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Autore: eli09    01/08/2014    6 recensioni
Tessa, una ragazza di Bolzano che parte per Palermo per stare da amici. si ritroverà in una casa con sei ragazzi, tra qui un bambino, due sedicenni e tre della sua età. lei uscirà con alcuni di loro, ma solo uno le farà perdere la testa. amore, litigi e complicazioni aspettano la nostra Tess, che verrà catapultata in un mondo bello, intrigante, ma allo stesso tempo stronzo e esasperante. dal testo:
-“ Tess, io sono pentito di quello che è successo ieri, non doveva andare così, ma siamo finiti in uno Strip Club, abbiamo bevuto e poi più niente, buio totale. ma...” aggiunse, annullando la distanza tra i nostri corpi.
-“ ma?” dissi in preda all'ansia
-“ ma...” continuò lui “ se c'è una cosa di cui non mi sono pentito è di aver trovato il coraggio, anche se da sbronzo, di intrufolarmi nel tuo letto.” a quelle parole sbarrai gli occhi, e un secondo dopo mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Angolo autrice

Allora... questo capitolo è speciale, ovvero è enorme :). È un modo per festeggiare le 6 recensioni dello scorso capitolo. Quindi graziee mille a tutte voi che leggete e recensite la storia, vi adoro e spero che questo mega capitolo vi piaccia!

Un grazie specialissimo a Portgas D Denis x ace, Tonia1d, _tribute__, romy2007, Momoko21 e AllySmith, che hanno recensito lo scorso capitolo!

Un bacio

Eli *-*

 

solo perchè non stiamo insieme,

non significa che

non ti amo.

 

 

Tessa

tutto il viaggio lo passai in silenzio. Avevo smesso di piangere, ma non per questo avevo smesso di stare male. Ogni tanto portavo il mio sguardo a Jake, che guardava fuori dal finestrino con aria assente. In sottofondo si sentivano Cla e Eric sussurrare tra loro. Lei sembrava così felice, rideva, ammiccava, faceva battutine, mentre io... io mi stavo distruggendo pian piano.

La macchina si fermò davanti a casa di Cla. Era mattina presto e il sole era appena sorto.

Feci per uscire dall'auto, ma Eric mi fermò

-“ aspetta! Ti accompagniamo a casa noi!”

-“ nono, tranquillo, casa mia è qui vicino... ce la faccio ad andare da sola...” lo vedo annuire e scendere dalla macchina

-“ vado a fare una chiamata, torno subito.” non ho realmente capito a chi si era rivolto Jake, fatto sta che sotto i miei occhi apre la portiera e esce, cercando con lo sguardo un nome nella rubrica. Cerco di non pensarci e esco dalla macchina per andare a prendere il mio zaino. Jake è li vicino, e sta parlando sorridente con qualcuno al telefono. In quel momento Eric mi porge lo zaino e io lo prendo distrattamente in mano. Sono concentrata su Jake, con chi parla? Con la sua famiglia forse? Mi avvicino per capirlo, lui è girato di schiena.

-“ si, Kitty, ti passo a prendere questo pomeriggio.” faccio un mezzo singhiozzo e Jake si gira allarmato. Quanto mi amava, io ero proprio il suo suo unico amore! Basta, sono stufa di starmene qui a guardarlo rimorchiare una squillo conosciuta in un bar per alcolisti, preferisco andarmene a casa. Non lo guardo neanche in faccia, non ce la faccio. Non saluto neanche Cla e Eric, che probabilmente staranno pomiciando dietro un cespuglio e me ne vado. Il mio cuore ormai è a pezzi, e temo proprio di non essermi mai sentita più sola e più persa di così, il che significa che...avevo toccato il fondo. Era finita, non mi sarei più permessa di provare sentimenti per uno come lui. Mai più. Ho dimostrato di avere ragione, innamorarsi è la più grossa cazzata che uno possa mai fare nella vita. D'altronde, se cosa che ho imparato con shadowhunters, è che amare è distruggere. Apro la porta di casa mia e mi si para davanti mio padre. Sono infreddolita, arrabbiata, depressa, triste, scomoda, tutta rotta e mi devo pure sorbire la predica

-“ cosa ti è successo?! Hai fatto venire un infarto a tua madre! Come ti salta in mente di stare fuori tutta la notte e non avvertirci?!” non gli avevo avvertiti? Ops...

-“ non era programmato, scusa papa...” bisbiglio

-“ ora ti dico io una cosa che TU non hai programmato...” mi guarda minaccioso “ sei in punizione! A tempo da definirsi, e non voglio che vedi più quel tipo...”

-“ Jake.” interviene mia madre, mettendosi di fianco a mio padre. 'COSA?! Tempo da definirsi?! Ma siete pazzi?! E non potete impormi chi frequentare!' grida una vocina nella mia testa, ma decido di stare zitta. Se ce una regola in ogni casa è che i genitori hanno sempre ragione, anche quando hanno torto. E la cosa è frustrante.

-“ non avevo comunque intenzione di vederlo.”

-“ ora vattene in camera tua. Ti chiamiamo per pranzo.” mi dice mio padre. Io tengo lo sguardo basso

-“ non ho fame” mi giro e me ne vado in camera. Sento mio padre spazientirsi, e dopo sono in camera mia che guardo fuori dalla finestra. Cazzo, devo fare i compiti! Corro alla cartella e tiro fuori il libro di chimica. In quel momento entra mia madre.

