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Autore: Ale78    02/09/2014    6 recensioni
La mia storia racconta ciò che immagino sia potuto accadere dopo che Daryl raggiunge la strada sterrata alla ricerca di Beth e vede una macchina poco illuminata che si allontana. Ricordo le grida strazianti del personaggio mentre chiama il suo nome. consapevole che non potrà raggiungerla e probabilmente non la vedrà più. Da qui ci ho ricamato un po' sopra... staremo a vedere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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-Beth- Sean passò un paio di volte per fare due chiacchiere, ma non avevo molta voglia di intrattenere una conversazione con lui. Soprattutto, non dopo ciò che era accaduto là fuori.Il ragazzo era stato troppo avventato e, per colpa sua, avevo quasi perso Daryl, quindi non ero particolarmente propensa a essere così condiscendente. - Ancora nessun segno di ripresa?- mi chiese Carol quel pomeriggio. Le feci segno di no. Ero uscita sulla veranda per prendere un po' d'aria. -Carl? - -Lui sta bene! Ora è con Judith. Credeva di averla persa. - -Sa qualcosa di suo padre? Maggie? Michonne? - -Da quello che ha detto Carl, sembra che siano a Terminus. E la notizia non può rendermi felice. Ci sono troppe voci contrastanti su quel posto. - -Potremmo accertarcene.- dissi senza pensare, ero come in una sorta di trance. -Occorrerà organizzare una spedizione di salvataggio, ma prima il consiglio deve deliberare al riguardo. - quindi la donna si rivolse a me. -Beth sei a pezzi, da quanto non dormi? - -E credi riuscirei a dormire? - Mi abbracciò forte e sussurrò. - Chiamami non appena si sveglia, per favore. - Poi fece per allontanarsi, ma tornò indietro - Carl ha chiesto se può venire qualche volta a trovarlo. Gli ho risposto che non appena sarà cosciente, potrà farlo. - Annui. - Certo. Carl può venire quando vuole, e magari riusciremo anche a non urlarci contro, con lui presente.- aggiunsi rassegnata. Carol mi sorrise stanca. -Sai, quando Sophia era scomparsa, prima che sapessimo come era finita, continuavo a ripetermi che non le avevo detto abbastanza volte quanto le volevo bene. Quanto era importante per me. Quanto la mia vita sarebbe stata vuota e priva di significato, senza di lei. So che non è la stessa cosa, ma almeno tu questa possibilità ce l'hai ancora. Se è quello che senti davvero, è la cosa giusta da fare. - Trattenni le lacrime che sentivo arrivare.- Grazie Carol! La vedo molto difficile, ma non perdo la speranza.- -Non ti invidio per il compito, ma se c'è una persona che può riuscire a fare breccia in quello zuccone, quella sei tu. E tieni ben a mente una cosa: a lui non sei indifferente, anzi. Per quanto faccia e si arrabatti per sembrare distaccato, i suoi occhi sono sempre su di te. E può fingere quanto vuole di essere super partes, ma si sta comportando da adolescente geloso a ogni passo che fa. Fidati. A più tardi Beth!- Tornai dentro. Daryl era ancora privo di conoscenza, con una fasciatura sulla testa. Mi ricordava molto la prima volta in cui ci eravamo parlati, anzi, non parlati. Quasi quasi preferivo quando mi rispondeva a grugniti. Portai la poltrona reclinabile del soggiorno in camera sua, poi mi ci raggomitolai sopra, tirandomi una coperta addosso. Mi svegliai di soprassalto che era notte, perché avevo sentito un rumore. Immediatamente pensai ai vaganti, poi ricordai che ero al sicuro, dopo tanti mesi, quindi controllai Daryl. Accesi la candela e lo trovai sveglio che mi fissava di rimando. Non lo avevo mai visto così a pezzi. Aveva gli occhi cerchiati di viola e febbricitanti. Per una frazione di secondo, pensai fosse accaduto il peggio, poi parlò e mi tranquillizzai. -Potresti togliermi le manette ora, per favore? Nemmeno stavolta sono morto, pare.