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Autore: ambra_chiara    18/08/2014    1 recensioni
ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER SUL SEGUITO: "IL TRONO DI FUOCO
"Ciao a tutti! Mi chiamo Ambra e sono una discendente di Cleopatra, seguo il sentiero di Sekmet e mi sono specializzata in poteri sanguigni, ovvero il controllo del sangue... tutto normale no?
Certo, soltanto che questa strana normalità verrà stravolta da una missione...
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su The Kane (mi manca ancora il terzo da leggere!) e spero che vi piaccia!
ringrazio tutti coloro che hanno la voglia di leggere, a presto!
ambra:_chiara
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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POV CONNOR
 
Ci svegliammo nel giardino delle rose, io e Ginevra eravamo accoccolati l’uno da parte all’altra, lei appoggiandosi alla mia spalla.
Non osai muovermi per paura di svegliarla, così ripensai alla sera prima… mio Dio quanto ero imbarazzato, però si è risolto tutto per il meglio fortunatamente!
Respirai profondamente il profumo delle rose, intanto Ginny si svegliò dicendomi: “Buongiorno”
“Buongiorno” risposi accorgendomi che dopo cinque secondi era già più sveglia di me.
“Oggi si parte” disse, rimasi deluso… forse si era dimenticato della sera prima, ma come leggendomi nel pensiero mi scoccò un bacio leggero sulle labbra e si mise la rosa nei capelli, le spine non c’erano, forse le aveva tolte la notte, magari non riusciva a dormire.
Io le sorrisi poi ci alzammo, recuperammo le nostre cose nella camera del hotel, facemmo una colazione abbondante e salutammo mio fratello e ci dirigemmo alla volta dell’avventura.
Chiedemmo informazioni, per quanto io fossi convinto che ci sarebbe bastata una cartina.
Era molto distante dall’albergo, ma forse era meglio, riuscì a parlare con Ginevra.
“Ehi Gin, mi sembri strana… a cosa pensi?” chiesi
“Non chiamarmi Gin, solo mia madre di chiamava così” rimasi in silenzio mordendomi il labbro “anche Ambra si ostinava a chiamarmi Gin, non so perché forse per ricordarmi di mia madre, o semplicemente perché mi dava fastidio”
“Non credo che Ambra lo dicesse per darti fastidio, forse per mantenere vivo il ricordo, forse per farti capire che lei sarà sempre con te come lo è un parente, una specie di sorella… ricordati che lei era l’unica persona che avevi praticamente”
“E adesso non ho nemmeno lei”
“hai me” mi sorrise prendendomi per mano  “Ti manca Am?” chiesi.
Lei fece spallucce: “Connor, è strano… prima ero arrabbiatissima con lei, pensavo che fosse egoista, una piagnucolona… ma mi sono accorta che quella ero io. Lei non si è mai scordata un mio compleanno, si è sempre comportata come una sorella e io come l’ho ricompensata? Trattandola come uno straccio! Lei che è sempre stata vicina a me, nel bene e nel male, anche quando non la volevo affatto! L’ho aggredita per nulla, non volevo, è che…”
“che cosa?”
“Ero gelosa di lei. Una volta, quando eravamo bambine, era lei quella presa in giro, quella che nessuno voleva, e io la consolavo, cercavo di calmarla… ma adesso, non è più quella bambina, adesso ospita una dea, cerca di domarla, di controllarsi, non c’è più nessuno che la prende in giro e non credo che ci sarà mai, inoltre io, che voglio essere diversa dagli altri, non lo sono affatto, mentre Am, che vuole essere normale, è la persona più anormale (in senso positivo) che io conosca… credo che si sia messa anche con Jaime, da come si guardano, da come parlano…”
“Non hai nessun motivo di essere gelosa di lei, certo, è forte, ma non come te… avete due forze diverse… tu sei la leader, quella che cerca di sistemare tutto, quella che è coraggiosa che non teme di mostrare i propri sentimenti… e non sei ne egoista ne piagnucolona, anche adesso non fai altro che pensare ad Am, non è una cosa da egoisti, e non ti sei mai pianta addosso… anzi, hai sempre combattuto e credo che sempre lo farai. Inoltre tu sei diversa, sei matura, forte, coraggiosa come nessun altro, questo ti rende diversa da tutti gli altri.” le dissi guardandola negli occhi.