-“ ei... Tessy, che ti succede? Mi devo preoccupare?” mi chiede, e fa per sedersi sul letto. Mi alzo e la blocco a metà del gesto

-“ no. Ora devo fare i compiti, quindi ti dispiacerebbe...”

-“ okay principessa, ma se ne vuoi parlare io ci sono.” detto questo uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Era questo il problema, io non volevo nessuno, nessuno che non fosse Jake, che a quest'ora era in giro con una troia. Si dice che per studiare si ha bisogno di silenzio e concentrazione, e in quel momento mi venne in mente il preside del liceo, che, quando mi aveva convocata nel suo ufficio l'anno scorso, mi aveva detto la tipica frase. 'Theresa, come faccio a farti entrare i libri in testa?!'. Quella frase aveva provocato tante conseguenze, avevo iniziato a leggere, a studiare e mi era venuta un'emorragia al labbro inferiore perchè lo avevo morso fino a farlo sanguinare tentando di non ridere in faccia al preside. Come frase era stata un fiasco memorabile, però aveva portato a tante svolte nella mia vita. Oggi, però, avevo intenzione di provare la parte pratica della frase, così strinsi le mani sul bordo della scrivania (su cui era poggiato il libro) talmente forte da far sbiancare le nocche, e ci tirai una forte testata contro. Pessima idea. La testa iniziò a girarmi vorticosamente, così caddi dalla sedia e mi sdraiai sul pavimento a pancia in su. Che balla stratosferica era quella di vedere le stelline?! L'unica cosa che vedevo era nero. Tutto nero, come era ora lo stato del mio cuore. Un buco nero. Mi alzai lentamente e mi misi seduta sul bordo del letto, reggendomi la testa tra le mani. Ahi, la prossima volta ci ripenso. La testa mi pulsava, e ora non ero neanche in grado di finire i compiti. Può una giornata andare peggio di così? Probabilmente no.

-“ Tessy, tutto bene?” mia madre urla dal salotto.

-“ si mamma, tranquilla.” dico facendo una smorfia

-“ okay, va a farti una doccia.” ti prendo in parola mamma. Mi fiondai in bagno e lasciai che l'acqua lavasse via almeno lo sporco di quella domenica di merda.

Circa trenta minuti dopo uscii dalla doccia. Ero profumata, pulita, fresca, meno stressata e mi sentivo più pura. Fuori, dentro mi sentivo uno schifo. Feci un'altra smorfia e mi misi intorno al busto un asciugamano rosso che mi copriva a malapena il sedere,per poi fermarlo sul seno. Dovevo smetterla di autocommiserarmi, era Jake che si doveva sentire sporco, non io. Andai in camera, presi il cellulare per controllare i messaggi e mi feci uno chignon veloce. Nessun messaggio, bene. Lanciai il cellulare sul letto e mi diressi alla porta. Dovevo vergognarmi di scendere così? Ma certo che no, infondo erano i miei genitori, e non ero mica nuda. Aprii la porta decisa. D'ora in poi sarei stata forte, sicura di quel che facevo, menefreghista, senza peli sulla lingua, indipendente e soprattutto senza vergogna. Sento che dalla cucina provengono delle voci, sembra che i miei stiano parlando con qualcuno. Perfetto, il momento giusto per far vedere che non mi vergognavo ne di me stessa, ne del mio corpo. Quella che stava per oltrepassare la porta della cucina era una nuova Tessa. Spalancai la porta con espressione fiera. Incontrai prima lo sguardo di mia madre, inorridito, e poi quello di mio padre, furioso, e poi quello di... oh cazzo!

-“ ciao Mark...” mi immobilizzai. O-mio-dio, ero mezza nuda! Mi nascosi dietro la porta e sbucai fuori con la testa

-“ hey, volevo parlarti, ma forse è meglio se prima ti...” mi guarda facendo un sorriso imbarazzato... quello era un sorriso imbarazzato vero?!

-“ torno subito.” chiudo la porta, essendo consapevole di essere come un pomodoro maturo. Si, ero proprio una nuova Tessa, non mi bastava più soffrire per amore, ora facevo anche le figure di merda. Mi presi la testa tra le mani e tornai in camera. Ero un caso disperato. Misi un paio di jeans neri e un t-shirt con sopra scritto ' I'm that girl.' e cercai di racimolare gli ultimi granelli autostima e dignità. Quando constatai che potevo farcela mi diressi di nuovo verso la cucina.

-“ eccomi...” abbozzai un mezzo sorriso. Questa volta è senza fiori almeno.

-“ ciao...” mi viene incontro cauto “hai tutti i capelli bagnati” ridacchia, guardandosi le scarpe

-“ già...” faccio un mezzo sorriso e mi costringo a essere cordiale

-“ ti posso parlare?”

-“ si certo, andiamo fuori” lo supero e apro la porta.

-“ insomma, ci tenevo adirti che...” lo interruppi.

-“ ti dispiace se vado un' attimo in bagno?” gli chiedo. Ci rimane un po' stupito ma annuisce.

-“ certo, fai pure. Io ti aspetto qui.”

