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Autore: Ale78    27/08/2014    6 recensioni
La mia storia racconta ciò che immagino sia potuto accadere dopo che Daryl raggiunge la strada sterrata alla ricerca di Beth e vede una macchina poco illuminata che si allontana. Ricordo le grida strazianti del personaggio mentre chiama il suo nome. consapevole che non potrà raggiungerla e probabilmente non la vedrà più. Da qui ci ho ricamato un po' sopra... staremo a vedere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Mentre scappavo dalla casa in cui avevamo passato quei pochi giorni tranquilli, riuscivo solo a pensare a una cosa. Daryl era rimasto indietro. Lui era ancora in quella casa enorme, infestata dai non morti, mentre io stavo correndo a perdi fiato per raggiungere la strada. Poi tutta una rapida sequenza di eventi, era avvenuta in un attimo. Tutto troppo velocemente perché io potessi reagire in qualsiasi modo. Scorsi con la coda dell'occhio una macchina, proprio accanto alla via principale mentre due uomini, armati fino ai denti si stavano avvicinando, quasi furtivi, alla mia posizione. Provai panico. Feci la cosa più semplice e stupida che avrei potuto fare. Cercai riparo dietro a un cespuglio, sperando che non mi avessero notata, ma un terzo uomo mi aveva vista e mi prese in spalla sollevandomi da terra. Quasi fossi stata un giunco, quasi non avessi avuto peso. Tentai, allora, di urlare e divincolarmi per farmi sentire da Daryl, ma era troppo lontano e la mano dell'uomo me lo impedì velocemente. Mi gettarono nel bagagliaio senza tanti convenevoli. Fortunatamente, il mio coltello da caccia, era nascosto e ben ancorato al mio stivale. La mia preoccupazione principale era Daryl, sapevo che sarebbe uscito incolume da quella casa, ma cosa avrebbe potuto pensare non trovandomi ad attenderlo? Ero spaventata a morte e il cuore sembrava uscirmi dal petto a ogni minimo rumore. La macchina si mise in moto all'improvviso. Urlai, poi, avvertii due spari in rapida sequenza. Un urlo bestiale spezzò l'aria e la vettura partì in velocità. Dio mio, fa che non sia successo nulla a Daryl, ti prego! Cominciai a singhiozzare come una stupida, poi cercai di ritrovare lucidità. Quelle persone non potevano avere buone intenzioni, quindi avrei dovuto difendermi con ogni mezzo necessario. Dovevo stare calma. Riflettere. Cosa avrebbe fatto, Daryl in un caso del genere? Prima di tutto, di certo, non si sarebbe mai fatto sbattere in un bagagliaio senza combattere. Già ma lui era anche sulla novantina di chili, mentre io... e aveva anche una balestra che sapeva come usare alla perfezione. Lui non era una preda, era un cacciatore. Nonostante la mia situazione fosse quasi senza speranza, non riuscivo a non pensare a lui. Perché mai? Parte di lei si ripeteva che era perché non l'aveva abbandonata durante la fuga dalla prigione, ma qualcosa di più profondo albergava in fondo al suo cuore. No. Non era il momento di affrontare la cosa, ma in qualche occasione, nello sguardo di Daryl Dixon, aveva scorto qualcosa di differente e insolito rispetto alla pacata indifferenza e freddezza che riservava alla maggior parte degli altri. Tornò, con la memoria, alla prima volta che aveva visto il gruppo di Rick. Non aveva neanche notato Daryl. Lui se ne stava lontano, in disparte, quasi non ne avesse voluto saper nulla di quel gruppetto di persone eterogenee che si arrabattava per sopravvivere in quel mondo alla rovescia. Lui era emarginato, una sorta di eremita. Poi