You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Secondo
capitolo:
Quella
notte aveva dormito relativamente meglio, rispetto
alla sera precedente - perché aveva avuto nottate
decisamente migliori-, e la
mattina si era svegliato all’improvviso, Aileen che teneva le
dita strette
sulla sua maglia e cercava di scuoterlo mentre ripeteva il suo nome.
Mugugnò
qualcosa molto simile ad un: - Due minuti, piccola.-
e si rigirò nel letto, sprofondando il viso tra i cuscini;
si rannicchiò ancora
di più su un lato, sentendo il materasso abbassarsi sotto il
peso di qualcuno e
sbuffò al: - Sveglia, Lì!- che gli
trapanò un orecchio.
Non
era una bellissima sensazione svegliarsi accanto ad un
Harry così allegro, sempre così allegro e vivace,
che gli ricordava di essere
in ritardo per lavoro. Senza contare che odiava quando le persone
superavano
certi limiti o spazi, nonostante fossero tanto amici.
Strizzò
gli occhi, cercando di addormentarsi e poter
recuperare qualche minuto di riposo, ma ringhiò tra i denti
al suo
canticchiare: - Sei in ritaaaardo, Liii.-
Cercò
di scacciare la mano del sedicenne, che sembrava
divertirsi nell’istigarlo già di prima mattina, e
sbuffò al suo insistere con
il fatto che di sabato avrebbe avuto molte cose a cui star dietro.
Quando
non riuscì più a trattenersi, grugnì
un: -
Vaffanculo.- che gli costò un pugno contro la spalla e il
rimprovero del fatto
che poteva esserci una bambina a sentirlo.
-
Aileen è di là a fare colazione.-
borbottò, continuando a
dargli le spalle e sentendolo muoversi e sistemarsi dietro di lui. -
Altrimenti
sarebbe già qui a difendermi.- ridacchiò,
annuendo tutto soddisfatto quando
l’altro non rispose più.
Teneva
gli occhi chiusi, una mano sotto il cuscino, ed era
in quella fase del sonno in cui tutti i pensieri vengono annullati in
un
piacevole tepore; non durò molto però,
soprattutto quando Harry si avvicinò
ulteriormente e restò con il petto contro la propria
schiena. Aggrottò la
fronte, cercando di capire le intenzioni del ragazzino, nel momento in
cui una
sua mano s’infilò sotto la propria maglia,
percorrendogli tutto il petto.
Non
erano completamente nuove quelle attenzioni tra loro,
nonostante cercasse di mantenere una certa distanza e tenerlo con i
piedi per
terra - perché non aveva alcuna intenzione di complicarsi
ulteriormente la
vita-, ma sbarrò gli occhi al sentirlo dire: - Posso esserti
utile con questo.-
e strinse le dita attorno al suo polso, bloccandolo appena in tempo e
cambiando
posizione per non essere quello più esposto.
-
Harry.- lo richiamò, tenendogli il polso per qualche
minuto in più e strofinando il pollice contro la sua pelle.
- C’è Aileen di là,
non credo sia il caso.- aggiunse subito dopo, puntando i gomiti sul
materasso e
riuscendo a sollevarsi con il busto.
Si
sistemò meglio, appoggiandosi con la schiena contro la
testata del letto, ed osservò in silenzio il ragazzino che
puntava un ginocchio
contro il materasso e l’altro tra le proprie gambe,
sussurrando: - Come se ti
fosse mai importato.-
Chiuse
gli occhi, appoggiando la nuca contro il legno della
spalliera, e cercò di non dar troppo peso a quello che aveva
iniziato a
strofinarsi contro la propria gamba, le dita che lasciava scorrere
sotto la
maglia per seguire gli addominali definiti.
-
Har.- mugugnò, prendendogli i polsi e bloccandoglieli
contro il petto. - È stata solo una volta e sai benissimo
che..-
-
Cinque.- si sentì interrompere, puntando gli occhi nei
suoi e vedendoli scintillanti per la risatina che cercava di trattenere.
