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Autore: finnicksahero    29/08/2014    2 recensioni
Chi era la madre di Katniss? Come ha conosciuto il signor Everdeen?
Io ho provato a rispondere a queste domande.
Dal testo:
'Le strade del giacimento erano deserte, si sentivano i canti dei bambini e qualche rumore di stoviglia, ma per il resto il silenzio era assordante, neanche gli uccellini cantavano, il cielo da azzurro era diventato nuvoloso. Rendendo l'ambiente ancora più grigio, i miei stivali alzavano la cenere argentea per aria, creando delle piccole nuvole che stancamente si riposava a terra. Era così folle alzarla, dargli della speranza, facendogli credere di poter volare, quando in realtà si sarebbe schiantata al suo suolo da li a poco. Mi ritrovai a pensare che prima o poi tutti diventavamo polvere.
Polvere alla polvere.
Cenere alla cenere.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maysilee Donner, Mr. Everdeen, Mr. Mellark, Mrs. Everdeen, Mrs. Undersee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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Capitolo sette.


 

Portai una mano sulla fronte per poter vedere il palco, il sole picchiava incredibilmente quel giorno.

L'altra mano era stretta in una morsa micidiale. Maysilee stava tenendo sia la mano di Page, che sapeva il suo segreto e che cercava di non piangere, ma riuscivo comunque a distinguere quelle lacrime, stupide e maledette, scenderli lungo la guancia sinistra, se le asciugò un paio di volte. Ma tornavano sempre.

Maysilee era pallidissima, le labbra avevano sbiadito il loro colore così brillante. Sul suo volto c'era solo del bianco e dell'argento. L'accompagnatrice arrivò, mi voltai verso i ragazzi e vidi Haymitch, teneva una mano sulla spalla di John. Il viso era una maschera di tristezza e angoscia. Anche lui sapeva. Mi salii un groppo in gola. Ma non potevo piangere, mi voltai svelta verso il palco.

Iniziò il solito discorso, mi avvicinai all'orecchio di Maysilee -Felici Hunger Games- sussurrai in contemporanea con la nostra accompagnatrice e Page dall'altra parte, aspettava solo il momento giusto -E che la buona sorte sia sempre a vostro favore- mormorò lei, con perfetto accento da capitolina. Riuscimmo a far nascere un microscopico sorriso sul volto depresso della nostra amica.

Avevamo un solo vincitori. Un uomo vecchio, con le spalle gobbe, il viso rugoso e triste, i capelli grigi sporchi e gli occhi neri come l'inferno, si alzò in piedi e mosse una mano. Si risedette. Si chiamava Giacobbe. E stava per morire, secondo nostra madre gli rimanevano solo si e no, due mesi. Ma lui continuava a fare quello che faceva sempre. Come tutti noi.

Il sindaco ci fece vedere il solito film, per farci capire da dove venivano le rivolte e stronzate simili. Non ascoltai una parola, la mietitura stava per portare via qualcuno di noi. Guardai con la goda dell'occhio la mia migliore amica. Era bianca e stava tremando.

Gli strinsi più forte la mano e lei singhiozzò.

La nostra accompagnatrice andò verso la bolla delle ragazze. Si potevano sentire i respiri mozzarsi e le anima svanire lentamente, avrebbero estratto quattro tributi. Quattro. Due ragazze, e due ragazzi. Nessuno si sarebbe offerto volontario. Io si, per Maysilee si, e anche per Page. Ma avevamo fatto un patto. Uno stupido patto che avrei voluto bruciare. Ma mi avrebbero odiato per sempre se avessi alzato quella mano, quando il loro nome fosse saltato fuori dal vetro di quella boccia.

-Prima le signore!- squittii la donna dalle labbra di un color giallo limone, infilò la sua mano all'interno della boccia e mi sentii mancare -Selma Youg- Urlò, una diciottenne tutta ossi uscii dalla fila e andò verso il palco, purtroppo svenne a metà passerella e dei pacificatori l'accompagnarono sul palco, la tennero fra le braccia e lei respirava a fatica. Non riusciva a tenere gli occhi aperti.

La donna squadrò quella ragazzina e tornò alla boccia. In quel momento lo sentivo.

Sentivo che non avrei mai più rivisto Maysilee.

Sentivo che avrei perso una parte di me.

Sentivo che tutto il mondo avrebbe perso dei colori.

E che non sarei stata l'unica a perdere l'arcobaleno. Dopo la pioggia.

In quel momento accadde. Troppo velocemente. Troppo brutalmente. -Maysilee Donner- nel tono della voce di quella donna c'era un che di cattivo.

Mi venne voglia di gridare. Ma non potevo.

Mi venne voglia di uccidere chiunque ci fosse su quel palco. Ma non potevo.

Potevo solo stare li ferma, abbracciare Page e osservare la mia amica, montare sul palco, con aria spaventata, con una mano che si sfiorava senza rendersene conto, la pancia. Con le spalle tremanti e la paura negli occhi. Chinai la testa e respirai bruscamente. Strinsi gli occhi e mi costrinsi a calmarmi. Non ascoltai il primo tributo maschio. Ma per il secondo anche se non volevo, l'ascoltai lo stesso.

Haymitch Abernathy. Mi voltai verso di loro, e vidi John sbiancare, teneva stretta la spalla del suo amico. E lui respirava come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Tutti gli fecero spazio e lui camminò come uno zombie per tutta la piazza. Riuscivo a vedere due lacrime. Una per guancia.

Tutti si strinsero la mano. Mietitura finita.

Corsi al palazzo di Giustizia, ma fecero entrare prima Page, io rimasi in attesa, piangendo e gridando attaccata alla porta. Alzai lo sguardo e vidi un John che stava lottando contro i pacificatori. Urlandogli che il tempo non era scaduto. Che doveva dirgli addio.

Stava gridando e piangendo, e loro lo tenevano fermo. Uno di loro aveva uno sguardo davvero triste e di dispiacere l'altro no. Godeva nel vederlo pregare. John scalciò. Gridò. E perfino provò a picchiarli. Ma fu tutto inutile, lo buttarono fuori.

Page venne trascinati via. Piangeva e gridava, non avevo mai visto una scena del genere. Mai. Entrai di corsa e l'abbracciai stretta. Lei si asciugò le lacrime, e mi baciò le guance -Addio amica mia- mi sussurrò all'orecchio, mi passò una mano sulla guancia.

Tutto divenne nero, mentre cadevo fra le braccia dei due pacificatori.

  
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