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Autore: heliodor    25/08/2014    1 recensioni
Due Regni
Due Re
Due Eredi
Un Solo Destino
Ewan è un giovane principe destinato a diventare, un giorno, sovrano di Avalon. Lyra è solo una pastorella, sognatrice e ribelle. Insieme dovranno affrontare il viaggio più difficile della loro vita per impedire che una sanguinosa guerra distrugga per sempre i loro sogni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nascosto dietro un angolo, Andrev osserva le guardie correre e radunarsi nel cortile prima di uscire dall'ingresso principale del castello.
― I tuoi padroni sono stati davvero bravi ― dice rivolto alla capretta. ― Ora cerchiamo Ewan e Lyra.
***
Jolane e Valek attendono in piedi, le guardie di Avalon che li tengono sott'occhio.
― Sei stato coraggioso ― dice la donna fissandosi la punta degli stivali.
― Come prego?
Jolane alza la testa di scatto. ― Prima, con quei cavalieri che ci inseguivano. E poi quando mi hai fatto scudo.
Valek fa spallucce. ― Difendevo anche me stesso.
Jolane sorride.
― A proposito di quelli che ci inseguivano. Non c'era anche il tirapiedi di Vortiger tra loro?
― Non ci ho fatto caso. Sai, ero troppo impegnata a scansare quei dardi, non so se mi spiego.
Valek si gratta il mento. ― Questa storia non mi piace.
Lazare si avvicina. ― Mettete via le armi ― ordina alle guardie. Poi, rivolto a Jolane: ― Vuole vedervi nella sua tenda. Tutti e due.
***
Stefan e Nadira si nascondono dentro un avvallamento del terreno. Mido si accuccia tra le gambe del padrone, il muso schiacciato sul suo ventre.
― Buono vecchio mio ― gli sussurra Stefan.
 I soldati con lo stemma del leone rampante passano sopra di loro guardando a destra e sinistra.
― Li vedi?
― Sono spariti.
― Proviamo a vedere da questa parte.
Nadira impallidisce, il corpo scosso dai tremiti. Stefan la stringe tra le braccia.
― Trovati?
― Niente.
Le voci ora giungono più da lontano.
Nadira e Stefan tirano un sospiro di sollievo.
***
Lazare scosta il velo che nasconde l'interno della tenda. Philip attende in piedi, nell'ombra.
Jolane entra quasi in punta di piedi, seguita da Valek che si guarda attorno. La tenda è spoglia fatta eccezione per una branda sistemata al centro, un baule, due zaini e un'armatura sistemata su un manichino.
Philip le rivolge un sorriso forzato. ― Jolane. Da quanto tempo...
La donna gli rivolge un leggero inchino. ― Maestà.
― Chiamami Phil come faceva Mirande.
Jolane lo fissa con ostilità.
Philip solleva la collana con il pendaglio a forma di stella. ― Lo hai conservato tu per tutto questo tempo?
― No ― dice Jolane avanzando fino al centro della tenda. ― Mirande non se ne sarebbe mai separata.
Philip la fissa a bocca aperta.
― Lo aveva con sé anche il giorno in cui... ― Jolane si ferma, trattiene le lacrime.
― Come lo hai avuto?
Jolane guarda Valek.
Il mercenario avanza, la schiena dritta, lo sguardo fisso negli occhi del sovrano di Avalon. ― Appartiene alla ragazza che ho portato qui insieme al principe Ewan, vostro figlio.
― Una ragazza?
― Una pastorella ― dice Jolane tormentandosi le dita. ― La figlia di Leonida... e di Mirande.
Philip scuote la testa. ― Non è possibile... la pecoraia è...
Jolane annuisce.
Philip punta il dito contro Valek. ― Sei tu che li hai... dovrei farti arrestare subito ― conclude alzando la voce.
― No. ― Jolane si frappone tra i due uomini. ― È stato un errore. Ci sta aiutando.
― Ha consegnato Ewan al mio peggior nemico.
― Io penso ― dice Jolane dopo aver scambiato un'occhiata con Valek. ― Che il vostro nemico, tuo e di Leonida, sia un altro.
― Chi?
― Vortiger.
― Il maggiordomo di corte?
