Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lownly    12/08/2014    5 recensioni
Marco Bodt è una matricola del Trost College. Costretto a vivere da solo a causa del trasferimento del proprio compagno di stanza, incapace di farsi amici, la sua vita cambia quando per la prima volta incontra un antipatico ragazzo dagli occhi color ambra.
"Ci siamo già visti da qualche parte?" E potrebbe suonare ridicolo...
Ma questa è la storia di come ho offerto il mio cuore pulsante a Jean Kirschtein.

Traduzione. Prima parte della serie 'Like a Drum'.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Like a Drum'
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Sommario

        Due idioti fanno cose da idioti.
        Perché sono idioti.

 

All the small things
True care truth brings
I'll take one lift
Your ride best trip
Always I know
You'll be at my show
Watching, waiting, commiserating
.....
Keep your head still, I'll be your thrill
The night will go on, my little windmill
-Blink 182 (All the Small Things)
 



Non riuscivo a dormire, dopo che io e Jean ci eravamo messi d'accordo per guardare un film... La mia mente era troppo occupata da altri pensieri, l'eccitazione mi scorreva nelle vene. Quindi feci quello che qualunque altro studente universitario ammalato con un po' di sale in zucca avrebbe fatto: costruii un fortino con le lenzuola. Ammetterò che era un po' misero come fortino; era composto principalmente da lenzuola che pendevano dal letto superiore e ricadevano su quello inferiore come tende. Ma hey – in mia difesa c'è da dire che ero incredibilmente malato.

Una volta terminato il mio penoso fortino, decisi che una doccia calda mi avrebbe fatto bene, ma appena rientrai dal bagno (i bagni comuni dei dormitori erano decisamente apprezzabili: non dovevo pulirli e non dovevo comprare la carta igienica) mi ritrovai nella condizione di non sapere come passare il tempo che restava. Scorsi i canali della TV, ma non c'era niente di interessante. Essere malati era terribilmente noioso.

Alla fine, il mio corpo indebolito collassò intorno a mezzogiorno. E non mi svegliai finché -

“Toc Toc!”

Sembrava che i miei occhi fossero stati sigillati, e con un tremendo sforzo, ne aprì uno. Non potevo vedere altro che oscurità e lenzuola, e per diversi secondi fui confuso e disorientato. Non avevo idea di cosa stesse accadendo. Ma poi ricordai...
Jean?
“Sei già morto?” urlò dall'altro capo della porta, e lentamente scivolai dal letto. Sibilai il mio disappunto quando i miei piedi scalzi entrarono in contatto con il pavimento freddo, ma fui contento di notare che il mio mal di testa era considerevolmente diminuito. Raggiunsi la porta senza neanche preoccuparmi del fatto che avessi addosso solo i miei boxer e una maglietta. Eravamo entrambi ragazzi e dubitavo che avrebbe messo Jean a disagio.
Come volevasi dimostrare, avevo ragione; quando aprii la porta e sbattei le palpebre ripetutamente per permettere ai miei occhi di abituarsi all'improvviso flusso di luce proveniente dal corridoio, portandomi una mano agli occhi per sfregare via il sonno, la prima cosa che disse fu “Bei capelli.”

Mi ci volle diverso tempo, speso sbattendo gli occhi e fissandolo e cercando di concentrarmi, prima che fossi in in grado di registrare la visione difronte a me: Jean, nei suoi skinny jeans e una larga t-shirt a maniche lunghe, un sorrisetto e due sacchetti di carta di Panera, uno per ogni mano.

“Io... Ehm. Sembra più che semplice zuppa.” Dissi, gli occhi fissi sul cibo.
“Beh, sì. Perché non hai mangiato niente oggi, vero?”
Non ebbi bisogno di rispondere, il mio stomaco lo fece per me: con un lungo, profondo e forte lamento monotòno.
Jean gli dedicò una cauta occhiata. “Sembra piuttosto incazzato.” Osservò.
Strinsi il mio stomaco con le braccia e annuii, ancora non completamente sveglio mentre mi spostavo di lato e lo lasciavo entrare nella stanza. Con un movimento della mano, accesi le luci mentre lui depositava il cibo sulla scrivania vuota vicino alla finestra.

