* capitolo 3 *
Quella sera Harry era un ciocco di legno mentre si trascinava rigido e
nervoso
al settimo piano verso la Stanza delle Necessità.
Davanti alla porta si fermò, sospirando per allentare la
tensione, abbassò la
maniglia e si fiondò dentro alla Stanza.
La porta si chiuse alle sue spalle e si trovò inghiottito
nell'oscurità.
Poi, una leggera sfera di flebile luce viola gli si
avvicinò, volteggiandogli
intorno alla testa. Gli bastò soffiarci sopra divertito e
toccarla con un dito
perchè la luce si diffuse in tutta la sala rivelando, al
centro della Stanza,
due poltrone di pelle nero-viola posizionate in modo che si guardassero
e un
tavolo tondo di legno scuro a separarle. Su una delle due poltrone
stava Draco
Malfoy, con un sorriso vagamente malizioso che Harry non gli aveva mai
visto,
ma che, da adesso, avrebbe voluto sempre per sè.
"Potter! Siediti, dai! Sei in ritardo, quindi è meglio che
cominciamo
subito"
Harry si sedette, guardando in tutte le direzioni tranne di fronte a
sè, prese
carta e penna per scrivere il Tema di Pozioni, che avrebbe consegnato
l'indomani, sugli 'usi dei funghi nelle Pozioni'.
Dopo non molto, scoprì che erano almeno 5 volte in meno di 5
minuti che si era
messo a fissare il biondo. Cercò di concentrarsi su tutto
ciò che non
appartenesse a Draco, ma ogni volta trovava qualcosa che non gli aveva
mai
visto: il modo in cui giocherellava con la piuma mentre rifletteva, in
cui si
mordeva inconsciamente il labbro concentrandosi, le ciocche di capelli
che gli
ricadevano davanti agli occhi nella furia di scrivere.
Alla fine, dopo aver studiato tutta la figura del compagno di scuola,
pensò che
forse avrebbe potuto sentirsi osservato e lui, dopotutto, era
solo a metà
della sua relazione.
Ormai era più di un'ora che erano lì e il Grifone
si stupì di quanto
relativamente si era controllato dal gettarsi sul ragazzo davanti a lui
(e non
per picchiarlo ^_^).
Poi sentì un formicolio alla nuca, che non aveva niente a
che fare con la
situazione in cui si trovava, e un brivido partì su tutta la
spina dorsale.
Poi...una sensazione indecifrabile. Come...come se...il suo
sangue...stesse...ribollendo.
La piuma gli cadde dalle mani ricadendo sulla pergamena, facendo alzare
lo
sguardo al biondo che spalancò gli occhi allarmato e, se
possibile, spaventato.
"Che hai? Potter? Stai be-?"
Non potè finire la frase che si ritrovò le labbra
del Grifondoro incollate alle
sue, in un bacio feroce, violento e passionale. Le mani di Harry gli
strattonavano i vestiti, tenendolo ancorato alla poltrona. Draco, che
aveva
socchiuso gli occhi, li spalancò scoprendo che quelli
dell'altro erano aperti e
lo stavano fissando mangiandoselo, senza una traccia di amore,
scioccandolo.
Poi Harry si riscosse staccandosi dal corpo dell'altro e fuggendo dalla
stanza.
Draco ci mise un po' ad uscire dal trance in cui si era ritrovato. Era
rimasto
impotente. Troppo scosso da quello che era successo. Da un lato era
compiaciuto
e molto stupito, però...c'era qualcosa di strano.
Raccolse tutte le sue cose e il tema mezzo scritto di Harry ed
uscì dalla
Stanza, con l'intento di raccontare tutto ai suoi amici il mattino
seguente.
Harry passò la notte rigirandosi nel letto. Non
riusciva a non pensare a
Draco. Sentiva ancora il suo profumo addosso che lo inebriava, e non
c'era
niente da fare, quel biondo era ormai diventato una vera e propria
droga per
lui. Impossibile resistere, una volta provato non riusciva
più a farne a meno.
Sarebbe voluto tornare da lui, tormentarlo di baci e carezze infinite
fino a
che non l'avrebbe pregato di fermarsi, cosa che comunque non avrebbe
fatto.