Jolane annuisce. ― È diventato molto potente durante questi anni e la sua influenza su Leonida cresce ogni giorno che passa. È lui che ha ridotto Lyonesse allo stremo, nel tentativo di rivaleggiare in forza e potenza con Avalon. Lui sosteneva che era per il bene del regno, ma... da quel giorno le sue ricchezze e il suo potere sono aumentati sempre di più. Ormai è lui che governa il regno.
Philip stringe tra le mani la collana. ― Ha approfittato della nostra rivalità.
Jolane abbassa la voce. ― Credo che abbia fatto molto di più che approfittarne. Temo che che sia stato proprio lui a crearla. ― La donna si ferma, gli occhi lucidi. ― Il giorno in cui morì Mirande...
― Fu un incidente. ― Philip stringe al petto la collana. ― L'avevano rapita e io stupidamente diedi l'ordine di inseguire la nave.
― Ricordo che scomparve un vascello con tutto il suo equipaggio in quei giorni ― dice Valek. ― Tutti erano dispiaciuti per la fine della regina e diedero la colpa a una nave di Avalon.
Jolane annuisce. ― Lo ricordo anche io. ― guarda Philip. ― Vuoi ancora combattere contro Leonida?
Il re di Avalon gonfia il petto. ― Vortiger ha mio figlio nelle sue mani. E la principessa di Lyonesse è lì. Devo parlare con lui.
Jolane annuisce. ― Insieme lo convinceremo, vedrai.
Il suono di un corno li fa trasalire. Lazare si affaccia all'entrata, il viso stravolto. ― Maestà ― dice deglutendo a fatica. ― I cavalieri di re Leonida sono qui.
***
Vortiger siede su di uno scranno a destra del trono, sulla cima di una scalinata fatta di marmo e argento. Si regge la testa con una mano, il gomito appoggiato sulla gamba.
Ai piedi della scalinata, Angus si inginocchia.
― Dimmi che porti buoni notizie, verme ― dice Vortiger con tono cupo.
Angus si rialza. È coperto di polvere dalla testa ai piedi. ― Purtroppo il mercenario e milady sono riusciti a fuggire.
Vortiger si passa la mano sul viso come a volerlo ripulire.
― A quest'ora saranno già all'accampamento di re Philip, a metà strada tra la capitale e il castello.
Vortiger si alza e con passo lento scende tutti i gradini fino a trovarsi di fronte ad Angus. ― Lo sai che cosa significa questo, verme?
Angus scuote la testa.
― Niente ― esclama Vortiger gioviale. ― Il mio piano non cambia di una virgola. ― Apre le braccia ed esegue un giro su sé stesso. ― Chiunque esca vincitore dalla battaglia, verrà a reclamare il trono di Lyonesse e io sarò qui ad attenderlo.
― E se quei due dovessero far pace? Se non ci fosse nessuna battaglia?
Vortiger digrigna i denti. ― Vieni. Voglio mostrarti una cosa.
***
Si fermano davanti a una porta di ferro.
Vortiger tira fuori una chiave e la infila nella toppa. Ci vogliono sei mandate per far scattare la serratura. ― Sai perché nessuno viene mai qui sotto?
Angus scuote la testa.
Vortiger mostra i denti in un sorriso che sembra più un ringhio. ― Ora lo scoprirai.
La porta si apre verso l'interno.
La sala è buia, l'umidità cola dalle pareti. L'unica luce è la torcia che Vortiger regge nella mano.
― Ricordi quando ordinai di ristrutturare il giardino reale? ― La sua voce rimbomba sulle pareti di pietra.
Angus si guarda attorno intimorito. Nel buio si scorgono file e file di casse, sacchi e barili di legno accatastati uno sopra l'altro. ― Sì padrone.
Vortiger si avvicina a un braciere sostenuto da un treppiedi. ― Tuttavia, non sai cosa feci costruire proprio sotto il giardino. ― Avvicina la torcia al braciere che si infiamma spargendo una luce sinistra tutto intorno.
Dal buio appaiono le casse ammonticchiate fino al soffitto, catene e ruote dentate che affondano nella pietra scomparendovi, le leve e gli ingranaggi che corrono lungo le pareti.
