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Autore: Sharymore_    19/08/2014    3 recensioni
Tutti sappiamo quello che è successo a Katniss Everdeen e quello che ha provato dopo essere stata salvata dall'arena dei 75 Hunger games. Ma qual'è invece la storia di Peeta Mellark? Cos'ha provato il ragazzo del pane prima di essere salvato dai ribelli? In che modo sono riusciti a fargli dimenticare quanto grande fosse il suo amore per Katniss?
Ve lo racconto io.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente mi sveglio a fatica, ancora indolenzito e sento bruciare le ferite dei polsi non appena urtano contro il metallo freddo delle manette. Insieme a me, anche il resto della squadra si sveglia. Il tempo di alzarci e darci una lavata e poi ci raduniamo intorno al televisore di Tigris per vedere gli ultimi svolgimenti e per fare colazione. Cerco di mandare giù qualcosa e mentre mangio un biscotto ai fichi tengo lo sguardo fisso sulle immagini che vengono trasmesse. A quanto pare, durante la notte i ribelli hanno occupato un intero isolato e si avvicinano sempre di più al cuore di Capitol city. Avanzano utilizzando vecchie automobili prive di qualcuno che le guidi per innescare i baccelli e farli saltare in aria cosi da rendere il loro passaggio sicuro. C'è un gran silenzio intorno al tavolo e l'unico suono che percepisco è quello delle mascelle che si muovono al fine di masticare quel poco che abbiamo. "Non può durare.." esordisce Gale spezzando quel silenzio. "..in effetti, mi sorprende che sia andata avanti tanto a lungo. Capitol city si adeguerà disattivando alcuni baccelli per poi innescarli manualmente quando i bersagli arrivano a tiro." Non fa in tempo a finire di pronunciare quelle parole che è proprio quello che vediamo accadere sullo schermo. Un gruppo di soldati, dopo aver mandato avanti una macchina al fine di far esplodere i quattro baccelli, viene fatto saltare in aria. Mi guardo intorno e nel vedere le facce preoccupate dei miei compagni, decido di sdrammatizzare la situazione. "Scommetto che non essere il regista di tutto questo sta uccidendo Plutarch." dico per poi suscitare una piccola risata in ognuno dei presenti intorno al tavolo. I miei occhi si incrociano con quelli di Katniss per un breve istante e riesco a rubarle un sorriso. Finita la trasmissione, Tigris si offre di farci da spia e così, dopo averci chiuso in cantina, si immette in strada mischiandosi tra la folla di Capitol city che avanza senza sosta verso il centro della città.
Il pomeriggio, stranamente, trascorre in maniera piuttosto veloce. Verso l'ora di cena, iniziamo tutti a preoccuparci per il mancato rientro di Tigris. Iniziamo a temere per la sua cattura e per la sua vita. Alla fine lei è una normalissima cittadina di Capitol city. Potrebbe vivere tranquillamente e rifugiarsi come tutti gli altri. Stranamente però questa donna ha deciso di aiutarci e di rischiare la sua vita per noi. Gli dobbiamo molto.Tuttavia, le nostre ansie vengono cancellate immediatamente dal rumore di passi e dall'odore di carne che cuoce nell'olio che si espande per tutta la stanza. Pochi minuti dopo, il pannello si apre e il viso di Tigris compare per invitarci a salire per la cena. Come al solito siamo tutti incollati alla tv e Capitol city manda in onda un servizio in cui parla della necessità di collaborazione da parte di tutti i cittadini che possiedono ancora una casa, per ospitare il gran numero di profughi che ormai riempiono le strade della città. Subito un pensiero nasce nella mia mente. Un pensiero accompagnato da un sentimento molto simile alla paura. "Tigris, potrebbe toccare anche a te.." dico sorprendendo tutti. Tigris alza gli occhi al cielo mentre gli altri iniziano a muovere la testa in segno di approvazione. Devo aver espresso un pensiero comune perchè tutti iniziano a dire che ho ragione. In seguito a quell'affermazione, iniziamo ad analizzare i vari luoghi occupati o meno dai ribelli e cerchiamo di elaborare un piano sicuro per raggiungere il cuore della città senza farci uccidere. Mentre continuiamo a tracciare linee e a segnare con una x le zone sicure, vedo che Katniss ha un'espressione strana, forse preoccupata. Si alza in piedi e prende alcuni piatti tra le mani. "Li lavo io questa sera." dice per poi avvicinarsi al piccolo lavandino infondo al bancone. "Ti do una mano." esclama prontamente Gale per poi seguirla. I miei occhi restano fissi su di lei e non posso fare altro che restare lì a guardarla senza dire nulla e in prenda alla gelosia. Non dovrei essere geloso, ho deciso di lasciarla andare, ho deciso di non ostacolare più la sua relazione con Gale. Ho deciso di farmi da parte, eppure fa male vederla con qualcuno che non sono io. Ho ancora gli occhi fissi su Katniss quando sento una mano sfiorarmi la spalla. "Andiamo a dormire, vieni con noi?" dice Cressida indicando con la mano sia sè stessa che Pollux. Annuisco e senza esitare mi alzo dal tavolo. Scendiamo nuovamente le scale a piccoli passi e mi dirigo verso il mio angolo. Mi sdraio sulle coperte e in attesa del sonno cerco di liberare la mente dai miei soliti e stupidi pensieri amorosi.
