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Autore: Aredhel Afterlife    02/08/2014    4 recensioni
"A prima vista tutti la giudicavano per i suoi lunghi capelli blu, il piercing al naso in mezzo alle narici e i tatuaggi, ma quello che le persone non sapevano era che sotto la maschera da 'Hipster trasgressiva' c'era una dolce ragazza che aspettava con ansia il suo principe azzurro."
"Lo vidi ridere di gusto e notai come la sua lingua si andasse ad incastrare in mezzo ai denti bianchi e perfetti. Era una delle cose più affascinanti che avessi mai visto; affascinante quasi come i muscoli delle braccia che gli si tendevano nello sforzo di prendere qualche bottiglia di alcool più lontana."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Argument.



Quella mattina mi svegliai di buon umore, scesi dal letto allegra e pimpante, addirittura canticchiando, il che, per me che di solito ero uno zombie appena sveglia, era alquanto strano. Mi diressi in bagno pronta a fare una rilassante doccia calda, continuando a mimare quel motivetto di cui non riuscivo a rammentare il titolo. Terminata la doccia, avvolta nel asciugamano, andai in cucina con lo stomaco brontolante per la fame; un odorino invitante si fece spazio fra le mie narici. Che Niall avesse preparato la colazione? Mi misi a ridere al solo pensiero: l'ultima volta che quell'idiota aveva provato ad accendere un fornello aveva rischiato di far saltare in aria la casa dimenticandosi il gas acceso. Quando, però, raggiunsi la porta, ciò che vidi mi fece ricredere: la tavola era apparecchiata e mio fratello era di spalle che stava armeggiando con le pentole sul fuoco.

“E da quando tu cucini?” chiesi facendolo sussultare per lo spavento.

“Da quando ho incominciato ad avere fame e essermi ritrovato senza cibo da poter essere consumato senza prima essere cotto.” rispose con un lungo sbuffo, mentre io sogghignavo.

Una delle caratteristiche di Niall era la sua enorme, anzi, immensa, e oserei dire anche infinita, fame. In ogni momento del giorno lui aveva sempre qualche snack o un piatto di qualche pietanza in mano o in bocca. Spendevamo più in cibo che in bollette! La cosa che gli invidiavo, era il fatto che avrebbe potuto ingurgitare un' intera mandria di mucche e non avrebbe preso neppure un grammo. Perennemente ingordo e, per sua fortuna, magro.

“Allora muoviti, sono affamata e pretendo la mia colazione.”

“Arrivo, arrivo! Però non farci troppo l'abitudine! E poi, che colazione vuoi fare, è l'una e mezza, piuttosto pranzo!” esclamò gioioso.

“Mi sono appena svegliata Nello, l'idea d'ingerire la pasta che stai mettendo nel tuo piatto mi disgusta.” feci una smorfia di disapprovazione osservando i suoi spaghetti al sugo.

“Come vuoi, il caffè e i biscotti sono nella credenza.” fece spallucce infilando la forchetta in quella montagna di pasta.

“Comunque, come è andata la prima serata al famoso Madame Jo Jo's?” domandò con la bocca piena; riuscivo a intravedere gli spaghetti masticati all'interno della sua bocca.

“Dio, Niall non parlare con la bocca piena! Che schifo!” li lanciai il tovagliolo in faccia ridendo.

“Attenta a quello che fai, sorellina.” rispose provando, miseramente, a guardarmi in modo minaccioso.

“Tornando a noi: è stata una delle sere più esaltanti degli ultimi diciotto anni! Cazzo Nello devi vedere che posto! E poi la musica, gli alcolici, i drink...è stato davvero appagante fare quello che ho sempre sognato. Certo, non è una passeggiata, ci vuole tanta velocità, ma sul serio, sono al settimo cielo.” feci un sorriso a trentadue denti.

“Sono così fiero della mia piccola Alex! Spero che riuscirai ad arrivare dove vorrai.” disse osservandomi felice.

“Devo dire che senza il tuo sostegno non ce l'avrei mai fatta. Grazie fratellone.” mi alzai dalla sedia per andare ad abbracciarlo.

“Quindi stasera lavori?” chiese mentre sparecchiavamo la tavola.

“Si, inizio alle nove, come ieri.” risposi mettendo un bicchiere dentro la lavastoviglie.

“Vuoi che ti accompagni?”

“No, tranquillo, tanto prima vado da Bruce e Marge, ieri ero talmente stanca che ho scordato di avvisarli che non sarei passata.” constatai.

“Va bene. Io fra mezz'ora vado da Nando's; sai, per quanto ami quel fast-food, il mio lavoro è molto meno entusiasmante del tuo.” rise lui.

