Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Sokew86    05/08/2014    2 recensioni
Dodici fratelli, dodici persone che possono aver compiuto degli sbagli e far perdere la strada al fratello minore, il tredicesimo principe delle isole del Sud, Hans. Questa è la storia di Peter, il fratello maggiore di Hans e il re delle isole, che deve decidere la punizione del fratello con gli altri membri della famiglia affrontando segreti,intrighi e fantasmi, troppo reali per appartenere al passato.
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fratelli di Hans, Hans, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Beware the Southern Isles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo 2

Sono stata aiutata a correggere questo capitolo da un’altra brava fanwriter, ecco il collegamento diretto al suo profilo di EFP. La ringrazio per il suo strepitoso aiuto.Se ci sono errori, la colpa è mia, perché ho rimesso mani sulla storia dopo anni!

Capitolo IV
Non c’è nulla di logico

 

Il re si svestì delle sue vesti regali e indossò gli abiti per la notte. Nella sua camera regnava il silenzio di chi era stanco di affrontare la giornata, Peter si distese sul letto e sentì immediatamente la schiena ricevere i primi benefici sotto forma di una sensazione tiepida lungo la spina dorsale. Si sentiva stanco di tutto, della giornata, dell’essere re e di tutti i suoi sbagli: gli sembrava, che nella vita, non avesse preso mai una sola e dannata decisione giusta. Si girò su un fianco e aprì un cassetto del comodino che si trovava accanto al letto, attivò un piccolo meccanismo e comparve uno scompartimento segreto che conservava un medaglione. Un bellissimo medaglione in argento, appartenuto alla defunta sovrana, era appoggiato su un piccolo cuscino rosso era completamente coperto da uno strano strato di ghiaccio. Il re afferrò il medaglione aiutandosi con un fazzoletto che era nello stesso scompartimento, avvertì il freddo del ghiaccio attraversare la stoffa e giungere la pelle e Peter rabbrividì perché aveva sempre detestato il freddo. Si distese sul letto e tenne in alto il medaglione, quasi come se fosse la lama di ghigliottina, il monile oscillava lentamente freddo e inscrutabile.
-Non ti aprirai mai?-, la risposta non arrivò, il silenzio rimase a far compagnia al vecchio re finché non udì qualcuno attivare i meccanismi della porta segreta che conduceva alla sua stanza, ma lui non si preoccupò: solo una persona poteva attivarli ma, per essere sicuri, Peter portò la sua mano sotto il cuscino e strinse un pugnale nascosto.
-Buonasera-, disse un uomo con una bella voce rilassata.
Peter non si mosse dalla sua posizione, continuò a studiare l’oggetto e salutò laconicamente.
-Jakob … -
    Jakob era il secondogenito della famiglia, al contrario di Peter, aveva ancora una folta capigliatura castana senza nessun segno della vecchiaia, invariata dalla giovinezza, e il suo viso era meno segnato dalla vita, anche se dei folti baffi coprivano le sue labbra sottili. Gli occhi erano verdi e vigili. Non era vestito come un principe, il corpo, che non aveva nulla da invidiare a un trentenne, era fasciato da una divisa scura, formata da una giacca a doppio petto e pantaloni fascianti in cui s’intravedevano degli stivali lucidi, neri e dall’aspetto possente. Jakob si avvicinò al letto di Peter rimanendo in silenzio e guardandolo dall'alto verso il basso e poi i suoi occhi caddero sul medaglione. Tese la mano e gli chiese se poteva avere l'oggetto. Peter gli passò il medaglione e si mise a sedere sul letto, Jakob fece scorrere tra le mani il medaglione avvolto nella stoffa senza dire una parola.
-Hai provato a forzare il medaglione dopo averlo messo vicino al fuoco?- domandò Jakob serissimo e Peter alzò gli occhi al cielo, esasperato.
-Jakob, è un medaglione sigillato da un potente maleficio, secondo te basta metterlo vicino al fuoco per sciogliere il ghiaccio?- il tono del re era diventato sarcastico e petulante ma Jakob rimasse in silenzio, in attesa.
- Comunque ci ho provato e non ha funzionato-, ammise con un filo di voce mentre Jakob sorrise teso, odiava vedere il suo re e, soprattutto, suo fratello maggiore in quello stato.