“Hai una stanza tutta per te?” Disse incredulo.
“Sì...” Sospirai. “Il compagno di stanza che mi era stato assegnato si è trasferito il primo giorno, quindi ora ho tutta la stanza per me.”
Beato te.”
“Cosa? Non è così bello, se devo essere onesto... Mi piacerebbe avere qualcuno con cui condividerla.”
Jean alzò le mani. “No, fermati, non sai cosa stai dicendo. Stai attento a quello che desideri, perché potresti ritrovarti con un compagno di stanza pazzo.
I miei occhi divennero fessure mentre lo guardavo in maniera interrogativa. “Ti sei ritrovato con un compagno di stanza pazzo?”

Aprì velocemente la bocca prima di richiuderla con un clic, esitando, e sembrava stesse decidendo se rispondere o restare zitto a riguardo.
Sollevai un sopracciglio, sorridendo, finché non sospirò dalle narici con fare indignato. Per un momento mi ricordò un cavallo...
“Okay, va bene, lo vuoi davvero sapere? Vivo a Maria, quindi abbiamo un piccolo appartamento, e noi quattro ci ritroviamo a condividere il bagno. Hai idea di quanto faccia schifo?”

“Beh, non mi sembra così-”

“Ed io e Connie dobbiamo ascoltare i nostri due compagni di stanza che ci danno dentro in camera loro ogni notte.”

Improvvisamente, la mia faccia divenne molto calda. “O-oh...”
“Già.” Jean disse, massaggiandosi il retro del collo. Potevo quasi assaporare il disagio nell'aria. “C-comunque,” mormorò in un tentativo di cambiare argomento. “Vieni a mangiare. Ti ho preso la zuppa Cheddar e broccoli, spero ti piaccia. Ho preso anche dell'altra roba a caso, se non dovesse bastare.”
“No, va benissmo! Grazie mille, Jean!”

Trascinai un lenzuolo dal letto da dietro le tende del fortino e me lo avvolsi intorno alle spalle, camminando piano verso il cibo.
“Oh, e se i tuoi compagni di stanza diventano troppo da sopportare, sei sempre benvenuto a dormire qui.” Mi sedetti velocemente e iniziai a divorare il cibo che Jean mi aveva posizionato davanti.
Calò il silenzio per un breve secondo, prima che dicesse “Dovrò approfittare della tua offerta, qualche volta.”
Mentre continuavo a divorare la zuppa con cui Jean mi aveva così gentilmente benedetto, lui si diresse verso la mia scrivania disordinata, dove il film della serata era adagiato, ancora nella custodia.

“Cazzo, piangerò.” Si lamentò.
Ingoiando in fretta, dissi, “Spero ti piacciano i fantasmi e quel genere di cose, perché penso sia quello l'argomento del film...”
Girai la testa giusto in tempo per vederlo trasalire visibilmente. Roteai gli occhi e tornai al mio pasto; da quello che avevo sentito, Insidious non faceva tanta paura. Per i pochi minuti successivi mentre finivo di mangiare, ascoltai Jean sospirare e lamentarsi mentre leggeva la sinopsi del film e ne studiava la cover.
“Hey,” Saltai su mentre inghiottivo il resto della zuppa e spostavo la scodella usa-e-getta. “Hai sentito del recenti studio? Riguardo le lamentele?”
Jean sollevò lo sguardo dalla custodia del film e aggrottò le sopracciglia mentre mi guardava. “No...?”

“La ricerca dimostra che lamentarsi non fa assolutamente niente per migliorare la situazione!” Dissi, fingendomi stupito.

La custodia del DVD volò attraverso la stanza e sbatté contro la mia nuca e procedette cadendo sul pavimento.
Ridendo e tossendo allo stesso tempo, raccolsi il film, mi strinsi il lenzuolo attorno alle spalle come se fosse stato un mantello e mi trascinai fino al lettore DVD.
“Potresti spegnere le luci, per favore?” Chiesi gentilmente, posizionando il disco nel vassoio e afferrando il telecomando.
“Cosa?! Lo... Lo guardiamo al buio?!”
“Certo... E' un film horror, dopotutto.”