-
.. che questa non sarà una sesta.- continuò,
tenendogli i
polsi stretti quando lo percepì opporre resistenza e cercare
di liberarsi. -
Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che ti fosse passata.-
aggiunse subito
dopo, socchiudendo gli occhi al suo sbuffare e comportarsi come ogni
tipico
adolescente che non riesce ad ottenere quel che vuole.
-
Lo so, lo so.- mormorò quello, massaggiandosi i polsi
quando glieli lasciò liberi e sfiorandogli il braccio con le
punta delle dita.
- Ma mi sto frequentando con un ragazzo..-
-
A maggior ragione non dovresti essere qui.- lo interruppe
Liam, inarcando un sopracciglio e concludendo con: - O almeno, non
dovresti
fare così.- e muovendo la testa in un cenno per indicare i
suoi movimenti
contro la propria gamba.
-
Il discorso è più.. complicato.-
-
Complicato?- chiese con un ghigno divertito, appoggiando
le mani sui suoi fianchi e stringendoli per bloccarlo. - Sai cosa
c’è di
complicato? Che per colpa dei tuoi ormoni da adolescente rischio di far
tardi a
lavoro.- concluse, riuscendo a farlo sollevare e sedersi sul bordo del
letto.
Era
pronto ad alzarsi in piedi, iniziare la giornata con una
doccia rilassante e una buona colazione, quando sentì il
suo: - Si tratta della
mia verginità.- che lo costrinse a voltarsi completamente
verso di lui,
vedendolo al centro del letto con le gambe incrociate e la testa bassa.
-
Abbiamo già discusso di questa cosa.- bisbigliò,
cercando
di non alzare troppo la voce per paura di richiamare
l’attenzione della
bambina. - Tra me e te..-
-
Non fino a quando non sarò maggiorenne, lo so.-
sentì
ripetere dal ricciolino, che annuiva con una smorfia scocciata sulle
labbra.
-
Har.- sussurrò, avvicinandosi a lui e tenendo i
polpastrelli contro la sua nuca. - Non sei il mio giocattolino e
nemmeno la mia
puttana.- continuò, spingendo la fronte contro la sua e
puntando gli occhi nei
suoi.
Sentì
il viso del minore muoversi in un cenno e replicare: -
Non mi hai mai trattato come loro.-, a cui rispose con un sorriso
esitante e un
bacio all’angolo della bocca.
Restarono
in silenzio per qualche minuto, creando la solita
atmosfera con le dita di Liam impegnate tra i suoi ricci e la pelle
d’oca sulle
braccia per le mani del ragazzino che glielo sfioravano solamente.
-
Ora posso andare a lavarmi? Rischio di arrivare seriamente
in ritardo.- ricominciò a parlare il castano, spezzando
quella loro piccola
bolla, e mosse le dita fino alla sua guancia, strofinando le dita
ruvide contro
la sua pelle.
Quando
Harry mosse la testa in un cenno affermativo, strinse
le dita sul suo mento e gli sollevò appena il viso, premendo
subito dopo le
labbra contro la sua guancia; si alzò dal letto e
portò le braccia verso
l’alto, stiracchiandosi e sospirando, già
distrutto da quella giornata appena
iniziata.
Aveva
lasciato Aileen e Harry in cucina, a finire la loro
colazione abbondante, ed aveva fissato il più piccolo con
un’espressione
confusa quando l’aveva fermato sulla soglia, ricordandogli
che qualsiasi donna
fosse riuscita a conquistarlo sarebbe stata fortunata. Lo
lasciò ancora più
sorpreso quando, nel ricordargli di Aileen, gli aveva confessato di
vederlo
come un ottimo padre; e a quel punto non era più riuscito a
trattenere la
risata, a scompigliargli i capelli e dargli una spinta solo per il
gusto di
vederlo oscillare per tenere l’equilibrio.