- Sorrisi. - Per fortuna, aggiungerei. - -Hai un aspetto orribile! Da quando non dormi? - -Ha parlato quello che credevo fosse morto...- Mi sorrise stanco. Era il primo sorriso che vedevo da giorni.- - Dobbiamo parlare. - Esordì lui risoluto. -Non mi sembra il momento più adatto. Devi avere la testa che ti scoppia, temo.. Prendi un paio di queste. - Gli passai un paio di aspirine e, per una volta, non fece storie. -Carl? - Sorrisi.- Sta bene, grazie a te. E' a casa di Carol, voleva stare un po' con la sorella. Ora vado ad avvisarli che ti sei svegliato...- -No. Resta. Ti ho appena detto che dobbiamo parlare. - mi rispose con un filo di voce. Era esausto, ma il tono era sempre deciso. -Domani. Ora, riposati. Purtroppo non posso ancora scioglierti le manette. Ordini del medico, ma le ho allentate. Starai più comodo. Hai sete? - Annuì. -Io sarò qui accanto a te, Daryl. Per qualunque cosa ti serva, svegliami d'accordo? - Annuì di nuovo poco convinto, ma alla fine si riaddormentò. Fu a quel punto che pensai di uscire di casa per andare a chiamare Carol, ma era quasi l'alba. Valutai così che anche io ero esausta e lei si sarebbe svegliata presto, e in ogni caso, non avrei voluto lasciare Daryl, solo. Fu così che mi rimisi a dormire, ripromettendomi di alzarmi soltanto un po' più tardi. Alle sei e dieci, come mi ero aspettata, trovai Carol davanti alla mia veranda, in compagnia della dottoressa Morton. -Allora? - Sorrisi stanca, ma molto più tranquilla, - Si è svegliato verso le cinque. Gli ho dato le aspirine e si è riaddormentato. Scusa Carol, avrei dovuto chiamarti, ma ero stanchissima e, in ogni caso, ti saresti comunque alzata verso quest'ora. - -Tranquilla, Tesoro! lo capisco. Anche tu eri a pezzi. Sei riuscita a riposare qualche ora? - Disse Carol facendomi una carezza. -Non molto, ma recupererò, non appena lui starà meglio. - Le due donne entrarono in casa. Daryl era sveglio. -Buongiorno, giovanotto! - lo salutò la Morton. - Mmmm Potrebbe togliermi le manette, ora? Per favore, signora?!- Anna gli sorrise, fu allora che Daryl rincarò la dose. - Non è per scortesia nei suoi confronti, davvero, ma inizio a pensare che ci stia provando gusto a spogliarmi e legarmi a un letto.- la stuzzicò lui, cercando di sorridere. -Che ragazzaccio impudente! A una signora della mia età! - Ma si vedeva che era felice di vederlo sano e salvo. Quindi si rivolse a me. - Ora Beth, fammi il favore di andare a dormire. Non voglio vederti per almeno tre ore. - - Ma..- cercai di obiettare -Nessun ma. Carol ed io possiamo occuparci di questo paziente, da sole, per qualche ora.- Lanciai un'ultima occhiata a Daryl, che mi fece un cenno d'assenso, poi mi eclissai in camera mia, ero davvero stremata. Quando mi svegliai, gettai un'occhiata alla sua porta, ma era chiusa. Probabilmente si era riaddormentato, quindi decisi di fare un giro per prendere una boccata d'aria. Restai, comunque, nei pressi, nel caso il malato avesse avuto bisogno di me. Non appena mi avventurai nel piccolo giardino, incontrai Sean. -Buongiorno, Beth! Posso chiederti... - -Sta bene! Tranquillo Sean. - -PFFFIU....sto davvero meglio ora! Ero davvero preoccupatissimo. Non scherzo. Non avrei dovuto agire così d'impulso, ma là fuori...Oddio tu lo sai meglio di me! - -Quanto tempo sei rimasto là fuori, Sean? - -Circa un mese, prima che questa gente mi raccogliesse e mi salvasse. Ero con mia madre e mia sorella. - - Noi un po' più di un anno. E' capitato Sean, non è colpa di nessuno. Se avessi ferito Carl o lo avessi ucciso, sarebbe stato peggio. E, fortunatamente, anche Daryl è vivo. - - Credo sia un po' peggio di così, Beth. Avrei potuto ammazzare due persone stanotte, perché avevo paura. Senza contare che, il tuo amico Daryl, ora vorrà farmi la pelle.