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Autore: Shine_    29/08/2014    7 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Quinto capitolo:

 

Avevano continuato a parlare del più e del meno per tutto il tempo, mentre Liam notava sempre più particolari in quella ragazza che la rendevano un soggetto particolare ed eccentrico; il suo modo di parlare, di comportarsi, di fare battutine in risposta a frasi di Liam.. era semplice stare in sua compagnia, semplice e salutare.

Si erano lasciati con una stretta di mano e la promessa di rivedersi presto, avevano preso due direzioni opposte e, quando Liam aveva appoggiato le borse sull’isola della cucina, aveva inserito immediatamente il numero di cellulare di Jade nella rubrica del telefonino.

Si era messo a sistemare la cucina, fortunatamente non aveva piatti e pentole da lavare, e quand’aveva finito persino di sistemare la sala ed era tornato nell’appartamento, dopo aver portato ai cassonetti la spazzatura, aveva deciso di saltare il pranzo e recuperare il sonno della sera precedente.

Aveva raggiunto la camera, pregando che il sonno non gli passasse e gli desse il tempo di spogliarsi, e si buttò a peso morto nel letto, restando solamente in boxer e con il viso premuto contro il cuscino. I pensieri di qualche ora prima l’avevano lasciato completamente, la mente era sgombra da qualsiasi tipo di incubo, incidente o ragazzino.

Si rigirò nel letto, sbuffando, quando - nemmeno un’oretta dopo, che diamine - iniziò a suonare il campanello; era quasi deciso ad ignorarlo e continuare a dormire - dopotutto chi poteva saperlo in casa? -, ma quello non sembrò dargli tregua e lo obbligò ad alzarsi dal letto, camminando come un sonnambulo verso la porta, una mano a stropicciarsi gli occhi e l’altra che strofinava contro il petto nudo.

Non guardò nemmeno dallo spioncino, pensando solamente alla signora Hall e al suo gatto sul tetto o sull’albero, e mugugnò un: - Che succede?- coprendosi lo sbadiglio con la mano.

Sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, ascoltando il: - Fammi capire, apri sempre la porta in questo modo? Perché potrei abituarmici.- come fosse una secchiata d’acqua gelata, e osservò inerme il ragazzino che entrava tranquillamente nell’appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.

- Che ci fai qui?- gli domandò con un sospiro, non avendo la forza di iniziare un battibecco o cacciarlo fuori dal proprio appartamento. - Non dovresti essere a scuola?- continuò, incrociando le braccia al petto per cercare di nascondere, almeno in parte, il proprio petto nudo dagli occhi attenti del ragazzo.

L’altro rispose solamente con un’alzata di spalle e un passo verso di lui, Liam non indietreggiò e tenne gli occhi fissi nei suoi, ascoltando la solita risatina e il: - Louis ed io ci siamo cacciati nei guai. Niente scuola per una settimana, non lo sapevi?-

- No, non lo sapevo.- borbottò, scacciandogli la mano che aveva iniziato ad accarezzargli il braccio. - E sinceramente non mi interessa, nemmeno un po’. Voglio solo sapere che ci fai qui, dal momento che te l’ho vietato, e cosa vuoi da me.- insistette, venendo costretto ad indietreggiare quando il ragazzino si sporse verso il proprio viso.

Arrossì impercettibilmente alle parole: - Perché mi piace rompere le regole. E perché tu non mi dai ordini.-, schiarendosi la voce e stringendo i polsi del moretto; le sue mani si stavano spingendo fino all’orlo dei boxer che indossava e tutto quello stava diventando decisamente pericoloso, il fatto che indossasse così pochi vestiti lo rendeva il più esposto dei due.

- Posso denunciarti, sai?- passò all’attacco, difendendosi con le parole e con la morsa attorno alle sue mani. - Perché mi son seriamente stufato del tuo comportamento arrogante e..-

- Fallo.- lo istigò l’altro, il sorriso sempre presente sulle labbra. - Son minorenne e potresti finire dentro tu, sai come son attenti alla violenza sui minori e..-

- Non lo faresti mai.- sibilò, stringendogli con più forza i polsi, mentre avanzava verso la porta, deciso a cacciarlo fuori come il giorno precedente. Si bloccò, quando lo sentì dire: - E tu non tentarmi, dottore.- con quel tono di voce che gli faceva perdere i nervi in meno di due secondi.

