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Autore: Aryelle    05/09/2014    1 recensioni
CROSSOVER TRA PERCY JACKSON ED HARRY POTTER RECENTEMENTE SPOSTATA IN QUESTO FANDOM
Alexandra era cresciuta con poche certezze nella vita, ma su quelle poche certezze, ci aveva costruito su la sua intera esistenza.
Era cresciuta conoscendo bene il suo ruolo nel mondo, aveva imparato ad accettarlo, e a conviverci.
Era cresciuta tra una famiglia che l'amavano e la sostenevano, i Malfoy, e una famiglia che l'aveva educata in modo piuttosto bizzarro, gli Dei.
Ma si sa, anche se una guerra tra Dei e Titani non riesce a smuovere quelle poche certezze, l'adolescenza e tutti i problemi da essa portati, beh, ci riescono eccome.
Questa è la storia di una semidea la cui materia preferita è Pozioni, la storia di una guerriera il cui sogno è diventare Medimago. Questa è la storia di Alexandra, figlia di Zeus.
Questa storia era già stata pubblicata, ma ho deciso di riscriverla, cambiandola un po'. Spero che mi darete un vostro parere.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figlia di Zeus'
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Harry si tolse gli occhiali, e si strofinò gli occhi. Era stanco, non dormiva decentemente da notti, e quella storia stava diventando sempre più contorta. Fu riscosso da un battere alla porta.

-Avanti- la testa bionda di Draco Malfoy fece capolino dalla porta.

-Volevi parlarmi-

-Si, vieni accomodati. Dimmi i tuoi figli, sanno già di quanto successo ad Astoria?

Draco prese posto su una delle poltrone di fronte la sua scrivania. La luce che penetrava dalla finestra alle sue spalle lo colpiva in viso, la pelle, era quasi dorata -Non ancora. Andrò ad Hogwarts personalmente questa sera, e allora glielo dirò. Ho aspettato due giorni. Ho tutte le ragioni del mondo di pensare che sia in mano a quei pazzi-

-Non possiamo esserne sicuri-

- È una purosangue, perlopiù incinta- Draco iniziò  a scaldarsi, sbattendo le mani sulla scrivania del capo degli Auror.

-Si, ma la sorella cosa centra in tutto ciò?- si spazientì Harry.

-Fidati, potrebbe centrarci più di quanto pensi. Tu non la conosci- sentenziò Draco, calmandosi.

-Comunque ti ho convocato per qualcos’altro. A Diagon Alley, ad agosto, trovammo un pugnale. Lo confrontammo con quelli che sono esposti nelle case dei Purosangue più antichi. Non combacia con nessuno di loro, o almeno, non totalmente. L’ho fatto controllare, e non risulta che ci sia al suo interno della magia oscura. Come ben sai, conosco la situazione di tua nipote Alexandra- spiegò Harry, incrociando le mani davanti a sé.

-Cosa c’entra lei con tutto ciò?- Draco scattò sull’attenti, deciso a tenere il più lontano possibile sua nipote da tutto ciò.

-Dico solo che è una guerriera. È addestrata a combattere da quando era piccola. Forse potrebbe conoscere la natura di questo pugnale. Conoscerne  il tipo, identificarlo- specificò  Harry, alzando le mani in avanti.

-Credo si possa fare. Ma adesso lei è ad Hogwarts-

-Avevo già intenzione di andare al castello per parlare con la McGranitt di far mettere alcune sentinelle ad Hogsmeade, nel caso ci sia qualche altra donna incinta in pericolo. La farò convocare nell’ufficio della preside- concluse Harry. Sperava davvero di poter risalire al proprietario di quel pugnale, per andare più a fondo in tutta quella faccenda.

-Questa sera avevo intenzione di dire ai miei figli della scomparsa di Astoria, non puoi chiedere ad uno di loro di lavorare per te dopo una simile notizia!- sbottò Draco  indignato.

-E quanto ancora dovremmo aspettare perché si riprendano? Diamine Draco, non si tratta di insensibilità ma di tempo. Quanto tempo pensi che passerà prima che un altro padre si rechi ad Hogwarts a dire ai figli che la madre incinta è scomparsa?- Harry si alzò dalla sedia, prendendo a passeggiare per l’ufficio, ormai spazientito.

-Tua nipote- continuò, calmandosi- ha superato situazioni ben peggiori, ed ha sempre fatto tutto ciò che era in suo potere. Devi dargliene atto. E non si farà indietro, se potrà aiutarci.-

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-Non credo che tua zia avrebbe scelto questo mantello, se avesse potuto- constatò Alex, piuttosto divertita.

-Fa molto inverno- ribatté James, che quando vide la faccia di Alex, sbuffò.

