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Autore: Ale78    26/08/2014    5 recensioni
La mia storia racconta ciò che immagino sia potuto accadere dopo che Daryl raggiunge la strada sterrata alla ricerca di Beth e vede una macchina poco illuminata che si allontana. Ricordo le grida strazianti del personaggio mentre chiama il suo nome. consapevole che non potrà raggiungerla e probabilmente non la vedrà più. Da qui ci ho ricamato un po' sopra... staremo a vedere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Il dolore alla spalla gli faceva patire le pene dell'inferno, ma lo aiutava a ricordare di essere ancora vivo e di continuare a camminare. Fino a che avesse camminato e il suo corpo gli avesse risposto con respiro e movimento, avrebbe continuato a resistere. La rabbia cieca che lo aveva animato fino a quel momento, ardeva ancora sotto la cenere, insieme al nome di Beth sulle labbra, ripetuto come un mantra buddista, che fungeva da carburante per continuare a muoversi. Fino a che si spostava, non era una preda, finché si fosse mosso, la sua rabbia non lo avrebbe aggredito e dilaniato. Era stata la sua stupidità, quella notte, a farli separare. La sua errata considerazione del rischio lo aveva portato a dirle di andare sulla strada e attenderlo. Non avrebbe dovuto, ora lo sapeva, non aveva tenuto conto dei pericoli. Era una ragazza, maledizione! Se non c'erano degli azzannatori in giro, potevano esserci molte altre cose in agguato, e lui, stupido idiota, non ci aveva pensato. Stupido! Stupido, Daryl! O forse lo aveva abbandonato? No. Non voleva, non poteva credere che Beth, la dolce e compassionevole Beth, lo avesse lasciato, ferito, alla mercé dei vaganti e di tutto quello che c'era là fuori, fregandosene di lui. Era stata rapita? Probabile. Le avrebbero fatto del male? In quel momento promise a sé stesso che, se fosse sopravvissuto, l'avrebbe ritrovata, viva o morta che fosse, e li avrebbe uccisi uno per uno, quei fottuti bastardi che gli avevano tolto l'unica ragione che lo aveva portato a tornare a sperare in un futuro migliore. Già pensare al futuro, per lui, era stato un lusso che non si era potuto permettere fin da quando era bambino, e ora, con tutto quello che era successo, come poteva essere arrivato a tanto? In che modo poteva dare spazio alla speranza? Ora come ora, non aveva voglia di chiedersi cosa lo portasse a fare quel genere di ragionamenti. Cosa rappresentava davvero, per lui, quella ragazza bionda con gli occhi azzurri e una fede incrollabile nel prossimo? No. Non si sarebbe fatto quella domanda proprio ora. Non aveva tempo. Era un lusso che non poteva concedersi in quel frangente. Pensare a lei, però, era doloroso, terribilmente doloroso, quasi più della spalla che lo faceva impazzire. Aveva ammirato per molti anni suo fratello Merle, perché lo aveva portato via da casa, dalla solitudine che aveva provato nel crescere senza una madre, e dal padre, che li aveva picchiati entrambi troppe volte, ma si era reso conto in fretta che suo fratello, non gli avrebbe portato niente di buono, e gli ultimi avvenimenti lo avevano dimostrato. Cazzo. Aveva dovuto perfino essere lui a togliergli la vita, cioè la non vita... Ma era pur sempre suo fratello. Cazzo... Poi i suoi pensieri avevano indugiato su Rick Grimes. Aveva odiato Rick non appena lo aveva conosciuto, ma a pensarci bene, considerando come era Merle quando era fatto o ubriaco, non poteva davvero biasimare Rick per averlo lasciato ammanettato su un tetto, anzi, probabilmente lo avrebbe fatto lui stesso. Sorrise a quel pensiero, mentre continuava a camminare e ad andare avanti. Era ancora vivo, finche sentiva dolore e si muoveva, significava che era ancora su questo schifo di pianeta. Intanto la sua mente continuava a pensare a Rick, a quando aveva iniziato a stimare quel poliziotto integerrimo e deciso che, però, non aveva paura di sporcarsi le mani, nel caso ce ne fosse stato bisogno. Gli piaceva il suo modo di pensare, era stato uno dei pochi esseri umani che si era comportato lealmente con lui, come mai suo fratello Merle, aveva fatto in tutta la sua vita. E ora aveva perso anche Rick. Poi gli venne in mente Hershel, il padre di Beth. Troppo conservatore, troppo legato alle tradizioni, bacchettone quasi, con tutte quelle frottole legate a Dio. Come se potesse davvero esistere un dio, dopo quello che era successo. Ma