al suo riuscire a sostenere lo sguardo. - Il tuo amichetto mi sta rovinando la vita per colpa tua.- aggiunse, ignorando quello alle loro spalle che aveva deciso di non intervenire e li fissava solamente.

Stava per lasciare la presa, perché non si aspettava che quel bambino riuscisse - e soprattutto volesse - tenergli ancora testa, ma lo sentì sputare fuori: - Io non c’entro nulla.- con quel tono arrogante di chi vuole avere ragione nonostante tutto.

Fu la prima cosa che gli venne in mente - si sarebbe vergognato di quel comportamento immaturo ma quel ragazzino lo portava troppo facilmente ad una crisi di nervi - lo sfilargli gli occhiali da sole e tenerli stretti nel palmo, rompendoli in poco tempo davanti ai suoi occhi.

- Devi andartene via.- ripeté lentamente, voltandosi per lanciarli lontano. - Vai a riprenderli, se ti piacciono tanto.- aggiunse, bloccandosi appena sull’ultima parola nell’incrociare i suoi occhi castani.

Non ne aveva mai visti del genere, con sfumature quasi verdi o gialle alla luce del sole, e ci mise un po’ a riprendersi e a capire che il moretto lo stava spingendo ed insultando da almeno dieci minuti.

- Non tornare più.- ripeté, puntandogli l’indice contro il petto con un’espressione decisa in viso. - Altrimenti preparati a dire addio ad altro.- aggiunse subito dopo, osservandolo mentre si allontanava velocemente tra insulti diretti solo a lui. E non l’avrebbe ammesso, nemmeno sotto tortura, ma aveva un qualcosa di tenero nell’allontanarsi senza smettere un secondo d’inveire contro di lui.

 

 

 

Dopo quel breve episodio Liam non aveva nemmeno guardato Louis, preferendo entrare nello studio e prepararsi un discorso per convincere quel ragazzo a collaborare; aveva bisogno di un àut àut, di un compromesso.

Restò con la schiena contro la porta per ben dieci minuti e, quando pensò di essere pronto, roteò le spalle e strofinò i palmi contro il camice bianco. Non poteva andare sicuramente peggio di così, questa poteva essere la volta buona.

Uscì dallo studio, raggiungendo a grandi passi la scrivania dove stava stravaccato Louis, e si appoggiò con un fianco contro il legno, una mano sulla poltrona ad obbligarlo a voltarsi verso di lui.

Il solito: - Cosa vuoi, Payne.- non lo scalfì più di tanto, quella sfuriata con il moro era servita a levargli tutta la tensione accumulata, e strinse i denti contro l’interno della guancia, respirando piano e ripetendosi tutto il discorso nella testa.

- Allora, Louis..- decise di iniziare il tutto trattando il ragazzino come un suo pari, sperando di non essersi abbassato fin troppo. - .. abbiamo iniziato con il piede sbagliato noi due.- continuò, passando una mano tra i capelli e strofinando le dita contro la mascella coperta da un filo di barba.

Puntò gli occhi scuri in quelli chiari del ragazzino, che lo fissava curioso e con le labbra appena arricciate in un ghigno, e incrociò le braccia al petto, ricominciando a parlare velocemente.

- Io sto facendo tutto questo per David, non hai idea di come sia incasinata la mia vita e noi due.. possiamo arrivare a patti per superare quest’estate senza ucciderci tra noi.- prese un respiro e poi continuò subito dopo con: - Ieri sera ha chiamato tuo padre, non ho detto nulla di quel che hai fatto ma non ti coprirò sempre. Il prossimo passo falso e puoi scordarti di tutto questo. Ti chiedo solo di impegnarti, di prendere un attimo più seriamente questa cosa. E io in cambio posso offrirti qualche ora di riposo.-

- Solo qualche ora?- lo sentì chiedere con una punta di arroganza nella voce, le labbra piegate in una smorfia di chi non accetterebbe mai un compromesso del genere.

Liam annuì, porgendogli la mano ed aggiungendo: - Più avanti, se dovessi comportarti bene, si potrebbe parlare di una giornata intera.-

Osservò il ragazzino studiarlo, vedendolo quasi valutare tutte le possibilità, e chiedergli: - Cosa intendi con comportarmi bene, Payne?-

In risposta fece solamente spallucce, muovendo una mano ed iniziando ad elencare: - Non accavallarmi più in quel modo gli appuntamenti, evitare di mettere a disagio tutti quelli che entrano qui dentro, non scappare più via per vedere le gare del tuo amichetto. Devi solo comportarti civilmente, ci stai?-

- E in cambio tu mi darai una giornata libera e non aprirai bocca con mio padre?-

Evitò di correggerlo, sul fatto che non gli avrebbe dato subito una giornata intera libera, e gli strinse la mano, sperando di aver fatto la cosa giusta.