Voleva amarlo e voleva ferirlo.
Ancora...e ancora...
Poi si addormentò cullato da quei pensieri alimentati dal
fatto che il biondo,
dopotutto, non l'aveva scacciato, anzi era proprio il contrario.
E ancora una volta si trovò ad assistere a quella litania in
Serpentese che
ormai non faceva altro che farlo stare bene. Era quasi conciliante. Una
certezza tra tutta quella confusione in cui ormai viveva.
Il mattino seguente Harry si svegliò di soprassalto. In un
attimo gli vennero
in mente l'elucubrazioni della sera precedente e fu terrorizzato da se
stesso.
Furono un'ulteriore conferma del fatto che avrebbe dovuto raccontare
tutto agli
amici per cercare di capirci qualcosa.
Si preparò in fretta, con l'intenzione di aspettare Ron e
Hermione in Sala
Comune per raccontare loro tutto nel modo migliore, cercando di essere
obbiettivo e di non farli preoccupare troppo.
Si ricordò di aver dimenticato la relazione per Lumacorno nella
Stanza delle
Necessità, ma al momento aveva cose più
importanti a cui pensare e non gli
importava neanche di ricevere una punizione. Poi vide i due amici
scendere le
scale del Dormitorio e li fermò.
"Ragazzi, ho una cosa importante da dirvi" bastò vedere il
suo volto
serio per farli preoccupare e sedere per prestare maggior attenzione
all'amico.
Harry cominciò a raccontare loro del sogno che lo
ossessionava e subito
Hermione lo fermò scandalizzata
"Cioè, tu sogni ricorrentemente questo da MESI e non ce
l'avevi ancora
detto? E cosa aspettavi?"
"Aspettavo delle conseguenze. E...forse l'ho pure avute ma...non
so...è
tutto così strano! Vedete io..."
-ecco- pensò Harry -è giunto il momento di dirgli
di Draco.
"Io...ecco, è da un po' di tempo, un bel po' di tempo, che
io...provo...una specie di attrazione per..."
"Malfoy" disse Hermione facendo sobbalzare Ron
"Sì. Beh, in realtà sono proprio cotto!" disse
grattandosi
imbarazzato la nuca
"Già. Lo immaginavo visto il tuo fin troppo particolare e
maniacale
interesse nei suoi confronti"
Ron, che ovviamente sospettava già qualcosa vista la
rapidità con cui aveva
digerito la confessione, si decise a parlare
"E...e da quanto tempo sei..."
"è più di un anno che ne sono innamorato"
"Sì" fece Hermione "Ma questo che c'entra con il sogno?"
"NIENTE. Ma ieri è successa una cosa strana e allora ho
preferito dirvi
tutto subito. Ieri sera ero nella Stanza delle Necessità con
Draco e-"
non potè continuare che sentì un botto e vide Ron
che era caduto dalla poltrona
"Cooosaa??"
Harry arrossì di colpo guardandosi furtivamente intorno per
accertarsi che
nessuno stesse origliando "N-NO! Non è come pensate. Eravamo
lì solo per
STUDIARE! Sapete, le coppie studio"
"Si certo, solo per studiare nella Stanza delle Necessità,
utile solo
per cose losche come l'ES o per inaspettate fughe d'amore" ironizzarono
i
due
"E invece è così. Stavamo solo studiando, e
andava tutto alla perfezione
fino a che..."
Così cominciò a raccontare per filo e per segno
tutte le sensazioni che aveva
provato, ciò che aveva fatto e pensato (non pensate male ;
P) fino a quella mattina.
Al termine del racconto particolareggiato i due amici erano
terrorizzati e non
riuscirono a mettere insieme due parole.
Quello del racconto non poteva
essere l'Harry che conoscevano e
se lo fosse, cosa impossibile, era riuscito a mascherarsi fin troppo
bene.
Nonostante tutto quello che il Prescelto aveva passato, in vita sua MAI
aveva
anche solo pensato di fare del male neanche a
Voldemort o a Bellatrix e
MAI avrebbe pensato di farne proprio a Draco di cui era innamorato.
