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Autore: heliodor    23/08/2014    1 recensioni
Due Regni
Due Re
Due Eredi
Un Solo Destino
Ewan è un giovane principe destinato a diventare, un giorno, sovrano di Avalon. Lyra è solo una pastorella, sognatrice e ribelle. Insieme dovranno affrontare il viaggio più difficile della loro vita per impedire che una sanguinosa guerra distrugga per sempre i loro sogni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lyra si sporge da dietro l'angolo. Dal corridoio proviene l'eco di voci e il rumori di passi veloci. La luce delle torce è appena sufficiente per distinguere il percorso da seguire.
Da dietro un angolo sbucano le guardie e Vortiger. La ragazza si accovaccia e si infila in uno dei corridoi laterali, appiattendosi contro il muro.
Vortiger e i soldati avanzano nella sua direzione, quindi imboccano una delle altre diramazioni sparendo qualche passo dopo.
Lyra emette un sospiro si sollievo e si stacca dal muro. Camminando appiccicata alle pietre si infila nel corridoio percorso poco prima da Vortiger e le guardie.
Arrivata alla svolta getta un'occhiata dall'altra parte. Il corridoio termina in un vicolo cieco. Lungo la parete sinistra sono allineate mezza dozzina di celle, tutte vuote tranne l'ultima.
Lyra si ferma davanti a questa e getta un'occhiata all'interno.
Ewan solleva la testa di scatto e si getta contro le sbarre. ― Lyra ― esclama sollevato. ― Come hai fatto a trovarmi?
― Ho visto che ti portavano qui e li ho seguiti.
― Devi andare via. Subito.
― No.
― Per una volta ― esclama Ewan disperato. ― Vuoi starmi a sentire?
― Devo farti uscire di qui ― risponde la ragazza tirando e spingendo le sbarre di ferro.
― È inutile ― dice Ewan.
Lyra guarda la serratura.
― Vortiger ha la chiave ― dice il principe.
― Forse esiste una copia da qualche parte.
― Potrebbe essere ovunque.
― Vado a cercarla. ― Lyra fa per andarsene, ma lui l'afferra per un braccio.
― Aspetta ― dice Ewan avvicinando il suo viso a quello della ragazza. Attraverso le sbarre i due si fissano per un istante. ― Vai via, Lyra.
La ragazza scuote la testa. ― Tu non mi lasceresti mai qui.
― Invece sì. ― Ewan si morde il labbro. ― Lo farei perché io sono l'erede di Avalon e tu sei... solo una pecoraia.
Gli occhi di Lyra si riempiono di lacrime.
― È così ― dice Ewan sicuro. ― Provo affetto per te. Mi fai tenerezza ma... noi siamo troppo diversi. Non rischierei mai la mia vita per te.
― Io credevo...
― Sei più ingenua di quanto pensassi. ― Ewan deglutisce a fatica. ― Ti illudevi forse che tu e io... ― Ride. ― Il mio destino è guidare Avalon, un giorno. E avrò al mio fianco una vera regina, non una pastorella sprovveduta.
Lyra scuote la testa, le lacrime le rigano le guance.
― Mi spiace ― sussurra Ewan lasciandola andare.
Lei si allontana con gli occhi pieni di lacrime.
Rimasto solo, Ewan si abbandona con la schiena appoggiata alle sbarre, gli occhi chiusi e il viso nascosto tra le mani.
***
Mido si rotola nella polvere, si raddrizza e abbaia a Berthé, che lo ignora e prosegue dritta per la sua strada. Il cane la insegue su zampe malferme.
― La volete smettere voi due? ― esclama Andrev esasperato.
Mido e Berthé si fermano a fissarlo.
― Oh, ma insomma ― esclama Nadira con tono spazientito. ― Che cosa vi hanno fatto quei due capitano?
Stefan le fa cenno di calmarsi con le mani, ma Nadira gli rivolge un'occhiataccia.
― Niente. ― Andrev prosegue dritto.
