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Autore: Eternal Cosmos    14/09/2008    6 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 33: [The Black Army] L'Armata Oscura
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“Così, ci sono state alcune complicazioni dopotutto…”
L'atmosfera generale era decisamente cupa al momento. Molly Weasley piangeva silenziosamente tra le braccia del marito e la massa dei loro figli che cercava di rassicurarla.
Madama Pomfrey li osservava con un muto, ma consolatorio sguardo mentre Sirius e Remus erano in disparte, facendo scudo a Harry dalla loro vista, o era il contrario?
Harry si trattenne dal guardare verso il letto in cui Ron stava dormendo in quel momento, con un braccio annerito e avvolto da bendaggi e unguenti salutari.
Lo stesso Severus aveva preparato le pozioni sotto l'occhio dei Guaritori del St-Mungo e di Hogwarts, ma tutti loro avevano sottovalutato i poteri del respiro del Nundu.
Almeno avevano prevenuto la morte di Ron.
Harry sapeva dentro di sè che era stata colpa del rosso se si trovava in quella condizione, ma si sentiva ancora in qualche modo responsabile. Remus lanciò un'occhiata al volto triste di Harry e quindi a Sirius, supplichevole. L'Animagus prese un tremante respiro e pose entrambe le mani sulle spalle del Figlioccio, facendolo voltare e avvolgendolo in uno stretto abbraccio, come per volerlo schermare del dormiente Gryffindor e dalla famiglia in lacrime.
“Non è stata colpa tua.”
“… Lo so.”
“Tutti e quattro non hanno ascoltato gli ordini di Dumbledore e hanno deciso di andar fuori da soli quando erano stati avvisati che c'era grande pericolo.”
“… Lo so.”
“Non devi incolparti di nulla.”
“… Lo so… ma se solo fossi stato più attento-”
Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo e portarono silenziosamente Harry fuori dall'Infermeria senza che fossero noatti dalla famiglia Weasley. Una volta che furono fuori marciarono dritti verso i loro alloggi, ignorando gli sguardi curiosi degli studenti al loro passaggio.
Sirius sospirò e quasi spinse Harry sul divano.
“Ascolta Harry, e ascoltami bene. Ti stai facendo carico di troppe preoccupazioni e responsabilità in questi ultimi giorni-”
“Forse sarebbe meglio dire negli ultimi mesi da quando è arrivato qui” Remus mormorò sottovoce.
Sirius gli scoccò un'occhiata e il Licantropo sollevò le mani in segno di resa, lasciando la stanza.
“Harry, so che sei turbato da ciò che è accaduto a Ronald ma se lo è andato a cercare. Sai che non è lo stesso Ron Weasley che conoscevi. Non era stato addestrato a dovere e non è rimasto a gironzolare dentro Hogwarts come avevi fatto tu quando eri più giovane. Nessun ragazzino qui è stato mai ferito così gravemente. E' uscito di sua propria volontà, Fine. Della. Storia.”
“Ma che sarebbe accaduto se non fossi uscito? Forse-”
Sirius pose un dito sulle labbra del Figlioccio per farlo smettere di scervellarsi. “Se tu non fossi stato lì che sarebbe accaduto? Forse lui sarebbe stato bene, forse sarebbe morto. Nessuno sa che cosa sarebbe accaduto. Tutto qua. Hai preso la decisione che consideravi giusta e per questo sono eternamente grato. Ron non è morto, Harry. Solo non sappiamo se sarà capace di utilizzare ancora il braccio. Lascia che si preoccupi delle conseguenze della sua azione; tu preoccupati di ciò che dovrai affrontare molto presto. Credo in te, ragazzo. Nel poco tempo che siamo stati insieme, ho sentito come se ti avessi conosciuto da tutta la mia vita. Dio, Harry, ti sento come se fossi un figlio, il figlio che non ho mai avuto. Non voglio assolutamente prendere il posto di James ma colmare il vuoto…”
Harry interruppe le parole del Padrino abbracciandolo strettamente.
“Sirius…” la voce del ragazzo dagli occhi verdi era stranamente quieta.
“Nell'altro mondo… non sono mai stato amato dalla sorella di mia madre o dalla sua famiglia. La cosa più vicina che potei prendere come base di ciò che potevo percepire come una famiglia erano i Weasley. Ma… ma quando tu sei apparso nella mia vita… ho finalmente sentito che cosa significasse avere una famiglia. Con te e Remus… Ma quando ti ho perduto… Non posso… non sarò capace di sopravvivere se ti perdo di nuovo. Sei come il padre che desideravo di avere da bambino.”
Sirius ricambiò l'abbraccio di Harry, facendo del suo meglio per non lasciarsi sfuggire le lacrime, per essere forte per il ragazzo. Era solo una questione di tempo prima che la guerra si scaraventasse tra loro come una mazza, distruggendo tutto quello che avevano faticato così tanto a costruire. Voleva dire così tante cose al proprio Figlioccio e aveva così poco tempo!
