You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Quinto
capitolo:
Avevano
continuato a parlare del più e del meno per tutto il tempo,
mentre Liam notava
sempre più particolari in quella ragazza che la rendevano un
soggetto
particolare ed eccentrico; il suo modo di parlare, di comportarsi, di
fare
battutine in risposta a frasi di Liam.. era semplice stare in sua
compagnia,
semplice e salutare.
Si erano lasciati
con una stretta di mano e la promessa di rivedersi presto, avevano
preso due
direzioni opposte e, quando Liam aveva appoggiato le borse
sull’isola della
cucina, aveva inserito immediatamente il numero di cellulare di Jade
nella
rubrica del telefonino.
Si era messo a
sistemare la cucina, fortunatamente non aveva piatti e pentole da
lavare, e
quand’aveva finito persino di sistemare la sala ed era
tornato
nell’appartamento, dopo aver portato ai cassonetti la
spazzatura, aveva deciso
di saltare il pranzo e recuperare il sonno della sera precedente.
Aveva raggiunto
la camera, pregando che il sonno non gli passasse e gli desse il tempo
di
spogliarsi, e si buttò a peso morto nel letto, restando
solamente in boxer e
con il viso premuto contro il cuscino. I pensieri di qualche ora prima
l’avevano lasciato completamente, la mente era sgombra da
qualsiasi tipo di
incubo, incidente o ragazzino.
Si rigirò
nel
letto, sbuffando, quando - nemmeno un’oretta dopo, che
diamine - iniziò a
suonare il campanello; era quasi deciso ad ignorarlo e continuare a
dormire -
dopotutto chi poteva saperlo in casa? -, ma quello non
sembrò dargli tregua e
lo obbligò ad alzarsi dal letto, camminando come un
sonnambulo verso la porta,
una mano a stropicciarsi gli occhi e l’altra che strofinava
contro il petto
nudo.
Non
guardò
nemmeno dallo spioncino, pensando solamente alla signora Hall e al suo
gatto
sul tetto o sull’albero, e mugugnò un: - Che
succede?- coprendosi lo sbadiglio
con la mano.
Sbarrò
gli occhi
e spalancò la bocca, ascoltando il: - Fammi capire, apri
sempre la porta in
questo modo? Perché potrei abituarmici.- come fosse una
secchiata d’acqua
gelata, e osservò inerme il ragazzino che entrava
tranquillamente
nell’appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.
- Che ci fai
qui?- gli domandò con un sospiro, non avendo la forza di
iniziare un battibecco
o cacciarlo fuori dal proprio appartamento. - Non dovresti essere a
scuola?-
continuò, incrociando le braccia al petto per cercare di
nascondere, almeno in
parte, il proprio petto nudo dagli occhi attenti del ragazzo.
L’altro
rispose
solamente con un’alzata di spalle e un passo verso di lui,
Liam non
indietreggiò e tenne gli occhi fissi nei suoi, ascoltando la
solita risatina e
il: - Louis ed io ci siamo cacciati nei guai. Niente scuola per una
settimana,
non lo sapevi?-
- No, non lo
sapevo.- borbottò, scacciandogli la mano che aveva iniziato
ad accarezzargli il
braccio. - E sinceramente non mi interessa, nemmeno un po’.
Voglio solo sapere
che ci fai qui, dal momento che te l’ho vietato, e cosa vuoi
da me.-
insistette, venendo costretto ad indietreggiare quando il ragazzino si
sporse
verso il proprio viso.
Arrossì
impercettibilmente alle parole: - Perché mi piace rompere le
regole. E perché
tu non mi dai ordini.-, schiarendosi la voce e stringendo i polsi del
moretto;
le sue mani si stavano spingendo fino all’orlo dei boxer che
indossava e tutto
quello stava diventando decisamente pericoloso, il fatto che indossasse
così
pochi vestiti lo rendeva il più esposto dei due.
- Posso
denunciarti, sai?- passò all’attacco, difendendosi
con le parole e con la morsa
attorno alle sue mani. - Perché mi son seriamente stufato
del tuo comportamento
arrogante e..-
- Fallo.- lo
istigò l’altro, il sorriso sempre presente sulle
labbra. - Son minorenne e potresti
finire dentro tu, sai come son attenti alla violenza sui minori e..-
- Non lo faresti
mai.- sibilò, stringendogli con più forza i
polsi, mentre avanzava verso la
porta, deciso a cacciarlo fuori come il giorno precedente. Si
bloccò, quando lo
sentì dire: - E tu non tentarmi, dottore.- con quel tono di
voce che gli faceva
perdere i nervi in meno di due secondi.