-“ grazie.”

mentre mi chiudevo la porta del bagno alle spalle la mia testa era un vortice di pensieri. Sapevo benissimo dove voleva andare a parare Mark, il problema è che io non sapeva cosa volevo fare. Avrei sopportato di uscire con un altro che non fosse Jake?... Jake. Una parola, quattro sillabe e un vulcano di insicurezze e imprecisioni. Jake, che aveva messo in chiaro cos'eravamo, ovvero amici. E quindi perchè mi sentivo in colpa e tremendamente sporca dentro a uscire con un altro ragazzo quando lui non si faceva problemi a portarsi a letto chiunque? Eravamo amici, e questo voleva dire poter frequentare altra gente, no?! Forse Mark sarebbe stato in grado di alleviarmi il dolore, infondo era un bravo ragazzo. Forse sarebbe stata una buona idea uscire con lui. Mi feci forza e tornai fuori, sperando nel meglio.

-“ scusa, dovevo fare una cosa e...” lasciai la frase in sospeso

-“ tranquilla, stavo dicendo che non mi è piaciuto il modo in cui è finita la nostra storia. E, sinceramente mi manchi. Ti volevo chiedere se ti andava di uscire sta sera, tanto per parlare e chiarire un po' le cose.” rimasi ferma dov'ero, leggermente spiazzata. È vero, me l'ero aspettato, ma la verità è che non ero abbastanza pronta. Era stato come ricevere un pugno in faccia, puoi prepararti al meglio, ma la verità è che non sarai mai preparata abbastanza.

-“ allora... ti va di uscire?” il suo tono si era fatto incrinato. Pensava gli avessi detto di no.

-“ ma certo che mi va di uscire.” misi la maschera che usavo coi parenti, quella della ragazza perfetta con il sorriso sempre stampato sulla faccia, e mi incamminai con lui.

 

Per tutto il pomeriggio avevamo parlato, o meglio, lui aveva parlato, tentando disperatamente di coinvolgermi nel discorso. Non ero dell'umore adatto, e quindi non parlavo molto, ne ascoltavo. Mi limitavo ad annuire continuamente. Probabilmente se mi avesse chiesto di sposarlo avrei dato il mio consenso.

Quando, finalmente, mi riportò a casa erano circa le 18.00 e io ero sfinita e annoiata. Non vedevo l'ora di mettermi davanti alla tv, che si fottano i compiti, che si fottano i miei genitori e che si fotta anche Jake.

-“ è stata una piacevole giornata” mi dice, con un sorriso fin troppo convincente

-“ si” mi limito a rispondere

-“ sarebbe da rifare, no?!” faccio tanto d'occhi. Oggi era stato un fiasco totale, ma forse perchè ero io quella assente... gli avrei dato un'altra possibilità e mi sarei comportata normalmente, rendendomi partecipe della conversazione. Se volevo che funzionasse come distrazione dovevo crederci io per prima.

-“ okay Mark, il mio numero lo conosci, chiamami quando sei libero.”

-“ perfetto...” si stava avvicinando pericolosamente al mio viso. Cosa mi inventavo ora?! Sussultai e mi scansai. Lui mi guardo stupito.

-“ avevi un insetto enorme sulla spalla...” mi giustifico, sorridendo mortificata. “sarà meglio che vada ora, ci sentiamo Mark.” e mi rintanai in casa

Jake

ero stato un cretino, lo riconoscevo, ma non credevo se la prendesse tanto. Non la capivo, cosa voleva che le dicessi?

Mi trovavo steso sul mio letto in casa di Eric, senza maglia e i pantaloni sbottonati. Lui era in giro e quindi la casa era libera. Avevo passato tutto il pomeriggio con Kitty, una mia collega di lavoro, e poi ero riuscito a portarmela a casa. Pensavo di poter annegare la rabbia contro me stesso e contro Tess in lei, ma il problema era che pensavo male. La avevo portata nel mio letto, continuando a baciarla, poi lei si era iniziata a togliere la camicetta e io mi ero reso conto che non ne avevo voglia. Mi ero davvero spaventato, perchè io ne avevo sempre di voglia, eppure sentivo che non era giusto. Mi sembrava di stare tradendo Tess, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era lei, per quanto mi concentrassi, per quanto desiderassi bramare altro, lei era sempre nei miei pensieri. Mi riaffiorò alla mente l'ultima volta che la avevo vista, lo sguardo nocciola pieno di delusione e sofferenza puntato su di me mentre ero al telefono, le sue piccole labbra piegarsi in una smorfia, le sue gambe esili tremare e infine la avevo guardata mentre si allontanava da me. La tipa se n'era accorta e io la avevo cacciata di casa. Non le avevo dato nemmeno il tempo di vestirsi, avevo aperto la porta e la avevo cacciata fuori. Cosa cazzo mi succedeva? Sentivo solo una forte voglia di andare da lei, di chiederle cosa le era preso, di supplicarla di perdonarmi perchè ero un cretino e di stringerla fra le mie braccia. Volevo baciarla, baciarla finché non avrei avuto più aria nei polmoni, fino a consumarmi le labbra, fino alla morte. Così senza pensarci su ulteriormente presi la giacca e uscii di casa. Erano le sei meno dieci, non è tardi e probabilmente era ancora a casa. Salii sulla moto e dopo due minuti arrivai nel suo vialetto, appena arrivato vicino al portone grigio di casa sua parcheggiai e scesi dalla moto, mettendomi le chiavi in tasca. È il momento di chiarire, sarò anche stupido, ma proprio non capisco cosa le sia preso. Mi sembra di impazzire. Avvicino il dito al campanello e sento la sua voce. Proviene dalla strada, e non so per quale oscuro motivo non avevo proprio voglia di farmi vedere li, così la cosa più astuta da fare è nascondermi, quello che alla fine faccio. Mi nascosi dietro una colonna che sporgeva dal lato destro del porticato e aspettai. La vidi arrivare con un tipo, parlava tranquillamente, era come se... come se io non fossi mai esistito, come se si fosse dimenticata di me. Il tipo si avvicina di più a lei, e se la bacia giuro che salto fuori e gli tiro un pugno. Lei è mia, è mia e di nessun altro. Tess si scosta e entra nel giro scale. Sospiro e mi appiattisco contro il muro. Ma perchè cazzo fa così? Cose le ho fatto? Io proprio non capisco, non sopporto l'idea di averla ferita, così come non sopporto l'idea di vederla allontanarsi. So benissimo che per lei sarebbe meglio starmi lontano, io faccio solo soffrire tutte le ragazze con cui sto e sono anche un'egoista bastardo. Ma è proprio perchè sono egoista che non la lascio andare. Antepongo la mia felicità al suo essere felice. La sua vita sarebbe migliore senza di me, ma la mia finirebbe. Da quando la ho incontrata è cambiato tutto, il mio modo di pensare, di fare, di vivere... e mi chiede perchè cazzo non sono capace di dirgli queste cose a parole, ma che cos'ho che non va? Sbatto un pugno contro al muro. Lo faccio con talmente tanta violenza che le nocche mi prendono a sanguinare. Nono sento dolore, mi sento solo... vuoto. E odio questa sensazione. Vado verso la moto imprecando e sfreccio via. Non so bene dove voglio andare, ma peso che andrò in un bar a ubriacarmi. L'alcol ti annebbia i pensieri, e la cosa di cui avevo bisogno ora era non pensare, altrimenti diventavo pazzo.