    Sebbene avessero meno di un anno di differenza, i due fratelli erano completamente diversi. Peter era nato in una giornata di fine autunno, con l'inverno che si affacciava alle porte portando il pericolo di tempeste violente e spaventose, tipiche di quella stagione. Il giorno della sua nascita aveva caratterizzato Peter, era nato con un sentimento di perenne preoccupazione che l'aveva segnato per sempre, infatti, sembrava molto più vecchio di Jakob. Quest'ultimo invece era sempre positivo e fin troppo spensierato come il giorno di tarda primavera in cui era nato. Nonostante le nette differenze caratteriali, i due lavoravano in piena sinergia proprio come delle ruote dentate. Jakob era l’uomo fidato del re e il suo Real protettore, una guardia del corpo che si occupava solo dell’incolumità dei membri della famiglia reale, l’unico che poteva permettersi di conoscere le debolezze del sovrano.
    Il secondogenito avvolse completamente il medaglione nel fazzoletto di stoffa e lo posò delicatamente sul comodino, Peter lo invitò a sedersi e Jakob spostò una piccola poltrona vicino al letto e si sedette accavallando le belle gambe. Peter lo guardò, intuendo che presto l'uomo avrebbe iniziato a parlare e, infatti, così fu.
-Si può sapere perché diamine mi hai mandato una lettera?- per rafforzare le sue parole, Jakob estrasse dalla tasca della sua giacca la lettera del fratello di due settimane prima.
- Eri fuori e speravo che se avessi avuto un po’ di tempo, saresti riuscito a pensare qualche idea interessante-.
    Jakob annuì con aria fiduciosa- Non so se ti piacerà l’idea, ma potresti mandare Hans nelle corti dei nostri alleati e se si renderà utile, potrà tornare qui o rimanere lì, ovviamente senza titolo. Personalmente inizierei con il regno di Avan che è il più vicino a noi e potremmo controllarlo-. A sentire nominare il regno dell’odiata e amata alleata, il re perse le staffe e con un tono di voce diverso da quello che usava abitualmente esclamò: -Non manderò Hans laggiù! Quella donna ha reso la sua corte un ritrovo di concubini! Come si può essere indecenti alla sua età?!-. Jakob non batté ciglio di fronte alla reazione spropositata del fratello e disse con tono rassicurante ma divertito perché si era sempre domandato quale fosse la vera natura del rapporto dei due regnanti - Calmati Peter, era per la vicinanza che l’ho proposto. Per via degli avvenimenti che sono accaduti di recente, non manderei mai più Hans da nessuna parte senza il nostro controllo e mi costa un po’ a dirlo: sulla maggior parte delle tue decisioni sono sempre stato d’accordo ma avresti dovuto dare un po’ di più di libertà ai nostri fratelli minori per evitare che scoppiassero com’è accaduto con Hans -. Il re rimase assorto per un attimo, l’angoscia e il rimpianto dipingevano il suo volto e quando riprese a parlare il suo tono era tornato impassibile -Come hai detto tu, mandare Hans senza controllo è una follia. Non ho idea di che cosa potrebbe passargli nella testa se guadagnasse un attimo di libertà, per quello che potremmo prevedere, potrebbe tentare di vendicarsi delle reali d’Arendelle -.
-Hans non è stupido, non proverebbe a vendicarsi se non è convinto di farcela. Ha fallito una volta e sa che non saresti così magnanimo da tenerlo vivo come adesso se dovesse fare qualche sciocchezza: una volta morto non potrebbe continuare a coltivare la sua ambizione- ribatté Jakob ma il re reagì a quelle parole sospirando pesantemente e parlando a Jakob con voce addolorata, senza neanche premurarsi di nascondere il suo stato d’animo.
-Jakob, avrei preferito se mi avessi detto che Hans non ci vendicherebbe perché non è un assassino. Quello che ha fatto ad Arendelle è terribile e anche se non ci sono state vittime, resta che Hans ha ingegnato deliberatamente di uccidere due innocenti per conquistarsi un trono. Le persone che hanno cospirato contro di me non mi hanno ucciso eppure le definiamo assassini, qual è la differenza tra loro e Hans?- Peter si accarezzò la cicatrice sul lato sinistro del volto, che era la più sincera testimone delle cospirazioni subite nella sua vita.
    In quel momento, ogni gesto e parola Peter avevano una sfumatura disperata … nessuno, a parte Jakob, avrebbe potuto vedere il re così indifeso e piegato dall’angoscia, solo il secondogenito aveva il diritto di conoscere quel lato del re. Jakob lo guardò triste, sapeva che Peter credeva di essere l’unico responsabile della situazione spinosa ma non era così, anche gli altri fratelli maggiori e lui sapevano troppe cose per potersi lavare le mani della situazione.