-Ti prego devi aiutarmi. Non so davvero cosa regalare a zia Fleur, e il compleanno è tra dieci giorni. Sai quanto ci mette il gufo ad arrivare?-

-Non capisco perché non hai fatto fare tutto a Lily. Sarebbe un comportamento da te- si alzò dal divanetto su cui era seduta, e si diresse verso uno stand di mantelli imbottiti. Erano entrati in una decina di negozi, e le facevano male le gambe. Era decisamente fuori allenamento.

-Perché io e i miei fratelli abbiamo deciso anni fa che avremmo fatto i regali ai nostri parenti a turni. Adesso tocca a me. E guarda caso chi mi capita? La più donna delle donne Weasly-

-Prendi questo. Fa molto inverno, come diresti tu, ma anche molto Natale. Manca solo poco più di un mese- suggerì Alex, indicando un mantello rosso.

-Fa anche molto Weasly. Direi che va bene. Non riesco a stare in un negozio per più di cinque minuti- preso il mantello, James la trascinò tra vari stand e manichini, verso la cassa.

Una volta pagato, uscirono dal negozio, e furono investiti da una folata di vento gelido, accompagnato dalla neve. Le case di Hogsmeade erano ricoperte da un leggero strato di neve, così come le strade e gli alberi. Novembre era nell’aria.

-La neve è troppo forte. Torniamo al castello?-suggerì James, urlando per sovrastare il rumore del vento.

-Tu inizia ad andare, ti raggiungo subito-

James indicò un gruppetto di Grifondoro, non molto lontano da loro-Vado a salutare Oliver e ti aspetto- Alex annuì, e si avviò verso in un negozietto che affacciava sulla strada principale, ma che faceva da incrocio su un viale scuro e in ombra.

L’aveva notato arrivando a Hogsmeade, e l’aveva incuriosita perché vendeva molti oggetti magici curiosi. Era una sorte di Magie Sinister, solo con merce legale.

Entrò al suo interno, accolta da varie fragranze che si disperdevano nell’aria attraverso dei mini calderoni appesi alle pareti a mo’ di lanterne.

Mancava poco più di un mese al compleanno di Talia, ma, non sapendo dove si trovasse, non sapeva quanto ci avrebbe messo il gufo ad arrivare, e aveva deciso di dare un’occhiata. Sapeva che a sua sorella incuriosivano molto oggetti di quel tipo, soprattutto perché lei non avrebbe mai potuto trovarne di simili. Curiosò tra i vari scaffali, c’erano cose davvero carine, ma nulla la entusiasmava davvero. O almeno, nulla pensava avrebbe entusiasmato sua sorella.

Perché lei impazziva per tutte quelle diavolerie. Poi lo vide. Steso dentro un contenitore, vi era un ciondolo appeso ad una collana. Assomigliava ad un occhio a mandorla, steso in verticale. Sembrava in vetro, ed era in tutte le sfumature del blu.

-Posso aiutarla, signorina?- le si avvicinò un uomo sulla cinquantina, e presuppose che era il proprietario.

-Mi interessa quel ciondolo-

-Oh beh- l’uomo si accigliò- alcuni ci credono, altri no. Ma una leggenda narra che, se all’interno versi una goccia del sangue di una persona a te cara, il ciondolo saprà guidarti da essa. Naturalmente è una leggenda, un po’ macabra a dir la verità-

Alex si ritrovò d’accordo con lui, e decise di comprare insieme alla collana delle erbe, con cui avrebbe fatto un profumo da versare all’interno del ciondolo, al posto del sangue. Molto più raffinata e meno inquietante, come cosa.

-Ovviamente, la vittoria dei tassi non era per niente meritata-

Appena sentita quella voce, Alex raggelò. Apparteneva a un serpeverde del settimo anno. Dire che era ossessionato da lei era poco. Aveva provato ad uscirci insieme due anni prima, su costrizione di Lily e Alice, ma era letteralmente scappata. Aveva finto di stare male, ed era tornata al castello. Ma da allora, ogni volta che la incontrava, lui cercava di parlarle. Non si avvicinava a lei per cercare spiegazioni o altro, no, iniziava a parlare, e a pavoneggiarsi, e non l’avrebbe più smessa. Aveva passato gli ultimi due anni a scappare da lui.

Pagò in fretta, ed uscì da una porta sul retro, quella che scoprì dare sul vialetto scuro e in ombra. In quel viale, i muri delle case erano scrostati, e al posto delle persiane c’erano delle assi di legno inchiodate. Per evitare che lo incrociasse mentre usciva dal negozio, si infilò nel viale, che sbucava pochi metri più in là, dove l’aspettava James.

L’avesse mai fatto. Svoltato il primo angolo, qualcuno le colpì la schiena, facendola cadere a terra. Avendo urlato nella caduta, più per lo stupore che per il terrore, una mano le coprì la bocca. Riuscì ad intravedere l’orlo di un mantello viola.

