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Autore: MissDragon    22/09/2008    3 recensioni
Il sesto anno a Hogwarts di James Sirius Potter, primogenito dell'eroe del Mondo Magico, tra amori improbabili, lezioni di ballo e Tornei inaspettati.
Dal capitolo Sei: “Signorina Ramirez, non male. Dalla prossima lezione potremo cominciare a lavorare sui passi dei balli da sala. In quanto a lei, signor Potter, sembrava uno scimpanzé ubriaco. I Troll di Barnaba il Babbeo ballano meglio di lei. È una caso patologico… però non abbiamo molto tempo, quindi dalla prossima lezione lavorerà anche lei sui passi. Speriamo che riesca a far fare alla signorina Ramirez una figura decorosa, anche se con un cavaliere come lei ne dubito fortemente…” li giudicò il Maestro schifandosi della totale negazione di James per il ballo.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qua il quarto capitolo, spero che vi piaccia!
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e mi hanno aggiunta ai preferiti. Grazie! MissDragon



La Prima Prova

“E… e per il Torneo?” James si vergognava un po’ a chiedere una cosa simile in quel momento, ma era veramente curioso.
“È proprio di questo che volevo parlarle”.
La McGranitt gli fece cenno di seguirla e lo portò nel suo ufficio. Lo fece accomodare davanti all’imponente scrivania.
“Gelatine?” chiese porgendo a James un piccolo piatto d’argento contenente centinaia di Gelatine Tuttigusti+1.
“No, grazie. Professoressa, cosa mi deve dire?” fece James piuttosto impaziente.
“Ecco Potter, ho parlato con Angelina, che mi ha detto che, se uno dei Campioni è impossibilitato a partecipare al Torneo a causa di fatti che non dipendono dalla sua volontà, un altro studente può prendere il suo posto. Il problema è che la prova si terrà domani e se nessuno studente vi parteciperà, Hogwarts verrà eliminata a tavolino. Mi chiedevo quindi se tu potessi prendere il posto di tuo fratello che, a questo punto, non potrà più partecipare a nessuna delle tre prove”  concluse la McGranitt.
“Albus mi odierebbe se lo facessi!” obbiettò James.
“No, non credo proprio. Capirà che l’hai fatto per il bene della scuola e non per tuo capriccio personale. Provvederò io ad informare Albus. Adesso va a prepararti. Un elfo ti porterà le cena in sala comune, dove ti attende la signorina Ramirez” disse la McGranitt con un tono che non ammetteva repliche.
“La… la signorina Ramirez, ha detto?” chiese James sperando di non aver capito bene.
“Sì, esattamente. È la studentessa più brillante che abbia avuto negli ultimi anni e sarà ben felice di aiutarti”.
“Ma lei sa che dovrà aiutare proprio me?” fece James incredulo.
“No, sa che dovrà aiutare uno studente ma non sa di preciso chi… perché me lo chiede?” domandò la McGranitt.
“Perché… no, niente. Ma se è così brava, perché non ha scelto lei?” James si stava arrabbiando, anche se non sapeva perché.
“Perché la signorina Ramirez non era intenzionata a partecipare. E adesso basta domande Potter, vai in sala comune” gli ordinò la Preside con tono deciso. James uscì senza nemmeno salutare e si diresse mesto in sala comune. Non voleva incontrare Luz, assolutamente no. Cosa le avrebbe detto? ‘Mi dispiace, non volevo dire tutte quelle cattiverie su di te’? Non l’avrebbe perdonato. Però doveva provarci se non voleva squalificare Hogwarts dal Torneo Tremagli. James era sicuro che allenandosi da solo non ce l’avrebbe fatta.
Quando entrò in sala comune Luz era di spalle, ma si girò appena sentì il ritratto chiudersi dietro James.
“Tu!” Luz gli puntò il dito contro. In meno di un secondo era diventata di un preoccupante rosso acceso.
“Si, io. Senti, mi dispiace per quello che ho detto su di te a Sophie e ai miei amici. Pensavo che tu non stessi ascoltando” si scusò subito lui, per mettere le mani avanti.
