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Autore: Scarlett_Brooks_39    02/09/2014    1 recensioni
Fin dal primo momento Isabel si era resa conto che Ryan, il bambino che una volta aveva accomodato la ruota del suo criceto senza esitare, non c' era più. Si era trasformato in un playboy senza scrupoli. Anche lei, in seguito ai suoi mille rifiuti, era cambiata. Potrà allora la pioggia mettere nuovamente tutto a posto e svelare i loro mille segreti?
*Questa storia partecipa al contest 'Baci un po' ovunque', indetto da AchiSama sul forum di EFP*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo II



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Eri solo da incontrare, ma tu ci sei sempre stata.



Isabel si ricordava benissimo quando tutto era iniziato.
Si sentiva come un pesce fuor d' acqua, quel suo primo giorno di scuola. Tanti visi sconosciuti, tanti corpi simili a robot che si muovevano frenetici. Non conosceva nessuno, a parte alcune ragazze che a volte aveva notato in città. Si aggirava per i corridoi, in cerca della sua nuova classe. E poi lo vide. Un ragazzo alto e magro sedeva in un banco, attorniato dai suoi amici, che parlottavano lanciando occhiate alle tante ragazze che passavano davanti ai loro occhi. Ma aveva un' espressione familiare... Isabel era sicura di averlo già incontrato da qualche parte... ma dove? Quei suoi occhi verdi, misteriosi, variopinti di tante sfumature diverse, le ricordavano un qualcuno che le sembrava importante. Rimase come in uno stato di trance, finchè la campanella suonò. Come al solito, le era toccato il famoso 'banco di scarto', quello riservato alle ragazze impacciate come lei.
Il ragazzo misterioso si mise a sedere davanti a lei, ed un brivido la pervase.
Il banco accanto al suo fu subito occupato da una ragazza dai capelli ricci e mossi, una certa Emily, con un sorriso gentile. ' E' ora di ricostrursi una vita ' - si disse - ' Nuova scuola, nuovo futuro ' . Aveva scelto quel liceo per un motivo: per ricominciare. Voleva dare un taglio a quella sua monotona vita, voleva smettere di fare sempre ciò che facevano gli altri. Doveva venire a capo della sua timidezza, però. Da oggi in poi sarebbe stata una persona diversa, un' altra Isabel Moore.
Emily era davvero simpatica, forse sarebbero diventate amiche. Forse Isabel avrebbe trovato una vera amicizia, visto che fino ad allora era stata la più timida della classe, da sempre. A dire il vero aveva avuto un migliore amico, si chiamava Scrat ed era un criceto.
Ma poi era morto di crepacuore, mentre correva a perdifiato sulla sua ruota. Era stato un duro colpo per Isabel, aveva solo cinque anni.
Dieci anni dopo quell' episodio, aveva nuove prospettive.
Il ragazzo misterioso si voltò, guardando negli occhi entrambe, poi solo lei.
"Ehy, non è che avresti una penna da prestarmi?"
Fu esattamente in quel preciso momento che Isabel si ricordò chi fosse. L' aveva visto tante volte da piccola, a casa di sua nonna.
Era il nipote di Annie, la signora che spesso sua nonna invitava per fare due chiacchiere. A quel tempo Isabel era una palletta di ciccia, con guanciotte tonde e denti a castoro, appena spuntati. Sua nonna l'adorava. Adorava i suoi capelli lunghi e castani, gli occhioni dolci ed espressivi, il carattere remissivo ma forte.
Solo sua nonna la capiva davvero, solo lei aveva visto quanto tempo impiegava se una cosa non veniva come voleva Isabel, solo lei sapeva che sotto quel faccino dolce da angelo c' era la grinta di una tigre.
Isabel si ricordava di lui. Era un caldo pomeriggio d'estate...

