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Autore: Alexiel94    07/08/2014    2 recensioni
[AU! Tutti mortali | Future]
[Jason/Piper | accenni altre coppie]
[Presenza di OC]
Jason Grace era conosciuto per essere un buon uomo, sempre disponibile e pronto ad aiutare il prossimo, ma la cortesia di quel pomeriggio superava persino i suoi standard. [...]
Era vero, Jason era un uomo affascinante e non vi era nulla di male se dopo dieci anni dalla morte della moglie avesse cercato di rifarsi una vita. Eppure il solo pensiero di suo padre di fianco ad una donna era sufficiente a farle provare diverse fitte di gelosia. [...]
-Ti darebbe fastidio se venisse da noi a cena stasera? Così la conoscerai, finalmente-.
La ragazza gli scoccò un'occhiataccia.
-Anche se mi desse fastidio, lei verrebbe qui comunque, giusto?-. [...]
Quando aprì la porta per poco non le venne un colpo.
-Miss McLean?-.
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Nuovo personaggio, Piper McLean
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: So che questo capitolo è indecentemente corto, ma mi serve per gettare le basi di alcune cose che accadranno nei prossimi capitoli. Inoltre era anche troppo presto per inserire la scena centrale della storia, quella che darà una svolta definitiva al rapporto tra Isabel e Piper. 
Spero che nonostante sia corto, rispetti le vostre aspettative.
Buona lettura.



The French teacher
Parte III

Piper cominciava a sentirsi in colpa.
Aveva detto alla ragazzina di mettersi sotto con lo studio per non essere umiliata da Drew, quando in realtà sapeva benissimo di essere lei il suo bersaglio. Il loro odio durava da cinque anni ed era certa che la collega avesse proposto di porre la giovane Grace sotto esame solo per farle fare la figura dell'insegnante incapace. 
Strinse i pugni con ira. Pur di umiliare lei, Drew non si era fatta scrupoli a tirare in mezzo una ragazza che non c'entrava nulla. Nonostante lei e la studentessa non avessero un rapporto esattamente idilliaco, la cosa le sembrava inaccettabile.
-È inutile!- sbottò con rabbia Isabel, riportandola alla realtà. 
La ragazza lanciò la penna contro il quaderno con ira, che rimbalzò e cadde oltre l'orlo del tavolo, vicino ai piedi di Piper. La donna sospirò; erano passate due settimane da quando era stato proposto l'esame e da allora aveva preso l'abitudine di presentarsi a casa di Jason al fine di preparare quanto meglio possibile sua figlia. Questa però non le stava rendendo il compito facile, arrendendosi alla minima difficoltà.
Piper non sapeva esattamente come prenderla. Aveva avuto molti studenti durante i suoi sette anni di insegnamento, ma nessuno di loro era mai stato il figlio di un suo fidanzato che nutriva avversione nei suoi confronti. Non avendo figli la sua esperienza in questo campo si basava unicamente su sua nipote Mercy, che a differenza di Isabel aveva otto anni e la adorava.
Temeva costantemente di fare la mossa sbagliata con la figlia di Jason, ma d'altronde non le avrebbe permesso di sottovalutarsi o non portarle rispetto.
-Non è inutile- replicò, raccogliendo la penna da terra e porgendola alla ragazza. -Devi solo concentrarti di più e capire il senso della frase, se proprio non ce la fai a tradurre parola per parola-.
-Per lei è facile parlare, lei sa già molto bene il francese- borbottò la ragazza.
Piper non seppe se prenderlo come un complimento o come un insulto. Alle spalle di Isabel, Jason la guardò con aria severa. 
-Tesoro, cerca di non mancare di rispetto a Piper-.
-Non le sto mancando di rispetto!- protestò la ragazza.
La donna si ritrovò a sorridere davanti a quel bisticcio. Si chiese per l'ennesima volta come aveva fatto a non capire che la famosa figlia adolescente del suo uomo era lei: oltre a portare lo stesso cognome avevano gli stessi occhi celesti, e frequentando la loro casa aveva scoperto anche diversi atteggiamenti che li accomunavano. 
Pensò a come doveva essere stato per Jason crescere la figlia da solo e a cosa doveva aver provato lei vivendo senza madre, e sentì una sensazione di gelo all'altezza del cuore.
-Senta, lei come ha imparato il francese così bene? Magari potrei farlo anche io- la voce di Isabel la distolse nuovamente dai suoi pensieri.
-Ho studiato la lingua sia al liceo che al college e ho vissuto per sette anni a Parigi, ma temo che non avremo così tanto tempo-.
Dei ricordi insorsero involontari. Un bar affacciato davanti alla Tour Eiffel, il profumo di brioches appena sfornate e un giovane uomo che le riservava il suo sorriso più sincero.
Jacques.
Da quanto tempo non pensava a lui? 
Probabilmente da quando ne aveva parlato con Jason, mesi prima. Ricordava la paura di essere rifiutata dopo aver raccontato tutto in lacrime, e invece l'uomo l'aveva stretta a sé giurandole che con lui non sarebbe potuto accadere nulla del genere, per poi baciarla.