-Se vuoi farlo condannare come assassino, farlo. Non ti giudicherò- la voce di Jakob era dolce e sincera anche se sentì un brivido di paura, stavano diventando come il loro temuto padre? Il solo pensiero bastò a spaventarlo, se Peter odiava suo padre, Jakob ne era terrorizzato. Peter guardò Jakob, non sfuggendogli quell’attimo di esitazione, c’era dell’ironia nell’espressione che riservava a se stesso piuttosto che al secondogenito.
-Come re dovrei, come fratello voglio dargli disperatamente un’altra possibilità, ma non so come dargliela e se l’apprezzerebbe- Peter si distese sul letto sconfitto e si chiuse nel suo mutismo.
    Jakob si alzò dalla poltrona e vagò per la stanza senza sosta, finché non s’imbatté nella lettera ancora chiusa di Matthæus sulla bella scrivania del re. Il secondogenito della famiglia reale prese la lettera e, dalla sua posizione, la mostrò al re. Peter comprese l’intenzione del fratello e disse che poteva leggere- Se consiglia che devo condannare a morte o esiliare Hans non dirmelo. Che cosa passa per la testa ai nostri fratelli? Eravamo così sanguinari alla loro età?- domandò stizzito il re a Jakob che rispose altrettanto irritato- Per favore, noi di sangue ne abbiamo visto fin troppo-. Jakob domandò al re chi avesse avuto l’idea della pena di morte, Peter raccontò concisamente della spiacevole chiacchierata con Thomas. Il secondogenito rimase in silenzio tutto il tempo, annuendo di tanto in tanto e poi gli disse che Thomas aveva ragione su un punto.
-Siamo stati allevati così da nostro padre, i primi cinque principi regnano e siamo come le cinque isole principali, indipendenti ma collegati tra noi. Su questo Thomas non ha torto -, commentò Jakob. Stancamente Peter concordò e poi aggiunse con un tono flebile:-I nostri segreti hanno allontanato i nostri fratelli da noi-, infine tornò al suo silenzio e Jakob curiosò sulla sua scrivania finché non riuscì a trovare un tagliacarte per aprire la lettera. Una volta aperta, a Jakob ci volle un minuto per decifrare la scrittura stretta di Matthæus prima di iniziare la lettura.

 Carissimo re Peter
Sono in buona salute, grazie per avermelo chiesto e vi ricordo che non dovete più preoccuparvi di me: ormai sono abituato al freddo pungente delle montagne di Elvezia e non mi ammalò più facilmente come all’inizio. Se tornassi nelle Isole, probabilmente avrai qualche difficoltà ad abituarmi ancora all’ambiente. La mia assistente Ludovika vi saluta caldamente. Riguardo al contenuto della lettera posso esprimermi solo parzialmente perché non conosco tutti i fatti e, soprattutto, la versione di Hans. Un tempo avrei difeso Hans perché sapevo che non avrebbe mai fatto nulla di così orribile: era solo un bambino sveglio, indifferente allo studio delle materie non predilette (Dio solo sa quanto abbia penato per insegnarli il latino) finché ha iniziato ad allontanarmi. Ho provato più volte a cercare un confronto ma lui mi ha evitato.
Non ho ancora nessuna idea sul perché di questa scortesia né che tipo di uomo sia diventato, ma vorrei essere in grado di raddrizzare la sua strada almeno un poco: probabilmente non è per nulla logico voler aiutare qualcuno che si è comportato in quel modo, però voglio farlo.
Mandalo da me, magari un periodo lontano dagli intrighi di corte potrebbe fargli bene, in questo modo lo terrei d'occhio.
Dottor Matthæus Westergård.

    Jakob aveva letto la lettera a mente per poi rileggerla ad alta voce per Peter, una volta che ebbe dichiarato che il principe Matthæus aveva intenzioni pacifiche. Una volta finito di rileggere entrambi uomini rimassero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri: Jakob fissava la firma di Matthæus pensando a quanto fosse diverso quest’ultimo da Hans. Matthæus aveva trovato la sua dimensione al di fuori della vita di corte e della famiglia reale, tanto da firmarsi semplicemente come dottore che come principe. Hans invece, nella sua infinita ambizione, si sarebbe sentito forse appagato se al suo nome avesse potuto aggiungere un titolo come il re di qualcosa. Non che Matthæus non fosse ambizioso però aveva un’ambizione sana che forse poteva insegnare qualcosa a Hans.
-Non sarebbe una cattiva idea mandarlo da Matthæus- disse ad alta voce Peter, sorprendendo non poco Jakob, era esattamente quello che stava per dire lui.
-Spero solo che se lo facessimo, dopo i gemelli non pretenderebbero di avere con loro Hans- continuò il re un po’ più sereno.