“Ti dispiace eh? TI DISPIACE!  Io mi fidavo di te! Sei la prima persona che ho conosciuto qui a Hogwarts, sei l’unico che mi ha rivolto la parola, quello che ha perso una giornata per farmi fare il giro del castello! Pensavo che tu fossi un ragazzo per bene, o quantomeno corretto. Invece sei solo un idiota che fa di tutto per dare agli altri l’immagine del ragazzo bello, irraggiungibile e arrogante mentre sparla alle spalle degli altri! Se la McGranitt si aspetta che ti aiuti si sbaglia di grosso!” quando ebbe finito di urlare contro James, Luz uscì come una furia dal buco del ritratto. Ma James la seguì e per poco non ci inciampò. La ragazza era infatti distesa in terra a pancia in giù. Probabilmente era inciampata per l’ennesima volta. James le porse la mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei la spinse via con stizza e, alzatasi, si mise a correre. Grazie alla sua buona forma fisica, dovuta agli estenuanti allenamenti di Quidditch, James non ci mise molto a raggiungerla, ma la difficoltà più grossa fu fermarla, dato che la ragazza continuava a correre nonostante avesse James praticamente abbarbicato ad un braccio.
“Fermati, per favore! Lascia che ti spieghi!” le urlò James; guarda cosa si è costretti a fare per salvare il nome della scuola: supplicare una ragazza, roba da matti! Luz si fermò di botto.
“Dimmi. Cosa c’è da spiegare? Vorrei proprio saperlo” chiese la ragazza arrabbiata. Il rosso del suo viso stava cominciando a diventare pericolosamente viola.
“E che Sophie è tremendamente gelosa e non potevo dirle che sei una mia amica. Probabilmente mi avrebbe urlato che se volevo che rimanesse la mia ragazza non dovevo avere più amiche o cose simili. Quella ragazza è insopportabile e mi chiedo anch’io perché non l’ho ancora lasciata, ma questo non c’entra. Per quello che ho detto con Chris e Lorcan, sì, lo so, sono stato un verme, ma loro non capiscono perché per me sei importante come amica. E non sapevo come spiegarglielo, così ho preferito dirgli ciò che volevano sentire. Mi dispiace, va bene? Hai ragione, sono un idiota. Però per favore, mi devi aiutare. Sono veramente pentito di quello che ho detto. Non lo pensavo veramente. Perdonami!”.
‘James Potter che implorava una ragazza di perdonarlo? O il mondo ha cominciato a girare al contrario o James è completamente impazzito’ questo più o meno era ciò che pensavano tutti i ragazzi che, finita la cena, si erano imbattuti nello spettacolo che stavano dando James e Luz contro la loro volontà.
“Va bene, va bene. Ti aiuterò. Ma questo non vuol dire che ti ho perdonato del tutto. Le tue parole mi fanno ancora male” Luz prese per mano il ragazzo – davanti ad un’inorridita Sophie – e lo trascinò in sala comune.
“C’è troppa gente qui dentro” fece quando entrarono nella sala.
“Possiamo andare nel mio dormitorio, se vuoi” le propose James gentilmente. Ora che era riuscito a farsi – quasi – perdonare, non voleva turbare la situazione in nessun modo.
“Ok, però aiutami a portare questo” acconsentì Luz indicando un grosso baule dall’altra parte della stanza.
“Che cosa c’è dentro?” domandò James curioso.
“Cose varie che servono per prepararti” rispose brevemente Luz. Insieme si avviarono nel dormitorio, sotto gli sguardi malpensanti degli altri Grifondoro.
“Bene, la McGranitt mi ha detto di prepararti un po’ su tutti gli incantesimi base. Cominciamo da quello più semplice: l’Incantesimo di Appello, lo conosci?” fece Luz appena furono entrati nella stanza.
“Sì, e conosco anche tutti gli altri incantesimi base” le disse James sentendosi offeso dal fatto che Luz sospettasse che lui non sapesse incantesimi semplici come quello di Appello. Luz tirò fuori una pergamena dal baule e iniziò ad elencare una serie di incantesimi che, a quanto pare, vi erano scritti sopra. James li conosceva tutti, tranne l’ultimo, l’Incantesimo Testabolla.
“Non è molto difficile, ma lo dovrai saper eseguire perfettamente se la prova di domani comprenderà un’immersione. Questo incantesimo ti permetterà di rimanere  in apnea per un’ora, al termine della quale dovrai rifarlo… se non vorrai morire affogato” terminò Luz con un vena di sadismo nella voce.
Stettero quasi tutta la notte a provare incantesimi su incantesimi e a leggere e rileggere libri su creature magiche e come difendersi. Verso le tre del mattino Luz riuscì a convincere James, che stava cominciando a delirare, ad andare a letto.