Nadira lo raggiunge e gli sbarra il passo. ― È da quando siamo partiti che ci trattate come degli stracci per il pavimento.
Andrev sbuffa e tenta di superarla, ma la donna si sposta impedendogli di proseguire. ― Toglietevi di mezzo.
― Ascoltate. ― Nadira gli punta l'indice contro il petto. ― Voi siete pieno di risentimento verso di noi per qualche motivo, ma noi non vi abbiamo fatto niente. Quindi ce l'avete con noi perché siamo dei pastori. So che voi nobili siete arroganti...
― Io non sono nobile ― dice Andrev fissandola negli occhi.
Nadira piega la testa di lato. ― No?
― No ― dice Andrev a muso duro. ― E ora toglietevi di torno se non volete che vi passi sopra.
Nadira si sposta e Andrev prosegue. ― Se non siete un nobile, come avete fatto a diventare capitano?
Andrev si volta di scatto. ― Lavorando duramente sulle navi di Avalon. Facendo i lavori più umili e faticosi che nessuno voleva fare.
― Questo vi fa onore ― dice Stefan. ― Ma non spiega perché ce l'avete così tanto con noi.
― Ho dovuto lavorare come un mulo perché nessuno mi ricordasse le mie origini ― dice Andrev alzando la voce.
― Da dove venite? ― domanda Nadira con tono dolce.
Andrev sospira. ― Se ve lo dico smetterete di domandarmelo?
Stefan e Nadira annuiscono.
Andrev si passa la mano sul viso. ― Vengo da Montfort, un minuscolo villaggio di confine. Mio padre è... era un pastore, proprio come voi. Io ero l'ultimo di sette fratelli. Eravamo così poveri che non poteva darmi da mangiare, così a nove anni decise che ero abbastanza grande da potermela cavare da solo e mi fece imbarcare sulla mia prima nave. Vi restai fino a sedici anni, imparando tutto quello che potevo sulla navigazione. Siete soddisfatti ora?
Nadira si avvicina a Andrev. ― Voi non dovete vergognarvi delle vostre origini, capitano.
Andrev scuote la testa esasperato.
― È vero ― dice Stefan raggiungendo la moglie. ― Non ho mai visto nessun figlio di pastore diventare capitano di Avalon.
― Lo ero una volta, ma ora è tutto finito. Il re mi ha tolto il grado.
― Ma può restituirvelo.
― No ― dice Andrev sicuro. ― Non lo farà. Lui non torna mai indietro quando ha preso una decisione.
― Ma non potete esserne sicuro ― inizia a dire Nadira.
Andrev alza la testa di scatto.― Al riparo.
I due pastori rimangono imbambolati a guardarsi attorno. Andrev li afferra per il bavero e li trascina dietro un terrapieno, costringendoli ad appiattarsi contro il terreno polveroso. Mido si nasconde tra le gambe di Stefan, mentre Berthé si accomoda tra quelle del capitando di Avalon.
Andrev l'allontana in malo modo. ― Via tu.
La capretta emette un belato di indignazione. Andrev le chiude il muso con la mano. ― Zitta.
Un cavaliere passa lanciato al galoppo alzando una nuvola di polvere e sabbia.
Quando si dissolve, Andrev lo vede superare il portone d'ingresso salutato dai soldati.
Stefan aiuta Nadira a rialzarsi. I due pastori guardano il castello.
― Impressionante, vero? ― domanda Andrev passando loro accanto. ― Il mercenario aveva ragione. Questa strada è meno battuta delle altre. E quella deve essere la breccia di cui parlava la donna.
― Jolane ― dice Nadira.
Andrev fa spallucce. ― Quello che è.
I tre avanzano di una decina di passi tenendosi al riparo dietro montagne di detriti ammonticchiati nelle vicinanze.
A separarli dalle mura del castello c'è un fossato largo una trentina di passi e profondo dieci. Andrev indica un punto alla base del muro. ― Eccola lì. È appena sufficiente per passare, ma penso di potercela fare.
― Andiamo. ― Stefan fa per alzarsi, ma Andrev lo trattiene.
