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Autore: eli09    21/08/2014    6 recensioni
Tessa, una ragazza di Bolzano che parte per Palermo per stare da amici. si ritroverà in una casa con sei ragazzi, tra qui un bambino, due sedicenni e tre della sua età. lei uscirà con alcuni di loro, ma solo uno le farà perdere la testa. amore, litigi e complicazioni aspettano la nostra Tess, che verrà catapultata in un mondo bello, intrigante, ma allo stesso tempo stronzo e esasperante. dal testo:
-“ Tess, io sono pentito di quello che è successo ieri, non doveva andare così, ma siamo finiti in uno Strip Club, abbiamo bevuto e poi più niente, buio totale. ma...” aggiunse, annullando la distanza tra i nostri corpi.
-“ ma?” dissi in preda all'ansia
-“ ma...” continuò lui “ se c'è una cosa di cui non mi sono pentito è di aver trovato il coraggio, anche se da sbronzo, di intrufolarmi nel tuo letto.” a quelle parole sbarrai gli occhi, e un secondo dopo mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo autrice

Ciaooo a tutte!

Devo proprio ammettere che mentre scrivevo questo capitolo ho pianto! Vi giuro che la storia non è ancora finita, ma tra poco finirà e questo mi rattrista molto... niente, siccome ho visto le scarse recensioni nel capitolo scorso (anche se so che molte di voi sono a godersi gli ultimi giorni di vacanza) spero proprio che non sia perchè ormai la mia ff vi stia stufando o sia diventata monotona... se è così fatemelo sapere, vi prego, farò di tutto per renderla interessante e adatta alle vostre esigenze!! vi ringrazio e ci tengo che sappiate che è prevalentemente per le recensioni che continuo a scrivere, quindi grazie ancora, mi aiutate tantissimo! <3

spero proprio che il capitolo vi piaccia, grazie anche a Momoko21 e Tonia1d che hanno recensito lo scorso cappy... siete il meglio >.<

un bacio grandegrande

Eli

a volte devi essere l'eroe di te stesso,

perchè spesso le persone senza le quali

non puoi vivere

possono vivere senza di te

 

 

Tessa

erano le cinque... le cinque del mattino e io ero già in piedi. Dov'era Jake? La mia mente continuava a vederlo attraversare una strada e poi un'auto in corsa lo... oddio, devo andare a cercarlo. Buttai le coperte infondo al letto e mi alzai. Corsi in bagno e mi lavai la faccia. Una cosa positiva in tutto questo c'era, almeno oggi non dovevo andarmene al lavoro e potevo concentrarmi su di lui. dovevo trovarlo, ero sicura che se me ne avesse parlato, se mi avesse confidato la sua sofferenza forse... ma certo, Jake che si apre e confida i suoi sentimenti, quando mai?! Avevo già le valigie pronte, dato che io e Jake avevamo deciso che dopo il matrimonio, quella stessa sera, avremmo preso l'aereo e saremo passati a fare un saluto ai miei. Siccome avevo solo una settimana di vacanza, pensavamo di restare nella mia vecchia casa si e no tre giorni e dopo passavamo a Palermo. Mi mancavano tantissimo Matt e Rick, in pochi mesi erano diventati i miei migliori amici. Ma, ovviamente, se non riuscivo a trovare quell'idiota del mio fidanzato con un po' troppi sensi di colpa non avrei nemmeno rivisto i Bolen. Mi vestii con quei pochi vestiti che avevo lasciato nell'armadio e sgusciai fuori di casa. Ora, se fossi un uomo, devastato dentro, combattuto se andarsene e non partecipare al matrimonio del suo migliore amico o andare a dire addio a una ragazza in punto di morte... in che locale andrei a ubriacarmi?

Oddio, ma perchè i maschi devono comportarsi sempre così? Hanno i sensi di colpa? Bevono. La ragazza gli ha lasciati? Bevono. Problemi famigliari? Bevono. Gli è morto il gatto? Bevono. Tutti dicono che le ragazze sono complicate, ma non è vero,

noi siamo assolutamente normali, sono loro quelli complicati! Noi riusciamo ad aprirci, se ci fidiamo abbastanza di qualcuno, e invece loro... loro si rifugiano e annegano il dolore nella wodka e nella birra.

Okay, ora devo concentrarmi... qual'è il locale più frequentato della città? E se fosse andato in una discoteca? O ancora peggio, in uno strip club? Oddio...

decisi di andare nell'unico locale dov'ero andata con Cla. Era vicinissimo alla nostra palazzina, quindi c'era una certa probabilità che fosse andato li. Dubitavo di trovarlo steso per terra o accovacciato sul marciapiede a vomitare anche l'anima... però speravo di trovare un indizio. Mi sentivo come quel cartone animato per ragazzini che danno su super... ah, ecco, detectiv conan!