- Sorrisi. - Forse.- dissi, non del tutto certa che Daryl non premeditasse vendetta, - Ma non si diventa uomini senza commettere degli errori. Soprattutto di questi tempi. E Daryl lo sa. - - Earl mi ha sospeso dal servizio attivo fino a nuovo ordine, magari dillo al signor Dixon. Sapermi disarmato lo dovrebbe tranquillizzare. - Sorrisi ancora a quella considerazione. - Sai, una volta Andrea, una componente del nostro vecchio gruppo - che si stava esercitando a colpire gli zombi in movimento- sparò a Daryl. Fu un errore, ma lo colpi di striscio alla testa e passò almeno un giorno a tormentarsi per l'accaduto. Sai cosa gli rispose Dale? Che ormai era successo e non si poteva cambiare il passato e che, in fondo, un po' tutti avremmo voluto sparare a Daryl E' passato così tanto tempo. - dissi sovrappensiero ripensando agli amici che non c'erano più. -Tu non lo faresti mai. - -Cosa? - -Sparargli. Credo che non lo faresti nemmeno se fosse stato morso.- - Se Daryl fosse stato morso,- risposi cercando di non far trapelare nulla di ciò che albergava davvero nel mio cuore, - lo farei eccome. Glielo devo.- -Non so come facciate. Io non potrei mai sopprimere qualcuno a cui voglio bene..- -Sai Sean, sbagli a dire così. E' una forma di pietà anche quella. Se io mi trasformassi, vorrei che qualcuno lo facesse per me, perché la mia vita sarebbe comunque già finita, quindi perché diventare un pericolo per gli altri? E comunque Daryl non vorrebbe mai fare quella fine.- - La tua concezione della vita è molto dura...- rispose amaro. - In ogni caso non so come fai. Ma sono molte le cose che mi incuriosiscono di te, Beth Greene, e mi auguro di scoprirle tutte, pian piano.- aggiunse sorridendomi e dandomi un bacio sulla guancia. Pregai che Daryl non fosse sveglio. E pregai anche, che non avesse sbirciato dalla finestra. Se avesse assistito, quel pomeriggio sarebbe diventato davvero molto lungo da gestire, e avremmo sicuramente finito per litigare. E per cosa poi? In fondo lui era stato molto chiaro l'ultima volta che mi aveva urlato contro. Fra di noi non c'era nulla e non doveva esserci nulla, quindi se anche mi fossi, appartata? No, chiamiamo le cose come stavano: se anche mi fossi voluta scopare Sean in mezzo al giardino, a lui non sarebbe dovuto interessare. Non che volessi farlo, in ogni caso. Dio, perché le cose dovevano essere così complicate? -Vuoi entrare a salutarlo? - Chiesi a Sean per ritardare l'inevitabile. Già sentivo l'eco delle grida di Daryl, che mi avrebbero riempito di raccomandazioni e improperi su Sean. -No. Devo andare, ho un turno alle cucine, ma passerò domani per scusarmi. Sempre che accetti le mie scuse.- - Accetterà. Se no dovrà vedersela con me. - gli dissi sincera, più per convincermi che avrei potuto gestire la situazione, che per reale sicurezza di poter convincere Daryl. Ma non calcolai come l'avrebbe presa Sean. Il ragazzo si avvicinò di nuovo a me e mi scoccò un' altro bacio, questa volta fra la guancia e le labbra, ma solo perché fui veloce ad intuire il gesto, e mi scansai in tempo. Sean non si rese conto della mia manovra, tanto che aggiunse. -Allora, a questo punto, il signor Dixon, dovrà iniziare a farsene una ragione se mi vedrà più spesso gironzolare da queste parti. - Io lo guardai cercando di non far trasparire il mio sgomento, e cambiai discorso. - Buon lavoro Sean, ci vediamo domani. - - Ciao Beth!