- Tu sei pazzo!-
esclamò infatti l’attimo dopo, perdendo le staffe
e spingendolo lontano dal
proprio corpo. - La vuoi smettere? Ho già i miei problemi
senza che ti ci metti
pure tu. Che cosa vuoi da me? Non succederà mai nulla tra
noi due, la vuoi
capire?-
Non si aspettava
di certo la risatina del ragazzo, che servì a farlo
innervosire solamente di
più, e grugnì al: - Nonostante stia apprezzando
l’offerta e la mercanzia, stia
facendo un’enorme fatica a farti stare zitto e sbatterti
contro un muro.. sono
qui per altro.-
- Per altro?-
ripeté con fare scettico, fissandolo attentamente nel
vederlo riavvicinarsi e
dire: - I miei occhiali da sole. Mi sono costati una fortuna. Li
rivoglio e
devi pagarmeli.-
- Parliamoci
chiaro.- mormorò Liam, tenendo gli occhi fissi sul ragazzino
ed aggiungendo: -
Io quegli occhiali non son tenuto a ripagarteli. Ti avevo avvertito ben
quattro
volte, te la sei cercata.-
- Si dà
il caso
che me ne fotto di quel che pensi.- gli parlò quasi sopra il
moretto, le labbra
arricciate nel solito ghigno e gli occhi luminosi. - Mi hai rotto gli
occhiali
e me li ricompri. Oppure veniamo a patti con altre cose, qualche
scambio o..-
- Che tipo di
scambio?- domandò immediatamente, troppo curioso per pensare
al ghigno
malizioso sulla bocca del ragazzo. Ma arrossì appena sulle
guance, sentendolo
dire: - Un pompino.-
Liam, che
restava sempre più scioccato dalla spavalderia del
più piccolo, prese un
respiro e mormorò, restando al gioco: - Devono valere
davvero poco per te, se
con un semplice pompino ripago il debito. Oppure sei già
così preso da me da
voler avere le mie labbra ad ogni costo.-
- Hai ragione.-
continuò quello, stringendo i denti sul labbro inferiore e
sbattendo appena le
ciglia. - Ma io parlavo di un pompino al giorno, fin quando non
sarò io a dire
basta.-
Il castano
arricciò le labbra in una smorfia, non sopportando
più quel gioco in cui il
minore sembrava aver sempre la battutina pronta, e si sporse verso di
lui,
stringendo le dita attorno al suo braccio.
- Te ne devi
andare, seriamente.- disse solamente, sentendo tutta la stanchezza
addosso e
volendo solamente tornare a dormire. Quel ragazzino gli rubava fin
troppe
energie, doveva difendersi su ogni lato e da ogni attacco; era troppo
faticoso
star attento ad ogni minima parola o passo.
Sbuffò,
quando
quello non lo ascoltò ma gli domandò, con fin
troppa curiosità nella voce: -
Perché? Sei impegnato? Per questo sei mezzo nudo? Hai una
ragazza che ti sta
aspettando nel letto, dottore?-
- Ascolta..-
mormorò, lasciandogli il braccio e passando il palmo sul
viso. - Stanotte non
ho dormito per nulla, ho poche ore a disposizione e se avessi qualcuno
nel
letto non sarei venuto ad aprire come un coglione. Mi fai il sacrosanto
piacere
di andartene?- concluse, parlando velocemente e senza prendere nemmeno
una
pausa. Voleva solamente tornare nel letto e dormire, non chiedeva
l’impossibile.
Ma evidentemente
si sbagliava, perché il moro avanzò verso di lui
e gli appoggiò i palmi sul
petto, risalendo lentamente fino alle spalle, per poi dire in un
sussurro: -
Posso aiutarti, dottor Payne.-
Liam
roteò
solamente gli occhi, domandandosi se avesse qualche strano potere da
attirare
solo guai, e scosse la testa, socchiudendo le labbra per rispondere ma
bloccandosi al suono del campanello.
