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Autore: feilin    22/08/2014    5 recensioni
Una ragazza invisibile, nel vero senso della parola, incontra l'unico essere umano in grado di vederla. Una convivenza a volte forzata ma spesso piacevole. Un nuovo amico per lei, e una nuova amica per lui. Amicizia, amore e scoperte inaspettate.
Non sarà troppo lunga come cosa, spero vi piaccia. Buttateci un occhio :D
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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2 Marzo 2014
 
Ero sola in casa, dopo che i genitori avevano tolto le tende e i figli se n’erano andati a scuola. Meggie era l’unica che mi teneva compagnia in quel momento.
Decisi di accendere la televisione per guardare qualcosa, per passare il tempo, con la cagnetta in braccio. Ogni giorno che passava diventava sempre più grande, anche se nei limiti della sua razza. Ripensai alla mia vita precedente. Avevo anche io un cane a casa. Un cagnolino grigiastro e pieno di pelo. Era un vecchiaccio perché non voleva mai giocare con gli altri cani, però lo amavo follemente.
Chissà come sta. Chissà come stanno i miei genitori, e come sarà cresciuto mio fratello in tutti questi anni. Prima o poi tornerò a trovarli.
L’affetto e il calore della famiglia mi era sempre mancata da quel giorno. Non poter parlare o essere guardata e toccata da tutti mi aveva fatto impazzire nei primi periodi. Era frustrante all’inverosimile non poter più avere contatti umani, e lo avevo capito con il passare del tempo, soprattutto quando nei momenti di follia cominciavo ad urlare in mezzo alla strada nella speranza che qualcuno mi guardasse male o cominciasse a rispondermi. Non era mai successo, neanche una volta.
- Sono tornato -
Fortunatamente qualcosa è cambiato.
- Bentornato – sorrisi contenta di rivederlo, seguendolo in cucina – com’è andata a scuola? -
- Bene, noiosa come sempre, ma bene. Che cosa ci mangiamo oggi? - chiese osservandomi – Sei ancora in pigiama? Che razza di fannullona sei, vai a cambiarti che più tardi ti porto in giro per New York -
- Posso uscire benissimo in pigiama, chi vuoi che mi veda? - commentai.
- Io ti vedo, renditi presentabile almeno per me, donna - borbottò lui aprendo il frigo e prendendo della roba surgelata.
- Non sono presentabile anche così? - chiesi guardandomi.
- Ti ho comprato dei vestiti, e per quanto tu sia carina anche con le mie tute vorrei che usufruissi dei miei soldi spesi - commentò mettendo nel microonde la scatoletta che aveva in mano.
Arrossii.
Ha detto che sono carina.
- C-che c’è? Perché mi guardi così? - chiese dopo qualche secondo rimasto a fissarmi.
- Davvero mi trovi carina? - chiesi sorridendo.
- Ehm… si. Ma non montarti la testa eh, ti ho solo fatto un complimento normalissimo. - mormorò voltandosi a prendere dei piatti da mettere in tavola. Gongolai per qualche secondo in silenzio, per poi aiutarlo a preparare  la tavola.
 
Dopo pranzo ci ritrovammo a camminare per il Central Park, chiacchierando del più e del meno, sempre con l’auricolare a portata di mano.
- Non mi hai mai detto il tuo cognome - commentò lui guardandomi per un secondo.
- Ah… è vero. Bianchi. Federica Bianchi - risposi.
- Bianchi? Ha un significato preciso? - chiese lui, non sapendo cosa volesse dire effettivamente in inglese la parola bianchi.
Ora che ci penso, abbiamo lo stesso cognome. Bianchi e White. Sono sconvolta.
- Perché stai ridendo? - continuò lui con una faccia stranita.
- Perché mi sono resa conto che abbiamo lo stesso cognome, ma in lingue diverse -
- Ah. Davvero? Fico - sorrise lui continuando a ripetere il mio cognome con l’accento newyorkese, facendomi ridere.
Camminammo a lungo, e girammo per diversi posti, facendomi i luoghi più visitati e famosi del posto.
- Ehi Alex! - sentimmo dietro di noi, così ci voltammo a guardare chi fosse.