- Tu sei pazzo!- esclamò infatti l’attimo dopo, perdendo le staffe e spingendolo lontano dal proprio corpo. - La vuoi smettere? Ho già i miei problemi senza che ti ci metti pure tu. Che cosa vuoi da me? Non succederà mai nulla tra noi due, la vuoi capire?-

Non si aspettava di certo la risatina del ragazzo, che servì a farlo innervosire solamente di più, e grugnì al: - Nonostante stia apprezzando l’offerta e la mercanzia, stia facendo un’enorme fatica a farti stare zitto e sbatterti contro un muro.. sono qui per altro.-

- Per altro?- ripeté con fare scettico, fissandolo attentamente nel vederlo riavvicinarsi e dire: - I miei occhiali da sole. Mi sono costati una fortuna. Li rivoglio e devi pagarmeli.-

- Parliamoci chiaro.- mormorò Liam, tenendo gli occhi fissi sul ragazzino ed aggiungendo: - Io quegli occhiali non son tenuto a ripagarteli. Ti avevo avvertito ben quattro volte, te la sei cercata.-

- Si dà il caso che me ne fotto di quel che pensi.- gli parlò quasi sopra il moretto, le labbra arricciate nel solito ghigno e gli occhi luminosi. - Mi hai rotto gli occhiali e me li ricompri. Oppure veniamo a patti con altre cose, qualche scambio o..-

- Che tipo di scambio?- domandò immediatamente, troppo curioso per pensare al ghigno malizioso sulla bocca del ragazzo. Ma arrossì appena sulle guance, sentendolo dire: - Un pompino.-

Liam, che restava sempre più scioccato dalla spavalderia del più piccolo, prese un respiro e mormorò, restando al gioco: - Devono valere davvero poco per te, se con un semplice pompino ripago il debito. Oppure sei già così preso da me da voler avere le mie labbra ad ogni costo.-

- Hai ragione.- continuò quello, stringendo i denti sul labbro inferiore e sbattendo appena le ciglia. - Ma io parlavo di un pompino al giorno, fin quando non sarò io a dire basta.-

Il castano arricciò le labbra in una smorfia, non sopportando più quel gioco in cui il minore sembrava aver sempre la battutina pronta, e si sporse verso di lui, stringendo le dita attorno al suo braccio.

- Te ne devi andare, seriamente.- disse solamente, sentendo tutta la stanchezza addosso e volendo solamente tornare a dormire. Quel ragazzino gli rubava fin troppe energie, doveva difendersi su ogni lato e da ogni attacco; era troppo faticoso star attento ad ogni minima parola o passo.

Sbuffò, quando quello non lo ascoltò ma gli domandò, con fin troppa curiosità nella voce: - Perché? Sei impegnato? Per questo sei mezzo nudo? Hai una ragazza che ti sta aspettando nel letto, dottore?-

- Ascolta..- mormorò, lasciandogli il braccio e passando il palmo sul viso. - Stanotte non ho dormito per nulla, ho poche ore a disposizione e se avessi qualcuno nel letto non sarei venuto ad aprire come un coglione. Mi fai il sacrosanto piacere di andartene?- concluse, parlando velocemente e senza prendere nemmeno una pausa. Voleva solamente tornare nel letto e dormire, non chiedeva l’impossibile.

Ma evidentemente si sbagliava, perché il moro avanzò verso di lui e gli appoggiò i palmi sul petto, risalendo lentamente fino alle spalle, per poi dire in un sussurro: - Posso aiutarti, dottor Payne.-

Liam roteò solamente gli occhi, domandandosi se avesse qualche strano potere da attirare solo guai, e scosse la testa, socchiudendo le labbra per rispondere ma bloccandosi al suono del campanello.

