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Autore: Crystal eye    05/08/2014    2 recensioni
"Ma non successe nulla per molti, lunghi minuti, tanto che Harry abbassò leggermente la guardia. In quel preciso momento, la sensazione triplicò e si alzò un forte vento nel parco.
“Sarai mio!”.
Quelle due parole portate dal vento erano state pronunciate da una voce così calda e suadente che al giovane sembrò terribilmente familiare."
Una guerra che rischia di sconvolgere tutto il Mondo Magico, una tregua forzata, nuovi amori e nuovi amici.
Abbiate pietà è la prima storia che pubblico e spero vi piaccia. è dedicata alla mia migliore amica Averyn, che mi ha incoraggiato a pubblicare. Crystal
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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NOTE DELL’AUTRICE: Eccomi con un altro bel capitolo di questa storia!!! Ringrazio tanto lunadistruggi per aver recensito il capitlo precedente!!! Un bacione a tutti i lettori!!!
Buona lettura!!!
Cry
 
 
Capitolo 23
 
Tutti guardarono preoccupati la porta da cui era uscito; i vampiri, in special modo, si guardarono tra di loro, con cipiglio molto scuro in viso.
“Cosa...?” cercò di chiedere Harry, senza avere veramente il coraggio di farlo, il cuore che batteva sordo, quasi a rallentatore.
La giovane con cui Adrian aveva parlato fece un passo avanti e disse.
“Il principe mi ha incaricato di portare a termine la prova prima del suo ritorno! Perciò cominciamo!” ordinò, facendogli cenno di alzarsi.
Gli umani presenti nella stanza si alzarono, tranne Harry, che voleva sapere.
“No, aspetti, cos’è successo? Perché Adrian se ne è andato?” domandò.
“Il Generale è stato chiamato in battaglia, altri membri della famiglia reale erano in difficoltà e lui non si può tirare indietro. Tornerà appena avrà sistemato i ribelli.” Rispose incolore uno degli altri vampiri, alto, con le spalle larghe e tutta la pelle visibile coperta di brutte cicatrici.
“Coròn, parli troppo!” lo redarguì la giovane, che sembrava essere il capo, almeno dal suo comportamento e da quello che tenevano gli altri nei suoi confronti.
“Io credo debbano sapere, in fondo sono nostri alleati, hanno il diritto di essere a conoscenza di tutto, o quasi, quello che succede.” Sussurrò una donna minuta con una voce sottile sottile, l’aspetto simile a quello di una bambina.
“Non era necessario dirglielo ora!” esclamò, un po’ arrabbiata.
“Oh, Jan, stai calma!” la riprese il vampiro chiamato Coròn, beccandosi un’occhiataccia velenosa dalla vampiro.
“Ok, adesso basta fare i bambini, iniziamo la prova!” intervenne un uomo sulla cinquantina.
“Melath ha ragione, e poi avremo la possibilità di chiedere al principe le informazioni che vogliamo.” Si disse d’accordo la donna con la voce sottile.
“Bene, allora, in piedi! Dividetevi in due gruppi, quelli che desiderano aiutarci come guaritori e quelli che vogliono combattere. Così vi possiamo dire cosa fare senza perdere tempo a farvi fare cose che non volete.” Ordinò Jan.
I ragazzi si guardarono l’un l’altro e si divisero in due gruppi.
Davanti a loro si sistemarono due vampiri per gruppo e, al contrario delle aspettative, il vampiro grande e grosso, Coròn, si mostrò indeciso, come se non sapesse dove andare, poi disse. “Meleth vai tu a fare il guaritore, va.” L’altro accennò un sorriso e insieme a Jan si mise davanti al gruppo che voleva aiutare come guaritori.
La donnina e l’omone invece esaminarono l’altro gruppo, attaccandoli duramente per capire il loro livello.
Dopo diverse ore di estenuanti colpi da parte dei due vampiri, questi posero fine al test solo quando si ritennero soddisfatti.
I ragazzi rimasero sdraiati per terra, in attesa del verdetto.
I vampiri iniziarono a sussurrare tra loro, facendoli preoccupare con le loro facce serie, ma si bloccarono prima di dire qualunque cosa perché dalle porte spalancate videro tutti Viktor trasportare di corsa un Adrian piuttosto malridotto, che perdeva sangue copiosamente, lasciando una macabra scia rossa sul pavimento.
Poco dietro di loro, correvano Alexander e Erik, anche loro feriti.
Tutti i ragazzi si guardarono, poi guardarono i vampiri e successivamente di nuovo la porta.
I vampiri si diressero a passo normale, verso l’infermeria, dove sapevano che avrebbero trovato qualcuno in grado di aggiornarli, con i ragazzi che li seguivano con sguardi preoccupati, sussurri concitati e ipotesi sul perché era successo tutto quello.
Solo due non dissero nulla, non guardarono dove andavano e non sentirono niente di ciò che dicevano amici e compagni.
Harry faticava quasi a respirare, davanti agli occhi ancora l’immagine di Adrian abbandonato tra le braccia dell’altro vampiro, il volto una maschera di sangue e la mano sinistra penzolante da cui scendeva un rivolo rosso in un flusso continuo e ininterrotto.
Il petto non si allargava, non gli permetteva di prendere l’aria di cui aveva bisogno, gli occhi, già offuscati dalle lacrime, iniziavano a non distinguer più neanche le pareti del corridoio, tutto girava intorno a lui vorticosamente, mentre chiamava Adrian in un sussurro disperato, ma non capiva se stava veramente parlando o se stava solo pensando di farlo.
Il suo corpo era come inerme, non rispondendo più al suo comando, le gambe cedettero e due braccia forti lo sostennero, un profumo di foresta e sole gli inondò le narici.
“Adri... an...” sussurrò senza fiato e senza voce, prima che il suo corpo vedesse del tutto al suo desiderio di oblio.
 