Il mattino seguente, mi sveglio con una serie di piccoli strattoni. "Peeta.." ripete una voce più volte. Apro gli occhi e vedo il viso di Katniss. Non appena si accorge che sono sveglio mi sorride e io mi rendo conto che l'unica cosa che vorrei è potermi svegliare tutte le mattine in questo modo. Svegliarmi e vedere come prima cosa il suo sorriso. Mi aiuta ad alzarmi e mi chiede di seguirla al piano di sopra. Saliamo le scale e subito noto che gli altri sono seduti intorno al tavolo in attesa di qualcosa. O meglio di qualcuno: me. Mi siedo vicino a Katniss e inizio a guardare le facce che ho difronte. "Peeta, ieri abbiamo pensato a lungo su cosa fare e su dove andare, non possiamo restare qui senza fare nulla e penso tu lo sappia." esclama Katniss mentre si stringe le mani. "Si, certo.." rispondo io pur non capendo cosa stiano cercando di dirmi. "Ecco, noi vogliamo arrivare alla villa di Snow e cercare di ucciderlo. Una volta che il presidente sarà morto, la guerra sarà praticamente vinta." continua non distogliendo mai lo sguardo da me. Gli altri ascoltano in silenzio, ma dalle loro espressioni, capisco chiaramente che sono l'unico a questo tavolo a non sapere di questo piano. Non appena Katniss finisce di parlare resto a fissarla, in attesa di nuove parole. Quelle che ho sentito non sono state sufficienti e la situazione ancora non mi è molto chiara. Vedo Katniss rivolgere uno sguardo a Gale. Il ragazzo ricambia con un cenno della testa, quasi un cenno di incoraggiamento per incitarla a proseguire. Lei sospira e poi mi guarda nuovamente. "Peeta..non possiamo portarti con noi, sei ancora troppo instabile. Non sappiamo come potresti reagire e non vogliamo di certo che succeda quello che è successo a Mitchell. Mi dispiace.." dice Katniss con un tono di voce bastonato. Ora è tutto chiaro. Vogliono continuare la missione senza di me, ma come biasimarli? Io stesso c'avevo già pensato. Sarei solo un peso morto che rallenterebbe la marcia. "Non dispiacerti, lo capisco ed è giusto così.."sussurro cercando di tranquillizzare Katniss. Non appena sente quelle parole, il suo viso sembra quasi rilassarsi e sembra abbia ricominciato a respirare normalmente. "Bene, allora tu resterai qui, e aspetterai che tutto sia finito per.." "No, non voglio restare qui. Io uscirò da solo, per conto mio." dico interrompendo Katniss e facendola di nuovo precipitare nella preoccupazione. In questo momento, riesco quasi a illudermi che ci tenga davvero a me. "Per fare cosa?" chiede Cressida riportandomi alla realtà. Sembrano essere tutti sorpresi di questa mia intenzione. Inizio a far ruotare il mio sguardo intorno al tavolo. "Non lo so con esattezza. L'unica cosa in cui potrei ancora esservi utile sarebbe creare un diversivo." dico cercando di spiegare la mia scelta. "E..se perdi il controllo?" chiede Katniss mantenendo lo sguardo spento e perso nel vuoto, quasi non volesse neanche guardarmi in faccia. Nonostante i suoi occhi cerchino di evitarmi, io continuo a guardarla. "Vuoi dire..se mi prende la mattana da ibrido? Beh, se la sentirò arrivare cercherò di tornare qui." le prometto.Lei alza lo sguardo. Ha gli occhi tristi. "E se Snow ti cattura di nuovo?" chiede Gale. "Non hai neppure un fucile." continua alzando le mani al cielo. Nessuno potrà farmi cambiare idea, mi sento fermo sulla mia decisione come non lo sono mai stato. "Dovrò semplicemente correre il rischio come tutti voi." rispondo. Io e Gale ci scambiamo una lunga occhiata. Glielo leggo nei suoi occhi che è chiaramente in disaccordo con la mia decisione. Dopo alcuni istanti, distoglie lo sguardo e lo vedo frugare con la mano nel taschino della divisa. Prende il morso della notte e dopo essersi avvicinato a me, la poggia delicatamente sul mio palmo aperto. "E tu?" chiedo del tutto sorpreso. "Non ti preoccupare. Beetee