La mattina della Prima Prova non prometteva niente di buono. Il cielo era di un grigio intenso e preoccupante e le nuvole dense annunciavano un bel temporale. Con l’umore sotto i piedi James di alzò dal letto e si avviò a fare colazione, solo. Mentre entrava in Sala Grande fu fermato dalla Preside che gli comunicò l’ora e il luogo della Prima Prova: riva est del Lago Nero, undici meno un quarto. Il ragazzo continuò a camminare verso il tavolo dei Grifondoro come un condannato al patibolo. Raggiunse il primo posto libero, senza badare a chi aveva accanto. Quando tirò su la testa per servirsi un po’ di latte, si accorse di essere capitato proprio vicino a sua sorella, che lo guardava preoccupata: evidentemente non aveva una bella cera.
“Ehi Lily. Tutto bene?” chiese automaticamente.
“Io sì, tu non credo proprio. Hai una faccia…” fu interrotta dalle McGranitt che chiedeva silenzio. Tutti gli studenti si guardarono incuriositi. La McGranitt non faceva mai annunci la mattina.
“Buongiorno a tutti. Volevo solo ricordarvi che oggi avrà luogo la prima prova del Torneo Tremaghi sulla riva est del Lago Nero, alle 11 meno un quarto. Inoltre volevo informarvi di un avvicendamento fra i Campioni del Torneo: James Sirius Potter prenderà il posto di suo fratello Albus Severus, dato che questi ha avuto un incidente dal quale non si rimetterà prima di una settimana” la McGranitt aveva fatto il suo discorso tutto d’un fiato perché sapeva che dagli studenti si sarebbero levate molte proteste.
“Ci tengo ad aggiungere che la scelta del signor James Potter come sostituto di suo fratello non è stata mia, ma del Calice di Fuoco” concluse la McGranitt rimettendosi a sedere e continuando la sua colazione.
Centinaia di occhi si erano rivolti verso James. Lily però fu la prima a parlare.
“Perché nessuno mi ha detto che Albus si è fatto male. Ma come sta adesso?” chiese con voce preoccupata la ragazzina.
“Ora meglio, ha solo bisogno di un po’ di riposo, non ti agitare”.
“Posso andare a trovarlo?”
“Certo che puoi” le rispose James con un sorriso. Uno dei difetti di Lily era quello di preoccuparsi subito ed era in casi come questi che si faceva prepotentemente sentire. Lily si alzò subito da tavolo e uscì dalla Sala Grande, ma meno di dieci secondi dopo era di nuovo di fronte a James.
“Qualcuno ha avvertito mamma e papà?” domandò sempre più preoccupata.
“Certo, Lily” le rispose il fratello con pazienza. Non aveva mai trattato sua sorella così bene. Di solito ci litigava.
“E gli hai anche detto che parteciperai tu al Torneo al posto suo?” continuò lei.
“No, non glielo ho detto…”.
“E perché?” Lily stava cominciando a diventare fastidiosa.
“Lily, vai a trovare Albus e piantala di fare domande!” le rispose sgarbato James. Aveva i nervi a fior di pelle e sua sorella, con tutte quelle domande, non era decisamente d’aiuto. Uscì dalla Sala Grande e si diresse verso il dormitorio. Si buttò sul letto. Era sul punto di piangere. Da una parte voleva partecipare al Torneo, dall’altra aveva una paura tremenda. Sì, certo, quando era venuto a conoscenza di non essere stato scelto come Campione dire che era incavolato nero era riduttivo, ma adesso che aveva la possibilità di partecipare si sentiva uno schifo. Avrebbe fatto una figura orribile. La sua preparazione consisteva in un milione di incantesimi imparati in otto ore ininterrotte e una notte in bianco. Proprio un bell’affare.
Alle dieci e un quarto si alzò. Voleva trovare Luz. Voleva qualcuno con cui sfogarsi e parlare. Ma non la vedeva da nessuna parte. I suoi amici erano ancora in Sala Grande a fare colazione perché si erano alzati dopo di lui. Si sentiva solo, sentiva che nessuno poteva capire cosa provava in quel momento. Se fosse andato da Chris e Lorcan e avesse detto che non voleva partecipare non avrebbero capito. Gli avrebbero chiesto perché voleva buttare via l’occasione di avere la gloria eterna, perchè non era felice, perché si faceva tutti questi problemi ultimamente.
