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Autore: WishfulThinking    22/09/2008    12 recensioni
“Io ti amo, Shika, ma non ti sopporto. E questo mi fa paura.” Mormora lei a pochi centimetri dal suo volto, dimenandosi flebilmente nel suo abbraccio.
Shikamaru le prende le mani che battono contro il suo petto, deboli.
“Che succede, Ino?” le chiede sottovoce, mentre lei si abbandona al suo abbraccio.
“Succede che sono incinta, di nuovo, e non so come dirtelo”. Per un attimo le mani di Shikamaru smettono di accarezzarla, per un attimo Ino si congela in quell’abbraccio mozzo, temendo qualcosa che nemmeno lei sa cosa sia. Poi si rende conto che Shikamaru si è fermato a guardarla. E che è come se la vedesse per la prima volta.

[White Midnight! Auguri Shika!*.*][Seconda Shot: Dieci Anni...Auguri Ino!] [Terza shot: ShikAngst] [Quarta shot: Addii] [quinta shot: babies!]
Genere: Generale, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Four Birthdays

A Lee, che a suon di volli, volli, fortissimamente volli

mi ha costretta  a scrivere questa fic “pandosa”.

E al nostro viaggio in treno, che mi ha fatto scoprire

una persona speciale.

 

 

 

Birthdays

*A panda Story*

 

22 settembre 1985

 

“Avanti Shikamaru, non farti trascinare!” il bambino dai capelli a spazzola se ne stava a braccia conserte, gambe rigide e un’espressione corrucciata davanti al padre.

“Non capisco perché tu non voglia venire, Shika” prese a fare con tono ragionevole Yoshino. “Ti divertirai! C’è Ino che è così carina…”

“Non voglio Ino, voglio Choji”. Non c’era che dire: Shikamaru era un bambino obbediente (il più delle volte perché era più facile così), ma se si impuntava su una cosa…

“Tesoro, Choji è a trovare sua zia insieme coi suoi genitori. Mi spieghi perché tu non vuoi venire coi tuoi genitori a trovare degli amici di famiglia?” Yoshino era già vicina all’esasperazione. A volte non sapeva proprio come trattare suo figlio. Che oltretutto aveva cinque anni.

Perché voglio andare con Choji!” al quadretto comico, Shikamaru aggiunse un piede che batteva ritmicamente per terra.

Che seccatura!” fu il contributo del padre alla conversazione. In un secondo i genitori avevano ripreso a discutere, e il bambino cominciava a chiedersi seriamente come facessero a stare insieme, due che avevano da ridire su ogni cosa.

“Shikaku!” sbraitò Yoshino.
“Senti piccola, perché invece di convincerlo non ce lo trascini?” chiese l’uomo come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Perché voglio che capisca…” ribatté lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Avanti Yoshino, ha cinque anni. Che vuoi che ne sappia...”. Nonostante Shikaku di anni ne avesse trenta, non aveva voglia di ragionare. Non su queste cose veniali. Preferiva investire la sua intelligenza al gioco.

“E’ un bambino, Shikaku, non uno stupido”.
“Lo so piccola però…. Shikaku tentò di controbattere, ma visto che la moglie non lo prendeva in considerazione decise di fare di testa sua: squadrò Shikamaru per mezzo secondo, poi ridendo si avventò su di lui mettendoselo in spalla. Dopotutto, il piccoletto non era mai stato capace di resistere all’offerta di fare poca fatica.

 

“Questo è per te” una bambina dai capelli biondi e dai grandi occhi azzurri scrutava Shikamaru dal basso in alto, visto che lui aveva deciso di rimanersene appollaiato comodamente sulle spalle del padre.

“Guarda Shikamaru, Ino ti vuole fare un regalo…” tentò di intercedere Yoshino.
“Passamelo” sbuffò Shikamaru. Poi intercettò lo sguardo severo della madre. “Per favore” aggiunse svelto.

“Perché invece non scendi e te lo prendi da te? Non è gentile fare aspettar una signorina…” cercò di mediare suo padre. Da quel giorno, Shikamaru Nara decise che le donne erano solo delle grandi, grandissime seccature.

Una volta toccato terreno si sgranchì le gambe, sbadigliò senza tapparsi la bocca (per la prima parte dello sbadiglio, poi l’occhiata di Yoshino – nonostante fosse alle sue spalle – gli ricordò le buone maniere).

Ino se ne stava ancora lì, nel suo vestitino rosa, a scrutarlo coi suoi grandi occhi blu.

