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Autore: samubura    22/08/2014    3 recensioni
Questa storia appartiene alla serie "Peeta's Hunger Games" la riscrittura della storia che credo tutti conoscete sotto gli occhi di quello che è un po' il secondo protagonista di questa saga.
Vi consiglio di andare a leggere il primo episodio perché potrebbero esserci riferimenti ad esso, ma soprattutto perché credo che se la mia idea vi piace potrete apprezzarla meglio.
Come penso si intuisca la storia racconta i 75esimi Hunger Games visti dal ragazzo del pane quindi se non avete letto ancora "La ragazza di fuoco" correte a farlo!
p.s. con le introduzioni faccio schifo, se preferite potete seguirmi anche sulla mia pagina www.facebook.com/samubura
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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Dietro di me le reazioni scomposte degli Strateghi mi fanno intuire che hanno capito di cosa si tratta. Mi strappano un sorriso, ma non mi volto a guardare il panico che ho seminato.
Scappo in ascensore e corro in camera. Voglio solo rilassarmi e aspettare il momento buono per rivelare quello che ho fatto.
Mi infilo sotto il getto caldo della doccia e i pensieri iniziano a sgorgare dalla mia mente.
Quello che ho fatto potrebbe ritorcersi contro me e Katniss. È stato un gesto avventato, che non mi si addice, ma sentendo parlare Katniss, mente riviveva gli istanti della morte di quella ragazzina che praticamente neanche conoscevo, mi ha fatto sentire il dovere di fare qualcosa. Di far capire loro che non hanno il diritto di prendersi le nostre vite senza neanche avere i sensi di colpa.
Ho voluto farli sentire responsabili per un istante. Mettere davanti a loro la nuda realtà della morte. Fargli capire cosa significa: che non è solo un gioco, un intrattenimento.
Sicuramente adesso saranno arrabbiati. E non è un bene.
Ma la sfida che Katniss aveva lanciato loro l’anno scorso era stata un suo punto a favore, chissà se anche io sarò fortunato.
Non vedo l’ora di dirglielo. Un po’ l’ho fatto anche per lei.
Ho le mani sporche di colore, cerco di strofinarne via il più possibile, ma resta sulla pelle in alcuni punti.
Sì è fatto troppo tardi per continuare a lavarmi. Esco dalla doccia e mi do un’asciugata veloce, mi vesto, anche se ho ancora i capelli umidi e mi dirigo in sala da pranzo dove trovo tutti gli altri che aspettando trepidanti i nostri racconti.
Non so se mentire e poi raccontare la verità solo a Katniss. Ho paura che possano arrabbiarsi con me.
Nessuno parla fino a che mangiamo la zuppa. Poi è Haymitch, come al solito a iniziare con le domande.
-Allora, com’è andata la vostra sessione privata?
-Prima tu – mi dice Katniss dopo un’occhiata –Deve essere stata una cosa davvero speciale. Ho dovuto aspettare quaranta minuti prima di entrare.
-Be’, io… - penso di dire una bugia – Ho fatto un esercizio di mimetismo, come mi avevi suggerito tu, Katniss – e potrei cavarmela benissimo così, ma sento il bisogno di dire la verità. Quel che è fatto è fatto – Cioè, non proprio di mimetismo. Però ho usato i colori.
-Per fare cosa? – chiede Portia curiosa. Da sempre mi supporta con il mio talento nella pittura.
-Hai dipinto qualcosa vero? – prova a indovinare Katniss – Una specie di quadro.
-Lo hai visto? – chiedo speranzoso.
-No ma si erano dati un gran daffare per coprirlo – spiega.
-Be’ questo è normale. Non possono lasciare che un tributo sappia cosa ha fatto quello prima – interviene Effie, sempre attenta ai regolamenti – Cosa hai dipinto, Peeta? Un ritratto di Katniss?
-Perché avrebbe dovuto dipingere un mio ritratto, Effie? – chiede Katniss infastidita al pensiero.
-Per far capire che farà di tutto per difenderti. E comunque è quello che si aspettano tutti, a Capitol City. Non si è offerto volontario per entrare nell’arena con te?
