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Autore: Liioisjustchemical    25/08/2014    1 recensioni
Premettendo di non aver ancora letto 'Il Marchio di Atena' nè i seguenti, causa libri scolastici (non mi esprimo), la mia sotria non prenderà in considerazione gli eventi successivi all'arrivo di Piper, Leo, Jason, Annabeth e gli altri al Campo Giove.
Essa si svolge in un universo parallelo e contemporaneo poichè non segue gli avvenimenti narrati nei libri, nè, tantomeno si tratta di un epilogo.
Lennox, ha dei grossi buchi nel suo passato che desidera colmare e, oltre a ciò, una profezia confusa, ma chiaramente spaventosa e premonitrice di molti mali, la forzerà ad una spedizione che si preannuncia pericolosa.
Tuttavia, Lennox, non sarà sola, la accompagnerà Nico di Angelo, uno dei suoi più grandi amici, ma assolutamente non un suo confidente.
I due, infatti, sebbene siano in buoni rapporti e si sentano molto legati, sono restii a condividere paure, insicurezze e timori di ogni genere.
Forse la spedizione sarà l' occasione che serve loro per dare una svolta, in male oppure in bene, al loro rapporto.
Lennox, figlia di Zaus e cresciuta negli inferi.
Lennox, che deve la sua vita al dio del mare.
Lennox, accolta al Campo Giove.
Lennox, semidea greca.
Lennox, e Nico di Angelo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove ti porta il vento
 
