Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    05/09/2014    4 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi di nuovo qui! Ci tengo a ricordare che il banner l'ha fatto _Lith_, che l'ispirazione sul tipo di titolo me l'ha data FRIENDS e che "The Guy Who Turned Her Down" è una fantastica canzone dei McFly. E la foto post-titolo del capitolo l'ho fatta io, proprio nella casa che ha ispirato tutto. Eeee buona lettura!









 
The Guy Who Turned Her Down












 
2. The One In Which He’s Gallantly Darth-Vader-Cooking
 
Era in dannatissimo ritardo: aveva promesso a quel Tom che ci sarebbe stata tutta la giornata, se non altro per indirizzarlo per quanto riguardava i posti in cui avrebbe potuto trovare detersivi e altro. E se non ci fosse stato nessuno in casa? Laire ed Elspeth normalmente erano in giro tutta la giornata ed essendo Domenica probabilmente sarebbe andata così anche quel giorno… sbuffò pesantemente e prese le chiavi dalla borsa, maledicendosi per essere rimasta più tempo a casa di Nath a coccolare il suo gatto. Insomma, era anche vero che una delle sue più care amiche aveva bisogno di sfogarsi perché ancora non aveva superato quel deficiente del suo fidanzato, ma aveva promesso che ci sarebbe stata…
Aprì la porta di casa col fiatone per colpa delle scale che aveva appena scalato salendo i gradini due a due – avrebbe dovuto iniziare dell’attività fisica prima o poi, la panzetta aumentava e il fiatone si presentava dopo neanche cinque minuti di corsetta – e urlò: «Sono a casa!»
Mollò giacca e borsa in camera e raggiunse la cucina: aveva mangiato abbastanza da Nath, ma aveva bisogno del suo tè della sera. Peccato che non ci sarebbero state Laire o Elspeth con cui condividerlo.
«Oh, buonasera! Mi hai quasi ucciso un timpano, sappilo.» spiegò Tom, che stava armeggiando ai fornelli con il grembiule di Darth Vader addosso.
«Tom! Scusami, scusami, scusami! Avrei dovuto essere qui per accoglierti, solo che poi sapevo che gli Smith ti avrebbero dato le chiavi e Nath stava svalvolando…» poi lo guardò con attenzione e notò la camicia… e il grembiule di Darth Vader da sopra. Scoppiò a ridere, trattenendosi la pancia per qualche secondo «Che cosa stai indossando?!»
L’uomo inglese da manuale che stava cercando di scrostare una frittata sbriciolata dalla padella alzò un sopracciglio, perplesso: «C’era solo questo tra i grembiuli appesi dietro la porta. A quanto pare siete una casa molto nerd.»
«E non ti sei trovato quando io ed Elspeth abbiamo fatto la maratona intera di Star Wars!» spiegò la ragazza, spostandolo lontano dalla cucina spingendolo per un fianco per poi iniziare a macchinare con la spatola di legno, la frittata sfracellata e delle spezie. Poi mise tutto in un piatto e lo posò sul tavolo traballante della cucina, prendendo una bottiglia d’acqua e mettendola accanto al piatto: «Ti devo prendere anche le posate?!»
«In realtà non ti ho chiesto io di cucinarmi questa cosa…» ribatté piccato Tom, prendendo forchetta e coltello e sedendosi al tavolo, mentre Aneira riprendeva il suo posto sulla sua poltrona preferita, giocherellando con la sua treccia bionda: «Sì, ma se non fossi intervenuta io metà frittata sarebbe rimasta attaccata alla padella.»
«E comunque… non usate questo per cucinare?» indicò il grembiule che ancora indossava.
«No, perché noi non cuciniamo in camicia e braghe eleganti, Sir!» ribatté la ragazza, con un cenno del capo verso l’abbigliamento del ragazzo, mentre scioglieva i capelli per poi arrangiarli in una confusa crocchia.
«Da dove l’hai tirato fuori questo termine, dal salottino di Sir Elliot?»