- Non aspettavi nessuno, eh?- gli domandò con fare annoiato il più piccolo, staccandosi da lui ed incrociando le braccia al petto con una smorfia sulle labbra. - Per questo volevi cacciarmi, stronzo.-

- Ma piantala, bambino.- grugnì, spingendolo su un lato per poter raggiungere la porta ed aprirla. Aggrottò la fronte, quando si trovò di fronte il ricciolino e mormorò: - Non dovresti essere a scuola?-

- E tu perché sei.. oh.- osservò i suoi occhi guizzare alle proprie spalle, capendo perfettamente il suo ragionamento, e scosse ripetutamente la testa, indicando il ragazzino e cercando di spiegare che non aveva interrotto proprio nulla.

- Sì, che ci ha interrotti.- sentì dire da quello che lo raggiunse, avvolse le braccia attorno al proprio collo e restò con il petto contro la propria schiena, stringendosi a lui con fare quasi possessivo. - Non fare il timido, dottor Payne.- ridacchiò il moretto, tenendo gli avambracci sulle proprie spalle per poter avere le mani libere di muoversi lungo i pettorali del maggiore, che fissava solamente Harry non sapendo come liberarsi da tutto quello. In realtà il come liberarsi era piuttosto semplice, ma il corpo non sembrava voler seguire quel che il cervello gli stava gridando di fare.

- Non è proprio come sembra, Har.- gli fece sapere, ridacchiando appena per cercare di far sembrare tutta quella questione più leggera. - Stavo dormendo, me lo son trovato alla porta e stavo cercando di convincerlo ad andarsene.- continuò a spiegare, stringendo le mani su quelle del moro, che non sembrava intenzionato a smettere con quei tocchi mirati.

Non riuscì a fermare il brivido, sentendo le labbra del ragazzo alle proprie spalle contro la nuca e il suo: - E perché non mi cacci ora? Dì la verità, Payne.-

Liam chiuse per un secondo gli occhi - trattare con i due ragazzini in sedi separate era un conto, ma con entrambi era solo fatica triplicata -, li riaprì dopo qualche secondo e fece un cenno ad Harry, chiedendogli: - È così urgente?-

Vide l’espressione del riccio cambiare completamente - da confusa, a sorpresa per poi sporcarsi di tristezza e delusione - e sussurrò: - Ho una questione da sistemare con lui e..-

- Certo.- lo bloccò Harry, distogliendo lo sguardo e abbassandolo pur di non far incrociare i loro occhi; la successiva frase: - Non stai facendo il bene di Leen ora, Liam.- gli arrivò dritta al petto, come una pugnalata, e si liberò dal moretto, bloccando il ragazzo pronto a correre via.

- Credimi, Harry, tra me e lui non è successo null-..- fu costretto a bloccarsi per colpa della risata improvvisa e spenta del riccio, che mormorò: - Non capisco perché lui sì ed io no. Pensavo fosse una tua regola, ti rispettavo anche per quello.. invece la fai valere solo con chi vuoi. Che schifo.-

Restò immobile a quelle parole, non sapendo come e cosa rispondere, e lo osservò dargli le spalle e chiudere la porta, senza dargli il tempo di ribattere e spiegarsi.

Non si ricordava nemmeno più dell’altro ragazzo nella stanza con lui, sobbalzò quindi al suo: - Troppi spasimanti, Payne. Devo iniziare a marchiare il territorio?-, seguito dalle sue braccia attorno alla vita, i palmi premuti contro il basso ventre e il mento contro la spalla; doveva essersi sicuramente messo in punta di piedi, per arrivare alla giusta altezza, e quel pensiero lo faceva stranamente sorridere.

Restò comunque in silenzio, non facendo nulla per scacciare quello che restava appoggiato - con tutto il peso del corpo - a lui, e continuò a ripensare alle parole del riccio; Harry aveva preso un abbaglio, per quel che riguardava lui e Zayn, ma forse quel “non stai facendo il bene di Leen” non era del tutto sbagliato. Perché non stava cacciando quel ragazzo, che aveva etichettato più volte come pericoloso, ma lo stava lasciando completamente fare, gli stava lasciando fin troppo potere sul proprio corpo; ed era intuibile dal fatto che se ne stava ancora contro di lui, le mani sul petto e le labbra a lasciargli piccoli baci e morsi lungo la mandibola.