“Non voglio fare da intruso in questa –accorata- conversazione ma-”
Sirius e Harry s'irrigidirono e si allontanarono l'uno dall'altro, facendo del loro meglio per non mostrare quanto profondamente la loro conversazione aveva smosso all'interno del loro intimo. Remus ridacchiò silenziosamente al loro vano atteggiamento e, provando ad alleggerire l'atmosfera, fece levitare un foglio di pergamena fino ad Harry, che lo prese con espressione perplessa.
“Che cos'è, Remus?”
Lesse le prime righe, e deglutì, le rilesse di nuovo. I suoi occhi s'allargarono mentre continuava a leggere il resto, in essi sfavillava la speranza.
Remus e Sirius si guardarono l'un l'altro con incertezza, e quindi verso il ragazzo dai capelli scuri che ora stava seduto con un'espressione nebulosa sul volto.
“Sappiamo che adesso probabilmente non è il momento migliore,” Sirius cominciò,
“E sappiamo che stai pensando a te stesso come indipendente e adulto a tutti gli effetti,” Remus continuò,
“ma una volta che questa m***a sarà sorpassata, cosa a cui noi SICURAMENTE sopravvivremo in un modo o nell'altro… beh… cioè…”
“Quello che Sirius sta cercando di dire in maniera così eloquente è che una volta che tutto questo sarà finito ci piacerebbe adottarti come se fossi nostro e che vivessi con noi OMPH!”
“SI'!!!” gridò Harry e balzò addosso a Remus prima che l'uomo avesse anche il tempo di finire la frase.
Sirius era entusiasta e rise alla predica dell'amico. “Seriamente, non so perché fossimo così spaventati di chiedertelo. Quella pratica di adozione è rimasta immobile sulla mia scrivania a prendere polvere per un mese con oggi.”
Invece, anche se era vicino al suo diciottesimo compleanno Harry era ancora un bambino in qualche modo, nel profondo. Non aveva mai avuto un'infanzia normale (come sarebbe potuta essere una normale infanzia da mago, specialmente per uno come Harry Potter) e l'assenza dei genitori che si prendessero cura di lui aveva lasciato Harry un po' troppo sprovvisto di attenzioni. L'attenzione che Sirius e Remus ora promettevano di elargire al ragazzo più spesso che potevano.
‘Ora se solo Voldemort non esistesse…’ pensò cupamente Sirius, ma non voleva che quel pensiero si vedesse sul suo volto mentre Remus e Harry sembravano così fiduciosi.
‘Affronteremo tutto questo insieme, come una famiglia.’ Sorrise.
Harry e Remus sorrisero in risposta.
Una famiglia. Ora aveva un suono così dolce.
…………………………………………………

“Master.”
“Mio Lord.”
“Voldemort.”
Cremisi occhi indagatori e impietosi fissarono l'armata di uomini, morti, non-morti o ancora parecchio vivi di fronte a lui. Tutti qui per servirlo, inchinarsi a lui e al suo potere. Il suo petto si sollevò con superiorità ed arroganza. I suoi Mangiamorte si inchinavano a lui, sulle ginocchia, come un gregge di piccole pecore che aspettavano di essere condotte al pascolo più verde sul quale avessero mai messo gli occhi, o nel loro caso a un mondo pieno dell'odio che loro stessi avrebbero portato.
I suoi seguaci di sempre, potenti per parte loro sì, ma troppo codardi per esprimere il loro disdegno verso il mondo da soli, che avevano bisogno di un leader che li guidasse. ‘Un piccolo gregge di pecore invece.’ Sollevò un sopracciglio ma rimase in silenzio, seduto sul proprio trono, al di sopra dell'assemblea, su un balcone della propria mansione.
Da ogni parte nel mondo avevano risposto alla sua chiamata. Era particolarmente orgoglioso delle sue nuove reclute da Durmstrang. La morte di Igor Karkarov era stata proprio quello di cui avevano bisogno per essere motivati, era parso, anche se la morte dell'uomo non era stata pianificata.
I suoi occhi si assottigliarono.
La folla di fronte a lui sussultò.
‘Dannata, Nagini! perché?!’
Strinse la presa sul bracciolo ma non mostrò altro segno di cattiveria ribollente. No, ora semplicemente non era il momento.
La sua Cerchia più Stretta si tenne di lato, silente e orgogliosa. Le nuove reclute si mischiarono nella folla ai Mangiamorte da ogni parte del mondo.
Le creature magiche erano tenute in disparte in un'altra parte, sicura, della sua mansione, mortali e consapevoli esseri che erano.
Il suo sguardo si spostò da sinistra a destra, dove i Licantropi e i Vampiri stavano al momento, all'apparenza non impressionati dalle dimensioni dell'armata. O forse erano troppo preoccupati a occhieggiarsi l'un l'altro, sul chi vive per qualcunque eventualità.
‘Hum, Licantropi e Vampiri non ssono mai ssstati bene accoppiati inssieme, a caussa di quella faida antica di ere tra entrambe le Cassse Principali…’
Anche così, Voldemort poteva considerarsi fortunato ad avere alcuni componenti dell'una e dell'altra parte al proprio fianco. La maggior parte aveva deciso all'ultimo momento di non partecipare alla Guerra che veniva, per la perdita di fiducia con la morte di Greyback e i suoi comandanti e, naturalmente, il totale massacro di cinque Vampiri Nobili per mano dell'Ordine e in particolare del Guardiano sputafuoco della Gringott.
