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Autore: Serpentina    31/08/2014    9 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Ai lettori affezionati: bentrovati! Ai nuovi lettori: benvenuti nel pazzo mondo di Faith&co! ^^
Questa storia è nata durante la pubblicazione della precedente, “Dr. Irving, M.D.”: più si avvicinava l’epilogo, più sentivo che la storia non era davvero conclusa, che i personaggi avevano ancora tanto da dire, e nella mia mente si è lentamente formato l’abbozzo di quanto leggerete.
Enjoy!

 
Prologo:
A road in common

Bisogna scegliere per compagna solo una donna che, se fosse un uomo, si sceglierebbe per amico.
Joseph Joubert

Il giorno in cui Gertrud si “sbarazzò” del suo secondogenito fu tra i più felici della sua vita.
Era, infatti, sul punto di arrendersi alla (per lei) triste prospettiva che il suo kind restasse scapolo a vita: bellezza, intelligenza e una buona posizione lavorativa, purtroppo, non bastavano a compensarne il pessimo carattere. Franz era ambizioso, cinico, pignolo, ipercritico e visceralmente innamorato del suo lavoro; lo avrebbe messo in secondo piano solamente per una persona degna, capace di affascinarlo, comprenderlo, supportarlo e, perché no, tenergli testa.
Fortunatamente, proprio quando tutto sembrava perduto, arrivò lei: Faith Irving, perfetta nella sua imperfezione. Non era certo una top model, ma il fisico divergente dagli attuali canoni estetici passava in secondo piano non appena apriva bocca: sagace, sarcastica, possedeva un acume e una franchezza quasi sgradevoli, che ne avevano fatto la pupilla di Franz, prima ancora che la sua fidanzata.
Il giorno in cui le avevano annunciato che sarebbero andati a vivere insieme, quasi le scoppiò il cuore dalla gioia: che il sogno di vedere entrambi i suoi figli sposati e con famiglia stesse per avverarsi? Pensando alla ragione che aveva spinto due spiriti liberi come Faith e Franz alla convivenza… probabilmente no!

 
***

Un paio di settimane prima….

