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Autore: Inessa    09/08/2014    7 recensioni
Una diciassettenne un po' ingenua e un po' sola lancia un incantesimo d'amore per attirare a sé il proprio ragazzo ideale. Qualcosa però non va come dovrebbe e l'incantesimo finisce per colpire Derek, che si ritrova innamorato di Kira. L'imminente arrivo della luna al suo perigeo rende inoltre gli incantesimi più forti e più difficili da spezzare. Come se non bastasse, sembra che Derek avesse già una relazione di cui il resto del branco non era al corrente. [Sterek]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Kira Yukimura, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali: Mi scuso tantissimo per il ritardo con cui sto aggiornando, ma la RL si è messa in mezzo e non sono riuscita proprio a finire prima. Inoltre, questo capitolo, che secondo i miei piani sarebbe dovuto essere l’ultimo, stava risultando molto più lungo di quanto mi aspettassi, quindi ho deciso di tagliare la testa al toro e scriverne un quarto. Il prossimo, quindi, a meno di cataclismi, sarà il quarto ed ultimo e comprenderà anche l’epilogo. Sono un sacco emozionata, non avevo mai scritto una storia così lunga, credo che questa da sola sia già lunga il doppio di qualsiasi cosa abbia scritto in passato \O/

Ringraziamenti, come sempre, a Graffias, che mi sistema le ridondanze causate dai troppi feels e le varie psicopatie che mi colgono mentre scrivo *cuoricini a forma di Sterek*

Grazie, ovviamente, anche a chi recensisce e a chi ha messo la storia tra preferite/ricordate/seguite *cuoricini anche per voi*





  1. Luna crescente





Stiles aveva fatto una gran fatica a stare dietro a Scott che correva in moto per arrivare il prima possibile a casa di Derek. Ad un certo punto lo aveva perso e lui aveva giurato che avrebbe raccontato a Melissa che suo figlio infrangeva tutti i limiti di velocità e, soprattutto, lasciava indietro il proprio migliore amico che arrancava dietro di lui in jeep.

Quando alla fine arrivarono nei pressi del palazzo di Derek, vide Scott svoltare verso il parcheggio all’aperto e, guardandosi intorno, riuscì ad intravedere due figure in mezzo alle auto. Dovevano essere Kira e Derek, pensò, e forse Scott aveva sentito il loro odore. Quando fu più vicino, vide che Kira era poggiata ad una macchina rossa ed aveva le braccia strette attorno a sé, con le spalle un po’ incurvate, come se sentisse freddo, nonostante la temperatura estiva. Sembrava del tutto a disagio.

Derek era a poca distanza da lei ed anche lui era poggiato ad un’altra auto, a qualche metro di distanza da Kira. Aveva la fronte aggrottata ed emanava frustrazione e pensieri iracondi da tutti i pori. Stiles sospirò e si passò una mano sul viso, guidando nella loro direzione. Vide subito Derek scostarsi e sollevare un avambraccio, muovendo le dita delle mani come faceva di solito quando stava richiamando gli artigli.

Stiles deglutì e frenò di colpo, lasciando la jeep in mezzo al viale del parcheggio e scendendo di corsa quando vide Scott lanciarsi giù dalla moto, togliersi a malapena il casco e posizionarsi davanti a Derek con gli artigli bene in vista.

Lui si avvicinò a Kira, che aveva appena sussurrato un “oddio” angosciato, e le mise brevemente le mani sulle spalle.

“Non preoccuparti, andrà tutto bene,” disse tra i denti, e poi si avvicinò cautamente a Derek e Scott.

“Cosa le hai fatto?” domandò Scott a Derek, con un ringhio e gli occhi illuminati di rosso.

Gli occhi di Derek in risposta si accesero di blu, “Non le ho fatto niente, Scott, e non sono affari tuoi,” rispose anche lui con un brontolio rabbioso, e Stiles vide che i suoi canini si erano allungati.

“Ragazzi,” li chiamò sollevando le mani in gesto di resa, “Siamo in pieno giorno in un luogo pubblico, non-“ si interruppe vedendo che entrambi, in forma beta, adesso erano girati verso di lui, con le zanne scoperte e gli occhi infuocati, “-okay,” disse tra sé e sé, “Il testosterone ha la meglio sul buonsenso, oggi.”

“Scott,” sentì Kira fare qualche passo sull’asfalto alle sue spalle, “È vero, sto bene, non mi ha fatto niente.”

“Prendi il casco, Kira,” le intimò Scott senza guardarla, indicando la moto, di nuovo concentrato su Derek, “Andiamo immediatamente da Peter e gli chiediamo come spezzare l’incantesimo.”

“Non darle ordini,” ruggì Derek, facendo un passo verso di lui. Stiles si passò una mano tra i capelli, avvertendo una scarica di angoscia che dal petto gli si spandeva nelle spalle. Derek si era fatto protettivo. Il suo Derek si era fatto protettivo nei confronti di una persona che non era lui. Come se non bastasse, tutti quegli istinti di protezione si stavano scontrando con quelli di Scott e tutto stava diventando un imbarazzante gomitolo di istinti esplosivi. Trasse un respiro profondo e deglutì: evitare che Derek e Scott si azzannassero a vicenda aveva la precedenza sui suoi problemi di gelosia.

“Scott, lascialo stare,” riprovò a parlare, con più decisione, facendosi avanti, “È l’incantesimo,” aggiunse indicando Derek con lo sguardo, dopo aver scelto le parole che gli sembravano più adatte. Se avesse detto che Derek non era in sé, avrebbe rischiato di farlo innervosire ancora di più. Era Scott quello lucido tra i due.

Fortunatamente, Scott annuì e riprese il suo aspetto umano.

“Di che incantesimo parlate?” domandò Derek, con il fiato un po’ accelerato, ma più in sé, guardando Kira, Scott e Stiles.

“Non ricordi nulla?” domandò Scott, “Tu e Kira siete stati colpiti da un incantesimo,” spiegò, quando Derek ebbe scosso la testa in senso di diniego.

Nel sentire quell’informazione Derek aggrottò le sopracciglia, “Che tipo di incantesimo?”

“Secondo Peter è un incantesimo d’amore,” rispose Scott.

“Incantesimo d’amore?” Derek lo guardò interdetto, “In che senso?”

“Nel senso che adesso sei innamorato di lei,” intervenne Stiles, mordendosi poi le labbra. Aveva parlato senza riflettere.

“Noi stiamo insieme,” disse Derek guardando verso Kira, che era alla sua destra; era nervoso, ancora arrabbiato per via dello scontro con Scott di pochi minuti prima, ma Stiles riconobbe un pizzico di smarrimento e di insicurezza nella sua espressione, nella linea tesa della mandibola e negli occhi appena spalancati.

“Kira?” la chiamò Derek facendo un passo verso di lei, che si strinse ancora di più nelle spalle.

“Derek,” Kira si passò i palmi sul viso e, quando Derek le poggiò le mani sulle spalle in un gesto di incoraggiamento, Stiles dovette fare violenza su se stesso per spingere indietro Scott ed evitare che provasse di nuovo a allontanarli.

“Noi stiamo insieme,” ripeté Derek, cercando gli occhi di Kira, “È solo che abbiamo deciso di non dirlo al resto del branco, per adesso.”

Stiles emise un verso da animale ferito e si passo di nuovo una mano tra i capelli. Gli sembrava tutto un orribile scherzo del karma. Era la punizione per non averlo detto subito a Scott?

“No, Derek,” disse Kira con delicatezza ma totale decisione, guardando Derek negli occhi, “Hanno ragione loro, è un incantesimo.”

Derek sembrò ferito, ma durò solo un attimo, poi il suo viso si fece duro ed inespressivo, “È come dite voi,” guardò Scott e Stiles e, sospirando, allontanò le mani dalle spalle di Kira, “Ma l’incantesimo ha colpito lei, non me, solo che non posso dimostrarvelo.”

-

Quando Peter aprì la porta del suo appartamento e si ritrovò davanti Scott, Stiles, Kira e Lydia, sorrise in quella sua maniera viscida e inquietante che Stiles associava al Grinch che rivela ad un bambino che Babbo Natale non esiste.

“Guarda chi c’è,” disse in segno di saluto, “Il branco di adolescenti che sanno tutto,” si mise una mano su un fianco e poggiò la mano sulla porta, inclinandovi sopra la testa con fare divertito, come se non avesse nessuna intenzione di invitarli ad entrare in casa sua.

“Okay, okay, tu avevi ragione e noi avevamo torto,” esordì Stiles, sfregandosi una mano sull’altra stretta a pugno, ripetendosi che, se lo avesse colpito, si sarebbe fatto solo male, “Tu sei un genio e noi siamo stupidi,” sentì Lydia schioccare la lingua e strisciare nervosamente un tacco sul pavimento a quell’affermazione, ma la ignorò, “Adesso facci entrare.”

In tutta risposta, il sorriso di Peter si allargò ancora di più e lui per un attimo pensò di istigare Scott ad attaccarlo, ma poi si disse che avrebbe rimandato quella decisione a quando non avessero più avuto bisogno di lui. Fece roteare gli occhi e poi riprese a parlare “Derek è…” la lingua gli si bloccò sulla parola innamorato, “crediamo sia sotto incantesimo, stamattina quando si è svegliato ha detto-“

“Dice di essere innamorato di me,” intervenne Kira, tirandolo fuori dalla sua miseria.

“Peter,” esordì infine Scott, “Facci entrare,” disse con decisione a denti stretti.

Con un sorriso che si faceva via via sempre più stucchevole, Peter spalancò la porta e con un gesto ampio della mano li invitò senza dire una parola a varcare l’uscio. Ovvio, Stiles aveva parlato per mezzora e non aveva concluso niente, poi arrivava Scott e tutti gli davano ascolto. Tutto sommato, pensava che sarebbe stato più difficile, visto che Derek non era con loro. Convincerlo a restare al loft e non seguirli non era stato per nulla facile, ma era stata la soluzione migliore, anche se significava doversela vedere da soli con Peter.

