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Autore: Jawn Dorian    29/08/2014    5 recensioni
"Afghanistan o Iraq?"
Dio. Se solo avesse sentito prima quella frase.
 
 
{ What if in tre capitoli.
Tre capitoli, tre canzoni dei Coldplay. }
E se Mike Stamford non avesse mai presentato Sherlock a John?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ogni Holmes deve avere il suo Watson'
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Attenzione!
Questo capitolo è stato ispirato dall’ascolto di Those Christmas Lights, dei Coldplay.
Per tanto, si consiglia ai gentili lettori di ascoltare la suddetta canzone.
Sì, solo perché è bella.
Grazie, e buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
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27 Dicembre, 2015
 
“Non sono riuscito a salvarlo, Sarah.”
“John, non è colpa tua. Tu hai fatto il possibile.”
“Il possibile non è abbastanza.”
 
 
 
30 Dicembre, 2015
 
“John? Non ci credo! Che ci fai in qui al centro? Fai compere per la tua signora? Che mi dici, bello? Come stai?”
“Non bene, Phil.”
“Che ti prende? …John? Ma cos'è quella faccia? Andiamo. Siamo amici. Con me puoi parlare.”
“Ah, davvero, Phil? Siamo amici? Allora dimmi: da quanto non mi fai una cazzo di telefonata? Da quanto non mi scrivi per sapere come sto? Adesso ci incontriamo per strada per sbaglio e sono di nuovo tuo amico? Mi spieghi cosa vuol dire ‘amico’, per te?”
“Ok, senti, ammetto di averti trascurato un po’, negli ultimi tempi…”
“Negli ultimi tempi? Phil, per l’amor di Dio, non ci vediamo dal giorno del tuo matrimonio!”
“Tu sei come un fratello per me, John! Che diamine, abbiamo condiviso un appartamento assieme per anni, io— Ok, senti…ero infognato con il lavoro, il matrimonio, ero—“
“Anch’io lo ero, ma questo non mi ha impedito di—“
“John, senti…ora devo andare. Leia mi sta chiamando, io— pace fatta, sì? Amici come prima, no? Stammi bene, ok? Mi sembri un po’ stressato.”
 
 
“John? Chi era? Mi sembrava Phil.”
“Andiamo a casa, Sarah.”
“Aspetta un secondo! Mi vuoi dire chi era?”
“Nessuno.”
 
 
 
 
31 Dicembre, 2015
 
“Ehi. Io ti conosco.”
“Come?”
“Sì…sì, tu…tu eri al funerale di Sherlock, vero?”
“Io—“
“Sei il tizio che è salito con lui in ambulanza, vero?”
“Lei- Lei era..?”
“Piacere, Greg. Greg Lestrade.”
“John. John Watson.”
“Di un po’. Ti andrebbe di fare due chiacchiere con un ispettore di polizia semi ubriaco, John Watson?”
 
“…Sì.”

 
 
 
 
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 Act III – Those Christmas Lights
 
 

Aprile, 2016
 
“…in pratica, stavamo là disperati. Eravamo già pronti al peggio: la banca che stava per saltare in aria, gli ostaggi ancora dentro, e nessuno di noi era venuto a capo di quell’indovinello.”
“E poi che è successo?”
“L’impossibile. E’ arrivato Sherlock. L’ha risolto in circa quindici punto sette secondi.”
“E da dove cavolo ti è uscita adesso questa cifra così precisa?”
“Da lui. Non faceva altro che ripeterla, dicendo che era stato troppo lento.”
“Troppo lento?!”
“Mi hai sentito bene. Era…pazzesco. Riusciva a capire certe cose solo con un colpo d’occhio.”
“Fantastico.”
 
John guardò Greg, intento a buttare giù la sua birra come se non ne avesse vista una da anni.
Era davvero un’incredibile fortuna averlo trovato.
Perché lui sapeva. Lui sapeva perché Sherlock aveva capito dell’Afghanistan.
Si erano incontrati la notte di Capodanno in un pub. Greg l’aveva riconosciuto immediatamente, e John dopo un paio di minuti aveva finalmente identificato in lui l’uomo con l’impermeabile stropicciato al funerale. Avevano finito per fare conversazione.
Era saltato fuori che Greg era un Detective Ispettore di Scotland Yard, che aveva un matrimonio duro, che il suo lavoro era frustrante, e che lui e Sherlock collaboravano da anni.
Sì perché, tra le altre cose, era saltato fuori anche che John aveva visto svenirgli tra le braccia un consulente investigativo.
Per la precisione, l’unico al mondo.
Da quella notte, ogni venerdì sera, John non potè più fare a meno di spendere la serata al pub con il Detective Ispettore Lestrade,  ascoltando le avventure più emozionanti ed incredibili che avesse mai sentito. Ora non rimanevano che quei ricordi. E qualche ritaglio di giornale.
 