-Miss McLean, si sente bene?- domandò Isabel.
Piper si rese conto di essersi persa nei propri pensieri, di nuovo. 
-Sì, sto bene- rispose, per poi aggiungere -Tu invece hai risolto i tuoi esercizi?-.
Non dovette attendere nemmeno la sua risposta, le bastò guardare il quaderno, rimasto esattamente come la ragazza lo aveva lasciato. Sospirò, rassegnata.
-Per oggi basta così- disse, non essendo sicura di fare la cosa giusta.
D'altronde lei si stava distraendo troppo e la ragazzina non provava nemmeno a concentrarsi, per cui sarebbe stato inutile andare avanti. Ripose i suoi libri nella cartella, intenta ad andarsene ma la voce di Jason la fermò.
-Ormai è quasi ora di cena, resta qui a mangiare-.
Piper sorrise, felice dell'invito. Isabel invece non sembrò molto entusiasta della cosa, ma non disse nulla.
La donna riusciva a comprendere come si sentisse la ragazzina, ma ciò non le impedì di rimanere infastidita. Avrebbe voluto instaurare un rapporto con lei ma tutta quella avversione lo rendeva impossibile. Riusciva a leggere in quelle iridi azzurre la stessa frase che lei e sua sorella Silena avevano tanto ripetuto alle varie fiamme di Tristan McLean: Anche se stai con mio padre, ciò non fa di te mia madre.
Ora che si trovava dall'altra parte lo trovava terribilmente frustrante e ingiusto: lei amava Jason e non aveva cattive intenzioni verso la figlia. Non si meritava quello sguardo.
Isabel uscì dalla cucina, lasciando soli lei e il suo uomo. Lui la abbracciò teneramente e Piper si sentì come se il suo corpo fosse pervaso da una scarica elettrica.
-Mi dispiace per come si comporta mia figlia- mormorò -ma non posso costringerla ad accettare la nostra relazione-.
Lei gli portò le braccia dietro al collo, avvicinando il suo viso a quello del fidanzato. Si perse in quegli occhi dal colore del cielo, mentre sentiva le guance tingersi di rosso.
-Non preoccuparti, col tempo imparerà ad abituarsi al nostro amore-.
Lo baciò. Il cuore sembrava esploderle nel petto, come ogni volta che lo baciava. 
Mai era stata certa dei suoi sentimenti: lo amava. Con nessun altro uomo aveva avvertito le stesse emozioni che le faceva provare Jason, che in quegli otto mesi di relazione l'aveva fatta sentire la donna più felice del mondo. 
Si separò un attimo per riprendere fiato e lo baciò nuovamente. Mai si sarebbe stancata di farlo.
-Ti amo- disse lui, quando si separarono nuovamente.
-Ti amo- ripeté Piper.
Stretta tra le sue braccia e con la testa poggiata sul suo petto, desiderò non doverlo mai lasciare andare.

Aveva intenzione di andarsene dopo cena, ma il suo uomo la trattenne a chiacchierare. Seduti sul divano del salotto, l'uomo raccontava aneddoti divertenti sulla sua adolescenza e persino Isabel, nonostante l'aria crucciata, si faceva sfuggire qualche risata.
Piper si chiese se allora già conoscesse la moglie. Jason le aveva raccontato che si erano messi insieme a sedici anni e a venti, nonostante i genitori e le sorelle maggiori non fossero molto entusiasti della loro scelta, si erano sposati. Dopo qualche settimana Reyna aveva scoperto di essere incinta e Jason non avrebbe potuto essere più entusiasta.
Personalmente lei non avrebbe reagito in quel modo se avesse avuto un figlio a quell'età. Piper ricordava dei suoi venti anni che pensava solamente a uscire con il ragazzo di allora, stare con le amiche e studiare per gli esami del college; Non sarebbe riuscita a gestire quella che sarebbe stata una situazione più grande di lei. Del resto non si riteneva pronta ad avere figli neanche ora che di anni ne aveva trentacinque e il pessimo rapporto che aveva con Isabel ne era la prova.
Ad un tratto Jason si alzò dal divano. -Vado a preparare il caffè- annunciò, lasciando le due donne sole.
La ragazza lanciò un'occhiata carica di disprezzo a Piper, che non riuscì più a reggerla.
-Senti Isabel, so come ti senti vedendo un'altra donna che esce con tuo padre ma non mi guardare in quel modo. Io amo Jason e vorrei davvero provare ad avere un buon rapporto con te-.
-Anche tua madre è morta?- chiese Isabel quasi con tono di sfida.
Non avrebbe voluto dirglielo, ma la rabbia la spinse ad essere sincera.
-Non lo so e, sinceramente, non mi importa-.
La ragazzina la guardò con aria sconvolta, così aggiunse -Se n'è andata col suo amante quando avevo sette anni e non la vedo da allora, per cui smettila di atteggiarti come se fossi l'unica persona al mondo ad avere provato dolore in vita sua!-.
Adesso mi odierà ancora di più, pensò Piper.