- Da oggi si inizia, se fai un passo falso sei fuori.- insistette, stringendogli la mano con forza per fargli capire quanto fossero serie le sue intenzioni.

Quando fu sicuro di avergli passato il concetto, gli diede le spalle e s’incamminò verso lo studio, bloccandosi al “Payne” gridato dal ragazzino. Si voltò nuovamente verso di lui, pensando di vederlo sventolare bandiera bianca e rendergli la vita sicuramente più semplice, ma venne accolto da un ghigno divertito e: - Il mio amichetto dice che gli devi un paio di occhiali da sole.-

- Non se ne parla proprio, se l’è cercata.- borbottò, innervosendosi nuovamente solo grazie al ricordo di poco prima.

Aveva appena varcato la soglia, quando sentì Louis gridare: - Sapeva che avresti risposto così. Dice che puoi ripagarlo in modo naturale.- e sbatté con forza la porta alle proprie spalle, sperando di aver dato un chiaro messaggio del suo non voler avere nulla a che fare con quello.

 

 

 

 

 

Quando quella sera chiuse la porta dello studio, era decisamente più rilassato delle volte precedenti; infilò le chiavi in tasca e tenne un occhio puntato su quello che prendeva la bicicletta e gli si affiancava.

- Non ti stacchi mai da quella roba?- gli chiese all’improvviso, non sapendo nemmeno per quale motivo volesse iniziare una conversazione con lui. - Non son fatti miei però..- fece spallucce, cercando di pensare ad una scusa per tutta quella curiosità. - Ora è tardi, non è.. pericoloso?- tentennò, stranendosi sempre di più quando quello scoppiò a ridere e lo spinse via.

- Non ho paura di niente e nessuno.- lo sentì rispondere, con quella grinta tipica di un ragazzino che pensa di poter avere ancora il mondo ai suoi piedi. - Sono gli altri a dover temere me.-

- E perché mi stai seguendo? Casa tua non è dall’altra parte?- continuò, indicando alle loro spalle mentre si avvicinavano sempre più al sottopassaggio per la metropolitana.

Vide il ragazzino fare spallucce, come se di quell’informazione non se ne facesse nulla, e poi ridacchiare tra sé e sé mentre gli diceva: - E perché tu prendi quella roba se puoi avere una bella macchina? So quanto guadagni a fare questo. Conosco di nome tutti quelli che entrano là, son gente importante.-

Quella domanda lo lasciò completamente spiazzato, la mente piena di ricordi che l’avevano spesso perseguitato nei suoi incubi, e si affrettò a rispondere: - Non mi piace la macchina. Troppo chiusa, troppi incidenti.-

- Sai quanti incidenti ci sono al giorno con le metropolitane?- lo sentì insistere, stando sempre accanto a lui come a voler rivangare in quel passato che aveva cercato di cancellare.

Lo ignorò ed affrettò il passo, desiderando solo tornare a casa e chiudersi in una stanza fino a dimenticarsi nuovamente ogni cosa.

- Non dirmi che hai paura di una macchina!- si sentì prendere in giro, percependo la gomitata nel fianco ma non sentendola veramente. Troppi ricordi, troppi anni passati a portare avanti una vita troppo complicata.

Chiuse per un secondo gli occhi, riaprendoli subito dopo quando riuscì quasi a sentire l’impatto tra le due macchine nei ricordi, e scosse velocemente la testa, decidendo di cambiare discorso e ricordargli che, alla domanda sul perché lo seguisse, non aveva risposto.

- Zayn.- gli disse solamente, lanciando una veloce occhiata al castano molto più grande di lui. - Vuole scoprire dove abiti, minacciarti un pochino e finire a letto con te.-

- Senti ma..- sussurrò, rallentando il passo e fermandosi di fronte al sottopassaggio. -.. crede davvero che cadrò ai suoi piedi?-

- Tutti cadono ai suoi piedi.- gli rispose l’attimo dopo, non facendogli quasi concludere la domanda. - Per lui è tutto un gioco, non farti coinvolgere troppo che mi stai anche simpatico.-

- Ti sto simpatico?- ripeté con un sopracciglio inarcato e un’espressione sorpresa in viso.

L’altro annuì solamente, aggiungendo: - E un ottimo compagno di bevute.-

- Compagno di bevute.- ripeté nuovamente le sue parole, scoppiando a ridere e scuotendo la testa lentamente.

- Sì, è quel che ho detto.- borbottò il ragazzino, tenendo i palmi stretti sul manubrio e sedendosi sul sellino. - Da quanto non ti fai una bella bevuta?-

Liam restò per un momento in silenzio, ripensando all’ultima volta in cui si era seriamente divertito con qualcuno, e poi si morse il labbro, stringendosi nella spalle e confessando: - Saranno cinque anni che non esco e non mi ubriaco.-

Ridacchiò appena al verso scandalizzato del più piccolo, che si affrettò a dire: - Non va bene, Payne! Bisogna rimediare, conosco un posto che..-

E come poteva dirgli che aveva una bambina a casa di cui occuparsi? Che quelle cose ormai non erano più per lui? Che era cresciuto troppo in fretta e a ventisei anni si trovava ad affrontare cose che non aveva mai nemmeno sognato?