- Non aspettavi
nessuno, eh?- gli domandò con fare annoiato il
più piccolo, staccandosi da lui
ed incrociando le braccia al petto con una smorfia sulle labbra. - Per
questo
volevi cacciarmi, stronzo.-
- Ma piantala,
bambino.- grugnì, spingendolo su un lato per poter
raggiungere la porta ed
aprirla. Aggrottò la fronte, quando si trovò di
fronte il ricciolino e mormorò:
- Non dovresti essere a scuola?-
- E tu
perché
sei.. oh.- osservò i suoi occhi guizzare alle proprie
spalle, capendo perfettamente
il suo ragionamento, e scosse ripetutamente la testa, indicando il
ragazzino e
cercando di spiegare che non aveva interrotto proprio nulla.
- Sì, che
ci ha
interrotti.- sentì dire da quello che lo raggiunse, avvolse
le braccia attorno
al proprio collo e restò con il petto contro la propria
schiena, stringendosi a
lui con fare quasi possessivo. - Non fare il timido, dottor Payne.-
ridacchiò
il moretto, tenendo gli avambracci sulle proprie spalle per poter avere
le mani
libere di muoversi lungo i pettorali del maggiore, che fissava
solamente Harry
non sapendo come liberarsi da tutto quello. In realtà il come liberarsi era piuttosto semplice, ma
il corpo non sembrava
voler seguire quel che il cervello gli stava gridando di fare.
- Non è
proprio
come sembra, Har.- gli fece sapere, ridacchiando appena per cercare di
far
sembrare tutta quella questione più leggera. - Stavo
dormendo, me lo son
trovato alla porta e stavo cercando di convincerlo ad andarsene.-
continuò a
spiegare, stringendo le mani su quelle del moro, che non sembrava
intenzionato
a smettere con quei tocchi mirati.
Non
riuscì a
fermare il brivido, sentendo le labbra del ragazzo alle proprie spalle
contro
la nuca e il suo: - E perché non mi cacci ora? Dì
la verità, Payne.-
Liam chiuse per
un secondo gli occhi - trattare con i due ragazzini in sedi separate
era un
conto, ma con entrambi era solo fatica triplicata -, li
riaprì dopo qualche
secondo e fece un cenno ad Harry, chiedendogli: - È
così urgente?-
Vide
l’espressione del riccio cambiare completamente - da confusa,
a sorpresa per
poi sporcarsi di tristezza e delusione - e sussurrò: - Ho
una questione da
sistemare con lui e..-
- Certo.- lo
bloccò Harry, distogliendo lo sguardo e abbassandolo pur di
non far incrociare
i loro occhi; la successiva frase: - Non stai facendo il bene di Leen
ora,
Liam.- gli arrivò dritta al petto, come una pugnalata, e si
liberò dal moretto,
bloccando il ragazzo pronto a correre via.
- Credimi,
Harry, tra me e lui non è successo null-..- fu costretto a
bloccarsi per colpa
della risata improvvisa e spenta del riccio, che mormorò: -
Non capisco perché
lui sì ed io no. Pensavo fosse una tua regola, ti rispettavo
anche per quello..
invece la fai valere solo con chi vuoi. Che schifo.-
Restò
immobile a
quelle parole, non sapendo come e cosa rispondere, e lo
osservò dargli le
spalle e chiudere la porta, senza dargli il tempo di ribattere e
spiegarsi.
Non si ricordava
nemmeno più dell’altro ragazzo nella stanza con
lui, sobbalzò quindi al suo: -
Troppi spasimanti, Payne. Devo iniziare a marchiare il territorio?-,
seguito
dalle sue braccia attorno alla vita, i palmi premuti contro il basso
ventre e
il mento contro la spalla; doveva essersi sicuramente messo in punta di
piedi,
per arrivare alla giusta altezza, e quel pensiero lo faceva stranamente
sorridere.
Restò
comunque
in silenzio, non facendo nulla per scacciare quello che restava
appoggiato -
con tutto il peso del corpo - a lui, e continuò a ripensare
alle parole del
riccio; Harry aveva preso un abbaglio, per quel che riguardava lui e
Zayn, ma
forse quel “non stai facendo il bene di Leen” non
era del tutto sbagliato.
Perché non stava cacciando quel ragazzo, che aveva
etichettato più volte come
pericoloso, ma lo stava lasciando completamente fare, gli stava
lasciando fin
troppo potere sul proprio corpo; ed era intuibile dal fatto che se ne
stava
ancora contro di lui, le mani sul petto e le labbra a lasciargli
piccoli baci e
morsi lungo la mandibola.