mi ha mostrato come far detonare manualmente le mie frecce esplosive. Se dovesse andare male ho il mio coltello. E avrò Katniss.." mi risponde per poi rivolgere lo sguardo verso di lei. "non gli lascerà la soddisfazione di prendermi vivo." conclude con un sorriso ironico. Katniss si sforza di ricambiare quel sorriso, ma lo vedo chiaramente che è preoccupata e per niente sicura. "Prendila Peeta." dice con voce tesa. Allunga la mano e mi chiude le dita sulla pillola. "Non ci sarà nessuno ad aiutarti." sussurra cercando di nascondere gli occhi lucidi che però riesco a intravedere tra le ciglia lunghe e nere.
La notte che passiamo prima di lasciare definitivamente questa cantina è piuttosto lunga e agitata. Molti di noi hanno diversi incubi e si svegliano più volte e ovviamente anche io sono tra questi. Mi sveglio agitato e tremante, ma ogni volta che apro gli occhi in preda alla paura, Katniss è lì ad accarezzarmi la fronte e a rassicurarmi. "Non è reale.." sussurra più volte mentre con le dita mi scosta i capelli. "Sei al sicuro." esclama sorridendo.
Finalmente arrivano le 5 di mattina e dopo aver fatto colazione, iniziamo a vestirci con abiti tipici di Capitol city, proprio come avevamo fatto per arrivare in questo negozio. Alla fine, siamo la copia esatta dei profughi che sfuggono ai ribelli. "Mai sottovalutare le capacità di una brillante stilista." sussurro non appena Tigris si avvicina a me per sistemarmi il copricapo. Sono quasi sicuro di averla fatta sorridere e questo mi fa sentire meno mostro di quanto io mi senta in realtà. Cressida, Gale e Pollux sono appostati dietro alle persiane, per controllare la situazione esterna. Katniss invece è con me e si accinge a togliermi le manette. Non appena mi libero di quel metallo provo una sensazione di sollievo. Mi strofino i polsi e li fletto. Sento gli occhi di Katniss posarsi su di me e sento il suo respiro farsi affannato. "Stammi a sentire.." dice prendendomi il viso tra le mani. "..non fare niente di stupido." continua e vedo una lacrima scenderle lungo la guancia. Forse ci tiene davvero a me. Vorrei rassicurarla, vorrei potere essere il Peeta di una volta. Vorrei poter essere in grado di farla sentire più serena. "No. Quella roba è l'ultima risorsa, assolutamente.." dico scuotendo la testa. Ha paura che io mi tolga la vita e in effetti potrei farlo. Di sicuro risolverebbe tutti i miei problemi. Eppure, sento qualcosa dentro di me, una strana sensazione che continua a tenermi attaccato a questa vita, una sensazione che mi impedisce di lasciarmi andare, che mi fa lottare. Katniss mi sorride e mi circonda il collo con le braccia. I suoi capelli finiscono davanti al mio naso e io riesco a sentirne il profumo. Quell'abbraccio mi coglie di sorpresa e le mie braccia esitano alcuni istanti prima di stringerla. Sento la sua presa forte intorno alla mie spalle e vorrei non dovermi mai sciogliere da quell'abbraccio. Dopo alcuni istanti però, le sue braccia mi lasciano andare. "E' ora!" dice Tigris. Katniss annuisce e poi torna a guardarmi. "Senti..so che l'ultima volta che ci siamo lasciati, nell'arena, non sono più tornata e mi dispiace.." sussurra a bassa voce, quasi non volesse farsi sentire dagli altri. "Non è stata colpa tua..vero o falso?" rispondo io, mentre mi perdo nei suoi occhi arrossati e lucidi. "Vero, ma mi dispiace comunque, ti ho lasciato da solo e non avrei dovuto permettere che ciò accadesse. Ma questa volta non lo farò, questa volta tornerò. Cercherò di tornare ad ogni costo, te lo prometto." conclude per poi stringermi le mani. "Anche io.." sussurro. "Bene!" esclama per poi lasciarmi andare e raggiungere gli altri. Un ultimo sguardo e poi usciamo tutti dal negozio, e le nostre strade si dividono. Mentre mi allontano, continuo a fissare Katniss finché non la vedo scomparire tra la folla.