°°°
 
“Principe Valerian!” esclamò Jan, con gli occhi neri pieni di preoccupazione tutti i ragazzi guardarono il vampiro con stupore crescente, era molto simile ad Adrian, ma emanava un’aura completamente diverso oltre alle differenze fisiche.
“Lo porto in infermeria, ha bisogno di riposo e un guaritore potrà dargli un’occhiata poi... Ehi, tu! Ragazzo! Vieni anche tu!” disse, con tono serio, avviandosi con Harry in braccio e Theo al seguito.
Gli altri ragazzi furono sul punto di seguirli, ma vennero fermati dai loro “maestri” che gli dissero di tornare alle loro stanze e che li avrebbero avvertiti subito se ci fossero state novità.
Hermione e gli altri Grifondoro si allontanarono di malavoglia, preoccupati per il loro amico.
Non sapevano che fare, in attesa di notizie, rintanati tutti nella stanza della ragazza, che, abbracciata a Draco, guardava un punto fisso timorosa per la sorte dei suoi amici.
Ron si agitava, camminando su e giù per la stanza.
“Weasley se non la pianti di fare avanti e indietro scaverai un buco nel pavimento!” lo riprese Blaise, beccandosi un’occhiata omicida dall’interessato, che continuò il suo camminare, finché.
“Adesso basta! Mi stai facendo venire l’ansia! Vedi di sederti da qualche parte e cerca di stare fermo!” lo riprese Pansy, con un tono che non ammetteva repliche, spaventando tutti e risvegliando Hermione dalla sua trance.
 
°°°
 
Intanto Valerian stava portando il giovane Harry in infermeria, dove si trovava anche Adrian.
Durante il tragitto né lui né Theo dissero una parola, uno perché poco interessato a parlare in quel momento, l’altro perché troppo spaventato per dire anche solo una sillaba.
Il corridoio che al Serpeverde sembrava infinito finalmente si aprì su una stanza grandissima, arredata con molti letti con la tenda attorno e armadietti pieni di fiale e bottiglie e barattoli e vasetti pieni di unguenti e pozioni, curative e non.
Dopo aver posato il giovane su di un letto, accanto a quello dove si trovava suo fratello ancora attorniato da guaritori, Valerian si rivolse a Theo.
“I guaritori pensano che abbia perso troppo sangue e sia per questo troppo debole per guarire da solo, vorrebbero provare a dargli il tuo sangue, sperando di ottenere l’effetto desiderato.” Disse con sguardo serio.
“Certo, non c’è nessun problema!” assicurò il ragazzo, attirando l’attenzione di un guaritore che, dopo averlo fatto distendere su un letto, gli mise una flebo al braccio per poter prendere il sangue necessario.
“Riposati e stai rilassato, ci vorrà un po’.” Gli disse l’uomo con un sorriso rassicurante.
Il ragazzo annuì.
Mentre aspettava, sentendo il sangue scorrere via dal suo  corpo, ripensò alla prima volta che aveva incontrato il principe sanguinario.
 