Sorprendentemente, l’appartamento di Peter era arredato molto meglio di quello di Derek. Tutti i mobili erano ben abbinati, in stile moderno, con una combinazione di nero e rosso e a Stiles sembrò addirittura accogliente. Si domandò chi mai Peter ci portasse lì dentro per avere prestato così tanta attenzione ai dettagli.

“Potete sedervi, suppongo,” disse Peter indicando un divano e delle poltrone disposte a semicerchio attorno ad un televisore a schermo gigante. Stiles si lasciò sprofondare su una poltrona nera, mentre Kira, Scott e Lydia si sedevano sul divano. Peter, contrariamente alle sue parole, rimase in piedi al centro della stanza con le braccia conserte. “Allora?” domandò guardandoli ad uno ad uno, quando dopo qualche secondo nessuno aveva ancora aperto la bocca.

Lydia roteò gli occhi, “Fino a ieri Derek si comportava normalmente, ma lui e Kira non potevano allontanarsi l’uno dall’altra senza che i poteri di Kira lo attaccassero; adesso possono stare lontani, ma Derek dice di essere innamorato di lei. Fine,” riassunse con un gesto conclusivo della mano, come per dire voilà.

“Vi avevo detto che era-“

“Sì, sì, abbiamo già appurato che tu sei intelligente e noi siamo scemi,” lo interruppe Stiles, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di tutti, “Ora che facciamo?” chiese.

Peter fece qualche passo su e giù per la stanza, che a Stiles sembrò più che altro un modo per creare suspense, “Prima di tutto bisogna capire perché le reali intenzioni di chi ha fatto l’incantesimo si siano palesate soltanto adesso,” rispose strofinandosi il mento con la mano, fissando Kira con sguardo accusatore.

Quando sembrò evidente che non avesse intenzione di dire altro, lei spalancò gli occhi e scosse con decisione la testa, “Non starete pensando che sia stata io a tentare un incantesimo!” disse incredula, “Scott?” si voltò verso di lui.

“No, ovvio che no,” rispose Scott muovendo la testa in senso di diniego, “Peter, smettila,” ringhiò.

“Ieri c’era la luna nuova,” si intromise Lydia con decisione, “Il che significa che adesso la luna è crescente, la ‘luna in divenire’ dà più forza agli incantesimi d’amore.”

Tutti si voltarono stupiti verso di lei, “Ho fatto delle ricerche su internet mentre aspettavo che veniste a prendermi,” li liquidò lei senza nemmeno guardarli.

“Ha senso,” confermò Peter, “Ammesso, quindi, che non sia stata la volpe a fare l’incantesimo, possiamo comunque dedurre che la prima ‘fase’ sia stata frutto di un errore della strega e non una cosa voluta.”

“Strega?” domandò Scott, “Significa che c’è una congrega a Beacon Hills?”

“Ci mancava solo questa,” sussurrò Stiles, ma Peter scosse la testa.

“Improbabile, lo avremmo saputo e di certo in maniera molto più dolorosa,” Peter fece qualche passo su e giù per la stanza mentre rifletteva, “Forse è una strega sola e pure inesperta.”

“Come fa una strega inesperta a lanciare un incantesimo così potente da far agire i miei poteri contro la mia volontà?” domandò Kira guardandosi le mani, come se si aspettasse che dai suoi polsi comparissero all’improvviso delle correnti elettriche.

“Bella domanda,” sussurrò Peter, “Gli incantesimi d’amore sono tra i più ricercati, ne esistono diversi tipi,” guardò Lydia, “Si trovano informazioni attendibili persino su internet,” disse con una punta di indignazione altolocata.

“Be’, ma se chiunque potesse aprire Google e lanciare un incantesimo, il mondo sarebbe un caos di incantesimi andati male,” rifletté Stiles aggrottando le sopracciglia, “Questa persona doveva pur avere dei poteri.”

“In camera di Kira ho sentito qualcosa di strano,” intervenne di nuovo Lydia. Peter la fissò e Stiles ammirò Lydia per il suo sangue freddo. Se Peter avesse fissato lui in quel modo, si sarebbe sentito totalmente inquietato, “Era come se mi trovassi da un’altra parte, ma c’era uno strano silenzio,” si interruppe.

“Ha detto che sembrava di essere in un cimitero,” concluse Kira per lei, ricordando la conversazione di quel giorno.

Peter non rispose, ma oltrepassò velocemente la poltrona su cui era seduto Stiles e sparì dietro una porta.

“Perché ci stiamo fidando di nuovo di lui?” domandò Stiles a bassa voce, pur sapendo che Peter con tutta probabilità lo avrebbe sentito comunque.

“Hai idee migliori?” chiese Scott, “Parleremo anche con Deaton, se qui dovessimo fare un buco nell’acqua, ma per adesso sentiamo cos’ha da dire.”

Dall’altra stanza si sentì un rumore di cianfrusaglie che cadevano sul pavimento e tutti e quattro si guardarono straniti per un attimo, prima di vedere Peter riemergere con un rotolo di carta ingiallita in mano che spiegò in fretta su un tavolino basso di fronte al televisore. Si alzarono anche loro e si inginocchiarono attorno al tavolo.

“È una mappa?” domandò Scott osservando il foglio. Non c’erano indicazioni scritte, ma solo una rosa dei venti su un angolo e dei simboli.

Stiles guardò le linee e indicò un punto con un indice “Questa è la foresta,” disse, poi tracciò con il polpastrello una linea, “Questa è la strada principale,” fece un cerchio in un’altra area, “Più o meno qui dovrebbe esserci la scuola, ma guardando la carta sembrerebbero esserci solo campi.”

Peter annuì, “È una mappa antica di Beacon Hills e della sua periferia,” spiegò, poi picchiettò con un indice un punto della mappa, segnato da croci latine, “Questo è il cimitero,” poi, senza staccare il dito dal foglio, lo spostò verso la periferia della città, indicando un ammasso di croci con un cerchio sullo sfondo, “Qui secondo le antiche mappe c’era un altro piccolo cimitero.”

“Croci celtiche? Perché adesso non c’è più?” chiese Lydia, toccando la mappa.

“Perché la sua esistenza è circondata da un’aura di leggenda, si dice che non fosse un cimitero umano,” spiegò, arricciando le labbra come per ricordare qualcosa.

“E allora di chi era?” chiese Stiles cercando di capire se Peter stesse bluffando, li stesse prendendo in giro o qualcos’altro.

“Degli ‘angeli caduti’,” sussurrò Kira, spalancando gli occhi fissi sul punto indicato da Peter sulla mappa.

“Sicura di non c’entrare nulla?” Peter la fissò con un sorrisetto quasi compiaciuto.

“Questa strada,” disse Kira indicando una strada larga che costeggiava l’area indicata da Peter, “Esiste ancora e si chiama ‘contrada degli angeli caduti’,” spiegò lei ignorando l’insinuazione, “Ci sono stata la settimana scorsa, ci abita Margaret.”

“La tipa che si veste di nero?” Stiles ricordava che Kira fosse capitata con lei per il progetto di Finstock.

Kira annuì, “Una nostra compagna di scuola un po’ strana abita lì,” spiegò a Peter.

“Definite ‘strana’.”

“Non è esattamente strana,” intervenne Lydia, “Si veste sempre di nero e si trucca pesantemente, ha gusti discutibili.”

“In camera sua aveva delle statuette di fate e delle sfere di cristallo, ma mi sembrava tutto molto innocuo, cose che si possono comprare in una bancarella,” aggiunse Kira, “Mi è sembrata solo un po’ malinconica, un po’… sola,” specificò, “Quando ho detto che dovevo vedere…” arrossì, “Scott ha fatto un commento sull’avere qualcuno.”

“Dici che potrebbe aver funzionato per via del cimitero?” domandò Stiles, “Altrimenti, ripeto, il mondo sarebbe pieno di incantesimi d’amore impazziti.”

“È possibile che la magia del cimitero abbia aiutato, sì,” rispose Peter, “’Angeli caduti’ era un modo per chiamare le creature fatate della mitologia irlandese, di cui fanno parte anche le banshee,” disse scoccando un’occhiata a Lydia, “Erano buone con i buoni e cattive con i cattivi, magari la vostra amica è riuscita in qualche modo ad attirarsi la benevolenza della magia che ancora impregna il cimitero.”

“E cosa c’entra Kira in tutto questo?” chiese Scott, riportandoli al problema concreto che avevano da risolvere.

Kira sembrò pensarci su un attimo, “Le ho regalato una penna,” esclamò rivolgendosi a Peter, “Mi ha detto che lei non trovava la sua e io gliene ho prestata una delle mie, e siccome sembrava piacerle tanto le ho detto di tenerla.”

“Potrebbe essere una spiegazione,” Peter si raddrizzò ed incrociò le braccia, “Se lei ha usato un oggetto che ti apparteneva - in questo caso la tua penna - per fare l’incantesimo, la magia del cimitero potrebbe aver aiutato ad attivarlo ed i tuoi poteri avrebbero fatto il resto, colpendo così te anziché lei.”

“E perché Derek?” chiese Stiles.

“Questo dipende dal tipo di incantesimo,” rispose Peter, “Come dicevo, ne esistono di diversi tipi: possono essere rivolti ad una persona specifica o solo attirare una potenziale ‘anima gemella’, o ancora una persona che corrisponde ai desideri della strega.”

“Okay,” intervenne di nuovo Scott, pragmatico, “Quindi ora che facciamo?”

“Ammazzate la strega,” disse Peter diretto, liquidando la domanda con un gesto.

“No,” risposero in coro tutti e quattro, come se si fossero aspettati una trovata simile.

Lydia fissò di nuovo la mappa, riflettendo, “Deve esserci un’altra soluzione.”

“Be’,” iniziò Peter, con un tono di voce che suonava, se possibile, ancora più compiaciuto e divertito di prima, “Come sempre, state sottovalutando…” fece una pausa, guardando Stiles.