aveva sentito delle sue ricerche in solitaria e della bambina scomparsa: Sofia. In quel frangente lo aveva visto trasportato in casa con una ferita di striscio alla testa e una bruttissima ferita al costato. A quel tempo, da lui, aveva solo ricevuto dei grugniti in risposta alle sue domande mentre lo medicava, nel tentativo, forse, di fare conversazione o amicizia, ma senza mai riuscire nell'intento. Una volta suo padre le aveva detto che non era facile addomesticare un animale rinselvatichito, perché una parte di lui, avrebbe sempre meditato di azzannarti una mano. Suo padre, però, le aveva spiegato anche che un tale comportamento era un meccanismo di difesa. Un cane che era sempre stato picchiato e affamato, non poteva di punto in bianco fidarsi di nuovo degli esseri umani, e allo stesso modo, dopo aver medicato Daryl, e aver notato i segni che portava sulla schiena, Herschel aveva spiegato alla figlia minore che sarebbe stato davvero difficile- se non quasi impossibile - riuscire a entrare in sintonia o avvicinare una persona del genere. Tutto ciò, però, non aveva mia scoraggiato Beth. In seguito lo aveva conosciuto meglio alla prigione, e il suo punto di vista era notevolmente cambiato. Daryl era sempre così scostante perché temeva di affezionarsi troppo a qualcuno che, immancabilmente, avrebbe perso?! La perdita di Merle, in quest'ottica, non aveva fatto che peggiorare le cose. Con Rick sembrava più rilassato, ma erano momenti. Attimi. Solamente durante i giorni che avevano passato assieme, però, credeva di averlo capito veramente. Con lei aveva abbassato le sue difese tanto da farle comprendere che dietro quella corazza impenetrabile e dura, c'era un uomo spaventato quanto lei e, probabilmente, fragile, forse più di quanto avrebbe voluto far trapelare, che aveva perso tanto, tutto, ma aveva continuato a lottare. Per cosa si domandava Beth? Era stata lei a spronarlo a reagire dopo aver perso il gruppo. Lei che lo aveva fatto imbestialire ogni volta che non gli dava retta, tanto che, a rigor di logica, avrebbe dovuto spararle a giudicare dalle occhiate che le lanciava qualche volta, e invece, aveva fatto di tutto per proteggerla. Sempre.Bastava che lei si allontanasse, anche di poco, dal sentiero che il cacciatore era subito dietro di lei. Doveva trovarlo, avrebbe fatto qualunque cosa per ritrovare Daryl, per sapere che stava bene. Per rivederlo. Per guardare ancora una volta da vicino, in quegli occhi azzurri come ghiaccio e cercare... Cercare cosa, Beth? La macchina si era fermata. Il coltello era ben fermo nella sua mano. Non appena avessero aperto il portellone avrebbe colpito. Poi degli spari. Vicini stavolta e delle voci. Non erano vanganti. Poteva essere Daryl? Doveva essere lui. Iniziò a gridare come un'ossessa il suo nome. - Daryl!! Daryl! Sono qui! Daryl!! - Il baule dell'auto venne spalancato, ma si trovò davanti un ragazzo un po' più grande di lei che la osservava sbalordito. Le porse la mano e l'aiutò a uscire dal bagagliaio dove era stata scaraventata in maniera poco gentile. - Spiacente di deluderti, non mi chiamo Daryl! Sono Sean. Loro sono i miei amici Doug e Carol. - A quel nome mi voltai e la vidi. Mi rianimai. - Carol! Oh Carol! - Carol mi osservò un secondo e abbassò il fucile. Il suo abbraccio era come quello di una madre. Una madre che ormai non avevo più da tanto tempo. - Sssh piccola! Tranquilla! È tutto finito, Beth! - Poi, dopo un primo momento di smarrimento, la consapevolezza che non era finito niente, mi