Vortiger si ferma davanti a una cassa dalla quale spuntano alcune leve. ― Negli anni ho trasformato l'intero castello in una gigantesca trappola mortale. Chiunque superi le mura non avrà alcuna speranza di sopravvivere.
Angus sfiora una leva, ma tira via di scatto la mano quando Vortiger la schiaffeggia.
― E se anche dovessero riuscire a superare tutte le trappole che ho disseminato in giro ― dice Vortiger avvicinandosi a una delle casse. ― In questa sala c'è abbastanza polvere di fuoco da far saltare tutto per aria.
― Voi non dite sul serio, vero padrone?
Vortiger afferra Angus per il bavero e lo trascina via. ― Andiamo a prepararci per l'arrivo degli ospiti.
***
Berthé saltella lungo il corridoio precedendo Andrev che si guarda attorno. Le pareti di pietra corrono dritte fino a un incrocio, oltre il quale si intravede una luce fioca.
La torcia che stringe tra le mani getta una luce spettrale tutto intorno, generando ombre grottesche che scivolano lungo i muri.
― Che razza di posto è questo? ― domanda a bassa voce.
Berthé lancia un belato e saltella in avanti, distanziandolo.
Andrev la insegue. ― Ferma. Così ci farai scoprire.
Berthé lo ignora e corre fino all'incrocio, dove si ferma e si guarda attorno prima di scegliere una direzione a caso.
― Dannazione.
***
Lyra siede con le gambe distese, il viso rivolto verso il soffitto. Lancia un sospiro e chiude gli occhi, reclinando la testa. Berthé le lecca la mano. Lei sobbalza, si alza di scatto puntando i piedi.
― Berthé? ― esclama felice. ― Sei proprio tu?
La capretta lancia un belato di approvazione.
Lyra la solleva e l'abbraccia.
Andrev emerge dall'oscurità, la torcia stretta nella mano. ― Che bel quadretto.
Lyra lo guarda stupita. ― Drev! Ci sei anche tu.
― Drev? Io mi chiamo Andrev.
― Un'altra bugia di Ewan ― dice lei delusa.
Berthé salta giù e si struscia contro le gambe di Andrev, che l'allontana con la mano. ― A proposito, lui dov'è? L'ho cercato dappertutto ma questo posto è enorme. ― Si guarda alle spalle. ― In verità penso proprio di essermi perso.
Lyra incrocia le braccia sul petto. ― Non parlarmi più di quel... quel...
― Lo so, lo so. Fa lo stesso effetto anche su di me.
― Perché deve essere così...
Andrev annuisce. ― Ti capisco. Dico sul serio.
― Certe volte è insopportabile.
― Vero.
― Ed è un gran bugiardo.
― Il peggiore che ci sia.
― Sì, lui è... ― Il viso di Lyra si illumina. ― Un bugiardo ― dice entusiasta. Afferra Berthé e la fa girare in tondo. ― Un grandissimo, insopportabile, inguaribile bugiardo.
Andrev la guarda di traverso. ― Non vedo cosa ci sia da stare allegri. Siamo nei guai per le sue bugie.
― Lo so ― esclama Lyra felice. ― Andiamo da lui. ― La ragazza si allontana di corsa trascinandosi dietro Berthé.
La capretta lancia un belato in direzione di Andrev che sbuffa e le corre dietro.
***
Due file di cavalieri, separate solo da un centinaio di passi. Occhi che si scrutano sotto le celate, mani che stringono le picche, cavalli che nitriscono, stendardi che si agitano al vento.
Preceduto dal vessillo dell'unicorno, Philip si fa strada tra i suoi cavalieri. Procede al piccolo trotto, affiancato da Valek e Jolane.
― Siamo sicuri che funzionerà? ― chiede il mercenario alla donna.
― Funzionerà ― risponde lei. ― In caso contrario, saremo in un mare di guai.
Valek si tocca il fianco. ― Avessi almeno la mia spada. Mi sentirei più sicuro.
Jolane indica le lance e le picche dei cavalieri di Lyonesse. ― Contro quelli sarebbe inutile.
I tre si fermano a una decina di passi di distanza dalla prima fila di cavalieri. I soldati puntano le picche.
Dalle retrovie giunge un ordine. ― Abbassate le armi.