Se non sbaglio questi sono gli amici che suonano nella band.
- Alex!!! - sentii poi un urlo tipicamente femminile, prima di vedere Alex travolto dalla padrona della voce.
- Piano piano! - sorrise Alex attutendo il colpo.
E questa chi è?
- Saranno settimane che non ti vedo! Mi sei mancato tantissimo! - cinguettò la ragazza dai capelli corti fino alle spalle e scuri.
- Sorella, potresti avere un po’ di decenza per favore? - commentò Tyler.
La osservai. Alex non mi aveva mai parlato di lei, anche se in genere da quando si era lasciato con quella biondona non parlava proprio di donne, che non fossero sua madre o la sorella. Eppure sembrava parecchio in confidenza con lei.
- Come stai? - chiese lui staccandola dolcemente.
- Non c’è male, sempre le solite cose. Mi sono lasciata con quel bastardo di Simon - vidi Alex sgranare gli occhi.
- Davvero? Era ora, te l’avevo detto che non era un buon partito per te. Non mi dai mai retta -
- Non dà retta mai a nessuno - borbottò Tyler
- Lo so, lo so. Ma se non sbaglio anche tu ti sei lasciato no? - chiese lei guardandolo.
- Già, ma stiamo parlando dell’anno scorso. -
- Sono passati solo quattro mesi. Come stai? Ti sei ripreso vero? - chiese preoccupata.
- Certo che mi sono ripreso.  Tu piuttosto. Com’è successo? -
- Ragazzi potremmo perlomeno camminare? Non mi va di ascoltare di nuovo tutta la storia mentre metto le radici - disse Kurt cominciando a camminare con tutti gli altri. Li seguii in silenzio, infondo a tutti. Più passava il tempo, più mi chiedevo se Alex non si fosse dimenticato della mia presenza.
Con il tempo capii che la ragazza si chiamava Lara.
Continuarono a chiacchierare di tutto ciò che era successo l’uno all’altro, ma per lo più fu lei a parlare, con la completa attenzione di lui, che sorrideva contento, e rideva a ciò che lei diceva.
Non mi piace per niente tutto ciò. Alex, potresti gentilmente ricordarti della mia presenza!? O vuoi ignorarmi!?
Argh… di nuovo invisibile per tutti…
Continuammo a camminare per un tempo infinito, in cui continuavo a sentire una morsa allo stomaco fastidiosa. Guardai Alex, che continuava a parlare con lei, mentre gli altri scherzavano fra di loro.
- Me ne vado a casa - dissi infastidita del tutto. Nessuna reazione. Cominciai a camminare con più enfasi verso la sua amica, con tutta l’intenzione di spingerla via, ma ovviamente con solo il risultato di passarle attraverso. La vidi rabbrividire.
- Ma che dia… Tutto bene Lara? - chiese lui per poi lanciarmi uno sguardo.
- Sì, non so perché ma ho avuto un brivido per tutta la schiena -
- Che vogliamo fare? - chiesi guardando Alex che non mi rispose, e che spostò persino lo sguardo verso Lara.
- Ma sì, bravo, ignorami anche tu. Io me ne vado - commentai voltandomi per andare via. Dentro di me speravo che lui mi seguisse, che mi richiamasse, che corresse verso di me per dirmi che non era stato carino da parte sua. Ma probabilmente vedevo troppi film romantici perché ovviamente non lo fece. Non si mosse da dov’era, e continuò la sua passeggiata con i suoi amici.
 
Era diventata sera ormai, e vagavo ancora per New York. Non perché mi fossi persa, ma perché non volevo tornare a casa. Aveva detto che voleva farmi fare un giro turistico, e alla fine lo avevo fatto. Da sola.
Quell’idiota. Ha 365 giorni l’anno per uscire con i suoi amici, e cosa fa? Mi chiede di uscire e poi mi pianta in asso. Al diavolo lui e questa cavolo di invisibilità. Sono veramente stufa di tutto questo. Posso dipendere solo ed esclusivamente di un unico essere umano? NO. E non voglio neanche. Io avevo dei sogni una volta, volevo sposarmi, lavorare, avere dei figli e dei cani. Di tutte le persone cattive che meritano questo strazio, perché io? Cosa ho fatto di male??
