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Autore: MeganPalmer    13/08/2014    1 recensioni
Mentre Harry, Hermione e Ron sono alla ricerca degli Horcrux, tutti gli altri giovani maghi sono costretti a frequentare Hogwarts, sotto lo stretto controllo di Voldemort che cerca così di avere il controllo sui più giovani. Ma c'è chi ancora resiste, chi combatte dall'interno. Sono loro. Quelli della Resistenza.
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Dalla storia:
«Bene, la ragazzina viene con noi» disse Moody alla fine.
«Ma è ancora una bambina, dovrebbe restare a casa…» protestò suo padre che fino a quel momento non si era ancora espresso sulla decisione della figlia.
«Arthur lo hai detto anche tu. Finché siamo in guerra, nessuno sarà mai veramente al sicuro»
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Quella non era Hogwarts. Non poteva esserlo. Il castello non era mai stato così grigio, tetro e spento. I corridoi, che di solito riecheggiavano di grida di gioia dei ragazzi che si ritrovavano a scuola, ora risuonavano solo di colpi veloci, ma costanti. Erano i passi degli studenti, che, senza proferir parola, si stavano avviando verso la Sala Grande per la consueta cerimonia dello Smistamento. O almeno era quello che tutti si aspettavano. Perché quel giorno non ci fu nessun Cappello Parlante; nessuna canzone dell’amato cappello che ricordava a tutti quanto le quattro case fossero allo stesso tempo diverse e complementari tra di loro; nessuna lista di studenti del primo anno che titubanti si sedevano sulla sedia in attesa della scelta che avrebbe dato loro una nuova casa; nessun grido di gioia e di entusiasmo da parte delle case che ricevevano un nuovo membro.
Al loro posto regnava il silenzio.
«Buongiorno a tutti » Una voce profonda e pacata si diffuse per tutta la Sala Grande. Ginny, come risvegliata da quelle parole, alzò lo sguardo ed incontrò quello dell’ultima persona che avrebbe voluto vedere. Severus Piton. Come osava occupare il posto del preside? Lui non era e non sarebbe mai stato alla pari di Silente! Non dopo che lo aveva ucciso. Si perché lei sapeva cos’era successo quella notte sulla torre dell’orologio. E, insieme a lei, molti altri erano a conoscenza.
«Sta calma »le sussurrò Neville ad un orecchio, sfiorandole il braccio. Ginny non se ne era accorta, ma la sua mano aveva afferrato la bacchetta e ora la stava stringendo così forte che le nocche le erano diventate bianche.
Guardò l’amico e sul suo volto vide riflesso lo stesso disprezzo che provava lei. Ma c’era qualcosa di sbagliato in quell’espressione. Non era arrabbiato, non era furibondo. Era calmo e questo inquietava Ginny ancora di più che se lo avesse visto con il volto paonazzo. Perché non era la tranquillità di chi si è rassegnato all’inevitabile, ma quella di chi sa che non si arrenderà finché non avrà visto il proprio nemico morire.
« Bentornati ad Hogwarts, miei cari studenti»
“Respira”
«O dovrei dire: Benvenuti nella vostra nuova casa! Come potete notare, quest’anno è stato fatto un radicale cambiamento. Per prima cosa, tutti i babbani ladri di bacchette sono stati allontanati per il vostro bene, per permettervi di stare tra persone della vostra razza. Il Signore Oscuro tiene all’educazione dei giovani maghi e non vorrebbe mai che i loro studi fossero, per così dire, intralciati da qualcuno di non.. opportuno e pericoloso.»
«E questo sarebbe un motivo per sterminare i Nati Babbani? Ho visto come sono stati portati via dal treno! Come se fossero.. » Un incantesimo partì da un lato del tavolo dei professori e colpì chiunque stesse parlando, impedendogli di finire la frase. Ginny si girò. Qualche fila dietro di lei, si trovava una ragazza che con le lacrime agli occhi cercava di urlare, ma senza riuscirci. La Grifondoro riconobbe subito l’amica di Angie, Quella che sul treno era scoppiata a piangere quando l’amica era stata portata via, ora aveva trovato il coraggio per dire ciò che tutti sapevano, ma che nessuno osava nemmeno pensare.
Accanto a lei tutti si erano ritirati, con espressioni di terrore disegnate sul viso.
«Signorina, questo comportamento non è adatto qui.» riprese Piton «Il Signore Oscuro vi permette di proseguire i vostri studi, ma si aspetta da voi una lealtà indiscriminata. Egli, però, sa bene che qualcuno di voi » e qui si fermò per osservare attentamente gli studenti, indugiando – o almeno così apparve a Ginny – soprattutto su di lei e molti altri che era risaputo fossero amici di Harry Potter «sarà restio a collaborare all’inzio. Per questo, il suo scopo non è punirvi, ma è insegnarvi a rispettare l’autorità. Di conseguenza, ogniqualvolta il vostro comportamento o le vostre parole non saranno consoni al nuovo regolamento, avrete un, come dire, incentivo a seguirlo. »
Finì la frase per lasciare che le sue parole attecchissero. Chissà che cosa si aspettava con questo discorso. Davvero pensava che si sarebbero spaventati? O che avrebbero giurato fedeltà al Signore Oscuro?