Leonida, in sella al suo cavallo, emerge dalla fila di cavalieri. Indossa l'armatura con il leone rampante dipinto sul petto e una rosa sul cuore.
I due sovrani avanzano fino a trovarsi a due passi di distanza.
― Hai coraggio a presentarti sul campo di battaglia ― dice Leonida con sguardo fiero.
Lo sguardo di Philip è fisso in quello dell'altro. ― Non sono venuto per combattere.
― Io sì.
Philip solleva la collana con la stella a cinque punte. ― La riconosci?
Leonida stringe l'elsa della spada che gli pende al fianco. ― Dici di non essere qui per combattere e mi provochi? Sì che lo riconosco. È la collana che regalasti a Mirande il giorno del nostro matrimonio. La indossava sempre, non se ne separava mai. Gliel'hai strappata il giorno in cui tu...
― No ― esclama Philip. ― La portava una ragazza che tu hai accolto al tuo castello. Due pastori trovarono Mirande morente e crebbero tua figlia come se fosse loro.
― Non credo a una sola parola di quello che dici.
Jolane avanza fino ad affiancare Philip. ― È la verità. Di me puoi fidarti ― aggiunge toccandosi il petto.
Leonida le rivolge un'occhiataccia. ― Fidarmi di te? Sei corsa da Philip nonostante quello che ha fatto a Mirande. Traditrice.
― Ascoltami ― inizia a dire Jolane con tono supplice. ― Non è così che deve andare. Mirande non avrebbe mai voluto che voi due...
― Dovevi pensarci prima ― urla Leonida. Estrae la spada e la punta contro Philip. ― Tu eri geloso di noi due e me l'hai portata via. La volevi per te. L'hai sempre voluta. Tu eri l'erede del potente regno di Avalon e io del debole e povero Lyonesse, ma lei ha scelto me. E non l'hai mai accettato.
Philip stringe i denti. ― È una questione che non riguarda più solo me e te, ma i nostri figli.
― Nessuno intervenga. ― Leonida afferra le redini e con un colpo di speroni si lancia all'attacco. ― Risolviamola qui. Adesso.
Philip estrae la spada un attimo prima che il fendente di Leonida lo raggiunga. Le lame si incrociano davanti ai visi contratti dei due combattenti.
― Basta, smettetela ― grida Jolane.
I soldati si stringono attorno ai duellanti.
Leonida fa roteare la spada prima di calarla sulla spalla di Philip, che intercetta il colpo e si allontana. L'altro lo incalza con altri due fendenti che vanno a vuoto. Il secondo attacco strappa di mano la spada al re di Avalon.
Leonida solleva la spada pronto a colpire, ma Philip si lancia in avanti e lo afferra all'addome, sbilanciandolo. I due cadono dalle rispettive cavalcature e si ritrovano a rotolare nella polvere.
Jolane balza giù dalla sella, ma Valek la trattiene. I soldati si avvicinano, le picche puntate verso i due sovrani.
Philip si alza per primo e con un calcio strappa via dalla mano di Leonida la spada. L'arma vola lontana e atterra ai piedi di un soldato.
Il re di Lyonesse tenta di raggiungerla, ma Philip raccoglie la sua arma e gliela punta alla gola.
Leonida, il respiro affannato, fissa la punta della spada. ― Avanti ― grida. ― Finiscimi.
Philip solleva l'arma. Jolane, Valek e i soldati trattengono il fiato. Leonida chiude gli occhi, la mano sulla rosa dipinta sul cuore.
La spada si conficca nel suolo a un passo dalla spalla del re di Lyonesse. Leonida apre gli occhi. Davanti a lui, inginocchiato, Philip gli porge la collana che fu di Mirande.
Le lacrime scendono giù per le guance del re di Avalon. ― Io l'amavo ― dice a denti stretti. ― E volevo bene anche a te.
Gli occhi di Leonida si riempiono di lacrime. ― Che ci è successo? ― Chiede accarezzando la stella dorata.
Jolane si fa strada tra i soldati. ― È stato Vortiger.
Leonida serra i pugni e si rialza. Nella mano stringe la collana. ― Quella ragazza è davvero...
Jolane annuisce. ― È lei.
Il re di Lyonesse alza la testa. ― Al castello ― ordina rivolto ai suoi soldati.
  
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