Mentre ingoiavo l'ennesimo bicchiere di tequila ragionavo su come mi sentivo nei suoi confronti. Ero arrabbiato, dio se ero arrabbiato! Come aveva potuto uscire con quel carciofo orrendo? Cosa le avevo fatto? Cosa le avevo fatto di così orrendo per meritarmi di essere escluso dalla sua vita, guardato con disprezzo e di non poter nemmeno esigere una spiegazione? Non mi lasciava nemmeno il beneficio del dubbio, cazzo! Le avrei parlato, avrei chiarito, ma ora ero troppo ubriaco, e domani sarei stato troppo infuriato. Non volevo andare a litigare o a fare una sfuriata, quindi sarebbe stato meglio aspettare un po'... certo, avrei aspettato fin quanto sarei riuscito a sopravvivere in sua assenza.

Mi scoppiava la testa, vedevo tutto sdoppiato, mi veniva da vomitare e la cosa peggiore era che stavo ancora pensando a Tess. La suoneria squillante del mio cellulare mi penetrò in testa, facendomi tappare le orecchie

-“dio Jake, finalmente hai risposto!” dall'altro capo del telefono c'era un Eric preoccupato

-“ Eric... ciao!” biascicai

-“ dimmi dove cazzo sei.”

-“ calmati amico.... sono al Java Jones...”

-“ che cosa ci fai li?”

-“ ho bevuto un pochino...” in quel momento cado dalla sedia, ormai non riesco più a stare seduto

-“ cristo santo, non dirmi che hai continuato a bere dalle sei alle dieci!” mi urla addosso

-“dipende... mmmh... che ore sono?”

-“ Jake, sono le 22! merda, non ti muovere, vengo a prenderti.” ha-ha-ha, come se potessi muovermi

-“ ci conto amico!” subito dopo mi riattaccò in faccia.

Dopo circa mezz'ora vidi una testa scura terribilmente famigliare sbucare dalla porta.

-“ Jake, merda, che cosa ti è successo?” un braccio mi avvolse le spalle e un altro la vita, sollevandomi “riesci a stare in piedi?”

-“ si, lasciami” mi scostai, non volevo l'aiuto di nessuno. Peccato che dopo due secondi fossi con il culo per terra. Di nuovo.

-“ smettila di fare la femminuccia permalosa e fatti aiutare.” mi rimprovera il mio amico. Non ho neanche più la forza di controbattere, cerco di ribellarmi con tutte le mie forze, di imprecare, tirargli un pugno, ma riesco solo a dire una parola, un nome

-“ Tess...” sussurro. Le mie palpebre iniziano a farsi pesanti.

-“ Jake, no. Jake, resta sveglio. Cazzo Jake, guardami guardami!” 'mi dispiace amico, sarà per la prossima volta.' penso, e dopo intorno a me c'è solo il buio.

Tessa

mi alzo, è un lunedì mattina. La sveglia suona sopra il mio comodino, io di riflesso allungo una mano per spegnerla ma non la trovo. Alzo di scatto la testa e un'atroce dolore al collo mi fa paralizzare. Mi ero addormentata seduta sulla scrivania ieri sera. Abbasso lo sguardo. Il libro di inglese è aperto, e c'è un esercizio fatto a metà. Non avevo nemmeno finito la metà dei compiti che avevo, ma pazienza... avevo ben altre cose per la testa. Spero che Jake mi venga a prendere a scuola. Anzi, non lo so cosa voglio. Non so se lo voglio vedere oppure no, non so cosa farei se si presentasse. Decido di non pensarci, avrei risolto il problema quando si sarebbe presentato. Al momento dovevo prepararmi.

Finita la mia solita routine mattiniera, ovvero: colazione, doccia, vestiti e trucco, mi fiondo fuori dalla porta. Incontro Cla a metà strada e insieme ci dirigiamo verso scuola.

