Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TaliaAckerman    30/08/2014    2 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
18








I potenti raggi del sole pomeridiano baciano la pelle della piccola Sephirt e ne accendono di capelli di un color rosso fiamma.
È il primo giorno d'estate e come di tradizione si deve incontrare con gli amici del villaggio per "l'inaugurazione del torrente", l'avvenimento che con trepidanza ed entusiasmo ha atteso per mesi.
Esce di casa come una furia, trotterellando in strada dopo aver avvertito sua madre: i primi anni Hana era un po' titubante a lasciarla andare da sola, ma col passare del tempo ci si è abituata e ora sa che Sephirt non può far altro che divertirsi. Cosa potrebbe combinare, d'altronde, un gruppo di bambini compresi fra i sei e gli undici anni?
Peccato che la risposta giunga indesiderata proprio quel giorno.
Sephirt è d'accordo con Minarie di incontrarsi a casa sua poco prima dell'appuntamento, per cui al posto di proseguire diritto verso la campagna, la bambina svolta a sinistra verso il luogo dove abitata la sua migliore amica. Si avvicina alla porta - la riconosce sempre, nonostante le abitazioni siano tutte uguali lì, poiché appena sopra il battente e appeso un piccolo portafortuna, un intreccio di crine di cavallo e piume - e, prima che possa battere qualche colpo per annunciare il proprio arrivo, questa si apre dall'interno e spunta Annor, il padre di Minarie. La guarda sorpreso. - Ciao Sephirt. Che cosa ci fai qui?
Alla bambina è sempre stato simpatico quel Thariano baffuto alto e magrolino, così sorride solare e risponde:- È il giorno del torrente, signore, l'estate è appena iniziata non ricorda?
- Oh, sì... certo - rammenta lui, e un po' frettolosamente le fa cenno di scansarsi. - Ora se non ti dispiace... avrei alcune faccende da sbrigare.
Dev'essere in ritardo per qualcosa pensa lei con un'alzata di spalle, poi corre dentro casa impaziente di incontrare Minarie. Incrocia sua madre nel cucinotto, mentre è intenta a lavare le stoviglie con uno strofinaccio. - Ciao Shirra, Minarie è in camera sua?
- Oh salve Sephirt - la saluta lei, cordiale come sempre, poi aggiunge:- Sì, la mia bambina è qui di sopra. Andate al torrente, non è vero?
- Esatto - conferma Sephirt, e nel pensarci si apre in un sorriso entusiasta. - Allora... vado a chiamarla!
Lascia Shirra in cucina che annuisce, sempre alle prese con le sue faccende, e svelta sale i gradini a due a due verso la cameretta di Minarie. La bionda, sottile Minarie, che a undici anni pare già molto più grande. Lei e Sephirt sono amiche da molto tempo, da quando Minarie ha convinto i suoi amici ad accettarla nella "banda". Inizialmente i ragazzini erano piuttosto maldisposti verso quella strana bambina che veniva dall'estremo Nord di Tharia, con la sua pelle bianchissima e i grandi occhi rossi; eppure Mina aveva messo una buona parola in suo proposito, ponendola sotto un buona luce: Sepirth aveva trascorso parecchio tempo insieme a loro, e alla fine tutti (o quasi) avevano accettato di averla come amica.
- Ciao Sep - la saluta la ragazzina voltandosi verso di lei e interrompendo il ricamo a cui stava lavorando. Prima di rispondere Sephirt riesce a gettare l'occhio sul piccolo fazzoletto bianco, ora adornato da una moltitudine di di fiori turchesi. - È bellissimo, Mina... - Anche lei lo guarda di sottecchi e annuisce piano. - Sì, in effetti non è male - poi si alza in piedi e si mette in testa il suo inseparabile cappellino di paglia. - Allora, andiamo al torrente oppure no?
- Di corsa! - esclama la bambina allegra, e seguita dall'amica trotterella verso il piano inferiore e poi fuori dalla porta, nella stradina assolata. Minarie abita in un vicolo più accogliente di quello di Sephirt: le casupole sono tutte in legno, è vero, ma le assi non sono tutte rovinate dall'umidità e dalle tarme, la pavimentazione leggermente più ampia e lastricata di ciottoli. A Sephirt è sempre piaciuta molto, mentre la propria talvolta le fa addirittura paura, di notte.