colpì come uno schiaffo. - Daryl! Carol, Daryl è là fuori. Dobbiamo trovarlo. È solo. Diavolo, deve essere disperato, questi stronzi mi hanno portato via! Lui stava arrivando e loro mi hanno portato via. - Ero davvero fuori controllo, piangevo e, allo stesso tempo, non sapevo da dove iniziare per fare qualcosa. - Devo ritrovarlo Carol. Lo devo fare... - - Calma piccola! Ora andiamo in un posto sicuro, poi mi racconterai tutto... - Mi allontanai da Carol. Non voleva capire. - Gli hanno sparato! Non so nemmeno se è vivo o... - non volevo nemmeno pensare a quell'eventualità. Cominciai a singhiozzare e allontanarmi da loro, era assurdo pensarlo ma avevo ancora il coltello ben saldo nella mia mano destra. Stavo minacciando Carol, e non me ne rendevo nemmeno del tutto conto. Poi due braccia forti mi fecero gettare il coltello e mi sollevarono da terra. Era la seconda volta che mi capitava quel giorno. Svenni o persi conoscenza per qualche tempo. Al mio risveglio mi ritrovai Carol davanti. Aveva Judith in braccio. - Judith! - Carol me la porse e mi guardò sorridendo perplessa. - Ti senti meglio? Stanotte era in preda alle furie, ci sono voluti due uomini per metterti in macchina. - Mi guardai i piedi. - Scusa Carol! Non dovevo minacciarti a quel modo. Dove siamo? Da quando siamo qui? - - Al sicuro. È quasi l'alba. - - Devo muovermi. Il mio coltello? - Carol sospirò. - Credo tu abbia passato troppo tempo con Daryl, se le tue uniche parole, dopo tutto questo, sono: devo andare e dov'è il mio coltello! - - Scusa Carol, ma devo trovarlo! Fosse l'ultima cosa che faccio! - Sospirò di nuovo. - Ok. È importante ritrovare Daryl, questo l'ho capito. Ma, se ragioni un attimo, ti renderai conto che se c'è qualcuno che ce la può fare là fuori, quello è lui. - - Non capisci, credo sia ferito. Quegli stronzi gli hanno sparato perché voleva proteggere me, ed io non posso fregarmene e comportarmi come se niente fosse accaduto. - - E non lo faremo! Degli uomini sono in giro a cercarlo, sono bravi a seguire le tracce e vedranno da dove proveniva la macchina. Lo troveranno, o sarà lui a trovare loro. Conoscendo Daryl è possibile, sai?! - La sua calma era esasperante. Poi Judith mi tocco la guancia per richiedere la mia attenzione - Ciao Piccolina! Come sei cresciuta! Ci sono anche Rick e Carl? Si sa qualcosa degli altri? Maggie? - - No. Per ora nessuno di loro! Mi spiace, Tesoro! Ora andremo dalla dottoressa Morton che ti darà un'occhiata. Non sembri ferita, ma mi sentirei più tranquilla. Fallo per me. - Annuii. La dottoressa era una persona dell'età di mio padre, molto pratica. Mi medicò un graffio su una tempia, mi diede dei vestiti puliti e mi permise di farmi una doccia. Mi sentivo rinata. Poi mi appostai vicino al cancello d quella strana struttura, in attesa di qualche segno. Se quegli uomini lo avessero trovato entro sera, bene, in caso contrario sarei uscita da lì e lo avrei cercato io stessa. - So cosa stai pensando, ma non lo farai. - Carol. - Leggi nel pensiero ora? - - No. Ma non ti lascerò tornare là fuori a cercarlo con un coltello da caccia e le tue buone intenzioni. Se lo facessi Daryl mi ammazzerebbe. - - Lui non è qui. - - Sei così cambiata, Beth! - La osservai sbalordita. - Cambiata? E perché mai? Mio padre è stato ucciso da quel macellaio del governatore, mia sorella è dispersa, forse con Glenn, chissà dove... il resto del gruppo potrebbe essere ovunque o già morto e Daryl... - un groppo in gola, grosso come una casa, mi bloccò le parole. - Ascoltami