-“ hei...” la saluto

-“ ciao tesoro” mi dice, affiancandosi “ è da un po' che non ti vedo... perchè te ne sei andata senza salutare ieri? E non mi hai neanche chiamata!” mi sgrida.

-“ scusa io... non mi sentivo nel migliore dei modi.”

-“ è per Jake?” mi chiede triste. Io annuisco e subito dopo mi ritrovo stretta nel suo abbraccio

-“ tranquilla, non ci pensare okay?” ormai siamo arrivate all'entrata di scuola, e a campanella suona. “ ciao tesoro, ci vediamo a ricreazione!” mi saluta

-“ ciao splendore...” sussurro mentre lei corre su per le scale. Non avevo neanche avuto il tempo di dirgli di Mark. Era facile a dirsi, ma purtroppo lui era sempre nella mia testa. 'non ci pensare' mi aveva detto, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare... in questo caso l'oceano Atlantico. Oggi avevo lezione al primo piano, così entro in classe e mi siedo al mio banco. Appena il professor Paolizzi entra in classe un silenzio di tomba regna fra i banchi e una domanda mi fa accapponare la pelle: gli ho fatti i compiti, vero?!

La mattinata a scuola sembra non finire mai. Mi ero beccata come minimo due note disciplinari per via dei compiti, e la cosa mi mandava fuori di testa.

Esco correndo dall'edificio. L'unica cosa che voglio è andare a casa e mettermi sui libri, devo assolutamente recuperare. Attraverso il mini cortile del liceo e mi guardo attorno con lo sguardo. Cerco disperatamente la moto di Jake, ma non c'è. Non c'è ne lui ne la sua moto. Mi sento terribilmente male, e voglio stare con qualcuno, qualcuno che mi capisca e che non mi giudichi. Ho bisogno di un supporto, e Cla è la prima persona che mi venga in mente. Così la chiamo. Il cellulare squilla parecchie volte, ma lei non risponde, e alla fine cade la linea. Provo a richiamarla, e dopo due squilli lei chiude la chiamata. Spalanco gli occhi e rimango parecchi secondi ad ascoltare il bip-bip di fine chiamata. Cosa le avevo fatto? Cosa avevo fatto per meritarmi di stare da sola, per essere odiata da tutti?

Ancora una volta le lacrime hanno la meglio, ma questa volta non vengono i singhiozzi, rimango solamente seria. Non piango per la tristezza, ma per la solitudine, piango perchè non capisco il motivo, non capisco perchè sono sola. Me ne vado via, con il mascara lungo tutte le guance. Entro dalla porta, e i miei genitori sono a casa. Che sfiga.

-“ Tessy, oggi usciamo più tardi, quindi mangiamo tutti insieme!” batte le mani entusiasta mia madre

-“ mamma, io veramente non... non ho molta fame” mi è passato tutto l'appetito.

-“ non esiste signorina, una volta che possiamo mangiare tutti insieme ti sforzerai. Tua madre ci tiene, ricordatelo.” mio padre... spesso mi chiedo, andrò all'inferno se ora ammetto pubblicamente che lo odio?

-“ okay...” mia madre mi riempie un intero piatto di pasta e io pian piano, una forchettata dopo l'altra, lo finisco. Mi accascio sulla sedia, ho un forte bisogno di vomitare. Durante tutto il pranzo loro mia avevano parlato delle loro vite e delle loro esperienze e io avevo sorriso, come se me ne importasse qualcosa. Appena io avevo finito entrambi si erano alzati dalla sedia e erano schizzati fuori dalla porta. Appena sentii l'ascensore partire mi fiondai in bagno, vomitando anche l'anima, che tra parentesi era l'unica cosa che mi rimaneva.

Sono le quattro del pomeriggio, sto finendo i compiti e anche la pazienza. Mi dirigo in cucina, ho bisogno di cioccolata. Mi sembra ancora di sentire il sapore acre e disgustoso del vomito in bocca. Apro il frigo e cerco qualcosa da mangiare, qualunque cosa. Nascoste dietro all'anguria trovo delle fragole e un tubetto di panna. Sembra tanto un invito, e così, senza pensarci due volte, metto le fragole in una scodella, le lavo e le ricopro interamente di panna. Prendo un cucchiaio e faccio dietro-front, tornando in camera per mangiare davanti alla tv... ci vuole una pausa merenda, no?! Proprio mentre porto il cucchiaio alla bocca suona il campanello, facendomi sobbalzare e sbrodolare. Ho la maglia ricoperta di panna, così come la bocca. Impreco, prendo un fazzoletto e mi dirigo al citofono.

-“ chi è?” chiedo. Sento bussare, e da li capisco che chi aveva suonato era alla porta di casa mia e non al portone di sotto. Sbuffo e spalanco la porta, con aria accigliata. Appena vedo di chi si tratta mi cade il fazzoletto per terra. Mark mi sta guardando divertito

-“ sei... ehm... sporca.” mi sorride

-“ si, io stavo mangiando le fragole e...” abbasso lo sguardo

-“ sei... bellissima.” mi dice, passando due dita agli angoli della mia bocca, pulendomi.

-“ g-grazie” balbetto e abbasso lo sguardo. Lui ritira la mano e se le mette entrambe in tasca

-“ volevo chiederti se ti andava di... uscire” mi dice, guardandomi speranzoso

-“ i-io non sono presentabile, cioè...” cerco una scusa decente

-“ tranquilla, ti lascio il tempo di cambiarti” quanto era insistente!