- Puoi..- si
schiarì la voce, sentendola roca, e si allontanò
di un passo, voltandosi successivamente
verso di lui con un’espressione seria in viso. -.. per
favore, basta.-
continuò, non avendo nemmeno la forza di trovare un nesso
logico nel discorso.
Non
riuscì a
trattenere l’ennesimo sbuffo, sentendolo dire: - Stai
già cedendo?-, e strinse
una mano attorno al suo braccio per riaccompagnarlo verso la porta e
poterlo finalmente buttare fuori.
-
Non sto cedendo.- ribadì il concetto, perché
quel ragazzino non gli provocava nulla dentro, non lo attirava come un
frutto
proibito, non era niente per lui. - Voglio solo che tu vada via da casa
mia.
Così posso riposarmi e recuperare il sonno che tu e il tuo
amichetto mi avete
fatto perdere.-
- Non abbiamo
discusso dei miei occhiali!- esclamò il ragazzino, cercando
di liberarsi della
presa e di opporre resistenza. - Rivoglio i miei occhiali. O i soldi.
Un tuo
pompino, se non accetti le altre due proposte.- continuò ad
elencare quello,
obbligandolo a fermarsi di fronte alla porta chiusa e sporgersi verso
di lui
per ripetere: - Te la sei cercata, non ti devo nulla.-
- E andiamo!-
insistette il moretto, scuotendo il braccio e riuscendo a liberarsi. -
Fammi
provare queste labbra, è una tortura vederti parlare.-
aggiunse, mettendosi
sulle punte e premendo i polpastrelli contro la nuca di Liam, che era
fin troppo
sconvolto per poter far qualcosa. - Poi ti metterai da solo in
ginocchio,
perché ti piace essere dom-..-
Gli coprì
la
bocca con la mano, riuscendo a bloccare quel fiume senza senso di
parole, e
puntò gli occhi nei suoi, scuotendo lentamente la testa.
- Non mi sono
mai abbassato a tanto.- bisbigliò, liberandolo subito dopo
ed indicandogli la
porta, continuando con: - Voglio riposarmi, puoi..- bloccandosi nel
vederlo
pronto a prendere parola ed aggiungendo: - Per favore, Zayn.-
Quel nome,
sussurrato a denti stretti, fu tutto quel che bastò al moro
per restare senza
parole; Liam lo osservò annuire tra sé e
sé, studiarlo in silenzio e sporgersi
verso di lui per bisbigliare contro il proprio orecchio: - Per questa
volta ti
lascio vincere. Ma la prossima avrò una di quelle tre cose.-
Non
riuscì a
bloccare il: - Dubito avrai mai l’ultima.- e restò
a bocca spalancata nel
sentire il suo palmo contro i propri boxer, facendolo allontanare con
uno
scatto e con qualche attimo di ritardo.
Era
completamente rosso sulle guance, quando il moro gli rispose: - La cosa
bella
del tuo vestiario di oggi è che si vede fin troppo bene che
ce l’hai duro.
Peccato, avrei potuto aiutarti. Non avrei mai lasciato il mio dentista
con
questa erezione.-
- Non mi sono
eccitato.- s’intestardì Liam, stringendo i pugni
nel vedere il sorrisino ad
arricciare le labbra dell’altro ragazzo. - E in ogni caso non
sarebbe merito
tuo.- continuò, stando sulla difensiva e grugnendo in
risposta alla sua risata
e al suo buffetto sulla guancia, accompagnato da un: - Ti credo,
dottore
bello.-
Il castano
restò
a fissarlo, ignorando l’ennesimo sorriso verso di lui, e
sospirò di sollievo al
suo chiudere la porta, lasciandolo finalmente solo coi pensieri.
Raggiunse
nuovamente la camera, infilandosi sotto le lenzuola, e si
addormentò in poco
tempo, per colpa di tutta la stanchezza che gli gravava sulle spalle.
Quando si
svegliò - completamente sudato per via dell’incubo
- e guardò la radiosveglia,
si rese conto dell’immenso ritardo; si alzò
velocemente dal letto, facendosi
una doccia in fretta e furia, indossò una maglietta a
maniche corte bianca e un
paio di jeans, per poi correre fuori dall’appartamento e
verso la scuola della
bambina.
Riuscì ad
arrivare con mezz’ora di ritardo, trovando la bambina seduta
sul muretto della
scuola con un libro aperto sulle ginocchia, e si avvicinò
velocemente a lei,
deglutendo in ansia all’incrociare i suoi occhi scuri.
