La sala era stata decorata a
festa: composizioni floreali erano in grandi vasi appoggiati alle pareti, tutto
era stato spolverato e sistemato, le finestre erano aperte per far circolare
l’aria ed era gremito di dame dai grandi abiti e uomini di grande importanza.
In lontananza, lord Cutler Beckett li vide e si avvicinò velocemente a loro.
“Miei cari signori Allen!”
esclamò cordialmente. “Prego, entrate ed accomodatevi. Josephine, vi sentite
bene? Siete pallida.” Lei annuì lentamente e Beckett la prese con sé,
presentandole tutti gli invitati. Sua madre incontrò le due amiche miss MacGean
e miss Dumbledore con i rispettivi mariti, suo padre si diresse verso il
governatore Swann che parlava con un gruppo di alti funzionari il più
amichevolmente possibile. La ragazza cominciò a voltare la testa in cerca di
lui, ma non lo vide subito. Se ne accorse quando aveva raggiunto, accompagnata
a braccetto dal lord, il fondo della sala: era appoggiato taciturno alla parete di fianco alla portafinestra e beveva da un calice. Il suo cuore fece un balzo: con che faccia
l’avrebbe guardato a partire dalla fine di quella serata? Con quale animo gli
avrebbe parlato dopo l’annuncio del suo matrimonio? Lo guardò tristemente.
“Oh, ammiraglio Norrington!”
esclamò Beckett. Josephine impallidì. - Accidenti… - pensò.
“Vedo che è riuscito a
liberarsi dai suoi numerosi impegni.”
“Si,
Lord Beckett.” Rispose
seriamente lui. Poi si voltò verso la giovane e ne rimase
affascinato come
molti altri presenti lo erano stati al vederla.
“Josephine...siete…” ma non trovava
le parole adatte. Poi abbozzò ad un sorriso.
“…incantevole, questa sera.” e chinò
leggermente il capo. Lei
arrossì e abbassò lo sguardo con un leggero
‘grazie’. Beckett si accorse del
suo imbarazzo ed esclamò:
“Via,
ammiraglio. Non fate
arrossire la mia adorata Josephine.” Alle parole
‘mia’ e ‘adorata’, Norrington
lo guardò stupito e uno strano bagliore gli illuminò gli
occhi. Josephine attribuì
subito alla gelosia il significato di quel bagliore, ma si riscosse
subito, ritenendo
quella possibilità decisamente impossibile. Lo guardò
nuovamente negli occhi
verdi ma, come al solito, non resistette a lungo e lo puntò
nuovamente verso il pavimento. Beckett, dopo aver salutato l’uomo
paralizzato
(- Dalla sorpresa, allora? – si domandò Jo), la condusse
al tavolo e la fece
sedere alla sua destra, mentre i suoi genitori si sedettero alla sua
sinistra.
Poi si alzò per cominciare un discorso.
“Cari
invitati, grazie per
essere venuti.” Tutti quanti lo fissarono. Josephine sentì
un movimento vicino
a lei: Norrington le si era seduto accanto. “Questa è
un’occasione per dare un
annuncio importante che scoprirete alla fine di questa grande cena e
per
avvisarvi che, domani, partirò insieme al qui presente
ammiraglio Norrington
alla ricerca dei pirati per sconfiggerli una volta per tutte. Ma ora,
dedichiamoci completamente al divertimento ed alla compagnia. Buon
appetito.” E
finito il discorso si sedette e si sporse a parlare con il padre di
Josephine,
che aveva ascoltato compiaciuto e concentrato al tempo stesso e si
stava congratulando con lui per le belle parole e, visto che la
conversazione andava avanti da parecchio tempo,Josephine pensò che Beckett gli
stesse parlando del fatto che anche lei sarebbe partita con lui il giorno dopo,
assicurandogli di averne molta cura. Vide il padre annuire gioioso e la conversazione finì quando
“Non avete appetito, miss
Allen?” Josephine non si voltò verso l’ammiraglio ma scosse la
testa: aveva notato subito che l'uomo aveva ricominciato a chiamarla per cognome e questo la
rese ancor più sconsolata.
“Dovreste mangiare qualcosa.
Avete una brutta cera, miss.” Continuò l’uomo. Lei annuì silenziosamente e
prese meccanicamente dell’insalata sotto lo sguardo attento ad ogni suo gesto dell’uomo. Dopo che si fu servita
chiese senza guardarlo:
“Ammiraglio, non
chiacchierate con gli invitati?” lui la guardò velocemente.
“Non sono in vena di
discorrere in questo momento miss, e mi sembra che anche voi siate nella mia
stessa situazione.” Osservò mangiando un pezzo di arrosto. Lei fece spallucce.
