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Autore: sbuboletta    08/08/2014    0 recensioni
...questa era soggetta al suo volere, ma lui stesso era Magia...
salve, questa storia l'ho creata ricevendo ispirazione dalle tante saghe che ho letto. parla di un viaggio che toccherà tanti mondi e universi, e di una lotta contro il destino che a volte si dimostra crudele.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atto Quarto:

Sesta Parte: Detentrice

 

Rathgar tremava, pallido, mentre i suoi uomini entravano con furia nella taverna. Deglutì con la bocca secca, pensando velocemente a una soluzione favorevole per sfuggire alla minaccia di quegli occhi non umani che lo fissavano imperiosi. Il soverchiante vantaggio di numero dei suoi uomini gli diede speranza e arroganza. Si alzò, poggiando con disinvoltura la mano sinistra sul pomo della spada che portava al fianco. Chiuse gli occhi per evitare quello sguardo spaventoso ‘Secondo le Leggi promulgate dal Nostro Re Tomperas, la diffusione, la pratica o anche fare solo un discorso sulla magia, è vietato. Il Nostro Sovrano segue da tempo i tuoi spostamenti, essere maledetto, e nonostante prima non riuscisse a trovare un indizio sulla tua attività che minava alla sicurezza del nostro regno, finalmente adesso ha potuto giudicare e condannare le tue azioni. Per tradimento, predicazione e insegnamento di arti proibite, tu e tutti gli adepti che hai addestrato in questi anni siete condannati alla morte per decapitazione.’ Prese un lungo sospiro prima di riaprire gli occhi. Angel non lo ascoltava più da tempo, immersa nei propri pensieri. La riscosse il rumore di un’arma sguainata. Alzò gli occhi sulla spada che Rathgar le puntava contro ‘Non opporre resistenza e fatti condurre in-‘ non terminò mai la frase. Angel lo fissò scettica, poi si alzò, mentre la testa dell’uomo rotolava a terra, mozzata da una lama invisibile. Si voltò e gli uomini davanti a lei inorridirono, ma strinsero con più forza le armi. Lei li ignorò. S’incamminò veloce verso la porta, mentre i soldati furono immobilizzati da forze invisibili. Quando si chiuse la porta alle spalle, l’intero edificio prese fuoco. L’aria si riempì delle urla strazianti degli uomini che bruciavano vivi. Angel s’incamminò veloce per le vie secondarie, per poi sbucare in una strada più larga e trafficata. L’incendio era stato già notato, e molti si affrettavano a correre in aiuto per domare le fiamme prima che si diffondessero su altri edifici. Lei cercò mentalmente ogni ragazzo avesse partecipato alla lezione del giorno prima. Comunicò a ognuno di andare nel Tempio, senza spiegare il motivo. Dopo poche svolte arrivò anche lei al Tempio, entrando con furia e chiamando Fatar a gran voce. Il vecchio arrivò da una porta laterale. Chinò il capo e chiese ‘Desiderate?’ con timore, non avendola mai vista con uno sguardo così irato. Lei gli spiegò tutto con brevi frasi ‘Ho convocato qui i ragazzi. Quando ti dirò di partire dovrai portarli a Nord, attraverso il deserto. Troverai già qualcuno di fiducia che ti aiuterà ad addestrarli. Io non potrò andare con voi. Li affido tutti a te Fatar.’ Lui alzò lo sguardo sbalordito ‘Non verrete mia signora? Cosa succede?’ i suoi occhi erano sbarrati. ‘Capirai tutto tra poco. Per ora ricevi queste indicazioni e questa forza’ poggiò tre dita sulla sua fronte e gli trasfuse delle indicazioni e molta Energia, che rese le sue ossa più forti e lo rese consapevole del compito affidatogli. In quel momento i ragazzi arrivarono al Tempio, trafelati per la corsa sotto il sole caldo. In pochi minuti arrivarono tutti. Angel chiuse il portone d’ingresso senza sforzo, facendo rimbombare nella sala scura il tonfo delle grandi ante. Poi ad alta voce annunciò ‘Tra di voi c’è un traditore’.