Erano passati ormai nove anni e ancora mi facevo quelle domande. Non c’erano risposte, e se c’erano io non le sapevo.
Continuai a camminare fino a ritrovarmi a casa. Ero stanca e volevo solo mettermi a dormire. Arrivai al cancello, pensando al fatto che se qualcuno non mi apriva non potevo entrare, ma fortunatamente trovai il cancello aperto. Entrai in casa. Angie non c’era, come aveva già detto Alex, probabilmente era andata da quel ragazzo. La prima che corse a salutarmi fu Maggie, felice come sempre di rivedermi. Dopo averla salutata alzai lo sguardo, ritrovandomi davanti Alex che mi guardava serio.
- Dove sei stata? - chiese lui. Sospirai andando in cucina per un bicchiere d’acqua. Il silenzio era davvero troppo pesante per noi due, ma decisi di rimanere in silenzio. Ero arrabbiata con lui no? Non avevo voglia di parlargli.
- Federica - mi richiamò lui con più fermezza.
- In giro -
- E non potevi dirmelo? Dirmi dove andavi, quando tornavi? -
- Non sei mia madre, penso di poter fare quello che voglio - risposi a tono. Che diritto aveva di farmi il terzo grado?
- Sei contenta adesso che mi hai fatto preoccupare? -
- Non era mia intenzione. Non pensavo ti preoccupassi per me -
- … ma sei seria? Non ti ho mai dato modo di capire che mi preoccupavo per te? Mi assicuro che tu possa mangiare ad ogni pasto, che tu dorma bene, ti ho comprato dei vestiti e un cane. Questo non significa niente per te? -
- Senso del dovere? Gentilezza? Noia? -
- No cazzo! Io mi preoccupo per te! Cerco di farti stare bene! - sbottò lui.
- Cerchi di farmi stare bene e poi mi ignori bellamente quando arrivano i tuoi amici! - sbottai anche io.
- Cosa dovrei fare? Renderti partecipe nelle nostre conversazioni? Lo sai che non possiamo, che razza di affermazioni fai! -
- Avevi detto che avremmo passato la giornata insieme, e invece te ne sei andato con loro, senza calcolarmi! Tutto allegro e contento con la tua amichetta! - continuai io.
- Cosa centra Lara? Non posso più parlare con le mie amiche adesso? Ho capito che ci sei rimasta male per oggi, ma è andata così, usciremo un’altra volta -
- No, perché succederebbe lo stesso di oggi. Sai quanto è straziante non essere notato da nessuno? Nessuno che ti parla, nessuno che risponde. Non lo sai! Ecco perché non capisci! - strillai stringendo i pugni.
- Tu dovresti esserci abituata ormai no? Perché te la prendi così tanto? -
- Perché gli altri hanno un motivo, non mi vedono e non mi sentono. Tu no! Tu non ce l’hai questa scusa, quindi mi ferisce ancora di più! -
Lo vidi sospirare per poi scompigliarsi nervosamente i capelli.
- Sì può sapere che cos’altro vuoi da me? Oltre a tenerti qui e a fare tutte quelle stupidate che mi chiedi, cos’altro dovrei fare? Non posso parlarti in pubblico, mi prenderebbero per pazzo. Ti mantengo qui a casa mia fin troppo bene, e più di questo non posso fare. Oggi hai fatto quell’uscita teatrale che mi ha davvero mandato in bestia. Lara adesso è in difficoltà, perché ha dovuto lasciare il suo ragazzo che la picchiava, e tu invece insceni crisi e te ne vai, facendomi solo arrabbiare e preoccupare! -
- Va bene! Vorrà dire che finirà questo strazio! Me ne vado altrove, in una casa dove nessuno mi vede e nessuno si deve preoccupare per me, e dove tu potrai passare il resto della tua vita a consolare Lara! - tuonai superandolo per aprire la porta di casa.
- Ed dove vorresti andare a quest’ora? Non troverai neanche le porte dei locali aperte -
- Mi adeguerò, come ho sempre fatto. Ho campato per nove anni da sola, posso anche viverci per sempre in mezzo ad una strada - risposi uscendo di casa per avvicinarmi al cancello.