 


Oggi, evidentemente, era il giorno della musica, siccome da più di un'ora avevo acceso lo stereo a palla; mi stavo dimenando in giro per casa a ritmo di una canzone anni '80 quando l'occhio mi cadde sull'orologio: erano le quattro e mezza. Svogliatamente mi diressi verso la mia stanza, mi vestì alla velocità di una tartaruga millenaria, mi truccai con del semplice mascara e spruzzai sul collo l'immancabile profumo. Presi la borsa, spensi lo stereo e in dieci minuti ero già fuori, diretta al centro commerciale. Solitamente non mi piaceva molto andare in posti così affollati, ma quando volevo fare un giro e prendermi del tempo per me anche un luogo pieno di gente andava bene, in fondo, mi piaceva vedere i volti eccitati delle ragazze appena uscite da un negozio di abbigliamento con enormi sacchetti pieni di acquisti. O vedere la spensieratezza dei bimbi con enormi gelati in mano, e la dolcezza negli occhi dei genitori.
Dovevo comprare un regalo di compleanno a Niall, fra due giorni avrebbe fatto ventun' anni; avevo già un' idea, ma non ero certa che potessi trovare qualcosa di così particolare in un centro commerciale. 
Mi diressi verso un piccolo negozio dell'usato che di solito vendeva roba carina, quando poco prima di quest'ultimo notai una bancarella di merce artigianale. Mi fermai ad osservarla, lasciando scappare un piccolo sorriso alle mie labbra, e il motivo era semplice: l'arte era anche in un posto in cui il 'commerciale' regnava. Portai la mia attenzione a delle collanine riposte su un centrino di velluto rosso, erano tutte fatte in legno inciso, davvero magnifiche. Una mi piaceva particolarmente: aveva inciso il Nodo di Tyrone, un simbolo celtico che rappresentava l'amore eterno e l'amicizia, l'equilibrio fra i due e la protezione dal male. Affiancato a quello c'era un ciondolo, anch'esso in legno, rotondo, con la scritta a china “Teaghlaigh” che in Irlandese significava “Famiglia”.

“Vorrei questi due.” dissi alla signora dai lunghi capelli bianchi che sedeva dietro la bancarella.

Lei mi osservò sorridendo benevola, poi prese le due collane, e le mise in due pacchettini separati, chiudendoli con un fiocco celeste.

“Sono dieci sterline cara.”

Tirai fuori i soldi dal portafogli e glieli porsi, prendendo, poi, il sacchettino che aveva preparato.

“Grazie, arrivederci.” sorrisi.

“Buona giornata.” mi rispose cortese.

Prima di uscire dal centro commerciale mi concessi un piccolo sfizio, cioè un enorme frullato al cioccolato...e smarties. Pensai subito a Niall e all'ultima volta che avevamo preso questa prelibatezza super calorica assieme; scattai una foto col telefono e gliela inviai immaginandomi la sua faccia divertita e invidiosa per il grande intruglio che tenevo in mano. Ridacchiai fra me e me mentre, finalmente, uscivo dall'edificio.

 


Il Poker Face mi si stagliò davanti dopo neanche un quarto d'ora di cammino: entrai con un sorriso stampato in faccia. Ignorai le persone sedute ai tavoli e andai spedita sul retro, dove trovai una Marge tutta indaffarata, tanto che non si accorse neppure della mia presenza.

“I clienti aspettano.” affermai divertita.

Vidi le esili spalle della donna avere un sussulto; si girò con una mano sul cuore.

“Oh Alex! Mi hai spaventata! Come stai cara?” chiese con un caldo sorriso.

“Benissimo, anzi, una meraviglia! Mi hanno preso!” esclamai saltando su me stessa e battendo le mani come una bambina piccola che ha appena ricevuto la sua Barbie preferita.

“Che bella notizia! Sono davvero felice per te Ally, che ne dici di festeggiare 'stasera?” mi chiese Marge avvolgendomi in un abbraccio.

“In realtà...questa sera lavoro, ho festa solo la domenica. Sono passata a salutare...e a scusarmi di non aver avvertito ieri.” ammisi guardando gli anfibi mezzi distrutti che portavo ai piedi.

“Non ti preoccupare, io e Bruce avevamo un buon presentimento, quindi non devi assolutamente rimproverarti.” mi diede un buffetto sulla guancia.

Sorrisi riconoscente, quando mi venne in mente di non aver ancora visto l'uomo in giro per il bar.

“A proposito, dov'è quello sfaticato?” chiesi, appunto, ridendo.

“Non farmi dire niente! E' sempre a gironzolare! E se gli dico qualcosa devi vedere come reagisce! Comunque ha detto che andava con degli amici a controllare 'la concorrenza', e Dio solo sa cosa voglia dire!”.

“Salutamelo quando lo vedi, allora. Io pensavo di tornare a casa prima di andare a lavoro.” spiegai alzandomi dalla sedia su cui mi ero accasciata.

“Te ne vai via così presto?” chiese sconsolata.

Prima che potessi trovare una risposta la vidi passarsi una mano davanti alla faccia, come se avesse voluto scacciare un pessimo pensiero; le sopracciglia corrugate tornarono armoniose sul viso.

“Senti, domenica vieni a pranzo da noi! Sono sicura che un po' di lasagne calde siano molto meglio dei precotti che porta Niall dal lavoro. Ancora non capisco come possa lavorare in un posto del genere...” scosse la testa per poi spolverare con uno strofinaccio una mensola.

