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Autore: heliodor    01/08/2014    1 recensioni
Due Regni
Due Re
Due Eredi
Un Solo Destino
Ewan è un giovane principe destinato a diventare, un giorno, sovrano di Avalon. Lyra è solo una pastorella, sognatrice e ribelle. Insieme dovranno affrontare il viaggio più difficile della loro vita per impedire che una sanguinosa guerra distrugga per sempre i loro sogni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due uomini vestiti di stracci si fermano a poca distanza l'uno dall'altro, i visi coperti da cappucci.
― Visto niente? ― chiede uno a bassa voce.
― No ― risponde l'altro.
― Il comandante non sarà contento.
Sotto il cappuccio si intravede un mezzo sorriso. ― Non è colpa nostra se non siamo riusciti a trovarlo. Forse non c'è nessun erede...
― C'è ― risponde l'altro sicuro. ― L'informazione viene da una fonte affidabile.
― D'accordo, cerchiamo ancora. Da qualche parte deve essersi pure nascosto. Non può certo passare inosservato.
I due fanno per allontanarsi, ma poi uno torna indietro. ― Aspetta. Che facciamo se lo troviamo?
L'altro si volta. Da sotto il cappuccio si intravedono labbra carnose atteggiate in un ghigno incorniciate da una barbetta rada con il pizzo. ― Prendetelo con ogni mezzo.
***
La guardia si ferma davanti alla cella, in mano una ciotola di legno che passa sulle sbarre producendo un rumore spiacevole. ― Oh, sveglia tu ― grida all'unico occupante. ― Hai delle visite ― aggiunge allontanandosi subito dopo.
Disteso sul pagliericcio sistemato in un angolo, Ewan sbatte le palpebre e si raddrizza. Indossa gli abiti sudici della sera prima. Si guarda i piedi scalzi con una smorfia. Quando solleva gli occhi verso le sbarre, incrocia lo sguardo di suo padre, il re Philip, ritto davanti all'entrata, le braccia dietro la schiena.
― Il mio unico figlio ― dice Philip con tono triste. ― L'erede al trono di Avalon. Chiuso in gabbia come un comune criminale. Vestito da volgare straccione, per giunta.
Ewan si passa una mano sulla testa del punto in cui la guardia l'ha colpito e fa una smorfia di dolore.
Philip scuote la testa. ― Dove ho sbagliato?
Ewan si rialza e si avvicina alle sbarre barcollando. ― Ciao ― dice con un mezzo sorriso. ― Sei venuto a prendermi?
― Dovrei lasciarti lì per qualche giorno.
― Io sono il principe...
― Tu sei ― dice Philip alzando la voce. ― Indegno di definirti tale. Ti rendi conto del pericolo che hai corso? Le guardie avrebbero potuto ferirti gravemente. O ucciderti.
Ewan scrolla le spalle. ― Ma non è successo.
― È stata solo fortuna.
― Cosa vuoi che ti dica? Che mi dispiace? ― Ewan allarga le braccia. ― D'accordo, mi dispiace. Ho sbagliato, non lo farò mai più. In verità non l'avrei mai fatto se tu mi avessi lasciato libero di andare alla festa come tutte le persone normali.
― Tu non sei una persona normale. Hai delle responsabilità.
― Ma io non le voglio ― grida Ewan.
Philip lo guarda incredulo. ― Tu non le vuoi? Pensi di essere libero? Pensi di poterti dimenticare che un giorno governerai un regno e avrai dei sudditi?
― Un regno che non conosco. Che non ho mai visto.
― Per quello avrai tempo ― dice Philip con tono duro.
― Ma io voglio farlo adesso.
― Io, io, io. ― Dice Philip a voce alta toccandosi il petto. ― Possibile che tu riesca solo a pensare a te stesso? Esisti solo tu per caso? Sei un principe, comportati come tale.
Ewan apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude.
― Spero che questa esperienza ti abbia insegnato qualcosa ― dice Philip con voce triste. ― Ora, se vuoi uscire, dovrai promettermi che sposerai quella principessa.
Ewan scuote la testa. ― No.
― No?
Il ragazzo si massaggia le tempie. ― Ho conosciuto una... ― Esita. ― Una persona.
Philip lo fissa impassibile.
― Una splendida, meravigliosa creatura ― continua Ewan. ― Una ragazza.
Il re scuote la testa. ― Una... ragazza? La figlia di un nobile della città? La protetta di un mercante?
Ewan si morde il labbro. ― Non esattamente.
Philip incrocia le braccia sul petto.
― Lei è... la figlia di due pastori.
Philip spalanca la bocca stupito.