Ginevra mi sorrise e arrossì: “Grazie Connor, spero che Ambra riuscirà a perdonarmi”
“Conoscendola l’avrà già fatto, tu riuscirai a perdonarla?”
“Già fatto”.
Parlammo ancora un po’, cercai di non chiamarla Gin, quel soprannome le ricordava due cose dolorose (la morte della madre, il litigio con Ambra) quindi mi limitai a Ginny.
Intanto notai che il paesaggio cambiava… al frastuono delle macchine, dei clacson, dei bambini che urlano e delle moto si sostituì ben presto il rumore delle foglie mosse dal vento e le insegne degli edifici abbandonati che sbattevano contro i muri.
Seguimmo una stretta stradina boschiva e raggiungemmo finalmente il cimitero
“Le Porte della Morte” sussurrò Ginevra, parole che riuscì a mala pena a percepire.
Estrasse il libro e lesse: “Incantesimo da fare preferibilmente alle Porte della Morte, davanti alla lapide dell’angelo della morte”  mi guardò “Magari una lapide con la statua di un angelo?”
“Credo di si…” fu semplice trovarla… un angelo, fatto di marmo nero, sovrastava tutte le altre sculture, teneva in mano un enorme libro e una spada e guardava l’orizzonte con uno sguardo indecifrabile.
Cercai di leggere di chi fosse quella tomba, ma era talmente usurata dal tempo che non si leggeva nulla.
“E ora?” chiese Ginevra
“Forse dobbiamo fare un incantesimo” la ragazza scosse la testa mentre i capelli andavano liberi mossi dal vento
“Troppo rischioso… ci dovrebbe essere qualcosa di magico qui” si guardò intorno per poi dire “Mi scusi signor morto, non è per mancarle di rispetto… ma dovrei salire sulla sua tomba… per osservare l’angelo, mi dispiace” scalò la pietra tombale per poi saltare sulla statua e andare sulle spalle dell’angelo.
“Strano si legge ancora la scritta sul libro” mi disse
“Cosa dice Ginevra?”
Questo è il posto dove il percorso continua su una strada secondaria, dove la vita cessa di essere quello che pensiamo che sia, dove la giustizia segue il suo cammino: queste sono le Porte della Morte” detto questo l’angelo si sgretolò insieme a tutta la tomba.
Ginevra cercò di saltare giù ma non ci riuscì, stava per cadere in un enorme abisso di oscurità quando le presi il polso.
Lei gridò cercando di aggrapparsi anche con l’altra mano, ma non ci riuscì, intanto la mia presa su di lei si stava facendo sempre più debole perché anche io ero in un equilibrio precario, la terra sotto di me si stava sgretolando, dovevo tirarla su al più presto se no saremmo caduti entrambi.
Ma non ci riuscivo.
“Ginevra, allunga l’altra mano!” le urlai, lo fece, ma non riuscì ad arrivarci.
“Non ce la faccio… Mollami, salvati!” mi disse
“No! Non ti lascio andare… possiamo riuscirci!”
“No che non ci riusciamo! Lasciami andare, corri via!”
“Ti ho già detto di no!”
“è tutta colpa mia, non dovevo insistere a partire,  dovevo ascoltare Ambra”
“Non è colpa tua! Non lo è mai stato e mai lo sarà…” le terra sotto di me iniziò a tremare più del dovuto e per la prima volta provai un terrore immenso, indescrivibile: era la certezza che sarei morto .