«Colgo, quindi, l’occasione per presentarvi Amycus Carrow, vostro futuro insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure» ed indicò un uomo sulla quarantina, con i capelli marroni talmente laccati che sembrava non potessero mai muoversi «e Alecto Carrow, insegnante di Babbanologia che da quest’anno sarà obbligatoria per tutti.» Questa volta fu il turno di una donna, sempre sulla quarantina, con lunghi capelli marroni legati in uno stretto chignon che metteva maggiormente in risalto il viso magro e pallido.
«Loro si occuperanno anche di questo “insegnamento speciale”. Mi è stato detto, inoltre, di riferirvi che chi volesse aiutarli nel loro compito è ben accetto e si potrà rivolgere direttamente a loro.»
Puah! Ginny avrebbe sputato loro volentieri in faccia. E lo avrebbe fatto davvero se non fossero stati così lontani per poterli colpire.
“Credo che ci vedremo molto spesso, noi tre” pensò, sorridendo amaramente tra sé e sé.
«E ora eccoci giunti al termine di questo discorso. Molti di voi si staranno certamente chiedendo che fine abbia fatto il Cappello e perché i colori della casa di Serpeverde dominino questa stanza.»
A queste parole, molti studenti alzarono la testa per guardarsi intorno. Ginny aveva riposto tutta la sua attenzione e il suo disprezzo verso Piton che non aveva nemmeno fatto caso che le uniche decorazioni della Sala Grande erano gli stendardi di Serpeverde. La ragazza intuì le parole di Piton ancora prima che le dicesse.
«Non ci saranno Grifondoro, Corvonero, Tassorosso, quest’anno! Avrete una sola e unica casa, Serpeverde, ed un solo padre, il Signore Oscuro. In questi voi porrete la vostra fiducia e la vostra lealtà! Verrete smistati in nuovi dormitori, Fuori dalla porta, troverete le assegnazioni.»
Nuovi dormitori? Nuovi compagni? Con chi sarebbero finiti? Cosa sarebbe accaduto? Un brusio cominciò a spargersi tra gli studenti. Era un mormorio di smarrimento, quasi di panico. Cosa accade quando non puoi più chiamare casa quella che un tempo lo era? Quando ti viene distrutta, smembrata e portata via senza che tu possa farci niente? Le persone si perdono, impazziscono a volte, cambiano persino. E anche chi cerca di resistere, man mano che il ricordo della sua casa svanisce, mano a mano che perde i vecchi compagni, comincia a sentirsi isolato finché non cede.
Era quello il loro intento? Privarli della loro casa in modo che si fossero trovati soli e, poi, una volta smarriti, avessero abbracciato la loro barbara e illogica ideologia?
Non sarebbe successo. Finché fossero restati uniti, sebbene fisicamente separati, rimanevano una casa. E finché ci fosse stata una casa, ci sarebbe stata anche una speranza.
«Ho un’idea.. Forse sembrerà folle, ma è l’unico modo per sopravvivere qui dentro.» sussurrò a Neville.
 
Qualche ora più tardi, Ginny correva sulle scale, diretta al settimo piano. Era lì che Neville aveva dato appuntamento a lei e Luna. Come era logico, a parte i Serpeverde che erano rimasti comodamente nella loro Sala Comune, tutti avevano cambiato dormitorio e i tre erano stati smistati in luoghi differenti. Ginny era finita nell’ex-sala comune dei Tassorosso, vicino alle cucine, Neville era finito nella vecchia casa dei Corvonero e Luna aveva occupato il posto di Ginny negli ex-Grifondoro. Erano, quindi, dovuti sgattaiolare fuori per potersi incontrare, eludendo la ronda dei Carrow e di quei Serpeverde che si erano uniti alla loro causa.
In conclusione, non erano passate neanche dodici ore da quando erano arrivati che stavano già infrangendo una regola. E questa era la miglior cosa che potessero fare, date le circostanze.
Aveva quasi raggiunto il punto di ritrovo, quando una mano l’afferrò da dietro, tappandole la bocca, e la trascinò dietro una colonna. La mano di Ginny, istintivamente, corse alla bacchetta, ma quando si voltò riconobbe, alla scarsa luce della torcia, il volto di Neville.
«Avvertimi la prossima volta! Ti stavo quasi per stendere.»
«Dubito che se fossi stato uno di loro, sarei stato così gentile. E comunque là avanti ho visto qualcuno; meglio non disturbarlo.» ribatté lui.