“Sai com'è fatto, ci vorrebbe una calamità naturale per costringerlo a staccarsi da quel porcile.” ridacchiai.

“Eh, voi Horan siete tutti così, cosa credevi?!” rise lei.

Abbozzai un sorriso; già...noi Horan, ormai, però, eravamo rimasti solo in due.

“Marge, ora devo proprio andare, ci sentiamo per domenica!” le dissi avviandomi lentamente verso la porta.

“Certo, ti chiamo io. Pensavo di fare una torta per il compleanno di Niall. Cioccolato e panna gli andrà bene?” mi chiese con un cipiglio dubbioso.

“Margy, andrebbe bene tutto ciò di commestibile a mio fratello.” risi scuotendo il capo divertita.

“Hai ragione!” sorrise.

“Ciao, e salutami Bruce.” gli ricordai un'ennesima volta.

“Va bene, ciao cara!” mi urlò dietro mentre uscivo dal locale.

 

 

Quando entrai al Madame Jo Jo's mi ritrovai tutto il personale già al lavoro, il che mi fece sentire leggermente a disagio. Era come se, involontariamente- è chiaro-, mi facessero notare che ero la nuova arrivata e ancora fuori dal giro. Tossicchiai per attirare l'attenzione: si voltarono, infatti.

“Ciao ragazzi..” sollevai la manina per salutare, come fanno i bambini piccoli.

A volte avevo delle gestualità, dei comportamenti e degli atteggiamenti che ricordavano l'ingenuità dei pargoli. Alcuni, come mio fratello, dicevano che era un pregio, ma non ero sicura che altri lo considerassero tale. Per esempio Zayn, che fece una smorfia, vedendo il mio palmo sventolare un saluto.

“Ciao Alex!” esclamarono, invece, Louis e Bryanna in stereo.

“Vado a cambiarmi, dov'è Coop?” chiesi alla ragazza che mi si era avvicinata.

“Oh, quell'uomo è sempre rintanato nel suo ufficio.” sghignazzò in risposta.

Ridacchiai, stringendo gli occhi in due fessure, come ero solita fare.

“Veramente, sono qui. Ciao Alex, e...Bry?” ci voltammo entrambe nella direzione dell'uomo.

“Si?” disse lei con una faccia di bronzo.

“I commenti sul mio conto non sono compresi nel tuo contratto.” fece un sorriso sghembo.

“Come la fai lunga!” si lagnò Bryanna, afferrandomi un braccio e portandomi negli spogliatoi, accompagnate dalla effervescente risata di Louis.

 

Quella sera il locale era davvero stracolmo di gente: uomini d'ufficio che si prendevano una pausa dalla vita giornaliera, ragazzi giovani che si dimenavano a ritmo della musica di Sam, il dj, e anche persone di mezza età che consumavano sereni ai loro tavoli. Io ero dietro al banco, occupata a servire drink ogni qualvolta che mi veniva richiesto, e quella notte, il ritmo era estenuante.

“Alex, vai alla cassa, io mi prendo una pausa.” ordinò Zayn freddo.

Lo osservai stralunata; era inconcepibile come il suo sguardo mi infondesse timore. Comunque, la sua richiesta, o ordine, era impossibile. Non potevo rimanere da sola a gestire i clienti e la cassa, non ero preparata. Presi un profondo respiro e, facendomi coraggio, gli risposi incolore: “Zayn, non posso restare sola con tutta questa gente.”

“Non ci riesco...” aggiunsi un attimo dopo, esitante, dopo aver visto una scintilla di frustrazione nei suoi occhi dorati.

“Non replicare, è un ordine.” affermò duro.

“A quanto mi risulta, è Cooper il mio capo, non tu.” gli risposi irritata.

“Se non riesci a mantenere il ritmo sono affari tuoi. Vai a lavorare in una gelateria, magari lì ti troveresti meglio.” sputò con rabbia, tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che aveva in mano.

“Stronzo.” dissi con la bile che mi saliva alla gola.

In un attimo, senza quasi accorgermene, mi ritrovai attaccata al muro affianco alla cassa, tenuta dalle sue braccia tatuate. Era ad un soffio dal mio volto.

“Non ti azzardare mai più a darmi dei titoli. Mai. Non sei nessuno per poterlo fare.” lo sguardo carico di rancore che mi stava riservando mi raggelò.

“E tu...non...non...sei nessuno per darmi ordini...” balbettai spostando lo sguardo sulla sua t-shirt.

“Bada al bancone, e non fare storie. Questo è il tuo lavoro, bimba.” disse sprezzante, prima di lasciarmi con uno strattone ed uscire sul retro.

Così mi ritrovai scossa, arrabbiata e spaurita davanti a una moltitudine di persone che continuavano a ordinare, e una cassa da gestire.

Che serata di merda...pensai ritornando al lavoro.





SPAZIO AUTRICE:

Ciao ragazze, scusate per il ritardo...
non posso dilungarmi troppo perchè devo scappare,
spero che il capitolo abbia assecondato le vostre aspettative.
Fatemelo sapere in una recensione, per favore.
UN GROSSO BACIO!

Aredhel Afterlife xxx

  
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