Verso le tre riuscii a fare un pisolino, ma mi svegliai di nuovo alle cinque, a quel punto decisi di alzarmi e di andare a fare provviste di cibo alla mensa.
Presi due panini, qualche mela, dell’acqua, nettare e ambrosia, poi scesi velocemente fino agli alloggi, più precisamente all’alloggio di Nico.
“Sveglia” urlai spalancando la porta e con sorpresa lo vidi già vestito e seduto sul letto, con lo zaino accanto a lui.
“Sei arrivata tardi, Lennox” disse sorridendo.
Sorrisi anche io poi andammo insieme a fare una passeggiata, per smaltire la tensione.
Camminammo fino all’acquedotto e fuori dalla città, poi tornammo dentro le mura ci sorbimmo tutta la cerimonia dell’addio, che, fortunatamente, fu poco pomposa e molto sbrigativa, ci rifornimmo di armi e di materiale per il primo soccorso poi partimmo.
Nico non poteva volare così decidemmo di partire a cavallo.
Mi erano sempre piaciuti i cavalli, erano creature magnifiche che racchiudevano in sé l’essenza delle tre divinità maggiori: erano creature terrestri, ma avevano anche una versione celeste ed una marina.
Li vedevo molto simili a me e, forse, era per questo che riuscivo a controllarli bene.
Corremmo attraverso tutta la baia di San Francisco, ci fermammo a Berkeley per farli bere e riposare, poi ripartimmo.
Eravamo non so bene dove tra le colline diretti ad est quando Nico diede voce ai miei pensieri,
“Non arriveremo da nessuna parte a cavallo” disse.
“Lo so, ci stavo pensando anche io” risposi.
“Hai qualche idea?” mi domandò lui.
Io scossi il capo e continuammo al passo per un po’, poi ebbi l’illuminazione.
“Ermes! Non ha la sua sede poco lontano da qui?” esultai speranzosa.
“Si” Nico esitò “Pensi che ci aiuterà?”
“Non lo so, tentiamo, tanto non abbiamo nulla da perdere”
Facemmo dietrofront e ripartimmo spediti verso la città.
Quando vi giungemmo eravamo sfiniti.
Lasciammo i cavalli nel retro di un bar dove doveva lavorare gente che era stata al campo o simile perché riconobbero Nico e notai delle insegne scritte in latino.
Dunque procedemmo a piedi.
“Eccolo” indicai l’edificio delle poste.
Controvoglia sia io che Nico ci dirigemmo fin dentro all’atrio.
“Salve ragazzi, avete bisogno di qualcosa?” chiese solare un uomo sulla quarantina dai capelli scuri.
“Lei è Ermes, giusto?” chiesi io senza rispondere.
“In persona, signorina Campbell, deve spedire qualcosa, un pacco? Per le consegne di armi solo il venerdì e il martedì dalle quattro alle…” non lo lasciai finire ed intervenni.
“Ci servirebbe solo un passaggio” dissi.
Il dio sembrò colpito.
“Io spedisco cose, non sono un taxista, signorina Campbell”
“Lo so, ma è veramente importante, e lei è l’unica persona alla quale possiamo fare riferimento” dissi supplichevole.
Questi sospirò.
“Forse ho qualcosa per voi, ma badate che sarà la prima ed ultima volta e solo perché tu mi stai simpatica, e mi piace la tua maglietta” disse.
“La ringrazio infinitamente, signore” risposi il più cordialmente possibile.
Lo sentii gridare un nome affacciandosi alla porta che dava su quello che teoricamente era il garage e spuntò fuori un giovanotto secco e alto con i capelli a spazzola.
Ermes gli posò una mano sulla spalla e ce lo piazzò davanti.
“Eccovi il passaggio” disse sorridente.
Io lo guardai atterrita.
“Guiderà la mia poche volante fino in Massachusetts per una consegna particolarmente urgente. Sarete lì per domattina” ci fece l’occhiolino e ci inviò fuori dove una porche nera nuova di zecca svettava di fronte al palazzo delle poste.
Il tizio magro e smilzo fece scattare l’auto e vi salì a bordo indicandoci i sedili posteriori.
Salii alla svelta seguita dal mio compagno.
“Non mi fido troppo di lui” bisbigliai a Nico.
“Ce lo ha mandato Ermes, per ora possiamo stare tranquilli” disse.
Io annuii ma non mi rilassai affatto.
Il motore si accese e subito dopo si sentì uno scoppio che mi fece sobbalzare.
“Non preoccupatevi, sono le ali che si incastrano, fa sempre così” disse il pilota senza nemmeno voltarsi.
Se le ali della nostra macchina volante si incastravano eravamo avanti un pezzo.
Vidi Nico sbiancare e realizzai.
“Fermo!” urlai.
Il ragazzo si immobilizzò e si voltò dal sedile anteriore per guardarmi in faccia alzando un sopracciglio.
“Cosa?” chiese Nico, ma non lo feci parlare.
“Tu non puoi volare” dissi accusatoria. Come poteva starsene lì impalato senza dire una parola?
Lui in risposta sbuffò sonoramente.
“Quest’auto, non l’hai vista bene?” chiese.
Io scossi la testa.
In risposta mise una mano sullo sportello e con mio grande stupore la sua mano vi passò attraverso.
Poi mi accorsi che l’auto non sembrava proprio ‘solida’ ma piuttosto gassosa o polverosa, un po’ come i cavalli di Nico.
Sospirai sollevata.
“Abbiamo risolto?” chiese scocciato il ragazzo-autista.
“Si” sibilai io irritata da quel tipo.
“Bene” mi rispose.
Poi si voltò e mise in moto.
Lo sentii bisbigliare qualcosa come ‘ragazzini’ e poi decollammo a velocità razzo.
Per fortuna a poco a poco mi calmai e trovai fiducia in me stessa e, soprattutto, nel guidatore.
Dopotutto stavamo volando.
A bordo di una porche fantasma, sì, ma eravamo lo stesso in volo, nel mio elemento.
Sfrecciavamo veloci come il vento e ne seguivamo la direzione, percepivo esattamente dove ci trovavamo e quale corrente ci stava accompagnando.
Decisi di godermi il viaggio in silenzio, osservando il paesaggio dal finestrino.


Ciao a tutti i lettori che stanno seguendo la mia storia.
Forse è ancora presto per parlare di 'storia', ma ci sto lavorando su e tra l'imminente esame di matematica -argh- e le notti in bianco che esso comporta è una fortuna se trovo le forze ed il tempo per aggiornare.
Per quanto riguarda il capitolo, io personalmente, lo trovo un tantino scarno, ma con il proseguire delle vicende migliorerà.
Spero vi sia piaciuto.
Un bacio
Leo
  
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