-Mandarlo dai gemelli sarebbe una pessima idea: se li uccidesse credo che nessuna corte lo condannerebbe-, scherzò anche Jakob anche se era vero che i gemelli erano insopportabili e avevano sposato due arpie. Il re sorrise a mo’ di risposta e Jakob domandò quante riposte ancora attendeva.
-Tre: Johannes, Matthias e Bart, anche se non credo che avrei dovuto chiedere consiglio a quest’ultimo-.
-Bartholomæus però ha sempre avuto un ascendente su Hans. Potrebbe aiutarlo- disse Jakob, che era tornato a sedersi sulla poltrona vicina al letto del re, mentre Peter si era messo a sedere sul materasso per rispondere al fratello guardandolo negli occhi. L’espressione di Peter era un misto di due emozioni, lo sconvolgimento e il disappunto ed era così strana a vedersi che indusse il secondogenito a sorridere leggermente.
-Ascendenza?Ovvio, qualunque ragazzino ammirerebbe il fratello maggiore che riesce a sedurre qualunque donna, gli capiti alla sua vista. Mi stupisco sempre che Hans non sia diventato un dongiovanni come lui-, commentò acido Peter. Disapprovava con tutto se stesso il comportamento di Bartholomæus, se non avesse avuto la certezza che il maleficio su di lui fosse stato spezzato, Peter non gli avrebbe mai accordato il permesso si lasciare le Isole, l’avrebbe tenuto volentieri sotto chiave. Jakob ripose dicendo che probabilmente Hans preferiva il potere al correre dietro le sottane.
-Sai Jakob, non ho idea che cosa sia peggiore: Hans che quando va all’estero torna con un’accusa di tentato omicidio, tra altra fondata, oppure Bartholomæus che riesce a rovinare qualsiasi rapporto civile con gli altri stati perché ha sedotto qualcuno che non doveva-. Jakob scoppiò a ridere genuinamente alle parole del re e con malizia disse:-Penso di preferire Hans. Il mio più grande incubo è che un giorno almeno venti donne busseranno alla porta del castello con un bambino in braccio dichiarando che è di Bartholomæus -.Il re si unì alla risata di Jakob con un sorriso -È anche il mio incubo, spero che non accadrà mai-.Dopo un'altra sonora risata da parte di entrambi i reali e un piccolo brindisi con un liquore conservato appositamente per le occasioni speciali nella stanza del re, accompagnato dalle parole "Non arrendersi mai", Jakob si congedò e si diresse nelle sue stanze.Peter rimase solo ma era leggermente più sereno.
    I giorni seguenti passarono tranquilli e senza particolari emozioni, l’unica lettera che dovette affrontare il re fu da parte del Mastro raccoglitore dell’acqua, che nel suo rapporto annuale prevedeva una raccolta meno produttiva dell’anno precedente. La causa era stata lo strano inverno di quell’anno, secco e con occasionali tempeste troppo pericolose per raccogliere l’acqua. Il Mastro sperava in una primavera piovosa che avrebbe potuto sopperire le mancate raccolte dell’inverno ma consigliò di prepararsi al peggio ed essere pronti a utilizzare la riserva d’acqua pura della montagna o meglio del vulcano. Il re lesse la lettera e decise che avrebbe risposto dopo pranzo, era domenica e aveva del tempo libero, per cui decise di cercare Caterina e di proporle una passeggiata. Mandò una domestica a chiamarla ma gli fu detto che la principessa non era nelle sue camere. Il re intuì che la ragazzina era andata nelle segrete a trovare Hans in gran segreto, Peter rimase piacevolmente sorpreso di come effettivamente Caterina fosse in grado di rendere invisibili i suoi spostamenti, evidentemente aveva deciso di seguire le sue raccomandazioni. Guardò il fratello Jakob di fianco a lui e lo invitò a congedarsi.
    Il re andò nelle segrete a controllare se ci fosse effettivamente sua figlia, quando arrivò, fu molto attento a non fare nessun rumore non volendo far percepire la sua presenza. Le segrete erano particolarmente allegre quel giorno, il secondino era di fianco alla porta della cella di Hans e da lì provenivano le tranquille voci di Caterina e di Hans, la guardia non era sola, c’era anche Kaldwin, la personale guardia del corpo di Caterina, una giovane coetanea al principe Hans che indossava la divisa dei Real protettori del regno. Peter, nascosto dietro a una colonna, non riusciva a capire cosa stessero facendo sua figlia e suo fratello in cella, finché non sentì Caterina strillare “scacco” come la peggiore popolana al mercato. Dopo appena un paio di minuti il re sentì invece la voce del fratello annunciare tranquillo- Scacco matto-.