Sollevò
le
braccia con fare innocente all’accusa intrisa in quello
sguardo, sentendola
dire: - Ti eri dimenticato di me, Lili.-
- No,
assolutamente no!- esclamò, stando sulla difensiva e
piegandosi sulle ginocchia
per essere al suo stesso livello. - Non mi dimentico mai di te, Lyn.
Ero solo
tanto stanco e mi son addormentato.- cercò di spiegare,
restando immobile a
fissare il muro di fronte a sé per via della piccola che era
saltata giù dal
muretto e teneva le braccia incrociate.
- Lyn.-
sussurrò, voltandosi e appoggiando le mani sulle sue spalle.
- Mi son mai
dimenticato di te, Aileen?- le chiese, spostando una mano per
sollevarle il
mento con l’indice. - Ho avuto una settimana difficile ed ero
tanto stanco. Non
mi dimentico di te.-
Rivolse un
sorriso un po’ più convincente alla bambina,
strofinando il pollice contro le
sue fossette, e si chinò appena per prenderla in braccio e
avvolgerla tra le
proprie braccia.
- Non mi
dimenticherò mai di te, Lyn.- bisbigliò contro la
sua fronte, muovendosi sulle
gambe per coccolarla e farla calmare, sentendo le sue dita arricciargli
la
maglia. - Sei la mia donnina, come faccio senza di te?- aggiunse in un
sussurro, premendo le labbra contro i suoi capelli marroni e
lasciandola scendere
dalle proprie braccia.
- Non lasciarmi
più sola, Lili.- la sentì dire con una nota quasi
autoritaria nella voce, porgendogli
la cartella e il libro con un sorriso innocente che mostrava le
fossette. -
Andiamo al parco?- gli domandò l’attimo dopo,
senza togliersi il sorriso dalle
labbra, prendendogli il braccio e scuotendolo appena.
- Al parco, per
farmi perdonare.- ripeté quel che stava pensando lei,
ottenendo un cenno
d’assenso da parte di quella che aveva iniziato a trascinarlo
verso il
sottopassaggio della metropolitana.
Era sempre
così
tra loro, Aileen - alla fine dei conti - riusciva sempre
ad ottenere quel che voleva; forse era merito del suo
sorriso, del suo carattere vivace, dei suoi occhi sempre accesi di
quella gioia
tipicamente infantile o forse perché gli ricordava fin
troppo bene la madre.
Parlarne
nuovamente con Jade, quella mattina, gli aveva portato alla memoria fin
troppi
ricordi: i loro giochi da bambini, il loro crescere assieme, quel primo
bacio
un po’ forzato e i segreti bisbigliati nella loro casa
sull’albero con le prime
luci dell’alba.
Era una donna
eccezionale, sarebbe stata un’ottima madre e lui glielo
ripeteva sempre - da
quand’era corsa da lui per dargli la notizia - glielo diceva:
“Lyn, non devi
avere paura di nulla. Questa bambina è già troppo
fortunata ad averti”.
Ed era andata
proprio così - dalla gravidanza fino al primo anno di vita
-, lei aveva
rinunciato all’università per crescerla mentre lui
frequentava il primo anno
alla Columbia; si vedevano nei week end e lei lo lasciava lamentarsi
dei corsi
difficili e dei professori fin troppi esigenti, gli lasciava coccolare
quella
bambina - che aveva già conquistato il suo cuore - e si
fermava per quei pochi
giorni, prima del ritorno nel caos della vita universitaria.
Quella ragazza
aveva dentro di sé una luce incredibile - persino quando
stava per spegnersi e
gli aveva fatto giurare di prendersi cura della sua piccola - e, dopo
ormai
cinque anni, gli mancava come il primo giorno. Era una cosa ingiusta e
non
riusciva a darsi pace, nonostante tutto. Sapeva che, restando
aggrappato al suo
ricordo, non risolveva nulla, ma non riusciva a .. lasciarla andare?
Così gli
aveva ripetuto lo psicologo a cui si era rivolto qualche settimana dopo
la sua
morte; aveva seguito poche sedute e poi aveva rinunciato. Erano solo
parole - e
soldi - gettati al vento; non poteva perdere tempo dietro a quel
vecchietto
attempato, non quando aveva una scuola da finire e una bambina da
curare.
Si
risvegliò da
tutti i suoi pensieri, sentendo quel “Lili”
preoccupato e le dita della bambina
pizzicargli appena la pelle del braccio.