Il silenzio aleggiava nella sala insieme alle particelle di polvere. Nessuno si muoveva, tutti troppo sbalorditi dalla notizia. Poi iniziarono a guardarsi tra loro con diffidenza, borbottando piano alcune accuse. Angel alzò una mano e scese di nuovo il silenzio. ‘Non dubitate in questo modo, io so di chi si tratta. Se non vuole essere scovato si faccia avanti di sua spontanea volontà, dimostrando almeno un minimo di pentimento per la sua azione sconsiderata.’ Fissò ognuno di loro negli occhi prima di continuare ‘Il colpevole vi ha condannati tutti. Dovrete lasciare la città e attraversare il deserto, in questo modo troverete un posto sicuro in cui completare le vostre lezioni.’ Trattennero tutti il fiato dopo quella cupa notizia. Abbandonare la propria vita, attraversare il deserto scappando come traditori. Molti abbassarono il capo per nascondere il dolore e le lacrime silenziose. Nessuno si mosse, nessuno si fece avanti. Angel si spazientì e avanzò verso di loro, puntando verso destra. ‘Veknar’ urlò rivolta verso un ragazzo appena maggiorenne. Lui sussultò ed evitò il suo sguardo e quello di tutti gli altri piantando il proprio a terra. ‘Vigliacco’ gli urlò da vicino Angel. La sua voce furiosa rimbombò nell’ampia sala. Gli altri fecero spazio, lasciando il vuoto intorno ai due. ‘Guardami, guardami e dimmi che cosa ti ha spinto a tradirmi!’ la sua voce era terribile. Il ragazzo tremò, poi sussurrò piano ‘Mio padre…mi avrebbe ucciso piuttosto che avere un mago in famiglia. Mi ha costretto a dire tutto ai soldati..’  l’eco dello schiaffo riecheggiò tra le volte. La mano di Angel tremava, ancora alzata dopo il movimento fulmineo. Gli prese il viso con la mano, stringendogli le guance magre. Lo fissò negli occhi, poi scandì lentamente ‘Tu, non hai diritto del dono che ti è stato fatto’ una luce bianca li circondò, per poi diventare rossa. Poi tutto tornò come prima. Angel lo lasciò andare, disgustata. Veknar cadde a terra con un lamento, afflosciandosi sul pavimento levigato. ‘Vattene e non osare più entrare qui dentro Veknar. Il tuo sangue è maledetto, i tuoi discendenti pagheranno per quello che hai fatto. Vattene, vivi la tua misera vita da verme traditore, e rimpiangi ciò che hai perso.’ Il ragazzo alzò il capo, terrorizzato da quelle parole. Alzò gli occhi verso tutti gli altri, che guardavano la scena con timore, pregandoli con una muta richiesta di aiutarlo. I suoi occhi erano vuoti, le sue spalle curve e il suo corpo scosso da spasmi di dolore. Alla fine si alzò, e si allontanò verso il portone, che si aprì davanti a lui quel tanto che bastava per farlo passare.  Lo sguardo di Angel tornò a posarsi sugli altri. ‘Voi ora seguirete Fatar. Vi guiderà lui nel vostro viaggio, obbeditegli. Ci rivedremo’ il suo tono con le ultime parole si fece più calmo, per infondere sicurezza in quei visi terrorizzati. Poi s’incamminò verso la porta laterale da cui era uscito Fatar. Doveva ancora preparare parecchie cose per sistemare la faccenda. Le sue mani si strinsero sul mantello “il destino si sta muovendo” pensò feroce.

Lungo i corridoi che portano alle stanze per i sacerdoti Angel incrociò Dragon, che camminava sovrappensiero. Si fermò di botto, quando lei lo superò, diretta alla propria stanza. ‘Aspetta!’ le disse, girandosi per seguirla. Con poche falcate la raggiunse e la fermò prendendole un polso per farla voltare. Lei si liberò con un gesto di stizza. Lo fissò seria e Dragon rimase sbalordito nel vederla così irata. ‘Che sta succedendo?’ le chiese dopo pochi secondi di silenzio. ‘Il re ha fatto uno sbaglio e ha condannato me e tutti gli altri maghi alla morte. Non intendo stare in silenzio, se vuole sacrificare il suo esercito che lo mandi pure, non lascerò in vita nessuno.’ Rispose lei in fretta. ‘Non puoi sconfiggere da sola un esercito e proteggere nello stesso tempo quei ragazzi!’ ribatté lui. ‘Non sottovalutare il mio potere. Inoltre sto mandando i ragazzi oltre il deserto con Fatar, non resteranno qui. Piuttosto, tu cosa intendi fare? Ho delle cose da sistemare, non voglio perdere altro tempo così.’ Stava per andarsene quando lui la trattenne dicendo ‘Io voglio combattere. Sono rimasto fino a ora, e ti ho seguito sempre. Combatterò.’ La sua voce era salda. ‘Saresti d’intralcio.’ Gli disse seria. ‘Vedrò cosa potrai fare quando si presenterò il momento. Ora devo andare’ proseguì per il corridoio, per poi entrare in una stanza. Dragon rimase immobile, spiazzato dalla risposta tanto sprezzante.