- Puoi..- si schiarì la voce, sentendola roca, e si allontanò di un passo, voltandosi successivamente verso di lui con un’espressione seria in viso. -.. per favore, basta.- continuò, non avendo nemmeno la forza di trovare un nesso logico nel discorso.

Non riuscì a trattenere l’ennesimo sbuffo, sentendolo dire: - Stai già cedendo?-, e strinse una mano attorno al suo braccio per riaccompagnarlo verso la porta e poterlo finalmente buttare fuori.

 - Non sto cedendo.- ribadì il concetto, perché quel ragazzino non gli provocava nulla dentro, non lo attirava come un frutto proibito, non era niente per lui. - Voglio solo che tu vada via da casa mia. Così posso riposarmi e recuperare il sonno che tu e il tuo amichetto mi avete fatto perdere.-

- Non abbiamo discusso dei miei occhiali!- esclamò il ragazzino, cercando di liberarsi della presa e di opporre resistenza. - Rivoglio i miei occhiali. O i soldi. Un tuo pompino, se non accetti le altre due proposte.- continuò ad elencare quello, obbligandolo a fermarsi di fronte alla porta chiusa e sporgersi verso di lui per ripetere: - Te la sei cercata, non ti devo nulla.-

- E andiamo!- insistette il moretto, scuotendo il braccio e riuscendo a liberarsi. - Fammi provare queste labbra, è una tortura vederti parlare.- aggiunse, mettendosi sulle punte e premendo i polpastrelli contro la nuca di Liam, che era fin troppo sconvolto per poter far qualcosa. - Poi ti metterai da solo in ginocchio, perché ti piace essere dom-..-

Gli coprì la bocca con la mano, riuscendo a bloccare quel fiume senza senso di parole, e puntò gli occhi nei suoi, scuotendo lentamente la testa.

- Non mi sono mai abbassato a tanto.- bisbigliò, liberandolo subito dopo ed indicandogli la porta, continuando con: - Voglio riposarmi, puoi..- bloccandosi nel vederlo pronto a prendere parola ed aggiungendo: - Per favore, Zayn.-

Quel nome, sussurrato a denti stretti, fu tutto quel che bastò al moro per restare senza parole; Liam lo osservò annuire tra sé e sé, studiarlo in silenzio e sporgersi verso di lui per bisbigliare contro il proprio orecchio: - Per questa volta ti lascio vincere. Ma la prossima avrò una di quelle tre cose.-

Non riuscì a bloccare il: - Dubito avrai mai l’ultima.- e restò a bocca spalancata nel sentire il suo palmo contro i propri boxer, facendolo allontanare con uno scatto e con qualche attimo di ritardo.

Era completamente rosso sulle guance, quando il moro gli rispose: - La cosa bella del tuo vestiario di oggi è che si vede fin troppo bene che ce l’hai duro. Peccato, avrei potuto aiutarti. Non avrei mai lasciato il mio dentista con questa erezione.-

- Non mi sono eccitato.- s’intestardì Liam, stringendo i pugni nel vedere il sorrisino ad arricciare le labbra dell’altro ragazzo. - E in ogni caso non sarebbe merito tuo.- continuò, stando sulla difensiva e grugnendo in risposta alla sua risata e al suo buffetto sulla guancia, accompagnato da un: - Ti credo, dottore bello.-

Il castano restò a fissarlo, ignorando l’ennesimo sorriso verso di lui, e sospirò di sollievo al suo chiudere la porta, lasciandolo finalmente solo coi pensieri. Raggiunse nuovamente la camera, infilandosi sotto le lenzuola, e si addormentò in poco tempo, per colpa di tutta la stanchezza che gli gravava sulle spalle.

 

 

Quando si svegliò - completamente sudato per via dell’incubo - e guardò la radiosveglia, si rese conto dell’immenso ritardo; si alzò velocemente dal letto, facendosi una doccia in fretta e furia, indossò una maglietta a maniche corte bianca e un paio di jeans, per poi correre fuori dall’appartamento e verso la scuola della bambina.

Riuscì ad arrivare con mezz’ora di ritardo, trovando la bambina seduta sul muretto della scuola con un libro aperto sulle ginocchia, e si avvicinò velocemente a lei, deglutendo in ansia all’incrociare i suoi occhi scuri.