Digrignando i denti, spense le luci velocemente, e io mi arrampicai nel mio fortino di lenzuola, fissando di lato le lenzuola che pendevano dall'alto e indicando a Jean di unirsi a me sul letto.
Speravo non pensasse fosse strano che lo invitassi a sedere sul mio letto con me... Stavamo guardando il film come amici, quindi non c'era niente di strano, giusto?
Fortunatamente, sembrò completamente d'accordo e a suo agio mentre si toglieva le scarpe, ed era in procinto di saltare dentro al forte – ma alzai una mano per fermarlo.
“Ora, Jean, prima che ti permetta di sederti sul mio letto, devi promettermi che non ti farai la pipì addosso durante il film.”
La sua reazione fu immediata. “MALEDIZIONE, Marco, vuoi che guardi questa cosa con te o no!?
Scivolai indietro velocemente, mi appoggiai al muro e diedi una leggera pacca al posto accanto a me. “Sì, per favore.” Sorrisi innocentemente.
Lui emise un sospiro esagerato e gattonò vicino a me.
Le anteprime iniziarono, e mentre spingevo il tasto 'salta' sul telecomando, sorrisi a Jean. “Però, davvero, se hai bisogno di una pausa bagno, non aver paura di farmelo sapere, okay?”
Mi guadagnai una gomitata nelle costole, e mi lamentai di quanto fosse ossuto.
Gli lanciai un'occhiata e notai che stava afferrando uno dei miei cuscini per stringerselo al petto.
“Emh... Cosa?” Chiesi.
“Mi sto preparando.” Spiegò.
Decisi di non chiedere ulteriori spiegazioni, invece optai per premere 'play' e far partire il film.

Ora, mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma fui il primo a saltare.
Il titolo apparve sullo schermo e un coro di strumenti a corda male accordati mi fece quasi esplodere i timpani – e il volume non era neanche così alto!
“La dannata musica è fastidiosa e davvero inutile.” Jean sospirò.
Mentre affondavo ulteriormente nel mio lenzuolo mentre lui commentava il film, sapevo che mi aspettava una serata divertente.
E caspita se avevo ragione.
Per la prima parte del film non successe niente di terribilmente eccitante. La famiglia si stava trasferendo in una casa nuova, c'era un gruppo di bambini rumorosi... Ci cullò in un falso senso di sicurezza. La presa di Jean sul mio cuscino si allentò considerevolmente mentre sedevamo in silenzio, e quando la madre iniziò a cantare una canzone rilassante mentre suonava il piano, si azzardò anche a dire “Non è poi così male.” Annuì per il suo bene.
Neanche cinque minuti dopo il giudizio di Jean sulla spaventosità del film, saltò fuori dalla sua stessa pelle quando la fornace in soffitta si accese da sola.
“CAZZO,” urlo, stringendosi il cuscino al petto.
Hai parlato troppo presto,” dissi, cercando di soffocare i risolini. “Non faceva neanche così paura.”
“Sì, okay, ma non sono io quello a cui è venuto un infarto al titolo.
Misi il broncio. “E' stata la musica.” Borbottai tra me e me.
Continuammo a guardare in silenzio, Jean notevolmente più teso di prima.

Quando la porta della soffitta si aprì da sola, Jean si lasciò scappare un lamento acuto che aumentò di volume quando uno dei bambini la vide e andò su per le scale che portavano alla soffitta.
“Il ragazzino ha le palle, glielo concedo.” Mormorò, e si portò le lunghe gambe magre al petto in modo da poter posare il mento sulle ginocchia.
“Direi più 'zero buonsenso',” aggiunsi, e lui mugugnò il suo consenso.

Ora dovete tenere a mente che a quel punto, e dall'inizio del film, c'erano quindici centimetri buoni di spazio tra noi. Ma quando arrivammo alla scena del baby monitor, la situazione cambiò rapidamente.
“Che CAZZO!” Jean quasi sbatté la testa contro il letto di sopra e si lanciò contro di me, afferrandomi il braccio.
“JEAN, calmati!”
Le sue dita affusolate affondarono dolorosamente nella mia carne, e provai a rimuoverle, ma senza successo.