Stiles schioccò le dita in modo nervoso, “Non ti azzardare a dire-“

“Il potere dell’amore umano,” concluse invece Peter con un sorrisetto del tutto soddisfatto. Stiles si lasciò cadere di nuovo sulla poltrona, coprendosi la faccia con le mani.

“Che significa?” domandò ancora Scott, lanciandogli un’occhiataccia mentre lui inconsciamente blaterava qualcosa che alle sue stesse orecchie suonava come “La mia vita è una puntata di Merlin e io sono la dannata Gwen”.

“Un incantesimo d’amore fatto da una strega inesperta e per di più impazzito potrebbe essere facile da spezzare,” spiegò Peter, “Trovando il vero amore,” proseguì, tracciando delle virgolette in aria con le dita, con un finto tono sdolcinato, “Di mio nipote.”

“Tipo con il bacio del vero amore?” domandò Kira.

“Si potrebbe provare.”

“Dobbiamo trovare la ragazza di Derek?” chiese Scott per l’ennesima volta, e Stiles percepì tre paia di occhi spostarsi da Scott a lui.

“Perché tutti ti guardano, amico?”

Stiles si strofinò con forza le mani sulla testa. Fino ad allora non era riuscito a trovare la situazione giusta per dire a Scott di lui e Derek e adesso, che era senza dubbio il posto sbagliato ed il momento sbagliato, avrebbe dovuto rimediare. Fece un lungo sospiro.

“Scott, devo parlarti,” gemette in maniera molto virile da dietro le mani che ancora aveva appiccicate sulla faccia.

Sospirò di nuovo e si alzò, aggiungendo “In privato,” in direzione di Peter.

“Dato che siamo in città, se vi allontanate di cinque chilometri dovreste essere al sicuro dal mio udito,” disse lui facendo spallucce, dimostrando di non avere alcuna intenzione di essere discreto e fare loro un favore.

Stiles trascinò Scott in un parco nei dintorni dell’appartamento di Peter, dopo averlo convinto che Kira e Lydia potessero passare qualche minuto da sole con il padrone di casa in quanto capaci di difendersi da sole. Si sedette su una panchina e, nervoso, si strofinò una guancia col dorso della mano. Aveva rimandato questa confessione così a lungo che adesso, qualsiasi cosa gli venisse in mente, gli sembrava una scusa stupida ed imbarazzante.

“Mi stai preoccupando,” gli disse Scott, “Emani talmente tante vibrazioni nervose che tra poco inizierò a mangiarmi le unghie.”

“Sono innamorato di Derek,” sganciò la bomba d’un fiato, optando per l’opzione più schietta, senza guardare Scott negli occhi. Seguì un secondo di silenzio e lui si fece forza per alzare la testa e vedere la reazione dell’altro.

Scott aveva la bocca spalancata per metà e una faccia allarmata. Gli si sedette accanto di scatto, portandogli una mano sulla spalla, come per confortarlo.

“Oddio, anche tu?” domandò iniziando a muovere una gamba su e giù, “È contagiosa questa roba?”

Stiles rimase interdetto, poi si schiaffò una mano sulla fronte, facendosi quasi male, “Nononono!” piagnucolò, “Scott!” gli afferrò le spalle, costringendolo a guardarlo bene in faccia, “Non è un incantesimo, io e Derek stiamo insieme,” disse.

“Amico, è un incantesimo, non preoccuparti,” ripeté Scott convinto e Stiles realizzò di aver usato le stesse parole pronunciate da Derek qualche ora prima.

“Oddio, no, no, è tutto sbagliato,” mormorò, “Stiamo insieme da tempo, ma il branco non… oddio,” aprì e chiuse la bocca più volte, “So che suono come un disco rotto, ma è la verità. Credo che l’incantesimo abbia confuso le idee di Derek, ma sono io quello che sta con lui.”

Dallo sguardo di Scott capì che non stava credendo ad una parola.

“Okay,” disse prendendo un respiro profondo e poggiò le mani sulla panchina, sentendo il legno ruvido sotto le dita, “Pensaci, Scott! Le mattine che arrivo in ritardo a scuola perché mio padre fa il turno di notte?” chiese, “Non arrivo in ritardo perché lui non mi sveglia, ma perché passo la notte da Derek.” Rifletté su qualcos’altro da dire, “Non hai mai sentito l’odore di Derek su di me?”

Quello sembrò scuotere un po’ Scott, se l’improvviso irrigidirsi delle sue spalle era di qualche indicazione.

“Il telefono,” esclamò Stiles illuminandosi all’improvviso e cominciando a tastarsi le tasche, “Tutto il tempo che passo a mandare sms? Li mando a Derek!” estrasse il telefono dalla tasca dei jeans, “Posso farti vedere!”

Stiles stava per rispondere, ma vide che Scott aveva il viso contorto in un’espressione di dolore. Suppose che stesse mettendo insieme i pezzi.

“L’espressione distratta che hai costantemente in classe,” continuò Scott guardando fisso davanti a sé, poi fece una smorfia e i suoi occhi scattarono verso Stiles, taglienti come non li aveva mai visti prima diretti verso di sé, “Ho pensato che fossero le conseguenze del nogitsune.”

Fu quello il momento in cui Stiles si sentì davvero un pessimo amico ed un pessimo essere umano. Non aveva valutato come potesse apparire il suo comportamento dall’esterno, non aveva pensato a quali conclusioni potessero arrivare i suoi amici. Soprattutto, non gli era passato per la testa che potessero essere preoccupati per lui, mentre lui si perdeva in Derek.

“Non so se mi stupisca di più che tu sia in grado di raccontarmi balle senza che io me ne accorga,” disse Scott, come tra sé e sé, “O che tu lo faccia con tanta naturalezza.”

In effetti, Stiles si era fatto attento nel raccontare alcune cose a Scott. Di solito, quando poteva, rimandava alcune conversazioni per telefono o gli scriveva degli sms. Il problema era rispondere a delle domande dirette, e in quel caso provava a eludere la domanda o cambiava discorso, tentando di non rispondere.

“Da quanto tempo va avanti questa storia, amico?” gli chiese Scott, calcando sull’ultima parola, prima che lui potesse pensare ad un modo dignitoso di scusarsi.

“Un paio di mesi,” Stiles sospirò, scompigliandosi i capelli, “Un po’ di più,” ammise. Sapeva che raccontare a Scott di lui e Derek dopo averglielo tenuto nascosto per diversi mesi non sarebbe stato facile, ma il concretizzarsi di quello scenario lo stava facendo sentire peggio di quanto avrebbe mai immaginato.

“Okay,” disse Scott, stringendo i pugni, “Perché non me lo hai detto?” domandò, “Non sapevo nemmeno che fossi innamorato di lui, o di qualcuno in generale. Quando eri innamorato di Lydia non facevi che parlarmi di lei.”

“Non,” iniziò Stiles, per fermarsi subito, “Appunto!” sbottò, “Non volevo essere il solito, patetico Stiles, che si innamora di una persona totalmente al di fuori della sua portata,” iniziava a sentirsi il fiato corto, “Ho pensato che me lo sarei tenuto per me finché non mi fosse passata, perché tanto non avevo speranze e non volevo di nuovo rendermi ridicolo come avevo fatto con Lydia.”

Era vero e all’inizio Stiles non pensava che sarebbe riuscito a tenere la bocca chiusa sulla sua cotta per Derek per tanto tempo. Quando Derek gli aveva detto di voler comprare un divano per il loft, Stiles lo aveva convinto a farsi accompagnare. Era arrivato in anticipo di pochi minuti al loro appuntamento al centro commerciale e quando, mentre aspettava davanti all’ingresso, lo vide comparire, in occhiali da sole e giacca di pelle, e lo aveva visto fermarsi a destra e sinistra per cercarlo, si era sentito l’imbarazzante adolescente che era. Perché, anche se non era un incontro romantico, si era sentito le stupide farfalle nello stomaco nel vederlo, e gli era mancato il fiato. E si era domandato in quale universo parallelo uno come Derek avesse un appuntamento con uno come lui. Ecco, quel momento Stiles lo aveva voluto custodire e tenere per sé e non aveva mai sentito il bisogno di condividerlo con nessuno.

“Non ti avrei mai ritenuto ridicolo perché stavi soffrendo per qualcuno, Stiles,” ringhiò Scott a denti stretti, alzandosi dalla panchina e piazzandosi davanti a lui, “È questa l’opinione che hai di me?” chiese indicandosi.

“No,” sussurrò Stiles, evitando il suo sguardo, “Ma è l’opinione che ho di me,” aggiunse sospirando, “Sono un adolescente patetico e sfigato che nessuno voleva fino a poco tempo fa. E adesso che finalmente sembrava-” si interruppe. Adesso che invece sembrava che qualcuno lo volesse quanto lui, che ci tenesse a lui nonostante i suoi difetti, che lo ricambiasse, stava succedendo una catastrofe. “Non importa,” tagliò corto.

“Dio, deve fare schifo anche per te questa situazione,” gli disse Scott calmandosi per un momento.

“Non sai quanto,” rispose con un sorriso amaro, “Derek ci ha messo parecchio prima di accettare di darci una possibilità,” spiegò, “Ci siamo distrutti a vicenda e poi ci siamo rimessi insieme pezzo per pezzo,” si strofinò gli occhi, “E all’inizio abbiamo deciso di andarci cauti e non dire niente al resto del branco per vedere dove ci avrebbero portato le cose.”

“Perché Kira, Lydia e persino Peter sembravano saperlo?”

“Lydia e Peter credo che lo abbiano capito da soli,” spiegò. Lydia gli lanciava sempre delle strane occhiate, quando a volte lo vedeva dopo che lui era stato con Derek, come se avesse avuto scritto in fronte dove era stato e cosa aveva fatto. Per non parlare di quella volta in cui Derek gli aveva lasciato un segno sul collo e Lydia sembrava avergli fatto una radiografia. E qualche giorno prima, quando Lydia e Kira erano rimaste con Derek tutta la mattina, anche Derek gli aveva fatto notare che Lydia sembrava parecchio consapevole.