Le due bambine accelerano il passo per non tardare all'appuntamento. Vogliono godersi ogni momento di quel pomeriggio speciale.
Quando alla fine le case si diradano e la campagna ondulata si annuncia davanti a loro, scorgono già in lontananza il gruppetto dei loro amici. Percorrono l'ultimo tratto di strada correndo, e in men che non si dica si aggregano agli altri. Si leva come di consueto un coro di "Mina, Sephirt!", "Siete arrivate finalmente" e "Allora, adesso possiamo andare?". - Non ancora - annuncia Willas, che è fra i più grandi del gruppo, dopo che Sephirt e Minarie hanno salutato gli altri, - Oggi è verrà anche un mio amico. È uno del Bianco Reame, si chiama Tibb.
- Tibb? E quanti anni ha?- chiede uno dei ragazzi interessato.
Si chiama Vincent. Ha un paio di anni in più di Sephirt, ma è alto circa quanto lei, solo un po' più robusto. I suoi genitori sono entrambi nati nella nazione di Tharia, ma la madre ha origini haryarite; a questo tutti danno la spiegazione riguardo la sua fulva chioma rosso scuro e i suoi occhietti scurissimi.
Willas ha arricciato il naso, aggrottando anche le sopracciglia. - Dieci, credo. O forse undici, non mi ricordo...
- Ti interessa proprio molto di lui, allora - osserva Minarie ridendo, ironica come al solito. Sephirt trattiene a stento un sorrisetto; quanto vorrebbe essere come lei! Sbarazzina, sempre con la battuta pronta. I ragazzini ridono, e dopo poco anche Willas si apre in un mesto sorriso.
Devono aspettare ancora circa dieci minuti, poi una figura smilza appare appena oltre il rilievo erboso che si separava dal villaggio. È proprio Tibb, come annuncia loro Willas. Più si avvicina, più Sephirt e gli altri lo guardano incuriositi: molti di loro non hanno mai visto qualcuno appartenente alla Gente Bianca. È un bambino esile per la sua età, ma anche così l'espressione sul suo volto ha un 'che di leggermente più responsabile rispetto agli altri. I famosi capelli viola a spazzola sono sospinti dalla leggera brezza, e la pelle bianca - letteralmente, quasi come neve - risalta in modo impressionante. In generale sembra piuttosto eccentrico.
Seguono le presentazioni. Sephirt, Minarie, Kaleot, Vincent e gli altri gli stringono anche la mano - hanno visto farlo a tutti gli adulti, d'altronde. Scoprono che Tibb si è trasferito nello stato di Tharia da un paio d'anni, a causa del lavoro di suo padre, ma solo da pochi giorni hanno comprato una discreta proprietà nel villaggio di Aralleth.
Passano i minuti, e nonostante reputi Tibb abbastanza simpatico, Sephirt freme dalla voglia di farsi un bagno; comincia ad avere decisamente caldo. E dalla sua espressione, capisce che anche Minarie la pensa così. La ragazzina intercetta lo sguardo dell'amica e le strizza l'occhio, poi prende Tibb sotto braccio e comincia a trascinarlo verso il torrente. Sephirt e gli altri li seguono, fra sorrisi e risatine contente.
Si spogliano, inconsapevoli e innocenti, chi tenendo addosso solo la biancheria, chi gettando all'aria anche quella. Sephirt vede che Minarie si tiene stretta addosso anche la camicetta, e decide di fare lo stesso. La bambina sa che da tempo l'amica preme per convincere i genitori a regalarle un corsetto che la faccia somigliare ad una fanciulla ricca. "Non mi importa che sia di seta, me ne basta uno di seconda mano!" dice Mina con le mani sui fianchi, come sempre quando si impunta su qualcosa. Ma sua madre proprio non ne vuole sapere, sostenendo che la sua piccola Mina non ha bisogno di corsetti per apparire bella e soprattutto - ma questo alla figlia non lo direbbe mai - desiderabile agli occhi di possibili partiti.
Certo, come no... pensa Sephirt quando l'argomento viene a galla: Minarie ha solo undici anni, come poteva essere fonte di interesse per... eventuali partiti?