Mentre il film andava avanti senza ulteriori scene paurose, Jean si rilassò e lentamente allentò la presa su di me.
Ma poi qualcuno comparve nella stanza del neonato, e lui si lasciò scappare un grido di “AH, MARCO!” e premette la fronte contro la mia spalla, sollevando il cuscino per nascondere la televisione dal suo campo visivo.
Risi, realizzando che usare il cuscino come scudo visivo era stato il suo intento dall'inizio.
“Non ridere di me,” si lamentò, il che mi fece solo ridere più forte.

                E' così che passammo il tempo: saltando e stringendoci a vicenda (anche se era per lo più Jean che si stringeva a me) e prendendoci in giro a vicenda quando uno di noi due aveva una reazione particolarmente divertente e patetica. Ancora una volta, fu principalmente Jean ad avere reazioni patetiche.

Uno dei momenti più memorabili del film fu quando il demone dalla faccia rossa spiò da dietro la testa del padre, e Jean urlò una sfilza confusa di parolacce mentre mi afferrava la mano e se la portava al petto, quasi stritolandola nella sua presa.
Invece di commentare il dolore, dissi “Wow, neanche un 'no homo'? Maleducato,” a cui Jean rispose “Vaffanculo a te e al tuo 'no homo', se qualcosa di gay succede qui stasera sarà solo ed esclusivamente colpa tua!!!!”

Risi così tanto durante quel film che fui sorpreso di non aver vomitato la zuppa per colpa dei miei addominali doloranti. Tossii e starnutii molto, però, e mentre eravamo avvinghiati durante una scena particolarmente spaventosa, starnutii addirittura sulla spalla di Jean.
“Hai appena fatto quello che credo tu abbia appena fatto?”
“No.”
“Allora okay.”

Alla fine del film, quando i titoli di coda, accompagnati da musica alta e fastidiosa, lampeggiavano sullo schermo, eravamo accoccolati uno sull'altro e ci stringevamo le spalle a vicenda, congelati sul posto.
“L'ha... L'ha fatto?” Jean sussurrò.
“Sì.” Sussurrai di rimando.
Restammo seduti così per un momento, non intenzionati a muoverci. “Visto?” Sussurrai, ancora non volevo parlare a voce troppo alta. “Non è stato così male...”
“Tch.”
Dopo quasi trenta secondi passati a fissare i titoli di coda, eventualmente allungai un braccio per afferrare il telecomando e spegnere la televisione. Fummo circondati dall'oscurità all'istante.
La voce di Jean era calda contro il mio orecchio – non avevo realizzato che fosse così vicino. “Perché diavolo l'hai fatto!?” Mi accusò, la voce stridula. “Fammi accendere la luce prima!”
“Seeh.” Dissi, riaccendendo la televisione dove i titoli di coda continuavano a scorrere. “Scusa.”
Nel momento in cui il bagliore debole proveniente dalla TV tornò, si liberò velocemente da me e si lanciò dal letto, accendendo la luce velocemente.
Allora spensi la TV.
Ma Jean era ancora in piedi vicino all'interruttore della luce vicino alla porta, e non si muoveva.

“Hey, Marco.”
“... Che c'è?”
Si assicurò di guardarmi male, la faccia preoccupantemente seria. “Devo pisciare.”
“Dici sul serio?”
“Sì!”
“Allora vai! Il bagno è in fondo al corridoio!” Risi.
La sua espressione divenne più scura, allora, gli occhi nascosti dall'ombra delle sopracciglia. “Devi essere fuori di testa se pensi che andrò in quel bagno da solo. Sina è vecchio e malmesso e tremendamente spaventoso.”
“...Sei davvero serio?”
Sì, forza, andiamo!” Rimbalzò un po' sulle ginocchia.
Sospirai profondamente. “Va bene, andiamo.”
Scendendo dal letto, dovetti trattenere una risatina mentre guardavo Jean aprire la porta cautamente e spiare nel corridoio.
“Santo cielo, sbrigati,” gli misi fretta, aprendo la porta e spingendolo nel corridoio.
Imprecò a bassa voce e iniziò a camminare nel corridoio, io dietro di lui. E mi piacerebbe poter dire che non ero spaventato quanto lo fosse Jean, ma lo ero. Era dura non aver paura che un qualche demone stesse per apparire dal nulla e correre lungo il muro verso di noi.
E quello era quello a cui stavamo pensando, quando mi fermai su un'asse scricchiolante.