Durante
tutto quel tempo si era dimenticato della giornata
precedente ma, non appena intravide la solita giacca di pelle e gli
occhiali da
sole, le sue orecchie iniziarono a fumare dalla rabbia; ne
conseguì il suo
aumentare velocemente il passo, stringere una mano contro la spalla
dell’infortunato e spingerlo contro il muro, senza alcuna
gentilezza.
-
La vuoi smettere?- ringhiò tra i denti, tenendolo contro
il muro e rafforzando la presa nel sentirlo dare degli strattoni per
liberarsi.
- Ti ho detto che io qui non voglio vederti.-
Al
sentirlo rispondere: - La strada non è tua, dottor
Payne.- si scaldò ulteriormente, stringendo le dita contro
il colletto della
giacca e lo sollevò appena da terra per portare i loro visi
allo stesso
livello.
-
Devi sparire dalla mia vista, ragazzino.- sibilò con un
filo di voce, tenendo gli occhi scuri nei suoi ed innervosendosi sempre
di più
al suo riuscire a sostenere lo sguardo. - Il tuo amichetto mi sta
rovinando la
vita per colpa tua.- aggiunse, ignorando quello alle loro spalle che
aveva
deciso di non intervenire e li fissava solamente.
Stava
per lasciare la presa, perché non si aspettava che
quel bambino riuscisse - e
soprattutto volesse - tenergli ancora testa, ma lo sentì
sputare fuori: - Io
non c’entro nulla.- con quel tono arrogante di chi vuole
avere ragione
nonostante tutto.
Fu
la prima cosa che gli venne in mente - si sarebbe
vergognato di quel comportamento immaturo ma quel ragazzino lo portava
troppo
facilmente ad una crisi di nervi - lo sfilargli gli occhiali da sole e
tenerli
stretti nel palmo, rompendoli in poco tempo davanti ai suoi occhi.
-
Devi andartene via.- ripeté lentamente, voltandosi per
lanciarli lontano. - Vai a riprenderli, se ti piacciono tanto.-
aggiunse,
bloccandosi appena sull’ultima parola
nell’incrociare i suoi occhi castani.
Non
ne aveva mai visti del genere, con sfumature quasi verdi
o gialle alla luce del sole, e ci mise un po’ a riprendersi e
a capire che il
moretto lo stava spingendo ed insultando da almeno dieci minuti.
-
Non tornare più.- ripeté, puntandogli
l’indice contro il
petto con un’espressione decisa in viso. - Altrimenti
preparati a dire addio ad
altro.- aggiunse subito dopo, osservandolo mentre si allontanava
velocemente
tra insulti diretti solo a lui. E non l’avrebbe ammesso,
nemmeno sotto tortura,
ma aveva un qualcosa di tenero nell’allontanarsi senza
smettere un secondo
d’inveire contro di lui.
Dopo
quel breve episodio Liam non aveva nemmeno guardato
Louis, preferendo entrare nello studio e prepararsi un discorso per
convincere
quel ragazzo a collaborare; aveva bisogno di un àut
àut,
di un
compromesso.
Restò
con la schiena
contro la porta per ben dieci minuti e, quando pensò di
essere pronto, roteò le
spalle e strofinò i palmi contro il camice bianco. Non
poteva andare sicuramente
peggio di così, questa poteva essere la volta buona.
Uscì
dallo studio,
raggiungendo a grandi passi la scrivania dove stava stravaccato Louis,
e si
appoggiò con un fianco contro il legno, una mano sulla
poltrona ad obbligarlo a
voltarsi verso di lui.
Il
solito: - Cosa vuoi,
Payne.- non lo scalfì più di tanto, quella
sfuriata con il moro era servita a
levargli tutta la tensione accumulata, e strinse i denti contro
l’interno della
guancia, respirando piano e ripetendosi tutto il discorso nella testa.
-
Allora, Louis..- decise
di iniziare il tutto trattando il ragazzino come un suo pari, sperando
di non
essersi abbassato fin troppo. - .. abbiamo iniziato con il piede
sbagliato noi
due.- continuò, passando una mano tra i capelli e
strofinando le dita contro la
mascella coperta da un filo di barba.