-“ okay, beh, allora accomodati” gli dico sorridendo e spostandomi dalla porta “ io arrivo subito.” annuisce e mi supera, andandosi a sedere sul divano. Io mi incammino verso la camera mia, dove mi vesto e mi ritrucco con calma, poi esco e raggiungo il salotto.

-“ ecco, sono pronta” sorrido

-“ sei sicura che ti va di uscire?” il sorriso mi si spegne sulla labbra, trasformandosi in una smorfia disgustosa. Ero sicura? No, per niente. volevo uscire? Si che volevo. Volevo uscire con Mark? No... con Jake. Cavolo, dovevo dimenticarmelo, ma più cercavo di farlo più lo desideravo vicino, più lo sognavo, più mi mancava e più lo volevo mio. Ma restava il fatto che dovevo dimenticarmelo, eravamo A-MI-CI, fine della discussione.

-“ si, certo che mi va” gli risposi. Da oggi in poi mi metterò in testa che Jake è mio amico. Solo e soltanto un amico. Mi dispiaceva usare Mark per dimenticare i sentimenti che provavo, ma era l'unica cosa che potessi fare per smettere di soffrire.

-“ okay, allora andiamo!” si alzò dal divano e mi prese sottobraccio. Io sbarrai gli occhi... okay, okay, dovevo dimenticarlo, però erano appena passati due giorni ed ero ancora arrabbiata con lui, non me la sentivo di iniziare un relazione. Sfilai il braccio con la scusa che dovevo chiudere a chiave la porta, cosa che realmente dovevo fare, e poi mi infilai in ascensore, schiacciandomi contro il muro.

La serata passò e, come temevo, si era rivelata un secondo fiasco. Ora, però, avevo realizzato che il mio silenzio non era dovuto all'odio verso Mark o al fatto che ero un associale, ma era dovuto a Jake, sempre e solo a Jake. Mi sembrava di tradirlo, e io non ero una ragazza che fa cose del genere. Appena mi lasciò davanti alla porta di casa io lo ringraziai e lo salutai. Lui mi chiese se il giorno dopo ero libera, e io gli avevo risposto che ero occupata per tutta la settimana, sperando che lui capisse il mio segnale. I miei genitori erano ancora al lavoro, e quindi mi buttai sul letto, finendo i compiti. Quando gli ebbi finiti mi feci la cartella e andai a farmi una doccia calda, sperando mi rilassasse. Ovviamente questo successe, io adoravo la doccia, e spesso ci stavo sotto anche un'ora. Adoravo quella sensazione di pace e di tranquillità che mi trasmetteva il getto caldo. Uscii dalla doccia e mi avvolsi in un asciugamano viola. Andai a cambiarmi e mi feci una cipolla. Ero pronta per andare a letto, così mi rintanai sotto le coperte, usando quelle ore libere per guardare una serie in streaming e per leggere il secondo libro della serie di beautiful creature ' la diciassettesima luna.' ormai il primo lo avevo finito, e mi aveva proprio appassionata, così avevo preso anche il secondo. Non so a che ora, ma verso la centesima pagina del mio libro mi addormentai, e per una volta non sognai Jake, ma i protagonisti di quella favola surreale. È per questo che mi piaceva così tanto leggere, perchè se un libro mi prendeva mi trasporta nel suo universo, facendomi disconnettere il cervello e dimenticare tutte le mie ansie e preoccupazioni.

È mattina presto, sono le cinque e mezza e sono già pienamente sveglia. Tra circa un'ora sarebbe partita la canzone 'good morning', eppure io non riuscivo a riaddormentarmi. Così uscii dal letto e andai in cucina. Mi preparai la colazione con calma e la andai a mangiare in poggiolo. Verso le sei sentii i miei genitori uscire di casa, molto probabilmente loro credevano dormissi ancora, anzi, speravo lo credessero, visto che non mi andava proprio di parlarci. Appena si chiusero la porta alle spalle andai a farmi la doccia, usando solo lo shampoo. Avevo letto che fare la doccia tutti i giorni con il bagnoschiuma rovinava la pelle, ma siccome l'ora scarsa in cui mi lasciavo cullare dal getto di acqua bollente molto spesso era l'unico momento di tranquillità in un giorno intero, solitamente io me ne facevo anche due al giorno. Era anche vero, però, che a vent'anni volevo avere ancora la pelle bella, e così la mattina non utilizzavo il bagnoschiuma e mi limitavo a rinfrescarmi con l'acqua.

Dopo la doccia e il mio monologo interiore sulla pelle e il bagnoschiuma mi truccai e mi vestii, uscendo poi di casa. Almeno questa volta sarei stata in anticipo!

Le lezioni passarono in fretta, cercai di tenermi concentrata sul professore e di ascoltare. Se la mia mente vagava troppo iniziavo a prendere appunti, così da obbligarmi ad ascoltare. Insomma, per farla breve, alla fine delle lezioni avevo mezzo blocco tutto scritto e una decina di pagine con su scritto: Jake. Esasperata buttai il blocco in cartella, tirando gli occhi al cielo. Possibile che mi stesse venendo una malattia? Che ne so, la Jakeossessione o robe del genere!