Sollevò le braccia con fare innocente all’accusa intrisa in quello sguardo, sentendola dire: - Ti eri dimenticato di me, Lili.-

- No, assolutamente no!- esclamò, stando sulla difensiva e piegandosi sulle ginocchia per essere al suo stesso livello. - Non mi dimentico mai di te, Lyn. Ero solo tanto stanco e mi son addormentato.- cercò di spiegare, restando immobile a fissare il muro di fronte a sé per via della piccola che era saltata giù dal muretto e teneva le braccia incrociate.

- Lyn.- sussurrò, voltandosi e appoggiando le mani sulle sue spalle. - Mi son mai dimenticato di te, Aileen?- le chiese, spostando una mano per sollevarle il mento con l’indice. - Ho avuto una settimana difficile ed ero tanto stanco. Non mi dimentico di te.-

Rivolse un sorriso un po’ più convincente alla bambina, strofinando il pollice contro le sue fossette, e si chinò appena per prenderla in braccio e avvolgerla tra le proprie braccia.

- Non mi dimenticherò mai di te, Lyn.- bisbigliò contro la sua fronte, muovendosi sulle gambe per coccolarla e farla calmare, sentendo le sue dita arricciargli la maglia. - Sei la mia donnina, come faccio senza di te?- aggiunse in un sussurro, premendo le labbra contro i suoi capelli marroni e lasciandola scendere dalle proprie braccia.

- Non lasciarmi più sola, Lili.- la sentì dire con una nota quasi autoritaria nella voce, porgendogli la cartella e il libro con un sorriso innocente che mostrava le fossette. - Andiamo al parco?- gli domandò l’attimo dopo, senza togliersi il sorriso dalle labbra, prendendogli il braccio e scuotendolo appena.

- Al parco, per farmi perdonare.- ripeté quel che stava pensando lei, ottenendo un cenno d’assenso da parte di quella che aveva iniziato a trascinarlo verso il sottopassaggio della metropolitana.

Era sempre così tra loro, Aileen - alla fine dei conti - riusciva sempre ad ottenere quel che voleva; forse era merito del suo sorriso, del suo carattere vivace, dei suoi occhi sempre accesi di quella gioia tipicamente infantile o forse perché gli ricordava fin troppo bene la madre.

Parlarne nuovamente con Jade, quella mattina, gli aveva portato alla memoria fin troppi ricordi: i loro giochi da bambini, il loro crescere assieme, quel primo bacio un po’ forzato e i segreti bisbigliati nella loro casa sull’albero con le prime luci dell’alba.

Era una donna eccezionale, sarebbe stata un’ottima madre e lui glielo ripeteva sempre - da quand’era corsa da lui per dargli la notizia - glielo diceva: “Lyn, non devi avere paura di nulla. Questa bambina è già troppo fortunata ad averti”.

Ed era andata proprio così - dalla gravidanza fino al primo anno di vita -, lei aveva rinunciato all’università per crescerla mentre lui frequentava il primo anno alla Columbia; si vedevano nei week end e lei lo lasciava lamentarsi dei corsi difficili e dei professori fin troppi esigenti, gli lasciava coccolare quella bambina - che aveva già conquistato il suo cuore - e si fermava per quei pochi giorni, prima del ritorno nel caos della vita universitaria.

Quella ragazza aveva dentro di sé una luce incredibile - persino quando stava per spegnersi e gli aveva fatto giurare di prendersi cura della sua piccola - e, dopo ormai cinque anni, gli mancava come il primo giorno. Era una cosa ingiusta e non riusciva a darsi pace, nonostante tutto. Sapeva che, restando aggrappato al suo ricordo, non risolveva nulla, ma non riusciva a .. lasciarla andare? Così gli aveva ripetuto lo psicologo a cui si era rivolto qualche settimana dopo la sua morte; aveva seguito poche sedute e poi aveva rinunciato. Erano solo parole - e soldi - gettati al vento; non poteva perdere tempo dietro a quel vecchietto attempato, non quando aveva una scuola da finire e una bambina da curare.

Si risvegliò da tutti i suoi pensieri, sentendo quel “Lili” preoccupato e le dita della bambina pizzicargli appena la pelle del braccio.