― Voi resterete qui.
― Cosa? ― domanda Nadira indignata. ― C'è nostra figlia lì dentro.
― Più precisamente, è figlia del re di Lyonesse ― dice Andrev.
― Noi l'abbiamo cresciuta ― risponde Stefan battendosi il petto.
Andrev annuisce. ― D'accordo, ma dovete restare qui lo stesso. Da solo avrò più possibilità di entrare senza farmi notare e voi sareste un peso. Inoltre ― aggiunge indicando il castello. ― Dovrete attirare l'attenzione delle guardie.
― Come? ― domanda Stefan
Andrev fa spallucce. ― Non lo so. Siate creativi. ― Si alza e procede accovacciato verso il fossato.
Nadira e Stefan si scambiano un'occhiata perplessa.
***
Lyra supera di corsa un incrocio e imbocca subito un altro corridoio. Sotto la luce delle torce i suoi occhi brillano per le lacrime.
Raggiunto un vicolo cieco, batte i pugni contro il muro e si appoggia con la schiena alla roccia umida, sedendosi.
Le braccia sottili abbracciano le gambe raccolte contro il petto, il viso schiacciato contro le ginocchia e il corpo scosso dai singhiozzi.
***
I soldati puntano le picche verso il cavallo lanciato al galoppo. Jolane tira le redini fermandosi a pochi passi di distanza. Dietro di lei sopraggiunge Valek al piccolo trotto.
Davanti a loro si estende l'accampamento fatto di tende, recinti per i cavalli e carri per le provviste.
― Devo parlare con il re ― dice Jolane balzando a terra con un gesto agile.
I soldati si stringono attorno a lei minacciosi.
Valek si frappone tra le punte delle picche e la donna. ― Calmi, calmi. È solo una donzella. ― Una punta gli sfiora la gola. ― Calmi ho detto ― aggiunge alzando le mani.
― Chi siete? E cosa ci fate qui?
― Veniamo dal castello ― dichiara Jolane.
Valek la guarda di traverso.
― Siete delle spie? ― domanda una guardia.
― No, no ― si affretta a dire Valek. ― Ambasciatori. Veniamo in pace.
Un ometto dall'andatura incerta si avvicina. ― Che succede qui? ― chiede ai soldati.
― Monsieur Lazare ― dice una delle guardie indicando Jolane e Valek. ― Cercavano di entrare nell'accampamento ma li abbiamo bloccati. Dicono di essere degli ambasciatori, ma secondo me sono spie.
― Chi vi manda? ― chiede Lazare a Valek.
Il mercenario fa per parlare, ma Jolane lo precede. ― Siete Lazare? Io sono Jolane, la sorella di Mirande. Vi ricordate di me?
Lazare solleva un sopracciglio. ― Mi ricordo di una Jolane, ma voi non le somigliate.
― Sono cambiata ― dice la donna esasperata. ― Anche voi lo siete.
― Sarà...
― Fatemi parlare con re Philip.
― In questo momento è impegnato. Sta preparando un piano di battaglia.
― Ditegli che è importante. Questione di vita o di morte.
― Pensate forse che non lo sappia? Ogni sua decisione è di vitale importanza.
Jolane si fa strada tra le guardie spostando le picche con la mano, lo sguardo deciso puntato su Lazare. ― Ascoltatemi bene. Se volete impedire che questa guerra abbia inizio, fatemi parlare con il re. Adesso.
Le guardie si spostano puntandole contro le picche.
Valek le appoggia una mano sulla spalla. ― Forse non è il caso di usare questo tono.
Jolane tira via la sua mano con un gesto brusco.
Lazare gonfia il petto. ― Voi non potete pretendere...
Jolane tra fuori la collana con il ciondolo a forma di stella e glielo porge. ― Date questo a re Philip. Lui capirà.
Lazare prende la collana e la guarda perplesso. ― Aspettatemi qui ― dice prima di voltarsi e allontanarsi.
― Credi che funzionerà? ― le chiede Valek con un sussurro.