Come sarete in grado di indovinare, il nostro breve viaggio verso il bagno si trasformò in una corsa non intenzionale, con Jean che imprecò a destra e a sinistra per tutto il tempo.
Una volta attraversata la porta ci fermammo, il respiro affannato, e ci voltammo per guardarci. E, questa volta, fu lui ad esplodere in una risata.
“Coso, eri terrorizzato!”
Io!? Lui, su tutti, sta ridendo di me perché avevo paura? Per qualche motivo, iniziò a ridere ancora più forte. “A-allora?! Anche tu lo eri!” Non ebbe alcun effetto nello smorzare il suo divertimento, quindi mi limitai a colpirlo con la mano sulla spalla. “Vai a fare la pipì!”
 



Erano ormai le 23 quando, alla fine, Jean si diresse nuovamente verso il suo dormitorio. Dopo il film, passammo il tempo seduti sul mio letto, mangiucchiando il resto del cibo che Jean aveva comprato da Panera e prendendoci in giro a vicenda. Le nostre battute e scherzi giunsero ad un livello tale che quasi ci ritrovammo a combattere, ma rinunciò dopo che lo ebbi accusato di sfruttare il mio indebolimento.
Quando notammo che si stava facendo tardi, Jean emise un lamento. “Mhh... Mi chiedo cosa i miei coinquilini stiano facendo in questo momento.” Si domandò in maniera sarcastica.
“La mia offerta è sempre valida.” Gli ricordai, ma lui scosse il capo.
“Ho lezione, domattina...”
Mormorai pensieroso. “Sì, anche io.”
Jean mi guardò male. “Tu domani resti a letto, però, non ti azzardare ad andare a lezione.”
“Che noia.” Sbuffai indignato mentre mi appoggiavo al muro. “Ma sì, lo so.”
Jean scivolò giù dal letto e spinse i piedi nelle scarpe. “Se ti dicessi che domani verrò a trovarti?”
Se mi dicessi che domani verrai a trovarmi?”
“Nel senso, cosa diresti, genio?”
Sorrisi. “Direi che mi rallegrerebbe la giornata.”
“Forte.” Disse e si mise in piedi. “Ti piace Call of Duty?”
Se mi piace Call of Duty, dice...
“Se domani porti Call of Duty, ti amerò per sempre.” Dissi.
Sorrise. “Attento, potrei crederci.” Lo guardai avvicinarsi alla finestra.

“E' buio pesto lì fuori.” Si lamentò, a cui risposi che avrebbe fatto meglio a correre velocemente.
Mi ringraziò per l'utilissimo consiglio e andò per la sua strada, augurandomi buona notte e invitandomi a “sbrigarti a guarire”. Quando la porta scattò alle sue spalle, fui lasciato con un dolce-amaro senso di vuoto.

Amaro perché da un lato non volevo che se ne andasse, e mi sentivo ancora più solo di quanto non fossi prima del suo arrivo.
Ma dolce perché mi ero divertito da morire con lui, e perché ora non vedevo l'ora che mi venisse a trovare l'indomani. Mi aveva anche fatto dimenticare quanto fossi malato; nel momento in cui se ne andò, notai un dolore paralizzante che mi pulsava nel cranio.

