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Autore: Lily97    19/08/2014    10 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CIAO RAGAZZI!
NEMMENO CI CREDO DI ESSERE RIUSCITA AD AGGIORNARE. COSI LENTA.. MAMMA MIA CHE SFACELO. 
ALLORA, RIASSUMENDO LA MIA VITA PRIVATA, DUE DEI MIEI MIGLIORI AMICI SE NE SONO ANDATI IN AMERICA PER UN ANNO E SONO RIMASTA LEGGERMENTE SCONVOLTA. I COMPITI STANNO ANDANDO DI SCHIFO. NON NE STO FACENDO NEMMENO UNO. L'ALTRO GIORNO è STATO IL COMPLEANNO DI MIO FRATELLO, AL QUALE DEDICHEREI IL CAPITOLO ♥. FINALMENTE è DIVENTATO MAGGIORENNE E TRA POCO AVRA' LA MACCHINA, COSI POTRO' SFRUTTARLO SEMPRE MUAHAHAHAHAHAHAHA
PER IL RESTO.. QUEST'ESTATE MI FA PIANGERE.. NON C'è UN MINIMO DI SOLE. IERI ERO IN GIRO CON JEANS, MAGLIETTA E FELPA PENSANTE (INVERNALE, CHIARIAMO).
E SI, NON HO AGGIORNATO PER UN SACCO. MI DISPIACE.
SONO ANDATA AL MARE, A SANTA MARGHERITA LIGURE CON DELLE MIE AMICHE E POI IN GIRO! :D
STO LAVORANDO SU UN NUOVO DISEGNO DA TIPO TRE MESI E NON NE POSSO PIU.. MALEFICA MI TA UCCIDENDO. TROPPO NERA, TROPPE MATITE DA USARE E TROPPO TROPPO TROPPO POCO TEMPO. POI DOVREI ANCHE STUDIARE, MA AHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAH BELLA QUESTA. 
OKEY, ORA CHE HO INTASATO EFP DELLE MIE ASSURDE VICENDE PERSONALI, VI AUGURO UNA BUONA LETTURA! 
UN BACIO ENORME
LILY ♥♥


BUONA LETTURA DEI 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE
 
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
 
Complicazioni



“Svegliati Annie”.
Qualcuno le stava scuotendo il braccio con forza. Cercò di dire qualcosa, ma tutto ciò che riuscì ad articolare fu un mugugno poco comprensibile.
“Annie! C'è qualcuno qua vicino!”.
L'Arena.
La ragazza si mise a sedere di scatto, tanto velocemente che il cambio di posizione le fece vedere tutto nero per qualche istante.
Come aveva potuto addormentarsi come una sciocca?!
“Cosa succede?” domandò rivolta a Jace, che spiava attraverso la fessura della grotta.
Lui non la fissò quando rispose. “Qualcuno è passato di qui poco fa. Non ho capito chi”.
“In quanti erano?”.
“Non lo so, forse cinque. Potevano essere i Favoriti, ma non ne sono sicuro. È appena l'alba, quindi non li ho visti in faccia.”
“Dobbiamo andarcene?” chiese Lily, stringendosi una fascia intorno alla fronte.
Per quello che era riuscita a vedere, la ferita si era rimarginata abbastanza bene, anche se intorno aleggiava il rossore tipico di una ferita che si sta per infettare. Decise di non dire nulla, non per cattiveria, bensì per non dare altre preoccupazioni a Jace.
Invece intercettò gli occhi della ragazza e capì che anche lei era consapevole del fatto che, se non avessero ricevuto in tempo delle medicine adatte, la sua ferita sarebbe diventata grave.
“E' meglio uscire in ricognizione e cacciare qualcosa. Non serve che andiamo tutti” rispose Annie, afferrando il proprio pugnale e infilandoselo nello stivale.
“Ma gli altri saranno qui in giro. Se ci trovano in minoranza avremo di sicuro la peggio” fece notare l'amico.
“Non possiamo rimanere chiusi qua dentro per tutti i giochi. Capitol City vuole sangue, e se non diamo loro qualcosa per cui entusiasmarsi, ci penseranno gli strateghi. Non hai già dimenticato il terremoto, vero?” domandò Annie, fissando di sfuggita Lily.
“Esco io per prima. Lily tu rimani qui. È meglio che non ti sforzi, se vuoi rimetterti completamente”.
Euer fece per alzarsi ed affiancarla, ma Jace lo anticipò. “Vengo con te” disse risoluto, brandendo la spada e allacciandosi alla cintura vari tipi di armi.
“Hai fatto tutto l'ultimo turno di guardia..” provò a protestare Euer, ma quello gli rivolse un'occhiata distratta.
“Sto bene, non ho bisogno di risposare” tagliò corto.
Lily lo guardò, un'ombra di preoccupazione sul volto. “State attenti” mormorò.
E poi i due uscirono.