“Non conosco nessuno e sono
piuttosto timida con gli sconosciuti.”
“Davvero?” domandò l’uomo.
“Non si direbbe, certe volte.” E mangiò nuovamente. Josephine posò le posate
infastidita.
“Si vede che non mi
conoscete, ammiraglio Norrington.” Uno strano ma non sconosciuto brivido
percorse la schiena dell’uomo ma lei non lo notò.
“So bene di non conoscervi,
miss, ma so riconoscere quando una persona non si sente molto bene.” Ribatté
lui. "E questo è il suo caso." Josephine si arrese.
“E va bene, avete ragione.
Non sto molto bene, ma non vi dovete preoccupare: domani starò meglio.” Sorrise
e mangiò dell’insalata. L'ammiraglio fece spallucce.
“Bene, allora, perché il
viaggio sarà lungo.” Josephine lo guardò stupita chiedendogli di quale viaggio
stesse parlando. Lui le spiegò che Beckett gli aveva riferito tutto riguardo al
viaggio.
“Non mi sarei mai aspettato
di avervi di nuovo a bordo, miss Allen.”
“Ne siete felice?” domandò
d’impulso. L’uomo non rispose subito ma rifletté.
“Onorato, piuttosto.”
Rispose poi con seria semplicità.
Per il resto della serata
rimasero silenziosi entrambi, circondati dal clamore delle posate contro i
piatti di ceramica bianca e dal vocio sempre più crescente. A fine pasto, prima
che arrivasse il dolce, Beckett si alzò.
“Penso sia giunto il momento
di darvi la buona novella.” Cominciò. Josephine si paralizzò al sentire quelle
parole e il poco colorito che era riuscita a riacquistare con l'insalata lo perse del tutto
un’altra volta. “Da quando sono giunto qua, sono stato circondato dal vostro
appoggio e dal vostro…affetto.”
- Solo perché ora sei la
persona più importante della città. Affetto…. – commentò la ragazza fra sé.
“Tra tante persone,
ne ho trovata una in particolare al quale mi sono legato subito dal primo momento che l'ho vista…”continuò
l’uomo.
- Peccato che la cosa non
sia reciproca, Beckett. – pensò nuovamente.
“Prima era solo profondo
rispetto poi, conoscendola meglio e avendola accanto, è nato qualcosa di più
grande ed importante. Signori e signore,” prese il calice di vino che aveva davanti a sé.
“vorrei annunciare le mie nozze con la giovane più bella dell’intera cittadina
e vorrei brindare a lei.” Si voltò con il calice elevato verso Josephine, che
sorrise forzatamente sotto lo sguardo attonito di tutti presenti. “A miss Josephine
Allen.” Tutti gli invitati si alzarono, Josephine compresa, e esclamarono insieme
gioiosamente la stessa frase.
“A
Josephine Allen!” lei
guardò i suoi genitori, che sorridevano compiaciuti, poi rivolse
lo sguardo a
tutti i presenti, che sorridevano felicemente e brindavano alla loro
felicità. Ma incontrò anche uno sguardo dispiaciuto e quasi contrariato
che si abbassò subito quando Josephine lo individuò:
quello
del governatore Swann, che con un’espressione tradita in volto,
l'aveva guardata
incredulo. Al suo fianco, due occhi verdi la fissavano con
l’ennesima strana
espressione di quella sera che Josephine non riuscì a decifrare:
gli occhi
dell’ammiraglio la fissavano col calice in mano a
mezz’aria. La ragazza
distolse i suoi occhi grigi da quelli verdi dell’uomo e li
posò su Beckett, che
si guardava intorno con gioia e posava gli occhi sulla futura moglie.
Ad un
tratto, Beckett le si avvicinò e baciò delicatamente
sulle labbra una Josephine
disgustata e troppo spaventata per reagire. I calici tintinnarono e si
brindò
alla salute della ragazza, dopodiché tutti si sedettero tranne
uno. James Norrington, sotto gli occhi meravigliati di tutti,
alzò il calice seriamente tenendo lo sguardo sul tavolo.
“Vorrei brindare alla coppia
e…” si voltò e fissò gli occhi della ragazza “…all’amore.” Gli invitati si
alzarono una seconda volta e brindarono. Josephine guardò l’ammiraglio ferita,
senza alzarsi del suo posto. Dopo il secondo brindisi, i musicisti
ricominciarono a suonare e vennero aperte le danze. Josephine, con la scusa di
non saper ballare e di non sentirsi molto bene, il che era vero, rimase in
disparte, seduta su di una poltrona. Ma qualcuno attirò il suo sguardo:
l’ammiraglio stava uscendo dalla stanza, il tricorno in testa. Lei lo seguì con
lo sguardo poi, senza farsi notare da Beckett, si alzò ed uscì anche lei. Nel
corridoio guardò davanti a sé e cominciò a correre cercando di non inciampare
nel vestito. Lo vide scendere le scale e, raccogliendo il tutto il coraggio che
aveva, lo chiamò.