"E poi non mi piace pensare che mia figlia si atteggi come una frivola principessina!" dice anche Shirra. La famiglia di Mina è molto orgogliosa del proprio lavorare duro e dei frutti che ciò ha procurato loro.
Onestamente Sephirt non ci penserebbe due volte: se in futuro qualche giovane un minimo benestante le chiedesse di sposarla, lei sarebbe stata felicissima di accettare. E in più, il modo in cui la madre di Minarie salta su nell'affrontare l'argomento la diverte parecchio.
Il primo a tuffarsi nelle acque limpide è Willas; rimane per pochi secondi sott'acqua, poi la sua testa bionda riemerge in superficie. - Cavoli, è fresca!- esclama rabbrividendo un poco, ma poi fa cenno loro di imitarlo. - Venite anche voi!
Vincent, Tibb, Sephirt e gli altri, uno dopo l'altro, si buttano nel torrente. Sephirt deve dare atto alle parole dell'amico: non le pare di ricordare che l'anno prima fosse stata tanto gelida. Ma per fortuna quel giorno il sole è alto e splendente nel cielo, e con l'avvicinarsi delle ore più calde della giornata la temperatura è quasi gradevole.
I ragazzini sguazzano per un po' nelle acque limpide, ridendo e schizzandosi fra loro. Kaleot si è addirittura caricato sulle spalle Tibb, che ora si azzuffa giocosamente con Vincent, a sua volta a carico di Willas. Mentre Zarella e Onna, le gemelline, raccolgono i ciottoli più belli dal fondo del fiumiciattolo, Sephirt è occupata a chiacchierare con Minarie e Arina. Quest'ultima giura alle amiche che il suo fratello maggiore ha incontrato un Letjak due giorni prima, mentre era a caccia con il padre, ma Mina non è convinta. - Non ci sono Letjak in questa zona, Ari! Non se ne vedono da decine di anni!
- Forse da decine di anni no, ma mio fratello ne ha visto uno ieri e per poco non ci è rimasto secco!
- E dimmi, come ha fatto a salvarsi?
Gli occhi di Arina luccicano: tutti sanno che la bambina vede il fratello maggiore come una sorta di eroe. Spiega che Reino prima ha tentato di affrontare il feroce predatore ma poi, consapevole di non avere alcuna possibilità di ucciderlo da solo, si è arrampicato su un albero chiamando l'aiuto del padre. Sephirt si chiede che cosa mai ci sia di glorioso nel rifugiarsi fra i rami degli alberi, ma preferisce non rivelarlo ad Arina. Meglio non demolire i suoi miti.
Il pomeriggio va avanti così, con i bambini che si divertono sotto il caldi raggi del sole, e nessuno di loro può immaginare quello che succederà di lì a poco. La sfortuna si presenta loro sotto la forma di un trio di sagome scure in lontananza; è Zarella la prima ad accorgersene, e stupita le indica con il dito sottile. - Guardate, ragazzi! Arriva qualcuno.
Tutti aguzzano lo sguardo, e man mano che i tre si avvicinano se ne riescono a distinguere sempre maggiori particolari.
Che noia... pensa Sephirt stizzita. Sarà qualche genitore che viene a richiamare all'ordine qualcuno di loro... come Tibb, ad esempio. Quello sembra propri essere un cosiddetto "figlio di papà", i tipo di bambino che non può stare fuori casa per più un paio d'ore...
Evidentemente anche Willas la pensa così, perché si rivolge al ragazzino del Bianco Reame in tono lamentoso:- E dai, Tibb, i tuoi avevano detto che potevi restare fino al tramonto...
- Non lo so, non lo so! Pensavo mi avrebbero...
- Ma non sono genitori!- strepita a un tratto Vincent. - Sono ragazzi! Quello... quello a destra non è tuo fratello, Willas?
Lui impallidisce. Sephirt ne deduce all'istante il motivo: tutti al villaggio sanno la storia del fratello maggiore di Willas, un ragazzone ribelle e strafottente. C'era stato un tempo in cui girando per le strade ad una certa ora, era pressoché inevitabile incontrarlo da qualche parte, ubriaco fradicio o nel bel mezzo di una furiosa zuffa. A volte anche tutte e due le cose.