- Ehi, torna qui, lascia perdere – disse afferrandomi per un braccio – torna dentro che fa freddo. -
- Lasciami! - strillai con la consapevolezza che tanto nessuno avrebbe sentito.
- Smettila di fare la cretina ed entra in casa, dannazione! - sussurrò con forza trascinandomi di nuovo dentro.
- No! Vai a consolare Lara e ritorna a vivere la tua vita, così sarai più contento e senza preoccupazioni! - dissi divincolandomi da lui.
- Federica, mi stai facendo incazzare - ringhiò chiudendo di prepotenza la porta.
- Incazzati quanto ti pare, ma questo è quanto! -
- Siediti! – tuonò lui indicandomi il divano, per poi portarmici di peso, vedendo che non mi muovevo – adesso ci mettiamo qui, in silenzio per dieci minuti, e raffreddiamo i bollenti spiriti, così dopo ne parliamo -
- Non c’è niente di cui dobbiamo parlare - ringhiai.
- Cosa ho appena detto!? -
Restammo in silenzio, tra uno sbuffo e l’altro, e aspettammo che i dieci minuti passassero. Più passava il tempo, più mi sentivo una stupida.
Che diavolo è successo? Perché ho cominciato ad attaccarlo così?
Alex, che non mi aveva staccato gli occhi di dosso, non appena vide il mio sguardo abbassarsi, imbarazzato, fece un respiro e ricominciò a parlare.
- Che cos’era? Un attacco di gelosia? - commentò lui incrociando le braccia al petto,  appoggiando la schiena sullo schienale del divano.
A quelle parole mi sentii più in imbarazzo di prima. Dovevo sembrargli una povera ragazzina stupida, presa dalle sue crisi adolescenziali che inevitabilmente scaricava sulla persona più vicina.
Mi alzai, ignorandolo completamente, e salii in camera sua, pronta a sprofondare nel mio letto e dimenticare quella giornata. Lo sentii sospirare e mormorare qualcosa, poi più nulla. Presi le mie coperte e mi ci raggomitolai dentro come un lombrico.
Una cretina. Perché mi sentivo così arrabbiata? Non se lo merita…
Non so per quanto tempo rimasi nascosta tra le coperte, ma decisi di uscire solo quando sentii un profumo invitante provenire dal piano di sotto. Avevo fame.
Con che coraggio scendo a chiedergli da mangiare? Dopo la scenata che ho fatto… accidenti a me.
Mi nascosi ancora più in profondità tra le coperte, per poi riemergerne del tutto.
Suvvia Federica, hai avuto il coraggio di intrufolarti in casa sua, di chiedergli di accoglierti, di sfamarti, e ti sei persino quasi spogliata davanti a lui la prima volta. Quando sei diventata così pudica e orgogliosa?
Aprii la porta, facendomi avvolgere da quel profumino delizioso che proveniva dalla cucina. Scesi lentamente le scale, evitando che lui mi sentisse e lo guardai in silenzio mentre stava ai fornelli. Mi faceva sempre strano vedere un ragazzo ai fornelli, soprattutto perché io non riuscivo a preparare neanche un panino decente. Era quasi vergognosa come cosa.
Ho una fame da lupi…
E il mio stomaco non tardò a ricordarmelo, e a ricordarlo anche a chi era nella stanza con me. Vidi Alex girarsi a guardarmi stranito dal rumore, per poi capire che era solo il mio stomaco. Sorrise e mi fece segno di sedermi a tavola. Il fatto che lui avesse ripreso a sorridermi come prima e non mi tenesse il broncio per la rabbia precedente mi confondeva. Non sapevo come comportarmi, mi sentivo un’idiota che obbediva e basta. Come avrei dovuto comportarmi adesso? Come se non fosse successo nulla? Non credevo di esserne capace.
Lo guardai preparare la tavola, finché non portò i piatti e si venne a sedere davanti a me.
- Buon appetito. Spero ti piacciano i miei hamburger - disse lui cominciando a mangiare. Mangiammo in silenzio.
Che situazione imbarazzante.
- Ehi, dì qualcosa, mi metti ansia se stai così in silenzio - mormorò lui guardandomi.