Uscì dal castello e arrivò sulla riva est del Lago Nero. Mancavano ancora venti minuti buoni all’inizio della prova e non c’era nessuno. Si sedette sulla riva e decise di riprovare l’Incantesimo Testabolla. Se l’appuntamento era in riva al Lago Nero voleva dire che la prova avrebbe sicuramente implicato quelle acque scure. Al solo pensiero di doversi immergere si sentì morire: il lago non gli era mai piaciuto. Non ci si era nemmeno mai bagnato i piedi. Gli faceva paura. Era così scuro e minaccioso. All’improvviso però si tolse le scarpe e i calzini, si arrotolò i pantaloni fino al ginocchio e immerse i piedi nell’acqua. Se doveva immergersi tanto valeva abituarsi subito. Passò così il successivo quarto d’ora, poi con un incantesimo si asciugò i piedi e si rimise le scarpe.
Nel giro di poco tempo cominciarono ad arrivare gli altri studenti che gli lanciavano occhiate torve. In pochi minuti la riva del lago era piena di facce curiose che aspettavano l’inizio della prova.
Mentre James era assorto nei suoi pensieri, Sophie arrivò e gli stampò un bel bacio sulle labbra. Sfoggiava un sorriso da un orecchio all’altro e i suoi occhi verdi brillavano come gemme.
“Ho saputo che sei il nuovo Campione al posto di tuo fratello. Sei contento?” chiese sorridendo.
“Contentissimo…” le ripose con tono piatto il ragazzo.
Quella che si preannunciava come una penosa conversazione fu interrotta dalla McGarnitt che richiamava gli studenti all’ordine.
“Benvenuti alla Prima Prova del Torneo Tremagli. I Campioni si avvicinino a me” ordinò la Preside.
“Non voglio dilungarmi molto. La prova consiste nel prendere una sfera di vetro all’interno della tana della piovra gigante. Avete due ore per farlo, perché avrete bisogno di diverso tempo per individuare la tana. Quando entrerete nella tana ci saranno tre sfere. Voi dovrete prendere solo una sfera, la vostra sfera. Vi dico una cosa: non rompetela. Adesso andate a mettervi le tute che troverete dietro quelle tende” terminò la Preside indicando tre tende che chiudevano tre piccole cabine.
James entrò nella prima, afferrò la sua tuta e se la mise velocemente. Aveva la mente vuota. Se qualcuno ci avesse urlato dentro gli avrebbe risposto l’eco. Uscì e si allineò con Miguel e Sophie sulla piattaforma che partiva dalla riva e sui allungava per una decina di metri sulla superficie dell’acqua. La McGranitt si portò poco dietro di loro, accanto ad Angelina, che gridò “Al fischio!” seguita da un lungo e stridulo fischio che trapanò le orecchie di James. I tre Campioni si tuffarono in acqua.
James riemerse subito e, dopo qualche secondo in cui raccolse la poco razionalità che era presente in lui in quel momento, formulò l’incantesimo Testabolla. In poco tempo si ritrovò con un’enorme bolla che gli circondava tutta la testa. Si immerse nuovamente. Era tutto scuro. Le acque del lago erano davvero come se le immaginava. Buie e viscide.
“Lumos” mormorò, e dalla sua bacchetta si sprigionò una forte luce dorata. Vederla lì, rassicurante, in mezzo a tutta quell’oscurità, era di enorme conforto. Cominciò a nuotare pochi metri sotto la superficie dell’acqua. Ombre scure scorrevano a poco distanza da lui. Aveva i brividi. Ad un certo punto un Avvicinio gli si accostò pericolosamente. Senza pensarci due volte James gli scagliò uno Schiantesimo e cominciò a nuotare più velocemente. Voleva finire quella prova il prima possibile, non tanto per arrivare primo, quanto per interrompere quell’incubo.