–Ho sempre pensato che chi ha piazzato un distributore di dolci vicino all’ingresso della Chirurgia Bariatrica fosse la reincarnazione del marchese de Sade- sbuffò Robert Patterson, storcendo il naso alla vista di Franz Weil intento a ingozzarsi durante la pausa caffè. Erano amici dai tempi dell’università, quando aveva cominciato a chiamarlo Husky, in riferimento agli occhi chiarissimi dell’amico. –Perché ti abbuffi? Faith ti ha mollato?
–Ti piacerebbe, eh? Spiacente di deluderti. Comunque, passa una mattina intera con Elmond e Jefferson che litigano, poi vienimi a dire se non hai bisogno di zuccheri!- sibilò Franz. Capiva che la ferita causata a Robert dalla fine della storia con Harper fosse ancora aperta, e che vedere i propri migliori amici innamorati e felici acuiva il dolore, ma rinfacciarglielo in continuazione non gli avrebbe ridato quel che aveva perso. Forse era meglio così: una donna capace di dichiararti amore eterno, e il giorno dopo mollarti nel bel mezzo di una vacanza in doppia coppia perché infatuata (ricambiata) del fidanzato della sua amica, meglio perderla che trovarla! –Mi manca il Grande Capo. King è autoritario, però manca di mordente. La proffa era di un’altra pasta.
–Era di una pasta abbastanza vecchia da obbligarla a pensionarsi- osservò Robert, recuperò il pacchetto di Oreo dal fondo del distributore automatico e aggiunse –Piuttosto, pensa ai vantaggi che puoi ricavarne: uno, anzi, una di meno! Ora che la Eriksson ha passato il testimone a King sei scalato di un posto nella gerarchia del reparto; ancora pochi passi e sarai tu il Grande Capo!
Franz scosse il capo e replicò –Stai trasferendo su di me le aspirazioni che l’amichetta del tuo nuovo primario non ti ha permesso di realizzare.
–Non nominare quella vacca!- sbraitò il biondo.
Non aveva ancora digerito di essere stato surclassato da una “stronza arrivista”, e il ricordo dell’amarezza provata nel trovare la sua roba ammassata in uno scatolone fuori dall’ufficio - che il primario aveva riservato alla suddetta stronza, costringendolo, in tutti i sensi, a trasferirsi in uno più piccolo e occupato da altre due persone - sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua memoria.
–E tu non offendere le vacche- ribatté Weil, provando un moto di irritazione nei confronti di quella donna priva di dignità. –Quando sarà, sarò ben lieto di occupare la poltrona su cui adesso siede King. Fino ad allora… analizzerò cellule e terrorizzerò studenti e specializzandi lavativi.
–‘Giorno a tutti- sbadigliò una voce familiare, appartenente a Christopher Hale, per gli amici Chrissino. –Dio, che stanchezza! Sono reduce da una cistectomia e mi sento a pezzi. Preso già il caffè, voi?
–Sì, era una broda calda imbevibile- rispose Franz, prima di gettare nel cestino l’involucro della barretta e seguirli al bar.
–Mamma mia che faccia! Che combini la notte, Chrissino?- domandò Robert, pettegolo di prima categoria. –Ci dai dentro come il nostro Husky?
–Non ti mando dove meriti soltanto per paura che i pazienti mi sentano- bofonchiò, passandosi una mano sul viso. –Anzi, no, che sentano: vaffanculo! Sto vivendo giorni di fuoco: da quando Erin ha deciso di allargare la famiglia a ogni ovulazione mi fa scopare più di un pornodivo al lavoro!
–Quanto ti invidio!- sospirò Robert.
Chris curvò le labbra in una strana smorfia e rispose –Se vuoi te la presto per un paio di giorni.
–Davvero?
–Certo… che no! Sei matto? Col cazzo che ti lascio toccare la mia donna!
–Sarebbe stata la tua occasione per riposarti. Sei completamente spompato!
L’altro tirò su il naso e asserì con sussiego –La mia Erin vuole un bambino e mi ama tanto da volerlo con me, perciò… avrà un bambino, a costo di prosciugarmi le palle!
Bonjour finesse!- esclamò una quarta voce maschile.
Gli altri tre si voltarono ed esclamarono all’unisono –Harry! Ti credevamo a casa!
–Magari! Niente casa fino a sera, ho doppio turno- sbuffò Harry James, aggiustandosi gli occhiali. Aveva discusso con un oculista circa la possibilità di effettuare la correzione chirurgica della miopia, ma non era operabile, la sua cornea era troppo sottile. –Non che mi dispiaccia particolarmente: Derek ha la varicella e ad Emma stanno spuntando i denti da latte, il che rende qualunque oggetto mordibile, incluso me, bersaglio della sua mordacità.
–Chi bada ai demoni, ehm, adorabili pargoli?- chiese Robert.
–Le suocere devono pur rendersi utili, no?- ridacchiò l’amico. –Chissà se, al mio ritorno, sarà ancora viva…
Franz non riuscì a prendere parte alla conversazione, una telefonata di Faith glielo impedì.
–Oh, grazie al cielo hai risposto! Sono disperata! Nel panico più assoluto!- piagnucolò. –Ho dispnea, palpitazioni…
Weil alzò lo sguardo al soffitto: la sua fidanzata aveva il difetto di sminuire le enormità e ingrandire a dismisura le inezie. Insomma, lo disturbava per un nonnulla e gli taceva questioni della massima importanza.