Rimase molto sorpresa quando invece la ragazza abbassò lo sguardo, mortificata. 
-Mi dispiace- mormorò. 
Se si stesse scusando per il tono da lei usato poco prima o la stesse compatendo per il suo passato, Piper non sapeva dirlo. In ogni caso, apprezzò molto le sue parole.
Quasi non si accorse che Jason era arrivato e le stava porgendo una tazza di caffè, che afferrò e cominciò a sorseggiare.
-Mamma non se ne sarebbe mai andata- disse ancora Isabel, tenendo gli occhi ben fissi sul pavimento. 
Piper per un attimo non seppe cosa fare. Era curiosa di sapere di più su Reyna, ma d'altra parte temeva di fare del male alla ragazza con quella richiesta. Lanciò un'occhiata interrogativa a Jason, che rispose con un cenno di incoraggiamento.
-Doveva essere una donna fantastica- disse.
-Lo era- confermò la ragazza. -È morta troppo presto-.
Ecco una di quelle situazioni di stallo che Piper tanto odiava. Se avesse chiesto dettagli sulla morte della donna sarebbe passata per insensibile, mentre se invece non avesse ignorato la faccenda sarebbe stata menefreghista. 
Eppure... Jason non le aveva mai detto come era morta sua moglie. L'aveva solamente informata di essere vedovo ed evitava l'argomento, per quanto gli fosse possibile.
Prese la sua decisione.
-Come è morta?-.
Vide gli occhi di Isabel farsi lucidi, ma la sua voce era ferma quando rispose.
-È stata uccisa-.
Per un attimo le mancò il respiro. Si aspettava ogni genere di risposta, ma non quello. 
Lo shock fu tale che non riuscì nemmeno a parlare per qualche istante. Ebbe l'impulso di posarle una mano sulla spalla o di dirle qualche parola di conforto, ma non lo fece; aveva imparato a conoscere la ragazza abbastanza da sapere che era troppo orgogliosa per accettare la sua compassione.
-Si è fatto tardi- intervenne Jason. -Ti accompagno a casa-.
Piper salutò la ragazza, afferrò la borsa e seguì il suo uomo in macchina. Per tutto il tragitto tenne gli occhi fissi davanti a sé, con un'espressione indecifrabile sul volto. La donna continuava a fissarlo, cercando di leggere le sue sensazioni. Quando ci arrivò, si disse che non poteva essere possibile. Eppure era l'unica cosa che dava un senso al suo atteggiamento.
La macchina si fermò davanti casa sua, e fu allora che espose i suoi pensieri.
-Jason, sii sincero. Non mi hai mai parlato della morte di tua moglie perché ti senti in colpa?-.
Come temeva, vide il volto dell'uomo diventare una maschera di dolore. Quell'espressione le trasmise angoscia, ma non disse nulla.
-Reyna lavorava nel mio stesso dipartimento. Aveva messo le mani su un caso pericoloso... era riuscita a risalire ad un giro di corruzione che si estendeva fino alle alte sfere della politica e della finanza. Le avevo detto di rinunciare al caso, ma il suo spirito di giustizia fu tale che non pensò neanche per un secondo di interrompere le indagini. Tre giorni dopo alcuni sicari la uccisero-.
La sua voce si era fatta sempre più bassa e tremante, fino a quando le lacrime cominciarono a scorrere lungo il suo volto. Piper provò a dirgli qualcosa, ma lui tirò un pugno al volante e aggiunse -Se solo avessi insistito di più per farle lasciare perdere quel maledetto caso...-
-Credi seriamente che saresti riuscita a fermarla?- lo interruppe lei con pacatezza.
Jason si voltò a guardarla come se la vedesse per la prima volta e lei gli afferrò il volto.
-Non è colpa tua se Reyna è morta. Ha deciso di seguire fino in fondo il suo ideale ed è morta coraggiosamente, cercando di denunciare il marcio della nostra società. Non hai nulla di cui accusarti-.
Avvicinò il suo volto a quello dell'uomo per baciarlo. Le labbra di lui avevano il sapore salato delle lacrime, ma non ebbe modo di preoccuparsene; pensò piuttosto a infondere quanta più passione possibile in quel bacio per fargli capire che la confessione non aveva affatto cambiato l'amore che provava verso di lui. Anzi, casomai lo aveva rafforzato.
Fu Jason a separarsi lentamente da lei. 
-Forse è meglio che vada- disse.
Lei acconsentì. Gli diede un altro bacio prima di salutarlo e scendere dalla macchina, per poi vederlo ripartire alla volta di casa sua.
La serratura scattò quando lei girò la chiave nella toppa, immersa nel turbine dei suoi pensieri. Adesso aveva più chiaro il motivo per cui Isabel non accettava la sua relazione con Jason: doveva reggere il confronto con lo spettro di Reyna che, giustamente, doveva considerare alla stregua di un eroe.
Invece lei, Piper, cos'era? Semplicemente la sua insegnante di francese, che era messa in ombra da quella donna che non aveva mai conosciuto.
   
 
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