"è questo che più mi spaventa" terminò
Harry "è folle,
sbagliato, non mi sembro più io. Un attimo prima
sono il solito Harry e
l'attimo dopo divento un...un corpo dagli istinti di un animale"
Altro silenzio che fu Hermione a rompere
"Non preoccuparti. Ora andiamo a mangiare. Non ci pensare. Io intanto
farò
qualche ricerca in biblioteca. Non preoccuparti Harry, riusciremo a
venirne a
capo!"
Intanto al tavolo dei Serpeverde in Sala Grande...
"E comunque...PRINCIPESSA..." fece Draco rivolto a
Zabini
"Eh? Come principessa? Non mi pare che quella sia stata una mossa che
identifichi il NON COBINARE NIENTE"
"Infatti IO non ho combinato niente Principessa Zabini, ha fatto tutto
da
solo! Ed è proprio questo che più mi fa
arrabbiare! Il fatto che abbia preso
proprio lui l'iniziativa per poi scappare. Ma...sembrava un'altra
persona."
"Che vuoi dire?" chiese Pansy interrogativa
"Avete presente Potter? Quello eroico ma che soprattutto non riesce a
spiccicare qualcosa di anche solo vagamente malizioso che subito
abbassa lo
sguardo e arrossisce?"
"Certo"
"Ecco. Dimenticatelo. Prima stavamo studiando tranquillamente. Niente
dialogo, niente occhiate, nessuno piedino o strusciata di qualsiasi
tipo. Lui
mi fissava qualche volta, diciamo ogni 2 minuti, e io ovviamente facevo
finta
di non rendermene minimamente conto. Ha sempre fatto il timido. SEMPRE.
Ma poi,
tutto ad un tratto, s'è bloccato, il suo corpo
tremava, tant'è che pensavo
stesse male. Poi...è come se i suoi occhi si offuscassero.
Si sono incupiti
tanto che il colore dell'iride era quasi completamente nero. E poi...mi
salta
addosso, nel senso letterale del termine, e mi bacia. E non come
potrebbe farlo
il dolce, caro, timido Harry, ma in modo violento...non
che mi
dispiaccia, sia chiaro, ma è...strano..."
"E adesso? Che farai?"
"Sicuramente non sarà questo a fermarmi. Quando
arriverà la posta del
mattino vedrete."
Harry mangiava svogliatamente, non riusciva minimamente a distrarsi o a
giungere a una qualche conclusione. Lo sguardo basso sul piatto, con
l'intento
di non guardare verso Draco che, d'altro canto, lo stava fissando
intensamente.,
Poi vide un gufo avvicinarglisi facendo cadere vicino al suo calice di
succo di
zucca una busta di cui non era scritto il mittente.
La aprì sotto lo sguardo interrogativo degli amici.
Con sua grande sorpresa all'interno c'era il foglio di pergamena con il
suo
compito di Pozioni che qualcuno aveva terminato al posto suo. Lo
passò a
Hermione che guardò il foglio stizzita, Ron geloso. Ma c'era
dell'altro nella
busta. Prese quella che era una lettera scritta con una calligrafia
fina ed
elegante che riconobbe subito.
Buongiorno Potter!
Devo parlarti e credo sia molto importante, per entrambi.
Vediamoci dopo la fine delle lezioni della mattina vicino al Lago Nero,
nella radura a fianco della Foresta Proibita, dove non c'è
mai nessuno.
Vedi di esserci, e sii puntuale.
Mi sembra il minimo che tu possa fare nei confronti di colui che ti ha
salvato da una punizione certa con Lumacorno.
A dopo
D.L.M.
Finito di leggere passò la
lettera a Ron e Hermione.
"Allora? Ti presenterai?"
"Ci dovrò andare. Mi sembra il minimo, è giusto
così e poi, conoscendolo,
non mi darà pace finchè non mi avrà
parlato e troverebbe altri metodi per
farlo."
Così si mise la lettera in tasca mentre si avviava a
lezione. In
fondo sapeva che non ci sarebbe stato niente da spiegare dato
che lui in
primis non sapeva spiegarlo nemmeno a se stesso.