Qualcuno le bloccò la schiena a terra, e con essa le mani. Cercò di divincolarsi con tutte le sue forze, ma l’uomo che la tratteneva era troppo forte, e la bloccava completamente. Non aveva a sua disposizione nemmeno i piedi. La prima cosa che pensò, era che poteva folgorarlo. Non era una cosa che faceva spesso, le capitava involontariamente quando le sue emozioni erano fuori controllo, ed era un po’ come la magia da piccoli. Involontario. Solo, non era una cosa che riusciva a controllare. Però era a comando. E avrebbe potuto folgorarlo.

Stava per farlo, quando le si insinuò dentro un pensiero. Non conosceva la natura di quegli uomini, ma a giudicare dai mantelli, dovevano essere dei maghi. E poi poteva giurare che volevano lei. E non voleva dare loro un motivo in più per volerla catturare. Lì, la sua natura doveva restare un segreto.

All’ improvviso sentì l’uomo che la imprigionava muoversi, e tirandola per i capelli la fece alzare,  non senza metterle un pugnale al collo.

-Se osi urlare, ragazzina, ti strangolo. Se invece collabori con me, non ti faremo niente- e, per accompagnare le sue parole, sentì dietro la schiena il tocco di una bacchetta.

-Sbrigati a smaterializzarci- urlò all’altro uomo.

E poi la sentì. La voce che permise ai due uomini di distrarsi per un secondo.

-Stupeficium- e dalla bacchetta di James partì l’incantesimo che abbatté l’uomo che li avrebbe smaterializzati.
Alex approfittò del fattore sorpresa, e con una piroetta si girò per colpire l’uomo che la bloccava. Lo colpì col gomito allo stomaco, e approfittò dell’attimo di debolezza per stenderlo con un calcio. Nel girarsi però, aveva dimenticato del pugnale premuto alla gola. Così aveva, a mo di collana, un taglio che le percorreva la gola per metà. Sentì il sangue che le scendeva, ma non gli badò.

L’uomo si rialzò velocemente, e, invece di correre verso di loro come aveva pensato, si chinò sul compagno svenuto.

E in un secondo, anche lui era svenuto.

-Alex stai bene?- James le si avvicinò, correndo, l’espressione preoccupata in volto.

-Si non preoccuparti, non mi hanno fatto niente- lo rassicurò la ragazza, tastandosi il collo. Sentì il sangue sotto le dita.

-Stai sanguinando- James fece per allungare una mano, ma lei la scostò.

-Tranquillo, mi son fatta di peggio-

Ma adesso l’attenzione di James era rivolta ai due uomini. Si avvicinò lentamente, quasi come se loro stessero dormendo e lui non volesse svegliarli. Tastò loro il collo.

-Morti- decretò, stupefatto.

Alex si avvicinò. Il corpo dell’uomo più giovane, quello che aveva battuto, era riverso sopra quell’altro. La prima cosa che aveva pensato di lui era che era molto veloce. E forte. E solo alcune persone conosceva che erano così veloci e forti.

Notò, accanto a loro, due siringhe usate.

-Si sono uccisi- disse James, lo sguardo disgustato.

-Come avevano ucciso quella donna- continuò Alex, shockata.

-Dobbiamo tornare al castello, e dire alla McGranitt quello che è successo. E devi far controllare quel taglio-  James si girò verso di lei, e, mettendole una mano sulle spalle, la condusse via da lì.

Tornarono ad Hogwarts in una mezz’oretta, una mezz’ora in cui avevano camminato silenziosamente nel sentiero innevato. Di tanto in tanto James le chiedeva preoccupato se la ferita sanguinasse ancora, e Alex lo rassicurava.

Se solo sapesse, pensò Alex amareggiata.

Aveva smesso di nevicare, così proseguirono più velocemente. Ad accoglierli al castello, c’era Scorpius, che appena li vide corse loro incontro, preoccupato.

-James, Alex, eccovi- esclamò, sollevato di vederli- la McGranitt ci aspetta- continuò, riferito ad Alex.

La ragazza si scambiò un’occhiata preoccupata con James –Come ha fatto a sapere già dell’attacco?-

-Di quale attacco parli? Ehi, cosa hai fatto al collo?- Scorpius le scostò delicatamente i capelli dal collo, e quando vide il sangue, trasalì.

-Deve andare in Infermeria- ribatté James, preoccupato.

-Non preoccuparti, la porto Io. Tu vai dalla McGranitt e dille che siamo in Infermeria- Scorpius la trascinò in Infermeria, e Alex, camminando, si voltò da sopra la spalla per vedere James, che la fissava preoccupato. Lo guardò come a dire: non preoccuparti, ci vediamo tra cinque minuti.

