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Autore: ErzaTitania08    27/08/2014    2 recensioni
Belle French è la ragazza più gentile e dolce della città, che si preoccupa sempre degli altri. Cosa deciderà di fare quando suo padre, Maurice, verrà arrestato per debiti? L'unica soluzione è accettare un accordo dall'uomo più temuto della città.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Ruby/Cappuccetto Rosso, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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QUELLO STRANO MARCHINGEGNO IN CANTINA


Per la seconda volta in quella giornata correva con tutta la forza che poteva per Storybrook. Le gambe ormai andavano da sole e s'iniziava a chiedere se si sarebbero fermate una volta a destinazione, il commissariato.

Era la prima volta che ci metteva piede. Non sapeva nemmeno da quale parte vi si accedesse. Fortunatamente una guardia le diede tutte le informazioni necessarie a raggiungere suo padre. Per quale assurda ragione era finito in quel luogo. Era sempre stato un uomo che rispettava la legge. Non aveva mai fatto nulla di male. 

Man mano che Belle si avvicinava alla cella dove era rinchiuso il padre man mano cresceva la paura. 

Varcata l'ennesima porta lo vide. Dietro le sbarre, seduto su un lettino sgangherato che si reggeva la testa con le mani.

"Papà!" urlò con le lacrime agli occhi.

"Bambina mia" disse alzandosi e avvicinandosi alle sbarre per poter prendere le mani della sua amata figlia.

Belle gliele strinse affettuosamente.

"Papà cos'è successo?" domandò sconvolta.

L'uomo non fece in tempo a risponderle che qualcuno prese la parola. 

Belle si voltò di scatto per vedere la persona che stava parlando dietro di lei, anche se sapeva benissimo a chi appartenesse la voce.

"Si da il caso che suo padre non mi paghi l'affitto della vostra casa e del vostro negozietto da quattro soldi da più di un anno." disse ghignando.

Belle riportò l'attenzione sul padre.

"Perché non mi hai detto niente?" chiese stupita.

"Non volevo farti preoccupare. Volevo che ti preoccupassi solo della scuola, dei ragazzi, insomma di tutte quelle cose che preoccupano le ragazze della tua età. Non volevo darti un altro peso " disse abbassando lo sguardo.

"Avrei potuto aiutarti" affermò disperata.

"Come?"

A questa domanda Belle non seppe dare risposta. Aveva già provato più volete a cercarsi un lavoretto per aiutare il padre, ma senza risultato.

Si limitò ad asciugarsi le lacrime che imperterrite continuavano a scendere.

"Che ne sarà di mio padre?" chiese questa volta rivolgendosi al signor Gold.

"Rimarrà in cella per un bel po' mia cara." disse.

La ragazza era sul punto di crollare. Non voleva vederlo dietro le sbarre per un minuto di più.

“Oppure potrei pagare la cauzione io stesso domani mattina” continuò Gold divertito.

"Perché? Abbiamo già un debito con lei, che non sappiamo come saldare." chiese Belle confusa.

"Diciamo che oggi mi sento gentile. Più precisamente diciamo che vi offro un accordo" sghignazzò.

Moe, così si chiamava il padre di Belle, strinse la mano alla figlia, facendola girare verso di lui.

"Belle non ascoltarlo. É malvagio, i suoi accordi sono sempre degli inganni." 

La ragazza lo guardò negli occhi e gli accarezzò una guancia per poi rivolgersi a Gold.

"Cosa vuole Signor Gold?" domandò senza esitazione.

"Quello che voglio....vediamo....voglio te!" 

Maurice iniziò ad andare in escandescenza.

 "Tu dannato bastardo. Non osare dire una cosa del genere mai più. Non avrai mia figlia."

La ragazza non capiva cosa potesse volere da lei. Non voleva mica averla come schiava o come prostituta vero? Voleva vederci chiaro.

"Cosa vuole dire con questo?" chiese.

Il signor Gold iniziò a girare per la stanza.