“Credo che sia la fine allora” disse Ginny
“O un nuovo inizio” non riuscì a pronunciare più nulla, la terra sotto di me franò, ma Ginevra e io riuscimmo a tenerci per mano e poi abbracciarci, prima di venire risucchiati nel buio.
 
POV. JAIME
 
Mi svegliai al mattino, mi ero addormentato accanto ad Ambra sopra al sacco a pelo, ma adesso lei non c’era.
La trovai indaffarata a preparare la colazione.
“Ehi finalmente sei sveglio… visto che ti sei svegliato così tardi tutta la colazione me la mangio io!” stava preparando un panino con del cioccolato sciolto dentro, un po’ di latte e un bicchiere di succo che bevve in un sol sorso.
“Avevo preparato un altro panino con dentro la marmellata per te…”
“Dai Am… dov’è?” mi sedetti e mi stiracchiai
Me lo lanciò e lo presi al volo.
Non era certo la miglior colazione di tutti i tempi però non mi potevo lamentare.
“bene, oggi che vuoi fare?” chiesi
“Non lo so… magari potremmo fare un giro e poi tornare a casa alla Brooklyn House” non mi immaginavo che volesse tornare indietro
“Perché vuoi tornare?”
“per vedere mio fratello e per togliermi Sekmet di dosso” disse togliendosi la felpa e stando con la maglietta sbracciata nera.
“Sei sicura?”
“Si perché?” feci spallucce “C’è anche qualcosa d’altro vero?” lei annuì
“Spero che sia già tornata Ginny”
“Ma che ti importa di lei?” mi guardò male
“Jaime, è la mia migliore amica, sono stata una bambina, dovevo restare, dovevo parlarle, non dovevo arrabbiarmi così tanto” disse guardando per terra
“hai fatto tutto il possibile lo sai” scossi la testa
“Lei è sempre stata migliore di me in tutti, era lei la più forte, quella con più carattere, quella con più amici, e per una volta volevo dimostrarle che sono capace anche io di essere forte e indipendente… e mi sono comportata come una stupida…”
“Ambra tieni una dea sotto torchio ogni istante, hai praticamente cresciuto tuo fratello, hai resistito alla morte dei tuoi genitori. Se non sei forte tu non so chi possa esserlo” mi sorrise per poi cambiare totalmente discorso.
Parlammo del più e del meno, e decidemmo che saremmo partiti il pomeriggio solo che poco dopo pranzo successe una cosa che ci fece cambiar programma.
Ambra ebbe nuovamente le convulsioni, solo che non solo lei fu teletrasportata nella sua mente, ma anche io la accompagnai.
“Am…dove siamo?” dissi trovandomela accanto in una stanzetta vuota e impolverata illuminata solo da una finestra
“Nella mia testa” mi rispose
“Ora si spiega perché è tutto così vuoto” mi diede una gomitata
“è una parte del cervello che serve appunto per ospitare gli dei, da quello che ho capito”
“Hai ragione” disse una voce soave: da un angolo comparve una splendida donna che camminava con estrema grazia
“Sekmet” disse Am come se fosse una parolaccia
“Ambra” salutò “hai portato compagnia. Meglio… sarai lieta di scoprire che la tua ‘migliore amica’ si trova nei guai” la ragazza sbiancò e dovetti tenerla per la vira per non farla cadere.
“Cosa intendi per guai?” chiesi
Sekmet muovendo la mano, fece comparire uno specchio dalla cornice d’orata, nella quale io e Ambra potemmo vedere la scena che si stava svolgendo in quel momento: Ginevra e Connor cadevano in un enorme baratro senza fine.
“Dove si trovano?” chiese Ambra con un fil di voce
“Cosa te ne importa?” domandò la dea
“Dimmelo” ringhiò, un ringhio non umano, ma da leonessa quale era.
“Si trovano al cimitero. Correte più veloci de vento, i vostri amici non resisteranno ancora per molto” disse la dea con un mezzo ghigno poi schioccò le dita e ci ritrovammo davanti alle Porte della Morte.
  
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