Caterina ferita nell’orgoglio iniziò a protestare- Non vale Hans! Non puoi farmi una mossa del genere sotto il naso! Mi hai fatto assaporare la vittoria e poi me l’hai portata via! Non è giusto!-.
-Così va la vita, Caterina. Te lo dico per esperienza personale- disse tranquillo e pacato il principe Hans.
-Nuova partita- strillò per niente da principessa Caterina mentre l’altro rideva genuinamente.
-Va bene, questa volta però io userò gli scacchi bianchi- disse Hans. Caterina invece rifiutò dicendo che quando si giocava con bianchi si aveva più possibilità di vincere.
- Hai usato i pezzi bianchi per tre partite, ne hai vinta una sola perché ti ho lasciato vincere: direi che la regola non funziona con te- rispose sornione Hans e la nipote ribatté che si stava riscaldando e lei poteva batterlo senza il suo aiuto.
-Per favore zietto, gioca con gli scacchi neri- supplicò la principessa.
-Per favore nipote, non chiamarmi zio, che mi suona strano-, replicò ironico il principe Hans e la ragazza concordò.
    Hans iniziò a risistemare la scacchiera mentre Caterina uscì dalla cella e andò a parlare con la guardia che, non appena la vide, le fece i suoi ossequi.
-Signor Guardia, potreste spostarsi da qui? Vorrei avere una conversazione privata con il principe Hans, per favore- aggiunse la ragazzina con una vena di dolcezza nella voce sull’ultima parola ma la guardia rispose che le disposizioni del re erano precise e che non poteva disubbidirle.
-Per favore, siate ragionevole. Non credo che mio padre vi abbia ordinato di stare a meno di un metro di distanza dal prigioniero-insistette Caterina.
-Mi dispiace principessa ma il prigioniero deve essere proprio tenuto sotto stretta sorveglianza, a vista d’uomo- spiegò la guardia che nonostante le dure parole, si sentiva diventare meno intransigente.
-Se chiudete la porta a chiave? Dopo potreste anche allontanarvi un po’, abbastanza da permettermi di conversare abilmente con il principe di questioni private- propose la ragazzina tranquilla, la guardia del corpo della principessa la guardava in silenzio, senza proferire parola e in attesa.
-Mi dispiace principessa, qualunque conversazione deve essere sentita e riferita al re, non posso fare nessuna eccezione- rispose la guardia con fermezza. Fu allora che Caterina si tolse i piccoli ed eleganti guanti colore ruggine (1) che indossava e prese la mano della guardia tra le sue- Signora Guardia, apprezzo con tutta me stessa la fedeltà che voi avete verso mio padre, ma una conversazione tra una giovane donna e suo zio non sarebbe di nessun interesse per il re-. La guardia ascoltò le parole della principessa e guardò leggermente sospetto la sua mano tra quelle della ragazzina. Caterina continuò paziente- Non penserà che voglia parlargli di qualche fuga? Se facessi una cosa del genere, sarebbe una pazzia, né io e né il re amiamo le pazzie-.
Kaldwin studiava la scena, Caterina era troppo occupata con la guardia per accorgersi che la sua protettrice la stava fissando.
-Per favore, Signore-, Hans vide la nipote rientrare nella cella tutta trionfante, dopo aver chiesto anche a Kaldwin di allontanarsi, e sentì le due guardie andar via dopo essere stata chiusa la cella a chiave.
    Il re approfittò il rumore dei passi delle guardie per avvicinarsi e quando incrociò lo sguardo dei due soldati, li indusse al silenzio con un gesto della mano. Arrivò giusto in tempo per sentire la figlia rispondere a una probabile domanda dello zio.
-Immagino che mi abbia accontentata perché l’ho chiesto con cortesia-. Una tagliante e ironica risata echeggiò nella cella, era talmente cinica che il re si sentì infastidito ad ascoltarla.
-Oh Caterina, nella vita le cose non si ottengono con la gentilezza, la voce di Hans era diventata di un tratto fredda e sarcastica ma Caterina non ne rimase sconvolta, poiché conosceva benissimo il lato cinico dello zio.
­-Nella vita le cose non si ottengono neanche cercando di fare un colpo di stato, principe Hans-, la replica della ragazzina, altrettanto tagliente quanto quella del principe, strappò a quest'ultimo un sorriso soddisfatto, molto compiaciuto dal fatto che la nipote avesse saputo tenergli testa sul piano dialettico. *
- Touché, a te la prima mossa-. Caterina mosse un pezzo bianco e poi fu il turno del principe Hans, rimassero in silenzio per un paio di minuti per concentrarsi sul gioco e un po’ per colpa di quel “touché” che sembrava aver decretato la fine della conversazione.