Angel prese la sacca che conteneva le poche cose che portava sempre con sé, si tolse il mantello e lo poggiò sul letto, poi chiuse la porta uscendo dalla stanza. Si diresse veloce verso il giardino, con un pugnale dalla lama ondulata stretto nella mano. Il sole splendeva nel cielo limpido, scaldando il terreno dove l’ombra degli alberi cresciuti la notte prima non arrivava. Si accovacciò sul terreno, e piantò il pugnale tra il terriccio. Tracciò un pentagono e poi dentro di esso un triangolo. Poggiò la mano destra dentro il triangolo, sussurrò poche parole e poi piantò con forza il pugnale nel dorso della mano. Il sangue, scuro e vischioso riempì i solchi del triangolo e si allargò fino a coprire anche il pentagono. Con la mano libera toccò gli angoli del pentagono, tracciando con il sangue delle linee che si diramavano tutto intorno. ‘Sorgete’ sussurrò. Entrasse il pugnale e si alzò in piedi. Le linee di sangue s’illuminarono, fasci di luce rossa che bucavano il terreno. La terra iniziò a incresparsi, formando delle onde concentriche come se fosse acqua. Lentamente qualcosa crebbe dall’origine di ognuna delle cinque onde. In pochi secondi cinque guerrieri di pietra armati di alabarde scure affiorarono dal terreno. La loro pelle era color argilla, i loro abiti di colore più scuro. Portavano tutti una maschera piatta sul viso, senza fessure per gli occhi o la bocca. ‘Proteggete i maghi dentro questo edificio, e seguiteli nel loro viaggio.’ Disse Angel. Quelli, impassibili la superarono ed entrarono nel Tempio. Prima di seguirli con un gesto della mano fece sparire il sangue e i segni, poi si curò la mano. Ripose il pugnale nella sacca e seguì i guerrieri di pietra.

Il sole stava iniziando a calare quando anche l’ultimo messaggio era stato inviato tramite la magia. Angel si alzò dal tavolo su cui aveva lavorato nelle ultime ore, raccogliendo le poche pergamene pulite che erano avanzate. Ormai mancava poco, doveva solo preparare il portale per il viaggio e poi aspettare la prossima mossa dell’esercito. Ripose le pergamene in un mobiletto, poi camminò verso la sala in cui i ragazzi si erano riuniti dalla mattina. Li aveva già forniti di tutto ciò di cui avessero avuto bisogno per il viaggio. Quando aprì la porta, molti sollevarono il volto di scatto, ansiosi. Pochi bisbigli aleggiavano nella stanza, erano troppo spaventati per intavolare una discussione qualsiasi. Fatar era seduto in un angolo, vicino ai guerrieri di pietra, che controllavano attenti la sala. Quando la vide entrare si alzò in piedi e la raggiunse, anche lui nervoso e attento. Angel avanzò nella sala, poi disse piano ‘Se siete tutti pronti, ora aprirò il passaggio che vi porterà nei pressi di un’oasi nel deserto. Sarete ancora vicini alla città, ma le sentinelle non vi vedranno e con le prime ombre della sera potrete allontanarvi indisturbati.’ Il suo tono era tranquillo. Pochi annuirono, gli altri continuarono a fissarla, muti. A quel punto Angel congiunse le dita, allontanò i palmi tenendo ancora tutti i polpastrelli uniti e lentamente tra i due palmi si formò una sfera bianca, che vorticava veloce, poi disse ‘Ghyarsa!’ e allargò le braccia di colpo. La sfera rimase sospesa, poi seguì il suo movimento e si allargò e si dilatò, appiattendosi, diventando un disco circolare bianco. Rimaneva sollevato di appena un palmo dal terreno e continuava a vorticare incessantemente. Angel si pose di fianco al disco e disse ‘Il portale è pronto. State per lasciare le vostre vite, le vostre famiglie e io vi ringrazio della vostra scelta, mi avete seguito senza pentirvene. Appena supererete il deserto, troverete un posto sicuro e affinerete i vostri poteri. Abbiate fiducia nel destino!’ i suoi occhi erano brillanti e accesi di passione mentre pronunciava quelle parole. Questo infuse forza nei cuori degli altri. Piano piano si alzarono e attraversarono il portale. I cinque guerrieri li seguirono e rimase solo Fatar, che s’inchinò ad Angel, per poi entrare anche lui nella luce bianca e sparire da quel luogo. Con uno schiocco delle dita Angel interruppe l’incantesimo, poi uscì dalla stanza chiudendo a chiave la porta alle proprie spalle.