- Siamo
arrivati, Lili.- gli riferì la piccola, indicandogli con un
cenno le porte
scorrevoli e seguendolo silenziosamente fuori dalla metropolitana.
Stavano
camminando da qualche minuto, le loro mani strette e la mente di Liam
ancora
piena di tutti quei ricordi, quando la bambina prese il coraggio a
chiedere: -
Come mai sei triste?-
Liam
restò per
un secondo scioccato da quell’improvvisa domanda, tanto che
si fermò in mezzo
al marciapiede - ottenendo due o tre spintoni da passanti frettolosi -,
e
mormorò: - Non sono triste, Lyn. Sono solo stanco, ho avuto
una settimana
pesante e..-
Fu costretto a
bloccarsi, vedendo la più piccola scuotere il capo con
un’espressione seria e
preoccupata - fin troppo da grande
per una bambina di soli sei anni -, e la sentì specificare:
- Sei sempre triste
durante le vacanze.- con un tono di voce quasi saccente, a sfidarlo a
negare
una cosa ovvia.
- Ma non
è..-
sospirò nel vederla incrociare le braccia al petto, il piede
piccolo che
batteva contro il cemento, e continuò: - Il fatto
è che.. vuoi sapere la
verità?- per poi piegarsi sulle ginocchia e appoggiare le
mani sulle sue
spalle, bisbigliando: - D’estate voi bambini mangiate
così tante schifezze, che
i dentini vi diventano tutti brutti.-
Annuì
alla
domanda: - E tu diventi triste per questo?- per poi sorriderle
intenerito,
quando gli promise che si sarebbe lavata i denti dopo ogni pasto pur di
vederlo
felice.
- Sei una
bambina dolcissima, lo sai?- sussurrò, stringendole appena
le spalle con gli
occhi fissi nei suoi.
- Me lo dici
sempre, Lili.- ridacchiò lei, mostrandogli un sorriso con
tutti i dentini
bianchi in evidenza. - E la signora Hall dice che tu mi vizi troppo.-
aggiunse,
facendolo scoppiare a ridere ed annuire assieme.
- Come posso
viziarti oggi pomeriggio?- le domandò con le labbra
arricciate in un ghigno,
rimettendosi dritto in piedi e porgendole la mano. Aggrottò
le sopracciglia
alla sua esclamazione sul volere un gelato e mormorò: - Ma
l’hai già mangiato
ieri e..-
- No, ieri
l’ha
mangiato tutto la terra.- ribatté lei, guardandolo con un
broncio scuro sulle
labbra e gli occhi enormi.
- E vada per un
altro gelato, forza.- si arrese con un sospiro dopo pochi minuti,
superando il
cancello del parco e dirigendosi verso il chiosco subito
all’entrata.
Si erano messi
in fila per il gelato da circa dieci minuti, la coda quel
lunedì era quasi
interminabile, e stava ascoltando distrattamente Aileen raccontargli
della
giornata appena passata - era tutto un lamentarsi di quel bambino, quel
John,
per cui aveva sicuramente una cotta -, quando la sentì
ripetere il suo nome e
tirarlo per il braccio, indicandogli una cosa che doveva
assolutamente provare.
Seguì il
suo
dito e sbarrò gli occhi nel vedere quello che faceva lo
slalom tra vecchietti e
bambini - completamente incurante delle regole del parco - su
quell’arnese
infernale.
- Oh, porca
puttana.- si lasciò sfuggire in un lamento, sentendo la
bambina rimproverarlo
con un’esclamazione e un: - Lili, non devi dire quelle
parole.-, e sollevò gli
occhi al cielo, quando il ragazzino si fermò proprio di
fronte a loro con un
ghigno sulle labbra.
- Ma guarda chi
abbiamo, il nostro amico dentista.-
Angolo
Shine:
Chiedo scusa per
l’appuntamento saltato, spero di riuscire a farmi perdonare
con questo
capitolo. (Avete un piccolo momentino Ziam tutto per voi)
E si scoprono
sempre più cose (microscopici dettagli) su Kaylyn e sul suo
rapporto con Liam.
Leggo sempre
tutte le vostre recensioni, ma non riesco mai a trovare uno straccetto
di tempo
libero. Mi concentro prima di tutto sullo scrivere, non vorrei che la
pigrizia
vincesse su di me.
A venerdì
prossimo!
Giuro che non lo salto questa volta.
E, come
dimenticare, tanti auguri all’orsetto Payne.