"Nonna! Nonna!"
Isabel correva con quelle sue gambette corte e paffute verso il gatzebo, in giardino, per cercare sua nonna. Scrat aveva avuto un problema e dovevano aiutarlo.
"Isabel, sono qua!"
La bambina seguì la voce dolce ma rauca della nonna, raggiungendola.
Non era sola.
Oltre alla signora Annie, l' amica della nonna, c'era qualcun altro.
"Ryan, presentati, avanti."
Un bambino spuntò da dietro la sedia della signora Annie, con fare diffidente. Isabel notò subito i suoi occhi verdi. Erano di un colore così intenso... che lei s' incantò a guardarlo, inclinando la testolina tonda da un lato.
Lui si fece avanti, e chinò appena la testa, in segno di saluto. Forse era troppo timido per dire o fare qualcosa.
Le risate delle nonne li distrassero da quell' indescrivibile magia che si era creata.
"Isabel, perchè non fai conoscere a Ryan il tuo amico Scrat?"
Isabel stava per dire di no e guardò la nonna imbronciata. Non voleva che Ryan conoscesse il suo unico amico, aveva paura che così facendo glielo avrebbe portato via. Ma il suo sguardo eloquente le fece cambiare idea.
Malgrado tutto, si limitò a sbuffare. Prese Ryan per una mano e lo strascinò nella sua cameretta, facendolo sedere sul tappeto bianco, davanti alla gabbia di Scrat.
"Lui è Scrat, il mio migliore amico. Ha un problema: la sua ruota si è rotta, e ora non può più correre. E' molto triste."
Ryan non disse niente. Prese Scrat e lo affidò alle mani di Isabel. Dopodichè corse di sotto, lasciando la bambina in aria interrogativa. Quando tornò, si mise ad accomodare la ruota con il suo kit da riparazione.
Cinque minuti dopo, il criceto correva felice sulla sua bella ruota accomodata un po' alla meglio.
Fu quello il momento in cui Isabel provò una grande gioia, simile ad un bagliore improvviso dentro se'. Non si sarebbe più scordata quel momento...


"Come sta Scrat?"
Disse il ragazzo misterioso, guardandola negli occhi con uno sguardo divertito.
Si ricordava.
Si ricordava di lei.
Proprio di lei.
Nessuno l' aveva mai fatto prima e lei non se n'era mai preoccupata più di tanto. Era ovvio, non era una bambina particolare, perchè ai suoi occhi non era mai stata così interessante.
Eppure, lui si era ricordato.
"E' morto come ha passato la sua vita intera: correndo sulla ruota."
Ribattè lei, con un sorriso amaro, ma in fondo divertito. Proprio come in quel caldo pomeriggio d'estate, non riusciva a non guardarlo con quello sguardo perso, curioso, inclinando la testa da una parte.
"Ah! Sapevo che non dovevo accomodarla!"
"Beh, il mio migliore amico ha preferito vivere con intensità ma morire giovane. Una scelta che gli è costata cara."
"Non lo farei mai: a me basta vivere."
"Ti serviva una penna?"
Isabel gliene porse una, la sua prefrita. Sapeva che nelle sue mani sarebbe stata al sicuro.
In quel preciso momento, lei si accorse che quella sensazione di un tempo la stava pervadendo ancora.
E ora sapeva anche che era un' emozione molto forte, bella o brutta che fosse.

La ragazza tornò a casa, e scoppiò di gioia, ripensando a cosa era successo quella mattina. Ryan si era ricordato di lei. Per la prima volta, si sentiva importante ed apprezzata.
Quella sera Emily le aveva chiesto di andre insieme al pub in centro.
Non aveva esitato: prima regola del suo nuovo piano, farsi degli amici VERI, animali esclusi. Chissà, magari ci sarebbe stato anche Ryan, forse avrebbero potuto parlare ancora dei vecchi tempi, fare strani aneddoti su Scrat, tante cose che in Isabel avrebbero risvegliato un sentimento antico, che credeva ormai sepolto.