- Scusami per prima – cominciai a dire in italiano, sotto il suo sguardo confuso –probabilmente ero davvero gelosa… mi sono affezionata a te, e in un certo senso ti vorrei solo per me. Mi dava fastidio vederti parlare con un’altra ragazza e ho reagito male. Tu sei sempre buono con me, mentre io continuo a sfruttarti stando qui e a crearti problemi. È che sei l’unico amico che abbia avuto dopo otto anni di solitudine, e non voglio perderti, quindi mi comporto da egoista. Perdonami - finii asciugandomi le lacrime
- Ok, non so cosa tu stia farneticando ma smettila di piangere. Non ho capito niente – disse venendomi vicino e guardandomi – ma suppongo che tu non voglia farmi ben capire cosa ti passa per la testa. Non fa niente, va bene così. - commentò sorridendo e asciugandomi il viso.
- Suvvia, fammi un sorriso, non mi piace il tuo broncio - continuò lui tirandomi una guancia.
Sorrisi, e lui con me, felici di aver risolto quello stupido litigio.
 
- Non riesco a capire perché la fanno tanto lunga nelle sitcom. Insomma, a lui piace lei, a lei piace lui. Perché diamine non si mettono insieme e basta? - chiese lui bevendo un sorso di birra mentre continuava a guardare la televisione con me accanto.
- Perché nessuno dei due sa dell’altro. Lui non sa che lei è cotta di lui, e viceversa - commentai mangiando qualche patatina.
- Ma dai, si vede lontano un miglio. Nessun ragazzo sano di mente si comporterebbe così con una donna se non fosse cotto di lei. - continuò lui.
- Perché? Non sembra abbia un comportamento strano - dissi confusa. Non sembrava che il protagonista avesse atteggiamenti palesemente sospetti.
- Questo mi fa capire che tu di ragazzi non capisci proprio niente. Nelle ultime puntate non si è fatto altro che vedere come lui fosse gentile e disponibile per qualsiasi cosa, come la prendesse in giro e come facesse di tutto per attirare la sua attenzione - restai in silenzio meditando su quelle parole.
- Ma scusa. Anche tu sei sempre gentile e disponibile con me e fai le stesse cose che fa lui. Non mi pare che sei cotto di me però. - dissi guardandolo. Lui sorrise, e mi guardò per qualche secondo.
- E se invece lo fossi? - domandò lui ghignando. Gli diedi una gomitata.
- Smettila di fare lo stupido – scoppiò a ridere – è proprio per questa vostra arroganza che le ragazze faticano a dichiararsi nei film -
- Ehi, nessun ragazzo potrebbe mai dichiararsi apertamente senza una certezza. E voi donne le certezze non ce le date mai. -
- Certo, dovete restare con il dubbio fino alla fine. Anche perché i nostri segnali sono a dir poco evidenti -
- Oh sì, sicuramente. - commentò lui guardandomi in modo scettico. Le cose fortunatamente si erano ristabilizzate fra me e lui, l’imbarazzo precedente era sparito, e non riuscendo a dormire ci eravamo messi a guardare la televisione.
- Guarda! Guarda che roba! – esclamò lui puntando il dito verso il televisore – lui le sta mettendo un braccio intorno alle spalle e lei nemmeno se ne accorge, fa la vaga come se nulla fosse. Sai quant’è difficile per un ragazzo fare una cosa del genere? Che non sai mai se possa arrivarti una scarpata in bocca. - sbottai a ridere.
- Addirittura una scarpata in bocca? Il massimo che potrebbe succedere è che lei si scansi - dissi guardandolo divertita.
- Appunto, e quello vale come dieci scarpate in bocca. Sarebbe una scena troppo penosa. - borbottò lui – per un ragazzo cotto è difficile farlo. Non come potrebbe esserlo per me in questo momento, vedi? - disse lui mentre mi metteva un braccio intorno alle spalle.
Ma che…
Osservai prima lui che continuava a guardare la televisione, sorseggiando di tanto in tanto la birra, per poi spostare lo sguardo sulla mano che sembrava tremare leggermente.
tornai a guardare la televisione un po’ stranita, non capendo cosa stesse facendo.