Che c’è?” chiese poco gentilmente Shikamaru. Sua madre, dietro di lui, sospirò mentre Inoichi sorrideva divertito.

“È per te” ripeté Ino porgendogli il pacchetto. E insieme, a tradimento, gli diede un bacio sulla guancia. Shikamaru si pulì istantaneamente il punto in cui le labbra della bambina erano venute a contatto con la sua pelle, corredando il gesto con un’espressione disgustata. Shikaku per poco non rotolò dalle risate.

“Ah…” fece Shikamaru grattandosi la nuca “Grazie” disse poi accettando la scatola. Aveva sentito benissimo, ancora una volta, lo sguardo della madre. E sua madre faceva paura.

“Cos’è?” chiese poi senza curiosità.

“Devi aprirlo” Ino sembrava divertita.

Shikamaru fece quanto detto. “Una scacchiera?”

“Si chiama Go. È un gioco” spiegò Ino in perfetto stile saputella “Ho pensato che visto che tu e Choji non giocate volentieri con gli altri, a scuola, magari un gioco da tavolo faceva al caso vostro”.

Sembrava una professoressa in miniatura, Ino, quando faceva così.

“Non mi piace il Go” ribatté Shikamaru incrociando le braccia.

“Ci hai mai giocato?” inquisì Ino.
“No” scrollò le spalle il bambino di fronte a lei.

“Allora come fai a dire che non ti piace?” rilanciò la bimba.

“Neanche con te ho mai giocato, ma so dire perfettamente che non mi piaci” asserì lui in modo del tutto naturale. Questa volta Shikaku non poté trattenere le risate.

“Shikamaru, Shikaku!” Yoshino alzò le braccia disperata, ma Aiko le fece cenno di lasciar perdere: “Sono bambini” aggiunse con tenerezza.

“Non lo vuoi?” Ino osservava Shikamaru contrariata “Beh, non importa. Alla fine io te l’ho fatto solo perché domani è il mio compleanno, così me ne devi fare uno in cambio”.

Gli adulti non riuscirono a trattenere una risata alla naturalezza con la quale la bambina spiegava i convenevoli di rito al suo coetaneo.

“E poi farò una grande festa…grandissima, vero papà?”

“Quanto vuoi, principessa”

E ci saranno tutti…” la bambina disegnava cerchi nell’aria. “Anche tu, naturalmente. Ho invitato anche Choji”.

“Choji viene?”

“Certo”

“Oggi è il mio compleanno e non c’è”.

“Glielo avevi chiesto?”.

Shikamaru non rispose.

“Ecco” proseguì Ino “Se non glielo chiedi come pretendi che venga?”.

Shikamaru stava per articolare una risposta quando di nuovo la biondina prese il sopravvento: “Adesso sai che facciamo, io e te?”. Ovviamente, non gli diede il tempo di rispondere. “Andiamo al Luna Park, vero Shikaku ojisan?”.

L’uomo stava per parlare quando la bambina prese nuovamente il sopravvento: “Me l’avevi promesso, te lo ricordi?”. E a quegli occhioni blu, anche se Shikaku non le avesse promesso proprio un bel niente, avrebbe comunque detto di sì.

“Certo, piccola”

Che bello! Zio Shikaku, sei il migliore! Al massimo zio Choza mi porta una torta…”

“Choza è stato molto gentile, amore…” si intromise Aiko.

Certo mamma” rispose la bimba con tono condiscendente “ma zio Shikaku mi porterà al Luna Park e mi comprerà una torta!” sprizzò gioia Ino prendendo la mano di Shikaku e stringendola tra le sue. Shikaku, ovviamente, non ebbe da ribattere se non: “Pronta piccolina?”. Che ci poteva fare, le donne erano sempre state il suo punto debole.

 

E Luna Park fu.

E giostra coi cavalli fu.

E zucchero filato fu.

E tutto quello che voleva Ino fu.

Finché…

“No, la mano la vai a dare qualcun altro!”. I due bambini camminavano fianco a fianco; dietro di loro, le coppie di genitori.

Ma Shika!” protestò Ino.

“Non mi chiamo Shika!” protestò Shikamaru.

“Tutti sono per mano” fece Ino con tono ragionevole prendendogli nuovamente la mano: “tua mamma e tuo papà, mia mamma e mio papà…”.
Shikamaru si divincolò: “Ma loro sono sposati, capito? SPO-SA-TI”.