"Mi serve un'assistente. Una persona che lavori per me nel mio negozio e che mi sistemi la casa quando ce n'è bisogno. Una domestica per così dire. Ovviamente non pagata." 

Belle volse lo sguardo a terra, pensando al da farsi.

"Belle non farlo. È uno sfruttatore."

Gold riprese la parola. 

"In cambio io libero tuo padre ed estirpo il vostro debito." concluse.

"È un'assurdità" ripetè Moe.

Belle non si fece scoraggiare. Era un accordo fattibile. Si, l'avrebbe fatto.

"Io accetto." disse allungando la mano verso quell'uomo, anzi quella bestia.

"Perfetto" sorrise maligno Gold stringendo la mano della giovane. “Patto fatto”.

 

Quella notte non chiuse occhio. Non solo perché era sola a casa, suo padre l'aveva costretta a tonarsene a casa nonostante lei volesse restare con lui tutta la notte, ma anche perché non poteva non pensare all'accordo che aveva stretto con Gold. Nessuno era così coraggioso o stupido da fare un accordo con lui. Certo ogni tanto qualche pazzo c'era e non finivano mai bene. 

Ma non avrebbe potuto lasciare suo padre in carcere o perdere la casa. Aveva fatto la cosa più giusta. 

Pensare che avrebbe passato giornate intere con quel mostro la terrorizzava. Ne aveva un gran timore. Era però anche molto curiosa di conoscerlo più a fondo per capire il motivo di tanta malvagità. Era un controsenso ma la sua crudeltà la terrorizzava e affascinava allo stesso tempo.

Avrebbe iniziato a lavora il pomeriggio del giorno successivo appena uscita da scuola.

 

La mattinata trascorse normalmente. Lezioni noiose, altre interessanti, chiacchiere con gli amici, nascondersi da Gaston. Tutto come al solito.

"Cosa? Non l'avrai fatto sul serio vero?" chiese sconvolta Mary-Margaret prima di uscire da scuola.

"Ho dovuto. Non potevo lasciare mio padre in carcere." 

"Lo so, ma il signor Gold non è una persona buona. Devi stare attenta." 

Belle strinse l'amica tra le sue braccia.

"Non preoccuparti so badare a me stessa." 

Prese le zaino e salutò l'amica.

Non fece in tempo a finire di percorrere il vialetto della scuola, che il suo tragitto le venne interrotto da una figura che le si parò davanti bruscamente.

“Gaston! Mi hai spaventata. Scusa ma sono di fretta.”

La ragazza fece per scostarsi ma Gaston le impedì la fuga.

“Ho saputo di tuo padre. Mi dispiace.” disse realmente dispiaciuto.

“Fortunatamente ho trovato una soluzione ed ora è libero.” disse ripensando all'accordo la ragazza.

“Ne sono felice. Sai non voglio vederti soffrire. Ci tengo a te.” ammise prendendole una mano.

“Gaston. Voglio chiarire questa situazione. Io ti vedo solo come un amico. Mi dispiace” disse staccando dolcemente la mano di Gaston dalla sua. L'ultima cosa che voleva era ferirlo.

Il viso del ragazzo assunse un velo di delusione.

“Scusami Belle. Non l'avevo capito. Sono troppo sicuro di me e non riesco neanche ad accorgermi quando una ragazza cerca di evitarmi.”

Forse si era fatta una cattiva idea su di lui. Forse non era poi così superficiale come credeva e come quasi tutti sostenevano.

“Sono felice che non te la sia presa” disse sollevata Belle.

“Il fatto è che nessuna ragazza mi evita. Mi vogliono tutte. Quindi mi pareva strano che tu non mi volessi. Insomma siamo fatti l'uno per l'altra.”

Belle cercò invano d'interromperlo.

“Insieme saremmo stati la coppia dell'anno. Dopotutto io sono il più bello della scuola e neanche tu sei male.”

Va bene. Era un presuntuoso superficiale come dicevano tutti. Ora ne era veramente certa.