Ewan percorre avanti e indietro l'angusto spazio della cella. ― Lo so che sembra incredibile, ma lei ha... qualcosa di speciale.
― La figlia di due pastori ― sussurra Philip incredulo. Guarda il figlio che lo osserva con sguardo supplice. ― Ed è lei che vorresti... sposare, per caso?
Ewan scuote la testa. ― No...sì... non lo so. Prima vorrei conoscerla meglio.
Philip annuisce. ― Certo. È naturale. Pensi che dovremo invitarla a palazzo per ufficializzare la cosa? ― dice parlando veloce. ― Potremmo organizzare un incontro con la sua famiglia, così mentre voi due vi conoscerete meglio, io potrò discutere con i miei futuri parenti. Immagino che loro mi forniranno un esercito di pecore per fronteggiare le armate di Lyonesse quando sbarcheranno sulle nostre spiagge, vero? È il minimo che possano fare.
Ewan lo fissa imbronciato. ― Non sei divertente.
― Perdonami figliolo. Non era mia intenzione offendere la tua principessa dei pecorai ― dice Philip duro.
― Tu pensi solo alla tua maledetta guerra ―dice Ewan aggrappandosi alle sbarre.
― Io penso al futuro di questo regno. ― Philip gli volta le spalle. ― Manderò delle guardie a prelevarti. E togliti quegli stracci di dosso.
***
Fuori dalle mura della prigione, due paggi sono in attesa con altrettanti cavalli tenuti per le briglie.
Philip esce dal portone seguito da Ewan con indosso i suoi abiti. Al loro passaggio un picchetto di guardie scatta sull'attenti.
Gurgal si avvicina a re Philip. ― Maestà, perdonatemi per questo increscioso incidente. Non avevo idea che il principe...
Philip gli fa cenno un cenno con la mano. ― Non dovete scusarvi, Gurgal. Avete salvato la vita a mio figlio, l'erede al trono. Il regno ve ne è grato. Per questo, vi promuovo a Capitano. Domani vi presenterete a palazzo per ricevere un nuovo incarico.
Gurgal scatta sull'attenti, un sorriso compiaciuto sulle labbra. ― Ne sarò onorato, maestà.
Philip e Ewan montano a cavallo e attraversano il portone che divide la prigione dal resto della città.
Fuori, allineati su due file, li attendono una ventina di cavalieri insieme a una cinquantina di soldati appiedati armati di picche e spade.
Gurgal li segue fuori dalle mura.
― Dov'è Andrev? ― chiede Ewan guardandosi attorno.
Il viso di Philip rimane impassibile. ― L'ho degradato a affidato alla guardia cittadina.
― Che cosa? ― Ewan lo guarda sconvolto. ― Perché l'hai fatto?
― Ha disobbedito ai miei ordini ― dice Philip stringendo le redini. ― Ti ha messo in pericolo. Non ti ha difeso quando doveva farlo. Direi che è abbastanza.
― Tu non puoi...
― Io sono il Re ― dice Philip alzando la voce.
Ewan si tocca il petto con l'indice. ― Ma sono io che l'ho costretto a seguirmi. Se devi punire qualcuno, punisci me.
― Non posso privarti del titolo che hai per diritto di nascita.
― Non è giusto.
― Capitano Gurgal ― esclama Philip voltandogli le spalle.
Gurgal scatta sull'attenti.
― Avete forze sufficienti per disperdere tutti i mendicanti e gli straccioni che affollano la capitale. Prima che il sole tramonti voglio che la città sia libera.
― Sarà fatto, Maestà.
Ewan guarda suo padre stupito.
― E dopo che avrete finito con loro, occupatevi dei pecorai che affollano i boschi attorno alla città. Voglio che spariscano insieme ai loro greggi per sempre.
Gurgal annuisce e corre verso i soldati che si stanno già mettendo in marcia.
Philip fa per voltarsi, ma Ewan gli blocca il passo con la sua cavalcatura. ― Che stai facendo?
― Quello che un re deve fare. Prendo delle decisioni per il bene di tutto il regno. La città pullula di spie che si nascondono tra i mendicanti.
― Tu vuoi solo vendicarti.
― Un giorno capirai...
― Io ho già capito ― dice Ewan con rabbia. ― Sei la persona peggiore che io conosca. Essere re non ti da il diritto di prendertela con quelle persone.
― Tu non sai cosa significhi essere un re.
― Hai ragione. Ma so che non voglio diventare come te. ― Ewan sprona il cavallo lungo la strada, allontanandosi dal padre.
― Dove credi di andare? ― grida Philip.
― Lyra ― esclama Ewan lanciandosi al galoppo verso la città.