 
 
 
 
 
 
 
Giugno, 2016
 
Greg quel venerdì lo aveva guardato in un modo diverso dal solito.
Era stata un’occhiata di pochissimi secondi, tra un sorso di birra ed un racconto, ma John l’aveva notata.
Gli occhi neri di Lestrade erano sempre stanchi,  ma luminosi,  - quel luminoso che da coraggio e che sembra dire ‘mah, la vita è un po’ uno schifo a volte, ma che ci possiamo fare, si tira avanti’ – mai spenti.
Per un singolo istante, in loro aveva fiammeggiato qualcosa di simile alla rabbia, o comunque all’amarezza.
“Che c’è?”
“Come che c’è?”
“Mi hai appena guardato.”
“Ma no, ho solo-“
Intercorsero pochi secondi di silenzio, prima che Greg cedesse.
Era un tipo schietto, lui. Non mentiva così facilmente.
“Ok, senti. Forse ti potrà sembrare una cretinata, ma mi è venuto da pensare…non so, che se tu e Sherlock vi foste incontrati prima, forse lui— Nel senso, non ho mai visto una persona così interessata a lui e a quello che faceva in tutti questi anni quanto te, John. E ci hai parlato per qualcosa come dieci minuti!
Immagina se ci avessi parlato tutti i giorni, magari lo avresti aiutato, e lui—“
Si bloccò di colpo.
“…Ahh, sto sparando un mucchio di stronzate tipiche di chi non vuole accettare la morte di qualcuno. Cristo. Ho bisogno di un’altra birra.”
John, invece, non si era fermato assieme a Greg.
Nella sua immaginazione si figurò come sarebbe stato vivere con Sherlock Holmes.
Cancellò la macchina di Phil, e la sostituì con un taxi.
Rimosse le partite e le battute, per dare spazio ai casi e alle avventure.
Per un attimo, un attimo solo, eliminò dalla sua testa Phil stesso, e si girò sull’altare trovando al suo fianco Sherlock, annoiato ma solenne, nel suo vestito da testimone.
 
Quello che vide gli piacque fin troppo.
Anche lui ordinò un’altra birra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
24 Dicembre, 2016
 
Per Natale Sarah gli aveva regalato un nuovo berretto di lana – visto che l’altro era misteriosamente sparito l’anno prima - e un orologio da polso.
John aveva regalato a Sarah un ciondolo d’argento. Perché lei adorava l’argento.
E perché se regalavi a Sarah dei gioielli non potevi che azzeccarci.
 
Avevano fatto il giro di tutte le strade, di tutti i negozi, di tutti i parchi. E John aveva visto di nuovo tutte quelle luci, tutte quelle stelle incastonate tra i rami.
Ma le luci non gli avrebbero mai più ricordato nulla di buono.
Avrebbe dovuto farci l’abitudine.
 
 
 
25 Dicembre, 2016
 
“John, dove stai andando?”
“…A fare una passeggiata.”
“Vai di nuovo al cimitero, vero?”
“Sarah…”
“Diamine, John. Sono tre volte, questo mese! Tra meno di due ore dobbiamo partire per andare dai miei.”
“Ti prego. Oggi lasciami andare. E’ l’anniversario.”
“…E va bene. Ti aspetto tra un’ora. Non tardare, d’accordo?”
 
John non avrebbe mai e poi mai immaginato che il Natale avrebbe rappresentato l’anniversario della sua sconfitta nella vita, un giorno. Ma se non altro, aveva il privilegio di essere l’unico a sapere di quella sua particolare disfatta.
Sarah avrebbe anche potuto pensare che non andasse davvero al cimitero, ma avesse un’amante, ma non l’aveva fatto. John, per molti dei suoi colleghi, e forse un po’ anche per sue moglie, ora era diventato ‘il dottore zoppo che va sempre al cimitero’, ma se non altro era degno di fiducia.
 
“Ciao, John.”
“Ehi, Greg.”
“Fuggito anche tu da tua moglie?”
“Non proprio. Devo essere a casa tra un’ora.”
“Aahh, donne. Ti do il cambio. Buon Natale.”
“Buon Natale, amico.”
 
Non c’era alcuna amante. C’era solo la tomba di Sherlock Holmes.
E ogni tanto, c’era Greg.
Gli lasciò il posto, filandosela con le mani in tasca e il solito sguardo sfiancato.
 