Presi un lungo respiro... stavo diventando una stalker. Mi sedetti per terra a gambe incrociate e aspettai Cla. In quel momento sentii una moto fermarsi dietro di me. Oddio. Mi voltai di scatto e Jake scese dalla moto

-“ hei...” gli feci un cenno col capo “ senti, si può sapere che hai?” mi chiese, quasi infastidito. Già, che avevo? Gli amici si parlano, che stupida! Non dovevo tagliare i rapporti con lui, semplicemente comportarmi come facevo con Eric

-“ niente, niente, scusa. Ero solo... sovrappensiero.” mi giustifico, guardandolo e sorridendogli

-“ oh, wow, facciamo progressi, ora mi sorridi! Quindi devo dedurre che hai passato la fase 'io odio Jake con tutto il cuore.' ”

-“no, io non ti odio Jake, è solo che...”dico titubante, lasciando la frase a metà

-“ che?” mi incalza lui

' che mi hai deluso e spezzato il cuore' penso. Ovviamente non lo dico ad alta voce, e mi limito a risponderli con un misero 'niente'

-“ lo sai che odio la gente che dice 'non ho niente' quando gli si legge negli occhi che c'è qualcosa che non va... ti prego Tess, non mentirmi. Non a me”le lacrime minacciano di uscire. Come vorrei buttargli le braccia al collo e baciarlo. Ma non posso

-“ così è questo che leggi nei miei occhi? Che c'è qualcosa che non va?”

-“ nei tuoi occhi leggo sofferenza e solitudine. E io non voglio che tu ti senta così”

-“neanche io” sussurro, abbassando lo sguardo e riportandolo nei suoi occhi blu. In quel momento arriva Cla e ci guarda perplessa senza dire una parola, mentre il mio sguardo si è perso in quello di Jake. Non posso permettermi di soffrire, io odio soffrire. Distolgo in fretta lo sguardo, alzandomi e puntandolo sul viso di Cla, la quale sembra sorpresa a vederci insieme

-“ ciao Cla. Possiamo andare.” gli dico, voltandomi.

-“ puoi venire con me. Come fai sempre” ora Jake mi guarda preoccupato e una piccola ruga gli si forma tra le sopracciglia

-“ no, non posso. Oggi avevo promesso a Cla di andare con lei.”

-“ ma veramente...” interviene la mia amica, ma io gli tiro una gomitata, sperando di non essere vista “ ahi! Okay, okay.” mi dice. In quel momento mi suona il cellulare

-“ ciao Mark” rispondo. Mi giro completamente, dando la schiena a Jake

-“ ciao... mi stavo chiedendo se volevi un passaggio a casa...” mi dice

-“ oh no, tranquillo, sono già a metà strada. Non ce bisogno che ti disturbi.”

-“ va bene... ti piacciono i tulipani?” 'cosa' penso tra me e me

-“ s-si... perchè?”

-“ così, ora devo scappare. Ci sentiamo, ciao” e chiude la telefonata. Inorridisco. Forse non aveva capito che non avevo più intenzione di uscirci

-“ Mark?” sento una voce alle mie spalle che pronuncia quel nome quasi fosse un insulto. Mi giro e vedo Jake che strabuzza gli occhi “ ma fai sul serio?” mi chiede incredulo e sorridendo, come se fosse un patetico tentativo di farlo ingelosire, come se fosse incredibile che io esca con un altro, come se avessi offeso la sua persona. Ma cosa pensa, che lo stia facendo per fare un dispetto a lui?! Apro la bocca, per ribattere o gridargli contro, ma Cla mi prende braccio e mi trascina via.

-“ Cla, che fai, lasciami! Non si può permettere di dirmi queste cose!” dico esasperata e furiosa

-“ fidati, non ci vuoi litigare sul serio. Mi ringrazierai, ora sta buona.” apro la bocca per ribattere ma lei mi zittisce “shhh” mi guarda con fare assassino e capisco che è meglio stare zitta e lasciarla fare. Mi trascina fino a casa mia, dove mi saluta e mi lascia entrare.

-“ Tessy, com'è andata a scuola?” vorrei tanto che non me lo avesse chiesto, perchè sono fuori di me

-“ non è andata” rispondo scocciata

-“ in che senso? Hai marinato?” mio padre si alza dalla sedia preoccupato

-“ quanta fiducia che hai in tua figlia, secondo te sarei capace di una cosa del genere?”

-“ non lo so più nemmeno io di cosa sei capace” mi limito a guardarlo male

-“ non ho fame, vado in camera.”

era una cosa assurda. Tutto ormai era diventato assurdo, il comportamento di Jake, quello dei miei genitori, che prima mi dicevano che ero in punizione e due minuti dopo mi lasciavano uscire con Mark, Mark stesso era una cosa assurda. Nella mia testa c'erano troppe domande con troppo poche risposte: 'perchè Mark era tornato dopo due anni? Perchè Jake diceva che eravamo amici e poi faceva il geloso? Perchè mi dovevo innamorare di uno stronzo?' dio, mi sembrava di impazzire. Mi distesi sul letto, sparpagliando i miei capelli a ventaglio sul cuscino blu mare.

Mi stavo quasi per addormentare, ma il suono del campanello mi aveva fatto sedere di scatto sul letto, provocandomi un calo di pressione. Tenendomi una mano sulla testa,respiro profondamente e mi incammino verso la porta. Indosso ancora i vestiti e non mi sono messa il pigiama, così vado alla porta e guardo dallo spioncino. Non c'è nessuno, e quindi chiunque sia è al portone. Alzo il citofono e parlo.

-“ chi è?”

-“ sono io, Jake.” rimango a bocca aperta

-“ Jake, ti rendi conto che sono le...” guardo l'orologio appeso al muro “ le una di notte?! Che cazzo ci fai qui?”