Peter, invece, era stato il confidente di Derek in passato, lo conosceva abbastanza bene ed era molto abile con le proprie capacità da lupo: era probabile che avesse riconosciuto il suo odore nel loft di Derek o qualcosa del genere.

“A Kira lo abbiamo detto ieri sera,” ammise, “È stata lei a dire a Derek che poteva invitare la sua ragazza,” rise senza ironia, “E Derek mi ha chiesto di raggiungerli”.

A Stiles sembrò di aver sentito Scott mormorare qualcosa come “Persino la mia ragazza lo ha saputo prima di me,” ma era stato così flebile che probabilmente lo aveva solo immaginato.

“So che non conta,” scosse la testa, “Ma sei il primo a cui confesso di essere davvero innamorato di lui,” disse tirando su con il naso e poi si massaggiò le tempie.

“Ti dirò una cosa, Stiles,” esordì Scott incrociando le braccia al petto, “Sei il mio migliore amico e quindi credo che tu sia la cosa migliore che possa capitare ad una persona,” Stiles abbassò la testa così tanto, per via del senso di colpa, che quasi il mento gli toccò le ginocchia, “E se tu mi avessi detto che eri innamorato di Derek non ti avrei giudicato e sarei stato felice per te, perché Derek non sarà facile, ma è un nostro amico, è parte del branco e io non ci ho mai pensato, ma adesso lo sto facendo e penso che possiate compensarvi ed essere una cosa positiva l’uno per l’altro.”

“Vorrei chiederti scusa, ma non credo di potermelo permettere,” rispose soltanto Stiles, “Sei un amico migliore di me.”

Scott annuì, “Ti perdonerò,” disse dirigendosi di nuovo verso casa di Peter, “Ma non oggi.”

“Quindi,” disse veloce e diretto Scott una volta rimesso piede a casa di Peter, “Derek e Stiles si baciano e l’incantesimo si spezza?”

Lydia e Kira guardarono Stiles con un sorriso empatico, e Kira si avvicinò a Scott, strofinandogli una mano sulla spalla. Lydia si avvicinò a Stiles.

“Ci siamo baciati,” confessò Stiles, senza guardare in faccia nessuno, “Mi sembra evidente che non ha funzionato.”

“Come vi dicevo, un incantesimo impazzito è difficile da prevedere,” disse Peter.

“Avete pensato per un solo momento,” domandò Stiles allargando le braccia, “Che ‘il bacio del vero amore’ non abbia funzionato perché io,” disse Stiles indicandosi, come se guardarlo potesse essere abbastanza per capire che c’era qualcosa di sbagliato in quella teoria, “Non sono il vero amore di Derek?”

Peter lo guardò con un sopracciglio inarcato in maniera dubbiosa.

Stiles si sentiva tremendamente imbarazzato. Discutere del proprio rapporto con un Derek assente e fuori di sé, con Peter, non era di certo una cosa che gli andava a genio. E sapeva che Derek avrebbe odiato sapere che i suoi sentimenti erano stati fatti oggetti di conversazione.

“Derek non ha mai detto che mi ama,” ammise, “Forse è per questo che non sono stato capace di spezzare l’incantesimo.”

Fino a quel momento, la questione non gli era passata per la testa. Derek non gli aveva mai detto di amarlo e non lo aveva fatto nemmeno lui. Da parte sua, questo non significava che il sentimento non ci fosse, solo che non aveva mai sentito la necessità di formalizzarlo e poi, coraggio, stavano insieme da due mesi o poco più. Se però la questione veniva messa in termini di ‘amore tanto grande da spezzare un incantesimo’, lui non aveva nessuna sicurezza da dare.

“È possibile anche questo,” Peter fece spallucce, come se a lui quell’opzione non facesse né freddo né caldo, e Stiles sentì una fitta all’altezza del petto. Tutte le sue insicurezza sembravano essersi concretizzate davanti ai suoi occhi quel giorno, e sembravano tutte pronte ad esplodergli in faccia.

Sentì Lydia mettergli una mano sull’avambraccio e le fu grato per il tentativo di confortarlo.

Si ritrovarono in strada pochi minuti dopo, e Scott telefonò subito a Deaton, spiegandogli brevemente la situazione, “Dice che non ci sarà fino a domani,” comunicò agli altri con un sospiro, chiudendo la telefonata. Peter li aveva aiutati a capire la natura dell’incantesimo, ma non era stato in grado di dare qualcosa di concreto per spiegare come spezzarlo.

“Intanto ci consiglia, se possibile, di trovare la strega,” guardò Kira, “Ti ricordi l’indirizzo?”

Kira annuì, “Telefono a Margaret per chiedere se è in casa,” disse estraendo il proprio cellulare dalla tasca, “È lontano, non vorrei che facessimo tutta quella strada per niente.”

Mentre Kira parlava al telefono con Margaret, Stiles, Lydia e Scott si guardavano in silenzio. Scott aveva le braccia conserte e sembrava guardare dovunque tranne che in direzione di Stiles, e Lydia lanciava ad entrambi delle occhiate a metà tra il dispiaciuto e l’esasperato. Stiles avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento per avere un minimo di interazione con Scott, una delle sue solite battute, o anche solo un minimo di comprensione. Se l’era cercata, pensò sospirando e sperando che Kira li liberasse presto da quella situazione imbarazzante.

Il suo desiderio fu presto esaurito, per fortuna, e Kira annunciò che Margaret la aspettava, “Non ho detto che saremo tutti quanti, per non spaventarla,” disse, “È molto timida, vi prego, tentiamo di essere gentili.”

Tutti annuirono e poi Kira e Scott montarono in moto, mentre Stiles e Lydia salivano sulla jeep.

Stiles quasi non parlò lungo il tragitto in macchina, si limitò a seguire Scott e Kira in moto davanti a lui, in maniera automatica. Incrociò brevemente gli occhi di Lydia mentre controllava se il semaforo fosse verde, quando lei allungò di nuovo una mano verso di lui.

“Mi spiace, Stiles,” sussurrò stringendo la presa e arricciando le labbra. Stiles sollevò un angolo della bocca in un tentativo abortito di sorridere, poi annuì mormorando un ringraziamento.

“Sono sicura che riusciremo a venirne a capo,” disse, e alle sue orecchie suonò abbastanza fiduciosa.

“Non credo di essere abbastanza per spezzare l’incantesimo,” confessò invece Stiles tenendo gli occhi sulla strada, “Altrimenti lo avrei già spezzato, no?”

“Smettila, Stiles, c’eri anche tu quando Peter ha detto che è un incantesimo andato male e non c’è modo di prevederlo,” Lydia mormorò qualcosa, “Secondo me saresti più che in grado di riprenderti Derek.”

Stiles sbuffò ironico.

“No, davvero,” insisté Lydia, “Come pensi che abbia fatto a capire che stavate insieme?”

“Gli sms, i succhiotti sul collo, i poteri da banshee?”

Lydia schioccò la lingua e gli diede un colpetto sul braccio, “Dilettante,” incrociò le braccia al petto come se le insinuazioni di Stiles avessero offeso la sua intelligenza, “È da dopo il nogitsune che orbitate uno intorno all’altro,” Stiles la guardò di sottecchi, “E vi lanciate queste occhiate,” fece un gesto con le mani, aprendole e chiudendole, come ad imitare gli occhi di Stiles o di Derek.

“Ma vi siete messi insieme circa due mesi fa,” continuò sicura.

Per un secondo Stiles distolse gli occhi dalla strada per lanciarle un’occhiata ammirata.

“Un giorno sei arrivato a scuola con la testa così tra le nuvole che ho dovuto prenderti sottobraccio per non farti sbattere contro qualcuno,” Stiles ridacchiò, non se lo ricordava per niente, ma era del tutto plausibile, “E Derek porta al dito come una reliquia un anello ebraico, anche se la sua famiglia non è ebrea. Ma lo è la tua.”

“Insomma, era abbastanza ovvio,” concluse Lydia.

“E perché gli altri non lo hanno capito, allora?” chiese Stiles, giusto per punzecchiarla.

“Gli altri non sono me,” rispose semplicemente Lydia, con un sospiro che stava ad indicare che non era colpa sua se nessun altro capiva i segnali lampanti che aveva davanti e quindi non era intelligente come lei.

“Grazie,” sussurrò Stiles dopo qualche secondo.

“Riprenditi il tuo uomo, Stiles,” disse lei di rimando, “Ma devi essere certo tu, per primo, di essere in grado di farlo, non è il momento di avere dubbi.”

Stiles annuì, poi le chiese, “Tu che sei così brava,” fece una pausa cambiando marcia, “Scott mi perdonerà mai?”

Lydia allungò una mano verso di lui per arruffargli i capelli, “Certo che ti perdonerà,” Stiles sorrise un po’ risollevato, “Non so quando, ma lo farà.”

Reprimendo l’istinto di sbattersi la testa contro il volante, Stiles si limitò ad emettere un lamento. Quando sarebbe finita quella giornata infernale?

Guidarono per oltre mezzora prima che Scott accendesse la freccia di destra e accostasse accanto ad una serie di villette a schiera. Stiles parcheggiò la jeep e si ritrovarono tutti davanti ad un cancello. Sotto il numero civico si trovava la dicitura C/da degli Angeli Caduti, e Stiles si ritrovò a borbottare un “Dannati angeli,” mentre Kira suonava il citofono e si annunciava.

Percorsero il vialetto d’ingresso e, appena arrivati davanti alla porta, questa si aprì ed una testa castana fece capolino. Era una ragazza minuta, che sembrava appena essersi svegliata (era sabato, dopotutto, Stiles avrebbe fatto lo stesso, se la sua vita fosse stata normale) ed aveva ancora i capelli scarmigliati.

“Ciao,” la salutò Stiles sollevando una mano e sorridendole amichevole, “Tu devi essere la sorella di Margaret,” indicò il gruppetto di nuovi arrivati con la mano, “Siamo dei suoi compagni di classe.”