-In realtà ho dipinto un ritratto di Rue – confesso, per porre fine a questi discorsi che mi mettono in imbarazzo – Di come era dopo che Katniss l’aveva coperta di fiori.
Tutti stanno in silenzio per un po’ troppo tempo. Per assimilare la cosa.
È Haymitch, che con molta calma e scegliendo accuratamente le parole, riprende la conversazione.
-E con questo cosa volevi ottenere, esattamente? – chiede.
-Non lo so bene – rispondo per prendere tempo e riflettere su una risposta sensata. Non ho pensato, ho agito –Volevo solo che si sentissero responsabili, anche solo per un momento. Di aver fatto morire quella ragazzina.
-Ma è orribile! – grida Effie –Questo genere di pensieri… sono proibiti, Peeta. Assolutamente proibiti. Attirerai soltanto altri guai su te e Katniss.
-Questa volta mi tocca essere d’accordo con Effie – dice Haymitch.
Lancio uno sguardo a Katniss, che invece sembra appoggiarmi.
-Immagino non sia un buon momento per dirvi che io ho impiccato un manichino e ci ho scritto sopra il nome di Seneca Crane, vero?
-Tu… hai impiccato… Seneca Crane? – chiede Cinna sconvolto. Fin’ora era rimasto in silenzio ma con una faccia molto seria.
-Sì. Stavo facendo vedere come sono diventata brava a fare i nodi e all’improvviso me lo sono trovato appeso al cappio – risponde con naturalezza e spontanea irriverenza.
-Oh, Katniss – sussurra Effie – Ma come fai a sapere di questa cosa?
-È un segreto? A giudicare da come ne parlava il presidente Snow non sembrava. Anzi, sembrava che non vedesse l’ora di dirmelo.
Per Effie è troppo, si alza da tavola nascondendo il viso nel tovagliolo.
-Neanche ci fossimo messi d’accordo – commento io con un sorriso. È stata grandiosa. Se il mio gesto era una sfida, adesso sembra uno scherzo da bambini in confronto al suo.
-E non lo avete fatto? – chiede Portia incredula. Sembra veramente sconvolta, come tutti d’altronde.
-No – risponde Katniss –Prima di entrare nessuno dei due sapeva cosa avrebbe fatto l’altro – spiega rivolgendomi un sorriso di ammirazione.
-E c’è un’altra cosa, Haymitch. Abbiamo deciso che non vogliamo alleati nell’arena.
-Bene. Così non sarà colpa mia se farete morire qualche mio amico con la vostra stupidità – risponde Haymitch che adesso è veramente arrabbiato.
-È esattamente quello che pensavamo anche noi – conclude Katniss.
Il resto del pasto lo finiamo in silenzio. Nessuno ha più voglia di parlare oltre.
Quando lasciamo la tavola per andare in salotto sono preoccupato per i punteggi che potremmo aver ricevuto. Sono una cosa importante e noi abbiamo preso la situazione sotto gamba.
-Hanno mai dato uno zero? – chiede Katniss.
-No, ma c’è sempre una prima volta – risponde Cinna, seduto vicino accanto a lei.
Ma dopo che i volti degli altri tributi scorrono con una serie di numeri che non ricordo ed arriva il nostro turno scopriamo che abbiamo preso entrambi il massimo: dodici.
-Perché l’hanno fatto? – chiede Katniss.
-Così gli altri non potranno fare altro che prendervi di mira – spiega Haymitch – Andate a letto. Non sopporto la vista di nessuno dei due.
Aver deluso Haymitch fa male, inoltre pronuncia le parole con un’estrema freddezza. Lo preferirei arrabbiato e magari ubriaco a questo stato di profonda inquietudine in cui l’abbiamo gettato nonostante cerchi di nasconderlo.
Ci alziamo insieme e ci avviamo silenziosamente verso le nostre rispettive stanze.
Quando siamo davanti alla sua porta, Katniss mi abbraccia appoggiando la testa sul mio petto. Le accarezzo la schiena.
-Mi dispiace se ho peggiorato le cose – sussurra.
-Non più di quanto abbia fatto io. Ma tu perché l’hai fatto? – chiedo. Il gesto di Katniss è stato ardito: una sfida aperta agli strateghi.