Puntò
gli occhi scuri in
quelli chiari del ragazzino, che lo fissava curioso e con le labbra
appena
arricciate in un ghigno, e incrociò le braccia al petto,
ricominciando a
parlare velocemente.
-
Io sto facendo tutto
questo per David, non hai idea di come sia incasinata la mia vita e noi
due..
possiamo arrivare a patti per superare quest’estate senza
ucciderci tra noi.-
prese un respiro e poi continuò subito dopo con: - Ieri sera
ha chiamato tuo padre,
non ho detto nulla di quel che hai fatto ma non ti coprirò
sempre. Il prossimo
passo falso e puoi scordarti di tutto questo. Ti chiedo solo di
impegnarti, di
prendere un attimo più seriamente questa cosa. E io in
cambio posso offrirti
qualche ora di riposo.-
-
Solo qualche ora?- lo
sentì chiedere con una punta di arroganza nella voce, le
labbra piegate in una
smorfia di chi non accetterebbe mai un compromesso del genere.
Liam
annuì, porgendogli
la mano ed aggiungendo: - Più avanti, se dovessi comportarti
bene, si potrebbe
parlare di una giornata intera.-
Osservò
il ragazzino
studiarlo, vedendolo quasi valutare tutte le possibilità, e
chiedergli: - Cosa
intendi con comportarmi bene, Payne?-
In
risposta fece
solamente spallucce, muovendo una mano ed iniziando ad elencare: - Non
accavallarmi più in quel modo gli appuntamenti, evitare di
mettere a disagio
tutti quelli che entrano qui dentro, non scappare più via
per vedere le gare
del tuo amichetto. Devi solo comportarti civilmente, ci stai?-
-
E in cambio tu mi darai
una giornata libera e non aprirai bocca con mio padre?-
Evitò
di correggerlo, sul
fatto che non gli avrebbe dato subito una giornata intera libera, e gli
strinse
la mano, sperando di aver fatto la cosa giusta.
-
Da oggi si inizia, se
fai un passo falso sei fuori.- insistette, stringendogli la mano con
forza per
fargli capire quanto fossero serie le sue intenzioni.
Quando
fu sicuro di
avergli passato il concetto, gli diede le spalle e
s’incamminò verso lo studio,
bloccandosi al “Payne” gridato dal ragazzino. Si
voltò nuovamente verso di lui,
pensando di vederlo sventolare bandiera bianca e rendergli la vita
sicuramente
più semplice, ma venne accolto da un ghigno divertito e: -
Il mio amichetto
dice che gli devi un paio di occhiali da sole.-
-
Non se ne parla
proprio, se l’è cercata.- borbottò,
innervosendosi nuovamente solo grazie al
ricordo di poco prima.
Aveva
appena varcato la
soglia, quando sentì Louis gridare: - Sapeva che avresti
risposto così. Dice
che puoi ripagarlo in modo naturale.- e sbatté con forza la
porta alle proprie
spalle, sperando di aver dato un chiaro messaggio del suo non voler
avere nulla
a che fare con quello.
Quando
quella sera chiuse la porta dello studio, era
decisamente più rilassato delle volte precedenti;
infilò le chiavi in tasca e
tenne un occhio puntato su quello che prendeva la bicicletta e gli si
affiancava.
-
Non ti stacchi mai da quella roba?- gli chiese
all’improvviso, non sapendo nemmeno per quale motivo volesse
iniziare una
conversazione con lui. - Non son fatti miei però..- fece
spallucce, cercando di
pensare ad una scusa per tutta quella curiosità. - Ora
è tardi, non è..
pericoloso?- tentennò, stranendosi sempre di più
quando quello scoppiò a ridere
e lo spinse via.
-
Non ho paura di niente e nessuno.- lo sentì rispondere,
con quella grinta tipica di un ragazzino che pensa di poter avere
ancora il
mondo ai suoi piedi. - Sono gli altri a dover temere me.-
-
E perché mi stai seguendo? Casa tua non è
dall’altra
parte?- continuò, indicando alle loro spalle mentre si
avvicinavano sempre più
al sottopassaggio per la metropolitana.