Era riuscito a prendere possesso di due Draghi particolarmente malvagi tenuti, naturalmente, in gabbie dietro ai suoi domini. Era piuttosto orgoglioso anche di loro, poiché tali creature erano non poco... difficili da ottenere. Troppo ingiusto che non aveva potuto avere anche quello della Gringott, ma almeno i Goblin avevano rifiutato il suo uso anche a Dumbledore.
Difficili da battere ma non particolarmente intelligenti, le Mummie e gli Zombie erano tenuti nelle sue sempre utili segrete; decrepite, insalubri, umide e molto ben fornite di attrezzi di tortura e simili… per la maggior parte giocattoli che poteva usare sulle proprie vittime per giocarci un po' se gli capitava di non riuscire a prendere sonno.
Hey, anche un Signore Oscuro ha i suoi trucchi!
Anche se erano molto lontani, non aveva bisogno di sforzare gli occhi per vedere una dozzina di Giganti accampati che accendevano fuochi con tronchi caduti ovunque a Little Hangleton.
In minor quantità di come aveva immaginato di averne, ma era una dozzina in più di Dumbledore. Gli altri non avevano voluto mettere a rischio le famiglie, specialmente con la nuova minaccia. ‘Hm, vedremo ciò che farò a coloro che hanno rifiutato di aiutarmi dopo che avrò sterminato i miei nemici e questo… questo –ragazzo-!’
E, aveva sempre i suoi Dissenatori. Li aveva lasciati nutrire tanto in tutte le città dei dintorni che erano riusciti a riprodursi fino ad un numero più che accettabile.
Il silenzio iniziava a far rabbrividire ciascuno. Little Hangleton non era abituata a questo silenzio; rendeva la cittadina ancora più sinistra senza le grida.
“Bellatrix! Malfoy! Badate che tutti seguano il piano. Non voglio che nessuno sia lasciato indietro,” Disse il Signore Oscuro finalmente con voce calma e regale.
Entrambi annuirono e s'inchinarono appena, Malfoy più rigidamente di Bellatrix, i cui occhi mostravano sete di sangue che rasentava l'insania.
Tutti rimasero immobili, poi s'inginocchiarono quando Voldemort infine si alzò dal suo trono e si puntò la bacchetta alla gola, neanche sprecando le parole per formulare l'incantesimo ad alta voce. Un semplice pensiero ‘Sonorus’ fece effetto.
“DOMANI SARA' L'INIZIO DI UNA NUOVA ERA! DOMANI, ANDIAMO IN GUERRA! NON RISPARMIATE NESSUNO! COLPITE AL CUORE DEI VOSTRI AVVERSARI! DISTRUGGETE OGNI COSA SULLA VOSTRA STRADA! MA RICORDATE, IL RAGAZZO DEI POTTER E' MIO! ORA FACCIAMOCI STRADA VERSO HOGWARTS, QUARTIER GENERALE DEI RIBELLI!”
L'immensa folla giubilò e incantesimi pericolosi schizzarono in cielo con colori inquietanti. Il Signore Oscuro puntò assentemente la bacchetta sulla propria gola e sparì dietro l'entrata del balcone.
Le truppe presero a preparare le armi per il giorno fatale. Un ruggito di Drago echeggiò nei dintorni, il fumo era visibile dietro la Mansione Riddle. Ognuno era sovraeccitato; i Mangiamorte provarono con tutti loro stessi a fermare i Licantropi e i Vampiri che stavano per gettarsi l'uno contro l'altro, promettendo un grandioso bagno di sangue il giorno dopo.
Sì, era ciò che sarebbe avvenuto.
……………………………………………………………………

In alto, al sesto piano, Sirius e Remus stavano guardando Harry che si batteva in tre con Orion e Mathias. Bane e Firenze avevano raggiunto i due uomini più vecchi dopo delle faticose ore di allenamento uno contro l'altro e stavano ora parlando quietamente con il Licantropo e l'Animagus.
Orion e Mathias quasi decapitarono Harry quando il ragazzo improvvisamente s'immobilizzò in una mezza piroetta e gelò, la spada di Godric Gryffindor che brillava nella luce della stanza preparata per loro.
Sirius e Remus furono in piedi in un istante ma Harry era già riemerso nel mondo della coscienza. I suoi occhi verdi scavarono un foro in quelli di Sirius e l'uomo si trasformò nel cagnaccio. Quello corse fuori dalla Stanza delle Necessità tanto veloce quanto glielo permettevano le enormi zampe.
Il Gargoyle a guardia dell'ufficio del Preside, sentendo odore di guai, saltò di lato non appena il cane giunse in vista. La porta dell'ufficio di Dumbledore fu spalancata di schianto e Sirius vi marciò attraverso, neanche preoccupandosi della riunione dell'Ordine che vi si stava tenendo. Snape aprì la bocca per protestare ma il suo arci-nemico lo precedette e fece zittire tutti con una sola semplice parola;

“Domani.”





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