–Se lavorassi ancora in questo ospedale ti avrei già chiesto di elencarmi le varie diagnosi differenziali di questi sintomi, sai? Ritieniti fortunata.
–Niente battute, ti prego. Si tratta di Nina!
–E’ in panne?- soffiò, incredulo: l’automobile usata di Faith, affettuosamente nominata Nina (abbreviazione di “Nissanina mia bellina”), nonostante l’età funzionava perfettamente.
–Peggio: non trovo le chiavi!- gnaulò istericamente lei. –Me le hanno rubate! Forse in metropolitana, credendo fossero quelle dell’appartamento, oppure durante il sopralluogo al parco con Noyce, o…
–Sono scivolate dalla borsa a casa mia, quando ti sei buttata di peso sul divano- sghignazzò, incurante dei versi di disappunto della sua amata Irving. –Le ho qui con me, vieni a prenderle quando vuoi.
Trenta minuti dopo un’ansante e sollevata Faith si precipitò da lui e lo ricoprì di baci.
–Mio eroe!- trillò.
–Avrai modo di ringraziarmi. Che ti serva di lezione: basta disordine.
–Da che pulpito!- latrò Faith, indignata. –Ti ricordo che due giorni fa hai pianto perché credevi di aver perso quella vomitevole t-shirt regalo di tuo fratello, invece era finita nel mio bucato!
–La metti su questo piano? Benissimo!- ululò lui, dissotterrando l’ascia di guerra. –La settimana scorsa hai speso cinquanta, e sottolineo, cinquanta, sterline per comprare un regalo di compleanno a tua nonna perché avevi dimenticato di averlo affidato a me per non rischiare che i tuoi genitori lo vedessero!
–Giochiamo sporco, eh?- barrì lei. –Allora, dimmi… chi mi ha ricoperta di insulti perché avevo scarabocchiato il suo prezioso compendio di Patologia, per poi scoprire che il libro era mio?
–Tutta colpa del caos che regna sovrano in quella bolgia dantesca che chiami casa!- ruggì Weil. –Nel mio appartamento…
–Nel tuo corridoio di ospedale, vorrai dire! Mai visto un posto più asettico!
A quel punto si guardarono, e grasse risate risuonarono nella stanza. Il loro amore non era semplicemente litigarello, era una bomba atomica: liti in grande stile nascevano dal nulla e nel nulla si dissolvevano con una risata, un bacio, o una parola più magica di quelle inventate dalla Rowling per gli incantesimi insegnati a Hogwarts…
–Scusa.
–Scusami tu, ho esagerato. Non vivi nel regno del caos, sei giusto un tantino disordinata- scherzò Franz.
–Non sono disordinata, tendo a una maggiore entropia… o qualcosa del genere- ribatté Faith. –Devo chiedere a Demon di rispiegarmelo. Oh, e tu non vivi in un asettico ospedale. Anzi, casa tua mi piace.
–Ah, sì? Cosa ti piace di più di casa mia?- le chiese Franz, per poi posarle un bacio sui capelli.
–L’inquilino, ovviamente!- rispose Faith strizzandogli maliziosamente le natiche da sotto il camice. –Devo scappare, o Noyce mi darà per dispersa e attiverà il GPS - sì, il mio capo è un maniaco del controllo - ci vediamo stasera. Passo da te o ci troviamo direttamente da tua madre?
–Siamo a cena da mia madre domani. Stasera è tutta per noi. Ho comprato un giochino che non ti farà dormire…
–Eccitante- gli sussurrò all’orecchio Faith. –Casa mia o tua?
–Decidi tu- rispose Franz. –Devo confessarti una cosa: dopo questa disavventura - per così dire - ho realizzato che ci sentiamo talmente a nostro agio l’una nella casa dell’altro da considerarle un po’ nostre. Capisci cosa intendo?
La Irving annuì, rammentando le innumerevoli scenette da commedia di bassa lega in cui scoprivano che qualcosa di apparentemente introvabile era a casa dell’altro, quindi celiò, in tono studiatamente noncurante –Dottor Weil, mi stai forse proponendo di mischiare un asettico ospedale a una bolgia infernale per ottenere un’accogliente, equilibrata location per le nostre, ehm… attività?
–Sto semplicemente prospettandoti un futuro, forse prossimo, in cui la domanda “Casa tua o casa mia?”…. non sarà necessaria. La domanda è: ti senti pronta?
–Sono nata pronta, cocco!

Nota dell’autrice:
Tra pochi giorni ho un esame (esamone), ma non ho resistito: dovevo pubblicare! Che ne dite? Ho fatto bene, o avrei fatto meglio a tenere questa storia per me?
Rispetto ai miei soliti standard è breve, lo so, ma volevo presentare brevemente il punto di partenza della storia: F&F si sono decisi a cercare un nido d’amore! Lo troveranno? La risposta è, ovviamente, sì (forse posterò sul mio profilo fb le foto di come immagino la casa), e nel prossimo capitolo i due piccioncini saranno alle prese col trasloco e con i soliti amici invadenti.
Note tecniche: la Chrirurgia Bariatrica è quella per i grandi obesi, la cistectomia è l'intervento di rimozione della vescica e sì, se si ha la cornea sottile niente "laser per la miopia". 
Au revoir!

Serpentina
 
 
 
   
 
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