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Autore: Torma    02/08/2014    5 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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ESTATEEE! Oh forse almeno per voi..Qui diluvia e forse in tutto luglio ci sono stati 6 giorni di sole :( speriamo che il tempo migliori..Nel frattempo mi sono dedicata alla stesura di nuovi capitoli perchè si ero sparita ma non morta quindi eccomi qui dopo la fine della sessione estiva e con molte idee per continuare, quindi per chi fosse ancora interessanto PANEMUNIVERSITY continuerà xD detto questo non so come sarà questo capitolo perchè sono un po' arrugginita :S come sempre buona lettura e buone vacanze a tutti <3 -Torma

30.

La notte appena trascorsa ha lasciato dietro di sé un senso di angoscia e preoccupazione, neppure la presenza di Peeta accanto a me è riuscita a tranquillizzare il mio sonno inquieto. Sembra quasi che una tempesta oltre ad essersi abbattuta qui a Providence si sia abbattuta anche dentro me e ora sono a pezzi. Ha iniziato a piovere mentre eravamo alla festa alla confraternita e non ha più smesso. Non ho sentito altro che tuoni e rombi per tutta la notte e lo scroscio insistente dell'acqua che si abbatteva sul tetto e le finestre. E' terribile, ogni volta come fosse la prima volta. Mi alzo facendo attenzione a non svegliare Peeta e avvolgendomi nella vestaglia decido di andare in salotto. Non so perchè ma questa stanza sembra troppo piccola, ho bisogno di più aria, mi rannicchio sul divano dando le spalle a quell'enorme vetrata dopo aver accuratamente tirato le tende, e poggiando la fronte sulle ginocchia seguo con la mente i movimenti del mio petto mentre si alza e si abbassa più velocemente del solito. Mi nascondo sotto a una coperta con l'illusione di poter attenuare il rumore delle gocce ma non ottengo nessun risultato. Passano delle ore.

Mi sento in colpa per aver rovinato la serata di San Valentino a Peeta, non volevo dare di matto in mezzo a tutte quelle persone, ma quando è iniziato il temporale non ho capito più nulla, ad un tratto le pareti della sala mi sono sembrate sempre più strette e le persone troppe, erano ovunque, gridavano, mi urtavano , sentivo un senso di oppressione causato da quell'esagerata vicinanza e quando Ethan per scherzare mi si è avventato contro sollevandomi di peso, presa alla sprovvista ho cacciato un urlo e divincolandomi velocemente sono fuggita fuori da quella casa lontana da quella folla. Sotto al diluvio.

 

-Katniss! Katniss fermati!- La voce di Peeta echeggiava in lontananza mentre le mie gambe non davano segni di cedimento, si muovevano velocemente aiutate anche dal fatto che non avessi messo i tacchi quella sera, le ballerine blu cercavano di evitare le pozzanghere ma era impossibile, l'acqua cadeva indisturbata e fendeva la mia pelle come lame, anima e corpo erano tormentate, mentre a passo spedito mi recavo alla ricerca di aria. Non riuscivo a respirare. Il vestito ormai era fradicio e il corpetto aderiva al mio petto peggiorando i miei tentativi di respirare. Faceva freddo ma la mia pelle bolliva mentre fuggivo da qualcosa da cui era impossibile scappare. I passi di Peeta risuonavano alle mie spalle in lontananza, avevo un leggero vantaggio avendolo colto alla sprovvista, mi chiamava disperato, ma neppure le sue suppliche riuscivano a darmi un motivo per fermarmi, volevo andarmene, trovare un posto dove la pioggia non cadesse, dove i ricordi non mi tormentassero, un posto nuovo, ma non sapevo dove e la mia mente era confusa più che mai. Non so come, non so perchè, ma i miei ricordi si annebbiano fino al momento in cui mi sono ritrovata in ginocchio e in lacrime al centro del parco del campus, i capelli ormai bagnati mi ricadevano sul viso mentre le gambe e il vestito si erano sporcati completamente di fango. Non so neppure come Peeta sia riuscito a tranquillizzarmi e portarmi a casa. Tutto quello che ricordo sono tuoni, umido, freddo e buio.

 

Un senso di disagio mi opprime il petto, le lacrime tornano a rigarmi il viso, ''E' ingusto'', non pensavo che una persona potesse provare tanti sentimenti contemporaneamente, mi sento triste, addolorata, ma anche arrabbiata, confusa e fortemente in imbarazzo per aver dato un tale patetico spettacolo di me.. Chissà cosa avrà pensato la gente che mi ha visto fuggire così, ma sopratutto chissà cosa avrà pensato e sta pensando Peeta. Potrebbe lasciarmi? Giudicare che io sia troppo complicata? Un peso troppo grande da sopportare?Al solo pensiero che il mio ragazzo del pane possa lasciarmi e abbandonarmi a me stessa mi provoca fitte lancinanti al cuore e le lacrime si trasformano in singhiozzi. Sto facendo troppo rumore ma più cerco di fermarmi e più la situazione peggiora. Sto precipitando, come farò a rimettermi in piedi se lo perderò? Non voglio perderlo. Ho bisogno di lui e di tutto quello che riesce a darmi.