in fondo Daryl apprezzava quel vecchio signore. Era un brav'uomo. Pur avendo anche lui un passato non proprio immacolato legato all'uso di alcool, non aveva mai abusato del suo ruolo e non aveva mai toccato le sue figlie, e questo per Daryl, era già un gran traguardo. Il padre di Beth era un po' come il padre che avrebbe voluto avere lui, magari le cose sarebbero state diverse anche per lui e suo fratello. Dannazione! Ancora lei! Quella ragazzina lo aveva stregato o cosa? Attraversò una radura parecchio esposta, poi incontrò una macchia di abeti selvatici, e ci si infilò. Quei tizi dalla macchina che gli avevano sparato, potevano essere ancora in giro. Sperava, in cuor suo, che lo stessero cercando per farla finita, li avrebbe affrontati e a costo della sua vita, avrebbe salvato Beth, o sarebbe morto nel provarci. Dopo un paio di metri trovò un capanno di caccia abbandonato e cercò di barricare la porta come meglio poteva. Poi si accasciò su un pagliericcio improvvisato. Solo pochi minuti, si diceva, l'odio che provava lo avrebbe ancora portato in avanti nella caccia, ma le sue membra non lo sostenevano più. Sentiva di avere la febbre, ma non poteva farsi abbattere da una cosa del genere. Pochi minuti, si disse, poi sarebbe ripartito e avrebbe ritrovato quegli stronzi. Si svegliò in piena notte. Doveva essere svenuto poco dopo essere entrato, aveva sete e le sue scorte d'acqua erano davvero esigue, ma la spalla pareva volergli dare un po' di tregua. Ripercorse mentalmente i giorni precedenti trascorsi al sicuro con Beth. In una parte della sua mente, forse, aveva davvero creduto che avrebbero potuto vivere laggiù, tranquilli e al sicuro? Felici?! Insieme? Merle gli avrebbe detto che doveva ancora crescere. -Fanculo, Merle! Grandissimo figlio di...- Tutto sembrava così lontano. Nella situazione attuale, non sapeva nemmeno come sarebbe sopravvissuto fino al mattino. Aveva la febbre, probabilmente un pezzo di tessuto era ancora all'interno della ferita e stava lavorando contro di lui. Sapeva bene che senza un aiuto adeguato non sarebbe riuscito a sopravvivere in quelle condizioni, ma era così terribilmente esausto. Si permise di pensare a cosa gli avrebbe detto Beth se fosse stata al suo fianco. -Avanti Daryl, fammi dare un'occhiata: occorre controllare la ferita, estrarre il proiettile e pensare a reidratarti. Gli antibiotici faranno il resto. - Sorrise fra sé a quella prospettiva. Alternava momenti di sonno a veglia, ma rimase immobile, continuando a ripetersi che doveva restare vivo. La mattina arrivò anche troppo presto, la febbre doveva essere aumentata durante la notte. Sentiva freddo. Analizzò in breve la situazione. Beth era scomparsa da ore e la doveva ritrovare. Dei figli di puttana, gli avevano sparato da una macchina, mentre una cazzo di infezione si stava diffondendo nel suo sangue spandendo il suo veleno. Senza contare i vaganti. C'era da stare allegri. Provò ad alzarsi un paio di volte, ma la testa sembrava esplodere a ogni movimento, a quel punto gli tornò in mente Merle. -Grane fratellino?- Pareva godere nel profondo della sua morte imminente. Sulle labbra il nome di Beth, quindi i sensi lo abbandonarono definitivamente. Una serie di flash: la porta che si apriva, una lingua di luce che lo lambiva, due braccia che lo tiravano fuori dal suo buco. - E 'vivo? - chiese una voce sconosciuta - E' stato morso? Nel caso meglio toglierci subito il pensiero. - - Gli hanno sparato. Non lo so, credo di no, ma è piuttosto malconcio, di sicuro dobbiamo toglierci da qui. I vaganti sono in fermento. - -Lo portiamo da lei? - -Lei? - - Si. Voglio dire, un aiuto malconcio è sempre meglio di niente, e con lui sarebbe finita. Debito saldato. - - E se crepasse? Lo vedi com'è conciato? - -Se crepa peggio per lui. - Non sapevo esattamente quanto tempo fosse passato, ogni volta che tornavo cosciente qualcosa faceva male, ma resistetti. Per quel che ne sapevo, se sentivo dolore, voleva dire che ero ancora vivo e stavo lottando. Il nome di Beth, era sempre lì, nei miei pensieri. -Cosa mi avete portato, questa volta? - Una voce di donna, molto vicino. Doveva trovarsi sopra di me. - È carne per zombie da quello che vedo. - - No, che dici. Guardalo meglio ...Signora... è ferito, è vero, ma tu potresti rimetterlo in sesto.