Chiusi la porta a chiave, tirai le tende e spensi la luce, infilandomi a letto e lasciando che le lenzuola del mio “fortino” si chiudessero. Mentre mi accoccolavo sotto le coperte, battei la testa contro il cuscino mentre strizzavo gli occhi provavo ad addormentarmi.
Se non che...
Cos'è questo odore...?
Respirando profondamente, identificai l'aroma come composto da deboli tracce do sudore e sapone economico, e... Era Axe al cioccolato? Strofinai felicemente la faccia contro il cuscino. Non mi importa cosa dice la pubblicità, pensai, le ragazze non sono le uniche a cui piace l'odore dell'Axe, posso confermarlo.
Fu allora che realizzai che il cuscino contro cui mi stavo strofinando senza alcun ritegno era lo stesso cuscino che Jean aveva abbracciato durante tutto il film.
Aprendo gli occhi e lanciando occhiatacce nel buio, mi ritrovai a chiedermi se mi sarei dovuto preoccupare del fatto che trovavo il suo odore così confortante, e che stavo cercando di inalare l'intero cuscino, ma alla fine, ero troppo stanco per curarmene.

Quella notte mi addormentai respirando l'odore di Jean.
 



Il giorno seguente fui sorpreso di scoprire che avevo dormito fino alle due del pomeriggio e fui svegliato dalla suoneria dei messaggi.

(3) Nuovi Messaggi

Da: Jean
hey, stase è una buona sera per passare la sera da te?

Da: Jean
...nn stai ancora dormendo, vero?

Da: Jean
svegliati, cazzo, bell'addormentato

Roteai gli occhi e digitai la mia risposta.

A: Jean
Aw, pensi davvero io sia bellissimo? Sei così dolce.

Da: Jean
rispondi alla maledetta domanda

A: Jean
Te l'ho già detto due volte, sei libero di restare quando vuoi. Certo che puoi passare la notte qui. :)

Da: Jean
fico

Il mio stomaco fece una capriola quando registrai che Jean non se ne sarebbe dovuto andare, quella sera, e con un improvvisa ondata di energia non tipica di una persona nelle condizioni in cui mi trovavo io, saltai giù dal letto e mi diressi verso le docce.
 



Jean arrivò quella sera con la sua borsa e le lenzuola arrotolate, Xbox 360 al seguito. Come prima cosa, connettemmo la Xbox alla televisione, anche se a dire il vero Jean fece la maggior parte del lavoro mentre io guardavo i giochi e ammiravo quelli con cui avrei voluto giocare.
“Connie si incazzerà quando scoprirà che ho portato via la Xbox, ma questo è il prezzo da pagare per aver fatto puzzare la nostra camera di erba. E comunque è la mia Xbox.” Rifletté.
Prima ancora che mi lasciasse giocare, insistette perché smontassimo i letti, e io acconsentì, raccontandogli che avevo sbattuto la testa contro il letto di sopra molte volte. Lui, di rimando, si meravigliò della mia pigrizia per non averlo fatto prima.

Quella sera spostammo il suo letto vicino alla finestra, accanto alla scrivania libera, e ordinammo tre pizze pollo e bistecca. Appena dieci minuti dopo il loro arrivo erano state divorate.
Call of Duty occupò la maggior parte della serata, e giocammo fino a mezzanotte, quando eventualmente ci ritrovammo a fare la lotta dopo che le nostre prese in giro erano andate troppo oltre il limite. Non ci fu un vero vincitore, ma decisi che se fossi stato bene lo avrei battuto alla grande.
Ci addormentammo poco dopo.

La mattina arrivò in fretta, e scoprii che Jean era mattiniero... Mi lanciò un cuscino in testa alle otto e si lamentò ad alta voce di come sarebbe morto di fame e di come sarebbe stata colpa mia. Strisciai ancora di più sotto le lenzuola e gli dissi che non aveva bisogno che lo imboccassi, ma l'unica cosa che ottenni fu Jean che tirava via le coperte e che mi tirava giù dal letto dai piedi.
“Sai come sono prima che io prenda il caffè, Marco.” Mi ricordò, il suo tono basso ed intimidatorio.
La sveglia più interessante che avessi avuto in parecchio tempo.