Stava nuotando da quasi un’ora quando una grossa sagoma scura gli si stagliò davanti: la tana della piovra gigante. Cominciò a scendere verso l’apertura della gratta subacquea. Dopo qualche minuto però l’aria cominciò a mancargli. Respirava sempre peggio. Improvvisamente si ricordò: l’incantesimo Testabolla aveva la durata di un’ora, che era quasi finita. Con tutta la velocità che l’ora precedente di nuoto ininterrotto gli permetteva risalì verso la superficie. Quando la sua testa bucò l’acqua si sentì riavere. Non aveva nessuna voglia di tornare sotto, ma doveva. Rifece l’incantesimo e si immerse nuovamente. Cominciò a fare veloci bracciate verso l’apertura della tana e intanto si guardava intorno. Non c’era nessuno: o erano tutti e due già dentro o non erano ancora arrivati… o lui era così in ritardo che erano già usciti. Poi però pensò che era passata appena un’ora, e se la prova era da farsi in due forse un motivo c’era.
Un paio di minuti dopo stava per varcare l’enorme apertura. Ora aveva veramente paura. Tutto ciò che riusciva a vedere era un’interminabile  oscurità. Si fece coraggio e iniziò a nuotare verso quell’inquietante niente. Sempre con la bacchetta accesa iniziò a nuotare a zig-zag per vedere se lungo le pareti c’era qualcosa: qualche alga, un pesciolino solitario (anche se ne dubitava), qualche apertura… la piovra. Al solo pensiero di ritrovarsi a faccia a “faccia” con l’enorme animale un brivido gli percorse la schiena. Pensandoci bene la piovra probabilmente non era cattiva, ma se le avevano affidato il campito di proteggere le sfere probabilmente non era nemmeno così mansueta.
Un quarto d’ora dopo continuava a vagare nel buio, ma improvvisamente una piccolo chiarore qualche metro di distanza lo fece sussultare. Forse era arrivato. Nuotò più velocemente fino a che non arrivò fino alla fonte del chiarore: le sfere. Allungò una mano per prenderne una, ma si bloccò: era semplice, troppo semplice. Si costrinse ad afferrare la sfera e questa diventò subito incandescente. D'istinto James ritrasse la mano. Perché la sfera aveva fatto così? Doveva forse raffreddarla con qualche incantesimo? Provò a ghiacciare l'acqua intorno alla sfera, ma appena interrompeva l'incantesimo l'oggetto tornava caldo come prima. Tentò addirittura di afferrare la sfera nel momento esatto in cui smetteva di concentrarsi sull'incantesimo, ma si procurò solo qualche scottatura. Niente di niente, non c'era proprio verso. Stette dieci minuti a osservare con sguardo supplicante la palla di vetro, come se sperasse che questa gli dicesse come fare a portarla via di lì. Provò a cambiare sfera ma ottenne gli stessi risultati. Preso dalla disperazione afferrò l'ultima, che però, con sua grande sorpresa, non ebbe nessuna reazione e James poté mettersela nella tasca della muta senza problemi. Ecco cosa intendeva la McGranitt con ‘la vostra sfera’.
Una volta risolto il problema si guardò intorno: non c'era ancora nessuno. Dov'erano gli altri? Cercando di non pensare al fatto che nella mezzora che era stato lì a pregare in ginocchio le sfere perché smettessero di bruciare non era arrivato nessuno (il che era piuttosto preoccupante), James  si avviò verso l'uscita della tana. Ma non aveva fatto i conti con la piovra. Infatti, mentre l’oscurità cominciava a diradarsi si sentì afferrare per un piede da qualcosa di viscido e appiccicoso. Cercò di nuotare muovendo le braccia a casaccio, ma il qualcosa che lo teneva prigioniero non lo voleva mollare. Si costrinse così a guardare in faccia la realtà: quel qualcosa era la piovra, un essere gigantesco e cento volte più grande di lui. E la cosa peggiore era che gli rimanevano poco più di venti minuti per riuscire a schiantare quel bestione e tornare in superficie.
“Stupeficium!” urlò da dentro la bolla. L’incantesimo parve fermare la piovra per più o meno mezzo secondo, il che non era molto utile dato che James non era un fulmine a nuotare. Ripeté l’incantesimo più e più volte, ma non funzionava.
Ad un certo punto vide comparire Miguel e Sophie da direzioni opposte. Entrambi non lo degnarono nemmeno di uno sguardo e si precipitarono dentro la grotta per prendere le loro sfere. Ne uscirono cinque minuti dopo (d’altra parte per loro era più semplice, avevano il 50% delle probabilità di beccare la sfera giusta) e tutti soddisfatti di stavano dirigendo verso la superficie lanciandosi occhiate torve, quando due tentacoli della piovra li afferrarono e li trascinarono nuovamente verso il fondo. Ora tutti e tre stavano lanciando incantesimi a casaccio sul bestione, che non dava segni di debolezza.