«Ok, hai ragione. Ma perché ci troviamo proprio qui?»
«La Stanza delle Necessità» disse una voce di donna, che Ginny non aveva ancora notato perché nascosta dall’ombra. Era Luna.
«Lì non ci troveranno» assentì Neville, dirigendosi a passo fermo là dove sarebbe dovuta comparire la stanza. Mentre il ragazzo passava per tre volte di fronte al muro, Ginny si fermò ad osservarlo. Da quando era diventato così sicuro di sé? Quando aveva abbandonato il ragazzino impaurito e balbettante? Quella guerra li stava cambiando tutti.
La porta comparì e i tre vi si nascosero all’interno. Si trattava di una stanza non molto grossa, con le fiaccole alle pareti, un tavolo al centro e tre sedie intorno. Avvicinandosi si potevano vedere vari fogli di pergamena, una boccetta di inchiostro e delle piume.
«Che cosa hai chiesto esattamente?» chiese Ginny che non capiva bene dove si trovassero.
«Una stanza per una riunione» rispose lui, divertito. Aveva sempre amato quel posto. Era come se Hogwarts volesse aiutare i suoi studenti.
«Di cosa volevi parlarci?» chiese Luna, sedendosi al tavolo.
Ginny respirò a fondo e spiegò le sue considerazioni sull’assenza di una casa e su quello che le sembrava essere lo scopo di Piton e dei Carrow.
«So che può sembrare una cosa astratta e filosofica, ma oggi, quando tutti hanno iniziato a mormorare e a bisbigliare, mi è parso come di sentire lo smarrimento e il panico, che questa decisone di abolire le case aveva generato.»
«Anche io ho avvertito una cosa del genere.» si intromise Neville, come invitandola a continuare.
«Per cui ho pensato che se noi trovassimo un modo per cui le persone – ovviamente quelle che sappiamo fedeli all’ordine- si sentano unite, tutto il loro piano andrà in fumo. E che cosa unisce più di una causa per cui lottare? Potremmo combattere dall’interno, una sorta di ammutinamento. Non li sconfiggeremo mai, è certo. Ma potremmo farci sentire, potremmo minarli dalle fondamenta e mantenere l’unità. Che ne dite?»
Ginny sapeva bene che poteva sembrare tutto un po’ strano e, forse, un po’ troppo astratto. Più volte ci aveva pensato e ripensato per capire se fosse una cosa possibile o no. Come avrebbero fatto, a chi avrebbero chiesto, di cosa si sarebbero occupati,… E più volte non aveva trovato risposta. Era per questo che aveva dovuto assolutamente dirlo a Neville e Luna, perché smontassero o confermassero il suo proposito e in questo caso la aiutassero anche ad utilizzarlo.
«Io ci sto! Non aspetto altro da quando ho visto portar via i NatiBabbani dal treno» rispose Neville. Non era stato trasportato dall’entusiasmo di Ginny. Ancora una volta sembrava calmo e tranquillo. Come se avesse già calcolato tutto.
«Certo! Quelle persone hanno la testa offuscata dai nargilli» accosentì Luna.
«Ma come facciamo? Chi contattiamo?» chiese Ginny. Avevano così tante cose a cui pensare.
«Prima di tutto dobbiamo essere sicuri che non ci tradirà nessuno di quelli che chiamiamo» rispose Neville.
«Contattiamo l’ES!» esclamò Luna.
«Si ecco, magari evitiamo di chiamare anche l’amica di Cho che ci ha già traditi una volta» commentò sarcasticamente l’altra ragazza.
«Propongo di fare una lista. Poi possiamo spartirci gli studenti da contattare in base alle nostre conoscenze, a quelli con cui frequentiamo le lezioni e dividiamo il dormitorio.»
Neville afferrò il calamaio e cominciò a scrivere i nomi dei vecchi componenti dell’Esercito di Silente, mormorando un’imprecazione ogni volta che non poteva scrivere il nome di un compagno perché NatoBabbano e preso dai ghermidori.
Dopo un’oretta avevano compilato una lista con poco meno di una ventina di nomi a cui ne aggiunsero un’altra decina, tra cui l’amica di Angie che Ginny insistette tanto per inserire. Nonostante all’inizio l’avesse giudicata debole, la Grifondoro aveva rivalutato quella ragazzina che aveva voluto rischiare tutto per dire la sua.
 


//Nota dell'autrice: ecco che la pessima autrice ritorna! Spero che questo capitolo, nonostante ci abbia messo un'infinità ad essere pronto, vi piaccia. Vorrei potervi promettere un altro capitolo a breve, ma, conoscendomi, non posso fare promesse. Cercherò, però, di pubblicare il prima possibile.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie mille a tutti e un bacione :* //

  
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