Quel sabato era fresco e grigio, completo di pioggerellina ghiacciata che ci inzuppava i capelli e di nuvolette di vapore che uscivano dalle nostre labbra con ogni respiro.
Facemmo colazione, Jean ingurgitò il suo caffè con incauto abbandono e si lamentò quando il liquido lo bruciò. Passammo una buona parte di quella giornata parlando semplicemente di scuola e famiglia: Jean veniva da una famiglia ricca ma non aveva fratelli o sorelle, e apparentemente non era per niente in buoni rapporti con i suoi genitori.
“Provano troppo a controllare la mia vita, e non è loro da controllare, capisci?” Disse, e continuò dicendomi quanto spesso litigava con suo padre, mentre sua madre a volte lo ignorava completamente. “Sono convinto che siano più preoccupati della loro reputazione che del mio benessere.” Mi assicurò che i suoi problemi familiari non lo turbavano, però, e che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Quindi gli dissi della mia famiglia – avevo un'adorabile sorellina di quasi sei anni chiamata Marie e i miei genitori avevano divorziato da poco. Io e mio padre litigavamo ogni tanto, ma non era niente di ché, mentre mia mamma era molto dolce – mi lamentavo spesso che mi trattava ancora come un bambino.
“Sei un cocco di mamma.”
“Non lo sono!”
“Sì che lo sei.”
“Arrgh!”
“Hahaha!”

Il pomeriggio tornammo al mio dormitorio e giocammo ancora, finché Jean non annunciò che avrebbe passato ancora la notte lì e che aveva portato vestiti per un'altra notte. “Avevi programmato di passare tutto il weekend qui dall'inizio, vero?” Constatai, e lui non negò.
Gli lasciai prendere il mio bagnoschiuma e shampoo per la doccia (“Perché hai uno shampoo da femmina?” “L'ha comprato mia mamma!” “Cocco di mamma.”) e dopo che entrambi ci fummo ripuliti, passammo il resto della serata a parlare e ordinare pizza.
Chiaramente, quando passi tutto il weekend con qualcuno ed inizia a farsi tardi, inizi a parlare di cose piuttosto personali...
Eravamo stesi sul mio letto a fissare il soffitto, le nostre gambe piegate sul lato del letto e i piedi penzolavano sul pavimento mentre parlavamo.

“Hey... Marco?” Jean disse sommessamente dopo alcuni minuti di silenzio.
“Hm?” Dissi, ugualmente sommessamente.
“Mi chiedevo... Con chi altro passi il tuo tempo? A parte me?”
Sentii le mie sopracciglia aggrottarsi mentre mi concentravo su un truciolo di vernice sul soffitto. “Huh... Perché lo vuoi sapere?”
Lo sentii stringersi nelle spalle. “Curiosità...”
Lasciai andare un sospiro. “Mmmm, se vuoi davvero saperlo... Qui a Trost? Nessuno.”
Deglutii e mi preparai alle prese in giro di Jean, a sentirlo chiamarmi uno sfigato senza amici... Ma non lo fece.
“Oh.” Quasi sussurrò. “Come mai?”
Aggrottai le sopracciglia mentre pensavo. “Beh... Non fraintendermi, non è che ho passato tutta la vita senza avere amici. Ho un sacco di amici a casa. Ma sappiamo tutti quanto le amicizie da scuola superiore durino...”
Mi voltai e vidi Jean che fissava il soffitto, i suoi cappelli biondo scuro contro le mie lenzuola, e indossava nuovamente il suo solito cipiglio. Annuì, e ancora non si voltò verso di me, così tornai a fissare il soffitto.
“E' che... Non sono coinvolto in niente. Non prendo parte alle attività dei club o ai party delle confraternite o chiesa... E non so se hai notato, ma non mi piace molto uscire dalla mia zona sicura. Non mi pesa parlare con la gente, ma da quando sono qui semplicemente... Non lo faccio.”
Jean emise un suono a labbra chiuse, pensieroso. “Ma siamo qui ormai da un mese e mezzo... Non ti senti solo?”
Mi strinsi nelle spalle. “Sto bene senza essere particolarmente socievole, ma... Sì, un po'.” Sospirai mentre una presa invisibile mi stringeva il petto. “E' per questo che vorrei avere un coinquilino, capisci? Ti invidio, in un certo senso... A me piacerebbe avere tre coinquilini.”
Jean si voltò e mi sorrise. “Preferibilmente non coinquilini che fanno un sacco di casino durante la notte, giusto?”
“Giusto.” Dissi, trattenendo una risata priva di allegria.
“Beh,” Jean disse. “Va bene se non esci con tanta gente. Io sono l'unico amico di cui hai bisogno, no?”
“Perché chi ha bisogno di un amico che non sia Jean Kirschtein?” Dissi sarcastico.
“Esattamente.”