- Siamo arrivati, Lili.- gli riferì la piccola, indicandogli con un cenno le porte scorrevoli e seguendolo silenziosamente fuori dalla metropolitana.

Stavano camminando da qualche minuto, le loro mani strette e la mente di Liam ancora piena di tutti quei ricordi, quando la bambina prese il coraggio a chiedere: - Come mai sei triste?-

Liam restò per un secondo scioccato da quell’improvvisa domanda, tanto che si fermò in mezzo al marciapiede - ottenendo due o tre spintoni da passanti frettolosi -, e mormorò: - Non sono triste, Lyn. Sono solo stanco, ho avuto una settimana pesante e..-

Fu costretto a bloccarsi, vedendo la più piccola scuotere il capo con un’espressione seria e preoccupata - fin troppo da grande per una bambina di soli sei anni -, e la sentì specificare: - Sei sempre triste durante le vacanze.- con un tono di voce quasi saccente, a sfidarlo a negare una cosa ovvia.

- Ma non è..- sospirò nel vederla incrociare le braccia al petto, il piede piccolo che batteva contro il cemento, e continuò: - Il fatto è che.. vuoi sapere la verità?- per poi piegarsi sulle ginocchia e appoggiare le mani sulle sue spalle, bisbigliando: - D’estate voi bambini mangiate così tante schifezze, che i dentini vi diventano tutti brutti.-

Annuì alla domanda: - E tu diventi triste per questo?- per poi sorriderle intenerito, quando gli promise che si sarebbe lavata i denti dopo ogni pasto pur di vederlo felice.

- Sei una bambina dolcissima, lo sai?- sussurrò, stringendole appena le spalle con gli occhi fissi nei suoi.

- Me lo dici sempre, Lili.- ridacchiò lei, mostrandogli un sorriso con tutti i dentini bianchi in evidenza. - E la signora Hall dice che tu mi vizi troppo.- aggiunse, facendolo scoppiare a ridere ed annuire assieme.

- Come posso viziarti oggi pomeriggio?- le domandò con le labbra arricciate in un ghigno, rimettendosi dritto in piedi e porgendole la mano. Aggrottò le sopracciglia alla sua esclamazione sul volere un gelato e mormorò: - Ma l’hai già mangiato ieri e..-

- No, ieri l’ha mangiato tutto la terra.- ribatté lei, guardandolo con un broncio scuro sulle labbra e gli occhi enormi.

- E vada per un altro gelato, forza.- si arrese con un sospiro dopo pochi minuti, superando il cancello del parco e dirigendosi verso il chiosco subito all’entrata.

Si erano messi in fila per il gelato da circa dieci minuti, la coda quel lunedì era quasi interminabile, e stava ascoltando distrattamente Aileen raccontargli della giornata appena passata - era tutto un lamentarsi di quel bambino, quel John, per cui aveva sicuramente una cotta -, quando la sentì ripetere il suo nome e tirarlo per il braccio, indicandogli una cosa che doveva assolutamente provare.

Seguì il suo dito e sbarrò gli occhi nel vedere quello che faceva lo slalom tra vecchietti e bambini - completamente incurante delle regole del parco - su quell’arnese infernale.

- Oh, porca puttana.- si lasciò sfuggire in un lamento, sentendo la bambina rimproverarlo con un’esclamazione e un: - Lili, non devi dire quelle parole.-, e sollevò gli occhi al cielo, quando il ragazzino si fermò proprio di fronte a loro con un ghigno sulle labbra.

- Ma guarda chi abbiamo, il nostro amico dentista.-

 

 

 

 

Angolo Shine:

Chiedo scusa per l’appuntamento saltato, spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo. (Avete un piccolo momentino Ziam tutto per voi)

E si scoprono sempre più cose (microscopici dettagli) su Kaylyn e sul suo rapporto con Liam.

Leggo sempre tutte le vostre recensioni, ma non riesco mai a trovare uno straccetto di tempo libero. Mi concentro prima di tutto sullo scrivere, non vorrei che la pigrizia vincesse su di me.

A venerdì prossimo! Giuro che non lo salto questa volta.

E, come dimenticare, tanti auguri all’orsetto Payne.

   
 
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