- Lei se n’è accorta - mormorai non prestando davvero attenzione al televisore.
- A quanto pare - rispose lui.
- Non l’ ha respinto però, questo è un buon segno no? -
- Suppongo di sì - sorrise lui in modo furbo, posando la bottiglia vuota a terra.
Che cos’è questa tensione che sento?
- Dici che lei ci sta? Lui sembra abbastanza preso - continuò lui guardandomi.
- Se non ci prova non lo sapremo mai - risposi guardandolo a mia volta. Non sembrava che Alex stesse ancora parlando della sitcom.
Ho il cuore che sta per esplodere. Non ci sto capendo niente!
Gli vidi fare un sorriso sghembo che mi fece perdere tre battiti, per poi tornare a guardare la tv. Ripresi a respirare e mi portai una mano sul petto sperando di calmarmi.
Ci fu un silenzio imbarazzante, almeno per me, per circa tutta la durata del telefilm, nel quale cercai di non pensare alla figura accanto alla mia. Quando spense la tv mi alzai per rimettere a posto le patatine e per buttare le birre.
- Bene, suppongo che sia il momento di andare a letto - commentò lui davanti alle scale. Lo guardai annuendo appena. I suoi occhi continuavano a scrutarmi e a perforarmi l’anima come mai avevano fatto prima. Restai imbambolata a fissarlo, non capendo perché non stesse salendo le scale.
Di nuovo questa strana tensione. Come se dovesse succedere qualcosa… mi sta mettendo angoscia.
Lo guardai, per poi fissare le sue labbra, notando poco dopo come mi stesse analizzando. Presi un respiro.
- Beh… allora buonanot…- azzardai a dire, ma una sua mano andò ad avvolgere un mio fianco che poi mi fece avvicinare a lui di scatto. In un solo secondo mi ritrovai le sue labbra attaccate. E non so cosa o come accadde, gli risposi senza la minima incertezza, come se lo stessi aspettando da una vita.
Forse lo stavo aspettando da una vita.
Sentii il muro alle mie spalle, mentre continuava a massaggiarmi le labbra con le sue. Non riuscivo a pensare ad altro che alle sue labbra sulle mie, e uno strano tepore s’irradiò dalla punta del naso, scendendo giù per il collo, attraverso il petto, fino alle cosce. Era un semplice bacio, che mi stava devastando.
Si staccò permettendomi di riprendere il fiato che avevo perso. Ci guardammo a lungo e in poco tempo eravamo di nuovo avvinghiati l’uno all’ altra. Mi sentii trasportare fino al piano di sopra, sul letto, dove prese a baciarmi con più insistenza ma sempre con delicatezza. La mia goffaggine nel baciarlo era quasi imbarazzante rispetto al suo fare esperto e sicuro. Ma il ringhio basso che sentii quasi mi rassicurò su quello che stavo facendo. Forse gli piaceva? Un brivido mi attraversò tutto il corpo, annebbiandomi completamente. Mi baciò con più passione, spronando le mie labbra a schiudersi sotto le sue e i miei sensi si intensificarono quando la sua lingua incontrò la mia. Mi abbandonai al bacio, stringendo le dita e arcuando il collo. Lentamente si staccò da me. Stavamo ansimando entrambi. Mi permise di mettermi a sedere, facendomi rendere conto che stavo boccheggiando.
- … mi… mi hai baciata - dissi come un idiota cercando di riattivare il cervello. Lui sorrise.
- Non era un bacio questo. Era la buonanotte - rispose lui alzandosi e sparendo dalla porta per andare altrove. Rimasi lì cercando di capire cosa fosse appena successo.
…buonanotte? Non dormirò più adesso…
 
 Angolo di Feilin
Salve a tutti bella gente! :D come va? state trascorrendo bene le vacanze? io da quando ho finito gli esami sono contentissima, soprattutto perchè  fra poco entro in accademia, yeee! comunque u.u piaciuto il capitolo? si ? no? potevo fare di più ma non mi sono imegnata? ditemi voi u.u cosa pensate che accadrà adesso O_O mistero. lasciatemi un commentino eh u.u non fatevi pregare *^* un bacione a tutti e ci sentiamo al prrrrrossimo capitolo!!

 
  
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