-Hans … -iniziò la nipote mentre lo zio giocava (nella speranza di distrarlo un po')- Hai fatto quello che hai fatto perché hai litigato con mio padre?- domandò timorosa e la reazione del principe non tardò ad arrivare, Hans con gesto secco “mangio” il pedone della nipote con un cavallo e il rumore echeggiò nella cella.
-Come fai a saperlo?- domandò Hans con una voce impassibile, anche se Caterina percepì una punta di rabbia.
-O … origliavo e poi avete urlato talmente forte che mi stupisce che non vi abbiano sentito fino ad Arendelle -, continuò Caterina mentre gettava uno sguardo preoccupato alla scacchiera, aveva la vaga impressione che lo zio avrebbe giocato con tutta la sua furia quella partita.
-È una pessima abitudine quella d’origliare principessa Caterina-, il principe scandì ogni parola “come” per farne percepire il peso. Caterina fissò a lungo Hans, il suo volto era tranquillo ma lei sentiva che era arrabbiato e … ferito? Caterina non aveva mai avuto difficoltà a interpretarlo, forse perché avevano passato molti anni insieme quando erano più piccoli e tra di loro c'era un legame fortissimo poiché nei ricordi della principessa c’era sempre stato Hans, un Hans che riusciva a ricordare quelle strane filastrocche di sua madre.
-Che cosa hai sentito?- La voce di Hans la fece tornare alla realtà. La ragazzina tirò un sospiro di sollievo: il tono dello zio era tornato normale.
- Gli hai chiesto spiegazioni sul perché non poteva accordarti il permesso di lasciare il regno senza prima prendere moglie … -
Peter che era fuori dalla cella trattene il respiro, si vergogna da morire di quella discussione, il solo pensiero lo faceva arrossire.
-E quindi saprai cosa mi ha risposto, vero?!- disse Hans, alzando di un tratto la voce. A pochi passi dalla cella Peter si nascose il viso tra le mani, come se volesse nascondersi.
-Ha detto che non ti doveva spiegare nulla e che tu dovevi obbedirgli perché era il re o qualcosa del genere... - spiegò Caterina con un filo di voce, intimorita dalla reazione violenta dello zio. Alle volte i suoi scatti di rabbia la mettevano un po' a disagio, le sembrava di avere di fronte a un'altra persona, completamente diversa da quella con cui era cresciuta nell'infanzia. A mo' di risposta Hans mangiò un altro pezzo della nipote, mentre fuori dalla cella Peter si mordeva le labbra ripensando a quella maledetta sera *.
    Ciò che aveva detto Caterina corrispondeva al vero, la discussione con Hans era stata particolarmente accesa e lo aveva sfiancato mentalmente e spiritualmente. Non era la prima volta che accadevano episodi simili in passato, ma quella volta era stata addirittura peggiore delle precedenti. Finché Peter sarebbe vissuto, non avrebbe mai dimenticato le parole di Hans, cariche di una disperazione profonda covata da lunghi anni di amarezza e rancore *.
-Tu non sei mio padre! Non puoi impedirmi di vivere la vita a modo mio! Non è giusto, non rispondi neanche alle mie domande!- aveva urlato il principe. Avevano mai litigato così aspramente? No ... mai, non con tono di voce insolitamente alto per entrambi. Peter gli aveva risposto- Potrei non essere tuo padre, ma sono il tuo re e mi devi ubbidienza mentre io non ti devo nessuna spiegazione sulle mie decisioni-. Ripensando a quelle parole si morse nuovamente le labbra, si vergognava da morire di quello che aveva detto a Hans: nella sua vita si era promesso che non avrebbe mai usato la carta di essere il re per farsi ascoltare dai suoi fratelli eppure l’aveva fatto, lui che cercava di mantenere sempre le promesse. Aveva visto il viso di Hans assumere inizialmente un'espressione di stupore per poi prendere posto l'ira, i suoi occhi verdi, ricolmi di delusione, si erano induriti e diventati freddi come il ghiaccio *. Peter si era sentito dispiaciuto, ma aveva lasciato andare via Hans, che aveva sbattuto la porta nella furia, senza essere capace di seguirlo perché un re non si rimangia mai la parola, nemmeno a costo di perdere per sempre la stima di un fratello.
    Hans rivolse alla nipote un sorriso indecifrabile e tornò a giocare come se nulla fosse, malgrado il tremore alle mani, causato da quel ricordo spiacevole, tradisse il suo reale stato d'animo.
-Hans, non hai risposto alla mia domanda- disse perentoria la ragazzina.