― Riportatelo qui ― dice  Philip ai cavalieri in attesa. ― Ma senza fargli del male.
***
Andrev, gli occhi bassi e l'espressione triste, percorre con passo lento un vicolo della città. Non ha più il mantello con l'unicorno dorato ricamato né la spada legata al fianco. Indossa degli abiti di fattura grossolana e stivali consumati. ― Lo sapevo che andava a finire male.
Due passanti si voltano nel sentirlo brontolare, scrollano le spalle e proseguono.
Andrev si ferma davanti a una fontana al centro di una piazza. ― Ma dove avevo la testa? ― Si nasconde il viso con la mano.
Ai suoi piedi, Berthé saltella sulle zampe.
Andrev la guarda corrucciato. ― E tu che vuoi?
Berthé si strofina sulla sua gamba.
Lui l'allontana. ― Sparisci.
La capretta si allontana di un passo, gli occhi bassi e tristi.
Dal fondo della piazza arriva il nitrito di un cavallo, seguito dallo scalpiccio degli zoccoli e da un grido.
― Vai bello, vai ― grida Ewan, il corpo teso sulla schiena del cavallo lanciato al galoppo.
Andrev afferra Berthé prima che venga investita dal cavaliere. ― Ma cosa? Ewan?
Altri sei cavalieri attraversano al galoppo la piazza, le sciabole e le armature che luccicano sotto il sole del primo mattino.
Andrev li osserva con sguardo corrucciato. ― Che sta succedendo qui?
***
Ewan lancia il cavallo fuori dalle mura della città, infilandosi nel sentiero che attraversa il bosco. Dietro di lui gli inseguitori si fanno più vicini.
Ewan si volta a guardarli e si morde il labbro. Con le redini strette tra le mani si dirige verso il corso del fiume.
Lì, superata una curva a gomito, arresta la corsa del cavallo e salta a terra. ― Vai, vai ― dice al cavallo dandogli uno schiaffo sul fianco.
L'animale nitrisce e si getta di corsa verso la macchia di alberi, sparendo.
Ewan entra in acqua e si immerge nel canneto che costeggia la riva del fiume. Un attimo dopo, preceduti dal calpestio degli zoccoli, i cavalieri lanciati all'inseguimento sfilando davanti ai suoi occhi.
Dopo che sono passati, Ewan riemerge dall'acqua e seguendo il corso del fiume arriva al guado attraversato da Lyra la sera prima. Sale sulla prima pietra e di salto in salto raggiunge la riva opposta.
― Lyra ― grida addentrandosi tra gli arbusti che crescono rigogliosi. ― Lyra, sono io. ― Gli alberi sembrano chiudersi su di lui, ma a a un certo punto la boscaglia si dirada e appare una radura circolare ampia alcune decine di metri.
I resti di una decina di bivacchi e di altrettante tende giacciono sparse in giro. Vicino a una di queste, siede una figura, le ginocchia raccolte contro il petto e il viso schiacciato contro le gambe.
― Lyra? ― chiede Ewan avvicinandosi.
La figura alza la testa di scatto. Ha gli occhi gonfi di lacrime, ma è la ragazza del giorno prima. ― Kalan? ― chiede con voce rotta dal pianto.
― Lyra ― esclama lui raggiungendola di corsa. ― Cos'è successo?
La ragazza l'abbraccia. ― Non lo so ― singhiozza. ― Era già così quando sono arrivata. Sono tornata al guado ed eri sparito anche tu...
― Le guardie mi hanno inseguito ― dice lui con sguardo triste.
Lyra lo squadra dalla testa ai piedi. ― Ti inseguivano? È perché hai rubato questi vestiti?
Ewan si passa le mani sugli abiti regali. ― No, non li ho rubati. Io... ― Si morde il labbro.
― Tu?
Ewan scuote la testa. ― È una lunga storia. Te la racconterò quando saremo al sicuro.
Si sente un rumore di passi provenire dalla boscaglia, quindi un soldato emerge dal passaggio, la sciabola sguainata. ― Eccolo. L'ho trovato ― grida voltandosi indietro.
Dal bosco arrivano altri rumori di passi e voci di uomini.
Ewan afferra Lyra e la trascina via. ― Andiamo.
I due corrono verso il lato opposto della radura.
― So io dove andare ― dice Lyra tirandolo verso un passaggio tra gli alberi.
I due ragazzi si infilano tra gli arbusti.
― Ahi ― esclama Ewan. ― Qualcosa mi ha punto.
Lyra ridacchia. ― Scusa ― dice con voce sottile. ― È un campo di rovi.
― Un campo di rovi?
  
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