- Ero confusa e lusingata allo stesso tempo, dalla tenerezza di quell'approccio così...Oddio, ero davvero stata troppo a lungo con Daryl. Anche io stavo trovando quell'avance di Sean davvero, come dire, acerba? Sicuramente la vecchia Beth l'avrebbe trovato delizioso e molto romantico, ma nella mia testa, quella fase era passata da un pezzo. Ora l'unico approccio accettabile sarebbero state delle mani ruvide che scorrevano, delicate, lungo i miei fianchi mentre, la sua bocca era impegnata sulla mia, non lasciandomi lo spazio nemmeno per riprendere fiato e poi.. Arrossii, mio malgrado. Era inutile. Sapevo bene di chi avrei voluto che fossero quelle mani, e di certo, anche le labbra che avrei voluto sentire su di me, avevano un proprietario ben preciso. D'un tratto, nonostante il freddo pungente, mi sentii accaldata. Ma decisi che avrei dovuto ignorare la cosa, tanto più che non avrei potuto fare molto da sola. Sospirai sconsolata e cercai di ricompormi per rientrare in casa. Non appena rientrata sapevo che avrei dovuto tentare di convincere Daryl a mangiare qualcosa, e immaginavo già, che avrei incontrato non poca resistenza. Rientrando, lo trovai in piedi accanto allo scrittoio. Sperai, in cuor mio, di non avere più le guance ancora imporporate a causa dei pensieri poco casti che facevo, più spesso di quanto avrei dovuto, su di lui. Non feci in tempo a chiudere il gelo oltre la porta di casa, che mi trovai Daryl davanti. - Che ci fai in piedi? - domandai.. - Bisogna tenerti legato per farti stare a letto? - - Lo sai che dobbiamo parlare, vero? - Li per lì mi ero anche scordata le parole di Daryl la notte precedente ma, non lui, che pareva parecchio determinato e molto calmo, contrariamente a quello che mi sarei aspettata. Osservai, però, che le sue mani sembravano tremare, ma forse era solo il riverbero della luce della candela. D'altronde era quasi sera. -Prima di tutto- iniziò pacato e con la voce bassa- Non puoi metterti insieme a quell'idiota di quel ragazzino. Non ora. E non credere che non vi abbia visti lì fuori. - aggiunse severo - Soprattutto, perché non appena mi reggerò in piedi, credo che anche io userò la balestra su di lui, e non sarò così stupido da mancarlo.- -Daryl...- lo ammonii. Sospirò. -Daryl, devi riposare o ti verrà la nausea. Per quanto la tua testa sia dura, il colpo che hai subito non gli ha fatto per niente bene..- gli dissi cercando di spingerlo verso la sua stanza. Cercai di insistere in modo da ritardare la scenata che ne sarebbe seguita a breve. Era come se la sentissi arrivare .La tempesta perfetta era nell'aria. - A parte questo particolare, - insistette lui, come se io non avessi nemmeno aperto bocca - Dobbiamo parlare. Davvero- Teneva le mani chiuse sui pomelli della sedia dello scrittoio, per reggersi, ma forse, c'era dell'altro. - Daryl - Eravamo alla resa dei conti. Avevo una forte nausea e le orecchie mi ronzavano come un alveare, così mi appoggiai allo schienale di una sedia per evitare che le mani mi tremassero troppo davanti a lei e, stando attento alla scelta delle parole, cercai di mantenere una certa calma e un certo distacco. Avrei preferito affrontare dei non morti a mani nude. Ma dopo la conversazione con Carol di quel pomeriggio, avevo capito che non potevo continuare così.. Oramai certe cose erano innegabili per entrambi e, per quanto avessi cercato di negare anche a me stesso lo stato delle cose, non potevo più riuscirci. Non dopo quello che, anche lei, mi aveva detto qualche giorno prima. La presi larga. Lei intanto si era seduta sulla poltrona accanto a me, e mi osservava preoccupata. Ero sicuro che stesse