La ragazza lo guardò spalancando gli occhi, stranita, e Stiles sentì una mano afferrarlo per la spalla e letteralmente spostarlo indietro, mentre una cascata di capelli rosso fragola prendeva il suo posto davanti alla porta.

Stiles,” lo chiamò Lydia, tagliente, tra i denti, “Ciao, Margaret,” sorrise tutta zucchero alla ragazza, “Scusa, conosci Stiles, crede di essere spiritoso,” poi indicò anche gli altri, Kira e Scott la salutarono con la mano, mentre Stiles sembrava avere appena mangiato un limone, “Possiamo entrare? Vorremmo parlarti.”

“Non l’avevo riconosciuta,” sussurrò Stiles a Kira, “Senza tutto il…” fece un gesto circolare della mano attorno alla propria faccia, per indicare il trucco nero. Kira gli diede un colpetto sulla spalla, con la bocca piegata in un sorriso che doveva essere incoraggiante, ma che a Stiles sembrò di paziente accettazione.

Ecco, aveva fatto incazzare pure Kira, pensò grattandosi la nuca.

Margaret li fece accomodare nel suo salotto e domandò se volessero qualcosa da bere, ma tutti scossero la testa e guardarono Kira, come per incitarla a prendere la parola. Dopotutto, era lei l’unica ad avere avuto un qualche contatto più stretto con Margaret.

“Margaret,” esordì lei timidamente, “Vieni a sederti vicino a me?” il tono si alzò leggermente alla fine, facendo apparire la sua come una domanda più che un invito e lei con la mano indicò il posto libero sul divano, “Vorremmo chiederti qualcosa,” spiegò.

“È successo qualcosa?” chiese Margaret sedendosi nel posto indicato da Kira e guardandoli un po’ spaventata.

“È quello che vogliamo scoprire,” intervenne Lydia sorridendole. Stiles stava per mangiarsi le mani dal nervosismo, perché non andavano direttamente al dunque?

“Ho visto che hai tutte quelle statuette in camera tua,” disse Kira e lui iniziò a muovere su e giù la gamba nervosamente, “Ti interessi per caso di magia?”

“Magia?” domandò Margaret, guardandoli stupita, “Mi state prendendo in giro?”

Stiles vide Scott irrigidirsi, segno che forse era riuscito a captare qualcosa che a loro era sfuggito. Perché non avevano concordato prima la discussione?

“Vedi,” riprese Kira, “Abbiamo avuto un piccolo problema, c’è questo ragazzo,” fece una pausa, per scegliere le parole, “Che improvvisamente dice di essere innamorato di me.”

Margaret lanciò un’occhiata a Scott, “Non lui,” si affrettò a specificare Kira.

“In realtà, si tratta del mio ragazzo,” intervenne Stiles, incapace di trattenersi, “Che, fino a ieri sera, per l’appunto, era il mio ragazzo e non era,” fece un gesto vago con la mano, “Innamorato di Kira, ecco.”

“Per una serie di circostanze,” riprese Kira, “Pensiamo che possa essere stato un incantesimo d’amore.”

Margaret spalancò ancora di più gli occhi e Stiles provò un momento di tenerezza per lei, vedendo che stava anche un po’ tremando. Stavano tentando di trattare la cosa nella maniera più delicata possibile, ma una ragazza timida come Margaret si era vista piombare a casa quattro suoi compagni di scuola che la accusavano di aver combinato un danno all’apparenza incredibile, non doveva essere la cosa più piacevole del mondo, per lei.

Guardando i suoi quattro compagni di scuola che la fissavano, accusandola di aver lanciato un incantesimo d’amore, Margaret si sentì entrare nel panico. Il problema era che lei sapeva benissimo di aver tentato quell’incantesimo, ma quali erano le probabilità che avesse davvero funzionato? E loro come erano arrivati a lei? E da quanto Stilinski aveva un ragazzo?

Aprì e chiuse la bocca più volte, tentando di arginare il tremolio delle mani, “Mi state prendendo in giro?” domandò, “Gli incantesimi non esistono, la magia, non esiste.”

I ragazzi si lanciarono un’occhiata imbarazzata tra loro. Stranamente, Stilinski e McCall sembravano non volersi guardare in faccia, a giudicare da come istintivamente si erano girati l’uno verso l’altro e poi subito si erano evitati a vicenda.

“Sappiamo che sembra folle, Margaret,” le disse di nuovo Kira, “Puoi non crederci, se vuoi, ma, ti prego, se sai qualcosa, diccelo,” concluse mettendole una mano sulla spalla.

“Per favore,” aggiunse Stilinski dall’altra parte della stanza e la sua espressione la convinse che, forse, non la stavano prendendo in giro.

“Io,” iniziò a dire incerta, “Ho seguito un procedimento trovato su internet,” gli altri si lanciarono dei segni di assenso tra loro, “Ma non pensavo proprio che avrebbe funzionato, voglio dire, andiamo, magia? L’ho fatto in un momento di noia.”

“Puoi dirci qual era l’incantesimo?” chiese Lydia Martin.

Lei annuì e si alzò per prendere il portatile accanto al telefono. Si sedette e se lo mise sulle ginocchia, aprì il browser e digitò sulla homepage di Google incantesimi d’amore. Stilinski, che insieme a McCall e Lydia Martin si era avvicinato a lei e Kira per guardare il monitor, fece un verso che la fece sentire molto stupida, ma Lydia Martin gli diede una gomitata e lui si zittì subito.

“È questo,” disse aprendo un link marrone perché già cliccato in precedenza e fece scorrere lentamente la pagina. Si sentiva un po’ in imbarazzo, era una pagina stupida di WikiHow, con dei disegni colorati e dei cuoricini rosa.

“Ci sono diverse varianti,” osservò Lydia Martin, leggendo velocemente, “Quale hai scelto?”

“Uhm,” continuò a scorrere la pagina fino a trovare l’incantesimo che aveva scelto, “Credo questo, dovevo…” arrossì, ma Kira le sorrise e la incitò a continuare, “Dovevo pensare alle caratteristiche del ragazzo che avrei voluto attirare a me e poi scriverle con una penna speciale su un pezzo di carta.”

“Hai usato la mia penna?” chiese Kira.

Lei annuì, poi le venne in mente che effettivamente c’era qualcosa di storto se questo fantomatico ragazzo si era innamorato di Kira e non di lei. Era davvero patetica: era riuscita a lanciare un incantesimo, a farlo funzionare contro ogni logica, eppure era stata così stupida da sbagliare e colpire qualcun altro.

“È per questo che il tipo si è innamorato di te e non di me?” domandò.

“È probabile,” intervenne McCall parlando più o meno per la prima volta, “Cosa hai desiderato, esattamente? Che tipo di ragazzo?”

Lei arrossì e guardò Stilinski, “Non so… moro, occhi chiari, misterioso, travagliato,” iniziò ad elencare, cercando di ricordarsi cosa diavolo le fosse venuto in mente quella sera, “Taciturno, un po’ scontroso, ma sotto sotto dolce,” arrossì ancora di più, “Passionale?”

“È Derek,” annuì Stilinski, grattandosi una tempia.

“Non sembri molto stupita dal fatto che il tuo ragazzo ideale avesse un ragazzo,” osservò McCall, senza capire.

Se possibile, Margaret si sentì le guance andare ancora più a fuoco. Distolse lo sguardo, per evitare di incrociare quello di chiunque. Forse, aveva desiderato che il suo ragazzo fosse bisessuale, in modo da essere eventualmente disponibile a fare qualcosa con una terza persona, ma sarebbe morta prima di raccontarlo davanti a Stilinski e McCall.

“Direi che non importa,” la salvò Kira, “Puoi mandarmi questo link via posta elettronica?” le chiese indicando il computer.

Lei annuì e, per avere una scusa per tenersi impegnata e non interagire con gli altri, si mise subito a trafficare per farlo.

“Adesso andiamo,” disse Kira quando ebbero finito, “Grazie.”

“Aspettate,” li fermò lei mentre tutti si alzavano, “Com’è possibile che una stupidaggine trovata su internet abbia funzionato proprio con me?”

A quel punto, Lydia Martin le raccontò qualcosa a proposito di un cimitero, di angeli caduti e di mitologia irlandese e di luna nuova. Non era sicura di aver capito tutta la storia, e non era ancora sicura che non la stessero semplicemente prendendo in giro, quindi annuì semplicemente e li accompagnò alla porta. Si mordicchiò le labbra, mentre li accompagnava al portoncino e li sentiva discutere di un tale Deaton da cui sarebbero andati la mattina dopo.

“Vi dispiace se vengo con voi?” domandò, stropicciandosi le mani. Kira e McCall si guardarono dubbiosi, ma McCall fece un cenno di assenso, “Potremmo avere bisogno di altre informazioni, se vuoi aiutarci.”

“Con piacere,” disse lei sorridendo, “Voglio dire, mi dispiace per i problemi che ho causato. Stiles?”

Stilinski, che stava osservando il vuoto, grattandosi la testa, si riscosse.

“Ti chiedo scusa,” sussurrò, “Non volevo che qualcuno soffrisse.”

“Oh,” ridacchiò, “Va tutto bene,” disse poco convinto, “Ce la caveremo.”

-

Stiles era seduto sulle scale del patio della vecchia casa degli Hale da circa un’ora e mezza. All’inizio aveva atteso con pazienza, cambiando posizione ogni tanto, giusto per stare più comodo. Poi si era alzato, aveva fatto avanti e indietro dai gradini alla jeep, aveva canticchiato e aveva battuto gli indici sulla ringhiera del portico, come se stesse suonando una batteria. Poi si era arreso di nuovo e si era seduto, e aveva sbuffato più volte alla luna piena e alle falene che svolazzavano intorno alla luce accesa sulla porta d’ingresso.

Quando era arrivato si era sentito nervoso, ma ora sentiva solo un vago pulsare nelle vene. Tutta quell’attesa gli aveva fatto calare l’adrenalina e adesso era quasi assonnato. Si avvolse le ginocchia con le braccia e vi posò sopra la testa, ma ebbe appena qualche secondo di tempo prima di sentire dei rumori di passi veloci nella foresta e dei rami che si spezzavano sotto le scarpe di qualcuno.