Per la strada c'è un gran casino. Ovunque mi giro, mi ritrovo circondato da profughi che camminano senza sosta, ricoperti di stracci e completamente spaventati. A tratti mi sembra di essere tornato nel distretto 12. Continuo ad avanzare a piccoli passi, pur non sapendo con esattezza quale sia la mia direzione. Seguo gli altri cercando di evitare i loro sguardi. Ogni volta che sento gli occhi di qualcuno addosso, ho paura di essere riconosciuto e cerco di coprirmi il volto come meglio posso. Un gran numero di pacificatori percorre le strade, armati di fucile e manganelli. Cerco di mantenere la calma. Le mani tremano e in questo momento sento addirittura la mancanze delle manette. Cerco di mantenere il controllo e mi metto a pensare su cosa il vecchio Peeta farebbe in questa situazione. Non darebbe di matto, questo è certo. Come è certo che non ucciderebbe nessuno, che sia un nemico o un innocente. Cerco di agire di conseguenza. Continuo a camminare per alcuni chilometri. La marcia è spedita, senza sosta. Le gambe mi fanno male, ma non posso fermarmi. Non posso fare nulla che potrebbe attirare l'attenzione altrimenti sono morto. E non posso morire, no. Io e Katniss ci siamo fatti una promessa. Ci ritroveremo questa volta. Man mano che ci addentriamo nel cuore della città, sento un gran rumore crescere sempre di più. Sono voci e urla di gente disperata. Ormai la nostra marcia è diventata quasi una fila. Siamo vicini alla villa di Snow. Una voce all'altoparlante comunica che verremo accolti nella sua villa e che potremo rifugiarci nel suo giardino. Tornare nel posto in cui ho patito tutte quelle sofferenze mi fa paura e vorrei poter urlare. Stringo le mani in pugni e mi faccio coraggio. Forse Katniss sarà lì, non posso di certo sprecare quest'occasione. Ci avviciniamo sempre di più all'ingresso della villa e la marcia rallenta sempre di più. Continuo ad avanzare sperando che non ci sia una specie di controllo per entrare e non appena mi accorgo che effettivamente ad accoglierci non c'è nessuno tiro un sospiro di sollievo. Le urla che sento si sono fatte ormai fortissime, sono assordanti. Ciò che cattura particolarmente la mia attenzione però è un gruppo piuttosto numeroso di bambini che piangono e che cercano i loro genitori. Si trovano dentro una specie di recinto, proprio davanti alla villa di Snow, quasi fossero usati come scudo. Ci sono bambini di tutte le età, da i primi passi all'adolescenza. Continuano a piangere, a urlare e sembrano essere davvero terrorizzati. Improvvisamente però la mia attenzione viene catturata da un rumore fortissimo e dopo pochi istanti di confusione vedo comparire nel cielo un hovercraft marchiato Capitol city. "I ribelli, i ribelli!" iniziano ad urlare tutti scansandosi verso le estremità della strada. I ribelli devono essere riusciti ad entrare a Capitol city. Questo significa che abbiamo vinto la guerra? Non lo so, e non posso averne ancora la certezza. Non siamo ancora fuori pericolo. Continuo a fissare l'hovercraft. Si aggira proprio al di sopra del recinto contenente i bambini e senza che essi possano rendersene conto iniziano a scendere dal cielo diversi paracadute. So cosa contengono e lo sanno anche loro perchè alzano immediatamente le loro braccia al cielo in attesa di prenderne uno tra le mani. Quei paracadute rappresentano una speranza, una salvezza. Ricordo quale volte in cui nell'arena non aspettavo altro che riceverne uno. Tuttavia mentre scendono, e si fanno sempre più vicino al suolo, noto che questi paracadute sembrano avere qualcosa di diverso. Non faccio in tempo a capire cosa, che iniziano a esplodere uccidendo i bambini del recinto. Il sangue rosso vivo cade sulla neve bianca e tutta la folla inizia ad urlare e a muoversi senza senso in preda alla disperazione e alla paura.