-“ volevo solo... parlarti”

-“ hai bevuto?”

-“ merda Tess, io non parlo attraverso un coso di metallo. Scendi?!”ci penso su. Infondo è solo Jake, non mi farà del male.

-“ arrivo.” così dicendo corro in camera e prendo le chiavi, poi chiudo la porta della camera dei miei che già dormono e esco di casa. Chiamo l'ascensore e un minuto dopo sono al piano terra. C'è solo una porta di vetro che separava me da Jake, il quale è svogliatamente appoggiato di spalle a una colonna del mio porticato. Prendo la maniglia, abbassandola, e un minuto dopo sono fuori. Un vento gelido mi entra sotto la maglietta e penetra nelle mie ossa, facendomi tremare

-“ hai freddo?” mi chiede

-“ che vuoi Jake?” faccio io, più acida del solito

-“Perchè? Perchè Tess?”mi chiede. Si vede che è preoccupato, ma io proprio non riesco a capire

-“ cosa?” chiedo corrugando la fronte

-“ perchè ti comporti così con me? Perchè adesso mi eviti quasi? Perchè non mi sorridi più, non scherzi più con me, non mi baci più? Che cosa è successo?”

-“ non ti bacio più? Che intendi dire con questo?”

-“ lo sai benissimo. Voglio solo sapere perchè da quando siamo tornati in città tu ti comporti diversamente.” ora non è più appoggiato alla colonna, ora è in pedi davanti a me. Come faccio a dirgli che io lo baciavo perchè avevo capito che stavamo insieme, e che quando lui aveva detto quella parola, quella fottutissima parola da cinque lettere, mi aveva spezzato il cuore?

-“ Jake, io prima ti baciavo perchè avevo... frainteso. Ora è tutto chiaro.” dico abbassando lo sguardo

-“ cosa? Cosa è chiaro, Tess? Io... io non capisco...” dice mettendosi le mani nei capelli.

-“ IO NON CAPISCO PIÙ NIENTE!” urla, e subito dopo tira un pugno sul muro, facendosi sanguinare le nocche

-“ Jake! Jake, ma che ti è preso? Stai bene?” mi fiondo su di lui e prendo la sua mano tra le mie. Lui la ritira e la lascia penzolare ungo il fianco. Tutto il sangue cola dalle sue nocche e raggiunge la punta delle dita.

-“ no, non sto bene. Devi dirmelo Tess, devi dirmi che ti ho fatto per farti comportare così.”

-“ abbiamo un'idea diversa di amicizia, tutto qui...” sospiro

-“ amicizia?! Ma cosa stai dicendo?”

-“ io?! Io cosa sto dicendo?! Sei tu che hai detto che siamo amici, io mi sto solo comportando come tale!” sbotto

-“ Tess, santo cielo, io... io non lo ho detto per ferirti! Ti ho vista in difficoltà per quella domanda e non volevo prendermi la libertà di definirci... insomma...”

-“ no, Jake. Non mentire a me. Ti prego, non mi mentire. So benissimo che tu non hai detto che eravamo fidanzati perchè hai paura.” lui abbassa lo sguardo, e sta in silenzio. Credo chela conversazione sia finita qui, per cui tiro fuori le chiavi e le infilo nella toppa. Prima che riesca ad aprire la porta una mano si posa sul mio braccio, facendomi sussultare e perdere la presa sulle chiavi.

-“ si, è vero, ho paura. Ma sai di che cosa ho paura? Ho paura di ferirti. Ho paura che se mi prendo un impegno così importante non ne sarò all'altezza, che lo farò nel modo sbagliato e che poi tu ci soffrirai. E io non riesco ad accettare l'idea di farti soffrire, non ci riesco.”

-“ oh, Jake...”

-“ Tess, mi dispiace, ma io ho questa paura che mi frena a definire quello che siamo, e non riesco a superarla. Mi ci vorrà tempo, ma sono sicuro che tra un po' saprò darti una risposta, saprò dirti che sono pronto a iniziare una relazione, ma per ora quello che posso dirti sono due misere parole. Ti amo. Ti amo Tess, e se mi ami anche tu per ora ti dovrai accontentare di queste parole. Niente etichette, solo il nostro amore. Pensi di poterlo accettare? Pensi di poter baciarmi senza stare insieme?” che bella domanda... potevo? Potevo continuare ad amarlo sapendo che lui non era pronto a iniziare una relazione? La risposta era semplice. Si. Si, lo avrei accettato, perchè io lo amo, lo amo e non ce la faccio a stargli lontana. Se per stargli accanto dovrò avere pazienza che superi la paura, allora avrò pazienza. Perchè lo sapevo, sapevo di poter aspettare anni con lui accanto, perchè se avevo lui avevo tutto. E così lo feci, feci quella cosa che avrei voluto fare ogni minuto in cui lo avevo tenuto a distanza, mi alzai sulle punte, gli misi le braccia al collo e sussurrai

-“ si” lui mi mise le mani sulla schiena e mi schiacciò a se. Fu un bacio disperato, ma pieno di passione. Sapevo che lui non era bravo con le parole, ma il suo amore per me lo dimostrava con i gesti. Dalle carezza sulla schiena ai baci appassionati sul mio seno. Lui era Jake, il mio Jake, e per una volta ero sicura di quello che volevo, volevo lui, e se per averlo avrei dovuto aspettare mi sarei armata di pazienza. Perchè niente è forte come l'amore.

   
 
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