Il silenzio calò di nuovo, e questa volta fui io a spezzarlo.
“Jean?”
“Sì?”
Tu con chi passi il tempo? Sai... Oltre a me.” Gli rivolsi la sua stessa domanda.
“Hmmmm... Chi davvero.” Pensò ad alta voce. “Nessuno.”
Mi voltai per guardarlo. “Neanche i tuoi coinquilini?”
“Non proprio...”
“Ma con loro ci vivi!”
“Solo perché vivi con qualcuno non significa che siate automaticamente migliori amici, no. Voglio dire, sono okay e tutto, però...”
“Però... cosa?”
Jean semplicemente scosse la testa, aggrottando le sopracciglia ancora di più. “Non... Non è niente.”
Non sembrava avesse voglia di condividere i suoi pensieri, quindi non cercai di estorcergli ulteriori informazioni. “Anche tu ti senti solo, quindi?”
“Beh, tutti si sentono soli, è naturale, no? Ma... Dal momento che vivo con altri tre ragazzi, mole volte cerco di ritagliarmi qualche momento di solitudine. Dubito di sentirmi solo come te...”
“Ma ti senti solo lo stesso?” Insistetti, e lo guardai annuire, i suoi occhi ancora fissi sul soffitto. “Un sacco.”
La presa sul mio petto si strinse in maniera quasi dolorosa, quindi spostai lo sguardo e lo fissai al soffitto. Premetti il gomito contro il suo braccio in maniera scherzosa, ignorando la sensazione. “Beh, non c'è problema, perché tu hai me, no? Puoi passare il tempo con me quando ti senti solo.”
“Vero.” Disse, e un'occhiatina di lato mi permise di vedere che ora stava realmente sorridendo. “A dire il vero, non mi sento solo quando sono con te.”
Strizzai gli occhi mentre guardavo la pittura scrostata, confuso. “Beh, ma è chiaro! Siamo amici, è ovvio che non ti senti solo quando sei con gli amici...”
Jean non disse nulla, e questo mi spaventò.
“Uh... Jean? N-noi siamo amici, giusto?”
“Che? Oh, ma certo! Non devi neanche chiederlo... Non è che passo weekend interi con chiunque, sai.”
Una sensazione di calore si diramò nel mio petto quando lo disse... Era piacevole. Le sue parole mi fecero sentire speciale.
Poi disse. “Siamo due sfigati solitari, quindi dobbiamo stare insieme, okay?”
In quel momento supplicai in silenzio che qualunque fosse l'entità che controllava il mio destino e l'universo che io e Jean non fossimo separati... Che la nostra amicizia non si disfacesse.

Ci addormentammo così: sul mio letto, uno affianco all'altro.


 

Note di Lownly

//Sospira sognante.
E' stato divertente, ragazzi. Sapete che ho effettivamente guardato 'Insidious' ieri sera e mi sono annotata come pensavo quei due avrebbero potuto reagire durante il film? L'ho fatto. Ho scritto molto più di quanto io abbia scritto qui, ma queste sono le più eclatanti.

Spero che vi sia piaciuto leggere questo capitolo tanto quanto a me è piaciuto scriverlo.
<3
(Ora a lavorare sul POV di Jean... huehuehhuehue)

 

Note di Ananke

Ce l'ho fatta! Scusate l'interminabile attesa, ma tra università, esami e tesi sono rimasta un po' indietro con tutto. Spero, e cercherò, di metterci meno per postare il POV di Jean, ma se non ce la dovessi fare, vi prego di perdonarmi.
Un ringraziamento a Valentina per il betaggio e per sopportarmi (<3).
Potete trovarmi su tumblr: ananked.tumblr.com

  
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