― Lo spero ― risponde la donna.
***
La guardia percorre lo spazio che divide le due torri con passo lento. Ha l'espressione annoiata mentre con la lancia appoggiata sulla spalla getta un'occhiata annoiata in basso.
A qualche passo di distanza dal fossato che separa la torre dalla strada, un uomo e una donna agitano le braccia.
La guardia sobbalza, afferra la lancia con entrambe le mani ma questa gli scivola e rotola via. Si affaccia per guardare meglio, gli occhi sgranati.
― Ehi, voi ― grida l'uomo. ― Voi del castello.
Un secondo soldati si avvicina e guarda di sotto con espressione incuriosita. ― E questi due chi sono? ― domanda all'altro.
La prima guardia si stringe nelle spalle.
Mido scodinzola e abbaia mentre Stefan e Nadira si sbracciano.
― Credi che funzionerà? ― domanda la donna a denti stretti.
― Non lo so ― risponde l'uomo. ― Ma è l'ide migliore che mi sia venuta.
Una terza guardia si affaccia dalla torre. ― Andate via. Non potete stare lì ― grida rivolto ai due pastori.
Stefan lo saluta con un ampio gesto del braccio. ― Scusate, volevamo un'informazione.
Le guardie si scambiano occhiate perplesse.
― Che genere di informazione? ― chiede quella sulla torre.
Stefan esita.
― Che ti prende? ― sussurra Nadira.
― Non ho pensato a cosa chiedere. In verità non credevo che funzionasse.
La donna solleva gli occhi esasperata. ― Inventati qualcosa.
Stefan si schiarisce la gola e dice: ― Mi chiedevo se questa era la strada giusta per il vecchio mulino.
La guardia sulla torre si guarda attorno. ― Il vecchio cosa? Qui non ci sono mulini da almeno dieci anni, vecchio.
― Davvero? ― esclama Stefan sorpreso. ― Allora vuol dire che ci siamo persi?
Le guardie si guardano perplesse.
― Continua ― dice Nadira. ― Non ti fermare.
***
Andrev si lascia scivolare nel fossato sollevando una nuvola di polvere e detriti. Quando raggiunge il fondo lancia una rapida occhiata al castello.
Le guardie si sono radunate sulla torre e guardano da tutt'altra parte. Più in basso si scorgono Nadira e Stefan che agitano le braccia e parlano.
― Niente male per due pastori ― sussurra accovacciandosi nella polvere.
Un belato lo fa trasalire e lo costringe a voltarsi di scatto.
Berthé lo raggiunge saltellando.
― Ancora tu ― esclama esasperato. ― Vattene via. Mi farai scoprire.
Berthé lancia un belato più acuto.
Andrev balza verso la capretta, l'afferra e le serra il muso con la mano. Stringendola tra le braccia raggiunge la base delle mura del castello e inizia ad arrampicarsi su per il terrapieno sul quale è poggiato.
***
Nadira lancia una rapida occhiata al fossato e vede Andrev infilarsi nella breccia.
― E questa è la storia di come io e mia moglie ci siamo conosciuti ― dice Stefan agitando le braccia.
Le guardie annuiscono.
― Bravo.
― Gran bella storia.
― Per un attimo ho creduto di essere davvero lì.
Stefan sorride imbarazzato. ― Grazie. Lo dicono tutti che come racconto io le storie nessun sa farlo meglio.
― E da dove hai detto che venite? ― grida la guardia sulla torre.
Stefan indica un punto alle sue spalle. ― Da un villaggio.
La guardia si acciglia, le mani corrono alla balestra legata sulla schiena. ― Non c'è nessun villaggio da quella parte ― ringhia. ― Spie di Avalon ― grida agli altri soldati.
Stefan afferra Nadira e la trascina via. ― Andiamo ― dice mentre due dardi si conficcano nel punto in cui si trovavano un attimo prima. Dietro di loro Mido abbaia e li segue scodinzolando.
― Prendeteli ― grida una delle guardie scendendo i gradini della scala due per volta.
  
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