Quando ormai mancavano dieci minuti alla fine della prova James ebbe un’illuminazione: forse se lanciavano gli Schiantesimi tutti e tre insieme sullo stesso punto la piovra avrebbe ceduto, o almeno avrebbe dato qualche segno di debolezza. Con la bacchetta si amplificò la voce e urlò ai due avversari:
“Se lanciamo tutti insieme Stupeficium sulla testa di questo coso forse ce la facciamo!” non era da lui allearsi col nemico ma a casi estremi, estremi rimedi.
“Al mio tre! Uno… due… tre!” non era sicuro che gli altri due gli avrebbero dato retta ma lanciò il suo Schiantesimo comunque. E con sua grande sorpresa Miguel e Sophie fecero lo stesso. Ripeterono l’azione cinque volte e poi finalmente la piovra, completamente stordita, si accasciò sul fondo.
Adesso la gara ricominciava. Tutti e tre si misero a nuotare il più in fretta possibile, anche perché gli incantesimi Testabolla stavano svanendo. Arrivarono pressoché insieme, anche se il SuperSensore di Angelina (costruito apposta per il Torneo) riuscì a stilare una classifica perfetta fino al millesimo dei secondo. I tre Campioni uscirono dall’acqua e si rifugiarono nei caldi asciugamani che gli erano stai preparati, poi si sedettero sulla riva ad ascoltare.
“Al terzo posto, con un’ora, cinquantanove minuti e quaranta secondi, la signorina Sophie Dechatte” sul viso della ragazza comparve un’espressione delusa. James invece si rilassò: non era ultimo.
“Al secondo posto, con un’ora, cinquantanove minuti e trentacinque secondi, il signor James Potter” James sorrise: aveva vinto la sua paura del Lago Nero e si era classificato secondo.
“E al primo posto, con un’ora, cinquantanove minuti e trentadue secondi, il signor Miguel Fernandez!” concluse Angelina tra i cori di esultanza della scuola spagnola.
“Come potete vedere i nostri campioni sono arrivati con soltanto qualche secondo di differenza. Complimenti a tutti e mi raccomando, non rompete le sfere, o almeno non fino a quando sarete pronti” finì Angelina con un sorrisetto divertito.

Il pranzo fu servito più tardi del solito e le lezioni del pomeriggio annullate (con grande gioia degli studenti).
James era in Sala Grande e chiacchierava allegramente con Chris e Lorcan.
“Allora, non è andata tanto male, eh? Pensavo peggio…” disse James, più a se stesso che agli amici.
“Già, complimenti. Come pensi di fare con quella sfera? La Johnson dice di non romperla fino a quando non sarete pronti. Quand’è che uno è pronto per rompere una sfera? Questa cosa non mi torna…” appena avevano messo i piedi in Sala Grande Lorcan aveva cominciato a fare ipotesi sulla sfera e i suoi due amici stavano cominciando a non sopportarlo più.
“Lorcan, ti prego, piantala! Manca un’eternità a febbraio quindi basta, smettila di tartassarmi con questa storia della sfera e fammi godere il mio giorno di gloria” biascicò James mentre si ingozzava di pollo arrosto e sorrideva ammiccante a tutte le ragazze che gli capitavano a tiro. I suoi sorrisi però furono interrotti da un’irata Sophie che veniva a passo di marcia verso di lui.
“Oh-oh, ti vedo male amico” mormorò Chris guardando la ragazza. James si voltò per trovarsi faccia a faccia con la francesina che ostentava un cipiglio piuttosto preoccupante. Sembrava nonna Molly quando lo brontolava perché faceva levitare il cane del vicino.
“Bravo, complimenti! Alla faccia della cavalleria. Per cinque secondi potevi anche farmi arrivare seconda. Sono o no la tua ragazza?” gli disse, o meglio gli urlò, inviperita.
“No, da questo momento non più. Senti, sei tremendamente noiosa e spocchiosa, e pretendi pure che ti faccia vincere il Torneo Tremaghi, quindi non ci siamo proprio. Direi che è finita. Stammi bene” le rispose tranquillo James tornando a dedicarsi al suo pollo arrosto.
Lei gli lanciò un’occhiata omicida poi scappò di corsa dalla Sala Grande.


Allora? Che ve n'è parso? Me lo lasciate un commento? MissDragon
  
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