«Oh sì, ci teneva a specificare che avrebbe voluto invitarti, soprattutto perché il tuo è un ottimo partito per la figlia Elizabeth, non sicuramente per la povera Anne ancora innamorata di Wentworth, ma per Elizabeth sicuramente, Sir… Aspetta, come fai di cognome? Non penso di avertelo chiesto!» Aneira terminò il rocambolesco periodo sinceramente curiosa: lo straniero non si era presentato con il suo cognome la prima volta che l’aveva incontrato tre giorni prima. Perché? Aveva proprio la faccia di uno che si presentasse con il nome e cognome…
«Thomas William Hiddleston, Miss…?»
«Oh. Oh è vero. Miss Hier.» aggiunse immediatamente lei, arrossendo leggermente. Anche lei non si era presentata con il cognome… ma lei non era solita farlo, mentre lui sembrava proprio di sì «E ometto il nome perché come ben sai, l’appellativo della primogenita è solo “Miss” seguito dal cognome…»
«Nel 1800. Lo so perfettamente, Miss Hier, ho letto Jane Austen.» terminò per lei Tom, alzando gli occhi al cielo per cacciare giù un altro boccone di frittata sfracellata «Tu non ceni?»
«Ho già cenato da Nath.»
Probabilmente non avrebbe voluto chiederlo, ma il sopracciglio destro di Tom si alzò impercettibilmente e si decise a dare delle spiegazioni: «Nathalie è una delle mie più care amiche qui. Purtroppo è stata mollata da un amico in comune da diversi mesi ma non l’ha ancora superata…»
«E hai preso le sue parti?»
«In realtà no. Essendo amica di entrambi ho cercato di essere obiettiva, ma non sono riuscita a stare vicina anche a lui, e ora non mi parla da Settembre. Cioè, mi parla, ma solo se sotto torchio. E passavamo tutti i giorni in università insieme, prima.» spiegò Aneira, alzandosi a prendere il bollitore e riempirlo d’acqua.
«Strano.» commentò l’uomo dai capelli ricci, masticando l’ultimo boccone della frittata speziata.
«Sì, ma ho smesso di farmi domande dopo esser stata delusa da altri due amici.»
«Ancora maschi?»
«No, non questi altri due. Però ecco, non mi faccio più tante domande. La gente delude per la maggiore.» Aneira fece spallucce «Vuoi anche tu del tè?»
«Sì, grazie. Non vedo l’ora di provare i mirabolanti infusi con cui volevi trattenermi in casa  giovedì!» rispose Tom con un espressione buffa, lasciando il piatto e le posate nel lavabo per poi andare a sedersi su una poltrona.
«Non quella. L’altra. Rispetta la gerarchia.»
Tom, che aveva già gli occhi sul suo tablet, le rivolse un’occhiata perplessa.
«Okay, non c’è una vera gerarchia, anche se io ed Elspeth siamo seconda e prima nel voler stare su quella poltrona. È solo che ho bisogno di essere coccolata dalla mia poltrona preferita rotta…» spiegò la ragazza con un’espressione pensierosa.
«Prego, tutta tua!» Tom occupò la poltrona dall’altra parte del tavolino, riprendendo a sfogliare virtualmente il documento sul suo tablet.
«Cosa preferisci? Earl grey, tè ayurvedico, magia del natale, tè invernale, limone e zenzero, del monaco, alla pesca, alla vaniglia, ai frutti rossi, alla mela, qualcosa non meglio identificabile ma molto buono e profumato…»
«Voglio essere impavido, vada per l’ultimo.» rispose quello, scrutandola con entrambe le sopracciglia inarcate per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al marchingegno elettronico.
Rimasero qualche minuto in silenzio ed Aneira prese ad osservarlo: sapeva di averlo visto da qualche parte. Ma questo le capitava più o meno un giorno sì e l’altro pure, dato che scambiava le persone che aveva conosciuto a St. Ives per quelle che vedeva a Londra… però no, lui l’aveva già visto da qualche parte. Dove?
Si portò una mano sul mento con fare pensieroso, mentre Tom iniziava a parlare: «L’acqua bolle…»
«Oh sì! Giusto» spense l’acqua e posò l’infusore nel bollitore, iniziando a muoverlo qua e là nell’acqua per poi lasciarlo a mollo mentre iniziava a lavare i piatti.