Si alzò di scatto e per un attimo desiderò avere dei poteri da licantropo per riuscire a capire chi si stesse avvicinando e se dovesse per caso iniziare a scappare. Quando vide finalmente spuntare Derek dal buio, tirò un sospiro di sollievo e si rilassò. Derek non sembrò stupito di vederlo - dopotutto la jeep doveva essere un segnale abbastanza inequivocabile - ma piuttosto un po’ rassegnato.

Era sudato ed aveva il fiato accelerato per la corsa. Durante le notti di luna piena andava spesso nella riserva a scaricare un po’ di energia. Indossava una canotta verde militare ormai totalmente umida, e le spalle e le braccia nel chiarore di luna scintillavano quasi per via del sudore.

“Che ci fai qui?” gli domandò Derek, afferrando un asciugamano dalla ringhiera del patio e strofinandoselo prima sul viso e poi sui capelli.

Stiles deglutì, Derek era guardingo e quasi diffidente, come se sapesse che da Stiles non poteva aspettarsi nulla di buono, o come se sapesse che quella serata si sarebbe conclusa con parecchia frustrazione.

“Tredici volte,” disse Stiles semplicemente, perché la sua mente sembrava avere fatto corto circuito e tutte le parole che si era preparato non volevano saperne di mettersi in fila ed uscire dalla sua bocca.

Derek lo guardò accigliato, mentre rimetteva a posto l’asciugamano.

“Solo quest’anno, tra me e te, abbiamo rischiato di morire tredici volte,” spiegò con determinazione, scendendo un gradino più in basso.

“Non ha molto senso quello che dici,” rispose Derek continuando a guardarlo stranito.

“Ho rischiato di morire cinque volte,” disse esasperato, “Ho rischiato di perderti otto volte,” allargò le braccia. Poi fece un lungo respiro per calmarsi e guardò Derek fisso negli occhi. Lui si era sempre ritenuto una persona diretta, ma c’erano cose che lo rendevano così nervoso da farlo tergiversare a lungo e farlo nuotare attorno al punto senza mai raggiungerlo.

“Voglio stare con te,” ammise alla fine, e finalmente Derek lo osservò con un certo guardingo stupore, “Lo voglio così tanto, Derek,” la sua voce alla fine si incrinò appena.

Stiles,” iniziò a dire Derek, ma lui lo interruppe. Non voleva saperne di farsi di nuovo raggirare dalle parole e dagli atteggiamenti di autosacrificio di Derek.

“No, ascoltami!” alzò le mani davanti a sé, per fermarlo, “Ogni volta mi racconti queste cazzate sulla mia età, sulla tua età, sul fatto che possa essere pericoloso,” si indicò, “Be’, ti sembra che la mia vita sia una passeggiata adesso? Ho rischiato di morire cinque volte in un anno, e nessun adolescente umano che conosco fa una vita come la mia.”

“E la storia dell’età?” fece un gesto della mano come per indicare sia se stesso che Derek, “Non me ne frega un cazzo! Potremmo morire domani e io avrei aspettato inutilmente di arrivare alla maggiore età.”

“Sei volte,” sussurrò Derek, voltando la testa verso un punto indefinito oltre la sua spalla.

Stiles rimase interdetto, aprì la bocca, poi si bloccò e la richiuse. Fantastico, lui aveva parlato e, come sempre, invece di ascoltarlo Derek stava avendo un dialogo interiore con se stesso e non lo stava seguendo per niente, “Come?”

“Stai contando solo gli eventi soprannaturali,” spiegò Derek stringendo i pugni, “Ma a gennaio quest’anno hai avuto un incidente con la jeep.”

Mentre il significato nascosto dietro il discorso di Derek si faceva strada nel suo cervello annebbiato dall’adrenalina, Stiles emise un lamento. Voleva prenderlo a pugni. Voleva prenderlo a pugni e poi baciargli la bocca, mordergli le labbra, infilargli la lingua in gola e succhiargli via l’anima. Derek aveva tenuto il conto.

D’un tratto se lo ritrovò vicino, che lo guardava con quegli occhi incomprensibili. Lui era ancora sui gradini del patio, quindi Derek lo stava osservando dal basso e gli sembrava vulnerabile in una maniera che gli faceva venire voglia di stringerselo al petto e tenerlo a sé per sempre.

“Dimmi che sarà sempre così,” gli sussurrò Derek, aprendo e chiudendo le mani, come se non sapesse cosa farci.

“Così come?” domandò, chiedendosi se per caso la conversazione fosse andata avanti mentre lui pensava a far diventare Derek stupido a suon di baci.

“Se io adesso ti bacio,” disse Derek all’improvviso, e lui non era affatto preparato ad un cedimento simile, se il versetto entusiasta che aveva fatto era di qualche indicazione, “Promettimi che quando farò qualcosa che non ti piace, il tuo primo istinto sarà sempre quello di prendermi a pugni e farmi rinsavire,” concluse Derek. Poi infine dovette essersi deciso con quelle mani, perché di colpo Stiles se le ritrovò sui fianchi.

Cristo, ho parlato ad alta voce, vero?”

Derek sollevò appena un angolo della bocca e per un attimo Stiles penso che lo stava guardando un po’ come se fosse la maledetta luna, “Vieni qui,” sussurrò Derek, facendo un altro passo verso di lui. Stiles non aveva abbastanza spazio per scendere l’ultimo gradino, quindi l’unico modo per avvicinarglisi di più era portargli le braccia attorno alle spalle. Lo fece.

Derek sollevò il viso verso di lui, avvicinando le labbra al suo mento. Stiles gliele guardò e pensò incoerentemente che erano meravigliose e sembravano morbide, circondate dalla barba. Inclinò la testa verso il basso, avvicinandoglisi anche lui. Vide con la coda degli occhi Derek chiudere le palpebre e lo imitò.

Sentì i pollici di Derek che gli affondavano nei fianchi, come per fermarlo, un attimo prima che si abbassasse del tutto su di lui. “Prometti,” mormorò Derek, e Stiles fu attraversato da un brivido, nel notare che il suono era stato attutito dalle sue labbra.

“Derek,” lo chiamò, incapace di concentrarsi su quello che gli stava chiedendo e desideroso soltanto di affondare finalmente nella sua bocca.

“Prometti,” sussurrò di nuovo Derek muovendo appena la testa così che la sua barba gli solleticò il mento.

“Va bene, va bene,” si affrettò ad acconsentire, “Te lo prometto.”

Ebbe appena il tempo di pronunciare l’ultima sillaba, prima che Derek annullasse lo spazio tra le loro bocche. Fu quasi sorpreso, nonostante tutto, perché aveva lo aveva desiderato così tanto, per così tanto tempo, che la sua mente non riusciva a raccapezzarsi all’idea che stesse succedendo davvero.

Derek lo baciò come se volesse inglobarlo, gli circondò i fianchi con le braccia, portandolo incredibilmente ancora più vicino, gli leccò il labbro inferiore con la lingua, poi cercò la sua e Stiles tremò come se fosse stato percorso da una scossa elettrica. Quando alla fine si separarono per prendere fiato, Derek gli mordicchiò il lato della mascella e poi lo delineò con la lingua, per poi tornare alla sua bocca e baciarlo a labbra chiuse. Fu Stiles, dopo qualche minuto, ad approfondire il bacio di nuovo, accarezzandogli il collo con le mani.

“Uoah,” sussurrò Stiles quando si separarono di nuovo. Si sentiva le labbra gonfie e il mento gli pizzicava e, pensò con soddisfazione, sarebbe stato davvero fantastico se avesse avuto delle bruciature da barba. Derek lo stava guardando di nuovo con gli occhi sinceri e pieni di fiducia e a Stiles si riempì il cuore. Era quello lo sguardo che gli sarebbe venuto sempre in mente, da quel momento in poi, quando pensava a Derek.

Gli tracciò con i polpastrelli gli angoli della bocca, il naso, la fronte. Derek si sollevò di nuovo per stampargli un bacio sulle labbra e poi, inaspettatamente, si ritrovò faccia a faccia con il sorriso più mozzafiato che avesse mai visto. Durò solo un secondo, nemmeno il tempo di ritrovare le proprie capacità intellettive, poi Derek gli affondò il viso nel collo, strofinandoglisi addosso.

“Ti rivoluzionerò l’esistenza,” sussurrò Stiles contro la sua tempia, e poi gli ricoprì di baci la tempia, la guancia, la mandibola.

“È una minaccia?” gli chiese Derek, la voce divertita attutita dalla gola di Stiles.

“Puoi giurarci,” lo rassicurò Stiles, sollevandogli il mento per baciarlo di nuovo.

-

Stiles scese dalla jeep e si fermò per qualche minuto davanti al portone del condominio dove viveva Derek, rigirandosi le chiavi della macchina tra le mani. Quella mattina avevano promesso a Derek che se avessero ottenuto delle informazioni gliele avrebbero riferite, e lui era lì per mantenere la promessa. Che Derek fosse in sé o no, Stiles glielo aveva detto guardandolo negli occhi e non avrebbe mai tradito la sua fiducia. Solo, aveva paura di quello che Derek gli avrebbe detto e quella giornata era già stata abbastanza difficile, con tutti i dubbi che gli si erano insinuati nella mente e il litigio con Scott.

Facendosi forza e camminando a grandi falcate verso l’ascensore, si disse che non sarebbe stata la prima volta che Derek gli faceva del male. Poteva sopportarlo, lo stava facendo per lui.

Quando Derek aprì la porta del loft, l’espressione con cui lo accolse gareggiava con quella che aveva stampata in viso quando gli aveva detto che gli avrebbe squarciato la gola con i suoi stessi denti: fronte aggrottata, sopracciglia strette tra loro e linea della mascella dura. A giudicare dagli occhi con cui lo guardava, stava pensando ad un’altra maniera fantasiosa e violenta per ucciderlo, o quantomeno per minacciarlo. Stiles si sentì il cuore piombargli nello stomaco, mentre si ricordava di quando Derek lo osservava con gli occhi pieni di fiducia sul patio di casa Hale, o con il mento appoggiato sul suo petto quando erano sdraiati sul letto del loft.