pensando che sarei stramazzato al suolo molto presto, e la cosa era innegabile, avrebbe forse potuto anche accadere, e non solo per la mia situazione fisica. Mai, come in questo momento, avrei desiderato di tentare la fuga. -Beth,- avevo la salivazione azzerata. - Tu non puoi nemmeno immaginare cosa è stata la mia vita. Ho avuto un'infanzia che non si può definire tale in nessun continente civilizzato. Mio padre mi picchiava con la cinghia finché gli reggevano le mani e ho avuto un fratello che...beh, tu lo hai conosciuto Merle, era un grandissimo figlio di ...- La mia voce doveva risultare incerta, ma non perché avessi dei dubbi su cosa dirle, piuttosto perché non era facile per me, scoprirmi così. Nonostante tutto però, continuai col filo del mio sgangherato discorso. Ero consapevole che era assai probabile che lei inforcasse la porta e fuggisse a gambe levate da me non appena avessi detto qualcosa di più, e forse, una parte di me, ci sperava davvero, ma la speranza che questa straordinaria ragazza aveva instillato in me, continuava a dirmi di continuare a parlare. Fanculo, ormai è fatta. Game over, non si torna indietro. -Quindi, come puoi immaginare tu stessa, non ho mai avuto nessun modello molto positivo a cui ispirarmi. Tu mi conosci: sono irascibile, insofferente all'autorità e fatico a controllare la mia rabbia. Tu, più di chiunque altro, ne sei un'esperta. Agisco d'istinto per lo più, e la maggior parte delle volte, devo rimediare ai miei errori. Faccio casini con le persone, perché nella maggior parte dei casi, non ho la minima idea di come comportarmi. Ho rischiato di diventare un tossico, di finire in riformatorio più di una volta, e tutto questo grazie a Merle, ma è stato merito di mio fratello se sono uscito vivo da Atlanta, quando tutto si è capovolto. D'altronde senza Rick, tuo padre, Glenn...Il nostro gruppo insomma, non sarei l'uomo che hai davanti ,qui, ora. - Non lo avrei mai creduto, ma le mie emozioni si stavano palesando, amplificate, tutte in quelle parole e sentivo gli occhi pizzicarmi, ma cercai di controllarmi. Beth mi guardava emozionata, con le mani tremanti, ma io non avevo ancora finito e, facendomi forza, presi un profondo respiro. - Ma è soprattutto grazie a te, alla tua dolcezza, alla tua incrollabile fede nel prossimo, e in me, anche quando io stesso non ci credevo più, che mi hai cambiato. Mi ci è voluto un po' per capirlo, sono un'idiota questo lo sai già. Ma più stavo insieme a te, più mi scontravo con te, e più la situazione rischiava di sfuggirmi di mano, perché tu stavi diventando importante e io non volevo ammetterlo. Avrei dato la mia vita per te quando siamo scappati dalla prigione, perché tu sopravvivessi, anche se, in quel momento, ero decisamente il più smarrito dei due. Lo farei anche ora se la situazione lo richiedesse, e mi rendo anche conto di averlo sempre saputo. Forse, anzi sicuramente, anche prima di quella notte in cui ti hanno portato via da me. Quella malaugurata notte è stata la mia rabbia che mi ha spinto a non gettare la spugna. Dovevo trovarti o perire nel tentativo. Ora, io lo so che non ho niente da offrirti, che sono un casinista, che probabilmente rovinerò tutto in qualche modo stupido, e ti deluderò in ogni modo possibile, sempre che non mi faccia ammazzare prima. Senza contare la differenza d'età.. Cazzo meglio che non pensi anche a quella- aggiunse più con se stesso - Ma mi sono reso conto che provo per te qualcosa di profondo e decisamente inspiegabile a parole. Almeno per me. Io non sono un fottuto poeta e non so nemmeno se questo sentimento potrebbe essere...bè ,lo stesso che fa andare voi donne in paranoia, ma