Entrai nel locale. Quell'enorme porta a vetri mi metteva sempre l'ansia, come se ogni volta che la toccassi si potesse rompere in mille pezzi. Era strabiliante come il 'blackout angels' si trasformasse da mattina a sera. La sera era sempre pieno di gente, ubriaconi, ragazze mezze nude, scapoli in cerca di avventure, drogati e fumatori, invece la mattina ci potevi trovare gente rispettabile che andava al lavoro o che si incontrava con varie persone. Mi avvicinai al bancone e sentii qualcosa sotto la suola delle mie carpe rompersi. Sussultai e balzai all'indietro.

-“ posso fare qualcosa?” alzai lo sguardo inviperita. Chi buttava per terra dei bicchieri? E qual'è il barista che lasciava per terra i cocci?

-“ si, vede ecco...” non sapevo come spiegarmi, non potevo certo prendere e dire 'scusi signore ha visto un uomo/ragazzo incredibilmente affascinate, alto, biondo, con occhi stupendi, sulla ventina?'

-“ aspetta, io mi ricordo di te!” disse lui, indicandomi come se fossi una dea da venerare

-“ ah, si...?”

-“ si, tu e quel tizio... quello alto... siete venuti qui giorni fa con altri due tizi” per 'due tizi' si riferiva a Eric e Cla probabilmente e invece con 'quel tizio' si riferiva sicuramente a Jake. Mi illuminai.

-“ scusi, si ricorda per caso com'era fatto il ragazzo che stava affianco a me? Se si, potrebbe dirmi, gentilmente, se lo ha visto da queste parti ieri sera?”

-“ oh, mi creda, una faccia così è difficile da scordare...” disse lui ghignando. Subito dopo da una porta in legno che probabilmente conduceva al bagno sbucò un ragazzo alto coi capelli neri e ricci e si mise di fianco al barista. Questo girò la faccia e lo baciò. Spalancai gli occhi... oddio, proprio non me lo aspettavo! Non avevo assolutamente niente contro i gay, anzi, alcuni erano pure simpatici, è solo che... boh, non melo aspettavo proprio. Il tizio che fino ad un secondo fa parlava si girò verso di me e con un sorriso beato continuò. “comunque, tornando a noi, si, lo ho visto, ma se né andato di qui circa alle una, mi pare che tenesse tra le braccia un paio di ragazze ma... forse mi sbaglio.” il mio cuore si divise in tante minuscole parti e io avrei voluto salire sul bancone e urlargli in faccia 'NO, NO E POI NO! IO MI FIDO DI JAKE, SO CHE LUI NON LO FAREBBE MAI E TI SBAGLI GRASSONE, TI SBAGLI DI GROSSO! AVRAI CONFUSO IL MIO JAKE CON QUALCUN'ALTRO, IDIOTA!' repressi il mio istinto omicida, limitandomi a un “credo che si sbagli, ma grazie comunque.”, poi girai i tacchi e uscii dal locale. Proprio quando ero sulla porta il tizio mi urlò dietro

-“ mi sembrava avesse una bici.” non mi fermai neanche, ma annuii al nulla e uscii dal locale

Jake

la testa mi fa male, non capisco più niente... dove sono? Dov'è Tess? Perchè ho tanta voglia di vomitare? Cerco di aprire gli occhi per vedere dove sono disteso, allungo una gamba e cado. Credo che sia un pavimento di marmo, perchè cadendo provoco un tonfo sordo e mi faccio male alle ginocchia e ai palmi delle mani. Ma almeno l'impatto mi fa aprire gli occhi di scatto

-“ oddio, tesoro, stai bene?” una ragazza, alta e bionda ossigenata incombe su di me, mi prende per un braccio e mi solleva. Ora posso andare nel panico. Dove cazzo sono? Chi è sta tipa che fa paura? Dov'è la mia Tess, voglio la mia Tess!

-“ BENE?!” chiedo ironico, quasi urlando “ ma tu chi cazzo sei? Perchè sono in questa casa? Cos'è successo?... oddio, mi scoppia la testa...”