-Non lo so. Forse per dimostrare che non sono soltanto una pedina del loro Gioco – risponde citando le mie parole dell’ultima sera prima degli Hunger Games. Quella volta non aveva capito quel che intendevo, adesso sì.
-Anch’io – concordo – E non sto dicendo che non ci proverò. A riportarti a casa, dico. Ma se devo essere sincero…
-Se devi essere sincero, pensi che il presidente Snow abbia dato ordini precisi per fare in modo che noi due moriamo nell’arena in ogni caso.
È un’idea che ho avuto anche io, ma detta ad alta voce suona ancora più terribile – Sì l’ho pensato.
Fin dall’inizio l’Edizione della Memoria sembrava troppo perfetta. Katniss sarebbe tornata comunque nell’Arena, e sarebbe morta. Il presidente non si sarebbe dovuto macchiare le mani del suo sangue e l’avrebbe eliminata senza problemi, in diretta nazionale, facendo vedere a tutti quanto il suo pugno di ferro ci tiene stretti.
Ma c’è speranza nei distretti, e forse possiamo fare ancora qualcosa per alimentare quel fuoco di vendetta che anima i cuori dei cittadini di Panem.
-Ma anche se dovesse succedere, tutti sapranno che ce ne siamo andati combattendo, giusto? – chiedo.
-Giusto – risponde determinata. Adesso che siamo sciolti dall’abbraccio riesco a vederla in faccia. Aggrotta le sopracciglia pensierosa e resta per un po’ in silenzio.
-Cosa credi che dovremmo fare nei nostri ultimi giorni di vita? – chiede con un mezzo sorriso triste.
-Io voglio soltanto passare ogni minuto che mi resta da vivere insieme a te – rispondo senza neanche pensarci. E probabilmente ho fatto male.
-E allora vieni – dice invece mentre mi trascina in camera sua.
Dormiamo insieme, lei tra le mie braccia. In un attimo sprofonda in un sonno profondo. Resto a guardarla per un po’ anche se è buio, ma solo percepire la sua calda presenza accanto a me mi infonde tranquillità.
La mattina ci sveglia il sole caldo di che fa brillare Capitol City. Nessun grido.
-Niente incubi? – le chiedo.
-Niente incubi – conferma – E tu?
-Niente. Mi ero dimenticato cosa voleva dire una notte intera di sonno – rispondo sorridendo.
Nessuno dei due ha fretta di alzarsi. Restiamo a letto: domani sera ci saranno le interviste quindi dovremmo prepararci con Haymitch ed Effie come l’anno scorso probabilmente. A me non era andata poi così male, ma per Katniss era stato un vero disastro.
A sorpresa entra nella nostra stanza la senza voce con un biglietto. Katniss lo prende subito e legge poi si mette a ridere. È da parte di Effie e dice che dato che quest’anno abbiamo avuto il Tour della Vittoria siamo già pronti per la nostra apparizione televisiva.
-Davvero? – chiedo strappando il biglietto di mano a Katniss per leggerlo con i miei occhi.
In effetti credo che Effie sia ancora arrabbiata con noi per la faccenda delle sessioni private, e anche Haymitch, ma sono comunque contento di potermi rilassare un po’.
-Sai cosa vuol dire? – dico entusiasta – Che avremo tutto il giorno per noi.
-Peccato che non possiamo andare da nessuna parte – dice Katniss sconsolata.
Ma un posto c’è. E appena nomino la terrazza sul tetto i suoi occhi si illuminano come se se ne fosse dimenticata.
Iniziamo subito a preparare la nostra giornata. Ordiniamo un sacco di cose da mangiare, portiamo via qualche coperta e allestiamo in quattro e quattr’otto un picnic coi fiocchi nel giardino.
Passiamo lì tutto il giorno, a prendere il sole, io disegno mentre Katniss intreccia dei viticci e fa collane di fiori. Passiamo un po’ di tempo giocando con il campo di forza lanciando una mela per poi riprenderla mentre viene sparata indietro.
Nessuno viene a darci fastidio, ci siamo solo io e lei, sul tetto del mondo. A passare del tempo che non potremo mai più avere.