so cosa sento e sono geloso marcio di quell'insulso ragazzino che ti gira sempre intorno... Non so più cosa dire, ma se vorrai tentare di sopportarmi, ti dono tutto me stesso. - Beth, ora, piangeva a dirotto, ma io non stavo molto meglio. Mi ero aperto completamente con una persona, per la prima volta, e il risultato era abbastanza imprevedibile, anche per me. Mi asciugai le lacrime che minacciavano di cadere, passandoci sopra il braccio con molta nonchalance. Mi ero reso, per la prima volta da quando ero adulto, vulnerabile davanti a qualcuno. Ora, tutto era nelle mani e nelle parole, di quella ragazzina bionda che mi aveva fatto del tutto perdere la testa. Avevo esposto la giugulare, in segno di resa, alla mercé di un avversario molto più temibile di me, almeno in quel campo, e attendevo il mio verdetto. Magari mi avrebbe riso semplicemente in faccia. E intanto lei piangeva a dirotto e non parlava. Sentivo che le gambe stavano per cedermi. Beth, allora, si avvicinò con le mani protese verso le mie, e io mi lasciai cadere in ginocchio davanti a lei, non osando sollevare gli occhi, temendo di scorgere nei suoi, magari, indifferenza. Non avrei mai voluto che lei mi vedesse così indifeso, ma ormai era fatta. Fu in quel momento che anche lei si mise in ginocchio davanti a me, accarezzandomi i capelli, e, tra un singhiozzo e l'altro, mormorò. - Si, Si, Anche io ti amo stupido zuccone e non devi azzardarti mai più a dire che rovinerai tutto o ti farai ammazzare, Daryl Dixon, perché anche io morirei se accadesse! Quello che sento quando penso a te è così grande che io...-singhiozzò- E tu sei un idiota, quando facevi di tutto per tenermi lontano e metterti in pericolo. Non ti azzardare mai più a comportarti in quel modo, d'ora in avanti, Daryl, o te la dovrai vedere con me! Mentre lei continuava a piangere, io cercai di riprender il controllo su me stesso. -Però, c'è una condizione, Beth. - Lei si bloccò. Eravamo ancora l'uno nelle braccia dell'altra, ma dovevo comunicargli la mia decisione - Farò tutto quello che vuoi. Comandi tu qui dentro e là fuori, cercherò di essere più prudente. Fra noi, non ho pretese. Sono già abbastanza fortunato così, ma nel mondo reale, nessuno saprà cosa ci lega.. - Beth non capiva, glielo si leggeva in faccia. - Non mi fraintendere, sarei il figlio di puttana più fortunato del mondo, se potessi urlare quello che provo per te, ma voglio tutelarti, in qualche modo. - - Tutelarmi? - - Si ascoltami ti prego, se io dovessi morire...- - No. No. E no! Non dirlo neanche per scherzo. Non voglio sentire questi discorsi, soprattutto, non dopo quello che hai appena detto. - -Lo so, Beth, ma ascoltami. Tu sei giovane e bella e, anche con gli zombi e tutto il resto, potresti trovare chi vuoi, - e quello stronzetto là fuori, ne è la prova vivente - Ma stai scegliendo me, e questo, non depone certo a favore del tuo buon senso. Quindi non voglio che tu sia additata in malo modo una volta che io... - - Non posso essere d'accordo! E' una nostra scelta, e la porterò avanti in ogni modo. - - Deve essere per forza così, in caso contrario, me ne andrò domani stesso dalla colonia. - Beth sospirò. -Perché con te debba essere sempre tutto così complicato, proprio non lo capisco. Non funzionerà, ma per ora starò alla tua regola...Per ora...- -Dovrà funzionare altrimenti...