Il prigioniero continuò a giocare, sembrava non essere più intenzionato a rispondere finché non disse sibillino.
-Può darsi … -.
-Può darsi?-domandò Caterina con una smorfia di disappunto, non era quella la riposta che attendeva.
-Ti aspettavi una differente risposta?-domandò il principe Hans con finta dolcezza alla nipote.
-Un uomo del tuo calibro dovrebbe dare riposte più articolate- Caterina rispose, piccata. Questa volta Hans sospirò pesatamente, perché sapeva quanto potesse essere tenace Caterina a volere ottenere qualcosa, e lasciò stare il gioco, scollò le spalle come ci fosse qualcosa appoggiato sopra a infastidirlo e poi fissò la nipote.
-Caterina, sei la prossima sovrana delle Isole del Sud, hai un ruolo e un posto a cui appartieni. Io non ho quel posto e non ho mai creduto che potessero essere le Isole-. Caterina deglutì nervosa, c’era una parte di lei che si sentiva obbligata a difendere il suo futuro regno ma sapeva che lo zio aveva ragione, le Isole dovevano rappresentare il paradiso dei sogni infranti per un principe così lontano dalla linea di successione, soprattutto per uno ambizioso come Hans.
-A volte nella vita ci si deve allontanare dalla propria famiglia per conquistarsi una propria identità e una propria dignità come persona-, spiegò il principe:-Sono quasi dieci anni che chiedo spiegazioni al re sul perché abbia ripristinato quella stupida legge e per troppo tempo non ha voluto darmi quella risposta-. La legge a cui faceva riferimento Hans era una strana legge delle Isole del Sud, da sempre caratterizzata da una famiglia reale numerosa di figli maschi. La legge in questione considerava i principi una proprietà del sovrano, la stessa condizione di un servo della gleba, per cui, se un principe voleva vivere lontano dalle Isole doveva ottenere il permesso dal re (ufficialmente un altro stato doveva richiederne la presenza) oppure sposarsi, in quel caso il principe cessava di essere una proprietà del sovrano. Quella legge era stata scritta per evitare che i principi rimanessero scapoli e che portassero disonore al regno, sollecitando unioni che potessero aumentare potere e il prestigio delle Isole. Quella legge, fortunatamente, era caduta in disuso ma il moderno Peter l’aveva ripristinata una decina di anni prima, allucinando i giovani principi, tra cui Hans, che si erano visti catapultati nel medioevo dallo stesso re che stava rinnovando le Isole a livello sociale.
    Il tono di Hans divenne ancora più duro- Sinceramente mi sono stufato, come tredicesimo principe non ho nessun obbligo di rimanere qui e quindi posso vivere la mia vita come mi aggrada-. Caterina rimase in silenzio, incapace di poter ribattere le parole dello zio, rievocò nella mente una strofa di una delle canzoni marinaresche più famose delle Isole:
 

“ Cinque principi a regnare
Gli altri sono mandati al fronte!
Il mare è la nostra dolce amante
O la nostra spietata madre”

 
Con una punta di rammarico Hans continuò- Sua Maestà Peter non mi ha neanche spiegato perché abbia permesso che il principe Bartholomæus lasciasse le isole pur non essendo sposato come previsto dalla legge e, per di più, la sua presenza non è stata richiesta da nessuno stato. È uno scrittore, poteva rimanere qui –. Nel nominare il fratello maggiore, la voce di Hans diventò amara e pensare che in passato lo avesse ammirato molto, tanto da voler diventare come lui, invece le bugie e le omissioni li avevano inesorabilmente allontanati.
    Il re ascoltava ogni parola del principe immobile e senza reagire perché erano vere e lui era in posizione indifendibile ma Hans non poteva sapere che non era stata la volontà di Peter trattarlo in quel modo, era stato costretto. Non poteva fare a meno di pensare che in qualche modo la sua ambiguità avesse contribuito a rendere Hans l'uomo che era adesso: un uomo che non aveva alcuno scrupolo a manipolare le persone a proprio piacimento pur di ottenere ciò che voleva. Intanto Caterina rimase in silenzio e mosse uno dei pezzi, un alfiere che avrebbe potuto mangiare la regina nera di Hans se non fosse stato mangiato da quest'ultima. Tuttavia l'alfiere non costituiva il vero pericolo: in realtà era una trappola ben piazzata, se Hans ci fosse cascato, la sua regina sarebbe stata mangiata dal pedone posto accanto all'alfiere di Caterina. Farsi mangiare la propria regina da un pedone era la peggiore umiliazione per uno scacchista allenato come lui, perché il pedone era un pezzo semplice, però non andava mai sottovalutato: una volta raggiunto il lato opposto della sua posizione iniziale, poteva diventare qualunque pezzo della scacchiera ad eccezione del re. Hans protesse la sua regina con la torre e capì quanto in realtà lui assomigliasse simbolicamente a un pedone … poteva diventare qualunque pezzo tranne il re (2). Mentre i due continuavano a giocare senza proferire parola, il re si allontanò senza far rumore e uscì dalle segrete con la pesante consapevolezza di non essere stato né un buon re né un buon fratello maggiore.