«Ehi… che fai?! Ferma, li posso lavare io!»
«Nah, sono pochi, non preoccuparti… ho quasi finito!» spiegò quella a voce lievemente più alta per sovrastare il rumore dell’acqua.
«Ma dai, ho sporcato tutto io…» Tom aveva lasciato perdere il tablet sul tavolino per raggiungere la ragazza cocciuta, tirando su le maniche della camicia ed afferrando un’altra spugna per aiutarla «Così siamo più veloci, visto che non vuoi lasciarmi il posto!»
«Ma stavi facendo qualcosa e io non avevo niente da fare...» ribatté quella, strofinando con cura il piatto azzurro.
«Insisto.» gli inglesi dagli occhi azzurri e l’accento britannico avevano sempre avuto un ascendente su di lei, tanto che per poco non fu decisa a lasciarglielo fare dopo lo sguardo che le aveva rivolto. Ma poi ripensò alla sua motivazione e continuò, lasciandogli solo le posate da lavare e solo perché avrebbe dovuto versare il tè nelle tazze.
«Quokka o Canguro?»
«Quokka.» rispose sovrappensiero Tom, strofinando le posate «Aspetta, cosa?» si voltò sconvolto verso Aneira, per poi notare che stava versando il tè in due tazze bianche, una con un canguro disegnato sopra e l’altra con il quokka.
«Zucchero?»
«No, grazie.» rispose lui, bloccando il flusso dell’acqua: asciugò le mani sul grembiule di Darth Vader – probabilmente l’avrebbe abbandonato solo per mettersi il pigiama, gli piaceva tutto sommato – e afferrò la tazza con il quokka, mentre Aneira sciacquava il filtro del tè e zuccherava decisamente abbondantemente il suo tè, per poi raggiungerlo sulla sua poltrona.
«Sei dispotica.»
«Come, prego?» alla faccia dell’inglese educato e gentiluomo!
«È vero, sei dispotica. Mi cacci dalla cucina e poi dal lavabo…»
«Solo perché credevo di farti un piacere!» ribatté quella, sentendosi attaccata.
Vedi un po’ se bisogna difendersi dall’attacco di aver fatto una cosa carina… «Ma l’hai fatto in modo dispotico.»
«E va bene, hai ragione. Sono un po’ dispotica. Ma solo in certi casi.»
«Lo immaginavo… sei dispotica nel tuo habitat, quello che conosci.» osservò, più tra sé e sé che per Aneira, che continuava a sorseggiare il suo tè, raggomitolata sulla sua poltrona preferita.
«Tom, ti sei trovato bene a svuotare gli scatoloni? Hai bisogno di una mano per pulire la camera?»
«No grazie» sorrise: era dispotica, ma anche cortese. Si proponeva di aiutarlo anche dopo averlo scacciato via dalla cucina… strana personcina «Ho già pulito tutta la camera.»
«Sempre col grembiule di Darth addosso?» lo rimbeccò lei, nascondendo un sorriso e buttando giù un altro sorso di tè, ricevendo di tutta risposta un’occhiataccia del diretto interessato.
«E ho anche sistemato tutto al posto giusto. Vuoi vedere lo spazio che ho ricavato risistemando la stanza?»
«Sì, magari dopo.» rispose Aneira, osservando la luna fuori dalla finestra. Strano che non fosse coperta miseramente dalle nuvole come ogni sera.
«Che piani hai per domani?»
«Oh, nulla di particolare. Penso studierò, le lezioni non ricominceranno fino alla penultima settimana di Gennaio, e ho da consegnare uno scritto riguardo al disarmo internazionale…»
«Come prego?» Tom sgranò gli occhi, credendo di aver capito male.
«Oh, è un corso aggiuntivo che sto frequentando con l’università. Dobbiamo parlare di cose di questo tipo perché poi a fine marzo andremo a simulare un accordo delle Nazioni Unite negli Stati Uniti.»
«Sembra interessante.»
«Lo è!» una luce si accese negli occhi della ragazza dispotica e testarda che la fece sorridere automaticamente «È tutto tremendamente interessante, non credevo potesse essere così.»