- - Portatelo alla baracca e poi levatevi dai piedi. - Non sapevo esattamente quanto tempo era passato ma al mio risveglio, la testa era meno confusa, e il dolore alla spalla sembrava migliorato. Provai a guardarmi intorno ma mi accorsi con enorme disappunto, di essere legato alla brandina su cui ero disteso. - Non muoverti. I punti potrebbero riaprirsi. Con tutta la fatica che ha fatto per salvarti.- - Chi sei?- chiesi a fatica. - Allora non sai dire soltanto un nome... Anche frasi intere di senso compiuto ti riescono. - Mi sorrise. - Chi sei? - - Quella che ti ha accolto qui quando stavi morendo, è grazie anche ai miei antibiotici se sei ancora qui. Mi chiamo Anna Morton, ma per te, sono la dottoressa Morton, chiaro? - Annuii. -Certo che sei di molte parole. - -Grazie per avermi salvato, di questi tempi, beh lo sa.. - Mi sorrise, rilassata questa volta. Era una donna anziana di colore, aveva mani forti e sicure, capelli molto corti, e modi bruschi. -Ora scioglierò le cinghie, bada bene a non fare scherzi, se no stanotte la tua dose di antidolorifici te la scordi, chiaro? - Annuii nuovamente. -Quanto tempo sono rimasto svenuto? - -Svenuto? Il tuo era più uno stato comatoso, direi- mi squadrò- Ti faccio un rapido quadro della situazione. Sei arrivato qui mezzo morto. Avevi una setticemia molto grave del sangue, per colpa del proiettile che non era fuoriuscito. L'osso della spalla era scheggiato, e ringrazia che non sia stata toccata l'arteria, in caso contrario non saremmo qui a parlarne. - -Quanto tempo è passato? Devo andarmene da qui. - -Sono passate quasi due settimane. E non provare ad alzarti da lì. Avevi anche una caviglia slogata. Solo Dio sa come hai fatto a fare tanti chilometri in quello stato. Devi avere una volontà di ferro. Fosse stato per me, ti avrei lasciato al tuo destino. Il mio dubbio era che fossi stato morso, ma hai un angelo custode che veglia su di te, pare. - - Cosa ti ha fatto cambiare idea, allora? - le chiesi. -Chi, piuttosto! Quando sei arrivato, non facevi che ripetere un nome insistentemente che di certo non era il tuo, sai dirmi il perché? - -Beth...- ripetei quasi sovrappensiero. Era il motivo che mi aveva tenuto in vita fin a quel momento. Non volevo nemmeno cercare di capirne la vera ragione. Era basilare per me ritrovarla, ma non volevo e non potevo pensare a questo ora. -È una mia amica, credo sia stata rapita dagli stronzi che mi hanno sparato, e devo ritrovarla. - - Principalmente modera il linguaggio giovane, soprattutto in mia presenza, poi non hai pensato che potrebbe essere morta? - -No. No, non può essere. - dissi risoluto. Lo sentirei, mi ripetevo. - Lei ce la deve aver fatta, è forte per una ragazza...- poi aggiunsi cupo- Se così non fosse, sterminerò tutti quei figli di puttana fino all'ultimo, poi darò la loro carcassa in pasto agli zombi. Dovesse volermici una vita. - - Brutale e risoluto! - Mi rimbeccò la donna quasi divertita. - Forse dovresti chiederti da dove proviene questa furia, o non sei ancora pronto a scoperchiare quel vaso di Pandora? - rise e mi diede in mano tre pastiglie colorate. La guardai male. - Cosa sono? - -Vediamo. Antibiotico, antidolorifico e ..veleno per topi! Non lo sai che sto cercando di ucciderti da quando sei qui? - mi squadrò seria, poi si morse il labbro, tradendo l'ironia. - Non vorrai che scopra di nuovo la tua natica, figliolo? Nonostante il tuo fascino, son troppo vecchia per uno come te, e non è mia abitudine approfittare di giovanotti svenuti. Ora che sei cosciente credo che tu possa prendere i tuoi medicinali da solo, o no? Vuoi dell'acqua? - Annuii. - Grazie. - Buttai giù senza fiatare. - Finalmente un po' di cortesia. Ricordatene finché, sei qui. Grazie a te, Daryl! - -Come fai a sapere il mio nome? - mi misi sulla difensiva. -Gliel'ho detto io... - Una visione. Non poteva essere vero. Non poteva essere lì davanti a me, sulla porta che mi guardava. Feci per alzarmi ma Beth attraversò la stanza e me lo impedì, abbracciandomi stretto. Avevo un milione di domande, ma non riuscivo quasi a parlare, sapendo che se lo avessi fatto avrei tradito forse il tremito nella mia voce e qualcos'altro che mi opprimeva ed era sul punto di uscire ma, se avessi pianto, Beth non me lo avrebbe mai fatto dimenticare, quindi mi controllai. Ero ancora bravo in quello. La abbracciai di rimando- non lo avevo mai fatto consapevolmente-, e mi sentii, finalmente, completo.
   
 
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