Mentre è sdraiata con la testa sulla mia pancia e io intreccio le dita tra i suoi capelli mi rendo conto che questo sarà il mio unico bel momento prima dell’arena. L’ultimo. Il pensiero cui volgerò lo sguardo quando starò per morire.
-Vorrei poter fermare il tempo e vivere così per sempre – dico. Bloccandomi come se veramente potessi arrestare il corso del destino.
-Va bene – risponde scherzando.
-Allora sei d’accordo? – dico trattenendomi dal ridere.
-Sono d’accordo – dice, poi si addormenta.
Sto fermo per non svegliarla e la guardo dormire tranquilla. Quando mai potremo ancora dormire sonni sereni?
È quando il sole inizia a scendere verso la linea dell’orizzonte che la scuoto dolcemente per la spalla. Quanti altri tramonti potremo vedere?
-Ho pensato che non te lo volessi perdere – mi giustifico.
-Grazie – risponde e resta incantata seduta accanto a me ad ammirare lo spettacolo della città che sfavilla sotto i raggi arancioni. Sembra un grande fuoco che brucia intensamente.
Restiamo finché il cielo non raggiunge una tinta blu uniforme e guardiamo le luci di Capito City che si accendono una dopo l’altra illuminandola di nuovo come fosse giorno. Non scendiamo di sotto per la cena e non vengono a chiamarci.
-Meglio così – dico – Sono stanco di far star male tutti quelli che ho intorno. Tutti che piangono. O Haymitch che… - ma mi interrompo senza riuscire a trovare le parole per descrivere l’atteggiamento di Haymitch. Sicuramente quello che abbiamo fatto lo ha ferito. E anche Katniss lo sa benissimo quindi non serve che io finisca la frase.
Continuiamo a goderci la serata, ci avvolgiamo nelle coperte per sopportare l’aria fresca della notte e poi quando è ora di andare a dormire torniamo di sotto silenziosamente e ci infiliamo in camera di Katniss senza incontrare nessuno lungo il percorso.
Mi sembra di rivivere i giochi coi miei fratelli quando dovevamo scendere nel forno senza farci sentire dai nostri genitori. Mi scrollo la nostalgia di dosso con un brivido.
Un’altra notte serena con Katniss, ma il risveglio è più brusco.
I preparatori di Katniss si fiondano dentro e restano sorpresi di trovarci insieme. Una donna con la pelle tinta di verde scoppia a piangere.
-Ricordati quello che ci ha detto Cinna – la rimprovera l’altra donna prima che fugga dalla stanza singhiozzando lungo il corridoio.
Dobbiamo separarci per la preparazione, quella di Katniss dura più a lungo e inizia prima. Io invece posso fare colazione con calma e quando torno in stanza i miei preparatori mi attendono.
Anche loro sono visibilmente tristi, ma non cedono ad esplosioni. Fanno il loro lavoro in religioso silenzio, diversamente dalle altre voglie, ma il clima non è certo quello adatto a fare conversazione leggera come loro solito.
Portia arriva verso la fine dei lavori e poi congeda tutti. Mi salutano uno per uno dicendo che è stato per loro un immenso piacere lavorare per me. Mi concedo persino di abbracciarli e questo li fa scoppiare in lacrime tutti quanti.
Per fortuna dura poco perché con un’occhiata la mia stilista ordina loro di uscire.
Le lacrime non sono la cosa migliore in questo momento.
-Grazie – dico in segno di riconoscenza.
-Oh, figurati, sono fatti così – risponde facendo spallucce.
-Che cosa avete pensato per questa sera? – chiedo curioso cercando di sbirciare nella busta che contiene il mio vestito.
-No noi non abbiamo fatto niente questa volta… è stato il presidente Snow in persona ad ordinarci cosa farvi indossare – dice con tono annoiato come se la cosa non le andasse molto a genio – Non abbiamo potuto farci molto.
Tira fuori dalla busta uno smoking completamente bianco, uno di quelli che mi hanno fatto provare per il matrimonio. E capisco il simpatico scherzo che il presidente vuole farci.
-Non ci farà mica sposare in diretta? – chiedo preoccupato.
-No, nel biglietto che ci ha mandato c’era scritto che voleva che Panem vi vedesse coi vestiti che i cittadini di Capitol City hanno scelto.