“James!”
lui si fermò ma non
si voltò a guardarla. “Perché ve ne state andando,
James?” lui non rispose ma si mantenne fermo al suo posto.
“Perché mi avete seguito?”
domandò invece. Lei lo raggiunse sulle scale.
“Normalmente le risposte non
sono delle domande.” Ribatté secca lei ma al vedere che l’uomo continuava a
rimanere voltato di schiena tutta l’energia che aveva ancora in corpo svanì
d’un colpo. “Mi dispiace molto.” Lui si voltò e la guardò interrogativo: Jo si
rese presto conto che il sorriso che le aveva rivolto quel pomeriggio non
l’avrebbe mai più rivisto e il suo cuore ne stava piangendo. “Per il fidanzamento, intendo, ma se non avessi
accettato non mi avrebbe portato con sé a cercare Elizabeth…” Quel nome
stranamente non gli fece l’effetto che si aspettava; perché? Lei sospirò
tristemente poi si voltò e salì la scalinata. Quando arrivò vicino al
corridoio, Norrington la chiamò.
“Josephine!”
lei si voltò
speranzosa. “Non dovete giustificarvi con me.
Comunque…” abbassò lo sguardo.
“…congratulazioni
per il matrimonio.” E detto questo se ne andò. La ragazza
lo guardò uscire, poi
si appoggiò allo stesso muro in cui quel pomeriggio si era
appoggiata dopo averlo
visto dopo tanto tempo: ma questa volta vi si accostò con dolore
e lacrime
amare cominciarono a solcarle il viso. Lentamente tornò sui suoi
passi e,
quando fu davanti alla porta della sala da pranzo, si asciugò
gli occhi ed
entrò. Subito, venne raggiunta da Beckett che le alzò il
viso preoccupato; lei
sorrise forzatamente e scosse la testa, facendogli capire che non era
nulla.
Lui le consigliò di tornare a casa visto il suo viso stanco e
pallido e gli
occhi rossi. Lei annuì e ringraziò. Raggiunse i genitori
e li avvisò che
sarebbe tornata a casa, si coprì aiutata da Beckett che
l’accompagnò alla
carrozza e lì lui le diede un leggero bacio sulle labbra.
Josephine accettò
quel bacio con rassegnazione poi salì sulla carrozza e
partì.
Ma nessuno dei due sapeva che qualcuno, nascosto nell’ombra, aveva assistito a tutto con occhi che non credevano ancora a ciò cui avevano appena assistito.
Ciao a tuuuuuutti!!!! Come va? Io sono abbastanza disperata (effetto inizio-scuola... avete presente, vero?) Ultimo anno di liceo e poi chissà... continuo a non avere la minima idea di cosa fare dopo: mi sa che deciderò all'ultimo :P Bene, un'altro capitolo pubblicato e di cose da contarvi ce ne sono ancora: spero vi sia piaciuto e che la tenerezza di Beckett non abbia rovinato la sua immagine. Temo proprio che d'ora in poi i capitoli li pubblicherò una volta ogni morte di Papa però recensite quando potete!! Ed ora i ringraziamenti:
- LadyElizabeth: la tua curiosità spero di averla soddisfatta abbastanza: non penso che James ne fosse tanto felice della """"""""buona novella""""""""" (notare le numerose virgolette)
- giu91: bentornata! spero ti sia divertita in quel mese in cui sei stata via: io tra una cosa e l'altra sono stata fuori casa quasi un mese e mezzo ^^ Beckett è stato un po' megalomane, vero? Ma, sai com'è, lui ama fare le cose in grande stile (guarda solo quando beve il suo amatissimo té mentre attaccano la Perla Nera nel terzo film...) Adesso bisognerà vedere... qualche modo per tirare fuori Jo dal pasticcio si troverà!!!
- QueenLilly: porta pazienza, SOFIA: lo sai che la mia memoria è corta; non mi ricordavo proprio che eri in Egitto. Cmq grazie ancora per il pensierino ç.ç sono ancora commossa. E vabbè, mi sa che Beckett te lo dovrai sorbire ancora per un po', sai? Non ho intenzione di farlo morire... per ora... ^^
Bene, ed ora non ho nient'altro da dire oltre che augurarvi un buon inizio anno scolastico o accademico a chi di dovere e... IN BOCCA AL LUPO A TUTTI!! Ciao e alla prossima!!!!