-“ rilassati, hai bevuto troppo ieri sera.” poi mi guardò delusa “ma come, non ti ricordi di me? Ci siamo incontrati in un locale, tu mi hai detto che mi amavi e poi abbiamo iniziato a bere... anch'io ricordo poco, so solo di averti fatto entrare in casa mia, nel mio letto e...” la interruppi prima che dicesse quello che temevo avevamo fatto

-“ oddio, Tess, quando lo verrà a sapere le... le si spezzerà il cuore, io non posso permetterlo...” sussurrai, prendendomi la testa tra le mani e sedendomi sul divano

-“ chi è Tess?!”
-“ è la donna che amo” dissi senza pensarci. Ero troppo impegnato ad autocommiserarmi ed ad insultarmi mentalmente per prestare attenzione alle parole della tizia senza-nome

-“ ma tu hai detto che ami me!” disse la gallina, incrociando le braccia al petto. Quella frase mi fece portare lo sguardo su di lei e risi amaramente.

-“ MA TI PARE?! ERO U.BRI.A.CO! Non mi innamorerei mai di una tipa che va nei locali squallidi per rimorchiare e sentirsi meno sola!” dissi, in preda ad uno scatto di rabbia delle lacrime rigarono il viso di lei, che corse in una camera e si chiuse dentro. Ma non me ne importava proprio niente. Mi lasciai cadere sul divano. Il mio unico pensiero era Tess... come glielo avrei detto? Cosa gli avrei detto? Non sapevo nemmeno io cosa avevo fatto! Avrei permesso che d'ora in avanti mi guardasse con odio e disprezzo solo perchè mi ero lasciato trasportare dall'alcol? Avrei sopportato il peso di raccontarle una bugia? E se poi scoprisse che le ho mentito? Peggiorerei solo le cose! Dio, la avevo tradita, la donna che amo... o forse no?

Un improvviso conato di vomito mi riscosse dai miei pensieri e aprii una porta a caso. Fortunatamente, dietro c'era il bagno.

Quando finii di rimettere mi alzai e andai verso il lavandino. Mi lavai distrattamente la faccia e feci per aprire la porta. Volevo andarmene da li. Quando tirai verso il basso la maniglia mi ritrovai la tipa sulla soglia con in mano la mia maglietta. Non che lei fosse molto vestita, anzi, era in intimo. La cosa strana è che, se qualche anno fa avessi visto una ragazza con un corpo così... beh... il mio amico di sotto avrebbe subito reagito, ma ora, l'unica cosa che provavo era paura. Paura che avessi tradito la mia ragione di vita. L'unica e la sola. Sempre

-“ è stato bello, ma ora addio. Ho un ragazzo e altre cose a cui pensare, quindi rivestiti e vattene.” la guardai stranito... ero io ad avere le traveggole o quella un minuto prima piangeva perchè non la amavo? Mach... che gente strana. Feci come disse e mi diressi in salotto. Ora che ero completamente sveglio riuscivo a vedere dove mi trovavo. Ero in una piccola camera d'albergo, e, sulla parete sinistra del salotto c'era la porta d'ingresso, era molto accogliente, ma davvero, volevo sparire. 'Cazzo, che bastardo senza speranze che sono! Non la merito...' Sperai che la notte passata fossi troppo ubriaco per fare sesso e mi sedetti sul divano. Presi un bel respiro e mi misi la maglietta. In quel momento la porta si aprii.

 

 

Tessa

Svoltai in parecchie strade e, finalmente, quando stavo per arrendermi, eccolo li, un segno dal cielo, una traccia, una pista! La bici di Jake era buttata distrattamente su un marciapiede, hai piedi di una scalinata che portava all'entrata di un... albergo? Un moto di paura e tristezza mi invase. Che ci faceva in un albergo? Scesi di corsa dal taxi, senza nemmeno pagarlo, ma poco importava. Salii di fretta le scalette e aprii la porta. Mi diressi alla reception, dove una tipa con unghie finte e capelli viola mi sorrise

-“ posso fare qualcosa per lei?”
-“ si. no. Ehmm...” da come la tipa mi guardò capii che sembravo una pazza psicopatica omicida appena scappata da una prigione. “ chiara...” continuai, la tipa inizialmente mi guardo strabuzzando gli occhi e rimanendo senza fiato. Probabilmente si stava chiedendo se la conoscevo o avevo poteri soprannaturali, ma poi si rese conto che avevo solo letto la targhetta “ ha per caso visto questo ragazzo 'sta notte?” tirai fuori una foto di me e Jake dal portafoglio. Adoravo quella foto e amavo il ragazzo che ci stava dentro. Lo avrei aiutato, tutto il dolore si può superare con la giusta persona affianco.