Flash Back
 
Era la prima volta che il piccolo Theo metteva piede in quella grande casa.
Li accolsero tanti bellissimi ragazzi che giocarono con lui tutto il pomeriggio, facendolo divertire come mai prima d’allora. Con la sera, arrivò anche il momento di andare a casa e suo padre gli fece un discorso molto importante mentre tornavano.
“Theo, devi sapere che quei ragazzi con cui hai giocato questo pomeriggio, sono molto importanti, e non sono  umani…” disse stupendo il bambino che lo guardò con gli occhioni spalancati.
“Ah no? E cosa sono?” domandò con una vocina curiosa.
“Loro sono vampiri, figlio mio, e la nostra famiglia ha un accordo secolare con loro. Ci offrono protezione e prestigio e noi in cambio facciamo da donatori volontari, tuttavia, figliolo, sarà una tua scelta se donare il tuo sangue e a chi…” aggiunse suo padre, lasciando il piccolo un po’ confuso, ma non ebbe il tempo di pensarci seriamente che si addormentò.
 
°°° Alcuni anni dopo
 
Stava per iniziare il suo quarto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts quando incontro il Principe in veste di donatore, anche se era così giovane, era permesso che rispettasse la parte del patto che concerneva alla sua famiglia, quindi quel giorno, per la prima volta, offrì la sua essenza al vampiro.
L’esperienza fu migliore di qualunque cosa avesse mai provato fino a quel momento. Quella sensazione di calore e bruciore al collo, il suo battito sempre più lento che pulsava nelle orecchie, avvertiva la sensazione di essere fonte di vita per l’altro e poteva sentire il legame tra di loro. Il tutto mischiato al grande piacere che provava, provocato dal vampiro.
 
°°° Durante l’estate tra il quinto e sesto anno
 
“Theo, mi dispiace, ma io non posso ricambiare il tuo amore, non è e non sarà mai possibile che io ti ami!” disse Adrian con voce triste, prima di lasciarlo solo a raccogliere i pezzi del suo cuore.
“Figliolo, cerca di non disperare. Il principe, anche se in modo brutale, l’ha fatto per il tuo bene! Lui non desiderava illuderti con sciocche parole di possibilità. Un vampiro non può amare, un vampiro purosangue come lui potrà amare solo la sua anima gemella e nessun altro. Cerca di superare il momento e restagli accanto.” Spiegò il padre, dispiaciuto e solidale, “Finché non arriverà la persona che gli è destinata, lui sarà tuo. Anche se non è proprio ciò che desideri è tutto ciò che potrai avere da lui…”
 
Fine Flashback
 
“Ecco fatto, ora bevi questa e dormi un po’.” Disse il vampiro di prima, una volta finito di togliere il sangue.
In quei giorni quel pensiero lo aveva distrutto, non poter avere veramente il principe gli era sembrato una cosa terribile, ma ora… ora si rendeva conto che sarebbe stato anche più terribile se non avesse mai trovato la sua anima gemella.
Si ricordava perfettamente le sensazioni che gli aveva fatto provare il suo morso da quando aveva incontrato Potter, le sue emozioni erano così forti e fuori controllo che avevano fatto sentire felice pure lui.
Anche se, adesso non sarebbe più potuto stare vicino al suo principe.
Girò la testa per guardare Potter che si agitava nell’incoscienza, come se stesse avendo un incubo.
Cercò di alzarsi, ma, sentendo la testa girare pericolosamente, rinunciò.
Poco dopo, ringraziò di non essersi mosso, perché entro la Regina Isabella in persona.
Finse di dormire, per dare alla donna un minimo di privacy e pochi istanti prima di addormentarsi sul serio, la sentì dire.
“Svegliati, piccolo Harry, svegliati!” con una voce che non aveva mai sentito, pieni di potere e dolcezza allo stesso tempo.
 