Beth! Daryl è un cacciatore ed è abituato a restare fuori anche per lunghi periodi. Sa leggere le tracce e se vuole trovarti, almeno quanto lo vuoi tu, ti troverà. - Mi voleva trovare?! Ogni fibra del mio corpo si augurava di si. - E se... - - Non pensare al peggio. Nel tuo cuore cosa senti? - disse indicandomi la parte sinistra del corpo. Feci un profondo respiro- Lui è vivo. Lo so. Deve esserlo per forza, perché... - - Perché? C'è qualcosa che non mi hai ancora detto? - aggiunse Carol, senza malizia. - No. - non potei fare a meno di arrossire - No. Mi ha salvato e abbiamo condiviso parecchie cose, tutto qui. - - Sarà... ma non ti ho mai visto così determinata. - Passarono due interminabili giorni. Io mordevo sempre di più il freno, ma non venivo mai lasciata sola. Carol mi aveva assegnato una delle capanne ai margini del tracciato. Era una villetta abbastanza grande per una persona, aveva ben due camere da letto. Non che riuscissi a dormire, comunque. Era un po'isolata dalle altre e aveva alle spalle il fiume, ma a me non dispiaceva. Continuavo a pensare che a Daryl, una volta ritrovato, forse sarebbe piaciuta. Poi la notizia mi venne comunicata per mezzo di Sean. Lo avevano trovato in un capanno a quasi dieci km da dove ero stata prelevata. Corsi a perdi fiato fino all'infermeria e, quando lo vidi, il cuore perse qualche battito. Era malconcio, come mai lo avevo visto prima, e aveva una profonda ferita alla spalla. Notai, con disappunto, che era stato legato al lettino. Carol mi aveva spiegato che era la prassi da seguire per la nostra incolumità. Se i feriti gravi non rispondevano alle cure e si trasformavano, era più facile fare... No. Daryl era la persona più forte che conoscevo. Mi avvicinai decisa al lettino e la dottoressa mi squadrò. - Te la senti? - Annuii. - D'accordo. Prima di tutto tagliamo i suoi vestiti per accertarci che non sia stato morso, poi estrarremo il proiettile. Lo hai mai fatto? - - No. - - È un buon modo per cominciare, mettiti i guanti. Beth, e se dovesse finire male...- Le risposi senza distogliere lo sguardo da lui- Lo farò io, glielo devo. - - Ok. Prendi quelle forbici. Iniziamo. - Fu un pomeriggio estenuante. Lavorammo senza sosta per quasi cinque ore, e ad un certo punto sentii che lui borbottava qualcosa fra le labbra. Pensavo stesse vaneggiando, quando mi accorsi che pronunciava il mio nome. I miei occhi si riempirono di lacrime e dovetti fermarmi un secondo. - È da quando è arrivato qui che ripete il tuo nome, qualcosa mi dice che anche lui avrebbe fatto follie per ritrovarti. - sussurrò Carol al mio orecchio. Quella sera la febbre era ancora molto alta. Quando Carol mi chiese se poteva darmi il cambio, rifiutai. Lei si sedette dall'altra parte della barella, e guardò Daryl con profonda dolcezza. Non avevo mai capito perché fra loro non fosse mai accaduto niente, ma quello sguardo me lo fece intuire in un attimo. Lei gli voleva un gran bene, ma come avrebbe potuto volerne a Sofia o a me. Carol, prima di chiunque altro di noi, aveva capito la profonda solitudine e smarrimento di quell'uomo scontroso, ma che aveva l'animo di un ragazzino smarrito. - Anna dice che potrebbe cavarsela. La setticemia è pericolosa, ma ringraziando il cielo abbiamo ancora antibiotici. Dovresti Andare a riposarti. - - Quando si sveglierà, lo farò. - aggiunsi decisa. - Beth. Posso dirti una cosa, non vorrei offenderti, quindi se passo il segno potrai dirmelo, ok? - Annui, distrattamente. - Io non ti ho mai visto guardare