La notte passò e si levò un sole caldo e luminoso. Angel era seduta sulle scale all’entrata del Tempio da ore. Dragon la raggiunse poco prima dell’alba, rimanendo in piedi dietro di lei, la mano poggiata sull’elsa della spada che fremeva d’impazienza. Le prime persone iniziarono a uscire dalle proprie case, senza alzare lo sguardo sulle due figure ferme sulle scale, come se intuissero quello che stava per succedere. Le porte di Andarmas furono aperte e un uomo a cavallo galoppò veloce dalla porta est, per poi fermarsi diversi metri prima del Tempio, facendo girare il cavallo schiumante. Sbiancò appena vide Angel, non aspettandosi di trovarsi faccia a faccia con una persona del genere. La sua armatura splendeva sotto il sole, nonostante la polvere sollevata dalla cavalcata. Si riprese e urlò ‘In nome del Re, non opponete resistenza, altrimenti sarete schiacciati dal suo esercito e l’edificio che proteggete e in cui nascondete i criminali raso al suolo!’ Le poche persone fuori dalle proprie case corsero di nuovo dentro gli edifici. ‘Se la popolazione di Andarmas appoggerà l’esercito non subirà conseguenze, ma se qualcuno nasconde uno stregone, sarà giustiziato come gli altri traditori!’ continuò il soldato. Stava per riaprire la bocca quando, dopo un movimento del dito, Angel lo fece sollevare in aria, per poi lanciarlo oltre le mura lontane, davanti all’esercito che era fermo e aspettava il suo ritorno. Il cavallo si allontanò dallo spiazzo, cercando un posto per riposare. Angel si alzò, e disse a Dragon ‘Vai dentro e sali sul tetto dalle scale interne. Troverai un arco e molte frecce li, se avrò bisogno di aiuto, bersaglia e nemici da li.’ Lui annuì piano, poi corse via. In lontananza si udirono dei corni risuonare e poi l’esercito del re si lanciò al galoppo, entrando con furia in città. Angel sorrise ferocemente e poi saltò. Più in alto di qualsiasi umano o mezzelfo. Allargò le braccia e delle candide ali si dispiegarono dalla sua schiena, sostenendo il volo. I suoi abiti cambiarono, diventando una bianca tunica dai bordi d’oro che ondeggiava al vento. Gli occhi senza palpebre erano completamente argentati, e brillavano come argento fuso. Nella sua mano destra comparve un’alabarda nera, poi con un movimento fluido si lanciò in picchiata verso i soldati che stavano per raggiungere il Tempio. Si fermò all’improvviso davanti a loro, dispiegando le grandi ali. Non fecero in tempo a urlare che le loro teste furono mozzate. Il sangue schizzò verso gli altri dietro. Non diede loro il tempo di reagire. Si lanciò in avanti, roteando l’arma sopra la testa. Dalla punta dell’alabarda partirono dei raggi viola, che carbonizzarono altri soldati. Dopo i primi minuti di terrore lentamente l’esercito si riorganizzò, mentre le prime file di soldati venivano sbaragliate quelle più indietro ebbero il tempo di capire che stava succedendo. Le lance e le spade tremarono nelle loro mani. Mai avevano visto un essere del genere in terra, e provarono terrore guardando quegli occhi senza pupilla e iride e il ghigno che deformava la faccia dell’essere. Le sue braccia erano ricoperte di sangue, come la lama nera della sua alabarda. I comandanti pregarono e maledirono quell’essere, poi con voce tremante lanciarono i loro uomini in avanti. Furono tutti spazzati via dalla furia della detentrice.

 

Fine sesta parte.

 

Spazio autrice

Ecco la sesta parte. L’esercito arriva e Angel sfrutta tutti i suoi poteri da essere vivente, liberandosi della forma di mezzelfo e tornando al suo vero corpo ospitante, quello di una detentrice ultima testimonianza della razza rinchiusa nel proprio mondo dagli dei.

Spero vi sia piaciuta questa parte, lasciate delle recensioni con le vostre opinioni! Alla prossima!

 

 

  
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