John si mise di fronte alla lapide. La guardò come si guarda una persona.
E lo vide. Come tutte le altre volte. Vide Sherlock materializzarsi di fronte a lui.
Era nitido e sembrava così reale. Col suo cappotto, la sua sciarpa, i suoi riccioli, e quegli occhi magnetici. Forse stava facendo il pieno di follia, nell’immaginare una cosa simile.
“Ehi, Sherlock.”
E Sherlock gli rispose.  Nella sua testa. Ma gli rispose.
“Ciao, John.”
Sorrise. Era incredibile come ancora quel nome suonasse così incredibilmente bene detto da lui, anche se solo nella sua immaginazione. Si sentì a casa, per un secondo.
 “Greg mi ha detto che abitavi al 221b di Baker Street. Ci ho dato un’occhiata.”
“Violazione di domicilio? Che audacia.”
“Ma no, scemo. Ho chiesto il permesso alla padrona di casa.”
“Oh. Hai conosciuto la signora Hudson.”
“Già. Le manchi tantissimo, credo. Non vuole affittare l’appartamento a nessuno.”
“Oh.”
Era sempre così.
Sherlock, anche se solo nella testa di John, non sapeva mai come prendere le conversazioni che vertevano verso qualcosa di sentimentale. John non poteva sapere quanto diavolo ci avesse azzeccato, la sua testa.
“Hai lasciato un vero casino sul tavolo della cucina.”
“Quello non è un ‘casino’.  E’ un esperimento sulle reazioni di zolfo e sangue combinati a cui stavo lavorando prima che—“
“D’accordo, d’accordo! Ho afferrato il concetto. Sai chi altro ho conosciuto?”
“Chi?”
“Molly Hooper. E’ una ragazza davvero carina. Credevo che fosse la tua fidanzata.”
“La mia—certo che ne dici di sciocchezze, John. Fidanzata. Non ho mai sentito nulla di più ridicolo.”
Gli scappò un risolino. Era divertente cercare di metterlo davanti a dei sentimentalismi.
Sentiva che avrebbe voluto provocarlo per tutta la vita, come si faceva tra amici del cuore alle medie.
“Bene. Cos’era, allora?”
“ Era…non lo so. La mia patologa?”
Perché, quando sei un consulente investigativo ti assegnano una patologa? Come si fa? Devi avere una licenza? Un patentino?”
“Possiamo cambiare discorso, per favore?”
Rise. Non era la cosa più triste del mondo, il fatto che il momento migliore delle sue giornate fosse parlare con una lapide? Forse avrebbe dovuto ascoltare Sarah e cercarsi una brava analista.
 
Non l’avrebbe mai fatto.
Quelle luci di Natale gli avrebbero per sempre ricordato quanto avesse imboccato la strada sbagliata. Avrebbe potuto sposare una donna diversa, avrebbe potuto avere una famiglia diversa, amici diversi. Amici veri.
 
“Sherlock?”
 
“Mh-mh?”
 
Quelle luci di Natale gli avrebbero ricordato per sempre Sherlock Holmes.
 
“Ti avrei voluto nella mia vita.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
25 Dicembre, 2017
 
“Dottor Watson, è nato! Sì, è nato, è un maschietto!”
 
 
 
 
 
“Guarda un po’, c’è papà.”
 
“Oh, Dio. E’ bellissimo, Sarah.”
 
“Dagli un nome, John.”
 
“Io? Posso scegliere io?”
 
“Certo.”
 
“Sei sicura?”
 
“Sei il suo papà. Certo che sono sicura. Scegli pure un nome. Quello che preferisci.”
 
 
 
 
 
 
“…Sherlock.”
 
 
Christmas night, another fight
Tears, we cried a flood
Got all kinds of poison in
Of poison in my blood
{…}

Those Christmas lights light up the street
Down where the sea and city meet
May all your troubles soon be gone
Oh, Christmas lights, keep shinin' on


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
…io non shippo la Johnlock, mi volete bene comunque?
Ed eccomi qui con l’ultimo capitolo un po’ prima del previsto.
Il punto è che devo partire per New York e mi sembrava davvero atroce andarmene e lasciarvi aspettare per otto giorni in più del previsto. Visto che – non ci credo, incredibile ma vero! – questa fic è piaciuta a qualcuno. Ma ora, parliamo pure del capitolo…
Vediamo di essere ottimisti: nessuno di voi vuole farmi a fettine, vero?
No perché se così fosse, vi assicuro che ho sofferto anche io nel scrivere questa storia.
E’ finita, insomma. Questo super-iper-giga-mega-What if è finito.
Sento già i sospiri di sollievo di tutti.
Sì, perché non sono esattamente sicura di aver scritto correttamente e in modo logico e soprattutto decente. Sapete cosa c’è? Sempre meglio provare.
E io ci ho provato. Ecco qua l’ultimissimo capitolo.
Those Christmas Ligts, la canzone di Natale speranzosa per eccellenza.
Le luci della speranza: un figlio in arrivo, una lapide con cui fare conversazione, e ovviamente Greg. Perché io amo Greg. E Greg va inserito. Sempre.
Grazie veramente di cuore se siete arrivati fino a qui.
Grazie davvero per tutte le recensioni, tutti i complimenti, grazie infinite.
Ah, dimenticavo: nei precedenti capitoli non ho risposto alle recensioni per mancanza di tempo, ma per quest’ultimo lo farò di certo…per cui se avete domande o dubbi di ogni genere non esitate a chiedere.
E…che dire, grazie di nuovo.
 
Grazie di tutto. Grazie, grazie, grazie di essere arrivati fino a qui.

 
 
 
  
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