nessuno come stai facendo ora con lui. - - È malato, sto solo cercando di aiutarlo. - minimizzai. - Questo è quello che ti racconti tu, ma io non ne sono così convinta. Daryl può essere un uomo meraviglioso, se sai dove guardare, - mi sorrise - Ma è anche molto sgradevole e maligno quando vuole. Fai attenzione, solo questo. Sei così giovane. - - Cerca solo ti tenere le persone a distanza. Non ha avuto niente di quello che posso avere avuto io, eppure fa tanto per gli altri - le risposi sicura. - Beth, se vorrai parlarne, io sarò qui, d'accordo? - - Carol, grazie! Per tutto. - la congedai non distogliendo lo sguardo d lui. Carol, allora aggiunse, - La dottoressa mi ha detto che se vuoi puoi restare per assisterlo, dietro quella porta c'è un sacco a pelo. - - Dov'è la sua balestra? - le domandai. - Al sicuro. Qui è un po' come alla tua fattoria, non tollerano molto che si giri armati. - - Daryl non lo apprezzerà molto. - sorrisi, accarezzandogli la fronte sudata. Era un gesto confidenziale, molto intimo per certi versi. Non so se avrei avuto il coraggio di farlo, con lui cosciente. Ma non volevo pensare neanche a quello. - Immagino. Ah, Beth, questo tienilo nascosto nello stivale. - Mi porse il mio coltello. - Non si sa mai. Io sarò nei paraggi, se non te la sentissi... - - Chiaro, ma non accadrà! - poi aggiunsi, sussurrandogli all'orecchio. - Ce la devi fare. Me lo hai promesso. - Vegliai, come mai avevo fatto, al suo capezzale per quasi due settimane. La dottoressa aveva dovuto operare senza grosse anestesie, e se il fatto che era svenuto poteva aver aiutato noi, non aveva di certo aiutato molto lui, che era piombato- a detta della dottoressa- in una sorta di stato comatoso auto indotto, a causa del dolore. Era il modo che aveva usato il suo fisico per proteggersi dal male subito. - Non restava di sapere quando si sarebbe vegliato, o, se lo avrebbe mai fatto. Quel pomeriggio autunnale ero, al solito, accanto a lui e gli stavo raccontando che erano nati dei paperotti giù allo stagno. Erano facezie e non sapevo nemmeno se mi stesse sentendo, però per me era importante, quindi continuavo senza sosta. Poi mi venne a chiamare Sean. Con Carol avevamo concordato che avrei dovuto lasciare il suo capezzale almeno per due ore al giorno non continuative, almeno per mangiare e prendere aria. Così anche quel pomeriggio mi decisi a seguire Sean per la mia "ora d'aria", lontana da lui. Era difficile lasciarlo, ma non lo avrei rivelato a nessuno. Era la prima volta che lo facevo, ma prima di andarmene, mi avvicinai a Daryl e gli diedi un bacio sulla fronte. Era sempre più dura vederlo in quello stato. Passeggiai, con Sean, in silenzio per un pò. Quando rimisi piede in infermeria e lo sentii conversare con la Dottoressa, mi mancò, per un momento, il respiro. Quella voce bassa e modulata, non avrei mai creduto che l'avrei risentita in questa vita. - Come fa a sapere il mio nome? - il tono di Daryl era già all'erta e sospettoso. Già intuivo il dramma che si sarebbe consumato da lì a poco, quindi mi palesai. - Gliel'ho detto io... - Anticipai il rapido movimento di Daryl per raggiungermi, in modo che non si alzasse dal letto, e lo abbracciai, cercando di trattenere le lacrime ancora per un minuto, ma già avvertivo i primi singhiozzi che mi scuotevano. Quando il braccio libero dalla fasciatura mi strinse a sé - non lo aveva mai fatto prima - fu un fiume in piena che non avrei più potuto controllare.
   
 
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