«Quindi fingerai di essere un delegato ONU?»
«Praticamente sì.»
«Lo farai in pigiama?» la motteggiò lui, ricevendo di tutta risposta un’occhiataccia che si trasformò in un’espressione soddisfatta: «Se potessi sì. Siccome non posso e non sono solita stirare le camicie e tu ne hai molte, mi stirerai le camicie, contento?»
«Penso di sì, è la giusta punizione.» ammise lui, terminando il suo tè e portando la tazza nel lavabo.
«Tu?» chiese Aneira, guardando Tom ancora raggomitolata sulla poltrona. Allora lui capì: «Penso andrò a correre… e poi ho dei meeting di lavoro.»
«Palloso.»
«No, non tutto.»
«Mi riferivo al correre.» spiegò beata Aneira, e Tom alzò gli occhi al cielo: «Buonanotte, dispotica.»
«’Notte!» rispose quella, terminando il tè e lasciando anche lei la tazza nel lavabo per poi spegnere la luce della cucina e mettere piede finalmente in camera.
Si cambiò e infilò il suo amato pigiama per poi buttare un cioccolatino in bocca ed accendere il PC: aveva ricevuto mille notifiche su Tumblr e voleva capirne il perché, non è che fosse mai stata così popolare.
Notò infastidita che dipendeva da tutte la roba che aveva rebloggato nel pomeriggio, quando era particolarmente ammorbata dagli ennesimi sproloqui di Nath su Gale e si era data a quello che aveva soprannominato il “reblog matto”. Poi però, ritrovatasi sulla dashboard, aveva iniziato a scorrerla pigramente fin quando non si trovò di fronte ad un gif-set tratto da “Thor 2 The Dark World”. E lo osservò attentamente. Aveva persino visto quel film al cinema…
«Fanculo, è Loki
«Lo sai che la parete è sottile e ti sento, vero?» ribatté tre secondi dopo il diretto interessato, ma Aneira piombò direttamente in camera sua.
«Ehi! E se fossi stato nudo?!»
«Sei Loki!»
«No, sono Tom…»
«Oh, insomma, l’hai interpretato! E non me l’hai detto! Sei quel Loki!»
«Lo sai che sono stato molte altre cose, vero?»
«Oh, certo che lo so, guardo la TV! E anche parecchi film!» ribatté quella, oltraggiata, nel suo pigiamone di pile con gli orsetti.
«Non sono solito presentarmi come “Tom Hiddleston, quello che ha fatto questo, quello e quell’altro” a meno che non mi trovi ad un colloquio di lavoro. Avrei dovuto allegare il mio CV al messaggio che ho scritto a Colette per far parte di questa casa?»
«Fai poco il sarcastico, non ti avevo riconosciuto!» ribatté quella, spintonandolo per la spalla.
«Tuo problema! Effettivamente, mi chiedevo quando l’avresti scoperto, data la tua immensa nerd—
«Ero solo un po’ distratta, ultimamente!» ribatté quella, nervosa del fatto che l’attore stesse tranquillamente ridendo sotto i baffi di lei.
«Bel pigiama, comunque.» ironizzò dalla sua postazione Tom, ridacchiando.
«Anche il tuo! Specialmente le renne ricamate, Hiddleston!» ribatté quella, indicando un punto preciso della maglia prima di tornare nella sua camera, sbuffante.
«Buonanotte!» proclamò ad alta voce Tom, ancora sorridendo vittorioso: era divertente prenderla in giro.
«Buonanotte!» soprattutto notando che gli aveva risposto, sì, ma con ancora una nota offesa nella voce. Scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, spegnendo la luce prima di seppellirsi sotto le coperte un po’ meglio: puntò la sveglia sul cellulare e si voltò dalla parte del muro, chiudendo gli occhi.
Data la melodia non troppo nascosta di “Mamma Mia!” dovette assumere che Aneira non avrebbe avuto intenzione di dormire molto presto. Sentiva ancora il tamburellare incessante delle dita sui tasti del computer. Ringraziò mentalmente di avere il sonno pesante e si addormentò senza nemmeno rendersi conto di star canticchiando mentalmente un’altra canzone degli ABBA.
  
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