“Non ho bisogno di qualcuno che mi rallenti” furono le prime parole che Annie gli rivolse, una volta usciti dalla grotta.
“Farai meglio a non darti strane preoccupazioni, dato che sto benissimo” fece l'altro.
Ed era vero: non sembrava minimamente fiaccato dalla notte insonne. Teneva senza problemi il suo passo, anzi, era la ragazza a dover fare i passi lunghi. Inoltre, la spada che teneva in mano non doveva essere molto leggera, ma Jace la brandiva come se fosse fatta di cartone.
“Va bene..” sospirò il Tributo del 4.
Non riusciva del tutto a fidarsi del ragazzo, nonostante fosse stato il primo ad attirare la sua attenzione in positivo. Certo, con Lily non c'erano problemi: era così minuta e fragile, che l'avrebbe potuta uccidere a mani nude. E poi non era la tipica ragazza da Hunger Games. Ci era finita per caso, per disgrazia. Non aveva mai incontrato una persona più buona di lei.
Si inoltrarono nella boscaglia, attenti a non fare rumore. Davanti Jace, la spada in mano e dietro Annie, china, con la mano a sfiorare il pugnale nello stivale.
“Ci servirebbe un'arma più comoda per cacciare” sussurrò il ragazzo, schivando un albero.
In effetti aveva ragione. Una spada non era molto alla mano per catturare prede. Un arco, forse. O una lancia avrebbero fatto la differenza.
“Non troveremo nulla del genere qui. Dovremmo arrivare alla Cornucopia..” osservò la ragazza.
“La Cornucopia è il luogo preferito dei Favoriti” fece Jace, spostandosi un ciuffo sbarazzino di capelli dagli occhi.
“Lo so”.