Ino lo guardò confusa: “Vuoi che ci sposiamo?”

“No!”.

La bambina lo guardò spaventata dalla sua reazione esasperata, poi i suoi occhi si fecero improvvisamente lucidi: “Ma Shika…”

“Non mi chiamo Shika…” borbottò il bambino piano.

“Domani è il mio compleanno e tu mi tratti così…” piagnucolò Ino.
“E oggi è il mio, ma abbiamo fatto tutto quello che volevi tu” mormorò quello in risposta.

Gli occhi di Ino si lasciarono scappare una lacrima mentre lei, orgogliosa, se li asciugava di fretta:

“Tu che vuoi fare allora?”

“Non lo so”

“Allora facciamo quello che voglio io” ribatté lei di colpo nuovamente felice. Eppure Shikamaru, chissà perché, si sentiva in colpa anche solo per quella singola lacrima. Che ci poteva fare, era sempre stato il suo punto debole.

“Mendokuse” mormorò.

Cosa?” Ino parve nuovamente interessata a lui.

“Niente…”

“No, hai detto qualcosa…”

“Non ho detto nulla”

“Invece…Shika-kun, guarda che bello quel panda!” di colpo l’attenzione della bambina si era spostata verso un peluche che si parava in bella vista a una baracchina di tiro a segno.

“Andiamo a prendere un gelato, amore?” fece Inoichi sudando improvvisamente freddo al prezzo del panda.

“Tesoro, ha fatto merenda poco fa…” tentò di mediare sua moglie.

“Un gelato costa molto meno di un panda” ribatté Inoichi, e detto questo, mise la mano della figlia in quella della moglie: “Non ho un soldo” spiegò.

Aiko sorrise alzando le braccia: “Shikamaru, vuoi anche tu un gelato?” domandò poi gentilmente.

Il bambino scosse il capo taciturno, avvicinandosi al padre con aria solenne: “Voglio giocare a quel gioco” proclamò mentre le due femmine si allontanavano.

“Non ti sei mai divertito molto con le armi, Shikamaru…” rispose quegli contrariato squadrando la baracchina di tiro a segno.

“Oh, avanti, Shikaku: una volta che tuo figlio fa l’uomo!” ribatté Inoichi “Vieni con me, piccoletto: quante volte vuoi tirare?”

Shikamaru alzò lo sguardo, leggendo a fatica il numero di punti necessari per vincere il panda. “Dieci” esclamò poi solenne. Non avrebbe dovuto sbagliarne uno .

E infatti, dieci tiri più tardi, Shikamaru stringeva tra le mani un panda. Anzi, due. Sì, perché l’ambulante s’era ritrovato per le mani una coppia di panda peluches che non ne volevano sapere di separarsi. Avevano le braccia intrecciate e cucite insieme, così che non fosse possibile dividerli se non stracciandone uno. Così il commerciante aveva preferito regalarli entrambi al bambino.

“Spero ti piacciano panna e cioccolato, perché te l’ho preso…Shika-kun!” Ino non fece in tempo a terminare la frase che Shikamaru si sentì schioccare sulla guancia il secondo bacio della giornata. Questa volta aromatizzato alla panna.

“Mendokuse…” cominciò il bambino facendo per pulirsi la guancia. Sullo sfondo poteva avvertire le risatine sommesse dei loro genitori.

“Domani verrai alla mia festa allora? Così mi porti il panda…” la voce squillante di Ino risuonava stranamente distinta nel tramestio confuso del Luna Park.

“Non volevo venire” sospirò accigliato Shikamaru.

“Ti ho detto che c’è anche Choji!” protestò Ino “Potete giocare a Go, voi due”.

La discussione dei bambini fu interrotta dal padre di lei: “Ino, Shikamaru? È tardi, dobbiamo andare…”

Ma papà…”

“Niente proteste, principessa. E poi ti devi riposare, così domani sei pronta per la tua festa, ti ricordi?”. Gli occhi di Ino si illuminarono improvvisamente.

“È vero.” Fece con tono serio “Verrai, vero Shika-kun?” trillò poi in direzione dell’amico.

Se proprio…” cominciò lui.

Devi venire.” Sottolineò lei, come se quello chiudesse la questione “Ci sarà anche Sakura-chan, e Ayumi, e Lee…e magari potremo fare qualcosa per i tuoi capelli, sono decisamente lunghi.”

Shikamaru non rispose, limitandosi ad alzare un sopracciglio. Aveva capito che se la miss si metteva in testa qualcosa, era piuttosto difficile distoglierla.