Mi guardo intorno mentre vengo strattonato in più direzioni. Alzo gli occhi verso l'alto e come se fosse una visione, scorgo la figura di Katniss attaccata all'asta di una bandiera a pochi metri da terra. La vedo tenersi stretta mentre la folla sotto di lei non fa che spingere. Inizio a urlare il suo nome mentre cerco di avanzare tra la fitta folla. "Katniss!!" urlo non curandomi di essere sentito. "Katniss!!" grido ancora più forte. "Katniss!!" le corde vocali sono tirate al massimo. Spingo quando posso, ma avanzo troppo lentamente. Ancora troppi metri mi separano da lei. Mentre continuo ad avanzare noto che Katniss ha posato lo sguardo su qualcosa, o meglio su qualcuno. Cerco di guardare nella sua stessa direzione ma non riesco a capire chi sia la persona che sta cercando di raggiungere. Non riesco a capirlo finché non la sento pronunciare il suo nome. "Prim!" urla disperatamente mentre cerca di correre per raggiungere la sorella. Io corro a mia volta e mi sono quasi liberato di quella folla quando improvvisamente sento il rumore di una nuova esplosione e vedo il paracadute cadere proprio vicino al corpo di Prim. Il piccolo corpicino inizia ad andare a fuoco e sento le urla di Katniss che sovrastano quelle di chiunque altro. Resta immobile, a piangere e urlare mentre altri paracadute continuano a cadere dal cielo. Continuo ad avanzare e tengo lo sguardo fisso su di lei. Improvvisamente però, alcuni paracadute escono fuori dal recinto e assisto inerme al corpo di Katniss che, colpito da una scheggia di quella bomba, inizia a fuoco. "No!" urlo. "Katniss!" continuo a chiamare disparatamente. Non mi sono mai sentito inerme come in questo momento. Non posso aiutarla, non riesco a raggiungerla. Posso solo guardare il suo corpo mentre viene deturpato dalle fiamme. Sto per urlare nuovamente il suo nome, quando una nuova esplosione cade proprio vicino ai miei piedi e mi fa saltare in aria spingendomi contro un muro. Sento un dolore tremendo alla testa e l'unica cosa che riesco a percepire prima di perdere i sensi è l'odore dei corpi che bruciano. 

 

Ciao a tutti :) E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato e mi dispiace :( Spero siate ancora tutti qui a leggere la mia storia! Questo capitolo è un po' più corto del solito, incredibile ma vero non ho fatto 23mila pagine ehehe! L'ho interrotto allo stesso punto del capitolo perchè secondo me da qui in poi inizia una nuova fase e quindi non mi andava di mischiarle :) Per quanto riguarda poi il "saluto" tra Katniss e Peeta vorrei giustificare la mia decisione. Quando ho letto Mockingjay per la seconda, terza, quarta volta e cosi via (si, l'ho letto davvero troppe volte ahahha) mi sono resa conto che noi non abbiamo mai la certezza durante la lettura, che Peeta e Katniss alla fine finiscano insieme. Siccome io non sono Suzanne Collins, e non devo giocare sull'effetto sorpresa, ho deciso di rendere un po' più chiaro il fatto che Katniss a Peeta ci tiene davvero. E non perchè non vuole darle vinta a Snow o altro, ci tiene come si tiene a qualcuno che non si vuole perdere. Per questo ho aggiunto un piccolo pezzo nel loro momento dei saluti. Spero che la mia scelta non vi dispiaccia :) Beh, vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo..che potrebbe essere l'ultimo!
Tanti baci, Sara :)
Ps, grazie a tutti i nuovi lettori che hanno seguito/preferito/ricordato e recensito la storia (e anche e soprattutto a chi continua a farlo sempre!).

  
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