“Ti fa tanto male?” domandò Euer a Lily, sedendosi accanto a lei ed ammiccando alla sua tempia.
“Non molto. Lo sento pulsare ma non è doloroso” rispose lei.
Erano nella caverna da ore e di Jace ed Annie nemmeno l'ombra. Cercavano di non far trasparire il nervosismo, ma il tempo sembrava essersi fermato e l'aria addensata dentro quel buco di pietra.
“Forse dovresti rinfrescarlo”.
Lily gli sorrise. Le sembrava tanto Jace quando la fissava in modo così fraterno. Non avrebbero dovuto legare, non nell'Arena. Probabilmente le sarebbe piaciuto come ragazzo, nel Distretto. Era gentile, e decisamente bello. Non come Jace, certo. Lui era tutta un'altra storia: quella bellezza che toglie il fiato, che fa accapponare la pelle, che ti fa dimenticare le cose. Quella persona di cui ci si innamora a prima vista.. ma era ovviamente tutto un sogno per lei. Non sarebbe mai stato possibile, per ovvie ragioni.
Scacciò i pensieri con una scrollata di spalle. “Credi che se usciamo per andare al fiume corriamo pericoli?” gli domandò.
Gli occhi del ragazzo si adombrarono per pensare. “Non lo so, ma ne dubito. Forse è meglio che vado solo io. Tu rimani qui a riposare. Se Annie torna e scopre che ti ho fatta camminare mi scuoia.. per non parlare di Jace” le fece l'occhiolino.
Lily trasalì impercettibilmente. Poteva aver capito qualcosa? Ma nel modo in cui le sorrise, fu quasi certa che l'avesse detto più per gentilezza e per tranquillizzarla che per altro.
“Prendi questo” gli porse un piccolo corno di ottone, che aveva trovato nel bosco mentre correva col suo compagno. Piccolo, nero e opaco, il corno stava perfettamente nel palmo pallido della ragazza, che lo offriva a Euer. “Nel caso potesse succedere qualcosa, soffiaci dentro. Jace sa cos'è. Arriverebbero in un secondo”. Poi abbozzò un sorriso di scuse, per non aver accennato al fatto che sarebbe accorsa pure lei. Non era la tipica ragazza da Hunger Games. Non avrebbe avuto la minima speranza nemmeno contro una pietra inanimata.
“Va bene, grazie” disse lui, riconoscente, prima di infilare l'apertura e sparire di fuori.
Lily si trascinò fino al piccolo buco che dava al fiume e spiò Euer che camminava sulle pietre. I suoi capelli mori venivano accarezzati dal vento tiepido dell'Arena e sapeva che gli occhi azzurro cielo stavano ispezionando la zona. In mano teneva una spada, che col suo peso faceva guizzare i muscoli possenti del suo braccio. Immaginò quanto fosse semplice innamorarsi di lui, quante ragazzine nel suo distretto lo mangiavano con gli occhi. Probabilmente aveva anche una fidanzata, anzi ne era quasi certa. Inizialmente, quando aveva visto la Mietitura in televisione, aveva pensato che Annie ed Euer fossero una coppia. La preoccupazione sul viso della ragazza, il loro abbraccio disperato. Gli sfortunati amanti di Capitol City. Poi però era stato chiaro che ad unirli era solo una fortissima amicizia ed un senso di appartenenza quasi famigliare.
Euer si tolse la maglia per gettarla nel fiume e lavarla, sedendosi su una pietra ed immergendo le gambe. Le sembrò che stesse parlando. Colse qualche parola leggendo il labiale. Mancanza e Oceano..
Forse non erano giuste, forse davvero gli mancava il mare. Le fece tenerezza. Si accorse che aveva lasciato le bende da bagnare sul letto improvvisato vicino all'entrata nascosta. Fece per prenderle e portargliele -non voleva rimanere ancora da sola- quando uscì un suono di passi felpati.
Il cuore le martellò nel petto e si schiacciò contro la parete, cercando di avere la maggiore visibilità dal buco. Qualcuno stava arrivando.




“Dobbiamo raggiungerla prima di mezzogiorno. Immagino che a quell'ora chiunque soggiorni qui ritorni per pranzare” fece Jace.
Avevano camminato per un bel po' dalla loro caverna. Erano stati attenti e all'erta, ma non avevano incontrato nessuno. Sembrava che tutti i Tributi si fossero volatilizzati.
Ad un certo punto, separata da loro da un ramo del fiume, si intravide il retro della Cornucopia in tutta la sua lucentezza e magnificenza.
Annie fece per scattare, ma Jace la fermò appena in tempo, mettendole un braccio davanti al petto, contro il quale andò brutalmente a sbattere.
“Ehi!” sibilò.
Lui le fece cenno con un dito di guardare: sotto i loro piedi, a qualche centimetro, la terra si inabissava, fino a raggiungere il fiume sottostante, con acque nere che ribollivano in modo inquietante. Non c'era modo di raggiungere la Cornucopia senza costeggiare per tutta la sua lunghezza il fiume nero.
“Maledizione!” imprecò il ragazzo “non ce la faremo ad arrivare prima di mezzogiorno”.
Era vero.
Avevano sprecato la mattinata per nulla.
Gli occhi verde mare di Annie ispezionarlo la zona, spostandosi dal fiume, agli alberi dall'altra parte del guado, fino allo zaino del compagno.
“Mi è venuta un'idea.. che non ti piacerà”.