Eppure, un giorno, Rhaenno era scomparso. Era uscito di casa di notte, dopo una lite furibonda con la madre vedova di Willas, sostenendo di averne abbastanza della sua famiglia e di quel mondo sciatto e per lui "insoddisfacente". Se n'era andato, e forse in fondo in fondo sia Willas che sua madre Petra erano rimasti sollevati dalla sua decisione, in quanto una presenza pesante e difficile da gestire si era finalmente allontanata. Da allora nessuno aveva più avuto sue notizie.
Eppure, ora, eccolo lì; man mano che si avvicinava diventa sempre più riconoscibile. Sephirt ha avuto a che fare con lui solo due volte in tutta la sua vita, ma mai dimenticherebbe la sua zazzera di capelli biondo paglia, gli occhi azzurri perennemente iniettati di sangue per colpa del troppo alcol tracannato.
- Andiamocene via - dice Willas dopo un attimo di silenzio. - Non... non voglio averci nulla a che fare, andiamo via!
- No, dai!- ribatte Minarie seria. - È tuo fratello, no? È passato tanto tempo, magari vuole salutarti...
Sephirt si chiede fin quanto la sua migliore amica possa essere ingenua, nella sua bontà d'animo. Rhaenno può significare una sola cosa per chi gli sta intorno: guai.
Willas o non Willas, ormai è troppo tardi che scappare via inosservati. Il giovane e i suoi compagni li hanno raggiunti. Rhaenno è più alto dell'ultima volta, più muscoloso trasandato. Sullo zigomo destro spicca un vistoso livido violaceo. Gli altri due si assomigliano, forse sono fratelli, e hanno entrambi i capelli scuri e ricci, che risaltano sulla pelle chiara. Uomini Reali.
Ragazzi Reali, per meglio dire.
Rhaenno non tenta neanche di essere gentile con suo fratello. Non lo ha mai fatto.
- Non sei felice di vedermi?- chiede con scherno, fissando le facce scontente dei ragazzini. - Quanto è passato? Un anno, due anni...
- Che cosa vuoi, Rhae?- Willas tenta di fare il duro, come al solito. Rhaenno ha nove anni in più di lui, ma in quel momento sembrano molti di più.
Il giovane estrae dalla tasca un sacchetto di york e glielo sventola sotto il naso. - Ce ne andiamo, Will. Io, Bag e Yeron. Ce ne andiamo al di là del mare, nelle terre a sud. Sono venuto a salutare voi altri.
- E perché?- Kaleot proprio non riesce a trattenere la sorpresa, e i tre lo fissano sprezzanti. - Perché possiamo farlo, ora - spiega uno dei due fratelli, come se tutto quello avesse un senso. - Perché finalmente possiamo andarcene da Fheriea.
Sephirt si sente inquieta. Spera che quella conversazione finisca in fretta e Rhaenno se ne vada davvero al di là dal mare, e li lasci in pace. - Sono contento per te - dice Willas ostentando un sorriso forzato. E Rhaenno, a sorpresa, gli sorride. E per una volta non si legge solo una muta presa in giro sulle sue labbra curvate, ma anche un minimo di affetto sincero. Dà al fratello una pacca sulla schiena un po' troppo forte, poi fa un cenno di saluto agli altri bambini. - Ci si vede,
mogharies* - esclama, poi fa per voltarsi trascinando gli altri due figuri con sé. Ed è allora che nota Tibb.
È incredibile quante espressioni possa assumere un volto in pochi secondi. Beh, quello di Rhaenno passa dal sorpreso, all'infastidito, all'apparentemente divertito.
- Ehi, tu!- dice facendo un passo verso di lui. - Ma non sarai mica uno di quelli bianchi, eh?
Tibb non risponde; è imbarazzato, anche un po' intimorito. A quel punto l'indole suscettibile di Sephirt si fa avanti, e la bambina lo rimbrotta:- Esatto, viene dal Bianco Reame. È un problema? - Forse ha pronunciato quelle parole con un po' troppo di trasporto. O almeno, è quello che le suggeriscono gli sguardi allarmati dei suoi amici. Rhaenno e gli altri due paiono notarla solo ora, e la fissano indispettiti. - Se è un problema?- scandisce il giovane, e la sua aria si fa più minacciosa. Afferra Sephirt per un polso e la attira bruscamente a sé. - Lo vedi questo?- dice indicandosi lo zigomo gonfio e violaceo. Lei, spaventata, annuisce. Rhaenno continua:- Questo me lo ha fatto uno della sua gente. Hai mai provato le nocche rinforzate di ferro di qualcuno sul muso, eh, ragazzina?