“Che vuoi, Stiles?” domandò Derek vedendolo tentennare.

“Ehi,” rispose, ostentando una finta allegria, “Sono venuto a, uhm, vedere come stavi.”

Era vero, anche se era stata una frase blaterata sotto l’influsso dell’ansia e nel tentativo di alleggerire un po’ l’atmosfera. Voleva mettere Derek al corrente dei fatti, ma voleva anche assicurarsi che stesse bene ed aveva detto a Scott che sarebbe stato lui ad assumersi l’ingrato compito di infilarsi nella tana del lupo incazzato solo per potersene accertare di persone. Era il suo Derek, quello.

“Come sta Kira?” chiese Derek cupo, in tutta risposta, ignorando completamente il suo interesse per lui.

Ohi, questo faceva male.

“Sta bene,” rispose sospirando, “L’abbiamo riportata a casa. Vuoi davvero parlarne sul pianerottolo, amico?” ribatté Stiles, visto che Derek sembrava non avere nessuna intenzione di farlo entrare. Che problemi avevano quel giorno gli Hale con l’ospitalità?

“Perché non è venuto Scott?” domandò Derek facendolo entrare. Poi, senza aspettare una risposta, mentre era ancora di spalle e gli faceva strada dentro il loft, gli chiese, “Che vi ha detto Peter?”

“Abbiamo scoperto chi ha lanciato l’incantesimo,” disse Stiles, ripassando a mente le informazioni che avevano raccolto quel giorno. Derek gli lanciò un’occhiata interrogativa. Che ne era stato della comunicazione tra lui e Derek?

“È stata una nostra compagna di classe,” spiegò.

“C’è una strega nella vostra scuola?” domandò Derek, lasciando trasparire un po’ di preoccupazione nella voce.

“No, no,” gli rispose muovendo le mani in senso di diniego, “Ha cercato l’incantesimo sul dannato Google e ha seguito un procedimento banalissimo, ma a quanto pare casa sua si trova su un cazzutissimo cimitero degli angeli caduti, un antico luogo magico, e questo ha attivato l’incantesimo in modo del tutto casuale.”

“Il cimitero irlandese?” intervenne Derek e Stiles annuì.

“Tra l’altro, Kira ha regalato una penna a questa Margaret quando è stata a casa sua, e quindi l’incantesimo si è concentrato su Kira anziché su di lei.”

“Kira non mi aveva detto di essere stata da quelle parti, strano,” disse Derek, come sovrappensiero. Stiles si domandò quale fosse l’esatto funzionamento di quell’incantesimo. Derek aveva dei ricordi di sé e Kira? Erano fondati su ricordi reali o erano del tutto stati creati dall’incantesimo? E di Stiles che ne era stato?

“Aspetta, qual era l’intento esatto dell’incantesimo? Qualcosa non quadra, perché Kira si è dimenticata di me?" gli domandò Derek. E, nonostante stesse cercando di essere il più impassibile possibile, Stiles poteva vedere che la situazione lo stesse mettendo a disagio.

“Derek,” Stiles prese un sospiro e si massaggiò le tempie, “Sei tu quello colpito dall’incantesimo,” e prima lo capisci, prima forse riusciamo ad arrivare da qualche parte, aggiunse mentalmente. In tutta risposta, Derek gli ringhiò contro.

“No, no, davvero,” Stiles si indicò il petto, per farlo concentrare sul suo battito e convincerlo che non mentiva, “Sei tu quello colpito dall’incantesimo.”

“Non cercare di confondermi le idee, Stiles,” ringhiò di nuovo Derek avvicinandoglisi minaccioso.

“Derek, Kira sta con Scott,” insisté, guardandolo negli occhi e continuando ad indicarsi all’altezza del cuore. Derek lo spinse contro il muro e Stiles gemette.

Voleva tornare a casa, addormentarsi e scoprire che tutto era stato un brutto sogno, perché il rapporto tra lui e Derek era tornato indietro di anni. E l’ultima volta che si era trovato in quella posizione con Derek era stato per motivi molto, molto più piacevoli. Erano le stesse persone, nella stessa posizione, ma con sentimenti completamente diversi. Stiles realizzò che forse sarebbe stata l'unica occasione che avrebbe avuto di avere Derel così vicino da sentire il suo fiato sulle labbra.

“Non ho paura di te,” gli disse, “Puoi minacciarmi quanto vuoi, ma accanirti contro l’incantesimo non ti aiuterà a tornare te stesso,” concluse battendogli il dorso della mano sulla spalla. Derek guardò la sua mano come se il solo contatto con Stiles fosse un affronto e Stiles abbassò per un attimo lo sguardo, ripensando alle volte in cui avevano guardato un film stesi insieme sul divano, alle volte in cui Derek lo cercava inconsciamente nel sonno, a quando gli aveva messo della crema solare sulle spalle, prendendolo in giro senza pietà, dopo che con Scott si erano allenati a lacrosse sotto il sole cocente.

“Ti fidi di me, Derek?” chiese d’un tratto, sollevando lo sguardo e ancorandolo a quello di Derek, con tono del tutto serio. L’espressione di Derek non si ammorbidì, e per qualche secondo lo tenne ancora contro il muro, come per valutarlo. Non rispose, ma lo lasciò andare e gli diede le spalle. Stiles lo prese come un no.

“Vattene, Stiles,” gli ordinò, senza girarsi verso di lui. Senza dire una parola, Stiles obbedì.

-

Quando Stiles si svegliò il giorno dopo, la prima cosa che decise di fare fu mandare un messaggio a Lydia.

Ho avuto quest’incubo, in cui il mio ragazzo era innamorato di un’altra persona e io litigavo col mio migliore amico. Mi sono svegliato?

La risposta arrivò velocemente.

Mi dispiace :(

Sospirò e si alzò dal letto. Non ci aveva creduto nemmeno per un secondo alla storia del brutto sogno. Il suo telefono vibrò di nuovo.

Io e Margaret ti aspetteremo da me tra quaranta minuti. Andiamo a capire come riattivare la tua vita sessuale ;)

Stiles sbuffò, ridendo, e andò a lavarsi per prepararsi e andare a prendere le ragazze. Si incontrarono con Scott e Kira davanti allo studio di Deaton.

“È già arrivato, ci aspetta dentro,” comunicò Scott. Appena entrati nella sala d’aspetto, raccontarono in breve a Deaton quanto avevano scoperto dalla visita a Peter. Deaton annuiva durante il loro racconto, segno che quanto stavano dicendo per lui aveva senso, quindi potevano almeno dire di non essere stati raggirati da Peter. Margaret, seduta su una delle sedie di plastica, tra Kira e Lydia, li ascoltava con gli occhi spalancati, come se non sapesse se essere incredibilmente eccitata o spaventata da quello che stavano dicendo.

“Quindi tu hai lanciato l’incantesimo,” disse Deaton rivolgendosi a Margaret, che arrossì.

Lei annuì con la testa e si affrettò ad aggiungere, “Non volevo fare danni.”

“Ti crediamo, Margaret,” la rassicurò Deaton con tono conciliante, “Hai notato qualcosa di strano nell’eseguire l’incantesimo?”

Lei sollevò gli occhi, pensierosa, e Deaton la invitò a prendersi qualche secondo e pensarci bene.

“Alla fine dalla penna è comparsa una scintilla,” rispose e Deaton annuì, “E poi,” si interruppe, “No, okay, non so quanto possa essere rilevante, ma,” sollevò la mano sinistra, “Le istruzioni dicevano di usare la mano del potere per accendere l’incenso e il carbone, e io ho usato la mano sinistra, ma è stato molto scomodo.”

“La mano del potere di solito è quella che usi per scrivere e per compiere la maggior parte dei gesti,” spiegò Deaton, “Sei mancina?”

Lei scosse la testa, “Sono ambidestra.”

“Metti le mani palmo contro palmo e poi intreccia le dita,” la istruì Deaton, e lei eseguì, “Vedi? Il tuo pollice destro sta sopra il pollice sinistro, significa che la destra è la tua mano del potere.”

Lei si guardò le mani interdetta, sembrava quasi che le vedesse per la prima volta, “Potrebbe avere influito?”

“Visto che hai usato una penna che non ti apparteneva, usando l’altra mano hai probabilmente fatto dono dell’incantesimo a Kira, che era la proprietaria dell’oggetto usato,” rivelò Deaton, “E quindi l’incantesimo ha cercato tra la cerchia di Kira una persona che corrispondesse al tuo desiderio.”

“Inoltre,” disse poi, lanciando un’occhiata d’intesa agli altri, “Forse l’incantesimo ha avuto effetto solo perché erano coinvolte due persone con determinate caratteristiche.”

Creature magiche, dedusse Stiles. Una kitsune e un lupo mannaro. C’era una possibilità che, se Margaret avesse beccato la mano giusta, tutto ciò non sarebbe successo. O sarebbe successo a qualcun altro, pensò, e forse era meglio così. Almeno loro sapevano come reagire di fronte agli scherzi del sovrannaturale. Più o meno.

“E come facciamo a spezzare l’incantesimo?” intervenne Kira, mentre Scott, in piedi accanto a lei, sembrava essere in silenzio stampa, “Peter ha detto che potrebbe bastare un bacio del vero amore.”

Stiles roteò gli occhi. Se avesse sentito di nuovo quella combinazione di parole avrebbe vomitato. La sua vita era diventata la storia di Biancaneve.

Deaton annuì, “Potrebbe, in questo tipo di incantesimi la magia lavora molto sulla psiche, diciamo,” si picchiettò un labbro con un dito, “Sapete se per caso Derek ha una fidanzata o qualcosa del genere?”