 NOTE DELL’AUTRICE
Ammetto che la ff mi è sfuggita dalle mani, inizialmente avrebbe dovuto proprio essere una raccolta di lettere ma sono soddisfatta del risultato. Nel prossimo capitolo si capiranno un po’ di cose, ovviamente. Spero che vi piaccia come ho tratteggiato Hans.

1)   I Guanti, questi sconosciuti che tutti cercano la simbologia del perché Hans li porta con la teoria più comune di FireHans. I guanti erano un accessorio che tutti i nobili indossavano, con l’obbligo di toglierli quando mangiavano (perché è antigienico). Nell’ottica Disney siamo abituati a vedere principesse senza guanti ma in realtà è antistorico, anche Anna dovrebbe indossarli come Elsa (magari non la versione casalinga disperata). Il perché Hans indossa i guanti, è semplice, gli uomini dovevano portali (avevano un’etichetta ancora più formale delle donne ò-Ó a riguardo) e ,soprattutto, portarli per soldato come lui era ancora più utile, perché? Semplice, quando si combatte, le mani nude si sporcano di sangue diventando scivolose e perdendo la presa sull’arma, con i guanti ciò non accade.

2)   Vi ricordate la scena di quando Hans sta per uccidere Elsa, ovviamente sì. Fate caso al movimento di Hans e alla sua posizione. Il principe avanzava dritto ma attaccava diagonalmente proprio come il pedone negli scacchi (è vestito anche di scuro come uno scacco nero). Mentre Anna, quando salva Elsa, si muove come la torre orizzontalmente e difende la “regina/re” Elsa (quando Anna tira il pugno a Hans, lo affronta, ancora una volta, come la torre cioè frontalmente, quindi, viva Anna che uno dei pezzi più forti della scacchiera!).Kristoff a livello di scacchi in quella scena io direi che il cavaliere o il renniere XP.

3)   Le parti con l’* sono quelle in cui ho avuto maggior aiuto dalla mia beta, grazie !!!

 
Ecco lo schema della famiglia reale, sono ormai quasi tutti descritti.
1. RE: Peter Simon 47 anni, ha 24 anni di differenza con Hans.
2. MINISTRO DEGLI INTERNI: Jakob 46 anni, ha 23 anni di differenza con Hans.
È una persona d’azione e ha una grande intelligenza emotiva. Sa trattare con Peter anche se tende ad essere un po’ accondiscendente. Nei rapporti extrafamiliari tende a essere volubile soprattutto nei momenti di stress.
3. AMMIRAGLIO CAPO MAGGIORE DI DIFESA  e MINISTRO DELLA DIFESA Johannes 44 anni, ha 21 anni di differenza con Hans
4. SACERDOTE: Andreas 43 anni, ha 20 anni di differenza con Hans
5. MINISTRO DELL’ECONOMIA: Filip 41 anni , ha 18 anni di differenza con Hans
6. MINISTRO DEGLI ESTERI: Thomas 37 anni, ha 14 anni di differenza con Hans
7. SCIENZIATO : Matthæus 33 anni, ha 10 anni di differenza  con Hans
Paziente, buono (insomma il meno incasinato in famiglia, in pratica la pecora nera, ha fatto da insegnate ai fratelli minori prima di aver il permesso di lasciare le isole).è l’Anna della situazione, perché Hans l’ha allontanato. Cantate “ Do you wanna do a scientific project!” XD
8. SCRITTORE DANDY: Bartholomæus 31 anni, ha 8 anni di differenza con Hans
Estroverso, vanitoso ma fedele e coraggioso servitore del regno. Non vedo l’ora di farlo incrociare con le sorelle d’ Arendelle.
9. PRINCIPE REGGENTE: Jakob Alfæus 29 anni, ha 6 anni di differenza con Hans
10. UOMO D’AFFARI:  Thaddæus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
11. UOMO D’AFFARI:  Simon Zelatus 27 anni, ha 4 anni di differenza con Hans
12.   
13.AMMIRAGLIO : Hans 23 anni

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Sokew86