Lo lasciò parlare senza ascoltarlo per tempo che non sapeva calcolare.

“Scusa Gaston ora devo proprio andare.” e finalmente riuscì a scappare da quel pallone gonfiato.

 

Le tremavano le gambe e probabilmente se avesse parlato le sarebbe tremare anche la voce.

Era davanti al negozio di antiquariato del signor Gold pronta a varcare la porta d'ingresso. Il cartello diceva "aperto". Prese un respiro di sollievo e varcò l'ingresso. 

Si guardò intorno. Non aveva mai visto tanto oggetti tutti insieme nella sua vita. Ogni oggetto l'attraeva. Riusciva a vederci una storia. Era come nel paese dei balocchi: oggetti che sbucavano da ogni dove pronti a parlare di se, della loro vita, del loro abbandono.

Guardandosi intorno non vide però il signor Gold. Il cartello all'ingresso diceva aperto quindi doveva per forza essere lì. 

Sentiva uno strano rumore diffondersi nel negozio, quasi impercettibilmente. Il rumore si fece sempre più forte man mano che si avvicinava alla porta che conduceva alla cantina. 

Decise di andare a vedere. La sua curiosità era troppo forte. Scese piano i gradini uno per volta senza fare rumore. Il suono si fermò per qualche secondo per poi ripartire. Raggiunse la cantina e vi sbirciò dentro. Era vuota se non fosse stato per il signor Gold che armeggiava con uno strano arnese. Sembrava un attrezzo per il cucito, un attrezzo molto antico costituito da una grande ruota e un filo che ci girava intorno. La ragazza si avvicinò per vedere meglio e senza neanche girarsi, l'uomo accortosi della sua presenza le parlò.

"Preparami una tazza di tè invece di stare li a fissarmi ,tesoro".

Belle si prese un colpo per lo spavento. Come sapeva che era dietro di lui. Non aveva fatto il minimo rumore. Si mise una mano sul petto sentendo il suo cuore battere forte.

Cercò di ricomporsi.

"Certo. Ma almeno un per piacere potreste fare lo sforzo di dirlo." disse senza far notare la sua irritazione per cotanta maleducazione.

"Non è da me chiedere per piacere." disse per poi ricominciare a lavorare con quello strano attrezzo.

 

A quanto pareva quel negozio aveva anche una piccola cucina. Era in miniatura ma aveva tutte il necessario per prepararsi un pranzo o semplicemente per preparare un tè. Era un pò come trovarsi in una casa ma con molti più oggetti inutili.

Ci vollero pochi minuti per preparare il tè. Prese dalla credenza l'unico servizio da tè che vi era riposto e si diresse alla cantina. 

Le braccia le tremavano sotto il peso di quel vassoio e per la paura d'inciampare per le scale. Sapeva benissimo di essere molto scoordinata. Mancava solo un gradino ed era arrivata. Non aveva fatto cadere niente.

Appoggiò il vassoio su un tavolino che prima non aveva visto e prese la tazzina per versarci dentro il liquido. 

Gold interruppe il suo lavoro e guardò la ragazza.

"Mi dimenticavo di dirti che tra le tue mansioni dovrai aiutarmi a scuoiare i bambini dopo che li ho catturati." sghignazzò.

La ragazza si prese l'ennesimo spavento di quella giornata. La tazzina le scivolò dalle mani per lo shock. Cosa voleva fare con dei bambini? Il suo sguardo si fece impaurito. Quale mostro poteva fare una cosa del genere?

Gold la fissò divertito.

"Non catturo bambini. Era uno scherzo." ammise ridendo.

La ragazza fece un respiro di sollievo e si fece scappare un sorriso. Solo ora si rendeva conto che la tazzina non era più nelle mani ma per terra. Si abbassò lentamente e vide che per sua fortuna era intatta. Se la rigirò tra le mani e vide che un bordo era saltato via.

"Oh no. Sono mortificata. Si è scheggiato il bordo" disse mostrando il misfatto all'uomo. 