Stiles si schiaffò un palmo sul viso, prima o poi si sarebbe causato un danno cerebrale. Sollevò una mano, come per dire “Presente,” dopo che tutti si furono voltati a guardarlo, “Sì, sì, per favore, velocizziamo la parte imbarazzante.”

“Questa è nuova,” disse Deaton continuando a restare impassibile, nonostante la manifestazione di stupore.

“Il bacio non ha funzionato,” si affrettò a dire Stiles.

“È successo prima o dopo la luna nuova?” chiese Deaton incrociando le braccia.

“Prima,” rispose Stiles senza pensarci, “Dopo Derek non sarebbe stato molto incline.”

“A questo proposito,” continuò poi Stiles, dando voce ad una domanda che gli gironzolava da un pezzo per la mente, “Credevo che la magia non potesse creare sentimenti così, dal nulla, che dovesse agire su delle basi,” spiegò, e, da come lo stava guardando, capì che Kira era riuscita a intuire la domanda dettata dalla sua insicurezza.

“Infatti,” Deaton assentì, “Ma in questo caso è presto detto: i sentimenti di Derek per Kira non sono nati dal nulla,” Scott e Stiles lanciarono delle occhiate ad una Kira rossa d’imbarazzo, “È probabile che dei sentimenti già esistenti siano solo stati deviati verso Kira.”

Tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo. Se non si fossero saltati addosso a vicenda prima della fine di quella storia, sarebbe stato un puro miracolo.

“Derek si ricorda di te?” gli domandò Deaton, e lui annuì.

“Cioè, sa chi sono, ma non ha dato segni di ricordarsi…” fece un gesto vago, “Del resto.”

“Dovete capire come l’incantesimo ha agito sulla sua mente,” spiegò Deaton, “Se il tuo posto nella sua vita è stato rimpiazzato da Kira, se ha creato dei ricordi nuovi…”

“Oh, sì, buona fortuna,” rispose Stiles con una risata amara, “Ieri sera sembrava più incline a squarciarmi la gola, non credo abbia molta voglia di confidarmi le sue pene d’amore. Mi maltrattava come ai tempi migliori.”

“Sei stato da lui ieri?” gli chiese Lydia, e lui rispose con un cenno della testa.

“Be’,” esordì Deaton, “Questo a dire il vero potrebbe essere positivo.”

“In che modo?” domandò di nuovo Lydia, mentre lui si lasciava cadere sulla sedia accanto a lei. Questa voleva sentirla. Come poteva essere positivo che Derek volesse aprirlo in due e senza doppio senso sessuale nascosto?

“Se l’incantesimo ha riportato il rapporto tra Stiles e Derek agli inizi, cancellando i ricordi di Derek relativi alla loro relazione, potrebbe significare che la magia vede Stiles come una minaccia alla buona riuscita dell’incantesimo stesso.”

Stiles spalancò la bocca. Quella era… l’informazione più contortamente confortante che avesse ricevuto in due giorni. Il fatto che adesso la sua sola esistenza sembrasse essere motivo di irritazione per Derek, poteva significare al contrario che Derek fosse davvero innamorato di lui. Grandioso.

“Ad ogni modo,” riprese il filo del discorso Deaton, “Potrebbero esserci due teorie per spiegare perché il bacio non abbia spezzato l’incantesimo. Per prima cosa, questo ha iniziato ad agire nella sua vera natura solo dopo la luna nuova.”

Ovvio, pensò Stiles, la sua speranza di avere altre informazioni confortanti si era subito dissipata.

“Non ci sono speranze che questo Derek voglia provare a baciarmi di nuovo,” disse incrociando le braccia. E non stava tenendo il broncio.

“È lo stesso Derek di prima,” gli disse Lydia, “Se lo hai convinto a farlo la prima volta, potrai riuscirci di nuovo.” Stiles le fu grato per la fiducia che aveva in lui e Derek.

“Sembra che in tutto questo debba esserci un ma,” intervenne Scott. Oh, non era diventato muto, allora, “Qual è la seconda teoria?”

Deaton guardò il cielo fuori dalla finestra, “La prossima sarà una luna piena al perigeo,” rispose, e tutti lo guardarono in maniera interrogativa.

“Significa che la luna sarà alla distanza minima dalla terra,” disse Lydia, “Una super luna.”

“Molto bene, Lydia,” annuì Deaton, “Sarà una super luna o luna gigante, è un fenomeno che si verifica poche volte l’anno.”

“Credevo che la distanza tra la terra e la luna fosse sempre la stessa e che fosse tutto un effetto ottico,” si intromise Stiles, pensando ad una discussione che lui e Derek avevano avuto mesi prima davanti alla casa degli Hale.

“Quando a distanza di poche ore la luna ti sembra più grande o più piccola, è colpa dell’effetto ottico, sì,” confermò Deaton, “Ma l’orbita della luna attorno alla terra è ellittica, ci sono dei periodi in cui è effettivamente più vicina.”

“Nelle istruzioni che ho seguito, si diceva che sarebbe stato preferibile effettuare l’incantesimo quando la luna era crescente,” ammise timidamente Margaret.

“Sì, gli incantesimi d’amore funzionano meglio quando la luna è in divenire,” spiegò Deaton, “Quando la Luna, la Terra ed il Sole sono quasi in linea retta, il fenomeno viene detto sizigia, che significa unito, accoppiato, per questo ha influenza proprio su questo tipo di incantesimi.”

“Sizigos in greco moderno significa coniuge,” intervenne Scott, e per un attimo tutti lo guardarono a bocca spalancata, “Che c’è?” chiese facendo spallucce in segno di difesa, “Anche io posso sapere cose del tutto casuali che voi non sapete.”

Stiles sorrise. Scott era sempre il solito.

“In filosofia il concetto di sizigia è anche associato agli opposti che si attraggono, l’unione di ciò che dovrebbe essere del tutto impossibile da unire,” intervenne Lydia, interrompendo il momento di gloria di Scott, “E credo proprio che sia questo il caso,” aggiunse guardando Stiles con un sorrisetto ironico. Se non erano opposti lui e Derek.

“Sì, la sizigia indica la completezza, la compensazione, l’unione psicologica, fisica, sociale in nome, per quanto banale possa suonare, dell’amore,” spiegò Deaton e Stiles si sentì girare la testa. Tutto iniziava a suonare molto confuso.

“Può essere anche una metafora sessuale, o dell’amore sessuale,” sussurrò Lydia, battendogli una mano sul ginocchio. Lui arrossì.

“E cosa c’entra tutto questo con noi?” domandò Scott, roteando gli occhi.

“La luna alla sua piena potenza potrebbe rafforzare particolarmente gli incantesimi d’amore,” rispose Deaton, “Ma, allo stesso tempo, potrebbe favorire la ricerca di compensazione, e quindi ricongiungere gli amanti, se destinati.”

“Mi pare di capire che debba fare qualcosa io, in tutto questo,” disse quindi Stiles, massaggiandosi le tempie. Si sentiva già un gran mal di testa, “Non esiste un controincantesimo? Una pozione?”

“Farò delle ricerche,” rispose Deaton, “Ma data la semplicità della magia, la poca esperienza della strega,” Margaret fece un versetto nel sentirsi chiamare strega, “E l’influenza benevola che potrebbe avere la luna, è plausibile che il metodo tradizionale funzioni.”

Stiles lo guardo interrogativo.

“Credo intenda il bacio,” gli disse Kira, e a lui sembrò che fosse molto affezionata all’idea della soluzione romantica.

“Oh, certo, sarà come bere un bicchier d’acqua,” rispose ironico.

“Potrebbe volerci qualcosa di più profondo,” riprese Deaton, e Stiles gli lanciò un’occhiataccia, “In senso psicologico. Potresti doverlo fare innamorare di nuovo.”

Oh, certo, perché la prima volta lo aveva fatto apposta. Aveva creato un piano, con tanto di mappe e grafici.

“E se non fossimo amanti destinati e la luna e il perigeo ci facessero un baffo?” domandò infine.

“Passeremo alle alternative,” lo rassicurò Deaton, “Ma dopo la luna sizigia al perigeo.”

-




Note finali: Come dicevo a Graffias, quel poco di scholar che è rimasto in me, mi impone un minimo di bibliografia per questo capitolo XD

Dunque, come scoprire la “mano del potere” l’ho trovato pure gironzolando su internet, mentre altre cose me le sono inventate di sana pianta.

Gli “angeli caduti” sono legati al mito irlandese dei Tuath De Danan e ne parla Yeats in una raccolta che in italiano ha il titolo di “Fiabe irlandesi”. Io ho girato un po’ la cosa come mi pareva.

Per quanto riguarda la luna sizigia, ammetto di aver usato principalmente Wikipedia. Poi blablavo con una mia amica su tutta questa storia e lei, che è mezza greca, mi ha detto “non so di cosa tu stia parlando, ma in greco sizigos significa coniuge” e io mi sono illuminata. La sizigia ho scoperto che esiste davvero anche in filosofia, in Jung (il concetto di opposti che si attraggono, come yin e yang) e in particolare ho riso molto scoprendo che il concetto è presente in un filosofo russo, che si chiama Vladimir Sergeevič Solov’ev e mi sono messa a cercare fonti in russo, che ho bellamente distorto a mio piacimento, perché a un certo punto si iniziava a parlare di Gesù Cristo e non mi pareva il caso. Ad ogni modo, cercando sui motori di ricerca russi il filosofo in questione, viene definito il “filosofo dell’amore” e viene citato qua e là nei siti di aforismi rrrromantici, quindi okay. Era destino.

Fine della bibliografia :D non è tutto scientificamente provato quello che dico, ripeto che l’ho un po’ distorto, all’occorrenza, ma :D




Ah!
Cosa importanterrima: La prossima luna sizigia al perigeo è domani notte! Ho faticato per finire il capitolo entro il 10, e poi ho dimenticato di dirlo! Guardatela, soprattutto se quando sorge siete nei pressi del mare! Il mese scorso era quasi al perigeo ed io ero al mare, è stato uno spettacolo, all'alba lunare era anche rossa!
   
 
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