-Che pensiero gentile – commento sarcastico. Mi infilo l’abito e mi guardo allo specchio. Sembro più vecchio, più adulto nelle vesti di uno sposo.
Portia sembra quasi commuoversi, mi porge i guanti evitando di guardarmi negli occhi.
Quando decide che sono pronto usciamo e andiamo verso l’ascensore dove ci sono tutti gli altri. Arriva anche Katniss che veste con uno dei suoi abiti da sposa. Se vederla in TV è stato un colpo, averla di fronte è tutta un’altra storia.
È ricoperta di perle dalla corona del velo all’orlo della gonna. Anche la sua pelle sembra brillare di un candido pallore.
Arriviamo dietro le quinte per ultimi, tutti sono già pronti e stanno chiacchierando per passare il tempo, ma si voltano per guardarci e ammutoliscono quasi istantaneamente. Ammetto che dobbiamo fare il nostro bell’effetto conciati così.
-Non posso credere che Cinna ti abbia messo addosso quella roba – dice a un certo punto Finnick palesando il pensiero degli altri presenti.
-Non aveva scelta. Il presidente Snow lo ha costretto – ribatte lei mettendosi sulla difensiva.
Cashmere scuote la chioma bionda ed esclama – Hai un’aria così ridicola! – prima di prendere posto per l’entrata in scena.
Anche noi iniziamo a sistemarci, qualcuno batte una pacca sulla spalla di Katniss per rassicurarla. Johanna si ferma anche a dirle qualcosa che non afferro. Poi saliamo in fila sul palco dove c’è Caesar a presentarci con i capelli color lavanda e la solita scioltezza nel parlare.
Dopo un breve discorso introduttivo inizia a farci parlare.
Per primi Cashmere e poi Gloss che puntano a far commuovere la folla di Capitol City che li adora. Si inizia a sentire il senso di risentimento che i vincitori hanno verso questa edizione. Salvo Brutus ed Enobaria che sono qua perché non hanno potuto resistere al brivido di tornare nell’arena, tutti gli altri sono arrabbiati e vogliono fare in modo di scatenare l’opinione pubblica.
Beetee si appella alle regole dei giochi, qualcuno al presidente Snow, qualcun altro all’affetto dei Capitolini.
Quando arriva il turno di Katniss lo studio è un delirio: tra il pubblico qualcuno urla, qualcuno piange. Il vestito da sposa di Katniss fa tornare l’attenzione al nostro matrimonio fallito e fa arrabbiare ancora di più le persone presenti.
Caesar cerca di far calmare la folla ma è evidente che non si è mai trovato in una situazione simile. Il suo sorriso affabile non è più così sereno.
-Allora, Katniss, ovviamente questa è una serata molto emozionante per tutti. C’è qualcosa che vorresti dire?
Anche Katniss come gli altri tributi fa la sua piccola scena drammatica –Solo che mi dispiace tanto, perché non potrete essere al mio matrimonio…. Ma sono contenta che almeno possiate vedermi con il mio abito da sposa. Non è… semplicemente meraviglioso? – dice con voce tremante come sull’orlo del pianto.
Poi inizia a girare su se stessa, portando le mani sopra la testa ed è lì che avviene la magia.
Tutti iniziano ad urlare mentre l’abito di Katniss prende fuoco, spirali di fumo nero salgono dal basso della gonna e le fiamme consumano la stoffa facendo cadere le perle che tintinnano sul palco disperdendosi.
Katniss continua a girare, imperterrita, finché il fumo non la avvolge completamente e il fuoco non si spegne e rimane lei in piedi, con le braccia allargate.
L’abito bianco ha lasciato posto ad un altro, identico, ma completamente nero ed è fatto interamente di penne di uccello. Alza le braccia e da sotto le maniche si stendono due ali chiazzate di bianco. La vedo sorridere sui grandi schermi e rido anche io quando finalmente capisco.
È una ghiandaia imitatrice.




Nuovo capitolo! Stavolta con tempi record :)
(non abituatevi :P)

Che ve ne pare? Io ogni volta che leggo o vedo questa scena non posso che immaginare la faccia del Presidente Snow ahahahaha

 
   
 
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