E proprio come si aspettava, Ryan era lì, ma non era lui. Stava giocando a biliardo con tre ragazze bionde e dalle gambe lunghe, sempre invidiate da Isabel. Adesso il suo fisico si era affusolato, ma non era cresciuta in altezza. Era sempre stata per tutti la dolce e piccola Isabel.
Fatto sta, lei non riusciva a credere che quel ragazzo tanto simile a Ryan, fosse veramente lui. Rideva, scherzava, beveva. Si muoveva con quelle movenze seducenti, da playboy. Chi era veramente Ryan Green? Quel ragazzo bellissimo e sagace, quel ragazzo che non aveva esitato ad accomodare la ruota del suo migliore amico criceto e quello che si era ricordato di quella bambina tonda e bassa, anche dopo anni, o il seducente playboy che prendeva l' amore solo come uno stupido gioco? Isabel non lo sapeva, ma l' avrebbe scoperto, anche se questo significava scavare nel lato più oscuro della sua anima.
Isabel era stanca di essere rifiutata. Cercava in tutti i modi di rompere quelle barriere trasparenti ma fortissime che tenevano Ryan prigioniero. Cos'aveva? Perché il Ryan che conosceva lei non c'era più?
Basta. 
Gli avrebbe confessato i suoi sentimenti, una volta per tutte. Era questo ciò che pensava quando camminava spedita tra i corridoi di scuola, con un paio di libri in mano. Il morbido maglioncino lilla la teneva al caldo, come al sicuro. Ed a lei sarebbe servita molta sicurezza per fare ciò che era in procinto di fare. 
Lo vide. 
Era appoggiato ad un armadietto, con una bella bionda davanti. 
'È solo un'amica', si disse per farsi coraggio.
"Ryan, io... dovrei parlarti."
Lui la guardò con aria curiosa, e scacciò via la bionda come una mosca, che si dissolse nella folla studentesca.
"Dimmi tutto dolcezza."
"Senti... so che forse ti sembrerà strano, ma... Mi piacerebbe se un giorno tu ed io, beh... se noi... uscissimo insieme."
La sua espressione sembrava indecifrabile. La guardava in modo curioso, quasi a chiedersi come mai le avesse fatto quella domanda. Sembrava strano, ma a lui non era mai successo. Forse perché aveva avuto paura di una cosa nuova, forse perché lo spaventava rapportarsi con Isabel, forse perché non voleva smentire la sua fama di playboy. Fatto sta, si mise a ridere. Isabel voleva scoppiare a piangere in mezzo a tutti. Perché stava ridendo? Cosa c'era che non andava?
"Cioè, vuoi farmi credere che il fatto di essermi ricordato del tuo stupido criceto, ti abbia fatto pensare di avere una speranza con me?"
"I-io.... io credevo che..."
"Credevi... cosa? Tu non mi conosci, non mi conoscerai mai."
"Hai ragione, io conoscevo un altro lato di te. Ora che ho capito che non c'è più non voglio avere niente a che fare con uno stronzo montato come te. E ora scusami, ma devo andare."
Detto questo, Isabel gli lanciò un' ultima occhiata di ghiaccio e si diresse a passo spedito verso i bagni. 
Entrò in uno e, appoggiandosi alla porta, iniziò a piangere. Singhiozzava così forte da non riconoscere la sua stessa voce. Si sentiva tradita, umiliata, in imbarazzo. E lei odiava sentirsi così. Con uno scatto si alzò in piedi e si portò davanti allo specchio. Osservò quella ragazza minuta, bassa e dagli occhi profondi ed imperlati di lacrime. Il mascara sciolto scorreva lungo le sue guance, rigandogliele.
Aveva ragione sua nonna: all'apparenza era fragile, debole, ma dentro, nel profondo della sua anima, Isabel possedeva la grinta di una tigre. Sentì quella grinta salire su per tutto il torace, fino ad arrivare alla bocca, agli occhi, al volto.
Teneva gli occhi chiusi, per respirare e per buttare fuori tutto il suo dolore. 
Quando li riaprì, non era più la stessa. 
O meglio, era sempre Isabel, ma una Isabel nuova, con una strana barriera intorno per proteggerla. Nessuno l'avrebbe penetrata o spezzata, nessuno mai l'avrebbe più ferita. Nei suoi occhi marroni notava una luce diversa, una luce chiara, luminescente.
La luce di quella grinta da tigre che finalmente era venuta fuori.
  
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