- N-no... - balbetta Sephirt, che pur essendo intimorita avverte anche un pizzico di rabbia dentro di lei. L'altro sembra soddisfatto, e si volta verso Bag e Yeron. - E mi ha colpito anche in altri posti, non è vero? Praticamente ovunque.
- Già - concorda uno dei due. - Ti avrebbe ucciso se non fossimo intervenuti noi.
Rhaenno torna a rivolgersi a Sephirt. - Quindi cerca di capire se quando vedo uno così perdo la testa!
- Adesso basta!- interviene Minarie, facendo un paio di passi verso di lui. - Lascia andare Sephirt e, soprattutto, lascia in pace tutti noi.
- Wow, non mi aspettavo che le tue amichette avessero più fegato di te, Will!- constata Rhaenno ammiccando a Sephirt e Minarie. Poi guarda di nuovo Tibb. - E lui? Lui avrebbe il coraggio di sfidarmi?
- Ma che cavolo... - prova a difendersi il bambino della Gente Bianca, indietreggiando.
- Sei di nuovo ubriaco, vero?- gli chiede Willas ad alta voce. Sembra che ciò gli costi ogni briciola di coraggio che ha in corpo, eppure continua:- Te ne sei andato da ubriaco e ritorni così. Mi fai schifo.
- Cosa?- il fratello si volta verso di lui, dimentico di star ancora trattenendo per un braccio Sephirt. La bambina ne approfitta per divincolarsi e ripiegare vicino a Minarie e gli altri. Rhaenno fa un passo verso Willas, mentre i suoi compagni ridacchiano soddisfatti.
È probabile che siano tutti e tre ubriachi... pensa Sephirt. E nonostante questo continua a sperare solo che la cosa si risolva al più presto.
- Cos'hai detto?- ripete Rhaenno, e lo scherno è completamente scomparso dalla sua voce, lasciando spazio al furore. Il coraggio pare aver abbandonato Willas, che fa alcuni passi indietro. Persino Vincent e Kaleot, che di solito non esitano a dare man forte al loro amico, sono ammutoliti.
- Adesso mi senti...- il ragazzo butta per terra il sacchetto di monete, che si apre riversando il contenuto a terra. Poi si tira su le maniche della camicia stracciata.
Sephirt capisce cosa sta per succedere un attimo prima che accada. E sa, sa benissimo, che nessuno di loro ha alcuna possibilità di impedire a Rhaenno di azzuffarsi con suo fratello minore. È troppo grande, troppo forte, e come se non bastasse con lui ci sono altri due giganti che possono dargli man forte.
Senza che se ne accorga, la rabbia sale in lei e il suo respiro si fa più irregolare, più frenetico.
Vede come in un sogno Minarie che, spaventata quanto gli altri, si affianca a Rhaenno trattenendolo per i vestiti. Lo prega di aspettare, gli chiede scusa a nome di Willas, ma non c'é niente da fare. Lui è troppo preso dal fastidio e dall'enfasi dell'alcol.
Tutti quanti lo vedono che si volta verso la ragazzina, le ringhia di farsi i fatti suoi e poi, inaspettatamente, la colpisce con un pugno in piena faccia, proprio sul naso. La bella, delicata Minarie barcolla un attimo, poi, mentre il suo viso si imbratta di sangue, cade a terra all'indietro.
Sephirt non ha mai visto niente del genere, non ha mai avuto un contatto così prossimo con la violenza. E mai avrebbe pensato di vedere qualcuno alzare le mani sulla sua amica Mina. Agisce spontaneamente, come se fosse nata per quello.
Gli altri la vedono scansare Willas, farsi avanti, di fronte a Rhaenno.
Lui è stupito, non si aspettava certo che una bambina di dieci anni osasse tenergli testa.
Sephirt vede se stessa alzare un braccio verso di lui. Vede fiamme, fiamme vere percorrerne la lunghezza. Sta bruciando, eppure non prova alcun dolore.
Nessuno può toccare i miei amici.