Mentre camminavano Alex aveva raccontato al cugino quello che era successo. Arrivati in infermeria, Madama Spring le aveva tamponato la ferita con un po’ di nettare, e per non destare sospetti, l’aveva fasciata. Le aveva raccomandata di non fare sforzi eccessivi, e di riposare il prima possibile. Quando uscirono dall’infermeria, si diressero in presidenza.

A detta di Scorpius, la McGranitt li aveva convocati entrambi. Si chiese in quale guaio si era cacciata adesso.
Arrivati davanti la presidenza, le porte erano aperte. La McGranitt era seduta dietro la scrivania. In piedi accanto a lei, c’era suo zio Draco. C’era anche il padre di James, Harry, che aveva una mano poggiata sulla spalla del figlio, seduto su una delle poltrone.

-Bene ragazzi, aspettavamo solo voi. Prego accomodatevi- indicò due poltrone accanto a quella di James, dove presero posto.

-Bene, devo dire che quello che mi ha raccontato il signor Potter mi ha lasciata molto perplessa. Avevo convocato voi due- e indicò lei e suo cugino- per un altro motivo. Ma adesso voglio prima sapere cos’è successo ad Hogsmeade. Il signor Potter ha già raccontato tutto. Ma adesso voglio sentirlo da lei, signorina Greengrass-

Alex raccontò l’accaduto inserendo più dettagli possibili, anche le sue impressioni sui due rapitori, su come si muovevano e su come agivano.

Aveva fissato per tutto il tempo la McGranitt, i cui occhi non tradivano nulla. Alla fine del racconto, la McGranitt sospirò, e si girò verso Harry.

-Cosa ne pensi?-

Nel rispondere indugiò un po’, ma l’Auror rispose –Credo che la descrizione corrisponda con quella di Albus, ad Agosto. Ho mandato degli Auror sul luogo, ma sono quasi completamente sicuro che quegli uomini appartenevano alla stessa organizzazione che sta rapendo le donne incinte. L’unica cosa che non capisco, è, perché volevano te- concluse la frase fissandola profondamente. Quegli occhi verdi sembravano volerle leggerle dentro, e all’improvviso, sentì che doveva dire quello che ancora non sapevano.

-Beh, c’è una cosa che non ho ancora detto- aveva gli sguardi di tutti puntati addosso. Avrebbe dovuto sentirsi a disagio, ma non era da lei, e continuò -Questa primavera, eravamo ad Hpgsmeade, e…beh, un uomo con un mantello viola ha cercato di rapirmi. Ma era uno. E non era un mago. Così ho pensato che non fosse importante- concluse il tutto con una scrollata di spalle, disinvolta.

-Avresti dovuto dirlo molto prima- obiettò suo zio, severamente.

-L’ho già detto. Non era un mago- accompagnò la frase con un’occhiata più che eloquente.

-Molto bene. Signor Potter, può andare, fa ancora in tempo per la cena. Per ora abbiamo finito. Adesso, signor Malfoy, signorina Greengrass, veniamo al reale motivo di questa convocazione- continuò la preside mentre James uscì dalla presidenza, che accompagnò l’uscita con un’occhiata a Scorpius che significava: dopo non puoi non dirmi cosa vuole da voi.

-Alexandra, ho bisogno che tu esamini una cosa. Poi potrò andare- Harry cambiò improvvisamente tono, ed estrasse dal mantello qualcosa avvolto nella stoffa.

Alex si mosse a disagio sulla sedia –Certo-

L’Auror posò l’oggetto sulla scrivania di fronte a lei, e poi indietreggiò, per permetterle di esaminarlo.

Ed Alex rimase di sasso. Una sensazione di angoscia mista a paura e nausea le attanagliò lo stomaco.

-Non può essere- sussurrò, sconvolta.

 
 
 
 
 
 
Diciamo che questo capitolo era stato progettato per tipo due settimane fa, ma mentre lo scrivevo ho dovuto smettere e, se mi interrompi mentre scrivo, è la fine. Così ho dovuto riscrivere totalmente un pezzo e cambiarne un altro e alla fine è uscito questo. Devo dire che non è uscito come l’ho sempre immaginato, però non potevo non metterlo. Avete aspettato troppo. Poi ad ostacolarmi c’è la scuola per la quale mi sto preparando e sto studiando quasi tutti i giorni e sto morendo dalla paura. Però mi sono promessa di pubblicare di nuovo entro il prossimo week-end anche perché ho il capitolo già pronto…in mente. Detto questo, ringrazio come sempre chi segue e recensisce la mia storia (senza la quale non andrebbe avanti), e spero che mi facciate sapere cosa ne pensate. Un abbraccio!
  
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