-Katniss?!- vedo la sua figura annebbiata dalle lacrime visibilmente preoccupata, mi viene incontro a passo veloce ma non posso fare a meno di notare che i suoi occhi siano cerchiati di blu, segno che anche lui questa notte non ha chiuso occhio, meccanicamente lancio le mie braccia attorno alla sua vita e affondo il mio viso nel suo petto. Peeta non si tira in dietro  e mi strige a sè con un caldo abbraccio e mentre piango l'ultima lacrima torno a respirare. Sento che mi sussurra dolcemente parole di conforto mentre mi poggia tra i capelli teneri baci "Va tutto bene." "Tranquilla" "Ci sono qui io." e l'unica cosa che riesco a dire tra i gemiti è -Resta con me- -Sempre- risponde lui, ma aggiunge -Katniss ti prego però parlami, non sopporto di vederti così, non posso aiutarti se tu mi respingi e mi tieni all'oscuro di quello che ti passa nella mente, fatti aiutare, sono qui per te..- queste parole escono con un filo di voce , è quasi una supplica la sua.. E qui capisco di essere davvero troppo egoista per una ragazzo come Peeta.. Nella sofferenza il mio primo pensiero va a me stessa mentre lui sta visibilmente male nel vedermi in questo stato, io vengo prima di tutti per lui -E' logorante assistere a tutto questo senza poter fare niente- dice interrompendo il flusso dei miei pensieri, asciugo con il palmo della mano la pelle bagnata delle mie guance e trovo il coraggio di guardarlo negli occhi. Con sorpresa vedo che sono diversi una luce cupa li rende più blu si vede che è visibilmente preoccupato per me e così senza pensarci troppo sento un flebile rumore uscire dalla mia bocca -Non ce la faccio più..- ammetto -Sono stanca di vivere negli incubi del passato- Peeta sgrana gli occhi e sembra non capire ma non dice nulla, mi ascolta e lo apprezzo -quando ti ho detto che mio padre se ne è andato non ti ho spiegato come..- gli occhi di Peeta si fanno più attenti mentre mi accarezza come se avesse paura di rompermi senza sapere che sono già spezzata - Il giorno in cui l'ho perso per la prima volta era una notte temporalesca di fine settembre, stavamo tornando a casa dopo una serata di famiglia e la nostra auto è stata travolta da una Jeep guidata da un uomo ubriaco..- la voce mi si spezza mentre ripenso ai dettagli di quella sera che rimangono ancora oggi indelebili nella mia mente, sento la mano di Peeta stringersi intorno alla mia come se mi incoraggiasse ad andare avanti, faccio un profondo respiro e mi faccio coraggio e trovo la forza di raccontare ciò che non ho mai detto a nessuno -Ma non è stata quella notte il giono in cui l'ho perso, dopo alcuni interventi è entrato in coma fino al giorno in cui è spirato. Non so ancora come sia stato possibile ma poche ore prima che il suo cuore cedesse si è risvegliato mentre gli tenevo compagnia ed è riuscito a dirmi solo poche parole...- ormai le lacrime scendono di nuovo dai miei occhi mentre tento di mantenere un respiro regolare e alla fine ripeto le ultime parole di mio padre -"Prenditi cura di loro, prenditi cura di te" . Quello è stato il solo attimo di lucidità di tutta la sua permanenza in ospedale, non l'ho mai detto a nessuno, dopo poche ore è spirato mentre giacevo accanto a lui addormentata, se fossi stata sveglia magari avrei potuto chiamare un'infermiera qualcuno..- ormai il mio è un pianto a dirotto -mentre a volte invece penso che sia stato lui ha scegliere di andarsene quando nessuno lo guardava- Peeta mi fissa senza dire una parola così continuo - ed è per questo che ogni giornata di pioggia mi ricorda lui, che tutto si fa complicato quando non splende il sole. Mi manca terribilmente, ogni giorno, tutti i giorni- inspiro profondamente mentre Peeta mi stringe a sè senza dire nulla, ma è un silenzio che vale molto di più di tante parole.Non mi servono parole mi basta sapere che Lui è li per me.

Mi risveglio sentendo profumo di cioccolata calda e muffin appena sfornati, mi devo essere addormentata qui sul divano con Peeta, scosto la copertina di lana e mi guardo intorno. Non sento più il rumore dalla pioggia e vedo un po' di luce filtrare dalla vetrata. Ha smesso di piovere. Guardo l'orologio appeso alla parete e mi sorprendo dell'ora. Sono le cinque del pomeriggio. Sento rumore di padelle in cucina e decido di raggiungere Peeta. Lo trovo indaffarato ad asciugare alcuni piatti e appena entro in cucina mi sorride -Eih Piccola, ho pensato che al tuo risveglio avresti avuto voglia di qualcosa di dolce- mi indica una tazza di cioccolata fumante e dei muffin ai lamponi, sorridergli mi viene naturale e non appena si gira per riporre dei bicchieri lo abbraccio da dietro -Grazie- sussurro contro la sua schiena -Di niente- si gira e dolcemente poggia le sue labbra sulle mie -Ti amo- -Ti amo anche io-.

Appena sono tornata in sede ho chiamato di mia iniziativa il dottor Aurelius dopo che mentre ero seduta in macchina con Peeta di ritorno al campus ho capito che se c'è una speranza di poter cambiare le cose devo provarci, non importa quanto difficile e doloroso possa essere glielo devo, lo devo a entrambi, agli uomini più importanti della mia vita, devo prendermi cura di me.

  
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