Senza pensarci abbatte il pugno chiuso sul volto del fratello di Willas, ancora e ancora. Lo vede che prende fuoco, vede la sua pelle ustionarsi orribilmente. A malapena sente le urla terrorizzate degli altri presenti. Non capisce cosa le sta succedendo, non capisce perché non provi nessuna paura, nessun rimorso nel fare quelle cose. È accecata dalla rabbia, dal furore, da timore che Minarie sia morta, e vuole vendicarsi, vuole vendicarsi e far rimpiangere a Rhaenno di non averli lasciati in pace...
È solo quando il giovane si accascia urlante a terra che la bambina si ferma e torna in sé. Barcolla, non realizza subito quello che è appena successo. Sente uno strano formicolio sul braccio destro.
I due compagni di Rhaenno la fissano terrorizzata, ma non è loro che Sephirt guarda. I sui occhi si posano prima sul ragazzo che ha appena aggredito, poi, mentre comincia ricomporre i tasselli del puzzle, sui bambini poco distanti da lei.
Uno di loro ha appena vomitato.
Tutti hanno dipinta in volto un'espressione sconvolta.
- Sephirt, ma che... che... - biascia Vincent, che ha assunto uno strano colorito verdognolo. - Che cosa hai fatto?
Lei non lo sa ancora. Non sa cosa le sia successo. Torna a guardare Rhaenno, che si contorce a terra in preda al dolore. Sono tutti pietrificati, troppo per parlare. La bambina si rende conto di stare ansimando, e che le sue mani sono scosse da un tremito incontrollabile.
È piccola, ha solo dieci anni, ma dalle espressioni dei suoi amici, dal modo terrificato con cui continuano a fissarla, dal modo con cui non le staccano gli occhi di dosso, capisce una cosa. Dopo ciò che ha fatto, qualunque
cosa sia, nulla sarà più come prima.



Sephirt tornò ad assumere la proprio forma umana in prossimità di un alto colle, sotto impetuose raffiche di vento.
La prima sensazione che provò fu quella di un istantaneo cedimento delle ginocchia, e in meno di un secondo si ritrovò piegata in avanti, a carponi. Un conato la spinse a tossire quello che aveva tutta l'aria di esser sangue. Ma che diavolo mi sta succedendo?
Sconvolta guardò le proprie mani, appoggiate rigidamente al terreno, e si rese conto che le stavano tremando; era la prima volta che le capitava da più di dieci anni. Da quando aveva orribilmente deturpato il volto di quell'insulso pezzente.
Mal... Mal era morto... realizzò all'improvviso. Morto, se n'era andato per sempre. Un attimo prima avevano avuto la possibilità di chiudere quelle storia per sempre e poi... tutto era finito veramente. Mal non c'era più. Non sarebbe mai tornato da lei.
Le dita della strega si chiusero a pugno, tenendo stretta una porzione di terra ed erba strappata; e quando Sephirt urlò con tutte le sue forze, un fulmine squarciò il cielo plumbeo con un boato.











Note: lo so, lo so, è passato un altro mese dall'ultimo aggiornamento. Ma devo dire che, tenendo conto di com'era messa la mia immaginazione nelle ultime settimane, me la sono cavata abbastanza bene. E comunque vi avevo avvisati del ritardo, no? Sono stata previdente : )
Passando al capitolo, come avrete dedotto, si tratta di un flashback sul passato di Sephirt, in particolare la prima volta che ha utilizzato la Magia. Spero di non essere risultata troppo noiosa o banale, e soprattutto di aver reso bene l'idea dell'incontrollabile rabbia della strega, di come abbia reagito di puro istinto. Insomma, una bambina di dieci anni non farebbe mai una cosa simile volontariamente... E nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, beh, successivamente a questo fattaccio Sephirt viene esiliata dal suo villaggio e ripudiata dalla sua famiglia, come avevo già spiegato velocemente nel capitolo 6. Ah e *mogharies sarebbe il corrispettivo thariano di "ragazzi" (eheh, ci voleva un tocco di stile, no?)
In sintesi, sono contenta di essere finalmente riuscita a postare, ringrazio _Edvige_ che ha recensito lo scorso capitolo e DobbyElfoLibero che ha appena inserito la storia fra le seguite. Aspetto le vostre recensioni, ditemi cosa ne pensate ; )
TaliaFederer
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TaliaAckerman