- Ma non riuscii a terminare la frase, dato che Beth aveva colto l'occasione per avvicinarsi di nuovo a me, e farmi tacere con un bacio. Fu un bacio lungo, dolce e appassionato insieme. Le sue labbra sapevano di fragola. Non ero mai stato baciato in quella maniera in tutta la mia vita. Era un bacio che aveva il sapore degli amori adolescenziali, certo, ma aveva anche qualcosa di diverso. Qualcosa di adulto e urgente. Ero perduto per lei, era l'unica cosa di cui ero certo. Mai avevo provato qualcosa di simile per qualcuna e mai sarebbe accaduto di nuovo, non con quella stessa intensità. Quando si staccò da me, con tutta la semplicità e candore del mondo, mi spiazzò di nuovo. -E d'ora in poi non sgaiattolerai più nella tua stanza appena tramonta il sole per evitarmi, ma dormirai con me. - Non avevo capito se quello che mi stava proponendo era quello che ero andato a pensare io, ma la sua occhiata successiva mi tolse ogni dubbio sulle sue intenzioni. -Beth- la guardai imbarazzato - Non è necessario, voglio dire sono passi importanti per chiunque e...- - Lo so. Ma non so per quanto tempo saremo in questo mondo e non voglio sprecare più neanche un attimo senza di te. - Mi lasciai guidare in camera sua- la mia sembrava un'infermeria ambulante- per mano. Non l'avevo mai vista così decisa e risoluta. Nemmeno io capivo del tutto quello che ci avrebbe portato quella notte, ma stava accadendo, e in quel momento non avrei avuto né la forza né il coraggio di fermare tutto. Iniziò, lenta, a slacciare i bottoni della mia camicia.. Beth aveva il respiro accelerato, ma non credo fosse paura, non solo quella, o almeno immaginavo fosse così, perché era quello che sentivo io. Ero emozionato e teso come uno scolaro che attende l'inizio delle vacanze. Mi sentivo vivo, forse per la prima volta da quando il mondo era cambiato, o forse da sempre. Non distinguevo più. Faticavo a mantenere il contatto visivo con lei, l'emozione mi aveva sopraffatto. - Scusa- mi disse interrompendo il flusso dei miei pensieri,- Non ho mai spogliato un uomo in vita mia... - - Anche per me non credere che sia così facile, io....-- Fu a quel punto che mi baciò di nuovo e con ritrovato vigore, ed io non potei che seguirla. Non che fossi mai stato un tipo di molte parole, ma questa ragazza aveva capito come ridurmi al silenzio. -Beth- La testa mi girava e sentivo le farfalle nello stomaco vorticare. Non potevo credere che stesse capitando davvero. Il freddo e ostinato Daryl Dixon era capitolato e aveva appena confessato di amarmi e ora era qui, con me, e ci stavamo baciando. Non so dove ci avrebbe portato il futuro, sempre che ne avessimo avuto uno, ma quello che contava eravamo noi , lì e adesso, e che quello che provavamo l'uno per l'altra era reale, e non frutto di fantasie adolescenziali o di un capriccio del momento. Era un sentimento forte che era nato e cresciuto con fatica, tanto sacrificio e fortuna. No, Non lo avremmo sprecato. L'unico neo era che non ero per niente d'accordo con la condizione imposta da lui, ma lo conoscevo abbastanza da sapere che avrei potuto fargli cambiare idea. Al momento la mia preoccupazione era come riuscire a essere naturale e all'altezza di una situazione così al di fuori dal comune per me. A un tratto Daryl si staccò da me e mi squadrò prudente. I suoi occhi fissi nei miei. - Forse non dovremmo- lo sentii sussurrare- Non dovrei essere io la tua prima volta... - Lo baciai di nuovo, mordendogli delicatamente le labbra, il mento, il collo, mentre cercavo di armeggiare per slacciargli la cintura dei pantaloni. Sapevo cosa intendeva, forse avrei dovuto godermi di più quel momento, prendermi un attimo per assaporarne tutta la dolcezza intrinseca, ma avevo troppo bisogno di lui, almeno quanto lui ne aveva di me. Tentò di parlare ancora, ma lo zittii di nuovo con le labbra. Sentivo le sue dita callose e ruvide sfiorarmi la pelle, accarezzandomi gentile. Erano quelle stesse mani che maneggiavano