“E' un'idea del cazzo, ecco che cos'è!” ringhiò per l'ennesima volta Jace, con le braccia incrociate, scoccandole un'occhiata di traverso.
“Te l'avevo detto che non ti sarebbe piaciuta” fece lei.
Fece un ultimo nodo sull'impugnatura della spada più grossa di Jace, dentellata alla fine, con due spuntoni che uscivano verso l'esterno. Tecnicamente sarebbero serviti per sventrare l'avversario e sbudellarlo, ma a loro serviva per tutt'altra cosa.
“Spero che tu abbia una mira decente” gli disse, controllando la resistenza della corda intorno alla spada.
Reggeva. Non si sarebbe snodata ne sfilata. Erano stati fortunati ad aver ricevuto uno zaino con dentro una corda lunga più di venti metri. Solitamente il tributo non sapeva che farsene, ma loro avevano usato la lunghezza a loro favore. Ripiegandola su sé stessa per qualche volta, avevano ottenuto un fascio di corde resistenti e lunghe quel tanto che serviva per colmare la distanza tra loro e la Cornucopia.
Jace, con l'ultima occhiata storta, afferrò l'elsa della spada, la saggiò, passandosela da una mano all'altra, portò indietro il braccio e la scagliò di punta in avanti. Questa, con un sibilo mentre tagliava l'aria, si andò a piantare nel troncò di una quercia sulla sponda opposta ed i due spuntoni affilati penetrarono la corteccia, serrandosi nel cuore dell'albero.
L'altra estremità era tenuta da Annie che quasi rischiò di volare in acqua, colpa del contraccolpo.
“Bel tiro” ammise, passando i fasci di corda al ragazzo.
“Cerca di sbrigarti” le disse solo.
Annie annuì. Si sfregò nervosamente le mani sui pantaloni, per azzerare il sudore sui palmi, anche se sembrava che fossero fatte d'acqua. Respirò più volte a lungo e poi, con un movimento agile, si appese alla corda intrecciando le gambe e le mani, rimanendo quindi con la schiena rivolta al fiume sottostante.
Sentì provenire uno sbuffo da parte di Jace. Aveva fatto passare la corsa intorno ad un albero vicino e la tirava con entrambe le mani, per contrastare il peso della ragazza. Il volto già iniziava a dipingersi di chiazze rosse.
Il Tributo del Distretto 4 si mosse agilmente sulla corda, facendo la massima attenzione a non dondolarsi troppo, per non rendere il lavoro del compagno impossibile. Centimetro dopo centimetro, col cuore che batteva all'impazzata e un pugnale del suoi stretto tra i denti, si diresse verso la Cornucopia.
Fino a qualche giorno prima non si sarebbe mai immaginata in quella situazione. Non era mai stata il tipo da sport estremi. Invece ora era appena a diversi metri dal suolo, con acqua nera e gorgogliante sotto di sé e forse un manipolo di assassini psicopatici che l'attendevano dall'altra parte.
Guardami, Finnick. Guarda cosa sono capace di fare. Pensava, sapendo che da qualche parte là fuori, il ragazzo fissala uno schermo gigante che la stava riprendendo. Il pensiero che potesse non risultare bella, in quell'istante, appena a testa ingiù, con la faccia rossa e un pugnale tra le labbra, la sconvolse. Si imbarazzò. Chissà quante altre persone la stavano guardando.
Però poi un secondo gemito da parte dell'amico la riscosse e si decise ad andare più veloce.
In poco tempo si lasciò cadere a terra di schiena con uno sbuffò. Udì appena il sospiro di gioia di Jace dall'altra parte. Sogghignò. Non avrebbe mai ammesso di essersi stancato così tanto, non davanti a Lily ed Euer.
Prese il pugnale e lo strinse convulsamente. Da lì sarebbe stata sola.
Proseguì in perfetto silenzio, tra i cespugli e l'erba, finché non riuscì a toccare con il palmo della mano il metallo lucente e caldo della Cornucopia.
Le girò attorno, controllando qualsiasi angolazione e finalmente arrivò all'entrata.
Non c'era nessuno.
Con un sospiro di sollievo scivolò all'interno, tenendo d'occhio l'esterno. Si girò, con un piccolo sorriso sulle labbra. Che stupidi.
Non riuscì nemmeno a finire di articolare il pensiero, perché si accorse che nella Cornucopia c'era qualcun altro. E quel qualcuno la stava aspettando.
   
 
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