“Potremmo farti un codino, o una treccia…” teorizzava intanto quella.

“Ino…” tentò di chiamarla la madre, ma la bambina continuava: “No, la treccia è troppo da femmina. Codino sia! In fondo anche papà ha la coda, e anche Shikaku-ojisan ha la coda…”

“Ino, tesoro…” Inoichi la prese in braccio mentre la bambina continuava a parlare e Shikamaru veniva preso per la mano dal padre.

“Non dovevo giocare a Go con Choji, io?” le chiese Shikamaru, dal basso in alto.

Mica ti devi muovere, basta che stai seduto…” alzò le spalle la bimba, con naturalezza.

“Mendokuse, Ino-chan…”

“Come?” chiese Ino mentre il padre, salutati gli amici, si voltava.

“Niente” le urlò dietro Shikamaru.

“Hai detto qualcosa?” si sporse Ino oltre le braccia del padre.

“Non ho detto nulla!” urlò Shikamaru indispettito.

“Grazie della bella giornata, alla prossima!” Aiko si era sporta per salutare gli amici, mentre passava una mano tra i capelli di Shikamaru.

“Shika-kun?” ridacchiò Ino mentre Shikaku le dava un bacio.

“Eh?”

“Ho sentito che hai detto Ino-chan!” rise divertita mentre spariva coi suoi genitori.

 

Shikamaru sbuffò, pensando all’incubo che lo aspettava il giorno dopo mentre sentiva il sonno appesantirgli le palpebre.

Si risvegliò a fatica dal torpore mentre varcava la soglia di casa in braccio alla madre, e intanto che lei lo preparava per la notte chiese al padre di raccontargli una storia.

Anche oggi, Shikamaru?”

“Per piacere papà”

“Io vado a mettere a posto la cucina” proclamò Yoshino, mentre Shikaku, per non lasciarla sola, si accoccolava con Shikamaru sotto un panno nella stessa stanza.

Quando ebbe finito le faccende, Yoshino trovò Shikaku intento a leggere con interesse le ultime righe del libro per bambini che aveva davanti, ridendo di tanto in tanto alle sue stesse vocine falsate.

Di fianco a lui, Shikamaru dormiva beato tra le braccia del padre, comodamente spaparanzato sopra il panda che aveva vinto al Luna Park.

La donna sorrise avvicinandosi al marito: “Leggi per lui o per te?”
“Per Shikamaru, ovviamente”.

Yoshino rise alzando un sopracciglio e sfiorando la fronte del bambino con una carezza. “Io e il mio uomo andiamo a letto” affermò sollevando con cura il bambino da terra e curandosi di non svegliarlo.

“Il tuo uomo sono io, fino a prova contraria” sbuffò Shikaku alzandosi d’un tratto in piedi con energia ritrovata.

Mentre riponeva il bambino nel suo letto incurante delle proteste del marito, Yoshino sobbalzò al sentirsi abbracciata da dietro: “Shikaku! Ho tuo figlio in mano! Con la fatica che ho fatto a farlo ci terrei a tenerlo in vita!”

“Non abbiamo poi fatto tanta fatica…” mormorò Shikaku insinuando una mano sotto il kimono della moglie

Tu, forse…” ribatté stizzita Yoshino.

“Eddai, Shishi, non vuoi una bella bambina come Ino?” sussurrò malizioso Shikaku mentre scodinzolava dietro la moglie, diretta verso la loro camera da letto.

“Se vuoi una bambina bionda posso sempre provarci con Inoichi” ribatté Yoshino sdraiandosi e dando le spalle al marito per non fargli scorgere il ghigno che le si era disegnato sul volto.

“Facciamo che aspettiamo i bambini di Ino e Shikamaru” sentenziò Shikaku, gelandosi improvvisamente.

“Dai che scherzo” sussurrò Yoshino voltandosi a incontrare le labbra di lui. Shikaku ne approfittò per invitarla in un bacio più sensuale, stringendola in un abbraccio passionale.

“Shikaku?”

“mmm?” rispose lui baciandole il collo.

“Dici che Ino e Shikamaru…?”

“Mmm?!” rise Shikaku.

“Nah!” esclamò poi tirando la moglie più vicina a sé tra le proteste appena sussurrate e del tutto pretenziose di lei.

 

Nella stanza accanto, un bambino stringeva tra le braccia un panda di peluche mormorando sommessamente un confuso “Per te, Ino-chan”.

  
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