"Insomma non si nota quasi, in realtà".

"È solo una tazza. Non m'importa." disse agitando una mano.

Belle rimase di stucco. Pensava che l'avrebbe punita in qualche modo, invece aveva fatto finta di niente. Non gli importava quello che aveva fatto. Vi verso il tè dentro e lo diede al signor Gold, per poi andarsene e lasciarlo da solo nella stanza a sorseggiare il suo tè nella tazzina scheggiata. 

 

Quella giornata era stata stancante. Aveva passato tutto il pomeriggio a spolverare ogni singolo oggetto che era presente nel negozio. La cosa che la rallegrava era che stava per rivedere suo padre a casa, sul suo divano a guardare la tv, e non dietro a delle sbarre che non le permettevano nemmeno di stringerlo a sè.

Quando entrò in casa senti un profumino invitante arrivare dalla cucina. Appoggiò lo zaino all'ingresso e seguì il profumo.

Moe era alle prese con i fornelli. Era talmente concentrato che non senti la figlia entrare.

"Papà." gli corse incontrò e lo abbracciò.

"Piccola mia sei arrivata."

La strinse a sua volta.

Si misero a scherzare tra loro continuando a cucinare e senza affrontare l'argomento Gold.

Si sedettero a tavola e gustarono la loro cena.

"Non dovevi fare quell'accordo Belle." le disse tra un boccone e l'altro.

"Si invece. Dovevo farti uscire di li e salvare la casa e il negozio." gli sorrise.

"Ma quell'uomo è un mostro."

"Pensavo fosse peggio. Dopo questa prima giornata ai suoi ordini ho capito che me la posso cavare." ammise decisa.

Il padre tacque e concluse il suo pasto. Anche la ragazza fece lo stesso. Mentre sparecchiavano Moe si avvicinò alla figlia e l'abbracciò.

"Grazie Belle." 

 

Una settimana era passata e ne iniziava già un'altra. Quando era a lavoro al negozio di antiquariato non vedeva spesso il signor Gold. Era quasi sempre giù a filare con quell'attrezzo medievale.

Tutti i giorni Belle gli portava il tè. La tazzina scheggiata era ancora li. 

Era curiosa di sapere perché lavorasse tutto il giorno li in cantina così decise di provare a chiederlo direttamente all'interessato.

"Perché fila per tutto questo tempo?" chiese.

L'uomo si fermò per qualche secondo poi ricominciò come se non avesse sentito la domanda.

La ragazza non si scoraggiò. 

"Scusi ero solo curiosa. Potrebbe fare molte altre cose, ma lei preferisce passare intere giornate a usare quel marchingegno."

Versò il tè nella tazzina e la porse all'uomo.

Gold bevve un sorso e decise di risponderle.

"Mi piace guardare la ruota. Mi aiuta a dimenticare." disse accarezzando la ruota delicatamente.

"A dimenticare cosa?" aveva parlato senza pensare.

Non voleva fare la figura della ficcanaso.

Gold tacque. Si fece pensieroso.

"Non ricordo. Credo abbia funzionato." sghignazzò

Non riuscì a trattenersi e gli fece un sorriso. I loro sguardi s'incontrarono per diversi secondi.

"Allora io vado di sopra a sistemare" disse Belle per rompere il ghiaccio.

Si voltò ma non fece in tempo ad uscire che Gold la chiamò.

"Cara, domani voglio che vieni a casa mia. Ho delle tende che vanno lavate assolutamente. Iniziano a puzzare di muffa."

Belle annuì e lasciò la stanza.

SPAZIO AUTORE:
Rieccomi con un nuovo capitolo^^ Ho amato molto scriverlo perchè sono presenti alcuni delle mie scene preferite di OUAT^^ Li amo troppo non c'è niente da farexD Ringrazio le persone che hanno avuto la voglia di commentare:) siete dolcissimi**
Al prossimo capitolo:*:*

  
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