-“ si! Era con una ragazza... vuole che le dico la camera?” con una ragazza? Forse avrei dovuto dire di no e risalire in macchina. Non ero sicura di quello che volevo davvero, se volevo sapere cosa avesse fatto Jake e cosa ci facesse in un albergo o se avrei preferito andarmene a casa e risparmiarmi una verità altrimenti insostenibile, anche perchè non sapevo cosa avrei fatto se lo avessi scoperto con un'altra... avrei potuto dimenticare?

No, non dovevo pensarlo! Infondo era di Jake che stavamo parlando, io mi fidavo e mi sarei fidata anche adesso. Ma volevo sapere, volevo entrare in quella stramaledetta stanza e vederlo steso per terra, ubriaco, e da solo, senza nessuna ragazza. Era una prova, una prova per noi, per il nostro futuro, per la nostra coppia. Dentro di me pregai che Jake la superasse e annuii

-“ si, grazie” la tizia si dimostrò gentilissima e mi diede una copia delle chiavi. Da quel che avevo capito la tizia che abitava quella camere non le andava a genio. La ringrazia e salii le scale. Il cuore mi martellava nel petto e nella mia testa iniziò un conto alla rovescia. Mancano pochi secondi alla verità, 10...9...8...7...6...5...4...3...2...1... ora!

Aprii la porta con un colpo secco, e un moto di sollievo mi colpii. Jake era seduto su un divano, vestito, e senza ragazze. Ma quella sensazione durò poco. Stavo per buttarmi tra le sue bracia, abbracciarlo, baciarlo e dirgli che avremmo superato tutto, che ero pronta a dargli tutto, a farlo entrare nella mia vita, a non essere più un io ma un noi, e poi... e poi arrivò al mio orecchio una voce femminile.

-“ tesoroooo, ti ho detto di andartene!” Jake balzò in piedi, e allungò una mano nella mia direzione. Il sorriso mi morì sulle labbra. Spostai lo sguardo da lui alla tipa in intimo e il mio cuore cedette. Le lacrime si fecero strada sui miei zigomi, sulle mie guance, sulla mia gola. Guardai Jake, era terrorizzato

-“ Tess, Tess io... ti posso spiegare...”

-“ no. NO. Non chiamarmi così!” urlai “hai fallito, Jake, hai fallito.” sussurrai poi, probabilmente lui non mi sentii nemmeno e io me ne andai, corsi giù dalle scale e raggiunsi in fretta il piano terra. Lo sentivo dietro di me, lo sentivo correre, gridare, supplicare il mio nome, ma io non ce la facevo. Perchè? Forse non eravamo destinati a stare insieme e basta. Maledizione, Tessa, hai vent'anni, ci sarà qualcun altro... mi continuavo a ripetere, ma la verità era che non ci sarebbe stato nessuno come lui. Uscii, calpestando l'asfalto ghiacciato e poi non sentii più dei passi dietro di me. Mi resi conto che era a piedi scalzi. Vidi la sua bici per terra, e la presi a calci. Sfogai tutta la mia rabbia, il mio dolore, la mia solitudine, la mia tristezza, la mia delusione, sfogai tutto, tutto quello che mi portavo dentro. I singhiozzi scuotevano il mio corpo da capo a piedi e io decisi di andarmene. Era strano, non avevo nemmeno la forza di correre, di scappare, in quel momento, così appena vidi un muro di una casa abbandonata e mi ci accasciai contro. Non riuscivo a smettere di piangere, perchè ogni cosa a cui pensavo c'era lui. Lui era una parte di me, la parte oscura, imperfetta, imprevedibile, la parte che amavo. Perchè, se una persona ti tradisce, non smetti di amarla metti solo di credere in lei, e un rapporto non può andare avanti senza fiducia e io la avevo persa in Jake. Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine, siamo noi gli stupidi che crediamo nell'infinito, e io, sinceramente, avevo creduto che io e Jake fossimo una cosa sola, fossimo l'infinito. Altri singhiozzi mi scossero il corpo, mi strinsi le gambe al petto e nascosi la testa tra esse. Il cellulare iniziò a suonare. Cla. 'Oddio, il matrimonio... che cosa dovevo fare?' decisi di fare la cosa più egoista, ingiusta e menefreghista di sempre, decisi di non andarci. Era sbagliato, lei era la mia migliore amica ma... non me la sentivo di mettere un finto sorriso sulla faccia. Dovevo andarmene, dovevo far uscire Jake dalla mia vita, e sicuramente non ci sarei riuscita se avrei continuato a stare a N.Y. Sapevo cosa fare, dovevo solo decidermi a farlo. Alzai lo sguardo e lo portai sul cielo grigio e nuvoloso.