°°°
 
Harry, perso in un’oscurità profonda e silenziosa, avvertì, come un’increspatura, la voce femminile che gli indicò una strada verso la luce.
“Harry… piccolo, svegliati! … Harry!” gli diceva la voce, portandolo ad aprire gli occhi per cercare di capire chi fosse la donna che lo chiamava.
“Chi è…? Dove mi trovo?” domandò Harry con voce flebile, facendo sorridere la vampira.
“Sei nell’Infermeria, rimani fermo! Hai perso conoscenza, è meglio che non ti sforzi troppo.” Sussurrò carezzevole, spostandogli i capelli dalla fronte e guardandolo con fare materno.
“Chi è lei?” domandò confuso.
“Mi chiamo Isabella, sono la mamma di Adrian.” Rispose sorridendo.
“Sua madre…? Ah! Adrian! Come sta Adrian? Era ferito! L’abbiamo visto…!” si alzò di scatto a sedere il ragazzo, guardandosi ansiosamente intorno, senza vedere molto per via della miopia.
Isabelle gli posò le mani sulle spalle, stringendolo in una presa gentile per farlo stendere di nuovo e gli diede gli occhiali, indicando il letto accanto al suo, dove si trovava il vampiro, con una flebo per trasfusioni attaccata al braccio.
“Mio figlio ha riportato ferite più gravi di quello che pensavano i guaritori inizialmente. È da due ore che ha quella flebo attaccata, ma non ci sono miglioramenti…” gli aspettò la situazione, con voce spezzata.
“Cosa vuol dire che non ci siamo miglioramenti? Non dovrebbe guarire con il sangue?” chiese Harry con voce strozzata e un po’ disperata.
La donna davanti a lui lo guardò e scosse la testa.
“Ma… allora come?” cercò di capire il giovane.
“Secondo i medici, ora che ha trovato la sua anima gemella, lui non riesce più a nutrirsi di altro sangue… credo sia un po’ di tempo che non si nutre…” disse la Regina.
Harry la guardò con tanto d’occhi, non sapeva che il vampiro non si nutriva da tanto tempo.
“Ma… ma non dovrebbe comunque funzionare il sangue?” si informò, preoccupato seriamente per le sue condizioni.
“Purtroppo no… ma ora è meglio che risposi, non devi sforzarti troppo. Bevi questo. Lui non se ne andrà.” Gli disse, nascondendo la sua preoccupazione dietro una maschera di dolcezza.
“No… io voglio… restare sveglio…” sussurrò, mentre la pozione faceva effetto e i suoi occhi si chiudevano.
“Perdonami… Adrian!” sussurrò tra le lacrime.
 
°°°
 
Alcune ore dopo, quando Harry si svegliò, si trovò davanti una ragazza che lo guardava intensamente con i suoi occhioni verdi dalla pupilla allungata come quello di un gatto.
“Buongiorno!” lo salutò, con voce appena sognante, che gli ricordava lo sguardo di Luna.
“Julia? “ domandò Harry confuso, non essendo sicuro che fosse lei, anche se era uguale alla vampira che aveva conosciuto lui.
“No, lei è mia sorella gemella.” Sorrise lei, scuotendo la testa.
“Ah! Tu sei Sarah!” si illuminò.
Sarah annuì, guardando Adrian sul letto accanto al suo con preoccupazione. Harry seguì il suo sguardo e si trovò a pensare ad un’ipotesi un po’ azzardata, forse, o forse fin troppo logica.
“Non c’è un modo per aiutarlo?” si informò, con il cuore colmo di speranza.
“In realtà… c’è e credo che tu abbia già capito quale sia l’unica soluzione.” Disse la giovane.
Il giovane Grifondoro guardò con timore l’ago che si trovava sul tavolino metallico poco lontano dal vampiro, deglutì e osservò la ragazza.
“Devo fare una trasfusione?” sussurrò, preparandosi psicologicamente.
“No, vieni. Lui deve bere il tuo sangue direttamente!” gli spiegò, aiutandolo ad alzarsi.
 
°°°
 
Alexander stava andando a vedere come stava suo fratello quando sentì odore di sangue fresco. Spalancò gli occhi e si mise a correre verso l’Infermeria, trovando Harry sdraiato sul letto dove dormiva Adrian, che si stava nutrendo del suo sangue direttamente dal suo collo, stando steso sopra di lui, tenendolo bloccato.
Il biondo si precipitò a fermare il fratello per evitare che uccidesse Harry. Ma si accorse che non era necessario.
Adrian, semi incosciente, si era solo appoggiato al giovane, usandolo come un piccolo cuscino.
Guardava sorpreso quel legame che sembrava essere così forte tra quei due.
Sorridendo malinconico, spostò una ciocca di capelli dal viso del giovane Potter, che aprì stancamente gli occhi.
“Come sta?” sussurrò debolmente.
“Starà benone! Non preoccuparti!” lo rassicurò. “Ora dorme e dovresti farlo anche tu.” Gli disse con un piccolo sorriso, osservandolo addormentarsi di nuovo, più tranquillo.
 
 
 
 
  
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