- Per oggi passo.- bisbigliò, infilando le mani nelle tasche dei jeans e rivolgendogli un piccolo sorriso. - Sarà per un’altra volta. Ci vediamo lunedì! E cerca di arrivare sano e salvo a casa.-

E poi gli diede velocemente le spalle, scendendo quei pochi gradini e ricominciando a respirare normalmente solo quando si sentì al sicuro sui sedili scomodi della metropolitana.

 

 

 

 

Aveva appena varcato la soglia di casa, sentendosi ad ogni passo sempre più stanco, quando gli si parò di fronte Harry con un sorriso accogliente sulle labbra.

Annuì, quando lo informò della bambina che era già a letto addormentata, e non lo bloccò dal mettersi sulle punta ed intrecciare le dita tra i capelli castani.

- Har, sono stanco.- mormorò, non volendo essere scortese o sollevargli delle speranze che non esistevano. - Ti pago per oggi e poi torni a casa.- continuò, non opponendo resistenza quando sentì la schiena venire a contatto con la porta, la maniglia che premeva contro la colonna vertebrale dandogli fastidio.

- Posso aiutarti a rilassarti.- lo sentì insistere, una gamba che premeva tra le proprie e le dita che gli massaggiavano la cute; appoggiò le mani sui suoi fianchi, vedendolo aprirsi per un secondo in un sorriso, e lo spostò, prendendo il portafogli dalla tasca posteriore e porgendogli i soldi.

Vide Harry, indeciso e confuso, allungare una mano, per prendere quel che gli spettava, e sussurrò: - Grazie per aver curato Aileen tutto il giorno.-

- Stai bene, Lì?-

Scosse la testa, non riuscendo a dire una bugia a quel ricciolino, e puntò gli occhi su una piccola fotografia che teneva sempre nel portafogli.

- Troppi ricordi.- bisbigliò, a mo’ di spiegazione, per poi continuare con: - Voglio solo Aileen ora, dormire e svegliarmi a mezzogiorno.-

Non lo bloccò quando gli lasciò un bacio a fior di labbra, facendogli un cenno veloce di saluto, e chiuse la porta, quando lo vide sparire dalle rampe di scale.

Restò per qualche minuto immobile, a fissare la porta di legno scuro, e poi s’incamminò lentamente verso la camera della bambina, osservandola in silenzio dalla soglia. Non ci mise molto a togliersi le scarpe e sdraiarsi al suo fianco, attirandola tra le proprie braccia e annuendo piano quando la sentì dire “sei tu, Lili?”.

- Ci sono io ora, piccola.- bisbigliò, premendo le labbra contro i suoi capelli marroni e chiudendo gli occhi per scacciare tutti quei ricordi. - Non ti succederà nulla di male, ti proteggerò sempre.-

 

 

 

Angolo Shine:

Alla fine di ogni capitolo non so mai che dire, perché penso sia tutto sempre chiaro - no, in realtà ci son due o tre particolari che vi sto tenendo nascosti.. mi sento perfida.-

Dico solo che - questi particolari - salteranno fuori man mano che la storia andrà avanti e vi renderà tutto molto più chiaro. E a quel punto direte: “certo, perché non ci ho pensato prima”. Succede sempre così, yup.

Avete un assaggio del Lirry - che non sarà mai nulla di “definitivo”- e gli Zouis che continuano a farsi riconoscere per essere gli Zouis.

Non posso nemmeno dirvi “se non vi è chiaro qualcosa scrivetelo nella recensione”, perché - come la vera pigra che sono - non sto rispondendo a nulla e le leggo solamente. E siete tutte davvero, djskdj. Vi abbraccerei una per una, seriamente. Mi fa sentire un po’ stupida - e anche molto patetica - dire che mi avete fatta sentire a casa? Siete tutte tenere e dolci e, per ogni storia che scrivo e pubblico, ci siete sempre. Quindi un enorme grazie di cuore. Non so nemmeno come ripagarvi di tutto questo affetto che mi trasmettete, e ora è meglio chiudere prima che mi metta ancora più in imbarazzo.

Direi che il prossimo capitolo lo avrete o venerdì o prima, tutto dipende da quanto riesco a portarmi avanti. (Vorrei evitarmi una crisi da “ho finito i capitoli”, quanto son problematica.)

A presto!

Grazie a tutti quanti, prima o poi riuscirò  a rispondere anche alle recensioni. (♥)

   
 
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