Vide
il ragazzino fare spallucce, come se di
quell’informazione non se ne facesse nulla, e poi ridacchiare
tra sé e sé
mentre gli diceva: - E perché tu prendi quella roba se puoi
avere una bella
macchina? So quanto guadagni a fare questo. Conosco di nome tutti
quelli che
entrano là, son gente importante.-
Quella
domanda lo lasciò completamente spiazzato, la mente
piena di ricordi che l’avevano spesso perseguitato nei suoi
incubi, e si
affrettò a rispondere: - Non mi piace la macchina. Troppo
chiusa, troppi
incidenti.-
-
Sai quanti incidenti ci sono al giorno con le
metropolitane?- lo sentì insistere, stando sempre accanto a
lui come a voler
rivangare in quel passato che aveva cercato di cancellare.
Lo
ignorò ed affrettò il passo, desiderando solo
tornare a
casa e chiudersi in una stanza fino a dimenticarsi nuovamente ogni cosa.
-
Non dirmi che hai paura di una macchina!- si sentì
prendere in giro, percependo la gomitata nel fianco ma non sentendola
veramente. Troppi ricordi, troppi anni passati a portare avanti una
vita troppo
complicata.
Chiuse
per un secondo gli occhi, riaprendoli subito dopo
quando riuscì quasi a sentire l’impatto tra le due
macchine nei ricordi, e
scosse velocemente la testa, decidendo di cambiare discorso e
ricordargli che,
alla domanda sul perché lo seguisse, non aveva risposto.
-
Zayn.- gli disse solamente, lanciando una veloce occhiata
al castano molto più grande di lui. - Vuole scoprire dove
abiti, minacciarti un
pochino e finire a letto con te.-
-
Senti ma..- sussurrò, rallentando il passo e fermandosi di
fronte al sottopassaggio. -.. crede davvero che cadrò ai
suoi piedi?-
-
Tutti cadono ai suoi piedi.- gli rispose l’attimo dopo,
non facendogli quasi concludere la domanda. - Per lui è
tutto un gioco, non
farti coinvolgere troppo che mi stai anche simpatico.-
-
Ti sto simpatico?- ripeté con un sopracciglio inarcato e
un’espressione sorpresa in viso.
L’altro
annuì solamente, aggiungendo: - E un ottimo compagno
di bevute.-
-
Compagno di bevute.- ripeté nuovamente le sue parole,
scoppiando a ridere e scuotendo la testa lentamente.
-
Sì, è quel che ho detto.- borbottò il
ragazzino, tenendo i
palmi stretti sul manubrio e sedendosi sul sellino. - Da quanto non ti
fai una
bella bevuta?-
Liam
restò per un momento in silenzio, ripensando
all’ultima
volta in cui si era seriamente divertito con qualcuno, e poi si morse
il
labbro, stringendosi nella spalle e confessando: - Saranno cinque anni
che non
esco e non mi ubriaco.-
Ridacchiò
appena al verso scandalizzato del più piccolo, che
si affrettò a dire: - Non va bene, Payne! Bisogna rimediare,
conosco un posto
che..-
E
come poteva dirgli che aveva una bambina a casa di cui
occuparsi? Che quelle cose ormai non erano più per lui? Che
era cresciuto
troppo in fretta e a ventisei anni si trovava ad affrontare cose che
non aveva
mai nemmeno sognato?
-
Per oggi passo.- bisbigliò, infilando le mani nelle tasche
dei jeans e rivolgendogli un piccolo sorriso. - Sarà per
un’altra volta. Ci
vediamo lunedì! E cerca di arrivare sano e salvo a casa.-
E
poi gli diede velocemente le spalle, scendendo quei pochi
gradini e ricominciando a respirare normalmente solo quando si
sentì al sicuro
sui sedili scomodi della metropolitana.
Aveva
appena varcato la soglia di casa, sentendosi ad ogni
passo sempre più stanco, quando gli si parò di
fronte Harry con un sorriso
accogliente sulle labbra.