-“ mamma... sto arrivando” sorrisi tristemente e mi tirai su. Chiamai un taxi e diedi l'indirizzo dell'appartamento. Eric e Cla erano fuori e anche Jake... sarebbe stato più facile andarsene senza salutare, avrei mandato un messaggio a Cla quando sarei stata sull'aereo. Mi passai una mano sugli occhi e mi feci forza. Io ce la potevo fare, ce la potevo fare ad andare avanti senza di lui, ce l'avrei fatta.

 

Il taxi mi lasciò proprio davanti alla porta di casa. Io, questa volta, lo pagai e il tipo mi salutò, per poi sgommare via. Tirai fuori velocemente le chiavi dalla borsa e sperai che non ci fosse nessuno in casa. Chiamai l'ascensore che mi portò al terzo piano ed entrai in casa. Era deserta, le luci erano spente e festoni bianchi erano appesi dappertutto. Tirai un sospiro di semi-sollievo, ero ancora distrutta, ma dovevo essere forte, avrei pianto in aereo, in silenzio, con le cuffiette nelle orecchie. Avrei riparato il mio cuore, non so ancora come, ma lo avrei fatto. Avevo già la valigia pronta, quindi sarebbe stato tutto più semplice. Mi diressi nella camera che condividevo con Jake e aprii un armadio. Dentro c'era la mia mini valigia trolley già chiusa e pronta per essere caricata sull'aereo. Mi sedetti un attimo sul letto e pensai a cosa avrei fatto... sarei andata all'aeroporto e avrei aspettato li fino a sera, era la cosa più sensata da fare, ma... oh, che stupida, dovevo andare ad impacchettare le mie cose al lavoro! Balzai in piedi e corsi in sgabuzzino. Per fortuna trovai i cartoni che avevo usato per impacchettare i miei libri quando ero arrivata a N.Y. e decisi che quelli erano perfetti. Non sapevo ancora come sarei sopravvissuta senza i miei libri, dato che quando avevo preparato la valigia pensavo di andarmene con Jake e solo per sette giorni, ma in qualche modo farò... forse me li ricomprerò... non lo so, e non è il momento di pensare ai libri! Presi la mia valigia e gli scatoloni e uscii di casa, chiudendomi la porta alle spalle.

Appena raggiunsi il piano terra aprii il portone e uscii. Ci volle un po' per fermare un taxi, ma per fortuna ci riuscii. Quando il taxi si fermò io salii e gli dissi la via dove lavoravo. Un pensiero terribile mi si formò nella mente... non avevo visto Jake né a casa né nel tragitto... se non mi stesse cercando? Se non si fosse pentito di quel che aveva fatto? Forse allora non teneva a me come diceva, forse non mi amava. Altre lacrime, ma questa volta non ero ferita, mi sentivo solo stupida, perchè se a Jake non importava niente di me avevo sprecato quasi un anno della mia vita per niente.

Proprio quando il tassista premette l'acceleratore una testa bionda sbucò da dietro l'angolo. Appena mi vide nel taxi si sbracciò e si buttò in mezzo alla strada. Lo sentivo gridare il mio nome, supplicarmi di scusarlo. Mi resi conto che sarebbe stato più facile andarmene se a lui non fosse importato niente, perchè a lasciarlo andare mi distruggevo io come si distruggeva lui, e sentirlo supplicare di fermarmi e tornare da lui mi faceva prudere la mani dalla voglia di aprire la portiera e lanciarmi tra le sue braccia a piangere. Ma resistetti e l'unica cosa che dissi fu:

-“ non si fermi, gli passi affianco, come se non ci fosse.” il tizio barbuto che c'era al volante annuii, e io guardai per l'ultima volta Jake. Adesso piangevo più di prima, perchè mi ero resa conto che a lui importavo e anche perchè mi ero resa conto che se mi fossi concessa di scendere dal taxi e lasciarlo 'spiegare' poi avrei dimenticato e lo avrei perdonato. Ma c'era un piccolo problema... io non volevo dimenticare. Mi aveva fatto soffrire già troppe volte, e ora aveva superato il limite, basta, ormai il mio cuore era ridotto ad un mucchietto di cenere e non era più in grado di farsi false speranze e di sopportare in silenzio.

-“ mi dispiace Jake... addio” sussurrai, guardando nello specchietto retrovisore dell'auto la sagoma dell'uomo che amavo scomparire piano piano, man mano che la macchina avanzava, come fosse un bel ricordo ormai perduto, irrecuperabile, distrutto. Così era la nostra storia, distrutta.

   
 
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