la balestra con tanta maestria e che, con tanta forza, fermavano i vaganti. Le stesse mani che avevo visto tremare davanti a me, sfiorandomi con estrema dolcezza, quasi avessero paura di ferirmi. Una volta stesi sul letto e liberati dei vestiti, continuammo a baciarci, toccarci e accarezzarci finché non raggiungemmo l'apice e oltre ed io non mi pentii mai di quella scelta. Il mattino dopo mi svegliai presto e mi accorsi che lui stava ancora dormendo. Esaminai i suoi lineamenti: era in pace e rilassato . Credevo di non averlo mai visto così e, soprattutto, era di una bellezza sconvolgente, almeno per i miei occhi. Durante la notte appena trascorsa Daryl era stato di una dolcezza disarmante, un amante attento e gentile. Non potevo fare paragoni, certo, - per me era stata la mia prima volta- ma non credo che avrei potuto sperare in un'esperienza migliore. -Smettila di guardarmi - la voce di Daryl mi riscosse dalle mie congetture - Aveva ancor agli occhi chiusi, ma fingeva di continuare a dormire. -Perché? - - Sto dormendo. - -Non è vero! - Fu a quel punto che apri gli occhi con un sorriso stampato in faccia. -Daryl.- -Buongiorno - mi disse lei stampandomi un bacio sulla fronte. -Direi di sì.- le sorrisi. Restammo in silenzio qualche minuto, poi lei mi chiese. - Posso farti una domanda? Quando è stata la tua prima volta? - Era una domanda legittima ed io ero al settimo cielo, ma temevo che fosse una richiesta dovuta al fatto che il mio comportamento fosse stato troppo irruento la notte precedente. -Beth,- non sapevo da che parte iniziare - Se stanotte ho fatto, o detto, qualcosa che ti ha infastidito, ti chiedo scusa... - -Perché? Daryl è stata è l'esperienza più bella della mia vita, almeno fino a questo momento.. -Mi sorrise gentile.- Era solo una domanda, se è troppo personale..- -Lo vuoi sapere davvero? - Annuì allegra. Mi sdraiai di lato girandomi verso di lei. - Oddio, fammi pensare: il mio primo bacio è stato a 14anni, lei era una compagna di scuola..- -Non sei stato molto precoce, - commentò lei ridendo, - Ma stai eludendo la domanda...- -Grazie della comprensione - le sorrisi- Guarda ragazzina che non è facile neanche per me parlare di queste cose, cosa credi?- Beth sembrava divertita, ma non fiatò. --E sentiamo a che età, il tuo primo bacio? - - A 12anni, Billy Hanes, al campeggio. Entrambi con l'apparecchio, un incubo. Tocca a te! - - E va bene- mi arresi - Avevo sedici anni quando Merle decise che ero pronto, per così dire.. così uscimmo e pagò una prostituta per...occuparsi di me, diciamo. Credo che quella volta, lei, si sia divertita molto più di me, se capisci cosa intendo. Non molto edificante come storia, lo ammetto. - Ero imbarazzato a raccontare alla dolcissima ragazza che avevo al fianco, le mie esperienze poco ortodosse, ma lei era il mio presente e non le avrei nascosto niente del mio passato. - Dopo le definirei esperienze di una notte e via, nessuno coinvolgimento particolare. Era solo sesso, sia per me che per loro. Vediamo parliamo probabilmente di 4, massimo 5 scopate, in tutto. Non ho mai voluto legarmi a qualcuno neanche prima di tutto questo. Preferivo stare per conto mio.- - Chissà perché non faccio fatica a crederlo?! - La guardai serio, ma lei mi sorrise dolcemente, poi mi baciò sulle labbra. -Io ti amo, devi tenere presente solo questo d'ora in poi.. - Poi si alzò dal letto e si diresse verso il bagno. - E la doccia è mia per almeno dieci minuti. - sparì oltre la porta del bagno facendomi una linguaccia, mentre io rimasi a pensare che, a volte, la vita nasconde ancora qualche sorpresa.
   
 
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