Annuì,
quando lo informò della bambina che era già a
letto
addormentata, e non lo bloccò dal mettersi sulle punta ed
intrecciare le dita
tra i capelli castani.
-
Har, sono stanco.- mormorò, non volendo essere scortese o
sollevargli delle speranze che non esistevano. - Ti pago per oggi e poi
torni a
casa.- continuò, non opponendo resistenza quando
sentì la schiena venire a
contatto con la porta, la maniglia che premeva contro la colonna
vertebrale
dandogli fastidio.
-
Posso aiutarti a rilassarti.- lo sentì insistere, una
gamba che premeva tra le proprie e le dita che gli massaggiavano la
cute;
appoggiò le mani sui suoi fianchi, vedendolo aprirsi per un
secondo in un
sorriso, e lo spostò, prendendo il portafogli dalla tasca
posteriore e
porgendogli i soldi.
Vide
Harry, indeciso e confuso, allungare una mano, per
prendere quel che gli spettava, e sussurrò: - Grazie per
aver curato Aileen
tutto il giorno.-
-
Stai bene, Lì?-
Scosse
la testa, non riuscendo a dire una bugia a quel
ricciolino, e puntò gli occhi su una piccola fotografia che
teneva sempre nel
portafogli.
-
Troppi ricordi.- bisbigliò, a mo’ di spiegazione,
per poi
continuare con: - Voglio solo Aileen ora, dormire e svegliarmi a
mezzogiorno.-
Non
lo bloccò quando gli lasciò un bacio a fior di
labbra,
facendogli un cenno veloce di saluto, e chiuse la porta, quando lo vide
sparire
dalle rampe di scale.
Restò
per qualche minuto immobile, a fissare la porta di
legno scuro, e poi s’incamminò lentamente verso la
camera della bambina,
osservandola in silenzio dalla soglia. Non ci mise molto a togliersi le
scarpe
e sdraiarsi al suo fianco, attirandola tra le proprie braccia e
annuendo piano
quando la sentì dire “sei tu, Lili?”.
-
Ci sono io ora, piccola.- bisbigliò, premendo le labbra
contro i suoi capelli marroni e chiudendo gli occhi per scacciare tutti
quei
ricordi. - Non ti succederà nulla di male, ti
proteggerò sempre.-
Angolo
Shine:
Alla
fine di ogni capitolo non so mai che dire, perché penso
sia tutto sempre chiaro - no, in realtà ci son due o tre
particolari che vi sto
tenendo nascosti.. mi sento perfida.-
Dico
solo che - questi particolari - salteranno fuori man
mano che la storia andrà avanti e vi renderà
tutto molto più chiaro. E a quel
punto direte: “certo, perché non ci ho pensato
prima”. Succede sempre così,
yup.
Avete
un assaggio del Lirry - che non sarà mai nulla di
“definitivo”-
e gli Zouis che continuano a farsi riconoscere per essere gli Zouis.
Non
posso nemmeno dirvi “se non vi è chiaro qualcosa
scrivetelo nella recensione”, perché - come la
vera pigra che sono - non sto
rispondendo a nulla e le leggo solamente. E siete tutte davvero,
djskdj. Vi abbraccerei
una per una, seriamente. Mi fa sentire un po’ stupida - e
anche molto patetica
- dire che mi avete fatta sentire a casa? Siete tutte tenere e dolci e,
per
ogni storia che scrivo e pubblico, ci siete sempre. Quindi un enorme
grazie di
cuore. Non so nemmeno come ripagarvi di tutto questo affetto che mi
trasmettete, e ora è meglio chiudere prima che mi metta
ancora più in imbarazzo.
Direi
che il prossimo capitolo lo avrete o venerdì o prima,
tutto dipende da quanto riesco a portarmi avanti. (Vorrei evitarmi una
crisi da
“ho finito i capitoli”, quanto son problematica.)
A
presto!
Grazie
a tutti quanti, prima o poi riuscirò
a rispondere anche alle recensioni. (♥)